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1 LA FOCALIZZAZIONE SULLA FAMIGLIA: COSA INTRODUCE, COSA FA CAMBIARE, DI COSA NECESSITA PER DECLINARE L ADM? IL COORDINAMENTO PEDAGOGICO COME PUÒ ESSERE SVILUPPATO? QUALI FUNZIONI ULTERIORI PUÒ AVERE IL COORDINATORE PEDAGOGICO OLTRE AL COORDINAMENTO DEGLI EDUCATORI?

2 PRIMA PARTE: I RUOLI

3 IL COORDINATORE PEDAGOGICO E il responsabile tecnico dello staff educativo: grazie a questo aiuta ogni singolo educatore ad approfondire l intervento specifico, ma lo aiuta anche ad interconnetterlo con elementi categoriali che rendano il singolo progetto meno solitario ; Si occupa della programmazione/delle verifiche con il Servizio Sociale inviante; E responsabile della documentazione/archiviazione e trasmissione periodica dei report; Garantisce la formazione agli educatori; E garante del modello pedagogico : cerca di tradurre un piano di sviluppo anche in merito ad obiettivi evolutivi del contesto territoriale coinvolto. Raccoglie elementi di prospettiva per collocare il servizio all interno di una panoramica più ampia di interventi, garantendo i passaggi e le mutazioni necessarie alla stessa efficacia dell intervento;

4 Un ruolo di counseling educativo- ossia un apporto specifico di potenziale centratura sull educativa- all interno dell equipe psico-sociale nel momento della valutazione dei casi, partecipando così ad una visione globale territoriale, al di là del singolo caso; al coordinatore appartiene quindi uno sguardo sul territorio che è memoria e raccordo, con una triplice funzione: Di conoscenza bagaglio del territorio Di conoscenza globale della casistica, dell azione sui bisogni e della lettura del territorio Dettagliare i bisogni evolutivi (educativi)sia della famiglia che del contesto territoriale specifico. Garanzia di uno sguardo sul territorio e sulle situazioni individuali tanto per il proprio staff educativo quanto per l equipe di riferimento della Tutela Minori.

5 E necessario valutare, accanto al bisogno del minore, la visione che del territorio ha la famiglia e che della famiglia ha il territorio L'intervento di ADM può essere un'occasione per incontrare a far incontrare chi vede i minori, chi si rapporta con loro. Il territorio può essere luogo privilegiato di presa in carico del nucleo soprattutto nel futuro. IL TERRITORIO L'INSIEME DELLE AGENZIE FORMALI ED INFORMALI DEL LUOGO DI VITA DEL NUCLEO FAMIGLIARE È significativo creare ipotesi di proposte tra loro integrate ed analogiche rispetto ai diversi membri del nucleo. L'ADM rispetto al territorio deve lavorare continuamente fuori e dentro casa, condividendo con minori ed adulti i significati delle proposte. renderla patrimonio condiviso.

6 LA FAMIGLIA Riteniamo fondamentale il lavorare con la famiglia perché ciò permette di lavorare sul concreto, sul percepito dagli stessi e non quello del servizio e sulle loro reali risorse. Questo dà una connotazione agli interventi di autenticità e di realtà mediata tra quello che i servizi vorrebbero e quello che le famiglie possono: è una funzione-ponte indispensabile per attivate risorse, possibilità e protagonismi. Le famiglie non si sentono giudicate ma valorizzate, sentono che hanno un valore esperienziale che gli operatori riconoscono e valorizzano e che insieme a quello professionale può permettere di risolvere una situazione di disagio Lavorare CON le famiglie richiede agli operatori sociali competenze specifiche, la capacità di sospendere il giudizio, di riconoscere e decodificare la realtà di ogni contesto, di cui la complessità è fondante, la capacità di esplorare significati e possibilità, di sostare, ascoltare, sentire, riconoscere emozioni, relazioni, legami.

7 Ogni famiglia è diversa, unica, ha la sua storia e la sua identità, ha le sue fragilità e si suoi punti di forza. Tutti gli attori dell intervento, compresa la famiglia, cercheranno di orientarsi alle risorse, alle competenze, allo sviluppo del possibile. Essa è partner del progetto, è coinvolta in tutte le fasi dell intervento, dalla presa in carico, alla definizione degli interventi. La famiglia dovrà definire gli obiettivi dell intervento insieme agli operatori, i tempi, i luoghi, i ruoli, le fasi del progetto La famiglia dovrà sapere e accettare che gli interventi attivati potrebbero creare una situazione di disequilibrio iniziale, una perturbazione dell esistente, ma devono poter sentire che nella creazione del nuovo equilibrio possibile non saranno soli.

8 NUOVE POSSIBILITA La famiglia può essere coinvolta in pratiche di auto-osservazione, auto-monitoraggio e auto-valutazione dell intervento e degli obiettivi che ci si è dati; Si dovranno creare luoghi di partecipazione attiva, utilizzando più linguaggi: verbale, narrativo, estetico, artistico, a seconda della specificità di ogni singola famiglia. Anche i gruppi tra famiglie possono essere una risorsa importante per attivare processi di supporto reciproco, auto-aiuto, circolarità.

9 SECONDA PARTE RIFLESSIONI SUI 4 MODELLI DI ADM: UNO SGUARDO AGGIORNATO

10 Nella costruzione del progetto la famiglia deve essere partner sin dall inizio della lettura del bisogno interno ad esso e soprattutto del riconoscimento del bisogno/diritto dei minori che deve essere garantito dagli stessi genitori anche in situazioni di temporanea difficoltà (rafforzamento e sostegno); Delega condivisa; Costruire una rete allargata di fronteggiamento in cui ognuno può attivare delle risorse o pensare a delle soluzioni per risolvere il problema; Ricomposizione del percorso fatto in ADM che possa essere riconsegnata al nucleo famigliare. SOLLIEVO E TUTORSHIP

11 E importante che al procedere della diagnosi corrisponda una sempre maggior centratura sulla preparazione di ciò che sarà. È importante trovare luoghi in cui nominare, spiegare, significare le ipotesi che stanno prendendo piede; Le risorse presenti nella famiglia e nella rete, le modalità educative presenti e giocate da ogni membro della famiglia al fine di avere maggiori informazioni per costruire, insieme a loro, un ipotesi progettuale più orientata; E preludio di questo modello l assenza di una conoscenza servizio-famiglia o l esistenza di una difficoltà nel collaborare insieme e una forte resistenza della famiglia; Possibili strumenti possono essere il diario dell educatore, l intervento del mediatore culturale, verifiche più ravvicinate nel tempo. DIAGNOSTICO ORIENTATIVO

12 E il modello in cui maggiormente la famiglia assume il ruolo di destinataria più che di partner dei servizi. La famiglia deve comunque essere riconosciuta dagli operatori come riferimento per i propri figli; Il rischio è quello di proporre una visione unica di un nucleo difficile e non competente, mentre l'idea di una storia, che non ha certo un finale scritto, può aiutare i membri del nucleo a produrre un'immagine di sé non tutta schiacciata sul disagio. Questo non riguarda solo il minore, ma anche gli adulti e le loro competenze; Individuare dei micro obiettivi su cui lavorare con i genitori partendo sempre da ciò che loro riconoscono come problema o che individuano come risorsa; valutare la possibilità di condivisione storica del nucleo familiare. CONTENIMENTO E RIDUZIONE DEL DANNO

13 Risignificare l'ingaggio con la famiglia a partire da un'assunzione condivisa di responsabilità, intendendo assunzione di ciascuno su di sé non di una colpa quanto di un potere rispetto ad un cambiamento futuro, rende possibile lavorare da subito non sul minore da aggiustare, ma con un intero nucleo portatore di competenze e risorse da attivare. COSTRUZIONE/RECUPERO - RIPARAZIONE

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