Decisione N del 14 aprile 2014

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1 COLLEGIO DI ROMA composto dai signori: (RM) DE CAROLIS (RM) ROSSI (RM) MELI Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (RM) CARATELLI Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (RM) ROSSI CARLEO Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore MELI VINCENZO Nella seduta del 07/03/2014 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO Con ricorso pervenuto il 14/11/2013, il ricorrente espone di avere sottoscritto il 24 maggio 2006 un contratto di finanziamento mediante apertura di credito per ,00, assistita da garanzia ipotecaria. Finanziamento estinto nel 2013, allorché le medesime parti hanno stipulato un mutuo ipotecario di ,00 per esigenze finanziarie del cliente. Il ricorrente contesta l illegittimità di taluni comportamenti della banca finanziatrice. In particolare, essa avrebbe applicato: 1) un tasso di interesse superiore a quello pattuito, facendo illegittimo ricorso allo ius variandi; 2) interessi anatocistici; 3) una commissione, quella di massimo scoperto, nulla per mancanza di causa, sostituendola nel 2009, illegittimamente, con un corrispettivo sul fido accordato ; 4) spese e commissioni non dovute; 5) spese e commissioni non dovute in relazione alla stipula del suindicato mutuo Pag. 2/6

2 ipotecario concessogli nel 2013, dovendosi quest ultimo ritenere secondo il ricorrente una rinegoziazione dell apertura di credito. Chiede quindi che il Collegio voglia disporre in suo favore la restituzione della complessiva somma di ,14, oltre interessi. La banca, in via preliminare, eccepisce l incompetenza dell Arbitro ratione temporis, rilevando che talune contestazioni riguardano operazioni antecedenti il 1 gennaio 2007 [rectius, 1 gennaio 2009]. Nel merito, si oppone comunque alla ricostruzione offerta dal ricorrente, affermando la piena correttezza del proprio operato in tutte le fasi del rapporto. Chiede dunque che il Collegio respinga il ricorso. DIRITTO In via preliminare, ritiene il Collegio che il ricorso sia, con riferimento a talune doglianze con esso formulate, irricevibile, per difetto di competenza dell ABF ratione temporis. In particolare, devono considerarsi irricevibili: - La doglianza, peraltro formulata in termini generici, circa l applicazione, da parte della banca, di interessi anatocistici, in quanto essa appare diretta a far valere un vizio genetico del rapporto, nato nel La doglianza relativa agli addebiti per imposta sostitutiva, spese e costo assicurazione, limitatamente agli addebiti in questione che sono stati eseguiti alla stipula del contratto. Per il resto, trattandosi o di addebiti per spese previste in contratto, ma la cui applicabilità concreta è contestata dal ricorrente (come quelle per l invio degli estratti conto), oppure di addebiti per spese applicate in misura difforme da quella contrattualmente pattuita (come per i diritti di liquidazione ), il Collegio si ritiene competente a decidere nel merito. - La doglianza relativa all applicazione della commissione di massimo scoperto. Il Collegio, invece, si ritiene competente a decidere nel merito con riferimento alla questione riguardante l introduzione (nel 2009), in chiave sostitutiva della commissione di massimo scoperto, e l applicazione del cd. corrispettivo sull accordato. Quanto ai profili dei quali questo Collegio è competente a pronunciarsi nel merito, il ricorso deve ritenersi parzialmente fondato, secondo quanto si argomenta nel seguito. 1. Applicazione di tassi più elevati di quelli contrattualmente previsti ed esercizio dello ius variandi, Ciò che è emerso è un apparente fraintendimento da parte del cliente del termine di decorrenza dei tassi applicati (si rammenta che si trattava di un finanziamento a tasso variabile). Il ricorrente, infatti, nella tabella da lui elaborata, sembra individuare erroneamente i tassi da confrontare, riportando in maniera sfalsata i tassi concretamente Pag. 3/6

3 applicati (e risultanti dagli estratti conto in atti), facendoli in particolare slittare di un trimestre in avanti. Da una verifica a campione risulta invece che, confrontando i tassi applicati con quelli conformi alla clausola contrattuale (art. 4), il discostamento tra i due tassi si riduce a pochi decimali. In definitiva, il ricorrente non ha fornito elementi di prova idonei a dimostrare uno scostamento (apprezzabile) tra il tasso concretamente applicato dalla banca al rapporto e quello scaturente (tempo per tempo) dalle previsioni contrattuali. Ciò è però vero fino alle modifiche dello spread apportate dalla banca a partire dal dicembre 2011 e fino al marzo Risultano infatti introdotte quattro modifiche dello spread, portato da 1,75 a 5,75 punti percentuali senza un giustificato motivo, come viene prescritto dall art.118 TUB, avendo la convenuta addotto motivazioni del tutto generiche e non concrete. Il Collegio ritiene, pertanto, che le variazioni apportate alle condizioni del rapporto siano nulle e che la banca sia conseguentemente tenuta a rideterminare i tassi applicati nel periodo considerato (a partire dal dicembre 2011), secondo le condizioni originariamente pattuite, restituendo al ricorrente l eccedenza che risulti addebitata. 2. Introduzione e applicazione del cd. corrispettivo sull accordato. Agli atti è presente una comunicazione della banca del 30/06/2009, resa ai sensi dell art. 118 TUB, dalla quale risulta che, in applicazione del d.l. n. 78/2009, con decorrenza 1/07/2009 la commissione di massimo scoperto sarebbe stata sostituita da un corrispettivo sul fido accordato (CFA) e un corrispettivo sconfinamento rapporto (CFR). Deve essere preliminarmente rilevato che la modalità utilizzata dalla banca per modificare le clausole di remunerazione degli affidamenti accordati al cliente appare in linea con l'interpretazione ormai consolidata dell'art. 2-bis, n. 2/2009 fornita da questo Collegio, il quale ritiene che la procedura prevista dall'art. 118 t.u.b. possa essere validamente adoperata anche per sostituire commissioni basate sull'importo utilizzato (note nella prassi come "commissioni di massimo scoperto") con altre forme di remunerazione dell'affidamento commisurate invece all'importo del fido accordato, a condizione che queste ultime soddisfino a loro volta i requisiti di validità previsti dal citato art. 2-bis, d.l. n.185/2008 (conv. con L. n. 2/2009) (Si veda Collegio Roma, n. 1570/2011). Nel merito delle clausole, in atti non c è evidenza, peraltro, del successivo adeguamento del contratto a quanto previsto dal nuovo art. 117-bis TUB in tema di remunerazioni degli affidamenti e degli sconfinamenti. Si rileva, altresì, che dagli estratti conto in atti risulta che la banca ha applicato la ricorrente una CAF dello 0,6% anziché dello 0,5%, come previsto dalla suindicata proposta del 30/06/2009 e dal dettato normativo. Pag. 4/6

4 Quanto in particolare al corrispettivo sconfinamento rapporto, anch esso applicato al ricorrente, come risulta dagli estratti conto in atti, esso non solo sembrava già porsi in contrasto con il d.l. n. 185/2008 (all epoca vigente), ma non è evidentemente conforme nemmeno al suindicato art. 117-bis TUB. In base all art. 27-bis, 1 comma, d.l. n. 1/2012 (nella versione emendata dalla L. 62/2012 e in vigore dal 22 maggio 2012) «sono nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere, del loro utilizzo anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido, stipulate in violazione delle disposizioni applicative dell'articolo 117-bis del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385, adottate dal Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio al fine di rendere i costi trasparenti e immediatamente comparabili». La doglianza si deve dunque ritenere, sul punto, fondata e il ricorrente ha diritto a vedersi restituire le somme incassate illegittimamente a tale titolo dalla banca. 3. Spese e commissioni applicate all apertura di credito del 24 maggio Premessa la già rilevata incompetenza ratione temporis dell ABF con riguardo alle commissioni e alle spese previste e applicate al cliente alla stipula del contratto (24/05/2006), restano da verificare con decorrenza 1/01/2009 le contestazioni riguardanti l applicazione di spese di spedizione degli estratti conto e quella di diritti di liquidazione trimestrali. Il ricorrente sostiene, infatti, che, avendo usufruito di una cassetta postale presso la banca, alcuna effettiva spedizione degli estratti conto è mai stata operata dalla banca stessa. Da un analisi degli estratti conto è risultata l applicazione trimestrale al cliente di spese di produzione e spedizione pari a 6,00 e di spese fisse di tenuta conto pari a 11,00, per complessivi 17,00, ciò fino al 31/12/2010 e solo di spese di tenuta conto per 11,00 dal 31/03/2011. Dall analisi del documento di sintesi relativo all apertura di credito, prodotto dalle parti e dal documento di sintesi prodotto dalla banca con riguardo al conto corrente di corrispondenza, non appaiono emergere consistenti discrasie tra le previsioni contrattuali (come si è detto, invalutabili dal Collegio, per incompetenza ratione temporis) e quanto concretamente applicato dalla banca. 4. Spese e commissioni applicate al mutuo del 10 giugno Pag. 5/6

5 Il ricorrente sostiene che in sede di stipula del mutuo ipotecario del 10 giugno 2013 la banca gli avrebbe dovuto applicare solo 105,00 di spese anziché 535,00, dato che, trattandosi a suo avviso di una rinegoziazione della precedente apertura di credito, si sarebbe dovuto applicare quanto previsto da tale contratto per questa ipotesi, e cioè appunto 105,00. Posta quindi la necessità di versare in ogni caso l imposta sostitutiva di 230,00, residuerebbe la possibilità di restituire al ricorrente 200,00 di spese di istruttoria non dovute per intervenuta rinegoziazione del contratto. Sul punto, la resistente contesta la applicabilità di tale clausola all operazione posta in essere nel 2013, trattandosi della stipula di un nuovo contratto tra le parti e non di una rinegoziazione delle condizioni del precedente rapporto. La questione giuridica che si pone al Collegio è, dunque, quella relativa alla distinzione tra rinegoziazione e nuovo contratto. Ritiene, sul punto, il Collegio che la prima non possa estendersi fino a ricomprendere anche la costituzione di un rapporto del tutto nuovo, sebbene avente una causa concreta connessa all estinzione del precedente. Di rinegoziazione si può parlare cioè, solo in presenza di una modifica delle condizioni contrattuali applicabili al rapporto già in essere. Nel caso di specie, pertanto, si è in presenza di un nuovo contratto e non di una rinegoziazione. La doglianza deve, quindi, ritenersi infondata. P.Q.M. Il Collegio accoglie parzialmente il ricorso nei sensi di cui in motivazione. Dispone, inoltre, ai sensi della vigente normativa, che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente quella di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6