Legge 6 novembre 2012, n. 190
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1 Legge 6 novembre 2012, n Il ruolo svolto dalle Prefetture in termini di supporto tecnico ed informativo agli enti locali nella predisposizione del piano anticorruzione San Giorgio Jonico 23 gennaio 2014
2 NORMATIVA 2 Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall Assemblea ONU il 31 ottobre 2003 e ratificata con la Legge 3 agosto 2009, n D. Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150 Disposizioni in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Legge 6 novembre 2012, n. 190 Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell illegalità nella pubblica amministrazione. D. Lgs. 31 dicembre 2012, n. 235 Testo Unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. D. Lgs. 14 marzo 2013, n. 33 Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. D. Lgs. 8 aprile 2013, n. 39 Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni. D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 Codice di comportamento per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
3 PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 3 Il P.T.P.C. è lo strumento finalizzato alla prevenzione della corruzione. SOGGETTI: vengono indicati i soggetti coinvolti nella prevenzione con i relativi compiti e le responsabilità (responsabile della prevenzione, dirigenti, dipendenti che operano nelle aree di rischio...); AREE DI RISCHIO: frutto della valutazione del rischio, tenendo conto anche delle aree di rischio obbligatorie (art. 1, comma 16, l. n. 190 del 2012); MISURE OBBLIGATORIE ED ULTERIORI: sono indicate le misure previste obbligatoriamente dalla l. n. 190 del 2012, dalle altre prescrizioni di legge e dal P.N.A., e quelle ulteriori ossia facoltative, con indicazione della tempistica e collegamento con l ambito soggetti in relazione all imputazione di compiti e di responsabilità; TEMPI E MODALITÀ DEL RIASSETTO: sono indicati i tempi e le modalità di valutazione e controllo dell efficacia del P.T.P.C. adottato e gli interventi di implementazione e miglioramento del suo contenuto; P.T.T.I.: il P.T.T.I. (sia nella forma autonoma sia nella forma di sezione del P.T.P.C.) deve essere delineato coordinando gli adempimenti relativi agli obblighi di trasparenza previsti nel d.lgs. n. 33 del 2013 con le aree di rischio, in modo da capitalizzare gli adempimenti posti in essere dall amministrazione; COORDINAMENTO CON IL CICLO DELLE PERFORMANCES: gli adempimenti, i compiti e le responsabilità inseriti nel P.T.P.C. devono essere inseriti nell ambito del c.d. ciclo delle performances.
4 PIANO TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITÀ 4 Il P.T.T.I. intende rafforzare lo strumento della trasparenza quale misura fondamentale per la prevenzione della corruzione e intende riordinare in un unico corpo le disposizioni vigenti in materia di obblighi di trasparenza e pubblicità a carico delle pubbliche amministrazioni standardizzando le modalità di attuazione della pubblicazione che avviene attraverso il sito istituzionale di ogni pubblica amministrazione. Esso è strettamente correlato al P.T.P.C. del quale di norma costituisce una sezione e deve essere coordinato con gli obiettivi programmati per la valutazione della performance. In tale direzione lo strumento della c.d. Bussola della trasparenza consente di verificare e monitorare la trasparenza dei siti web istituzionali, in linea con il principio di accountability delle amministrazioni e la partecipazione diretta del cittadino al processo di trasparenza. Gli strumenti della bussola sono: le classifiche e i confronti tra amministrazioni omogenee; un cruscotto grafico per il monitoraggio dello stato del processo di trasparenza.
5 INTEGRAZIONE DEI PIANI 5 Le amministrazione pubbliche redigono: Piano della formazione Piano della integrità Piano della trasparenza Piano dell anticorruzione Piano della performance
6 ADEMPIMENTI DI COMPETENZA DI PROVINCE, COMUNI E COMUNITÀ MONTANE 6 La Conferenza Unificata del 24 luglio 2013, sancendo intesa sugli adempimenti di competenza delle Regioni, delle Province, dei Comuni e delle Comunità montane, ha confermato l applicazione immediata delle disposizioni legislative e delle indicazioni del P.N.A. anche nei confronti dei detti Enti. Pertanto, in fase di prima attuazione anche gli Enti locali adottano il P.T.P.C. e il P.T.T.I. entro il 31 gennaio 2014 e contestualmente provvedono alla loro pubblicazione sul sito istituzionale. Sul sito va, altresì, indicato il nominativo del responsabile della trasparenza e della prevenzione dell anticorruzione, indicati all interno dei Piani. L adozione dei Piani va comunicata al D.F.P. entro il 31 gennaio 2014
7 OBIETTIVI STRATEGICI 7 ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione creare un contesto sfavorevole alla corruzione Approccio giuridico repressione Approccio manageriale prevenzione
8 CONCETTO DI RISCHIO IN AMBITO MANAGERIALE 8 un evento futuro e incerto che può influenzare il raggiungimento degli obiettivi di un organizzazione
9 IL PROCESSO DI RISK MANAGEMENT 9
10 RISK MANAGEMENT 10 Rivelazione cultura etica
11 L ANALISI DEL CONTESTO 11
12 L ANALISI DEL CONTESTO 12 Obiettivi fase: mappatura delle attività rilevazione della cultura etica e del controllo attraverso analisi della documentazione istituzionale (manuale di attuazione, manuali delle procedure di controllo, norme disciplinari...) incontri (interviste e focus group) con gli attori del controlloe della gestione al fine di validare e/o integrare le informazioni un'indagine preliminare sugli strumenti di cultura e prevenzione del rischio di fallimento etico
13 IDENTIFICAZIONE EVENTI DI RISCHIO 13
14 IDENTIFICAZIONE EVENTI DI RISCHIO 14
15 IDENTIFICAZIONE EVENTI DI RISCHIO 15
16 IDENTIFICAZIONE EVENTI DI RISCHIO 16
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18 IDENTIFICAZIONE EVENTI DI RISCHIO 18
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21 IDENTIFICAZIONE EVENTI DI RISCHIO 21
22 VALUTAZIONE DEL RISCHIO 22
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28 VALUTAZIONE DEL RISCHIO 28
29 VALUTAZIONE DEL RISCHIO 29
30 VALUTAZIONE DEL RISCHIO 30
31 ATTIVITÀE SETTORI A RISCHIO 31 Macrocategorie di eventi rischiosi pilotamento della procedura di gara assenza o carenza di controlli assenza di adeguati livelli di trasparenza falsificazione di documentazione elusione delle procedure di evidenza pubblica corruzione del funzionamento pubblico mancata assicurazione di equità conflitto di interessi
32 VALUTAZIONE PRESIDIO DEL RISCHIO 32
33 VALUTAZIONE PRESIDIO DEL RISCHIO 33
34 VALUTAZIONE PRESIDIO DEL RISCHIO 34
35 PRESSING E TIPOLOGIE DI CONTROLLO Risposta al rischio 35
36 PRESSING E TIPOLOGIE DI CONTROLLO Risposta al rischio 36
37 CONTROLLO E MONITORAGGIO 37
38 CONTROLLO E MONITORAGGIO 38
39 INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE 39
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