Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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1 Civile Sent. Sez. 5 Num Anno 2015 Presidente: BIELLI STEFANO Relatore: SCODITTI ENRICO Data pubblicazione: 27/03/2015 SENTENZA sul ricorso proposto da: AGENZIA DELLE ENTRATE in persona del Direttore pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l'avvocatura GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e difende; - ricorrente - contro AGNELLI STEFANO, elettivamente domiciliato in ROMA VIALE G. MAZZINI 6, presso lo studio dell'avvocato STEFANO LUPIS, che lo rappresenta e difende unitamente all'avvocato DAVIDE STECCANELLA giusta delega in calce;

2 2 controricorrente avverso la sentenza n. 67/2008 della COMM.TRIB.REG. 441,1A u6v111 A di...9a15a, depositata il 07/10/2008; udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 24/11/2014 dal Consigliere Dott. ENRICO SCODITTI; udito per il ricorrente l'avvocato MELONCELLI che si riporta; udito per il controricorrente l'avvocato SEDDIO delega Avvocato STECCANELLA che si riporta; udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. IMMACOLATA ZENO che ha concluso per l'accoglimento e riunione del ricorso 26340/09 al presente ricorso.

3 -, i Svolgimento del processo Agnelli Stefano impugnava un avviso di rettifica per l'anno 1996 con cui erano state prese a tassazione le imposte su ricavi non dichiarati corrispondenti a prelievi e versamenti bancari non giustificati. La CTP accoglieva il ricorso. L'appello dell'ufficio veniva disatteso dalla Commissione Tributaria Regionale della Liguria sulla base della seguente motivazione: benché inidonea ad avere rilevanza nel giudizio tributario, la sentenza penale di proscioglimento, passata in cosa giudicata, può comunque orientare il giudizio; i conti correnti esaminati sono individuali ed appartengono al contribuente o al padre Agnelli Antonio; non si possono ricondurre ad un unico soggetto elementi di reddito appartenenti a soggetti diversi; la presunzione di legge non è applicabile a conti correnti bancari appartenenti a terzi solo perché legati al contribuente da vincoli familiari, salvo che l'ufficio provi che l'intestazione sia fittizia, o comunque sia superata dalla sostanziale imputabilità al contribuente delle posizioni annotate sui conti, e tali circostanze non sono state dimostrate dall'ufficio. Ha proposto ricorso per cassazione l'agenzia delle Entrate sulla base di due motivi. Resiste con controricorso il contribuente. Motivi della decisione Va preliminarmente disattesa l'istanza di riunione ad altro procedimento fra le stesse parti stante la diversità dell'anno di imposta. Con il primo motivo si denuncia violazione e falsa applicazione degli artt. 32 d.p.r. n. 600/73 e 51 d.p.r. n. 633/72, in relazione all'art. 360 n. 3 c.p.c.. Osserva la ricorrente che l'intestazione formale dei redditi in capo a terzi può essere superata se, a mezzo di presunzioni, si dimostri la riferibilità delle operazioni al contribuente. Aggiunge che una serie di elementi costituivano elementi presuntivi gravi e concordanti, ed in particolare: il contribuente aveva denunciato l'inizio dell'attività di impresa edile artigiana nello stesso mese in cui il padre Agnelli Antonio aveva denunciato la cessazione della propria attività, mantenendo la sede allo stesso indirizzo della sede dell'attività del padre; Viaro Marisa aveva dichiarato che i numerosi assegni rilasciati al padre corrispondevano a corrispettivi pagati per lavori commissionati ad Agnelli

4 t e, Stefano; il padre non era stato in grado di giustificare gli ingenti movimenti di danaro desumibili dal suo conto; risultava inoltre un giroconto del padre in favore del contribuente. Con il secondo motivo si denuncia omessa motivazione su fatti controversi e decisivi, ai sensi dell'art. 360 n. 5 c.p.c. Osserva la ricorrente che alle circostanze di fatto di cui sopra, enunciate nell'atto di appello, non è stata prestata alcuna attenzione dal giudice di merito, il quale ha menzionato come unico elemento l'eventuale intestazione fittizia dei conti, circostanza che non faceva parte della ricostruzione dell'ufficio. Il primo motivo è inammissibile. Benché rechi l'intestazione della violazione di legge, il motivo mira ad una valutazione delle circostanze di fatto diversa da quella del giudice di merito. Trattasi però di valutazione preclusa nella presente sede di legittimità. Venendo al secondo motivo, va disattesa l'eccezione di inammissibilità, sollevata nel controricorso, per mancanza del requisito di cui all'art. 366 bis c.p.c. Tale requisito risulta infatti soddisfatto ove si presti attenzione alla sintesi alla fine del motivo, ove vengono riepilogate le circostanze di fatto in relazione alle quali la motivazione si assume omessa. Il motivo è fondato. In modo anapodittico la CTR conclude nel senso che l'ufficio non ha fornito la prova della imputabilità al contribuente delle posizioni annotate sui conti. A tale conclusione si perviene senza dare conto della valutazione delle circostanze di fatto enunciate nell'atto di appello. La motivazione in ordine a tali circostanze non può peraltro essere desunta dal richiamo al giudicato penale di proscioglimento. La CTR esclude correttamente l'efficacia del giudicato penale nel processo tributario, coerentemente a quanto affermato da questa Corte (ha affermato Cass. 23 maggio 2012, n che in materia di contenzioso tributario, nessuna automatica autorità di cosa giudicata può attribuirsi alla sentenza penale irrevocabile, di condanna o di assoluzione, emessa in materia di reati fiscali, ancorché i fatti esaminati in sede penale siano gli stessi che fondano l'accertamento degli Uffici finanziari, dal momento che nel processo tributario vigono i limiti in materia di prova posti dall'art. 7, comma quarto, del d.lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, e trovano 2

5 ingresso, invece, anche presunzioni semplici, di per sé inidonee a supportare una pronuncia penale di condanna; ne consegue che l'imputato assolto in sede penale, anche con formula piena, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste, può essere ritenuto responsabile fiscalmente qualora l'atto impositivo risulti fondato su validi indizi, insufficienti per un giudizio di responsabilità penale, ma adeguati, fino a prova contraria, nel giudizio tributario). Il giudice di appello conferisce tuttavia espressamente al giudicato penale una funzione orientativa del giudizio. E pur vero che nel processo tributario la sentenza penale può costituire semplice indizio od elemento di prova critica in ordine ai fatti in essa eventualmente accertati sulla base delle prove raccolte nel relativo giudizio (Cass, 27 febbraio 2013, n. 4924). Ma il giudice di merito non esplicita, in relazione ai fatti allegati dall'appellante, quale sia l'ipotizzata funzione orientativa del giudizio, lasciando così un vuoto nella motivazione che corrisponde al vizio denunciato con il motivo in esame. P.Q.M. La Corte accoglie il secondo motivo del ricorso e dichiara inammissibile il primo; cassa la sentenza impugnata e rinvia ad altra sezione della Commissione Tributaria Regionale della Liguria, che provvederà anche sulle spese del giudizio di cassazione. Così deciso in Roma, nella camera di consiglio, il giorno 24 novembre 2014.