3.1 Successioni. R Definizione (Successione numerica) E Esempio 3.1 CAPITOLO 3

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "3.1 Successioni. R Definizione (Successione numerica) E Esempio 3.1 CAPITOLO 3"

Transcript

1 CAPITOLO 3 Successioni e serie 3. Successioni Un caso particolare di applicazione da un insieme numerico ad un altro insieme numerico è quello delle successioni, che risultano essere definite nell insieme dei numeri naturali ed assumono valori nell insieme dei numeri reali: esse possono anche essere chiamate funzioni reali di variabile intera. Più precisamente: R Definizione (Successione numerica) La funzione a : N R si chiama successione. L immagine di n N si indicherà con il simbolo a n e si chiamerà termine generale della successione. E Esempio 3. La legge a n = n 2 individua una successione che ad ogni intero n associa il suo quadrato n 2. an n Figura 3. Grafico della successione a n = n 2. 83

2 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 84 E Esempio 3.2 Si consideri la legge a n = n. Essa è una successione, definita per ogni intero n 0 : a : N + R. an n Figura 3.2 Grafico della successione a n = n. 3.. Limite di una successione Si consideri la successione a n = n. Al crescere di n, essa tende ad assumere valori man mano più piccoli, e sempre più vicini allo zero. Più precisamente, non appena n è sufficientemente grande lo scarto tra a n e l = 0 è molto piccolo. Si dice in tal caso che la succesione a n tende a l = 0 per n o che, in altre parole, il ite per n di a n è pari a zero. Per rendere rigorosa tale nozione intuitiva occorre tuttavia specificare cosa si intende con sufficientemente grande, scarto e molto piccolo : n sufficientemente grande può essere espresso matematicamente come n > n, dove n è un intero opportuno, per quantificare lo scarto o, meglio, la distanza tra la successione a n e il suo ite si può utilizzare la funzione modulo: la grandezza a n l rappresenta la distanza (euclidea) tra a n e l,

3 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 85 l affermazione scarto molto piccolo tra a n e l può essere tradotta matematicamente come distanza tra a n e l minore di un numero ɛ arbitrariamente fissato : a n l < ɛ ɛ > 0. A questo punto si può enunciare la nozione di ite (finito) di una successione: R Definizione (Limite finito di una successione) Sia a n : N R una successione. Si dice che a n = l se ɛ > 0 n ɛ N n > n ɛ a n l < ɛ. an l + ǫ l l ǫ an l < ǫ nǫ x Figura 3.3 Un esempio di successione a n con a n = l. Si consideri ora la successione a n = n 2. Chiaramente, all aumentare di n, i valori che assume la successione divengono via via più grandi. In particolare, non appena n è sufficientemente grande i valori che assume la successione sono molto grandi. Si dice in tal caso che il ite per n che tende all infinito di a n è infinito. Dal punto di vista formale dire che i valori che la successione assume sono molto grandi equivale a dire che M > 0 a n > M. E possibile a questo punto dare la seguente L espressione seguente si legge il ite per n che tende all infinito di a n è uguale a l.

4 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 86 R Definizione (Limite infinito di una successione) Sia a n : N R una successione. Si dice che se a n = + M > 0 n M N n > n M = a n > M. an M n M n Figura 3.4 Un esempio di successione con ite per n + pari a +. Analogamente si dice che a n = se M > 0 n M N n > n M = a n < M.

5 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 87 an n M n M Figura 3.5 Un esempio di successione con ite per n + pari a. " Osservazione Nella definizione di ite (finito o infinito) si è assunto che a n l < ɛ (oppure a n > M o a n < M) non appena n > n ɛ (o n > n M ). Che l intero n ɛ (n M ) dipenda, in generale, dalla scelta di ɛ (M) è evidente osservando le figure 3.3, 3.4 e 3.5. R Definizione (Successioni convergenti, divergenti e indeterminate) Una successione convergente o divergente (cioè tendente a ± ) si dice regolare Una successione che non ammette ite si dice indeterminata E Esempio 3.3 La successione a n = ( ) n è indeterminata. In effetti tale successione oscilla tra i valori e. In particolare se n è pari risulta a n = mentre se n è dispari si ha a n =. E Esempio 3.4 La successione è indeterminata. Infatti: a n = ( ) n n 2 per n pari si ha a n = n 2, che tende a + al crescere indefinito di n per n dispari si ha a n = n 2 che tende a al crescere indefinito di n

6 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE Successioni monotòne In modo analogo a quanto visto per le funzioni reali di variabile reale, è possibile dare per le successioni la definizione di monotonia. In particolare: R Definizione Se n N si ha a n+ > a n la successione a n si dice monotòna crescente se n N si ha a n+ a n la successione a n si dice monotòna non decrescente (o crescente in senso largo) se n N si ha a n+ < a n la successione a n si dice monotòna decrescente se n N si ha a n+ a n la successione a n si dice monotòna non crescente (o decrescente in senso largo) " Osservazione Le successioni crescenti (decrescenti) si dicono anche strettamente crescenti (decrescenti). E Esempio 3.5 La successione a n = n 2 + è crescente. In effetti risulta: a n+ = (n + ) 2 + = n 2 + 2n + 2 = (n 2 + ) + 2n + = Essendo 2n + > 0 si ha, quindi, a n+ = a n + 2n +. E Esempio 3.6 Sia a n la successione a n+ > a n. a n = [ n + 2 ], dove [x] è la funzione parte intera di x, definita come il più grande numero relativo minore o uguale a x. Tale successione è crescente in senso largo. Infatti si ha: E Esempio 3.7 La successione a n = ( 3 )n a n+ = [ n ] [ n + 2 ] a n.

7 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 89 è strettamente decrescente. Si ha, infatti a n+ = ( 3 )n+ = ( 3 )n 3 = a n 3 < a n. Per le successioni monotòne sussiste il seguente w Teorema (Regolarità delle successioni monotòne) Ipotesi) La successione a n è monotòna Tesi) a n è regolare In particolare se a n è una successione crescente in senso stretto o in senso largo risulta a n = sup{a n } n N mentre se a n è decrescente in senso stretto o largo, si ha: a n = inf {a n} n N Dimostrazione Si supponga, ad esempio, che la successione a n sia crescente o non decrescente e itata, e sia S = sup{a n }. n N Per definizione di estremo superiore si ha: S a n, n N e ɛ > 0 n ɛ S ɛ < a nɛ, relazioni che possono essere riscritte nel seguente modo: ɛ > 0 n ɛ S ɛ < a nɛ S Siccome la successione è crescente o non decrescente risulta che, fissato un arbitrario ɛ > 0 si ha, per n > n ɛ, Si è provato quindi che S ɛ < a nɛ a n < S + ɛ. ɛ > 0 n ɛ n > n ɛ = S ɛ < a n < S + ɛ.

8 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 90 Visto che la relazione S ɛ < a n < S + ɛ è equivalente alla relazione a n S < ɛ, si è provato che coincidente con la definizione di ɛ > 0 n ɛ n > n ɛ = a n S < ɛ, a n = S. Esercizio 3. Si dimostri che una successione itata decrescente o non crescente ammette il ite a n = inf {a n}. n N 3..3 Verifiche di iti Per dimostrare che il ite di una successione esiste occorre, ovviamente, far vedere che risulta verificata la definizione di ite. In particolare occorrerà dimostrare l esistenza di n ɛ nel caso di ite finito e di n M nel caso di ite infinito. E Esempio 3.8 Si dimostri che Fissato un arbitrario ɛ > 0 si ha 2n n + 2 = 2. 2n n < ɛ 4 n + 2 < ɛ 4 n + 2 < ɛ n + 2 > 4 ɛ. Dall ultima relazione si deduce che 2n n+2 2 < ɛ non appena n + 2 > 4 ɛ n > 4 ɛ 2. Ponendo quindi n ɛ = [ 4 ɛ 2] si è provato che, non appena n > n ɛ risulta 2n n+2 2 < ɛ, per ogni ɛ > 0, coincidente con la definizione di ite finito. E Esempio 3.9 Si dimostri che ( 2 ) n = +.

9 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 9 Fissato un arbitrario M > 0 si ha: ( 2 ) n > M n ln 2 > ln M n ln2 > ln M n > ln M ln2. Ponendo n M = [ ln M ln2 ] si è provato che, non appena n > n M risulta ( 2 ) n > M, per ogni M > 0, coincidente con la definizione di ite a + per la successione ( 2 ) n Calcolo dei iti Il calcolo del ite di una successione, quando esiste, è particolarmente semplice nei casi seguenti:. L insieme {a n,n N} ammette un unico punto di accumulazione. In tal caso il ite della successione a n, che è supposto esistere, coincide con tale punto di accumulazione. In effetti, se il ite della successione esiste, ciò vuol dire che da un certo n in poi tutti i punti della successione saranno molto vicini al valore ite l. Ciò vuol dire però che l è anche un punto di accumulazione dell insieme {a n,n N}. Pertanto il ite della successione a n potrà essere identificato con il punto di accumulazione dell insieme {a n,n N}. Ad esempio, la successione a n = n ammette un unico punto di accumulazione, pari a zero: risulterà pertanto n = 0 2. La successione a n è monotòna. In tal caso il ite di a n può essere ottenuto come estremo superiore o estremo inferiore dell insieme {a n,n N}. Ad esempio, si può pertanto concludere che, per α > 0, n α = 0, visto che la successione è monotòna e l = 0 è l unico punto di accumulazione dell insieme { n α,n N + } e che nα = + visto che la successione è monotòna crescente e che sup{n α,n N} = La successione a n è un polinomio di grado k nella variabile n : In tal caso risulta: a n = c 0 + c n + c 2 n c k n k. c 0 a n = c kn k ( c k n k + c c k n k + c ). c k nk 2

10 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 92 Siccome gli addendi in parentesi tonda dipendenti da n tendono a zero, risulta { + se a ck > 0 n = se c k < 0 4. La successione a n è un rapporto tra due polinomi nella variabile n: a n = c 0 + c n + c 2 n c p n p d 0 + d n + d 2 n d q n q = c pn p d q n q Si ha, quindi, c p d q se p = q a n = 0 se p < q ± se p > q c 0 c p n p + c c p n p + c 2 c p n p d 0 d p n p + d d p n p + d 2 d p n p Si osservi che nel caso p > q il risultato del ite è + se c p e d q hanno segno concorde mentre è se tali coefficienti hanno segno discorde. 5. La successione a n è data da a n = q n. In tal caso risulta (il simbolo si legge non esiste ) se q 0 se < q < qn = se q = + se q >. 6. La successione a n è una successione di Nepero: a n = ( + n )n. Siccome tale successione è monotòna e itata, in base al teorema sulle successioni monotòne, essa ammette ite, indicato con e e noto come numero di Nepero: ( + n )n = e. Scegliendo ad esempio n = 00 si ottiene il valore approssimato del numero di Nepero ( + 00 )00 = mentre con n = si ottiene ( )00000 = 2, Calcoli più accurati mostrano che e = 2, E possibile dimostrare anche che ( + α n )n = e α

11 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 93 e che, se a n e b n sono successioni divergenti, risulta E Esempio 3.0 Si calcoli il ite (n3 + 5n 2 3n + 2) ( + ) b n = a e bn an. n Si ha: n 3 + 5n 2 3n + 2 = n 3 ( + 5 n 3 n n 3 ) e, siccome i termini tra parentesi tonde tendono a, si ottiene: E Esempio 3. Si calcoli il ite n3 + 5n 2 3n n 4. (n3 + 5n 2 3n + 2) = +. Si ha: n 3 + 5n 2 3n n 4 = n 4 ( n 5 n n 3 ). I termini tra parentesi tonde tendono a e, pertanto, E Esempio 3.2 Si calcoli il ite 2n 2 3n + 5 3n 2. + n3 + 5n 2 3n n 4 =. Si ha: 2n 2 3n + 5 3n 2 = 2n2 + 3n 2 ( 3 2n + 5 2n 2 + 3n 2 ) = 2 3 ( Siccome i termini tra parentesi tonde tendono a, si ottiene: 2n 2 3n + 5 3n 2 = n + 5 2n 2 + 3n 2 ).

12 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 94 E Esempio 3.3 Si calcoli il ite Si ha: 5n 2 + 2n + = 5n2 n n ( + n 5n 2 + 2n +. n 2 5n + 5n 2 ) = 5n( + 2 5n + 5n 2 ). n I termini tra parentesi tonde tendono a e, pertanto, si ottiene: E Esempio 3.4 Si calcoli il ite n 2 n + n n 2 + 2n + =. n Si ha: n 2 n + n 3 + = n2 n 3 ( n + n 2 + n 3 ) = I termini tra parentesi tonde tendono a e, quindi, n ( n + n 2 + n 3 ). E Esempio 3.5 Si calcoli il ite ( 4 n )n. n 2 n + n 3 = 0. + Per il calcolo del ite si può applicare la relazione con α = 4. Si ottiene, quindi, ( + α n )n = e α ( 4 n )n = e 4.

13 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 95 E Esempio 3.6 Si calcoli il ite ( + 2 3n )n. Anche in tal caso si può utilizzare la relazione con α = 2 3. Si ottiene perciò ( + α n )n = e α E Esempio 3.7 Si calcoli il ite ( + n )n2 +n. ( + 2 3n )n = e 2 3. Per calcolare tale ite si può utilizzare la relazione con a n = n e b n = n 2 + n. Si ottiene: ( + ) b n = a e bn an n E Esempio 3.8 Si calcoli il ite ( +n n )n2. ( + +n n )n2 = e n2+n n = en+ = +. Per calcolare tale ite si può utilizzare la relazione con a n = n e b n = n 2 + n. Si ottiene: ( + ) b n = a e bn an n ( n )n2 +n = e n2+n n = e n = 0.

14 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 96 E Esempio 3.9 Si calcoli il ite ( n 2 )3n+. Per calcolare tale ite si può utilizzare la relazione con a n = n 2 e b n = 3n +. Si ottiene: ( + ) b n = a e bn an n ( n 2 )3n+ = e 3n+ n 2 = = e 3n n 2 (+ 3n ) = 3 e n (+ 3n ) =. 3.2 Serie numeriche Nel Capitolo si è introdotto il simbolo di sommatoria per scrivere in modo compatto la somma di n termini. Si consideri ad esempio la somma S n = n a k. Si osservi che la grandezza S n può essere vista come una successione i cui elementi sono S = a, S 2 = a + a 2, S 3 = a + a 2 + a 3,... S n = a + a a n, S n+ = a + a a n + a n+ : in altre parole la successione S n risulta essere la somma degli n addendi a, a 2,..., a n.

15 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 97 Siccome S n è una successione, è sensato chiedersi se essa ammette un valore ite S n = n a k. E chiaro che studiare l esistenza di un valore ite per la successione S n è equivalente a studiare l esistenza della somma degli infiniti addendi {a, a 2,..., a n,...}. R Definizione (Serie) Si dice serie di termine generico a k il valore ite delle somme parziali S n, cioè n a k. In termini più compatti il precedente ite sarà indicato con il simbolo Per come si è impostato il problema, è chiaro che studiare il carattere della serie (cioè se converge ad un numero, se diverge all infinito o se non esiste) è equivalente allo studio dell esistenza del ite delle somme parziali S n. Si avrà, pertanto: a k. se la serie converge al valore S, S n = S a k se la serie è divergente e risulterà S n = ± a k a k = ± se S n non esisterà nemmeno la somma infinita a k. In tal caso la serie è detta indeterminata.

16 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 98 Per lo studio del carattere di una serie è rilevante il seguente w Teorema (Condizione necessaria per la convergenza di una serie) Se una serie converge allora il ite per k del termine generico a k è nullo. In termini più formali (con S R) a k = S = k + a k = 0. Dimostrazione Si ha: e da cui si deduce che S k = a + a a k S k = a + a a k, S k S k = a k. Prendendo il ite per k + dell ultima relazione si ottiene, tenendo conto che per ipotesi la successione S k (e quindi anche la successione S k ) tende a S, a k = S k S k = S S = 0. k + k + k + " Osservazione Il teorema precedente fornisce una condizione necessaria per la convergenza di una serie. Tale condizione non è comunque sufficiente: come si vedrà nel seguito esistono serie con termine generico a k tendente a zero ma che non sono convergenti. " Osservazione Il teorema precedente può essere usato per dimostrare che una serie non converge: in effetti se il termine generico a k ammette un ite non nullo allora, necessariamente, la serie corrispondente non potrà essere convergente. E Esempio 3.20 Studiare il carattere della serie k k +. Siccome risulta la serie data non converge. k + k k + = 0

17 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 99 Il seguente teorema fornisce invece una condizione necessaria e sufficiente per la convergenza di una serie: w Teorema (Condizione necessaria e sufficiente per la convergenza di una serie: criterio di Cauchy) Condizione necessaria e sufficiente per la convergenza della serie a k è che ɛ > 0 n ɛ p N a nɛ + + a nɛ a nɛ +p < ɛ, cioè l esistenza di un intero n tale che la somma dei termini a n+, a n+2,..., a n+p sia molto vicina a zero, per ogni intero p. Tra le proprietà delle serie si ricordano Le serie k a k e k αa k, con α 0 hanno lo stesso carattere Se k a k = A e k b k = B allora k(a k + b k ) = A + B Modificando un numero finito di elementi di una serie il suo carattere non cambia 3.2. Serie geometrica La serie geometrica si ottiene come ite per n + della somma dei primi n termini di una progressione geometrica. Se per semplicità il primo termine della progressione geometrica è scelto pari a, la serie geometrica è k=0 Per lo studio del carattere di tale serie è sufficiente ricordare il valore della somma dei primi n termini di una progressione geometrica: n S n = k=0 q k = q k. { q n q se q n se q =. Siccome risulta se q qn = 0 se < q < + se q >

18 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 00 si avrà: k=0 se q q k = S n = q se < q < + se q Si è ottenuto quindi che la serie geometrica è indeterminata se la ragione q è q, diverge se q e converge a q se q <. E Esempio 3.2 Si determini il carattere della serie k=0 ( 3 5 )k. Siccome q = 3 5 <, la serie data converge al valore S dato da. E Esempio 3.22 Si determini il carattere della serie S = 3 = k=0 ( 2 3 )k. La ragione q della progressione geometrica associata a tale serie è q = 2 3 q <. La serie è pertanto convergente ed il suo valore è E Esempio 3.23 Si dimostri che 0.9 =. Si ha S = + 2 = = = n +... = 9 0 k=0 9 0 ( n +...) = 0 k = = = =.

19 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 0 E Esempio 3.24 (Il paradosso della corsa 2 ) Nel paradosso della corsa si afferma che per ragguingere un certo traguardo occorrerebbe prima percorrere la metà della distanza che separa la posizione iniziale da quella finale. Raggiunta tale metà occorrerà comunque percorrere, prima di arrivare al traguardo, la metà della metà, e così via. Siccome i tratti che devono essere percorsi sono in numero infinito, Zenone conclude che un corridore non arriverà mai al traguardo. A B Figura 3.6 Rappresentazione dei vari tratti che il corridore dovrà percorrere a partire dal punto A per arrivare al punto B. Si supponga che il corridore debba percorrere il tratto che va dall origine A al punto finale B e si supponga che la distanza tra A e B sia unitaria (si veda la figura 3.6). La soluzione di tale paradosso sta nel fatto che, visto che il primo tratto da percorrere è pari a /2, il secondo è pari a /4, il terzo è pari a /8, e così via, il tratto AB da percorrere è pari a che può essere riscritto come serie: AB = , AB = ( 2 )k. Siccome la serie precedente è una serie geometrica di ragione q = /2, essa è convergente (ovvamente al valore : lo si verifichi). EEsempio 3.25 (Creazione dal nulla) Il monaco Guido Grandi (67-742) cercò di dimostrare la possibilità di creare il mondo dal nulla utilizzando (in modo inappropriato) la serie geometrica. Il ragionamento era il seguente: siccome + q + q 2 + q = q 2 Tale paradosso è dovuto al filosofo greco presocratico Zenone (495 a.c. 430 a.c).

20 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 02 si avrà, ponendo 3 q =, = + = ( ) + ( ) +... = 2 = 0 = 2 : dal nulla (lo 0 a primo membro) si è quindi creato un qualcosa ( 2 a secondo membro) Serie di Mengoli Si dice serie di Mengoli la serie k(k + ). Il termine generico di tale serie può essere riscritto come a k = k(k + ) = k k +. Con tale accorgimento è possibile valutare la somma parziale S n dei primi n termini: S n = n n k(k + ) = [ k k + ] = = [ 2 ] + [ 2 3 ] + [ 3 4 ] [ n n + ]. Si osservi che il secondo addendo della prima parentesi quadrata ( /2) si cancella con il primo termine della seconda parentesi quadrata (/2) e che ciò accade anche per gli altri addendi. Si conclude che S n = n +. Nota l espressione della somma parziale dei primi n termini si può calcolare il valore della serie stessa: k(k + ) = n k(k + ) = ( n + ) = : 3 E in questo assunto che, in particolare, risiede l errore del ragionamento del Grandi, visto che la serie geometrica converge se e solo se q <.

21 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 03 la serie di Mengoli è, pertanto, convergente al valore. E Esempio 3.26 Determinare il valore della serie 2 3k(k + ). La serie data si può scrivere, utilizzando la proprietà di omogeneità della sommatoria, come 2 3 k(k + ) = 2 3 = 2 3, essendo la serie di Mengoli convergente a Serie armonica Con serie armonica si intende la serie Tale serie non è convergente in quanto non soddisfa la condizione necessaria e sufficiente per la convergenza di una serie. Si supponga infatti di aver fissato un certo ɛ > 0 e si consideri la somma dei termini che vanno da k = n ɛ a k = n ɛ + p. Siccome il criterio di Cauchy deve essere soddisfatto per ogni p si assuma in particolare p = n ɛ. Si dovrebbe avere, per la convergenza della serie, la validità della relazione seguente: n ɛ + + n ɛ < ɛ. n ɛ + n ɛ Ciascun addendo della somma precedente è, comunque, maggiore o pari a 2n ɛ : k. n ɛ + > =, n ɛ + n ɛ 2n ɛ n ɛ + 2 > n ɛ + n ɛ = 2n ɛ,... n ɛ + n ɛ = 2n ɛ,

22 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 04 per cui n ɛ + + n ɛ > = n ɛ n ɛ + n ɛ 2n ɛ 2n ɛ 2n ɛ Non potrà quindi risultare per un arbitrario ɛ > 0. " Osservazione n ɛ + + n ɛ n ɛ + n ɛ < ɛ = 2n ɛ 2. Il criterio necessario per la convergenza delle serie non può essere utilizzato per provare che la serie armonica diverge in quanto k + k = 0. E Esempio 3.27 Studiare il carattere della serie 3k. La serie data può essere riscritta come 3 essendo la serie armonica divergente. k = (+ ) = +, Serie armonica generalizzata Si dice serie armonica generalizzata la serie k α, α > 0. In modo analogo a quanto visto per la serie armonica, si può provare che: { + se 0 < α k α = S se α > } cioè la serie armonica generalizzata converge se e solo se risulta α >.

23 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE Serie a termini positivi Si dice serie a termini positivi la serie a k in cui tutti i termini a k sono positivi. Si osservi che la successione delle somme parziali n S n = è monotòna crescente in quanto n+ S n+ = a k = a k n a k + a n+ = S n + a n+ > S n, essendo a n+ > 0. Ne segue che il ite delle somme parziali esiste sempre, finito o infinito, e che, pertanto, una serie a termini positivi o converge o diverge Criteri di convergenza per le serie a termini positivi Criterio del confronto Siano date due serie a termini positivi, a k e b k con a k b k k N +. Si può facilmente dedurre che a k b k, da cui segue che se b k converge = a k converge se E Esempio 3.28 a k diverge = b k diverge. Utilizzando il criterio del confronto si può dedurre che la serie armonica k 2

24 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 06 è convergente. In effetti, essendo k 2 + k < k 2 + k 2 = 2k 2, si ha: da cui k 2 + k < 2k 2 = k 2 < 2 k 2 + k k 2 < 2 k(k + ), essendo la serie di Mengoli k 2 < Criterio del confronto asintotico Date le due serie a termini positivi 2 k(k + ) = 2 k(k + ) =. k(k + ) = 2, a k e b k si supponga che k + a k b k = l 0. In tal caso, avendo i due termini generici lo stesso andamento per k +, le due serie hanno lo stesso carattere. a k e b k Se, invece, l = 0 ciò vuol dire che per k sufficientemente grandi risulta a k b k < ɛ, per un arbitrario ɛ > 0. Siccome entrambi i termini sono positivi, si avrà a k b k < ɛ = a k < ɛb k. Pertanto si ha: se b k converge = a k converge, se a k diverge = b k diverge. Se, infine, k + a k b k = +

25 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 07 ciò vuol dire che, per k sufficientemente grandi risulta a k b k > M, per ogni arbitrario M > 0, da cui segue che a k > Mb k. Quindi se b k diverge = a k diverge, se a k converge = b k converge. E Esempio 3.29 Si studi il carattere della serie 3 4k + 2. La serie data può essere confrontata con la serie armonica Si ha: k = +. 3/(4k + 2) = k + /k k + 3k 4k + 2 = 3 4 e, pertanto, le due serie hanno lo stesso carattere. Dalla divergenza della serie armonica segue quindi la divergenza della serie data. E Esempio 3.30 Studiare il carattere della serie k k 3 + 2k 2 +. La serie data può essere confrontata con la serie armonica generalizzata k 2,

26 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 08 che, come visto in precedenza, è convergente. Si ha: la serie data è convergente. Criterio della radice k/(k 3 + 2k 2 + ) k + /k 2 = Sia data la serie a termini positivi e si supponga che a k k + k ak = q. k + k 3 k 3 + 2k 2 + = : Se 0 q < la serie converge mentre se q > la serie diverge. Nel caso in cui q = la serie potrebbe divergere o convergere ed il criterio della radice è inapplicabile. " Osservazione Dire che k ak = q k + equivale a dire che, per k + o, come si suol dire, asintoticamente, ( il simbolo si legge circa uguale ) k ak q e, quindi, a k q k. Pertato confrontando la serie data con la serie geometrica si ottiene che essa è convergente se 0 q < e divergente se q >. E Esempio 3.3 Studiare il carattere della serie ( + 5 k )k2. Si ha k ak = = ( + 5 k + k + k )k = e 5 > : la serie data è divergente. E Esempio 3.32 Studiare il carattere della serie ( + 3k )k2.

27 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 09 Utilizzando il criterio della radice si ottiene: k k + la serie data è pertanto convergente. Criterio del rapporto Sia data la serie a termini positivi e si supponga che Si può dimostrare che: ( + 3k )k2 = k + ( + 3k )k = e 3 < : a k, a k+ = q. k + a k { converge se 0 q < a k = diverge se q > Se invece q = la serie data potrebbe essere divergente o convergente. " Osservazione Se si può dire che Da ciò segue che a k+ = q k + a k a k+ a k q k > k. a k+ qa k, a k+2 qa k+ = q 2 a k,. a k+3 qa k+2 = q 3 a k e, più in generale, a k+n q n a k. Ciò vuol dire che da un certo k in poi, k > k, il comportamento dei termini della serie è simile a quello di una serie geometrica di ragione q (si tenga conto che a k è un numero fissato). Da ciò segue che la serie data è convergente se 0 q < ed è divergente se q >. E Esempio 3.33 Studiare il carattere della serie k + k ( 3 4 )k.

28 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 0 Utilizzando il criterio del rapporto si ottiene a k+ (k + 2)/(k + )(3/4) k+ k(k + 2) = k + a k k + (k + )/(k)(3/4) k = k + (k + ) 2 ( 3 4 ) = 3 4 < : la serie data è convergente. E Esempio 3.34 Studiare il carattere della serie k! k +. Utilizzando il criterio del rapporto si ha (si ricordi che (k + )! = (k + )k!) a k+ (k + )!/(k + 2) (k + ) 2 = = k + a k k + k!/(k + ) k + (k + 2) = + : la serie data è divergente Serie a segni alterni La serie con a k > 0, si dice serie a segni alterni. ( ) k a k, Per determinare il carattere di tale serie è rilevante il seguente w Teorema (Criterio di Leibniz) Sia data la serie a segni alterni ( ) k a k. Se la successione a k è decrescente (cioè se a k+ < a k k N + ) e se allora la serie data è convergente. a k = 0 k +

29 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE E Esempio 3.35 Studiare il carattere della serie La successione k è decrescente e k + ( ) k. k = 0. k Applicando il criterio di Leibniz si deduce, quindi, che la serie data è convergente Serie a termini di segno qualunque Sia data la serie a k, dove il termine generico a k può essere positivo o negativo. R Definizione (Serie assolutamente convergente) Se la serie converge, si dice che la serie è assolutamente convergente. a k a k Sussite il seguente w Teorema (Criterio di convergenza per le serie di segno qualunque) La convergenza assoluta di una serie implica la convergenza della serie stessa: se a k converge = a k converge.

30 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 2 " Osservazione Il teorema appena enunciato rappresenta una condizione sufficiente per la convergenza di una serie a segno qualunque. Tale condizione non è comunque necessaria. Si consideri infatti la serie ( ) k k : siccome /k è decrescente e k + k = 0, per il criterio di Leibniz tale serie è convergente. Tuttavia essa non è assolutamente convergente visto che la serie armonica è divergente. E Esempio 3.36 Studiare il carattere della serie La serie dei moduli k k k k 5 + 2k. k k2 + 3 k 5 + 2k è convergente. In effetti, applicando il criterio del confronto asintotico tra la serie dei moduli e la serie armonica generalizzata k 3 che si ricorda essere convergente, si ottiene: k k2 + 3 k + k 5 + 2k /(/k3 ) =, da cui si deduce che la serie dei moduli è convergente. La serie di partenza è pertanto assolutamente convergente e, quindi, convergente. " Osservazione Per lo studio del carattere della serie si può seguire il seguente schema: a k

31 CAPITOLO 3. SUCCESSIONI E SERIE 3. Si studia il ite a k : k + se tale ite è diverso da zero la serie diverge. Nel caso in cui tale ite è pari a zero occorrerà studiare dettagliatamente il suo carattere. 2. Se la serie può essere ricondotta ad una serie di cui si conosce il comportamento (serie aritmetica, geometrica, di Mengoli, armonica e armonica generalizzata) si determina di conseguenza il suo carattere 3. Se la serie è a termini positivi si possono usare i criteri visti in precedenza. In generale, se il termine generico della serie a k contiene i fattoriali di k, oppure P(k) è della forma a k = b k Q(k), dove P e Q sono polinomi in k, è opportuno applicare il criterio del rapporto; se il termine generico della serie è della forma a k = (b k ) k è opportuno utilizzare il criterio della radice; se i criteri della radice o del rapporto sono inefficaci il carattere della serie può essere studiato utilizzando il criterio del confronto o il criterio del confronto asintotico 4. Se la serie è a segni alterni si può utilizzare il criterio di Leibniz o il criterio della convergenza assoluta (e si ritorna quindi al caso 3) 5. Se la serie è a termini di segno qualunque si può utilizzare il criterio della convergenza assoluta (e si ritorna quindi al caso 3)

Corso di Analisi Matematica Serie numeriche

Corso di Analisi Matematica Serie numeriche Corso di Analisi Matematica Serie numeriche Laurea in Informatica e Comunicazione Digitale A.A. 2013/2014 Università di Bari ICD (Bari) Analisi Matematica 1 / 25 1 Definizione e primi esempi 2 Serie a

Dettagli

u 1 u k che rappresenta formalmente la somma degli infiniti numeri (14.1), ordinati al crescere del loro indice. I numeri u k

u 1 u k che rappresenta formalmente la somma degli infiniti numeri (14.1), ordinati al crescere del loro indice. I numeri u k Capitolo 4 Serie numeriche 4. Serie convergenti, divergenti, indeterminate Data una successione di numeri reali si chiama serie ad essa relativa il simbolo u +... + u +... u, u 2,..., u,..., (4.) oppure

Dettagli

Matematica generale CTF

Matematica generale CTF Successioni numeriche 19 agosto 2015 Definizione di successione Monotonìa e limitatezza Forme indeterminate Successioni infinitesime Comportamento asintotico Criterio del rapporto per le successioni Definizione

Dettagli

SUCCESSIONI NUMERICHE

SUCCESSIONI NUMERICHE SUCCESSIONI NUMERICHE Definizione: Si chiama successione numerica una funzione definita su IN a valori in IR, cioè una legge che associa ad ogni intero n un numero reale a n. Per abuso di linguaggio, si

Dettagli

CRITERI DI CONVERGENZA PER LE SERIE. lim a n = 0. (1) s n+1 = s n + a n+1. (2) CRITERI PER LE SERIE A TERMINI NON NEGATIVI

CRITERI DI CONVERGENZA PER LE SERIE. lim a n = 0. (1) s n+1 = s n + a n+1. (2) CRITERI PER LE SERIE A TERMINI NON NEGATIVI Il criterio più semplice è il seguente. CRITERI DI CONVERGENZA PER LE SERIE Teorema(condizione necessaria per la convergenza). Sia a 0, a 1, a 2,... una successione di numeri reali. Se la serie a k è convergente,

Dettagli

Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria).

Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria). Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria). Aprile 20 Indice Serie numeriche. Serie convergenti, divergenti, indeterminate.....................

Dettagli

1 Alcuni criteri di convergenza per serie a termini non negativi

1 Alcuni criteri di convergenza per serie a termini non negativi Alcuni criteri di convergenza per serie a termini non negativi (Criterio del rapporto.) Consideriamo la serie a (.) a termini positivi (ossia a > 0, =, 2,...). Supponiamo che esista il seguente ite a +

Dettagli

Corso di Analisi Matematica. Successioni e serie numeriche

Corso di Analisi Matematica. Successioni e serie numeriche a.a. 2011/12 Laurea triennale in Informatica Corso di Analisi Matematica Successioni e serie numeriche Avvertenza Questi sono appunti informali delle lezioni, che vengono resi disponibili per comodità

Dettagli

SERIE NUMERICHE. prof. Antonio Greco 6-11-2013

SERIE NUMERICHE. prof. Antonio Greco 6-11-2013 SERIE NUMERICHE prof. Antonio Greco 6--203 Indice Motivazioni........... 3 Definizione........... 3 Errore tipico........... 3 Un osservazione utile...... 3 Condizione necessaria...... 4 Serie armonica.........

Dettagli

Serie numeriche. 1 Definizioni e proprietà elementari

Serie numeriche. 1 Definizioni e proprietà elementari Serie numeriche Definizioni e proprietà elementari Sia { } una successione, definita per ogni numero naturale n n. Per ogni n n, consideriamo la somma s n degli elementi della successione di posto d s

Dettagli

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE La sequenza costituisce un esempio di SUCCESSIONE. Ecco un altro esempio di successione: Una successione è dunque una sequenza infinita di numeri reali (ma potrebbe

Dettagli

SUCCESSIONI NUMERICHE

SUCCESSIONI NUMERICHE SUCCESSIONI NUMERICHE Una funzione reale di una variabile reale f di dominio A è una legge che ad ogni x A associa un numero reale che denotiamo con f(x). Se A = N, la f è detta successione di numeri reali.

Dettagli

Per lo svolgimento del corso risulta particolarmente utile considerare l insieme

Per lo svolgimento del corso risulta particolarmente utile considerare l insieme 1. L insieme R. Per lo svolgimento del corso risulta particolarmente utile considerare l insieme R = R {, + }, detto anche retta reale estesa, che si ottiene aggiungendo all insieme dei numeri reali R

Dettagli

1 Serie di Taylor di una funzione

1 Serie di Taylor di una funzione Analisi Matematica 2 CORSO DI STUDI IN SMID CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2 CAPITOLO 7 SERIE E POLINOMI DI TAYLOR Serie di Taylor di una funzione. Definizione di serie di Taylor Sia f(x) una funzione definita

Dettagli

CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI

CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI Abbiamo studiato successioni e serie numeriche, ora vogliamo studiare successioni e serie di funzioni. Dato un insieme A R, chiamiamo successione di funzioni

Dettagli

Intorni Fissato un punto sull' asse reale, si definisce intorno del punto, un intervallo aperto contenente e tutto contenuto in

Intorni Fissato un punto sull' asse reale, si definisce intorno del punto, un intervallo aperto contenente e tutto contenuto in Intorni Fissato un punto sull' asse reale, si definisce intorno del punto, un intervallo aperto contenente e tutto contenuto in Solitamente si fa riferimento ad intorni simmetrici =, + + Definizione: dato

Dettagli

8. Serie numeriche Assegnata la successione di numeri complessi {a 1, a 2, a 3,...} si considera con il nome di serie numerica.

8. Serie numeriche Assegnata la successione di numeri complessi {a 1, a 2, a 3,...} si considera con il nome di serie numerica. 8. Serie numeriche Assegnata la successione di numeri complessi {a 1, a 2, a 3,...} si considera con il nome di serie numerica la nuova successione {s n } definita come s 1 = a 1, s 2 = a 1 + a 2, s 3

Dettagli

+ P a n n=1 + X. a n = a m 3. n=1. m=4. Per poter dare un significato alla somma (formale) di infiniti termini, ricorriamo al seguente procedimento:

+ P a n n=1 + X. a n = a m 3. n=1. m=4. Per poter dare un significato alla somma (formale) di infiniti termini, ricorriamo al seguente procedimento: Capitolo 3 Serie 3. Definizione Sia { } una successione di numeri reali. Ci proponiamo di dare significato, quando possibile, alla somma a + a 2 +... + +... di tutti i termini della successione. Questa

Dettagli

Limiti e continuità delle funzioni reali a variabile reale

Limiti e continuità delle funzioni reali a variabile reale Limiti e continuità delle funzioni reali a variabile reale Roberto Boggiani Versione 4.0 9 dicembre 2003 1 Esempi che inducono al concetto di ite Per introdurre il concetto di ite consideriamo i seguenti

Dettagli

La funzione è continua nel suo dominio perchè y = f(x) è composizione di funzioni continue. Il punto x = 0 è un punto isolato per D f.

La funzione è continua nel suo dominio perchè y = f(x) è composizione di funzioni continue. Il punto x = 0 è un punto isolato per D f. FUNZIONI CONTINUE - ALCUNI ESERCIZI SVOLTI SIMONE ALGHISI 1. Continuità di una funzione Dati un insieme D R, una funzione f : D R e x 0 R, si è detto che f è continua in x 0 se sono soddisfatte le seguenti

Dettagli

Schemi delle Lezioni di Matematica Generale. Pierpaolo Montana

Schemi delle Lezioni di Matematica Generale. Pierpaolo Montana Schemi delle Lezioni di Matematica Generale Pierpaolo Montana A volte i fenomeni economici che ci interessano non variano con continuitá oppure non possono essere osservati con continuitá, ma solo a intervalli

Dettagli

Consideriamo due polinomi

Consideriamo due polinomi Capitolo 3 Il luogo delle radici Consideriamo due polinomi N(z) = (z z 1 )(z z 2 )... (z z m ) D(z) = (z p 1 )(z p 2 )... (z p n ) della variabile complessa z con m < n. Nelle problematiche connesse al

Dettagli

Alcuni complementi sulle successioni

Alcuni complementi sulle successioni Alcuni complementi sulle successioni 1 (Teorema del confronto) Siano {a n } e {b n } due successioni regolari tali che si abbia a n b n n N. (1) Allora: a n b n. (2) Dim. Sia L = a n ed L = b n. Se L =

Dettagli

Università degli Studi di Catania A.A. 2012-2013. Corso di laurea in Ingegneria Industriale

Università degli Studi di Catania A.A. 2012-2013. Corso di laurea in Ingegneria Industriale Università degli Studi di Catania A.A. 2012-2013 Corso di laurea in Ingegneria Industriale Corso di Analisi Matematica I (A-E) (Prof. A.Villani) Elenco delle dimostrazioni che possono essere richieste

Dettagli

Serie numeriche e serie di potenze

Serie numeriche e serie di potenze Serie numeriche e serie di potenze Sommare un numero finito di numeri reali è senza dubbio un operazione che non può riservare molte sorprese Cosa succede però se ne sommiamo un numero infinito? Prima

Dettagli

Prova parziale di Geometria e Topologia I - 5 mag 2008 (U1-03, 13:30 16:30) 1/8. Cognome:... Nome:... Matricola:...

Prova parziale di Geometria e Topologia I - 5 mag 2008 (U1-03, 13:30 16:30) 1/8. Cognome:... Nome:... Matricola:... Prova parziale di Geometria e Topologia I - 5 mag 2008 (U1-03, 13:30 16:30) 1/8 Cognome:................ Nome:................ Matricola:................ (Dare una dimostrazione esauriente di tutte le

Dettagli

Raccolta degli Scritti d Esame di ANALISI MATEMATICA U.D. 1 assegnati nei Corsi di Laurea di Fisica, Fisica Applicata, Matematica

Raccolta degli Scritti d Esame di ANALISI MATEMATICA U.D. 1 assegnati nei Corsi di Laurea di Fisica, Fisica Applicata, Matematica DIPARTIMENTO DI MATEMATICA Università degli Studi di Trento Via Sommarive - Povo (TRENTO) Raccolta degli Scritti d Esame di ANALISI MATEMATICA U.D. 1 assegnati nei Corsi di Laurea di Fisica, Fisica Applicata,

Dettagli

Parte 2. Determinante e matrice inversa

Parte 2. Determinante e matrice inversa Parte. Determinante e matrice inversa A. Savo Appunti del Corso di Geometria 013-14 Indice delle sezioni 1 Determinante di una matrice, 1 Teorema di Cramer (caso particolare), 3 3 Determinante di una matrice

Dettagli

7 - Esercitazione sulle derivate

7 - Esercitazione sulle derivate 7 - Esercitazione sulle derivate Luigi Starace gennaio 0 Indice Dimostrare il teorema 5.5.3.a................................................b............................................... Dimostrazioni.a

Dettagli

Funzioni. Parte prima. Daniele Serra

Funzioni. Parte prima. Daniele Serra Funzioni Parte prima Daniele Serra Nota: questi appunti non sostituiscono in alcun modo le lezioni del prof. Favilli, né alcun libro di testo. Sono piuttosto da intendersi a integrazione di entrambi. 1

Dettagli

SIMULAZIONE TEST ESAME - 1

SIMULAZIONE TEST ESAME - 1 SIMULAZIONE TEST ESAME - 1 1. Il dominio della funzione f(x) = log (x2 + 1)(4 x 2 ) (x 2 2x + 1) è: (a) ( 2, 2) (b) ( 2, 1) (1, 2) (c) (, 2) (2, + ) (d) [ 2, 1) (1, 2] (e) R \{1} 2. La funzione f : R R

Dettagli

CONCETTO DI LIMITE DI UNA FUNZIONE REALE

CONCETTO DI LIMITE DI UNA FUNZIONE REALE CONCETTO DI LIMITE DI UNA FUNZIONE REALE Il limite di una funzione è uno dei concetti fondamentali dell'analisi matematica. Tramite questo concetto viene formalizzata la nozione di funzione continua e

Dettagli

FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI

FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI 1) Determinare il dominio delle seguenti funzioni di variabile reale: (a) f(x) = x 4 (c) f(x) = 4 x x + (b) f(x) = log( x + x) (d) f(x) = 1 4 x 5 x + 6 ) Data la funzione

Dettagli

risulta (x) = 1 se x < 0.

risulta (x) = 1 se x < 0. Questo file si pone come obiettivo quello di mostrarvi come lo studio di una funzione reale di una variabile reale, nella cui espressione compare un qualche valore assoluto, possa essere svolto senza necessariamente

Dettagli

Limiti e continuità di funzioni reali di una variabile

Limiti e continuità di funzioni reali di una variabile di funzioni reali di una variabile Corso di Analisi Matematica - capitolo VI Facoltà di Economia, UER Maria Caterina Bramati Université Libre de Bruxelles ECARES 22 Novembre 2006 Intuizione di ite di funzione

Dettagli

Esercizi di Analisi Matematica I

Esercizi di Analisi Matematica I Esercizi di Analisi Matematica I Andrea Corli e Alessia Ascanelli gennaio 9 Indice Introduzione iii Nozioni preliminari. Fattoriali e binomiali..................................... Progressioni..........................................

Dettagli

Una ricetta per il calcolo dell asintoto obliquo. Se f(x) è asintotica a mx+q allora abbiamo f(x) mx q = o(1), da cui (dividendo per x) + o(1), m =

Una ricetta per il calcolo dell asintoto obliquo. Se f(x) è asintotica a mx+q allora abbiamo f(x) mx q = o(1), da cui (dividendo per x) + o(1), m = Una ricetta per il calcolo dell asintoto obliquo Se f() è asintotica a m+q allora abbiamo f() m q = o(1), da cui (dividendo per ) m = f() q + 1 f() o(1) = + o(1), mentre q = f() m = o(1). Dunque si ha

Dettagli

l insieme Y è detto codominio (è l insieme di tutti i valori che la funzione può assumere)

l insieme Y è detto codominio (è l insieme di tutti i valori che la funzione può assumere) Che cos è una funzione? Assegnati due insiemi X e Y si ha una funzione elemento di X uno e un solo elemento di Y. f : X Y se esiste una corrispondenza che associa ad ogni Osservazioni: l insieme X è detto

Dettagli

Insiemi di livello e limiti in più variabili

Insiemi di livello e limiti in più variabili Insiemi di livello e iti in più variabili Insiemi di livello Si consideri una funzione f : A R, con A R n. Un modo per poter studiare il comportamento di una funzione in più variabili potrebbe essere quello

Dettagli

19. Inclusioni tra spazi L p.

19. Inclusioni tra spazi L p. 19. Inclusioni tra spazi L p. Nel n. 15.1 abbiamo provato (Teorema 15.1.1) che, se la misura µ è finita, allora tra i corispondenti spazi L p (µ) si hanno le seguenti inclusioni: ( ) p, r ]0, + [ : p

Dettagli

5. La teoria astratta della misura.

5. La teoria astratta della misura. 5. La teoria astratta della misura. 5.1. σ-algebre. 5.1.1. σ-algebre e loro proprietà. Sia Ω un insieme non vuoto. Indichiamo con P(Ω la famiglia di tutti i sottoinsiemi di Ω. Inoltre, per ogni insieme

Dettagli

Sulla monotonia delle funzioni reali di una variabile reale

Sulla monotonia delle funzioni reali di una variabile reale Liceo G. B. Vico - Napoli Sulla monotonia delle funzioni reali di una variabile reale Prof. Giuseppe Caputo Premetto due teoremi come prerequisiti necessari per la comprensione di quanto verrà esposto

Dettagli

Le funzioni continue. A. Pisani Liceo Classico Dante Alighieri A.S. 2002-03. A. Pisani, appunti di Matematica 1

Le funzioni continue. A. Pisani Liceo Classico Dante Alighieri A.S. 2002-03. A. Pisani, appunti di Matematica 1 Le funzioni continue A. Pisani Liceo Classico Dante Alighieri A.S. -3 A. Pisani, appunti di Matematica 1 Nota bene Questi appunti sono da intendere come guida allo studio e come riassunto di quanto illustrato

Dettagli

Slide Cerbara parte1 5. Le distribuzioni teoriche

Slide Cerbara parte1 5. Le distribuzioni teoriche Slide Cerbara parte1 5 Le distribuzioni teoriche I fenomeni biologici, demografici, sociali ed economici, che sono il principale oggetto della statistica, non sono retti da leggi matematiche. Però dalle

Dettagli

Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA

Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA 1 1.4 Serie in campo complesso 1.4.1 Serie di potenze Una serie di potenze è una serie del tipo a k (z z 0 ) k. Per le serie di potenze in campo complesso valgono teoremi analoghi

Dettagli

COGNOME e NOME: FIRMA: MATRICOLA:

COGNOME e NOME: FIRMA: MATRICOLA: Anno Accademico 04/ 05 Corsi di Analisi Matematica I Proff. A. Villani, R. Cirmi e F. Faraci) Prova d Esame del giorno 6 febbraio 05 Prima prova scritta compito A) Non sono consentiti formulari, appunti,

Dettagli

10. Insiemi non misurabili secondo Lebesgue.

10. Insiemi non misurabili secondo Lebesgue. 10. Insiemi non misurabili secondo Lebesgue. Lo scopo principale di questo capitolo è quello di far vedere che esistono sottoinsiemi di R h che non sono misurabili secondo Lebesgue. La costruzione di insiemi

Dettagli

Successioni di funzioni reali

Successioni di funzioni reali E-school di Arrigo Amadori Analisi I Successioni di funzioni reali 01 Introduzione. In questo capitolo applicheremo i concetti di successione e di serie alle funzioni numeriche reali. Una successione di

Dettagli

LIMITI E CONFRONTO LOCALE Esercizi svolti. b) lim. d) lim. h) lim x x + 1 x. l) lim. b) lim x cos x. x 0 sin 2 3x cos x p) lim.

LIMITI E CONFRONTO LOCALE Esercizi svolti. b) lim. d) lim. h) lim x x + 1 x. l) lim. b) lim x cos x. x 0 sin 2 3x cos x p) lim. LIMITI E CONFRONTO LOCALE Esercizi svolti. Calcolare i seguenti iti: a + 4 + b + 4 + 4 c 5 e ± g i + + sin 4 m sin o π q sin π + 4 + 7 d + 4 + + 5 4 + f 4 4 + 5 4 + 4 h + + l + + cos n sin cos p π π +

Dettagli

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t)

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t) CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti 1. Determinare lim M(sin) (M(t) denota la mantissa di t) kπ/ al variare di k in Z. Ove tale limite non esista, discutere l esistenza dei limiti laterali. Identificare

Dettagli

la funzione è definita la funzione non è definita Si osservi, infatti, che la radice di un numero negativo non esiste nel campo dei numeri reali.

la funzione è definita la funzione non è definita Si osservi, infatti, che la radice di un numero negativo non esiste nel campo dei numeri reali. 1 y 4 CAMPO DI ESISTENZA. Poiché data è una irrazionale con indice di radice pari, il cui radicando è un polinomio, essa risulta definita solo per i valori della per i quali il radicando è positivo, ovvero

Dettagli

Capitolo 2. Operazione di limite

Capitolo 2. Operazione di limite Capitolo 2 Operazione di ite In questo capitolo vogliamo occuparci dell operazione di ite, strumento indispensabile per scoprire molte proprietà delle funzioni. D ora in avanti riguarderemo i domini A

Dettagli

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da Data una funzione reale f di variabile reale x, definita su un sottoinsieme proprio D f di R (con questo voglio dire che il dominio di f è un sottoinsieme di R che non coincide con tutto R), ci si chiede

Dettagli

Il concetto di valore medio in generale

Il concetto di valore medio in generale Il concetto di valore medio in generale Nella statistica descrittiva si distinguono solitamente due tipi di medie: - le medie analitiche, che soddisfano ad una condizione di invarianza e si calcolano tenendo

Dettagli

1. Limite finito di una funzione in un punto

1. Limite finito di una funzione in un punto . Limite finito di una funzione in un punto Consideriamo la funzione: f ( ) = il cui dominio risulta essere R {}, e quindi il valore di f ( ) non è calcolabile in =. Quest affermazione tuttavia non esaurisce

Dettagli

Introduzione al MATLAB c Parte 2

Introduzione al MATLAB c Parte 2 Introduzione al MATLAB c Parte 2 Lucia Gastaldi Dipartimento di Matematica, http://dm.ing.unibs.it/gastaldi/ 18 gennaio 2008 Outline 1 M-file di tipo Script e Function Script Function 2 Costrutti di programmazione

Dettagli

21. Studio del grafico di una funzione: esercizi

21. Studio del grafico di una funzione: esercizi 1. Studio del grafico di una funzione: esercizi Esercizio 1.6. Studiare ciascuna delle seguenti funzioni in base allo schema di pagina 194, eseguendo anche il computo della derivata seconda e lo studio

Dettagli

Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli

Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli A. Savo Appunti del Corso di Geometria 203-4 Indice delle sezioni Rango di una matrice, 2 Teorema degli orlati, 3 3 Calcolo con l algoritmo di Gauss, 6 4 Matrici

Dettagli

Osservazioni sulla continuità per le funzioni reali di variabile reale

Osservazioni sulla continuità per le funzioni reali di variabile reale Corso di Matematica, I modulo, Università di Udine, Osservazioni sulla continuità Osservazioni sulla continuità per le funzioni reali di variabile reale Come è noto una funzione è continua in un punto

Dettagli

Quesiti di Analisi Matematica A

Quesiti di Analisi Matematica A Quesiti di Analisi Matematica A Presentiamo una raccolta di quesiti per la preparazione alla prova orale del modulo di Analisi Matematica A. Per una buona preparazione é consigliabile rispondere ad alta

Dettagli

Le equazioni. Diapositive riassemblate e rielaborate da prof. Antonio Manca da materiali offerti dalla rete.

Le equazioni. Diapositive riassemblate e rielaborate da prof. Antonio Manca da materiali offerti dalla rete. Le equazioni Diapositive riassemblate e rielaborate da prof. Antonio Manca da materiali offerti dalla rete. Definizione e caratteristiche Chiamiamo equazione l uguaglianza tra due espressioni algebriche,

Dettagli

1. Distribuzioni campionarie

1. Distribuzioni campionarie Università degli Studi di Basilicata Facoltà di Economia Corso di Laurea in Economia Aziendale - a.a. 2012/2013 lezioni di statistica del 3 e 6 giugno 2013 - di Massimo Cristallo - 1. Distribuzioni campionarie

Dettagli

Appunti di Analisi Matematica 1. Docente: Klaus Engel. Università degli Studi dell Aquila Facoltà di Ingegneria A.A. 2011/12

Appunti di Analisi Matematica 1. Docente: Klaus Engel. Università degli Studi dell Aquila Facoltà di Ingegneria A.A. 2011/12 Appunti di Analisi Matematica Docente: Klaus Engel Università degli Studi dell Aquila Facoltà di Ingegneria A.A. / http://univaq.it/~engel ( = %7E) (Versione del 4 dicembre ) Note scritte in collaborazione

Dettagli

Teoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S

Teoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Teoria delle code Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Fabio Giammarinaro 04/03/2008 Sommario INTRODUZIONE... 3 Formule generali di e... 3 Leggi di Little... 3 Cosa cerchiamo... 3 Legame tra N e le

Dettagli

x 1 + x 2 3x 4 = 0 x1 + x 2 + x 3 = 0 x 1 + x 2 3x 4 = 0.

x 1 + x 2 3x 4 = 0 x1 + x 2 + x 3 = 0 x 1 + x 2 3x 4 = 0. Problema. Sia W il sottospazio dello spazio vettoriale R 4 dato da tutte le soluzioni dell equazione x + x 2 + x = 0. (a. Sia U R 4 il sottospazio dato da tutte le soluzioni dell equazione Si determini

Dettagli

SVILUPPO IN SERIE DI FOURIER. Prof. Attampato Daniele

SVILUPPO IN SERIE DI FOURIER. Prof. Attampato Daniele SVILUPPO IN SERIE DI FOURIER Prof. Attampato Daniele SVILUPPO IN SERIE DI UNA FUNZIONE Uno dei problemi più frequenti in matematica è legato alla necessità di approssimare una funzione. Uno degli strumenti

Dettagli

Matematica e Statistica

Matematica e Statistica Matematica e Statistica Prova d esame (0/07/03) Università di Verona - Laurea in Biotecnologie - A.A. 0/3 Matematica e Statistica Prova di MATEMATICA (0/07/03) Università di Verona - Laurea in Biotecnologie

Dettagli

2. Leggi finanziarie di capitalizzazione

2. Leggi finanziarie di capitalizzazione 2. Leggi finanziarie di capitalizzazione Si chiama legge finanziaria di capitalizzazione una funzione atta a definire il montante M(t accumulato al tempo generico t da un capitale C: M(t = F(C, t C t M

Dettagli

Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 2011/2012

Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 2011/2012 Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 211/212 Ricordare: una funzione lipschitziana tra spazi metrici manda insiemi limitati in insiemi limitati; se il dominio di una funzione

Dettagli

EQUAZIONI DIFFERENZIALI. 1. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x 2 log t (d) x = e t x log x (e) y = y2 5y+6

EQUAZIONI DIFFERENZIALI. 1. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x 2 log t (d) x = e t x log x (e) y = y2 5y+6 EQUAZIONI DIFFERENZIALI.. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x log t (d) x = e t x log x (e) y = y 5y+6 (f) y = ty +t t +y (g) y = y (h) xy = y (i) y y y = 0 (j) x = x (k)

Dettagli

Alcune nozioni di base di Logica Matematica

Alcune nozioni di base di Logica Matematica Alcune nozioni di base di Logica Matematica Ad uso del corsi di Programmazione I e II Nicola Galesi Dipartimento di Informatica Sapienza Universitá Roma November 1, 2007 Questa é una breve raccolta di

Dettagli

L espressione torna invece sempre vera (quindi la soluzione originale) se cambiamo contemporaneamente il verso: 1 < 0.

L espressione torna invece sempre vera (quindi la soluzione originale) se cambiamo contemporaneamente il verso: 1 < 0. EQUAZIONI E DISEQUAZIONI Le uguaglianze fra espressioni numeriche si chiamano equazioni. Cercare le soluzioni dell equazione vuol dire cercare quelle combinazioni delle lettere che vi compaiono che la

Dettagli

G3. Asintoti e continuità

G3. Asintoti e continuità G3 Asintoti e continuità Un asintoto è una retta a cui la funzione si avvicina sempre di più senza mai toccarla Non è la definizione formale, ma sicuramente serve per capire il concetto di asintoto Nei

Dettagli

La Programmazione Lineare

La Programmazione Lineare 4 La Programmazione Lineare 4.1 INTERPRETAZIONE GEOMETRICA DI UN PROBLEMA DI PROGRAMMAZIONE LINEARE Esercizio 4.1.1 Fornire una rappresentazione geometrica e risolvere graficamente i seguenti problemi

Dettagli

Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R

Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R Studio di funzione Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R : allo scopo di determinarne le caratteristiche principali.

Dettagli

COGNOME e NOME: FIRMA: MATRICOLA:

COGNOME e NOME: FIRMA: MATRICOLA: Anno Accademico 203/ 204 Corsi di Analisi Matematica I (Proff A Villani e F Faraci) Prova d Esame del giorno 6 febbraio 204 Prima prova scritta (compito A) Non sono consentiti formulari, appunti, libri

Dettagli

Diario del corso di Analisi Matematica 1 (a.a. 2015/16)

Diario del corso di Analisi Matematica 1 (a.a. 2015/16) Diario del corso di Analisi Matematica (a.a. 205/6) 4 settembre 205 ( ora) Presentazione del corso. 6 settembre 205 (2 ore) Numeri naturali, interi, razionali, reali. 2 non è razionale. Introduzione alle

Dettagli

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI Capitolo I LE FUNZIONI A DUE VARIABILI In questo primo capitolo introduciamo alcune definizioni di base delle funzioni reali a due variabili reali. Nel seguito R denoterà l insieme dei numeri reali mentre

Dettagli

I appello - 24 Marzo 2006

I appello - 24 Marzo 2006 Facoltà di Ingegneria - Corso di Laurea in Ing. Energetica e Gestionale A.A.2005/2006 I appello - 24 Marzo 2006 Risolvere gli esercizi motivando tutte le risposte. I.) Studiare la convergenza puntuale,

Dettagli

Transitori del primo ordine

Transitori del primo ordine Università di Ferrara Corso di Elettrotecnica Transitori del primo ordine Si consideri il circuito in figura, composto da un generatore ideale di tensione, una resistenza ed una capacità. I tre bipoli

Dettagli

I appello - 26 Gennaio 2007

I appello - 26 Gennaio 2007 Facoltà di Ingegneria - Corso di Laurea in Ing. Informatica e delle Telecom. A.A.006/007 I appello - 6 Gennaio 007 Risolvere gli esercizi motivando tutte le risposte. (N.B. il quesito teorico è obbligatorio)

Dettagli

Basi di matematica per il corso di micro

Basi di matematica per il corso di micro Basi di matematica per il corso di micro Microeconomia (anno accademico 2006-2007) Lezione del 21 Marzo 2007 Marianna Belloc 1 Le funzioni 1.1 Definizione Una funzione è una regola che descrive una relazione

Dettagli

1. PRIME PROPRIETÀ 2

1. PRIME PROPRIETÀ 2 RELAZIONI 1. Prime proprietà Il significato comune del concetto di relazione è facilmente intuibile: due elementi sono in relazione se c è un legame tra loro descritto da una certa proprietà; ad esempio,

Dettagli

Esercizi svolti. 1. Si consideri la funzione f(x) = 4 x 2. a) Verificare che la funzione F(x) = x 2 4 x2 + 2 arcsin x è una primitiva di

Esercizi svolti. 1. Si consideri la funzione f(x) = 4 x 2. a) Verificare che la funzione F(x) = x 2 4 x2 + 2 arcsin x è una primitiva di Esercizi svolti. Si consideri la funzione f() 4. a) Verificare che la funzione F() 4 + arcsin è una primitiva di f() sull intervallo (, ). b) Verificare che la funzione G() 4 + arcsin π è la primitiva

Dettagli

3 GRAFICI DI FUNZIONI

3 GRAFICI DI FUNZIONI 3 GRAFICI DI FUNZIONI Particolari sottoinsiemi di R che noi studieremo sono i grafici di funzioni. Il grafico di una funzione f (se non è specificato il dominio di definizione) è dato da {(x, y) : x dom

Dettagli

Applicazioni del calcolo differenziale allo studio delle funzioni

Applicazioni del calcolo differenziale allo studio delle funzioni Capitolo 9 9.1 Crescenza e decrescenza in piccolo; massimi e minimi relativi Sia y = f(x) una funzione definita nell intervallo A; su di essa non facciamo, per ora, alcuna particolare ipotesi (né di continuità,

Dettagli

Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria

Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria Silvana Stefani Piazza dell Ateneo Nuovo 1-20126 MILANO U6-368 silvana.stefani@unimib.it 1 Unità 9 Contenuti della lezione Operazioni finanziarie, criterio

Dettagli

Criterio del rapporto. Sia n a n una successione in [0, + ) ]0, + ) ]0, 1[ Criterio del rapporto. Sia n a n una successione in ]0, + ).

Criterio del rapporto. Sia n a n una successione in [0, + ) ]0, + ) ]0, 1[ Criterio del rapporto. Sia n a n una successione in ]0, + ). Criterio del rapporto. Si una successione in IR [0, + ) ]0, + ) ]0, [ Criterio del rapporto. Si una successione in ]0, + ). Se esiste k [0, ] ]0, [ [0, [ ]0, ] Criterio del rapporto. Si una successione

Dettagli

~ Copyright Ripetizionando - All rights reserved ~ http://ripetizionando.wordpress.com STUDIO DI FUNZIONE

~ Copyright Ripetizionando - All rights reserved ~ http://ripetizionando.wordpress.com STUDIO DI FUNZIONE STUDIO DI FUNZIONE Passaggi fondamentali Per effettuare uno studio di funzione completo, che non lascia quindi margine a una quasi sicuramente errata inventiva, sono necessari i seguenti 7 passaggi: 1.

Dettagli

LEZIONE 7. Esercizio 7.1. Quale delle seguenti funzioni è decrescente in ( 3, 0) e ha derivata prima in 3 che vale 0? x 3 3 + x2. 2, x3 +2x +3.

LEZIONE 7. Esercizio 7.1. Quale delle seguenti funzioni è decrescente in ( 3, 0) e ha derivata prima in 3 che vale 0? x 3 3 + x2. 2, x3 +2x +3. 7 LEZIONE 7 Esercizio 7.1. Quale delle seguenti funzioni è decrescente in ( 3, 0) e ha derivata prima in 3 che vale 0? x 3 3 + x2 2 6x, x3 +2x 2 6x, 3x + x2 2, x3 +2x +3. Le derivate sono rispettivamente,

Dettagli

Esponenziali elogaritmi

Esponenziali elogaritmi Esponenziali elogaritmi Potenze ad esponente reale Ricordiamo che per un qualsiasi numero razionale m n prendere n>0) si pone a m n = n a m (in cui si può sempre a patto che a sia un numero reale positivo.

Dettagli

Scelte in condizione di incertezza

Scelte in condizione di incertezza Scelte in condizione di incertezza Tutti i problemi di decisione che abbiamo considerato finora erano caratterizzati dal fatto che ogni possibile scelta dei decisori portava a un esito certo. In questo

Dettagli

a) Osserviamo innanzi tutto che dev essere x > 0. Pertanto il dominio è ]0, + [. b) Poniamo t = log x. Innanzi tutto si ha:

a) Osserviamo innanzi tutto che dev essere x > 0. Pertanto il dominio è ]0, + [. b) Poniamo t = log x. Innanzi tutto si ha: ESERCIZIO - Data la funzione f (x) = (log x) 6 7(log x) 5 + 2(log x) 4, si chiede di: a) calcolare il dominio di f ; ( punto) b) studiare la positività e le intersezioni con gli assi; (3 punti) c) stabilire

Dettagli

E naturale chiedersi alcune cose sulla media campionaria x n

E naturale chiedersi alcune cose sulla media campionaria x n Supponiamo che un fabbricante stia introducendo un nuovo tipo di batteria per un automobile elettrica. La durata osservata x i delle i-esima batteria è la realizzazione (valore assunto) di una variabile

Dettagli

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti. Determinare kπ/ [cos] al variare di k in Z. Ove tale ite non esista, discutere l esistenza dei iti laterali. Identificare i punti di discontinuità della funzione

Dettagli

Elementi di topologia della retta

Elementi di topologia della retta Elementi di topologia della retta nome insieme definizione l insieme è un concetto primitivo che si accetta come intuitivamente noto secondo George Cantor, il padre della teoria degli insiemi: Per insieme

Dettagli

2 FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE

2 FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 2 FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 2.1 CONCETTO DI FUNZIONE Definizione 2.1 Siano A e B due insiemi. Una funzione (o applicazione) f con dominio A a valori in B è una legge che associa ad ogni elemento

Dettagli

Teoria in sintesi 10. Attività di sportello 1, 24 - Attività di sportello 2, 24 - Verifica conclusiva, 25. Teoria in sintesi 26

Teoria in sintesi 10. Attività di sportello 1, 24 - Attività di sportello 2, 24 - Verifica conclusiva, 25. Teoria in sintesi 26 Indice L attività di recupero 6 Funzioni Teoria in sintesi 0 Obiettivo Ricerca del dominio e del codominio di funzioni note Obiettivo Ricerca del dominio di funzioni algebriche; scrittura del dominio Obiettivo

Dettagli

Indice. 1 Introduzione alle Equazioni Differenziali 1 1.1 Esempio introduttivo... 1 1.2 Nomenclatura e Teoremi di Esistenza ed Unicità...

Indice. 1 Introduzione alle Equazioni Differenziali 1 1.1 Esempio introduttivo... 1 1.2 Nomenclatura e Teoremi di Esistenza ed Unicità... Indice 1 Introduzione alle Equazioni Differenziali 1 1.1 Esempio introduttivo............................. 1 1.2 Nomenclatura e Teoremi di Esistenza ed Unicità.............. 5 i Capitolo 1 Introduzione

Dettagli

ESERCIZI DI MATEMATICA FINANZIARIA DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT UNIFE A.A. 2015/2016. 1. Esercizi: lezione 24/11/2015

ESERCIZI DI MATEMATICA FINANZIARIA DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT UNIFE A.A. 2015/2016. 1. Esercizi: lezione 24/11/2015 ESERCIZI DI MATEMATICA FINANZIARIA DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT UNIFE A.A. 2015/2016 1. Esercizi: lezione 24/11/2015 Valutazioni di operazioni finanziarie Esercizio 1. Un operazione finanziaria

Dettagli