INTERVENTO DELL ON. LE SERGIO BERLATO ALL ASSEMBLEA DELL AVEC Amburgo, 7 ottobre 2006

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1 INTERVENTO DELL ON. LE SERGIO BERLATO ALL ASSEMBLEA DELL AVEC Amburgo, 7 ottobre 2006 Quale membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale e della Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo seguo molto da vicino i problemi che interessano i produttori di alimenti e quelli che interessano i consumatori. Sono anche veneto, provengo cioè dalla Regione che in Italia occupa il primo posto per la produzione di carne di pollame (circa il 45% del totale nazionale) e conosco bene il panorama economico e sociale che interessa l industria avicola italiana ed europea. Da buon italiano poi, amo la buona cucina e tutto ciò che questo rappresenta: sicurezza, qualità, gusto, costume, socialità. Come sapete, la sicurezza alimentare è uno dei cardini della politica dell UE ed è una questione prioritaria nell agenda politica, economica e sociale del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, poiché l U.E. è tra i più importanti protagonisti della produzione, del consumo e del commercio internazionale dei prodotti alimentari. La legislazione alimentare dell UE viene applicata in maniera non discriminatoria, a prescindere dal fatto che gli alimenti vengano posti in commercio sul mercato interno o su quello internazionale. La sicurezza e la fiducia dei consumatori hanno per noi un importanza capitale. L opinione pubblica è sempre più disorientata di fronte al moltiplicarsi di emergenze e scandali alimentari, da mucca pazza, al pollo alla diossina, all influenza aviare in alcuni Paesi del Mondo.

2 Cresce comunque l attenzione verso i metodi di produzione e le garanzie di qualità e sicurezza offerte dalla produzione alimentare. Soprattutto cresce la voglia di conoscenza e di trasparenza. L attenzione dei consumatori, ambientalisti, scienziati, media, industria e distribuzione alimentare, è infatti sempre più rivolta alle tematiche legate alla sicurezza alimentare. Ciò è vero soprattutto in alcuni Paesi europei, come l Italia, dove il cibo e la cucina sono parte integrante della cultura, dello stile di vita, della stessa nostra identità: minare la fiducia degli italiani (e degli europei) nel loro cibo significa cominciare a distruggere una parte importante del loro patrimonio culturale. Per tutte le ragioni che vi ho esposto, ho seguito con estremo interesse e preoccupazione la gravissima crisi subita dall industria avicola italiana a causa del crollo dei consumi provocato dall influenza mediatica. Dalla fine di agosto 2005 e fino alla seconda metà di maggio 2006, si è perso il 40% dei consumi (con punte anche superiori al 70% in ottobre/novembre 2005 e febbraio/marzo 2006). Il settore avicolo italiano ha assommato perdite per quasi 800 milioni di euro. E si sono persi posti di lavoro. Nonostante le gravissime perdite subite, i produttori italiani hanno attuato, tramite l UNA, delle campagna pubblicitarie e di informazione dei consumatori i cui risultati sono stati in gran parte vanificati dal ripetersi (fino alla fine di marzo) degli attacchi mediatici. Stante la gravità ed il persistere della crisi, in Italia i consumi di carne di pollame non sono ancora tornati ai livelli precedenti ma se non verranno lanciati nuovi allarmi è ipotizzabile che tornino a salire, fino a ritornare in tempi brevi (almeno così speriamo) ai livelli precedenti. Per convincere il consumatore italiano a riavvicinarsi con fiducia alle carni di pollame è stato fondamentale poter apporre su tutti i prodotti (carni fresche e preparazioni e prodotti a base di carne avicola) l indicazione dell origine. Questa disposizione è stata adottata dalle Autorità sanitarie italiane. Ve la illustro: 2

3 - sulle carcasse di pollame viene apposto il nome del Paese (o la sigla, nel caso dell Italia) dove questo pollame è stato allevato, seguito dal codice assegnato dalle autorità sanitarie all allevamento italiano; - sulle parti sezionale il nome del Paese in cui il pollame è stato allevato e, nel caso di produzione italiana, la sigla delle province in cui risiedono gli allevamenti; - sulle preparazioni e sui prodotti trasformati contenenti carni di pollame, semplicemente il nome del Paese di origine della materia prima avicola. E mio profondo convincimento, e l esperienza dell etichettatura obbligatoria di origine delle carni bovine me lo conferma, che è necessario adottare a livello comunitario, per le carni di pollame e per le preparazioni ed i prodotti che le contengono, una norma analoga a quella italiana. Mi è stato riferito dall UNA che la Commissione europea (DG Sanco) ritiene che una norma che preveda l obbligo di indicare sull etichetta delle carni avicole l origine del prodotto non sia coerente con l obiettivo di informare adeguatamente i nostri concittadini. Inoltre, mi è sempre stato riferito dall UNA che la Commissione ritiene che i sistemi di rintracciabilità di cui all art. 18 del Reg. (CE) n. 178/2002 non sono destinati a fornire informazioni ai consumatori. Non condivido la posizione della Commissione e ve ne spiego le ragioni. Come ricorderete, la prima crisi della BSE, nel 1996, ha provocato la perdita di fiducia da parte dei consumatori ed un crollo del consumo di carne bovine nell Unione Europea. A partire dal 1999, si sono manifestati i primi segnali di una nuova crisi, malgrado l adozione di una serie di misure di protezione a livello comunitario e, in alcuni stati membri, a livello nazionale. Il Reg. (CE) n. 1760/2000 è stato adottato nel luglio 2000, poco prima dello scoppio della seconda crisi della BSE, ed ha consentito di rispondere molto rapidamente alla pressante richiesta da parte dei consumatori di indicare in etichetta l origine delle carni bovine. 3

4 La richiesta di informazione derivava, da un lato, dalla percezione di un diverso livello di rischio relativo alla BSE a seconda degli Stati membri, e dall altro dalla maggiore fiducia accordata alla carne bovina controllata dai servizi ufficiali nazionali. Di conseguenza, l adozione di una normativa comunitaria volta ad introdurre un sistema obbligatorio di tracciabilità ed etichettatura dell origine nazionale delle carni bovine era divenuta indispensabile per riconquistare la fiducia dei consumatori e rilanciare il consumo di carne bovine nell Unione Europea. Il pacchetto di misure adottate ha effettivamente consentito, fin dal 2002, di riportare il consumo di carne bovina ai livelli precedenti alla seconda crisi della BSE. E evidente che questo risultato relativamente rapido è da attribuire, oltre al complesso di misure sanitarie di lotta contro la BSE (il cui raggio di azione si è progressivamente esteso man mano che divenivano disponibili nuovi pareri scientifici a livello comunitario), anche alle misure relative all etichettatura delle carni bovine. Ciò dimostra che il consumatore ritiene importante questa informazione. Ricordo poi che a livello comunitario anche altri alimenti di largo consumo sono stati assoggettati all etichettatura obbligatoria dell origine: i prodotti della pesca e dell acquacoltura (Reg. 104/2000/CE); i prodotti ortofrutticoli freschi (Reg. 2200/96/CE); il miele (Dir. 2001/110/CE); le uova da consumo (Regg. 1907/1990/CEE e 2295/2003/CE) Ho lasciato, volutamente, da ultimo il caso delle uova perché emblematico e perché contraddice totalmente quanto asserito dalla Commissione circa il fatto che i sistemi di rintracciabilità non sono destinati a fornire informazioni ai consumatori. Sul guscio di ogni singolo uovo deve infatti essere apposto un codice che riporta: un numero (da 0 a 4) per indicare il metodo di allevamento; il codice ISO del Paese di produzione (IT, FR, etc.); il codice attribuito dalle Autorità sanitarie all allevamento di produzione. Questa norma mette, immediatamente e completamente, chiunque in grado di comprendere dove (cioè in quale Paese membro, zona geografica dello stesso ed allevamento) sia stato 4

5 deposto l uovo e sommata alle indicazioni riportate sulla confezione quando quest uovo è stato deposto. Sono le risposte più immediate alle domande maggiormente espresse dal consumatore. Sottolineo ancora che queste norme, che forniscono al consumatore la legittima risposta alla domanda «dove è stato prodotto?», non mi risulta abbiano creato distorsioni della concorrenza né danneggiato in alcun modo i Paesi terzi, pur se è evidente che a livello di produzione/distribuzione hanno imposto alcuni oneri supplementari (più gestionali che economici) agli operatori comunitari ed internazionali. Considerati: - l accresciuta consapevolezza dei gravi rischi che i virus dell influenza aviaria rappresentano per la salute, nonché l incertezza che tuttora sussiste quanto all effettiva portata di tali rischi; - la necessità della massima trasparenza nei confronti del consumatore anche al fine di evitare il ripetersi di immotivati crolli del consumo quali quelli di recente verificatisi; - l opportunità di rintracciare con immediatezza i prodotti che presentano un rischio per la salute, senza dover ricostruire fase per fase tutta la catena di relazioni tra cliente e fornitori sino al primo consegnatario; è indispensabile ed urgente per il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione istituiscano un sistema di etichettatura obbligatoria dell origine per le carni di pollame e le preparazioni e prodotti contenenti tali carni. Nell interesse dell industria avicola e dei consumatori, mi farò personalmente carico di sottoporre il problema alle due Commissioni parlamentari di cui sono membro componente. Sono fiducioso che anche il Consiglio e la Commissione sapranno capire l esigenza di questa iniziativa e contribuire, per loro parte, a realizzarla. on. Sergio Berlato Deputato al Parlamento europeo 5

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