Le donne nel mondo della pesca di Ancona e in Italia

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1 Le donne nel mondo della pesca di Ancona e in Italia

2 Buongiorno a tutti, grazie per aver permesso di presentare in un assise così importante la situazione delle donne della pesca associate in Penelope e allargare lo sguardo alla situazione di quelle non ancora associate ma presenti su tutta la costa italiana. Il mondo della pesca è un ambito conosciuto oltre che come settore di particolare produttività, anche per una sua specifica connotazione al maschile. Le donne in realtà sono state sempre una presenza costante ma silente, con nessuna visibilità e tantomeno riconoscimenti e tutele per il loro ruolo di collaboratrici dell impresa ittica familiare. La letteratura, la pittura e altre forme artistiche hanno aiutato l immaginario collettivo a pensare alla pesca come un ambito frequentato e sostenuto solo da uomini. Le donne, quando rappresentate, avevano solo il ruolo di coloro che attendevano i mariti sul litorale o al più aiutavano a distribuire il pesce nei panieri. Una visione iconografica molto lontana dalla realtà poiché le donne hanno sempre ricoperto ruoli attivi nel mondo della pesca. Nell ambito delle imprese di pesca familiari,in Italia, sono spessissimo le donne a svolgere le mansioni di terra che queste imprese richiedono: commercializzazione del pescato, amministrazione, svolgimento delle pratiche burocratiche, rapporti con i cantieri e con le cooperative di servizi e le Capitanerie. Questo avviene poiché gli uomini sono impegnati in mare per quasi tutta la settimana e sono perciò impossibilitati a pensare anche a questa parte a terra del loro lavoro. Infatti una caratteristica peculiare della pesca di molte zone costiere italiane, tranne alcune marinerie del sud Italia, è che gli armatori lavorano attivamente sulle proprie imbarcazioni come comandanti. Ruotano intorno al mondo della pesca poi, le donne impiegate nelle cooperative, nei mercati ittici, nei sindacati di categoria e le biologhe. Di questo universo femminile, in Italia e in pochi altri paesi europei, la parte priva di un ruolo giuridico che la connoti è senz altro quella delle donne che collaborano alle imprese ittiche familiari. Sostengono l attività a terra che, con quella svolta in mare dagli uomini, forma l impresa di pesca ma sono ancora inquadrate come donne casalinghe che aiutano in una necessità familiare ma non bisognosa di essere elevata a ruolo di lavoro. Non hanno diritto cioè alle tutele e garanzie proprie di qualsiasi altra attività lavorativa. Spesso anche le donne stesse, le più anziane, sono convinte di disbrigare qualche faccenda in più nell ambito del lavoro di cura della famiglia. 1

3 Ad Ancona e nelle marinerie vicine il lavoro delle donne si svolge a partire prima dell alba,le due della notte, quando le barche attraccano al porto per scaricare il pescato. Le donne caricano le casse del pesce sui loro mezzi e lo portano al mercato ittico e spesso sono costrette a ricercare mercati più propizi anche a 100 km di distanaza. A fine vendita, si torna a casa per il lavoro di cura familiare e poi si torna a seguire l amministrazione e la parte burocratica dell impresa. Come si evince, il ruolo femminile è quindi estremamente importante e faticoso. Riconoscere questo ruolo connotandolo come attività di collaborazione favorirebbe il processo di autodeterminazione delle donne stesse rendendole capaci di valorizzare il loro lavoro e di ritagliarsi uno spazio decisionale più ampio dell attuale e più corrispondente alle responsabilità sostenute. Riuscire a pensare a sé stesse come persone professionalmente qualificate renderebbe più facile la partecipazione al sociale, fortemente sentito ma poco praticato per questioni di tempo, a volte per disistima delle proprie capacità rappresentative. Nella Regione Marche sono presenti numerose e importanti marinerie e al loro interno la presenza delle donne è consistente anche se impegnate a vario titolo e da queste donne,in modo particolare da quelle di Ancona, è nata l idea di costituirsi in associazione per essere conosciute e riconosciute. Nel 2004 infatti si è costituita legalmente ad Ancona l associazione Penelope-donne nella pesca. L associazione rappresenta le donne che a vario titolo operano nel mondo della pesca occupandosi principalmente di amministrazione e commercializzazione del pescato delle proprie imprese familiari. Ha ha come scopo quello di veder riconosciuta l importanza del ruolo sociale delle donne in un ambito particolare quale è quello della pesca e favorire la ricerca di tutele e garanzie per lo svolgimento delle attività inerenti a tale ruolo. Vuole promuovere la conoscenza del mondo della pesca e delle sue tradizioni affinchè non vadano perdute memorie che sono un patrimonio storico-sociale che ha ancora tanto da insegnare. Vuole determinare nelle donne la consapevolezza della qualità del lavoro che si svolge, fino ad arrivare all acquisizione del concetto di impresa offrendo loro una formazione sia per l utilizzo di strumenti informatici atti ad ottimizzare il lavoro sia per la microimprenditorialità. Intende mettersi in relazione con altre associazioni nazionali e transnazionali per uno scambio informativo che possa essere imput di crescita culturale a livello europeo. 2

4 A tale proposito l associazione Penelope è confluita nella rete europea di donne della pesca denominata AKTEA che è stata presentata ufficialmente nel maggio 2006 nell ambito della Fiera Internazionale della Pesca di Ancona. Penelope è il segmento italiano di Aktea. Di tutte le donne, le cui associazioni sono confluite in Aktea, soltanto le italiane,le greche, le cipriote e le olandesi non hanno connotazione giuridica del loro ruolo, le altre hanno da molto tempo ottenuto il riconoscimento dello status di COLLABORATRICE DELL IM- PRESA ITTICA FAMILIARE. In Francia è stato istituito uno statuto specifico per la pesca, negli altri paesi hanno applicato i riconoscimenti delle attività indipendenti. Questo ricoscimento è stato applicato dai paesi membri ottemperanti in base alla direttiva 86/613 della UE che è rimasta in vigore fino al 5 agosto 2010 sostituita quest anno dall altra normativa 2010/41UE. Si è perciò creata una situazione di disparità tra donne operanti nello stasso ambito nella Comunità Europea. Inoltre, in Italia, è stata riconosciuta l equiparazione dell imprenditore ittico a quello agricolo( anche se si parla di modifica dello stessa per alcune precisazioni mancanti nella stesura dell articolo di legge) e all imprenditore agricolo è stata data, da anni, la possibilità di estendere il riconoscimento di coadiuvante a chi lo aiuta nel suo lavoro( vedi mogli o figlie) Allora perché non si riesce ad ottenere anche per le donne della pesca questo riconoscimento di coadiuvante ittica? Forse perché esiste una mentalità machista anche a livello delle istituzioni.. Ottenere tutele e garanzie per il proprio lavoro significherebbe per le donne della pesca uscire dal tunnel di un lavoro atipico e non considerato, crescere nella valenza socioeconomica della propria attività, ottimizzare il proprio lavoro e quindi riappropriarsi del tempo per sé innalzando il livello qualitativo della propria vita. Passa sicuramente anche da qui il processo di modernizzazione del settore pesca. Molte donne della pesca siciliane e calabresi hanno cominciato ad interessarsi per formare associazioni afferenti a Penelope e qualche realtà si è già costituita dimostrando che laddove ci sono donne attive la legalità è assicurata e difficilmente attecchisce una mentalità di non rispetto delle regole. Ma servono aiuti per diffondere informazioni e formazione e spingere ad una partecipazione associativa. Penelope vive solo con le quote associative e qualche finanziamento che si riesce ad otte- 3

5 nere con difficoltà, ma non basta quando si vuole smuovere un muro culturale codificato in ruoli che non vogliono novità. La sufficienza dimostrata spesso negli ambienti della pesca anche a livello istituzionale, verso queste donne che vogliono essere conosciute e riconosciute nel loro ruolo, sta a dimostrare la difficoltà del cammino per un associazione che pensa invece di poter essere importante non solo nel lavoro specifico ma nella custodia di quel mondo della pesca che non è fatto solo di cattura in mare e di commercializzazione del pescato, ma anche e soprattutto di persone e del loro tessuto sociale che rischia di scomparire per crisi economica e legislazioni castranti. Quando la Comunità Europea ha parlato di salvaguardia delle comunità marinare,quando si è preoccupata di mantenere vive le loro tradizioni, certo ha evidenziato un compito che le donne della pesca nella loro quotidianità hanno sempre portato avanti e che andrebbe valorizzato con progetti ma anche con spinte agli stati membri per l attuazione dele direttive che lei stessa emana. Penelope-Aktea è riuscita ad entrare nel direttivo del Consiglio Consultivo per il Mediterraneo nella speranza che il discorso dell ottica di genere possa ottenere migliore considerazione ma servirà una capillare informazione alle donne delle marinerie italiane perché possano nascere associazioni come Penelope e tutte insieme muoversi per ottenere la valorizzazione del ruolo sociale delle donne della pesca. Il discorso della valorizzazione del ruolo femminile deve comunque riguardare anche le donne della pesca dell altra sponda del Mediterraneo che finora non hanno conosciuto visibilità ma che vorrebbero essere aiutate a far sentire la voce delle loro esigenze. Le donne della pesca francesi dicono che quando si sposa un pescatore non si sposa solo un uomo ma anche un mestiere duro e diverso da tutti gli altri ecco perché le donne dovrebbero avere più considerazione dell attuale... Adriana Celestini Presidente Penelope - Aktea 4

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