18/02/2015 LO SCOPO DELLE PROVE 14. CUBETTI E PROVE

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1 14. CUBETTI E PROVE LO SCOPO DELLE PROVE La classificazione dei calcestruzzi è fatta sulla base della caratteristica meccanica della resistenza a compressione. La determinazione di essa avviene sperimentalmente con prove di schiacciamento su provini di calcestruzzo opportunamente confezionati e di determinate dimensioni. Altre prove sono eseguite sui calcestruzzi per la determinazione della resistenza a flessione e del modulo di elasticità. 1

2 14. CUBETTI E PROVE FORMA E DIMENSIONE DEI PROVINI PROVE A COMPRESSIONE I provini hanno forma cubica, con il lato proporzionale alla dimensione massima del l inerte. Le dimensioni si ricavano dalla seguente tabella (norme UNI 6130). In casi particolari, possono essere usati provini di forma cilindrica di diametro d e di altezza pari a 2d, con l avvertenza di determinare sperimentalmente la correlazione fra i valori di resistenza su provini cubici e quelli su provini cilindrici per lo stesso tipo di calcestruzzo. 14. CUBETTI E PROVE FORMA E DIMENSIONE DEI PROVINI PROVE A FLESSIONE E PER MODULO DI ELASTICITA i provini sono di forma prismatica, di sezione quadrata, con le dimensioni di cui alla seguente tabella. 2

3 14. CUBETTI E PROVE FORMA E DIMENSIONE DEI PROVINI Le casseforme per ottenere i vari tipi di provini devono essere di materiale non assorbente e non deformabile; le migliori sono quelle di metallo, molto rigide e facilmente smontabili, perfettamente sagomate e facilmente pulibili. La tolleranza nella planarità delle superfici delle forme è di 5/100 di mm; la tolleranza per gli angoli è di 30 sessagesimali. Prima del loro impiego le forme possono essere spalmate di olio minerale per agevolare la sformatura. 14. CUBETTI E PROVE CONFEZIONATURA DEI PROVINI I provini di calcestruzzo possono essere eseguiti in laboratorio, oppure prelevati in cantiere durante il corso dei lavori. Se eseguiti in laboratorio, i singoli componenti del calcestruzzo sono pesati con una precisione dello 0,2% e la confezione avviene a mano o con apposita betoniera, in un locale con temperatura di C e con umidità relativa non inferiore al 65%. Il calcestruzzo appena confezionato è sistemato in casseforme metalliche e assestato con la vibrazione; la forma è riempita in unico strato, con una ulteriore aggiunta di impasto, per compensare il calo della vibrazione. La sformatura è effettuata dopo 24 ore dal getto, con l avvertenza di non danneggiare il provino. La stagionatura dei provini sperimentali si svolge in ambiente a temperatura costante di C, con umidità del 90%. 3

4 14. CUBETTI E PROVE CONFEZIONATURA DEI PROVINI In cantiere il prelevamento dei provini può essere effettuato in tre punti: il prelievo dalla betoniera, se di capacità fino a 0,5 m3, può essere fatto in una sola volta a metà dello scarico; per betoniere di capacità superiori, si procede al prelievo a più riprese, a intervalli di tempo uguali. È opportuno prendere nota del tipo di betoniera, capacità, numero di giri e tempo di impasto; il prelievo da autobetoniera deve essere fatto a tre riprese, a intervalli di tempo uguali; il prelievo da getti in opera, va eseguito in tre punti della superficie del getto, rimescolando il calcestruzzo ottenuto, oppure prendendo i campioni allo scarico dei mezzi impiegati per il trasporto (benne o nastri trasportatori). 14. CUBETTI E PROVE CONFEZIONATURA DEI PROVINI Del prelievo, comunque effettuato, deve essere redatto apposito verbale contenente: località e cantiere, numero e sigla del prelievo, composizione del calcestruzzo, data e ora del prelievo, provenienza del prelievo (se da betoniera, getto ecc.). 4

5 14. CUBETTI E PROVE CONFEZIONATURA DEI PROVINI La preparazione dei provini con calcestruzzo prelevato in cantiere rispetta le seguenti norme: il calcestruzzo fluido è assestato in due o più strati, con colpi di tondino di ferro del diametro di 10 mm. il calcestruzzo di media consistenza è costipato fino a rifluimento della malta in due o più strati consecutivi mediante pestelli di superficie tra 1/8 e 1/4 della sezione del provino; 14. CUBETTI E PROVE CONFEZIONATURA DEI PROVINI il calcestruzzo a consistenza umida, e che in opera è vibrato, è posto nelle forme in unico strato e assestato con la vibrazione; il tipo di vibratore deve essere a immersione o a tavola vibrante; il calo del calcestruzzo è compensato con un altro strato di impasto. La vibrazione ha termine con il rifluimento della malta. 5

6 14. CUBETTI E PROVE CONFEZIONATURA DEI PROVINI Ottenuto il costipamento si procede a rasare con un righello di metallo la superficie superiore e a lisciarla con la mestola. La sformatura si effettua dopo 24 ore dalla confezione. Il prelievo dei provini deve essere fatto in presenza del rappresentante dell imprenditore e della direzione dei lavori e verbalizzato. Si dovrà specificare: forma, dimensione e numero dei provini; modalità di preparazione dei provini (costipati, battuti, vibrati, numero dei colpi e peso dell attrezzo impiegato, tipo del vibratore e tempo di vibrazione); destinazione del getto campionato (travi, pilastri ecc.) Per ogni prelievo si confezionano 2 provini. 14. CUBETTI E PROVE STAGIONATURA La stagionatura dei provini confezionati in cantiere può esse re fatta in tre modi: stagionatura in condizioni definite di temperatura e di umidità; la temperatura può oscillare tra i 18 e 22 C e l umidità deve essere superiore al 90%. Queste condizioni possono essere ottenute in locali appositamente costruiti e attrezzati, oppure sistemando i provini sotto sabbia umida in baracche; -stagionatura nelle stesse condizioni ambientali delle strutture; stagionatura accelerata, per i provini provenienti da calcestruzzo per manufatti prefabbricati sottoposti a maturazione accelerata. Tutti i provini devono essere prelevati dall ambiente di stagionatura non prima di 2 ore dall inizio delle prove. Quando il laboratorio prove si trova lontano e necessita il trasporto dei provini, questo deve avvenire con ogni cautela, con imballo in segatura o sabbia umida. 6

7 14. CUBETTI E PROVE STAGIONATURA Provini possono essere prelevati anche da calcestruzzo già indurito; il metodo adottato è quello del carotaggio, eseguito con una sonda a corona di tipo adatto alla durezza del calcestruzzo. È opportuno che il diametro della carota non sia minore di 3 volte il diametro massimo dell inerte impiegato nella confezione. Il prelievo di campioni da strutture di calcestruzzo indurito può anche essere eseguito con seghe a disco, oppure con il metodo dei fori allineati e contigui (come per le rocce) effettuati mediante perforatrice, evitando le barre di armatura. 14. CUBETTI E PROVE STAGIONATURA Dai campioni prelevati, che possono avere varie dimensioni, si ricavano con successive lavorazioni i provini delle dimensioni stabilite dalle norme UNI per le prove di resistenza. Il verbale di prelevamento di campioni da calcestruzzo già indurito deve dare, oltre le usuali notizie, le seguenti indicazioni: ubicazione del prelievo nella struttura e orientamento rispetto al piano del getto; metodo dell estrazione; metodo di lavorazione successiva per ricavare i provini dai campioni. Si raccomanda la scrupolosa osservanza delle modalità specificate, al fine di evitare, in casi di contestazione, l invalidamento delle prove per inosservanza delle norme. 7

8 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVA DI ROTTURA Prima di essere sottoposti a prove di rottura, i provini, comunque prelevati e confezionati, devono essere sottoposti a prova di regolarità geometrica. Le tolleranze di planarità sulle facce a contatto con la pressa sono di 5 centesimi di mm. Gli angoli fra due facce devono essere retti, con tolleranze di 30 sessagesimali. Se queste condizioni non sono verificate, si deve effettuare la spianatura con apposita macchina con mola di carburo di silicio o diamante. I provini sono inoltre pesati con una precisione dell 1%. 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVA DI ROTTURA La prova di schiacciamento è eseguita con pressa idraulica di adeguata potenza; il provino deve essere posto esattamente al centro di pressione, senza alcuna interposizione di materiale deformabile, come cartone, feltro o piombo, fra le facce del provino stesso e i piatti della macchina. 8

9 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVA DI ROTTURA La pressione deve essere esercitata gradualmente con un gradiente di carico di 5 ± 2 kg/cm2 (0,5 ± 0,2 N/mm2) al secondo, fino alla completa rottura del provino. La resistenza si esprime in N/mm2 o kg/cm2. Si deve prendere nota del tipo di rottura. La prova è accertata da un certificato in cui, oltre alle normali indicazioni, sono dichiarati: la data della prova; il peso del provino e le sue dimensioni; la resistenza a compressione in N/mm2; il tipo di rottura; eventuali difetti del provino o della prova. 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVA DI ROTTURA Il tipo di rottura del provino è indice della resistenza del calcestruzzo; se il cubetto di calcestruzzo si rompe determinando una serie di piramidi più o meno regolari, con le facce che formano un angolo di circa 45 con la base, allora il calcestruzzo ha raggiunto senz altro un elevata resistenza a compressione. I calcestruzzi scadenti tendono invece a sbriciolarsi, senza precisi piani di rottura. 9

10 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVE NON DISTRUTTIVE. LO SCLEROMETRO Può essere molto utile conoscere la resistenza di un calcestruzzo senza dover procedere alla rottura del campione; a questo scopo è stato ideato uno speciale strumento, chiamato sclerometro, particolarmente utile nella verifica di strutture ultimate. 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVE NON DISTRUTTIVE. LO SCLEROMETRO Lo strumento misura la durezza d urto, che dipende dalla resistenza del calcestruzzo; una opportuna taratura dello strumento permette quindi di risalire dalla durezza d urto alla resistenza a compressione. Il principio di funzionamento dello sclerometro è molto semplice: una potente molla scaglia una massa pesante con punta arrotondata (percussore) contro la superficie di calcestruzzo da esaminare; a seconda della maggiore o minore resistenza del calcestruzzo, il percussore rimbalza indietro, muovendo un indice su una scala graduata. La lettura, tradotta con l ausilio di un diagramma, fornisce il valore della resistenza a compressione. 10

11 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVE NON DISTRUTTIVE. LO SCLEROMETRO Il saggio con lo sclerometro va eseguito con particolari cautele per ottenere risultati attendibili. La superficie del getto deve essere ben pulita con una mola smeriglio, fornita con lo strumento stesso. Lo strumento va premuto con fermezza contro la superficie del getto e tenuto con l asse perpendicolare alla superficie stessa. Nella zona da controllare si effettuano in genere 10 saggi, cercando di evitare gli elementi grossi degli inerti e le barre dell armatura. 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVE NON DISTRUTTIVE. LO SCLEROMETRO Il valore della resistenza si ottiene dalla media aritmetica delle letture, scartando quelle che si discostano troppo dalla media generale. I risultati ottenuti con lo sclerometro possono ritenersi ammissibili; in genere lo strumento dà valori inferiori ai reali per i calcestruzzi recenti, o mantenuti molto umidi, oppure gettati entro casseforme metalliche; si hanno valori superiori ai reali per calcestruzzi molto vecchi e induriti in ambiente secco. Il grande vantaggio dello sclerometro è la possibilità di saggiare le strutture in conglomerato nei vari punti, con estrema rapidità e semplicità; è quindi particolarmente indicato per le operazioni di collaudo. 11

12 15. PROVA DI ROTTURA E PROVE NON DISTRUTTIVE PROVE NON DISTRUTTIVE. LO SCLEROMETRO I dati rilevati con prove sclerometriche non hanno valore giuridico; in casi di contestazione, è indispensabile procedere al prelievo mediante carotaggio dei provini regolamentari, per le prove di schiacciamento presso un Laboratorio Ufficiale. In ogni caso lo sclerometro è utile come prova indicativa. 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI PESO DI VOLUME Il peso di un metro cubo di calcestruzzo dipende dalla natura dei componenti e varia lievemente a seconda del grado di compattezza e della quantità di cemento impiegato nella confezione. Le norme UNI stabiliscono i seguenti valori: kg 2400, per un metro cubo di calcestruzzo ordinario (non armato); kg 2200, per un metro cubo di calcestruzzo magro (quantità di cemento inferiore a 200 kg/m3); kg 2500, per un metro cubo di calcestruzzo armato (la presenza del ferro di armatura incide per circa 100 kg/m3). Le variazioni di peso da un tipo all altro di calcestruzzo risultano contenute nel limite di circa il 10%. 12

13 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A COMPRESSIONE E la caratteristica dominante del calcestruzzo. I valori della resistenza a compressione per un calcestruzzo variano notevolmente, da un minimo di 8 10 N/mm2 ( kg/cm2) per quelli più scadenti, fino a un massimo di N/mm2 ( kg/cm2) per quelli eseguiti con ottimi materiali e perfette tecnologie. 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A COMPRESSIONE RESISTENZA CARATTERISTICA Per resistenza caratteristica R ck o f ck si intende il valore medio di rottura ricavato con apposita formula da una serie statistica di prove. Se per il calcestruzzo esaminato è assunto un certo valore medio come resistenza caratteristica, ciò vuol dire che il 95% di tutte le altre future eventuali prove sullo stesso calcestruzzo dovranno dare un valore uguale o superiore al valore assunto come resistenza caratteristica, in quanto si ammette che un 5% delle prove possa dare un valore inferiore. 13

14 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A COMPRESSIONE Le norme obbligano il progettista a indicare il valore della resistenza caratteristica richiesta per il conglomerato da impiegare nelle opere di cemento armato. Il direttore dei lavori, durante l esecuzione dei medesimi, provvederà a eseguire i «controlli di qualità» del conglomerato realizzato, la cui «resistenza caratteristica» non deve essere inferiore a quella richiesta dal progettista delle strutture. 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A COMPRESSIONE I controlli di qualità sono di due tipi: tipo A, sempre valido; tipo B, facoltativo in alternativa, o per costruzioni con più di 1500 m3 di getto omogeneo. 14

15 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A COMPRESSIONE Il controllo di tipo A consiste in tre prelievi (2 cubetti per prelievo, in totale quindi 6 cubetti), uno per ogni 100 m3 di calcestruzzo del medesimo tipo. Pertanto risulta un controllo di accettazione ogni 300 m3 massimo di getto. Siano R1, R2, R3 i valori delle tre resistenze di prelievo con: R1 < R2 < R3 il controllo di qualità è positivo se risultano verificate entrambe le diseguaglianze: R m > R ck + 3,5 (N/mm2) [R m > R ck + 35 (kg/cm2)] R1 > R ck 3,5 (N/mm2) [R1 > R ck 35 (kg/cm2)] dove: R ck = resistenza caratteristica R m = (R1+ R2 + R3)/3= resistenza media dei prelievi Le norme di regolamento impongono inoltre di effettuare un prelievo (due cubetti) per ogni giorno di getto, quando nella costruzione sono impiegati più di 100 m3 di getto; per quantità minori di 100 m3 non è obbligatorio il prelievo giornaliero dei cubetti. 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A COMPRESSIONE Il controllo di tipo B, in alternativa al controllo di tipo A, va eseguito con frequenza non minore di un controllo ogni 1500 m3 di conglomerato. Per ogni giorno di getto va effettuato almeno un prelievo e complessivamente almeno 15 prelievi sui 1500 m3 di materiale. La resistenza caratteristica resta verificata se risulta: R m > R ck + 1,4 s R 1 > R ck 3,5 (N/mm2) [R1 > R ck 35 (kg/cm2)] dove: R m = resistenza media dei 15 o più prelievi; R1 = il valore minore dei 15 o più prelievi; S = lo scarto quadratico medio. 15

16 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A COMPRESSIONE I controlli per la verifica della «resistenza caratteristica» sono per norma di regolamento «assolutamente obbligatori» e il collaudatore è tenuto a controllarne la validità. Il D.M. 14 gennaio 2008 in fatto di accertamento della resistenza caratteristica del conglomerato prevede che se una prescrizione del «controllo di qualità» non risulta rispettata, occorre procedere al controllo teorico o sperimentale della sicurezza della struttura interessata dal quantitativo di conglomerato di cemento non conforme alla norma, oppure alla verifica del conglomerato già posto in opera e indurito, con prelievo diretto a mezzo carotaggio. Se le verifiche non fossero soddisfacenti, è prevista la dequalificazione dell opera o l esecuzione di lavori di consolidamento o la demolizione dell opera. 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A TRAZIONE Il calcestruzzo ha una resistenza a trazione molto bassa, dell ordine di 1,5 2 N/mm2 (15 20 kg/cm2). Questa piccola resistenza non è assolutamente considerata nei calcoli. Qualsiasi sforzo di trazione che possa verificarsi in una struttura di calcestruzzo deve essere assorbito dall armatura in ferro. 16

17 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A FLESSIONE La resistenza a flessione del calcestruzzo non armato si calcola al lembo teso della sezione di mezzeria del provino al momento della rottura. La resistenza a flessione varia in genere tra 1/5 e 1/10 della resistenza a compressione del calcestruzzo: da un minimo di 1,5 N/mm2 (15 kg/cm2) a un massimo di 10 N/mm2 (100 kg/cm2) 16. PESO DI VOLUME E RESISTENZA ALLE SOLLECITAZIONI RESISTENZA A TAGLIO La resistenza a sforzi di scorrimento o taglio raggiunge i valori di 3,5 5 N/mm2 (35 50 kg/cm2) (in genere si assume una resistenza pari a due volte e mezza quella di trazione). Mentre il calcestruzzo non è mai impiegato per sopportare sforzi di trazione e flessione, è invece considerata la sua resistenza al taglio. I valori limite, sono compresi fra: 0,4 N/mm2 (4 kg/cm2) e 0,9 N/mm2 (8,6 kg/cm2). 17

18 17, CARATTERISTICHE MECCANICHE: ELASTICITA E FLUAGE MODULO DI ELASTICITA Il modulo di elasticità E del calcestruzzo (definito dal rapporto E c = σ c /ε c ) non è costante, ma varia in misura rilevante a seconda della sua resistenza a compressione. Calcestruzzi di scarsa resistenza E è circa N/mm2 ( kg/cm2), Calcestruzzi di ottima resistenza E può raggiungere i N/mm2 ( kg/cm2). Per uno stesso calcestruzzo il modulo E diminuisce al crescere della σ c perché il calcestruzzo non segue esattamente la legge di Hooke, in quanto le deformazioni non sono esattamente proporzionali alle sollecitazioni. Tuttavia, per evitare eccessive complicazioni di calcolo, si ammette la validità della legge di Hooke anche per il calcestruzzi. 17, CARATTERISTICHE MECCANICHE: ELASTICITA E FLUAGE MODULO DI ELASTICITA Inoltre il modulo di elasticità varia nel tempo, raggiungendo il valore massimo in circa sei anni. 18

19 17, CARATTERISTICHE MECCANICHE: ELASTICITA E FLUAGE MODULO DI ELASTICITA La determinazione sperimentale del modulo di elasticità è eseguita con provini prismatici a base quadrata (di lato di 10 cm, 15 o 30 cm, a seconda del diametro massimo dell inerte, e di lunghezza pari a 2,5 volte il lato), misurando la variazione di lunghezza sotto i carichi e ricavando il diagramma. 17, CARATTERISTICHE MECCANICHE: ELASTICITA E FLUAGE FLUAGE DEL CALCESTRUZZO Con il termine francese fluage si indica il fenomeno della deformazione lenta (o scorrimento viscoso) di un materiale che venga mantenuto sotto un carico costante nel corso del tempo. Per il calcestruzzo il fluage si esaurisce in un periodo di tempo di circa tre anni, e può determinare una deformazione tre volte superiore a quella che si ha subito dopo il carico della struttura. Il fluage è più rilevante nei conglomerati di scarsa resistenza. È opportuno tenere conto, nel calcolo delle strutture, della deformazione dovuta al fluage, quando i carichi siano mantenuti costanti nel tempo. In tutte le strutture inflesse in cemento armato, dove sono rilevanti le deformazioni elastiche dovute ai carichi (come accade per le travi di luce notevole e per gli sbalzi), il fenomeno del fluage può produrre deformazioni di grande entità, con formazione di cretti e lesioni su pareti e pavimentazioni. 19

20 CASSEFORME PER STRUTTURE IN CALCESTRUZZO Per realizzare una qualsiasi struttura in calcestruzzo, occorre un altra struttura di contenimento della massa fluida, chiamata cassaforma o cassero. Le casseforme possono avere le forme più varie, a seconda del tipo di struttura da realizzare. Gli elementi principali delle opere in calcestruzzo armato sono: Travi Pilastri Solette Muri CASSEFORME PER STRUTTURE IN CALCESTRUZZO I materiali usati sono prevalentemente il legno e il ferro, o anche plastica. 20

21 CASSEFORME PER STRUTTURE IN CALCESTRUZZO Le casseforme, oltre a contenere il calcestruzzo, devono assolvere la funzione statica di sostegno, sia pure per breve tempo, del peso rilevantissimo del conglomerato, che, essendo fluido, esercita una pressione di tipo idrostatico. Di conseguenza la spinta sarà tanto maggiore quanto più grande è l altezza del getto. CASSEFORME IN LEGNO Il legno usato in Italia è l abete comune della qualità meno pregiata, in tavole di spessore di 25 mm circa, di larghezza variabile da 10 a 25 cm e di lunghezza di 4 m. L abete è usato per il suo costo modesto, rispetto alle altre essenze legnose, per la sua facilità di lavorazione (segabilità, piallatura) e per la sua notevole resistenza alle sollecitazioni. 21

22 CASSEFORME IN LEGNO Il collegamento delle varie tavole è fatto con chiodature, con chiodi da carpentiere di 6 e 10 cm di lunghezza. CASSEFORME IN LEGNO Il cassero del pilastro prima del getto è rinforzato da una serie di cravatte di legno o meglio di ferro. Le casseforme per muri e pareti sono costituite da due tavolati paralleli, con le tavole disposte in senso verticale 22

23 CASSEFORME IN LEGNO Le casseforme per muri e pareti sono costituite da due tavolati paralleli, con le tavole disposte in senso verticale o longitudinale, fissati tra di loro da una serie di morsetti tendifilo in acciaio, che assicurano una perfetta tenuta durante il getto. CASSEFORME IN LEGNO Le casseforme per le travi presentano maggiori problemi di carpenteria in quanto devono essere sostenute a notevole altezza da una serie di elementi (puntelli o ritti) in grado di sopportare il peso del calcestruzzo senza cedimenti. La cassaforma per la trave è composta da un tavolato di fondo, detto fondello, e da due pareti laterali, dette sponde; prima è eseguito il montaggio del fondello, quindi delle sponde. 23

24 CASSEFORME IN LEGNO Le casseforme per le travi presentano maggiori problemi di carpenteria in quanto devono essere sostenute a notevole altezza da una serie di elementi (puntelli o ritti) in grado di sopportare il peso del calcestruzzo senza cedimenti. La cassaforma per la trave è composta da un tavolato di fondo, detto fondello, e da due pareti laterali, dette sponde; prima è eseguito il montaggio del fondello, quindi delle sponde. CASSEFORME IN LEGNO L uso del legno comporta un notevole sfrido di tavolame, che spesso si rompe nelle operazioni di disarmo e che non può essere riadoperato che due o tre volte. 24

25 CASSEFORME METALLICHE Allo scopo di ridurre i costi delle casserature si è cercato di sostituire il legno con l acciaio, specialmente per quegli elementi di collegamento e di sostegno (cravatte, morsetti, puntelli ecc.) ai quali si richiede una grande resistenza. CASSEFORME METALLICHE L impiego della lamiera metallica, rinforzata da costolature, anche per i pannelli a contatto con il getto (casseri, fondelli e sponde) si è rivelato invece meno attuabile in pratica, per l impossibilità di variare le dimensioni delle casseforme stesse; gli elementi in lamiera hanno una misura modulare che permette soltanto di eseguire casseforme di determinate dimensioni. 25

26 CASSEFORME METALLICHE I pannelli in lamiera possono essere utilizzati per pilastri o pareti di grandi dimensioni con una certa utilità; si possono ottenere facilmente pilastri di sezione fino a cm, con variazioni ogni 5 cm; La superficie del getto, dopo il disarmo, rimane perfettamente levigata (fondo cassero). CASSEFORME METALLICHE Per le travi da eseguire in opera, l uso delle casseforme in lamiera, salvo casi particolari, risulta impossibile, mentre sono necessarie per la produzione fuori opera di elementi prefabbricati. 26

27 CASSEFORME IN ALTRI MATERIALI Ancora in fase sperimentale sono le casseforme di materia plastica, o di poliestere rinforzato da fibra di vetro. Conferiscono alla superficie del getto una perfetta levigatura, e sono facili a disarmarsi; I costi attuali sono molto superiori a quelli delle casseforme in legno e in ferro. CASSEFORME IN ALTRI MATERIALI Una tecnica abbastanza recente è quella della cassaforma a perdere, costituita da pannelli di truciolari o polistirene, che non sono poi tolti dopo il getto, ma restano come ancoraggio per ulteriori strutture di rifinitura (intonaco, rivestimenti ecc.). Il pannello costituisce anche una valida protezione coibente. 27

28 DISARMO Il disarmo consiste nel liberare i getti di calcestruzzo dall involucro costituito dalle casseforme. Il disarmo è eseguito, per molte parti delle casseforme, prima che il calcestruzzo sia perfettamente indurito, quindi è necessaria un estrema cautela nello smontaggio. DISARMO Le operazioni di disarmo dei getti possono iniziare solo quando il calcestruzzo abbia raggiunto una resistenza tale da renderlo autoportante e non in grado di subire danni per la mancanza delle casseforme. Ricordiamo però che lo sviluppo della resistenza convenzionale avviene a 28 giorni e prima di tale termine non si possono applicare carichi di esercizio (come materiali di cantiere,.). I tempi di disarmo dipendono dalla temperatura ed umidità ambientale, dal tipo e quantità di cemento e di additivi impiegati; si può partire da un minimo di 3 giorni fino a 10 giorni o più. Nel caso di solai e travi è consigliabile non togliere tutti i puntelli contemporaneamente, ma lasciarne alcuni in opera, specialmente nei punti nevralgici della struttura. Si consiglia inoltre l impiego di una sostanza anti-adesiva (disarmante) che faciliti il distacco delle casseforme dal getto. 28

29 EFFETTO PARETE La massima compattezza del calcestruzzo si ha solo all interno della massa, dove si può avere una granulometria ottimale. Nella zona a contatto con le pareti delle casseforme la granulometria risulta variata per la concentrazione di inerti più sottili, per cui il calcestruzzo presenta una minore resistenza. Tale fenomeno è indicato come «effetto parete». 29

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