giovedì 9 febbraio 2012 Dott.ssa Sonia Zavagnin (Psicologa-Psicoterapeuta)

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1 Dott.ssa Sonia Zavagnin (Psicologa-Psicoterapeuta)

2 La violenza domestica non è un problema privato Può trovare soluzione solo se tutta la comunità lo assume come problema Non riguarda solo il genere femminile,anche il genere maschile deve essere chiamato a dare risposte positive

3 La famiglia da luogo di accudimento, protezione e fiducia diventa un luogo di terrore e violenza. La violenza non è un pericolo fuori ma dentro le mura di casa

4 Episodi periodici di violenza caratterizzati da un insieme di aggressioni fisiche, psicologiche e sessuali a cui si accompagnano spesso deprivazioni economiche. perdita di controllo dell uomo (padre, compagno, marito..) al fine di mantenere il potere sulla donna e minimizzazione dei fatti da parte della vittima. Ne risulta un clima costante di tensione e paura

5 Inizia una discussione fra un uomo e una donna (accumulo di tensione) l uomo avverte la perdita di controllo della situazione e/o sulla partner L uomo agisce la violenza Ritorno all affettività e si ristabilisce il controllo sulla donna e sui figli

6 La perdita di controllo sulla situazione o sulla donna si trasforma nella perdita di controllo su di sé; L uomo agisce la violenza fino a quella fisica e con la violenza riesce a controllare la situazione e la donna; La donna diventa da persona ad oggetto che deve essere controllato dare un pugno ad una porta o alla donna diventa la stessa cosa l uomo prova vergogna, sensi di colpa e pentimento Ritorna all affettività, fase della luna di miele

7 La luna di miele si manifesta con scuse, promesse di possibili cambiamenti da parte dell uomo prometto che cambierò, d ora in poi sarà tutto diverso, non puoi rovinare tutto! per poi ricominciare SEMPRE con un successivo episodio di violenza. L intermittenza degli eventi violenti rinforza nella donna un comportamento di perdono, ed autorassicurazione sul fatto che non avverrà più violenza. L uomo tende a controllarsi nel tentativo di non perdere definitivamente l oggetto che ritiene di suo possesso. Anche in questi periodi però si possono vedere atteggiamenti di mancato rispetto,svalorizzazione e manipolazione. Il trauma subito dalla donna la porta ad una svalorizzazione di sé, sfiducia nel cambiamento e la sensazione sempre più evidente che sia impossibile sottrarsi al potere dell altro.

8 LA VIOLENZA E UNA FORMA DI CONTROLLO E POTERE CHE SOTTRAE DIGNITA ALLA VITTIMA ma attenzione: Questo tipo di violenza domestica non è circoscritta a famiglie con una bassa condizione economica, sociale o appartenenti ad ambienti culturalmente deprivati ma è TRASVERSALE.

9 Violenza fisica Violenza psicologica Violenza economica Violenza sessuale

10 Uso di minaccia e intimidazione: minacciare di fare qualcosa che la ferisce fisicamente, fare paura con sguardi, azioni, gesti. Uso della violenza fisica: essere spinta, afferrata, strattonata (tirare i capelli o storcere un braccio), essere colpita con un oggetto, schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi fino al tentativo di strangolamento, soffocamento, ustione, e uso delle armi.

11 Insultarla (sei una puttana, una povera scema,pazza fatti curare!) umiliarla manipolarla Colpevolizzarla (è colpa tua perché sei esasperante, la sberla te la meriti!) isolarla: controllare quello che fa, con chi esce, con chi parla, cosa legge, dove va, usando la gelosia come giustificazione sfinirla

12 Impedirle di ottenere o mantenere un lavoro costringerla a chiedere il denaro portarle via il suo denaro obbligarla ad assumere impegni economici, contrarre debiti, finanziamenti

13 La violenza è volta a mantenere e stabilire il controllo sulla donna e sui figli. La denigrazione, l umiliazione e la minaccia sono strategie per controllare e infondere paura nell altra persona che si sente sempre più impossibilitata ad uscire da tale situazione.

14 fase iniziale: La vittima viene paralizzata dal proprio aggressore che la identifica come capro espiatorio del suo malessere. Alla donna è impedito di difendersi con sottili azioni aggressive dell uomo (Tale fase può durare dei mesi se non anni) La vittima, destabilizzata, perde lentamente la fiducia in sé e viene isolata, mentre l aggressore impone il proprio dominio, dopo averla privata di qualunque senso critico e possibilità di ribellione. Se la donna si oppone parte l aggressione fisica vera e propria che ristabilisce il potere

15 L isolamento: è causa e conseguenza della violenza domestica. Con l isolamento sociale aumenta la dipendenza della donna nei confronti del partner che diviene l unica fonte di relazione. La donna tende a nascondere all esterno la propria situazione e fatica a raccontarla alla famiglia d origine (senso di vergogna e umiliazione) La vergogna per la violenza subita e il senso di colpa per essere inadeguata e incapace di cambiare la situazione portano la donna a uno stato di prostrazione (per evitare il peggio gli do retta, cosa posso fare altrimenti?non c è soluzione) L isolamento sociale e la bassa stima di sé portano a rimanere in famiglia e ricercare in questo inferno un proprio equilibrio.

16 la donna ha inizialmente la sensazione di poter prevedere l attacco violento del partner e far fronte alla situazione: Per giustificare il comportamento violento, il partner richiede l adesione da parte della compagna alle proprie volontà (se non tenessi la casa come un porcile!) e la donna spera che rispettando il suo volere, possa risparmiarsi la sua dose di botte. Quando la donna si rende conto, spesso dopo anni, che le spiegazioni del maltrattatore sono solo un pretesto per scaricare su di lei la sua aggressività, perde la capacità di anticipare gli eventi, è sempre in allarme e si chiede continuamente quale potrebbe essere il preteso per la successiva aggressione. La donna inizia a tenere sotto controllo l ansia e la paura con i vari tranquillanti e antidepressivi facilmente reperibili. Diversi sono i disturbi psicosomatici che si possono rilevare:stanchezza, anedonia, abulia, apatia, comportamenti autodistruttivi e trascuratezza della propria persona: il dolore psichico si trasferisce sul corpo e diventa dolore fisico. L umiliazione e il senso di degrado insiti nella violenza e nell abuso sessuale hanno un elevato potere traumatizzante.

17 mancanza di risorse economiche presenza di figli piccoli mancanza di sostegno esterno e isolamento sociale la dipendenza psicologica dal partner la vergogna per la situazione che sta vivendo e per la propria debolezza la disistima che gli impedisce di aver fiducia nelle sue capacità la sensazione di non avere vie di fuga la paura per la propria incolumità e quella dei propri figli le minacce di suicidio da parte del partner il tentativo di salvaguardare l amore e la famiglia la speranza di cambiamento del partner la paura di rimanere da sola.

18 Riconoscimento della violenza subita come problema la donna tenta di fare fronte alla violenza e di migliorare la relazione. La donna chiede aiuto

19 la donna cerca aiuto all esterno: amici, familiari. (supporto e credibilità) la donna cerca aiuto all esterno in modo informale: medico, sacerdoti, centri antiviolenza (atteggiamento non giudicante e di rafforzamento) La donna cerca aiuto all esterno in modo formale:forze dell ordine, servizi sociali, centri antiviolenza, avvocati, tribunali. (Interventi positivi, di aiuto concreto e non giudicanti)

20 La complessità del problema richiede la costruzione di una strategia di contrasto articolata in interventi diversificati Le risposte date da singoli servizi territoriali risultano inefficaci E necessaria la realizzazione di una rete territoriale che lavori con stessi obiettivi e stessa metodologia.

21 Il volontario si trova di fronte a complesse dinamiche familiari violente che spesso continuano da molti anni; Il volontario offre alla vittima di violenza la possibilità di uno spazio di ascolto senza vergogna in cui la donna con I SUOI TEMPI può permettersi di trovare una via d uscita al suo faticoso cammino.

22 Stabilire con la donna che chiede aiuto una relazione empatica e solidale che, rispettando i suoi tempi e la sua mappa del mondo, le permetta di trovare la sua strada di uscita dalla violenza; La relazione è asimmetrica tra chi esprime un bisogno di aiuto e chi deve essere in grado di accoglierlo. Garantire l anonimato e la riservatezza in cui ogni donna può, se lo desidera e quando lo desidera, trovare nella relazione con le volontarie la forza di riappropriarsi della propria identità e della propria libertà. Prendere coscienza del problema e muovere i primi passi per affrontarlo.

23 La donna maltrattata non è una vittima da compatire: è una donna in momentanea difficoltà che ha comunque dentro di sé le risorse per uscire dalla violenza; Aiutarla significa innanzitutto rispettarla, credere a ciò che racconta, darle fiducia, non giudicarla, non darle ricette o consigli; Il miglior modo di venirle in aiuto NON è dirle cosa fare, quanto piuttosto aiutarla a capire la sua situazione e facilitare le sue scelte.

24 In genere è un contatto telefonico Generato da una informazione che può partire da: Sistema Giudiziario Pubblico Sistema sociale Materiale informativo

25 Può essere generato da motivi diversi a volte non chiari: Richiesta di aiuti generici Speranza di ottenere soluzioni immediate Tentativo di contenere ansie derivate da motivi contingenti Richiesta di aiuto su problemi concreti

26 Cortesia, pazienza, giusta intonazione della voce Capacità di ascolto Accoglienza dei bisogni Competenze sui servizi che offre l associazione Scopo della telefonata: Fissare un appuntamento in associazione

27 L Uso di un linguaggio comune con la donna vittima di violenza; Uso di un linguaggio comune con il gruppo di volontarie, dallo stesso termine di maltrattamento; Solidarietà tra le volontarie nella faticosa gestione della situazione di una donna maltrattata; Il supporto e l integrazione con gli esperti.

28 Corso di formazione Il maltrattamento in ambito domestico e la violenza nella relazione di coppia del 20/07/07 dott.ssa Corsico Mediana. C.A.DO.M. Rompere il silenzio esperienza del Centro Aiuto Donne Maltrattate 2005, Milano, ed. FrancoAngeli.

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