Sicurezza Sociale: Tutela del lavoro e del reddito
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- Assunta Zamboni
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1 Delega Assessorile in materia di Servizi Sociali, Rapporti con Azienda Ospedaliera e A.S.L., Casa Comunale di Soggiorno Anziani, La legge 328 del 2000, attesa per oltre un secolo, ha dotato il sistema di welfare italiano di una politica organica per affrontare i bisogni socio-assistenziali; la Legge regionale 8 gennaio 2004 n 1 dispone norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento ; finalità della legge regionale è quella di favorire il benessere della persona, la prevenzione del disagio e il miglioramento della qualità della vita delle comunità locali, programma ed organizza il sistema integrato degli interventi e servizi sociali secondo i principi di universalità, solidarietà, sussidiarietà cooperazione, efficacia ed efficienza,omogeneità ed equità territoriale. Piace sottolineare che l innovazione consiste nell avanzare proposte a tutti gli svariati mondi sociali per creare una grande forza, per costruire un pensiero comune e superare la frammentazione per arrivare a ricomporre i vari pezzi del grande puzzle ; bisogna sollecitare il Governo perché presenti proposte di legge che giacciono da tempo alle Camere per esempio Diritti di sicurezza sociale in materia di tutela del lavoro e del reddito, Disciplina del sostegno alle responsabilità familiari, Istituzione di un sistema sociale e di cura per le persone anziane non autosufficienti, Interventi straordinari per la sanità nel mezzogiorno ;occorre trovare le risorse finanziarie, creare un collegamento tra la ripresa della competitività ed un rilancio delle politiche sociali: non è possibile ritornare indietro o pensare di tagliare le risorse per il funzionamento dei servizi esistenti. Le politiche sociali devono essere intese come politiche di sviluppo; bisogna fare investimenti per creare attività produttive nel sociale e non per ridistribuire risorse interne: occorre capacità di mobilitazione delle risorse, acquisire competitività per investire sulle risorse umane. Occorre sottolineare che quando si parla di sociale non si deve intendere solo distribuzione di risorse economiche, ma soprattutto creazione di una rete che 63
2 raccolga tutte le risorse disponibili sul territorio, le colleghi, per creare un Piano regolatore del sociale che sappia essere volano per mobilitare le risorse. Alla costruzione del piano regolatore devono contribuire diversi attori: Assessori, non solo quelli con delega al sociale, enti assistenziali ed economici, cooperative, ecc. ci deve essere trasversalità, larghe alleanze, forti partners. Anche nell ambito dell impresa devono esserci responsabilità sociali; l invito è quello di prendere decisioni condivise tra pubblico e privato attuare programmi intersettoriali per il benessere delle persone. Condizione indispensabile per la costruzione di un buon Welfare è la solidarietà tra le generazioni, ma questa solidarietà si raggiunge se si creano le condizioni per una buona e piena occupazione e un patto di solidarietà tra giovani e anziani. Si sottolinea ancora che il miglior Welfare è quello che sostiene il lavoro. Se si vuole stare all interno del patto di stabilità non è opportuno aumentare troppo i redditi individuali, ma il numero di occupati all interno di ogni famiglia e soprattutto quello femminile. Sicurezza Sociale: Tutela del lavoro e del reddito La povertà e l esposizione al rischio di povertà sono fenomeni molto diffusi nel nostro Paese. Per l anno 2002 l Istituto Nazionale di Statistica ha stimato che le famiglie in condizione di povertà relativa ( ovvero la soglia determinata annualmente rispetto alla spesa media mensile procapite per consumi delle famiglie) fossero l 11,0% delle famiglie residenti (risultavano essere il 12,35% nel 2000); la povertà assoluta (calcolata sul valore monetario di un paniere di beni e servizi essenziali aggiornato ogni anno tenendo conto della variazione dei prezzi al consumo) interessava, invece, il 5,1% delle famiglie italiane ( erano il 4,3% nel 2000). La condizione di povertà colpisce una fascia orizzontale di persone: anziani e soli, famiglie numerose con un solo reddito, giovani che svolgono lavori precari, famiglie con carichi familiari e biografie difficili. Il lavoro, l istruzione e i carichi familiari sono i fattori che più incidono sull esposizione al rischio povertà. 64
3 L Italia, dopo l Inghilterra vanta il triste primato della povertà minorile: tale povertà contraddice i più elementari principi di eguaglianza delle opportunità e compromette le aspettative di reddito futuro. Lo svantaggio potenziale di più lungo periodo in termini di minore istruzione,difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, rischi di esclusione sociale deriva dall essere poveri nella fase iniziale del ciclo della vita. E innanzitutto la mancanza di lavoro a provocare la povertà delle famiglie e degli individui con esiti lungo tutto il ciclo della vita. Si è poveri da bambini come figli di disoccupati e di sottoccupati; si rimane poveri da giovani e da adulti perché la povertà dei genitori, unita a una politica della formazione poco attenta a comprendere le situazioni di svantaggio familiare, non consente l accesso a una formazione adeguatamente spendibile sul mercato del lavoro; si è poveri da giovani perché troppe volte l unico lavoro che si trova è un lavoro al di sotto della soglia di decenza in quanto privo di diritti e di tutele. L accesso al lavoro è dunque essenziale per contrastare la povertà e l esclusione sociale. Un lavoro che deve essere dotato di diritti ed essere messo in relazione con altre opportunità: formazione permanente, accesso al circuito informativo, sostegno all attività di cura, accesso ai servizi sociosanitari. Un reddito da solo non libera dalla povertà, perché la povertà è l espressione di un fallimento delle capacità e costituisce una limitazione dell esistenza umana. Pertanto un percorso di integrazione sociale non deve mirare solo a fornire una garanzia minima di risorse, ma a sviluppare o a reintegrare le capacità lavorative, professionali e di relazione sociale senza le quali non c è identità personale, né inclusione sociale, né cittadinanza. Per combattere la povertà e l esclusione sociale bisogna dunque garantire i fondamentali diritti di cittadinanza e promuovere le capacità e le responsabilità delle persone. Bisogna offrire le opportunità concrete affinché le persone possano dare il meglio di sé, possano esercitare le proprie capacità e perseguire un proprio progetto di vita. All interno di questa strategia complessa di promozione della cittadinanza e dell inclusione sociale deve essere presente un sostegno al reddito, temporaneo, di tipo universalistico, inteso come forma di assistenza attiva per coloro che, per qualunque ragione, non ce la fanno a raggiungere un reddito decente. 65
4 Nell ambito delle misure rivolte al contrasto della povertà prevediamo una misura di assistenza attiva, che aiuti temporaneamente le persone che per qualsiasi motivo hanno un reddito che si colloca al di sotto della soglia di povertà. Tale misura è stata introdotta in modo sperimentale nel nostro Paese attraverso l istituto del reddito minimo d inserimento; tale sperimentazione persegue due obiettivi fortemente innovativi: Superare le vecchie logiche dell assistenza economica discrezionale e frammentata e sancire un diritto universale alla dignità e a condizioni minime di sussistenza, in linea con i più moderni sistemi di protezione sociale presenti in molti Paesi europei; Realizzare una politica di lotta alla povertà e all esclusione sociale, non semplicemente elargitivi, ma attiva, orientata cioè a impegnare e a valorizzare le risorse individuali e familiari degli interessati su obiettivi e su attività con gli stessi concordate: essa associa così il contributo assistenziale a specifici programmi di inserimento sociale. Una Politica per gli Anziani Anziani attivi e protagonisti Il fenomeno dell invecchiamento della popolazione nel nostro Paese che è segno di benessere, ha prodotto, negli ultimi decenni, molteplici conseguenze sia sul piano culturale sia per quanto riguarda gli aspetti sociali ed economici. L impreparazione ad affrontare le questioni relative alla crescita della popolazione anziana è innanzitutto culturale ; questa impreparazione può essere colta proprio nella scarsa consapevolezza di queste trasformazioni e nell assenza di strumenti che rispondano alla richiesta di soggettività, di inclusione sociale e di protagonismo che proviene dagli anziani. Una conferma del ritardo culturale che permea la mentalità italiana, proviene dalla sottostima del segmento di mercato destinato agli anziani. Le attività socialmente utili in cui è possibile impiegare la popolazione anziana possono variare dalle attività di tutoraggio e di insegnamento nei corsi professionali, alle iniziative di carattere culturale, dal recupero del territorio alla salvaguardia dell ambiente e all assistenza ai soggetti svantaggiati. Gli anziani possono contribuire al miglioramento dei servizi al cittadino ed al miglioramento 66
5 della qualità della vita. L obiettivo politico è quello di consentire agli Enti Locali, anche attraverso le associazioni di volontariato e le cooperative di solidarietà, di impiegare gli anziani in quelle attività socialmente rilevanti che sono proprie e funzionali alla terza età (nonni asilo nido). Anziani non autosufficienti La dimensione dei bisogni delle persone anziane non autosufficienti ha assunto ormai una valenza tale che rende ogni giorno sempre più indispensabile una risposta pubblica; non è più accettabile che questa situazione venga lasciata prevalentemente a carico delle famiglie che quotidianamente affrontano i complessi problemi legati alla presenza di una persona anziana non autosufficiente. E ben noto che il calo della natalità e l allungamento della durata della vita media, grazie anche ai progressi della medicina ed alla crescita del benessere e della qualità della vita determinano un processo di senilizzazione della società italiana ed europea molto pronunciato. La non autosufficienza in terza età non può più quindi essere considerata un evento straordinario; al contrario diventa sempre di più un rischio prevedibile e con l età che avanza le condizioni di salute tendono inevitabilmente a peggiorare e questo comporta costi elevati non certo alla portata di tutte le famiglie. Fino ad oggi molti comuni, grazie anche alle risorse messe a disposizione delle regioni, hanno sostenuto le famiglie con servizi a domicilio: appare comunque sempre più evidente che un problema di così forte e crescente impatto non può trovare soluzioni negli strumenti ordinari dell assistenza. Si ritiene quindi interessante la proposta avanzata dai partiti di sinistra di istituire un sistema di protezione sociale e di cura per le persone anziane non autosufficienti attivando presso l Istituto nazionale della previdenza sociale un fondo nazionale per il sostegno alla non autosufficienza che erogherà contributi alle famiglie sulla base dei reali bisogni assistenziali, valutati sul territorio dai comuni e dalle aziende sanitarie locali. Per tutto quanto sopra descritto si individua come obiettivo primario il proseguimento nella costruzione di una rete finalizzata all intervento integrato che permetta: la condivisione, da parte di più istituzioni della complessità dei problemi presentati dagli utenti; 67
6 la comunicazione reciproca delle proprie specifiche competenze per il raggiungimento degli obiettivi e la creazione di linguaggi comuni che facilitino anche la comprensione delle rispettive difficoltà; la sperimentazione di modelli operativi che facilitino e coordinino gli interventi dei diversi servizi per raggiungere nella maggior parte dei casi gli obiettivi prefissati; la raccolta e l elaborazione di dati e informazioni utili alla prosecuzione della costruzione di un osservatorio sul disagio relativo alla condizione di adulti ed anziani nella città; l ideazione di un forum sociale e di una casa dei diritti sociali. 68
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