Pac: Convergenza aiuti, l'italia punta sul modello irlandese

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1 Pac: Convergenza aiuti, l'italia punta sul modello irlandese Finalmente un punto fermo: la nuova Pac , il 20 novembre 2013, è stata definitivamente approvata in prima lettura dal Parlamento europeo. I testi giuridici in italiano sono già disponibili sui siti web del Parlamento europeo e del Mipaaf. L approvazione definitiva avverrà al Consiglio di ministri agricoli di dicembre 2013, ma non dovrebbe cambiare nulla. I regolamenti di base sono ormai definiti; a seguire verranno emanati i regolamenti della Commissione europea, attesi per marzo Molte decisioni spettano agli Stati membri e, per queste, dovremo attendere il 1 agosto Uno dei temi più importanti è quello della convergenza, che interessa tutti gli agricoltori, ma in particolare quelli che hanno titoli di valore elevato. Le domande sono moltissime. Quale sarà il valore dei titoli dal 2015? Che prospettive di sostegno avrà un agricoltore che oggi non possiede titoli? Convergenza L obiettivo della nuova Pac è di giungere a un valore uniforme per tutti gli agricoltori all interno di una zona omogenea, in base al principio della regionalizzazione. Per garantire un passaggio graduale tra il vecchio e il nuovo sistema e per evitare di penalizzare eccessivamente gli agricoltori con titoli di valori elevato, la nuova Pac ha introdotto la possibilità della convergenza. Ogni Stato membro può applicare la convergenza secondo tre diverse modalità: 1) convergenza totale al 2015; 2) convergenza totale al 2019; 3) convergenza parziale al 2019 o modello irlandese. Il meccanismo della convergenza è molto importante per gli agricoltori che possiedono titoli storici di valore elevato (allevatori, tabacchicoltori, olivicoltori, risicoltori, ecc.). Il modello irlandese Per evitare di penalizzare eccessivamente tali agricoltori, in Italia, l opzione dominante è quella di applicare il modello irlandese (così denominato in quanto proposto dal ministro dell agricoltura irlandese e sostenuto anche dall Italia). La scelta definitiva spetta agli Stati membri che dovranno decidere entro il 1 agosto 2014, per poi applicarla dal 1 gennaio In Italia, la maggior parte delle Organizzazioni professionali e dei decisori politici (Ministero, Regioni) sono orientati a questa opzione. Il modello di convergenza parziale o modello irlandese prevede un graduale passaggio dagli attuali livelli dei titoli verso livelli più omogenei, senza raggiungere un valore uniforme dei titoli nel Vediamone le regole applicative. 1

2 Agricoltori senza titoli L agricoltore dovrà presentare una domanda di prima assegnazione dei titoli al 15 maggio 2015 (per i requisiti della prima assegnazione, vedi Terra e Vita n. 42/2013). Il numero dei titoli sarà pari al numero di ettari ammissibili. Le superfici ammissibili sono: seminativi, colture permanenti legnose, prati e pascoli permanenti. Il modello irlandese prevede che gli Stati membri dovranno garantire che all anno di domanda 2019 nessun titolo avrà un valore unitario più basso del 60% del valore medio nazionale/regionale al Quindi l agricoltore senza titoli riceverà i titoli nel 2015 per ogni ettaro ammissibile; il valore dei titoli nel 2015 sarà basso, per poi crescere fino ad almeno il 60% del valore medio nazionale/regionale al Se l Italia optasse per il valore medio nazionale, tale agricoltore riceverebbe circa 180 euro/ha nel 2019, sommando il pagamento di base e il pagamento ecologico. Agricoltori con titoli di basso valore L agricoltore dovrà presentare una domanda di prima assegnazione dei titoli al 15 maggio Il valore di tali titoli è destinato ad aumentare dal 2015 al Più precisamente, gli agricoltori che ricevono meno del 90% della media regionale/nazionale otterranno un aumento graduale, pari a un terzo della differenza tra il loro valore unitario iniziale e il 90% del valore medio nazionale/regionale nel 2019, con la garanzia che ciascun agricoltore raggiunga un pagamento minimo pari al 60% della media regionale/nazionale entro il 2019 (fig. 2). In questo caso diventa rilevante il concetto di valore unitario iniziale. Agricoltori con titoli di elevato valore Un agricoltore che possiede titoli di valore elevati dovrà presentare una domanda di prima assegnazione dei titoli al 15 maggio Il valore di tali titoli è destinato a diminuire. Infatti, l aumento del valore dei titoli sotto la media è finanziato da quelli che stanno sopra la media. Spetta agli Stati membri decidere come applicare la riduzione del valore dei titoli che stanno sopra la media. Tuttavia, gli Stati membri potranno disporre che nessun titolo potrà diminuire di oltre il 30% rispetto al suo valore unitario iniziale. A questo punto ci si domanda se l obiettivo del raggiungimento del vincolo del 60% per i titoli di valore basso possa configgere con l obiettivo della diminuzione massima del 30% per i titoli di valore elevato. Il regolamento assicura comunque che ogni agricoltore non deve avere una perdita superiore al 30%; quindi la soglia del 60% viene abbassata di conseguenza. In altre parole, vince il rispetto della soglia massima di perdita rispetto alla soglia di un aiuto minimo. Il criterio della perdita del 30% è quello che salvaguarda maggiormente gli agricoltori che possiedono titoli storici di valore elevato. L agricoltore con titoli elevati tuttavia non deve commettere l errore di calcolare la perdita massima del 30% sulla base dei pagamenti ricevuti nel Infatti, il regolamento prevede una perdita massima del 30% sulla base del valore unitario iniziale, che è un valore relativo al 2015 e non del Per dare un indicazione di massima, dalle simulazioni effettuate, risulta che un agricoltore con titoli elevati perde circa il 50% dei pagamenti ricevuti nel 2019 rispetto al Le scelte dell Italia L obiettivo finale della nuova Pac è di raggiungere un pagamento uniforme per ettaro, ma questo obiettivo non sarà realizzato entro il

3 Infatti, l orientamento prevalente in Italia mira al mantenimento di una parte del valore dei pagamenti storici anche dopo il 2019, seppure con un graduale avvicinamento al valore uniforme a partire dal 2015 ( modello irlandese ). Il valore dei pagamenti diretti di ogni agricoltore cambierà ogni anno. Il regolamento, tuttavia, prevede che nel 2015 gli Stati membri informino gli agricoltori del valore dei loro titoli per ogni anno del periodo , in modo da assicurare certezza e trasparenza. Imu, agricoltori esenti (non tutti) Dopo vari dubbi e rinvii, il decreto relativo alla seconda rata dell Imu 2013 sugli immobili per i quali era già stata soppressa la prima rata, è stato finalmente varato dal governo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 novembre. Non mancano le sorprese, anche per il settore agricolo. I due aspetti più eclatanti sono i seguenti: 1) la seconda rata Imu non è stata abrogata per i terreni agricoli posseduti e condotti da soggetti che non sono iscritti agli elenchi previdenziali Inps con la qualifica di coltivatori diretti o di imprenditori agricoli professionali; 2) per prime case e terreni agricoli, anche se è stata abrogata la seconda rata dell Imu, nel caso in cui il comune abbia deliberato l aumento delle aliquote dell imposta rispetto a quelle base, entro il 16/1/14 si dovrà versare al Comune un importo determinato secondo le indicazioni del decreto (cosiddetta mini-imu ). Ovviamente non mancano le proteste: delle parti sociali, dei centri di assistenza fiscale, dei partiti stessi che sostengono il governo. E quest ultimo ha già fatto sapere che è al lavoro per migliorare il decreto e rimediare alla mini-imu di gennaio cosicché, al momento in cui scriviamo, sono in campo due ipotesi: una secondo cui, per problemi di bilancio, il versamento di gennaio non si potrà evitare, ma potrebbe essere successivamente rimborsato; l altra che prevede un aumento dell acconto Iva del 27 dicembre per eliminare il versamento del 16 gennaio. Non si può quindi escludere che il decreto possa subire modifiche in parlamento durante la conversione in legge. Ma andiamo con ordine, e vediamo dunque il contenuto del decreto (Dl. 30 novembre 2013, n. 133, in vigore dal giorno stesso della pubblicazione). Terreni agricoli La prima rata dell Imu 2013 dovuta sui terreni agricoli soggetti all imposta era stata abrogata senza distinzioni per tutti i proprietari, e cioè a prescindere dal possesso di qualifiche soggettive. Il decreto in esame, invece, stabilisce che la seconda rata Imu non è dovuta per i terreni agricoli, nonché per quelli non coltivati, solo se posseduti e condotti da coltivatori diretti (Cd) e da imprenditori agricoli professionali (Iap) iscritti negli elenchi previdenziali dell Inps. Da ricordare che ai fini dell Imu sono considerati agricoli i terreni fabbricabili posseduti e condotti dai Cd e dagli Iap, iscritti nella previdenza agricola, sui quali persiste l'utilizzazione agro-silvo-pastorale mediante l'esercizio di attività dirette alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, alla funghicoltura ed all allevamento di animali: in tal caso, quindi, la seconda rata Imu non è dovuta. Le persone fisiche, Cd e Iap iscritti nella previdenza agricola, se hanno costituito una società di persone alla quale hanno concesso in affitto o in comodato il terreno di cui mantengono il possesso ma che, in qualità di soci, continuano a coltivare direttamente, non devono versare la seconda rata Imu. Non va versata la seconda rata Imu sui terreni agricoli condotti da società agricole, sia di persone che di capitali, che abbiano la qualifica di Iap. 3

4 Così come va ricordato che i terreni agricoli ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell art. 15 della L. n. 984/77, sono esenti dall Imu sin dall origine. Fuori dai casi sopra descritti, la seconda rata Imu sui terreni agricoli, riferita quindi al secondo semestre 2013, dovrà essere corrisposta entro il prossimo 16 dicembre. Fabbricati rurali strumentali La seconda rata Imu dovuta sui fabbricati rurali strumentali, al pari della prima rata, viene soppressa, a prescindere dal possesso, da parte del proprietario, di qualifiche particolari (fabbricati rurali a uso strumentale a norma dell art. 9, co. 3-bis, del Dl. n. 557/93). Da ricordare, in ogni caso, che sono esenti dall Imu i fabbricati rurali a uso strumentale ubicati nei comuni classificati montani o parzialmente montani di cui all elenco dei comuni predisposto dall Istat (art. 9 del Dlgs. n. 23/2011). Casa di abitazione principale Dopo la soppressione della prima rata, viene soppressa anche la seconda rata Imu per l abitazione principale e relative pertinenze (esclusi i fabbricati classificati nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, e cioè per le case di lusso). Della soppressione beneficiano anche i fabbricati rurali a uso di abitazione principale da parte del proprietario e del suo nucleo familiare. Greening, ma quanto mi costi? Per alcuni non poco, considerando che la componente di premio della nuova riforma legata agli aspetti ambientali inciderà probabilmente su non più di un 5% dei beneficiari italiani degli aiuti diretti, che però da soli conducono quasi un terzo della superficie agricola utilizzabile del nostro Paese. Al pagamento del greening, come noto, è obbligatorio destinare il 30% delle risorse comunitarie riservate annualmente all'agricoltura dei singoli Stati membri e per l'italia equivale a circa 1,1 miliardi /anno. A conti fatti, supponendo una distribuzione uguale per tutti i produttori, si stima che il pagamento dell'inverdimento possa incidere per 120 /ha all'inizio del prossimo periodo di programmazione, quindi dal 2015, per ridursi ai 110 /ha regime nel Tre impegni Questo strumento innovativo della riforma Pac, voluto fortemente dalla Commissione, avrà come effetto che tutte le imprese agricole in possesso dei titoli base disaccoppiati saranno beneficiarie, mentre la reale applicazione, come detto, graverà su una minoranza di agricoltori. Questo per effetto del combinato di tre impegni obbligatori e delle esenzioni previste, ovvero: - diversificazione dei seminativi: per le aziende con più di 10 ha e meno di 30 ha di seminativo sarà obbligatorio avere almeno due colture diverse; per quelle con più di 30 ha, tre colture diverse di cui principale non potrà superare il 75% della superficie e le prime due il 95% della Sau aziendale; - mantenimento delle foraggere permanenti, quindi divieto di conversione delle foraggere permanenti (in alcune aree considerate sensibili dagli stati membri); - creazione di aree a focus ecologico, per le aziende con più di 15 ettari di seminativo, con obbligo di convertire quest'ultimo, nella percentuale minima del 5%, elevabile al 7% dal 2017, ad aree a valenza ambientale (aree a focus ecologico), che di fatto saranno superfici sottratte dal regime produttivo per essere congelate a scopi 4

5 ambientali, come fasce tampone, siepi e boschetti, ecc. Sono escluse da quest'ultimo adempimento, pur avendo diritto all'aiuto, le aziende che conducono i terreni secondo il metodo dell'agricoltura biologica e le aziende che coltivano foraggere, leguminose, riso o una combinazione tra esse, per almeno il 75% della superficie aziendale. Incidenza diversa Va da sé che l'incidenza in termini di impegni per i produttori italiani sarà molto diversificata, in funzione della tipologia delle colture praticate e della dimensione aziendale in primis, ricordando che sono escluse le colture arboree (frutta e vite). Per calare sulla realtà italiana l'effetto del greening, partiamo da alcune considerazioni operate su due realtà tipiche del nord Italia. Tenero, mais e soia verso monocoltura Prendiamo ad esempio due aziende, la prima di 60 ha a seminativi, che opera già una diversificazione colturale, con frumento tenero, mais e soia, in parti uguali. La seconda realtà, sempre di 60 ha, è rappresentata da un'azienda suinicola a ingrasso, con 2mila maiali, che attualmente coltiva solo mais da impiegare nell'alimentazione degli animali. Nel primo caso, l'azienda agricola ha già diversificato le colture, in quanto aderisce agli impegni agroambientali della misura 214 dello Sviluppo rurale. Pertanto, assolve già al primo requisito del greening. Considerato che non possiede foraggere permanenti, dovrà provvedere a soddisfare il terzo requisito, ovvero la creazione di aree ecologiche. Pertanto, dal 2015 sarà costretta a togliere dalla produzione ben 3 ha di superficie (il 5% della Sau), da destinare a scopi ambientali. Di fatto, considerando l'eliminazione di 3 ha oggi coltivati a grano tenero, avrà una diminuzione della produzione lorda vendibile di quasi 4mila /anno (ovvero una produzione di circa 18 t di granella al prezzo di 210 /t). La seconda azienda, quella a indirizzo suinicolo, a parte il mantenimento delle foraggere permanenti, dovrà assoggettarsi agli altri due impegni obbligatori (avere tre colture diverse e togliere dalla produzione sempre 3 ha). Di fatto, il mais non potrà essere coltivato per più di 45 ha, impegnando la restante superficie ad altre colture. Anche in questo caso, almeno 3 ettari prenderanno la via dell'inverdimento, uscendo dalla superficie produttiva. Difficile calcolare il mancato reddito per questa seconda azienda, ma sicuramente, oltre a rinunciare a 3 ettari di mais, che fanno circa 6mila /anno di mancati introiti, dovrà fare i conti con maggiori costi, in quanto, dovendo rinunciare a 15 ha di cereale, dovrà provvedere all'approvvigionamento sul mercato della quota mancante per alimentare i suini. Seminativi favoriti Insomma, sicuramente il pagamento all'inverdimento nuocerà soprattutto alle realtà zootecniche da carne, suina o bovina, dell'areale padano che oggi coltivano i terreni a mais. D'altro canto, sarà meno impattante per le aziende a seminativo che già operano una diversificazione, essendo strutturate con macchine agricole e possedendo requisiti manageriali per soddisfare le esigenze di una pluralità di colture. Rimane il fatto che buona parte delle aziende del nord Italia, che mediamente possiede superfici superiori a 15 ha, dovranno rinunciare a coltivare una parte della propria superficie. E questo alla faccia di ogni logica economica. 5

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