CENNI INTRODUTTIVI SUL VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE

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1 2008 E.R.A. Eurpean Radioamateurs Association Sezione Provinciale Di Trapani Supporto TLC in Emergenza Protezione Civile RADIOCOMUNICAZION I IN EMERGENZA OPERATORI RADIO IN REGIME DI EMRGENZA Il manuale radiocomunicazioni in emergenza è uno strumento che si pone come guida a tutti gli operatori radio, che sovente in caso di eventi calamitosi o impiegati in manifestazioni a scopo preventivo operano in maglia radio. Scopo del manuale è quello di chiarire e ottimizzare il ruolo dell operatore radio mettendo in evidenza le procedure ed il metodo di comportamento dell operatore e dei relativi capo maglia. IW9HRH Infantolino Eugenio Giorgio E.R.A. Sezione Provinciale di Trapani 20/11/2007

2 CENNI INTRODUTTIVI SUL VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE Il volontariato di Protezione civile, divenuto negli ultimi anni un fenomeno nazionale che ha assunto caratteri di partecipazione e di organizzazione particolarmente significativi, è fenomeno nato sotto la spinta delle grandi emergenze verificatesi in Italia a partire dall'alluvione di Firenze del 1966 fino ai terremoti del Friuli e dell'irpinia. In occasione di questi eventi si verificò, per la prima volta nel dopo guerra, una grande mobilitazione spontanea di cittadini di ogni età e condizione, affluiti a migliaia da ogni parte del paese nelle zone disastrate per mettersi a disposizione e "dare una mano". Si scoprì in quelle occasioni che ciò che mancava non era la solidarietà della gente, bensì un sistema pubblico organizzato che sapesse impiegarla e valorizzarla. In tal senso, si mossero le accuse del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale, proprio in occasione del terremoto dell'irpinia, denunciò, rivolgendosi alla Nazione, l'irresponsabilità, l'inerzia, i ritardi di una Pubblica Amministrazione disorganizzata ed incapace di portare soccorsi con l'immediatezza che quella sciagura richiedeva. Lo stesso Presidente rivolgeva un appello agli italiani, con queste parole: "Voglio rivolgere anche a voi Italiane e Italiani un appello, senza retorica, che sorge dal mio cuore..., qui non c'entra la politica, qui c'entra la solidarietà umana, tutti gli Italiani e le Italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi fratelli colpiti da questa sciagura". Da allora è iniziata l'ascesa del volontariato di Protezione civile, espressione di una moderna coscienza collettiva del dovere di solidarietà, nella quale confluiscono spinte di natura religiosa e laica, unite dal comune senso dell'urgenza di soccorrere chi ha bisogno e di affermare, nella più ampia condivisione dei disagi e delle fatiche, il diritto di essere soccorso con la professionalità di cui ciascun volontario è portatore e con l'amore che tutti i volontari dimostrano scegliendo, spontaneamente e gratuitamente di correre in aiuto di chiunque abbia bisogno di loro. Negli ultimi dieci anni, una illuminata legislazione ha riconosciuto il valore del volontariato associato (legge quadro 266/91), come espressione di solidarietà, partecipazione e pluralismo, incoraggiandone e sostenendone sia la cultura che lo sviluppo organizzativo. Quando nel 1992 fu istituito, con la legge 225/92, il Servizio Nazionale della Protezione civile, anche alle organizzazioni di volontariato è stato espressamente riconosciuto il ruolo di "struttura operativa nazionale", parte integrante del sistema pubblico, alla stregua delle altre componenti istituzionali, come il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo forestale dello Stato, ecc. La crescita del volontariato di Protezione civile è in continua, salutare espansione su tutto il territorio nazionale. La forte apertura innovativa del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e l'attenzione sistematica a ridurre al minimo le "barriere" burocratiche tra volontariato e Stato centrale, fatta anche di quotidiane e coraggiose scelte amministrative, ha contribuito al nascere di una identità nazionale del volontariato di Protezione civile, che si è rivelata di fondamentale importanza nelle gravi emergenze degli ultimi anni, e che si tende ora a ricondurre e ricreare, anche a seguito delle riforme sul decentramento amministrativo (D. Lgv. 112/98), in seno alle autonomie locali (Regioni, Province e Comuni). L'obiettivo condiviso con le Associazioni di volontariato di Protezione civile è di creare in ogni territorio un servizio di pronta risposta alle esigenze della Protezione civile, in grado di operare integrandosi, se del caso, con gli altri livelli di intervento previsti nell'organizzazione del sistema nazionale della Protezione civile (sussidiarietà verticale), valorizzando al massimo le forze della cittadinanza attiva ed organizzata presente in ogni comune d'italia (sussidiarietà orizzontale), in piena integrazione con le forze istituzionali presenti sul territorio. Le organizzazioni di volontariato che intendono collaborare nel sistema pubblico di Protezione civile, si iscrivono in appositi albi o registri, regionali e nazionali. Al momento, nell'elenco nazionale del Dipartimento della Protezione civile sono iscritte circa duemila cinquecento organizzazioni (tra le quali i cosiddetti "gruppi comunali" sorti in alcune regioni italiane), per un totale di oltre un milione e trecentomila volontari disponibili. Di essi, circa sessantamila sono pronti ad intervenire nell'arco di pochi minuti sul proprio territorio, mentre circa trecentomila sono pronti ad intervenire nell'arco di qualche ora. Si tratta di associazioni a carattere nazionale e di associazioni locali, queste ultime tra di loro coordinate sul territorio di comuni, province e regioni, in modo da formare, in caso di necessità, un'unica struttura di 2

3 facile e rapida chiamata per gli interventi. Più è alto il livello organizzativo delle associazioni, più solide sono la loro efficacia e la loro autonomia. All'interno delle organizzazioni di volontariato esistono tutte le professionalità della società moderna, insieme a tutti i mestieri; questo mix costituisce una risorsa, sia in termini numerici che qualitativi, fondamentale soprattutto nelle grandi emergenze, quando il successo degli interventi dipende dal contributo di molte diverse specializzazioni (dai medici agli ingegneri, dagli infermieri agli elettricisti, dai cuochi a i falegnami). Alcune organizzazioni hanno scelto la strada di una specifica alta specializzazione, quali i gruppi di cinofili e subacquei, i gruppi di radioamatori, gli speleologi, il volontariato per l'antincendio boschivo. Sebbene l'opera del volontariato sia assolutamente gratuita, il legislatore ha provveduto a tutelare i volontari lavoratori: in caso di impiego nelle attività di Protezione civile essi non perdono la giornata, che viene rimborsata dallo Stato al datore di lavoro, pubblico e privato. Il ruolo insostituibile assunto oggi dal volontariato di Protezione civile, nel suo ruolo di custode naturale di ciascun territorio e forza civile di tutela e protezione di ciascuna comunità, merita non solo un pieno riconoscimento, ma anche un crescente sostegno pubblico per le dotazioni di mezzi, di materiali, di attrezzature, di formazione, preparazione e aggiornamento, tanto necessarie per l'ottimale utilizzo delle energie che vengono offerte in aiuto della collettività. LE ATTIVITA' DEL SERVIZIO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE. LE EMERGENZE E' fondamentale che la protezione civile sia una "macchina di intervento in emergenza" bene organizzata, in grado di ridurre al minimo il tempo che intercorre tra un evento calamitoso e i primi soccorsi e interventi. A questo obiettivo sono dedicati il lavoro di definizione dei "piani di emergenza", elaborati a livello nazionale e locale; il continuo aggiornamento delle procedure di emergenza, indispensabili per far sì che al momento del bisogno tutti coloro che devono intervenire sappiano già cosa fare e come farlo; lo scambio regolare di informazioni tra tutti i livelli del sistema; le attività di formazione del personale e le esercitazioni di tutte le componenti che intervengono nella protezione civile; il potenziamento dei mezzi tecnici a disposizione. Grazie a questo lavoro sistematico e all'iniziativa delle strutture decentrate soprattutto a livello regionale, negli ultimi anni gli interventi di protezione civile hanno visto i tempi medi del soccorso ridursi notevolmente, fino a pochi minuti. Altrettanto è considerevolmente aumentata la conoscenza delle azioni necessarie e la capacità di operare per ridurre il danno alle persone, alle cose, al patrimonio artistico e ai beni culturali e i tempi per il ripristino delle normali condizioni di vita nelle zone disastrate. PREVISIONE La storia delle grandi catastrofi che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi decenni ci ha insegnato che, per proteggere con efficacia la vita dei cittadini e il patrimonio delle comunità, non bisogna puntare solo su soccorsi tempestivi, ma occorre dedicare energie e risorse importanti alla previsione e alla prevenzione delle calamità. L'attività di previsione è assicurata da un sistema di reti che collegano la protezione civile ai centri nazionali di ricerca scientifica, a sistemi tecnologici di raccolta ed elaborazione di informazioni sui diversi tipi di rischio e sulle condizioni che possono aumentare le probabilità di pericolo per la collettività, a centri di elaborazione delle informazioni in grado di segnalare con il massimo anticipo possibile le probabilità che si verifichino eventi catastrofici. Questo insieme di attività tecnico-scientifiche, che vanno dalla raccolta di informazioni sul territorio alla loro elaborazione, fino alla interpretazione dei dati raccolti in base a modelli e simulazioni di eventi, mette in condizione la protezione civile, ai vari livelli, di valutare le situazioni di possibile rischio, allertare il sistema di intervento con il massimo anticipo utile, ma anche di fornire alle autorità preposte gli elementi 3

4 necessari a prendere decisioni ragionate e tempestive. E' questo il lavoro continuo, poco visibile, ma di fondamentale importanza, dei nuclei di previsione della protezione civile, che si sta trasformando in una rete di "Centri funzionali" organizzati a livello nazionale e regionale. Attraverso la conoscenza precisa e puntuale del territorio e dei possibili fenomeni all'origine delle catastrofi, l'utilizzo di reti tecnologicamente avanzati, come le reti radar per le previsioni metereologiche, la rete nazionale dei sismografi, i sofisticati sistemi di monitoraggio dell'attività dei vulcani, e delle migliori competenze scientifiche e professionali disponibili mette la protezione civile italiana in condizione di intervenire con allerta tempestivi e, quando possibile, con misure preventive come l'evacuazione delle aree a rischio. Grazie proprio all'evacuazione preventiva delle aree a rischio la recente inondazione che ha colpito il Piemonte nel 2002 non ha provocato vittime, mentre un analogo evento verificatosi solo due anni prima si era rivelato fatale per decine di persone. PREVENZIONE La conoscenza del territorio e delle soglie di pericolo per i vari rischi costituisce la base, oltre che per le attività di previsione necessarie a rendere efficiente la macchina dei soccorsi, anche per individuare gli indirizzi e le linee dei vari tipi di interventi di prevenzione possibili. E' compito della protezione civile individuare e segnalare alle autorità competenti gli interventi utili a ridurre entro soglie accettabili la probabilità che si verifichino eventi disastrosi, o almeno a limitare il possibile danno. In questo contesto si inquadra la recente revisione della carta sismica nazionale. Come è noto, la scienza non è in grado, ad oggi, di prevedere il verificarsi di un terremoto. Tuttavia sono disponibili informazioni rigorose e scientificamente verificate sulla diversa esposizione al rischio sismico delle aree del territorio nazionale, che permettono di individuare in quali comuni sia necessario ricorrere a tecniche edilizie idonee ad aumentare la resistenza dei manufatti in caso di terremoto, in modo da ridurre i crolli e soprattutto il numero delle possibili vittime. Oltre al rischio sismico, il sistema della protezione civile tiene sotto controllo in modo sempre più accurato i vari tipi di rischi idrogeologici, la mappa delle aree più soggette agli incendi boschivi, le aree dove più probabili sono i rischi legati all'alto livello di industrializzazione. LE RELAZIONI INTERNAZIONALI Il Dipartimento opera anche a livello internazionale, in accordo con le analoghe istituzioni di altri Paesi e nel quadro delle istituzioni internazionali a livello mondiale e soprattutto europeo, e partecipa ad interventi di protezione civile all'estero, che rappresentano un segno della solidarietà internazionale dell'italia e della capacità operativa, tecnica ed umana degli uomini della nostra protezione civile. Il Dipartimento punta molto, oggi, anche allo sviluppo di relazioni internazionali a livello tecnicoscientifico, nella consapevolezza che spesso i rischi ambientali sono legati a fattori che vanno ben al di là dei confini nazionali. A livello di prevenzione a medio e lungo termine, soprattutto in campo idrogeologico, si è dimostrato utile lo sviluppo internazionale delle reti di informazione e monitoraggio, lo scambio di informazioni e di metodologie, l'avvio di relazioni permanenti con centri di ricerca, specialisti e strutture organizzate dalla protezione civile degli altri Paesi europei. Questa nascente cooperazione internazionale permette all'italia di verificare e valutare metodi, procedure, tecniche operative e modelli organizzativi alla luce delle esperienze compiute in altri Paesi, ma anche di esportare fuori dei confini nazionali il know how del nostro sistema di protezione civile, con particolare riguardo all'esperienza del volontariato italiano, unica nel panorama europeo per estensione e organizzazione. 4

5 COME DIVENTARE VOLONTARI Per poter svolgere attività di protezione civile in qualità di volontario in supporto delle istituzioni preposte al coordinamento degli interventi, è necessario essere iscritti presso le organizzazioni di volontariato protezione civile regolarmente inserite negli appositi elenchi esistenti. Generalmente gli elenchi che vengono considerati a tal fine (d.p.r. 194/01) sono quello regionale e quello nazionale. Chi desidera diventare volontario di protezione civile potrà, all'atto dell'iscrizione presso una organizzazione di volontariato di protezione civile, valutare una serie di elementi che caratterizzeranno la propria attività nel settore scelto: ambito territoriale di evento (nazionale, regionale, comunale ecc.); ambito dimensionale dell'evento (tipo a), tipo b), tipo c) l. 225/92); eventuale specializzazione operativa dell'organizzazione (sub, cinofili, aib ecc.); livello di partecipazione con le attività istituzionali; disponibilità richiesta ecc.; vicinanza della sede; Gli elenchi regionale e/o nazionale sono consultabili rispettivamente presso la regione nella quale si intende svolgere in prevalenza l'attività di protezione civile o presso l'ufficio volontariato del dipartimento della protezione civile (oppure su questo sito alla voce "volontariato - organizzazioni"). Un'altra possibilità di partecipazione è offerta (solo per alcune fasce di età) dal servizio civile; per avere informazioni su quest'ultimo, occorre consultare l'indirizzo INTRODUZIONE ALLE TLC Fra i vari strumenti, intesi nel senso più ampio del termine, che la tecnologia mette a disposizione, ce n è uno che ha caratteristiche particolari. Si può discutere a lungo circa il grado d importanza o di utilità dello strumento che è l apparato radio ricevente-trasmittente. Rimane il fatto che in molti casi essere, o sapere di poter essere, in contatto diretto ed immediato con altri attraverso un apparato radio (che può anche essere l unico mezzo disponibile) può essere di grande aiuto, anche solo a livello psicologico. Diversamente dai sistemi di comunicazione via cavo, che impegnano come supporto per il collegamento un ben preciso mezzo solido (il cavo), le comunicazioni radioelettriche si basano, usualmente, sull emissione e sulla captazione di onde elettromagnetiche che si propagano in quel mezzo assai poco solido che è l atmosfera. La comunicazione in partenza, sotto forma di radiazione elettromagnetica, di norma si diffonde in modo più o meno omogeneo in tutte le direzioni e può essere bloccata da ostacoli, proprio per il fatto che non esiste un mezzo solido che la indirizzi esclusivamente al destinatario. Da ciò deriva che: 1. Stabilire comunicazioni radioelettriche fra due o più punti non è sempre facile o possibile; inoltre una volta stabilita la comunicazione, non è detta che questa si mantenga nel tempo e nello spazio; 2. La captazione delle comunicazione può essere effettuata da chiunque sia illuminato dalla radiazione emessa dalla stazione trasmittente. E evidente che ciò può creare interferenze ad altre comunicazioni contemporanee che siano effettuate da altri impiegando radiazioni elettromagnetiche di caratteristiche esattamente (o quasi) uguali; In conclusione, per il corretto e efficiente impiego delle comunicazioni radioelettriche si deve sempre tener conto di due fattori: 1 tecnico 2 legislativo e normativo Nel testo che segue ho cercato di sintetizzare i punti chiave dei due aspetti, sottolineando le soluzioni che tengono conto di entrambi i fattori, nell ottica del miglior utilizzo dei mezzi a disposizione. 5

6 LE RADIOCOMUNICAZIONI Le radiocomunicazioni (o comunicazioni radioelettriche) sono comunicazioni effettuate utilizzando onde radio vale a dire onde elettromagnetiche di lunghezza d onda superiore al millimetro, come mezzo di collegamento tra due o più stazioni. Un sistema di radiocomunicazioni è composto da una o più stazioni trasmittenti che provvedono a generare una corrente avente una determinata frequenza (onda o frequenza portante), a modularla (in altre parole a variarne una o più caratteristiche ampiezza, frequenza, fase in relazione all informazione che deve essere trasmessa) e ad inviarla nello spazio, per mezzo di un particolare dispositivo chiamato antenna. Una o più stazioni riceventi provvedono a captare l onda con un antenna, a selezionarla fra tutte le altre presenti contemporaneamente, ad amplificarla e a demodularla, cioè ad estrarre dall onda modulata l informazione che essa trasportava per renderla praticamente utilizzabile. POPAGAZIONE DELLE ONDE RADIO In una rete nazionale di radiocomunicazioni in VHF, si dispone di apparecchiature radio a modulazione di frequenza o di fase che funzionano su frequenze nella gamma VHF (Very High Frequency), appositamente assegnate dal Ministero Comunicazioni per soddisfare le necessità operative dell Ente. I segnali che sono emessi dalle stazioni radio in gamma VHF si propagano nello spazio seguendo dei percorsi pressoché rettilinei, per questo la portata del collegamento viene limitata, di norma, in maniera drastica sia dagli ostacoli sia dalla curvatura terrestre. Infatti, la portata (D) massima teorica del collegamento fra due stazioni situate in terreno pianeggiante, dipende essenzialmente dalla quota delle rispettive antenne in portata ottica (H1-H2). In pratica, però le cose vanno un po meglio per l intervento di diversi fenomeni connessi con la propagazione delle onde elettromagnetiche (riflessioni, diffrazioni, riflazioni), che permettono ai segnali di raggiungere a volte anche le zone nascoste oltre l orizzonte ottico. La portata utile del collegamento radio diretto sul terreno sgombro pianeggiante risulta in media di: 25 Km per le stazioni fisse, 15 Km per le stazioni veicolari e meno di 5 Km per le stazioni portatili. La distanza può variare leggermente, in funzione delle condizioni atmosferiche esistenti nella zona in cui si sviluppa il collegamento, ed anche della consistenza del terreno. Sul mare, si ha un certo aumento della portata. Nelle città si possono avere forti variazioni di segnale anche fra punti situati a brevi distanze. Il fenomeno è dovuto alla presenza di costruzioni in cemento che riflettono in vario modo i segnali radio, i quali raggiungono l antenna ricevente (RX) con fase diversa. I collegamenti nelle zone urbane o industriali, possono risultare difficoltosi per la presenza di disturbi radioelettrici a larga banda di natura impulsiva, generati dagli autoveicoli, dalle macchine utensili, dalle lampade fluorescenti, che, per la loro natura sono disturbi uniformemente su tutti i canal, ed in genere provocano un mascheramento dei segnali più deboli. MODO DI PROPAGAZIONE DI UN SEGNALE ELETTROMAGNETICO Tali onde viaggiano nello spazio libero alla velocità della luce ( Km/sec), la distanza che intercorre tra le due creste di un onda elettromagnetica viene definita lunghezza d onda. Molto più spesso viene data come caratteristica di queste onde elettromagnetiche il numero di cicli che tale onda effettua in un secondo (o se meglio preferiamo il numero delle creste che si presentano in un secondo). Questa grandezza detta frequenza, viene espressa in HZ. Sapendo che in un secondo verranno percorsi KM, dal numero delle oscillazioni che si manifestano in un secondo si può determinare quale sia l effettiva lunghezza d onda espressa in metri (in pratica sappiamo quante creste si presentano in KM). 6

7 LA PERDITA DI PERCORSO I segnali RF trasmessi da una sorgente, viaggiando nello spazio subiscono una attenuazione proporzionale alla distanza che questi percorrono. Vediamo ora come si determina il valore di potenza che arriverà ad una ipotetica stazione ricevente posta ad una certa distanza dal trasmettitore. Supponiamo di avere una sorgente che trasmette utilizzando una stazione isotropia. Il segnale emesso si propaga in tutte le direzioni come se fosse in una sfera, pertanto tutta la potenza emessa verrà diluita su questa sfera in proporzione alla distanza che il segnale percorre nello spazio. Per antenna isotropica si intende un antenna ideale che propaga il suo segnale uniformemente in tutte le direzioni. Una facile analogia potrebbe essere quella di una lampadina che emette luce in tutte le direzioni, in questo caso, noteremo che il progressivo allontanamento da questa sorgente l intensità di luce diminuirà con la distanza. PRINCIPIO DELLA PROPAGAZIONE ISOTROPICA DI UN SEGNALE A RADIOFREQUENZA Poiché la potenza emessa si disperde in questa ipotetica sfera, potremo considerare ad una certa distanza d tale potenza come retristribuita sul bordo esterno della sfera stessa, ossia nell area sferica risultante. Un qualsiasi utilizzatore che sia posto alla distanza d potrà pertanto prevalere questa potenza in proporzione all area che un antenna ricevente riesce a coprire. Pertanto la quantità del segnale ricevuto ad una certa distanza sarà dato dalla densità del flusso di potenza PD, presente a quella distanza, moltiplicata per l area equivalente Ae dell antenna posta in RX. Come possiamo notare, oltre alla potenza del segnale trasmesso e alla distanza dalla sorgente RF, la potenza ricevuta è funzione anche della lunghezza d onda di tale segnale. STAZIONI RADIO RIPETITRICI L effettiva possibilità di stabilire un collegamento diretto fra le stazioni fisse, mobili e portatili, è condizionata dalla curvatura terrestre, dalla conformazione orografica della zona ed anche dalla presenza dei disturbi radioelettrici. Per incrementare il raggio d azione delle stazioni radio si impiegano le stazioni radio ripetitrici, che, se ubicate in posizione elevata, possono ricevere, amplificare e ritrasmettere anche i segnali provenienti da stazione lontane. La stazione radio ripetitrice, oltre ad aumentare la distanza del collegamento, consente anche di migliorare le comunicazioni nelle valle, oppure nelle località che sono soggette a disturbi radioelettrici di vario tipo. La copertura fornita dalla stazione radio ripetitrice dipende dalla quota dell impianto e dalla conformazione orografica della zona. Se il terreno è pianeggiante, l area di copertura risulta circolare. Tutte le stazioni radio fisse, mobili e portatili che si trovano dentro l area di copertura del ponte radio possono comunicare tra loro e formano una maglia. Di regola, ad ogni maglia è assegnato un solo canale radio. La rete di radio telecomunicazioni risulta composta da maglie provinciali o interprovinciali operanti di norma tramite stazioni radio ripetitrici. La collocazione delle stazioni radio ripetitrici è stata determinata in funzione della densità del traffico previsto in ogni maglia ed in modo da ottenere un minimo di sovrapposizione delle aree di copertura fornite dalle stazioni radio ripetitrici di maglie adiacenti. Questa condizione è indispensabile per assicurare le comunicazioni nelle zone che hanno una conformazione orografica particolarmente complessa, ed inoltre per avere una possibilità di collegamento che in caso d avaria di qualche stazione radio ripetitrice. CANALI RADIO Come già riportato, ad ogni maglia radio viene assegnato da parte del Ministero delle Comunicazioni, un canale che permette alle stazioni terminali (fisse,mobili e portatili) di operare entro la maglia stessa senza interferire con quelle adiacenti. 7

8 La stazione radio ripetitrice dispone di un canale con due frequenze di lavoro, una di trasmissione e l altra di ricezione. Le stazioni della maglia, oltre a possedere il canale per l uso del ripetitore con due frequenze differenti in ricezione e trasmissione, per il funzionamento in semiduplex, dispongono anche di un canale in simplex per il collegamento diretto, nel quale viene usata una sola frequenza per la ricezione e la trasmissione che ha un valore identico a quella di trasmissione della stazione radio ripetitrice. Con questo sistema ogni stazione terminale, (fissa, mobile o portatile), si trova sempre in condizione di poter ricevere la chiamata del corrispondente, sia quando la comunicazione viene effettuata sul canale diretto in isofrequenza, che sul canale della stazione ripetitrice della maglia. L uso delle isofrequenze è previsto esclusivamente: 1. In caso d avaria delle stazioni ripetitrici 2. Nelle zone non servite dai ripetitori. Inoltre la posizione delle stazioni ripetitrici è scelta in modo tale da consentire la miglior copertura del territorio di competenza e, contemporaneamente, in modo da evitare il più possibile gli sconfinamenti dei segnali fuori dall area di copertura. In alcuni casi, una sola stazione radio ripetitrice non è sufficiente per coprire tutto il territorio di competenza. E necessario, in tali casi, installare due o più stazioni radio ripetitrici interconnesse ed operanti in modo isofrequenziale sincrono o quasi sincrono. Il sistema risulta di grande utilità sul piano operativo, perché consente d effettuare il collegamento contemporaneo e sullo stesso canale di tutte le stazioni di una maglia, situate anche a notevole distanza ed in zone ortograficamente difficili. DISPOSITIVI PER LA CHIAMATA SELETTIVA AUTOMATICA Gli apparati radio sono dotati di particolari dispositivi elettronici che permettono di trasmettere e ricevere in modo automatico speciali codici numerici sotto forma di stringhe di toni sequenziali secondo lo standard ZVEI II. La funzione principale di tali dispositivi è quella di ridurre al minimo l occupazione dei canali radio per mezzo di uno scambio di messaggi codificati, ad integrare e/o sostituzione del normale traffico a voce, con le seguenti funzioni principali: 1. Chiamata di un solo apparato radio della rete con avviso acustico e visivo per l operatore destinatario. Gli apparati di recente introduzione permettono la visualizzazione del codice della stazione chiamante. 2. Riconoscimento immediato e certo di tutte le stazioni che operano sulla maglia. 3. Verifica automatica dello stato di funzionamento dell apparato radio chiamato. 4. Invio di brevi messaggi codificati alla propria sede o ad altre stazioni. 5. Azionamento di sistemi di ricerca persone. 6. Attivazione di particolari apparati radiotelefonici normalmente ad ascolto interdetto e dislocati presso Enti terzi. LA COMUNICAZIONE NELL EMERGENZA L uomo ha da sempre dovuto e voluto misurarsi ed integrarsi con l ambiente a lui circostante, sia esso accogliente, sia difficile ed inospitale, però sempre modificandolo per le proprie necessità. L ambiente è stato in parte strutturato per soddisfare i bisogni dell uomo: si sono costruite case, città, strade, ponti, gallerie, porti, fabbriche, coltivato campi, modificato corsi d acqua, formato dighe, ecc tutto questo esclusivamente a beneficio dell uomo e del progresso. Questo dimostra che l ambiente varia a seconda del grado di civiltà raggiunto dall uomo, per cui in ogni tempo avremo dei fattori positivi e negativi che influiranno sulla vita di tutti i giorni. E per fattori negativi si intendono i pericoli a cui l uomo deve saper conoscere ed affrontare per cercare di limitare gli eventuali danni. Questi pericoli si possono suddividere in quattro categorie: le calamità naturali, ad esempio i terremoti, le alluvioni, le eruzioni; i disastri provocati dall uomo, ossia l inquinamento idrico dei fiumi e dei mari, l inquinamento del suolo, l inquinamento nucleare, chimico e biologico, l inquinamento elettromagnetico ed acustico; gli incidenti e gli infortuni, direttamente provocati dai singoli per negligenza, per ignoranza, per superficialità o per non aver applicato le necessarie misure di sicurezza; i disastri volutamente provocati dall uomo, cioè le attività belliche e gli atti di terrorismo. In caso di evento catastrofico, l organizzazione dei soccorsi è una componente essenziale e strategica di una 8

9 civiltà moderna ed avanzata, la quale abbisogna di una moltitudine di realtà amalgamate e coadiuvate fra di loro, con lo scopo di essere il più efficaci ed efficienti possibili. Questa è la Protezione Civile, un organizzazione composta da vari settori del volontariato, coordinate e coadiuvate dagli organi istituzionali. Fondamentale, in un organizzazione di questo genere, sono le comunicazioni, tutte le comunicazioni, a qualsiasi livello, e che sappiano rispondere alle fatidiche domande: perché cosa come quando. Specialmente in emergenza, in quanto contribuiranno ad una maggiore e precisa conoscenza delle varie situazioni di crisi, di rischio prodottosi sul territorio, e conseguentemente ad una più efficace autodifesa e ad un intervento di soccorso immediato. Il ruolo della comunicazione è vario e diversificato, in quanto è necessario comunicare sia alla popolazione, tramite la prevenzione, la conoscenza del territorio e con l autodifesa, sia all interno dell Organizzazione della Protezione Civile, tramite la formazione, la preparazione, le modalità e le esercitazioni, su tutte le possibili emergenze in cui ci si potrebbe trovare, per non tralasciare i ruoli e le competenze delle varie strutture della Protezione Civile. Da ciò si deduce che la comunicazione non è importante solamente in emergenza, ma ha una funzione fondamentale anche nei periodi classificati di pace. PERCHÉ COMUNICARE Da sempre l uomo ha avuto la necessità di comunicare con i sui simili, perché in caso contrario rischiava l isolamento. Per cui bisogna comunicare sempre e nel miglior modo possibile. In tempo di pace le comunicazioni possono anche diminuire sia come frequenza sia come intensità, però al minimo accenno di pericolo devono immediatamente essere ripristinate secondo protocollo. Invece in condizioni di crisi le comunicazioni diventano indispensabili, importanti e decisive per portare soccorso in maniera rapida ed incisiva. Tramite le comunicazioni, l azione successiva è l attivazione di numerosi organismi che provvederanno al soccorso, al superamento ed al ripristino di una situazione critica. Fare attività di comunicazione in generale, vuol dire trasmettere, con l aiuto di tutti i media, sia attraverso la stampa si attraverso l etere, TV, radio, internet, delle informazioni verso la popolazione che permettano di rassicurare e risolvere le eventuali crisi. Attività di comunicazione nello specifico, vuol dire ricevere e trasmettere, messaggi, notizie, su frequenze predisposte, all interno del sistema di Protezione Civile, la quale provvederà a rendere più efficace l organizzazione dei soccorsi. Quindi, tramite le comunicazioni si mira ad ottenere dei risultati, per cui bisogna comunicare sempre e bene per venire capiti e recepiti, ma soprattutto essere brevi, concisi e chiari. Le Amministrazioni e gli Enti Locali presenti sul territorio interessato dall evento devono: - comunicare la propria esistenza e l operatività; - comunicare per riferire i fatti come sono nella realtà, senza diffondere notizie false ed allarmistiche; - comunicare per dare direttive e per coordinare la popolazione ed i soccorsi; - comunicare per creare un rapporto di fiducia con la popolazione e ricevere collaborazione. In uno stato di crisi, è molto importante il fatto che chi deve diramare la notizia o l allarme, sia un organismo conosciuto, in cui la gente ha fiducia, una struttura particolare che in caso di bisogno è sempre presente sul territorio, che è radicata nella cultura della popolazione, che sia oggetto di rispetto e che sia visibile sempre. Per cui è necessario intervenire in merito ogniqualvolta le situazioni lo richiedano: - comunicare sempre l esistenza, come si opera e com è impiegata la struttura; - comunicare i fatti accaduti e le prospettive future; - comunicare cosa deve fare la popolazione; - comunicare l evolversi della situazione. Nel caso delle radiocomunicazioni d emergenza, cosa comunicare: - comunicare innanzitutto la propria presenza in loco, l operatività, di cosa si dispone e l autonomia; - comunicare i fatti, visti o conosciuti dalla propria postazione; - comunicare i programmi dell organizzazione locale; - comunicare l evolversi della situazione, e naturalmente, essere il più precisi possibile, ricordandosi sempre di passare il proprio nominativo, da dove si trasmette, per conto di chi si trasmettono i messaggi, la struttura a cui si appartiene, effettuare messaggi brevi e precisi in modo da lasciare spazio anche alle altre stazioni. In emergenza la prima cosa da fare è comunicare immediatamente, con qualsiasi mezzo, per dare notizie certe e rassicuranti, per fari sì che la popolazione non venga presa dal panico. Questo bisogna farlo quando: 9

10 - al momento dell evento; - prima dell evento se preannunciato; - quando si conoscono i primi fatti; - quando si è preparato il primo intervento; - quando è partita la struttura organizzativa; - se la situazione è stabile od in via di miglioramento. Nello specifico delle radiocomunicazioni d emergenza, bisogna sempre comunicare, il più precisamente possibile: - al momento dell evento; - prima dell evento se si è già sul posto; - quando si conoscono o si vedono i primo fatti; - quando si preparano gli interventi di soccorso; - quando si effettuano gli interventi; - l evolversi delle situazioni ed i successivi miglioramenti. In emergenza, non si può dipendere da un solo strumento di comunicazione, bensì bisogna sviluppare varie reti in grado di rendere il più efficace possibile il complesso sistema delle comunicazioni della Protezione Civile nei territori e nelle emergenze in atto. Anche se, oggigiorno, il sistema delle telecomunicazioni prevede numerose risorse e tecnologie quali, frequenze radio, telefoni fissi e mobili, satellitari, TV, internet e giornali, la vecchia radio resta sempre il sistema più semplice, funzionale, immediato ed affidabile, senza condizionamenti dovuti ai comportamenti della popolazione. Attualmente le reti più semplici, meno costose, e le più affidabili sono quelle dei radioamatori, in quanto non hanno bisogno di infrastrutture e sostituiscono egregiamente sia la telefonia, sia Internet ed il GPS, tramite la rete radio digitale Itanet, l APRS per la radiolocalizzazione, e l SSTV per le immagini in diretta, il tutto tramite le onde radio. A questo punto si ricorda che in emergenza si deve provvedere a sviluppare due tipi di interventi: la comunicazione esterna e la comunicazione interna. Nel primo caso è indispensabile individuare un responsabile ed i relativi collaboratori della comunicazione e livello comunale, regionale, prefettizio e nazionale; fare corsi di formazione per i vari referenti alle comunicazioni; organizzare esercitazioni; programmare e pianificare tutti i possibili eventi calamitosi che potrebbero verificarsi predisporre gli strumenti per fronteggiarli. Nel secondo caso, la comunicazione interna, si deve seguire le norme che regolano le direttive dei vari piani di emergenza, Comunale Provinciale Regionale, e le relative fasi: Preparazione all Evento, Attenzione, Preallarme, Allarme, Evento, Emergenza, Riabilitazione, Riassetto o Ripristino. Anche nel caso del come comunicare, si dovrà fare attenzione ai problemi inerenti al fatto che un qualsiasi evento può essere visto e valutato diversamente da chi è presente sul luogo; cioè la visione diventa soggettiva. Gli operatori quando riferiscono il fatto sono responsabili di quello che dicono e di come lo dicono, per cui bisogna tener conto della personalità, del carattere, del grado di istruzione e preparazione di questi volontari ed è indispensabile insegnare loro le procedure e le modalità d intervento, i piani d emergenza per gestire al meglio le radiocomunicazioni d emergenza. Chi riceve una comunicazione in emergenza non deve avere dubbi, non deve interpretare, non deve farsi opinioni personali e non deve prendere decisioni autonome. La conseguenza più immediata di eventi calamitosi di una certa gravità è di solito la repentina interruzione di tutti i sistemi di telecomunicazione esistenti, sia quelli via fili (telefoni) che quelli via radio. Ciò ostacola gravemente quella che forse è la fase più delicata dell intervento di soccorso e cioè l accertamento del tipo di sinistro, della sua gravità e del suo ambito territoriale. L allestimento nel più breve tempo possibile di sistemi di trasmissione omogenei che possano costituire un vero e proprio tessuto connettivo che consenta collegamenti diretti e immediati fra il comando operativo centrale e tutti i gruppi di intervento e/o enti periferici è definita : EMERGENZA RADIO 10

11 ESEMPI DI COLLEGAMENTI RADIO DI EMERGENZA (fig.1) Per lo scambio di comunicazioni inerenti i punti 2 e 3, è indispensabile utilizzare il modulo messaggio e tenere un registro di stazione (allegati 1 e 3). 1 Monitoraggio di situazioni a rischio 2 Trasmissione messaggi di soccorso 3 Rete alternativa collegamenti radio di C.O.M. 4 Collegamenti radio punto - punto EMERGENZA RADIO Collegamenti fra le aree d'emergenza e la sala operativa C.O.M. C-O.C. Collegamenti per richiedere soccorsi al di fuori del territorio interessato Instaurare una rete radio fra C.C.S. - C.O.M. Comuni, Enti di pubblica utilità Predisporre collegamenti radio specifici (H24) fra due siti particolari ESEMPIO Monitoraggio di un fiume a rischio esondazione Il messaggio è generato dall'operatore radio ESEMPIO Incidente industriale con inquinamento Il messaggio è generato dall'operatore o dall Autorità locale ESEMPIO Black-out dei mezzi di comunicazione Il messaggio è generato dall'autorità locale ESEMPIO Due tendopoli di ricovero sfollati Il messaggio è generato dal responsabile del campo STRUTTURA DI UNA SALA RADIO In ogni Prefettura d'italia, in situazioni di crisi o in occasione di esercitazioni programmate, viene attivata la Sala Operativa che prende il nome di Centro Coordinamento Soccorsi (CCS ). Il responsabile della sala operativa è un funzionario della Prefettura che, coadiuvato da altri funzionari 11

12 o da volontari di coordinamento, vaglia le notizie inerenti l'emergenza in atto, ne informa il capo gabinetto che prendendo le più opportune decisioni fa intervenire quelle risorse che contribuiscono a ristabilire la situazione preesistente. I messaggi relativi all'emergenza pervengono alla Sala Operativa mediante i seguenti canali: Reti telefoniche, Telefax, Staffette, Cifra, Sistema "Mercurio", Sala Radio Nella Sala Radio sono installate le stazioni radio di tutti i corpi che compongono la Protezione Civile ossia: Questura, Legione Carabinieri, Legione Guardia di Finanza, Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e Operatori Radio delle Organizzazioni di Volontariato Radioamatori. Ognuna di esse fa parte di una rete radio indipendente dalle altre, operano su frequenze diverse e la loro interconnessione è appunto la sala operativa. Ogni operatore radio ha il compito di ricevere i messaggi che provengono dalla propria rete, scriverli sugli appositi moduli, ed inoltrarli velocemente al Centro Controllo Messaggi della sala operativa, e viceversa trasmettere i messaggi provenienti dalla sala operativa ai destinatari. A livello territoriale, presso il Comune più attrezzato per le emergenze o semplicemente quello più strategicamente posizionato nella zona di emergenza (che viene chiamata in codice ZONA E), il Prefetto istituisce il Centro Operativo Misto (COM), anch'esso sarà dotato di una sala operativa e di una sala radio che di norma è provvista solo delle apparecchiature radio strettamente necessarie per permettere il collegamento fra i Comuni del COM ed il CCS o con gli enti del territorio interessati dall'emergenza. Anche ogni Comune deve dotarsi di reti di comunicazione radio che faranno capo al Centro Operativo Comunale (COC) presso il Municipio o dove il Sindaco riterrà necessario. Queste reti normalmente si basano sulle apparecchiature radio già installate dall'amministrazione per uso interno come quelle della Vigilanza Urbana, dei Mezzi operativi di servizio ecc. In molti casi vengono integrate con reti alternative per i gruppi comunali di Protezione Civile, per i monitoraggi del territorio, ecc. FUNZIONI DELLE RETI ALTERNATIVE DI COMUNICAZIONE I CB e i radioamatori possono istituire delle reti radio di emergenza sulle bande loro concesse, dipendenti direttamente dal tipo di emergenza in atto e, secondo le necessità contingenti, usare uno dei vari sistemi di trasmissione disponibili. Per cui verrà usata la banda HF (Hight Frequency) per collegamenti a lunga distanza come ad esempio il collegamento fra Prefetture e il Centro Situazioni dell Agenzia di Protezione Civile (CESI di Roma) o fra le Prefetture stesse. La banda VHF (Very Hight Frequency) per i collegamenti di media distanza come quelli fra la Prefettura e COM. La banda UHF (Ultra Hight Frequency) per i collegamenti territoriali punto-punto o su veicoli in movimento e la Banda CB per i collegamenti a breve distanza come ad esempio fra il Comune e il suo territorio. Tutto questo è chiaramente specificato da un telex inviato dal Ministero dell'interno a tutti i Prefetti dove si comunica che i CB fungeranno da capomaglia sulla rete di COM mentre ai radioamatori spetta il compito di collegare lo stesso alla Prefettura ALLESTIMENTO DELLE RETI ALTERNATIVE DI COMUNICAZIONE Quando vi è un intervento della Protezione Civile e il Prefetto costituisce il CCS presso la Prefettura o un COM presso un Comune e/o si istituisce un campo base, gli enti e le diverse organizzazioni 12

13 che partecipano all intervento di soccorso opereranno sulle loro frequenze per ciò che concerne i loro collegamenti interni, mentre le comunicazioni da e per le autorità e gli enti, dovranno essere inoltrate sulle reti alternative gestite dalle associazioni di volontariato specializzate in Radiocomunicazioni di emergenza e iscritte agli albi dell Agenzia di Protezione Civile. Queste ultime avranno già installato delle apposite stazioni radio fisse o campali - presso i Comuni, gli ospedali, i campi base, i magazzini e ove ritenuto necessario al superamento dell'emergenza. Questa operazione e molto facilitata se i Comuni hanno provveduto per tempo ad installare le antenne radio sui loro palazzi comunali. L'utilizzo di diverse frequenze e di diverse apparecchiature radio in uno spazio ristretto, come ad esempio per una emergenza localizzata in un solo Comune, provoca spesso delle interferenze, pertanto è sempre necessario pianificare le frequenze da usarsi e verificare l'applicazione delle medesime prima dell'evento. E' comunque sempre consigliabile limitare al massimo le comunicazioni radio non strettamente necessarie. BANDE DI FREQUENZA UTILIZZABILI PER L EMERGENZA RADIO Oltre alle bande radioamatoriali e CB descritte nei precedenti paragrafi, durante un intervento di EMERGENZA RADIO si possono utilizzare altre bande di frequenza, come di seguito riportato 5.1. Bande VHF e UHF, (G.U. del 29/12/98 N 302) VHF da a in 3 copie di frequenze e UHF da a in 6 coppie di frequenze 5.2. Banda 43 Mhz e banda 27 Mhz ( art. 334 C.P. punto 1) N 4 canali nella banda 43 Mhz e 2 nella banda 27 Mhz concessi per l uso da parte di associazioni, per le attività relative alla sicurezza e soccorso sulle strade Banda 433 Mhz ( Low Power Device LPD) 5.4. Bande di frequenze ad uso privato e commerciale ( VHF, UHF ) 5.5. Frequenze CB e radioamatoriali Banda HF, Banda 27 Mhz, 144 Mhz e 440 Mhz ad uso non esclusivo e alternativo di emergenza TIPOLOGIA DEI COLLEGAMENTI RADIO DI PROTEZIONE CIVILE Un intervento di EMERGENZA RADIO può svilupparsi in vari modi, alcuni di essi sono esemplificati in Fig. 1, ma spesso ogni emergenza insegna sempre un nuovo modo di utilizzo delle 13

14 radio. Nei successivi paragrafi esaminiamo le tipologie più comuni Monitoraggio situazioni a rischio Si tratta di collegamenti fra una postazione mobile, squadra appiedata, radiomobile ecc, posizionata nelle vicinanze del sito da monitorare, come ad esempio: il livello di un fiume in piena, il procedere di una frana, un incrocio pericoloso durante una manifestazione ecc.; le informazioni che l operatore produce o legge vengono inviate a tempi regolari alla sala radio dell ente che organizza il monitoraggio (Comune) 6.2. Maglie Radio Alternative di Emergenza Esse sostituiscono la rete telefonica e le reti di servizio normale ( V.V.F; P.S.; C.C.; 118; C.R.I. ecc.) ovvero, si affiancano ad esse per avere maggiori canali di comunicazione sempre aperti senza il rischio di linee occupate a causa di eccessivo traffico o di avarie. La maglia radio provinciale potrà essere costituita dai seguenti collegamenti: COC territorio, l operatore sul territorio genera l informazione primaria o riceve l ordine esecutivo finale COC COM eventualmente con i comuni limitrofi, si effettuano le trasmissioni di messaggi di richiesta di soccorso e/o di informazioni CCS COM, con altri enti interessati in maniera straordinaria, si effettuano le trasmissioni di messaggi dirichiesta di soccorso e/o di informazioni di grado più elevato dei precedenti 6.3. Collegamenti di Organizzazione collegamenti non in rete effettuati fra postazioni di una medesima organizzazione con la propriasede o fra membri di diverse squadre della medesima organizzazione Collegamenti PUNTO --- PUNTO collegamenti non in rete effettuati fra squadre di diverse organizzazioni e la stazione capomaglia o di coordinamento dell emergenza/esercitazione o collegamenti ad hoc fra 2 postazioni interessate da particolari esigenze. CARATTERISTICHE E POTENZIALITA DELLE BANDE DI FREQUENZA. Le frequenze VHF e quelle UHF di cui al punto 5.1 richiedono apparati molto costosi e l efficienza in ISOFREQENZA fra sistemi portatili è di qualche Km, con l utilizzo di appositi ponti ripetitori installati in posizione alte (colline ecc.) si può coprire l intero territorio provinciale, mentre se le apparecchiature vengono collegate ad antenne fisse sulle sedi di associazione o dei municipi il collegamento e di decine di Km. Pur essendo già uscita la legge che riserva queste frequenze ai servizi di protezione civile sul territorio nazionale, non è ancora stato emesso l apposito regolamento, pertanto attualmente per poter utilizzare queste frequenze e necessaria una apposita autorizzazione rilasciata dal Ministero della Comunicazione con il nulla osta del Dipartimento della P.C. Le frequenze di cui al punto 5.2 sia in banda 43 che 27 Mhz richiedono apparati di debole potenza, molto economici e di facile reperibilità sul mercato, per contro il raggio di copertura è modesto: fra portatili non supera i 2, 3 Km e con l utilizzo di antenne veicolari sui mezzi e di antenne esterne nelle sale operative si possono raggiungere i 6/7 Km di copertura. E necessaria una apposita autorizzazione rilasciata alle associazioni dal Ministero della Comunicazione. La banda di frequenza 433 Mhz (punto 5.3) in banda radioamatoriale è concessa all uso libero (senza patenti o licenze ) solo con apparecchiature di debolissima potenza portatili e con il divieto di allacciamento ad antenne esterne (LPD low power device). L uso di queste piccolissime ricetrasmittenti dalla potenza di 10 mw e di conseguenza dal consumo irrisorio è molto indicato per i collegamenti radio all interno di una squadra, ed in un territorio ristretto. Le bande di frequenza ad uso privato o commerciale (punto 5.4), tecnicamente sono assimilabili a quelle esposte al punto 5.1 in quanto le apparecchiature sono le medesime ma con diversa programmazione. La differenza sostanziale è nell autorizzazione all uso e nell esclusività della frequenza, in quanto l ente, il comune o l associazione devono richiedere la concessione di una frequenza, della quale diventano proprietari ed unici utilizzatori provvedendo nel contempo al pagamento di un canone di esercizio che a 14

15 seconda dei limiti territoriali richiesti e dal numero di radio utilizzate va dai ai di lire. Le bande radioamatoriali (punto 5.5) assimilate come tipologia devono essere divise come caratteristiche tecniche : - CB ( 27 Mhz ), apparti di debole potenza, molto economici con un medio raggio di azione (qualche Km), l autorizzazione all uso è personale e legata all operatore radio che può usare solo la radio dichiarata nella propria autorizzazione. - RADIOAMATORI, sia le bande 144 Mhz (VHF) che quelle 430 ( UHF) sono di ottimo uso in un territorio pianeggiante, infatti in aperta campagna con apparati portatili si possono effettuare collegamenti anche a distanze superiori al 6-7 Km mentre se le radio vengono abbinate ad antenne veicolari o antenne sui tetti il collegamento può essere effettuato anche a distanze superiori ai 30 Km. Le bande HF permettono collegamenti a lunga distanza, anche extranazionali. Le apparecchiature sono abbastanza costose e l autorizzazione all uso è personale e legata al conseguimento di apposita patente e licenza di stazione. SVILUPPI FUTURI DELLE RADIOCOMUNICAZIONI APPLICATE ALLE EMERGENZE RADIO La ricerca scientifica nel campo delle radiocomuicazioni è interamente proiettata verso le radiocomunicazioni digitali, ovvero quelle tecniche che possono far circolare più canali di informazioni sulla stessa frequenza, tali informazioni possono anche non essere solo la voce, ma anche fotografie, testi, fax telemisure ecc., nonostante questo incessante sviluppo delle radiocomunicazioni la trasmissione in fonia (della sola voce) mantiene un posto molto importante nelle comunicazioni durante un emergenza, in quanto si tratta di una tecnica ormai assodata con apparecchiature molto affidabili e di facile reperibilità pertanto pur individuando un futuro pieno di G.P.S., MODEM RADIO, APRS ecc., le classiche radio ricetrasmittenti saranno ancora molto utilizzate. Diversa situazione per le bande e gli utilizzatori: gli analisti di mercato danno una crescita vicino allo zero del numero di appassionati alle radiocomunicazioni, che si riflette sul lento calo di iscritti delle più grandi associazioni nazionali di radioamatori (ARI e FIR-CB) pertanto possiamo ragionevolmente prevedere solo un consolidamento dell uso delle apparecchiature CB e radioamatoriali, mentre in rapida espansione l uso degli LPD sia per la discreta economicità dei sistemi che per la libertà di utilizzo. La banda 43 Mhz non ha ancora avuto il successo che gli importatori speravano, però il futuro delle radiocomunicazioni di debole potenza per la protezione ivile è sempre più legato a questa banda. Tutte le organizzazioni di volontariato di protezione civile specializzate in radiocomunicazioni sono in spasmodica attesa del regolamento che potrà permettere l uso delle 9 coppie di frequenza VHF e UHF. Le frequenze civili o commerciali: la banda VHF si sta progressivamente svuotando a causa della migrazione di molte industrie e servizi vari sulle bande UHF, liberando, di fatto, ampie porzioni della banda all interno della quale le associazioni di P.C. potrebbero richiedere al ministero delle comunicazioni l autorizzazione all uso di alcune frequenze. PIANO DELLE RADIOFREQUENZE DI EMERGENZA Il piano dovrà, in maniera preventiva, indicare le frequenze e/o i canali che potranno presumibilmente essere utilizzati durante l emergenza in un dato territorio (comunale provinciale regionale) mantenendo una certa flessibilità per ogni altra esigenza che potrebbe manifestarsi durante le emergenze. Il piano dovrà articolarsi in 3 capitoli : PROCEDURE DI ATTIVAZIONE In questo capitolo dovranno essere indicate le motivazioni ed i parametri per l utilizzo delle varie frequenze; ad esempio legare i vari codici di preallarme indicati dal piano provinciale all attivazione graduale delle reti radio, oppure indicare che quando una squadra di volontari è operativa sul territorio deve essere sempre operativa anche la propria sala radio sintonizzata sulla frequenza monitor del gruppo ecc. 15

16 PLANNING DELLE FREQUENZE Nel planning verranno indicate le varie frequenze, pianificate in servizi ad esse associate con gli utilizzatori in special modo l assegnazione univoca ad ogni associazione di volontariato ed a ogni gruppo comunale di un particolare canale o frequenza che non provochi disturbi agli utilizzatori confinanti PROCEDURE DI UTILIZZO Bisognerà predisporre le varie procedure e la modulistica, ovvero: moduli messaggi, registrazioni magnetiche, protocolli ecc. ad esempio specificare che per la trasmissione di messaggi fra enti è indispensabile utilizzare il modulo messaggi Mod. 57 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con le spiegazioni per una corretta compilazione, eventuali piccole procedure per la gestione delle maglie complesse di operatori radio ecc. USO DELLE APPARECCHIATURE RICETRASMITTENTI L'utilizzo delle apparecchiature radio e la loro detenzione sono regolate in Italia da numerose leggi, alcune di esse risalgono addirittura agli anni venti. Senza entrare nel merito è opportuno ricordare che chiunque usi un apparecchiatura radio deve essere autorizzato dal Ministero delle Comunicazione mediante una licenza, come nel caso dei radioamatori, o mediante un autorizzazione, come nel caso delle apparecchiature ad uso cosiddetto civile. Una radio ricetrasmittente genericamente è composta da un corpo centrale che contiene i circuiti di sintonia, ricezione e trasmissione, di un microfono, un altoparlante, un antenna e un alimentatore. Vi sono anche i portatili, o palmari, che raggruppano in un unico pezzo tutti i componenti appena descritti. Prima di iniziare un collegamento radio bisogna sincerarsi che tutti i "pezzi" siano opportunamente collegati, in caso contrario oltre a rendere impossibile il collegamento radio, si può provocare un grave danno all'apparecchiatura stessa. Rivolgendosi ai neofiti e tralasciando le radio complesse dei radioamatori e dei CB, vi sono alcuni comandi e strumenti che compaiono su tutte le apparecchiature radio in commercio, essi sono: - Manopola del volume e di on/off - Manopola di sintonia o di canale, 16

17 - Manopola di silenziamento o "squelch" - Pulsante di trasmissione PTT ( Pusch To Talck, schiaccia per parlare) Una volta accesa l'apparecchiatura (manopola On/Off) e regolato il volume di ascolto necessario, si regolerà il silenziamento fino a scomparsa del rumore di fondo. Per poter effettuare la comunicazione radio è necessario essere sintonizzati sulla stessa frequenza, o sullo stesso canale in uso, pertanto la manopola di sintonia andrà ruotata fino a far comparire il canale o la frequenza desiderata. A questo punto si potrà trasmettere la propria voce premendo il pulsate PPT che normalmente è posto su di un lato del microfono, parlando a breve distanza dallo stesso e rilasciando il PTT immediatamente alla fine della comunicazione. Questa operazione è necessaria in quanto le radiotrasmittenti (a differenza del telefono), sono monodirezionali, cioè durante la ricezione non possono trasmettere e viceversa. Pertanto quando si preme il pulsante PTT si attiva la radio nel modo trasmissione e si inibisce la ricezione. Per far capire al corrispondente che si sta finendo di trasmettere e che si passerà all'ascolto, al termine della comunicazione si pronuncia la parola "passo". Questa operazione, che spesso comporta degli errori nei principianti, è molto più semplice apprenderla mediante prove pratiche che non cercare di spiegarla in questo testo. Il massimo rendimento si ottiene seguendo alcune norme fondamentali: tenersi sempre lontani da muri e da manufatti in metallo, posizionare le antenne in spazi aperti e più in alto possibile. Quando si usano i portatili, non trasmettere con l'apparecchiatura agganciata alla cintura (il rendimento della radio scende dell'80%). PROCEDURE E TERMINOLOGIE DI TRASMISSIONE Per effettuare una chiamata radio si segue la seguente procedura: Sincerarsi che nessuno stia impegnando la frequenza per evitare di sovramodulare ovvero disturbare altre comunicazioni. Rivolgersi al corrispondente chiamandolo con il suo nominativo e indicando il luogo dove si trova. Far seguire il proprio nominativo e il luogo dove ci si trova es. ATTENZIONE SALA OPERATIVA DEL COMUNE DI PAVIA DA SQUADRA BETA IN BORGO TICINO, PASSO. Quando la sala operativa comunale darà il permesso di comunicare si potrà trasmettere il messaggioo la richiesta. Questa procedura è necessaria in quanto la sala operativa potrebbe essere impegnata a ricevere un altra trasmissione da una località lontano da voi e di conseguenza la vostra apparecchiatura non è in grado di ascoltarla. Appena effettuato il primo collegamento, per verificare la "bontà dello stesso", si richiede ilcontrollo. Esso consiste nello scambiarsi rispettivamente le condizioni di ricezione: Il QRK (controllo in codice Q), è un dato importantissimo in fase di monitoraggio radio del territorio perché permette di identificare zone d ombra delle trasmissioni radio. Si compone di due dati: RADIO e SEGNALE. Il primo è relativo alla comprensibilità della voce ricevuta, il secondo alla forza del segnale misurato da un apposito strumento montato normalmente su apparecchiature radio di qualità ("S"meter). Tralasciando la lettura dello strumento, si può in ogni caso dare un controllo radio secondo questa 17

18 Generalmete le comunicazioni radio vengono effettuate "in chiaro", cioè parlando normalmente, è opportuno comunque sapere che i CB e i radioamatori, insieme ad altri numerosi enti, usano alcuni codici o linguaggi particolari definiti codice Q (allegato 5) e codice di sillabazione Nato (allegato 4). Nel primo, ad alcune frasi fatte di uso comune, sono associati dei codici di 3 lettere come (ad esempio QTR = orario di trasmissione; QTC = messaggio da trasmettere) Un operatore occasionale che comunichi via radio con un corrispondente che utilizza questo codice, è opportuno che richieda subito la trasmissione in chiaro per evitare inutili richieste successive di spiegazioni. Il codice Nato di sillabazione, o "Spelling", (allegato 6) è invece fondamentale per tutti gli operatori radio, perché sulle reti di comunicazione transitano messaggi di richiesta di farmaci o nomi complessi. La sillabazione effettuata in maniera corretta permette in questi casi l'assenza di errori che possono essere fatali. Esempio:. il paziente è stato colpito da ictus (spelling): INDIA, CHARLIE, TANGO, UNIFORM, SIERRA e pertanto deve essere trasportato mediante elicottero. Con queste brevi note chiaramente non si diventa operatori radio di telecomunicazioni di emergenza, ma sicuramente esse dovrebbero permettere a chiunque, nel malaugurato caso si trovasse in situazione di emergenza e con la disponibilità di una apparecchiatura radio, di lanciare un messaggio di allarme o di richiesta di soccorso. COMPORTAMENTO DELL'OPERATORE RADIO Finora sono stati descritti gli aspetti "tecnici" dei collegamenti radio d'emergenza. Occorre aggiungere che colui che invia un messaggio radio non sempre è un semplice esecutore di una richiesta ma, frequentemente, è anche colui che genera il messaggio. I messaggi possono riguardare innumerevoli casistiche, ed è pertanto indispensabile seguire il cosiddetto "Triage delle informazioni", per essere esaurienti, concisi e precisi. Le informazioni inutili, o logorroiche, occupano la frequenza, creano confusione e sono dannose per chi le riceve. TRIAGE DELLE INFORMAZIONI Un compito che spesso è affidato a un volontario munito di ricetrasmittente, è quello di "verificare la situazione" ovvero recarsi sul luogo dove è avvenuta l'emergenza per descrivere la reale situazione. La descrizione del sinistro è di estrema importanza per poter avere informazioni precise al fine di inviare i mezzi di soccorso più idonei senza perdite di tempo. Occorre quindi riordinare le idee e trasmettere un messaggio chiaro e conciso, in modo da occupare la frequenza il meno possibile. Tutto ciò si può fare applicando la regola delle "5 W". Where When What Who Why Ovvero DOVE QUANDO COSA CHI COME Giunti sul luogo del sinistro: - Memorizzare l'indirizzo (Comune, frazione, via, numero civico, strada statale, provinciale, comunale ecc.), prestare attenzione anche ai particolari salienti della zona e della sede stradale (ponticelli, fossi, chiesette ecc.) - Capire il tipo di sinistro (terremoto, alluvione, crollo, incidente stradale) ed individuare le conseguenze (dispersi, annegati, feriti). 18

19 - Controllare se vi sono pericoli collaterali (spandimenti di liquido infiammabile, tossico, cavi di corrente elettrica scoperti, materiale con il simbolo della radioattività. - Pianificare il percorso più semplice per gli eventuali aiuti, tenendo presente le dimensioni dei mezzi di soccorso quali autopompe, autoscale, autogrù. Con il quadro della situazione perfettamente nella mente, si può iniziare a trasmettere il primo messaggio di soccorso che contenga solo le informazioni secondo la regola descritta precedentemente. Ogni altra informazione DEVE essere ritenuta inutile per la trasmissione del primo messaggio e pertanto non deve essere riferita. ESEMPIO GIUOCO DI RUOLO Anche se è difficile simulare la realtà, cerchiamo di immaginarci coinvolti nello scenario e pertanto provvederemo ad effettuare la trasmissione della richiesta di soccorso e il primo messaggio dovrà contenere solo le seguenti informazioni: Where DOVE Dalla radiomobiie 15, sono nella golena del fiume Po in Comune di Travacò nelle vicinanze della cascina Santa Teresa. When QUANDO Alle ore 14,20 What - COSA Si è sviluppato un incendio boschivo che interessa alberi di medio/alto fusto per un fronte di circa 20 metri. Who CHI Il fuoco può interessare la cascina che probabilmente è abitata. Why COME Inviare mezzi di soccorso leggeri, perché la parte finale della strada è larga solo 2 metri, che dovranno raggiungere l'argine del fiume dal cimitero di Travacò, poi la prima a destra sterrata per circa 1 Km. Nei messaggi successivi si potrà informare la sala operativa che hai visto un bambino e due adulti che si allontanavano dal luogo dell'incendio con un fuoristrada, che ci sono degli animali che potrebbero essere in pericolo, più tutti gli altri particolari che si riterrà opportuno, o le informazioni che nel frattempo il COC avrà richiesto. 19

20 ALLEGATO 1 - MODULO MESSAGGIO 18. ALLEGATO 2 - NOTE PER LA COMPILAZIONE DEL MODULO MESSAGGIO 1 La qualifica di precedenza è stabilita da chi genera il messaggio, per i tempi di trattazione vedere tabella: 2 Classifica di segretezza è stabilita da chi genera il messaggio. 4 Data in cui si genera il messaggio a cura di chi lo genera. 20

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