E Monica Soldano, presidente di una delle associazioni promotrici del ricorso, Madre Provetta, a darne notizia.

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1 {mosimage}il TAR del Lazio ha giudicato illegittime le linee guida della Legge 40, la legge che regolamenta in Italia la fecondazione artificiale. La parte contestata sulla quale si è pronunciato il Tar riguarda il divieto di diagnosi pre-impianto agli embrioni. E stato accolto il ricorso dell associazione Madre Provetta, motivando la decisione con l' "eccesso di potere ". Ora si dovrà pronunciare la Corte Costituzionale. Divieto della fecondazione artificiale eterologa e della diagnosi pre-impianto. Sono alcuni punti della legge sulla procreazione medicalmente assistita, entrata in vigore nel 2004 e della quale il tribunale laziale ha annullato le linee guida per " eccesso di potere". Secondo Gianni Baldini, il legale che ha assistito nel ricorso l'associazione, "la diagnosi genetica pre impianto, in forza di una interpretazione costituzionalmente orientata della legge, deve ritenersi del tutto legittima". E Monica Soldano, presidente di una delle associazioni promotrici del ricorso, Madre Provetta, a darne notizia. "Ritenevamo - spiega Soldano - e il Tar ci dà ragione, che le linee guida varate dal precedente governo contenessero un eccesso di potere: non possono essere più restrittive della legge stessa, devono solo chiarirne gli aspetti ai medici". Rientrano in questo "eccesso di potere" l'obbligo di trasferire gli embrioni prodotti senza lasciare autonomia decisionale a medico e paziente, e soprattutto " l'aver cancellato la diagnosi genetica preimpianto, introducendo la diagnosi osservazionale che è una cosa completamente diversa", e questo malgrado, fa notare Soldano, "la legge 40 non vieti esplicitamente la diagnosi genetica". 1 / 5

2 "A questo punto - spiega Soldano - la Turco dovrà rivedere le linee guida già pronte anche tenendo conto della sentenza del Tar. {mosimage}sentenza di cui noi siamo molto soddisfatti, ma che dimostra ancora una volta la sconfitta della politica, che anche su questo tema ha rinunciato a decidere lasciando sole le associazioni ad assolvere a un ruolo fondamentale". La terza sezione quater del Tar del Lazio, con la sentenza n.398 depositata il 21 gennaio scorso, ha infatti rilevato che, mentre la legge 40 " consente la ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione, sia pure per finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso e si consentono interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche sempre al medesimo scopo ", nelle Linee Guida disposte con decreto ministeriale nel luglio 2004 " tale possibilità viene contratta al punto di essere limitata alla sola "osservazione" dell'embrione". Tale previsione, secondo i giudici amministrativi, è illegittima poiché "deve ritenersi che, per quanto riguarda l'ambito oggettivo di delimitazione della disciplina della procreazione medicalmente assistita, il potere relativo non possa che competere al legislatore, con la conseguenza che quest'ultimo, nella sua ampia discrezionalità politica ha stabilito di consentire interventi diagnostici sull'embrione per le finalità sopra espresse, questi non possono essere limitati nel senso prospettato delle Linee Guida". Il collegio del Tar, presieduto da Mario Di Giuseppe, inoltre, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 14, commi 2 e 3, della legge 40, ritenendoli in contrasto con gli articoli 3 (parità di trattamento) e 32 (tutela della salute) della Costituzione: se " finalità della legge è quella di individuare un giusto bilanciamento tra l'interesse di tutela dell'embrione e quello di tutela dell'esigenza di procreazione - si legge nella sentenza - allora non si comprende la ragione della previsione che impone la produzione di embrioni in numero tale da rendere possibile l'effettuazione di un unico impianto e comunque in numero non superiore a tre e la ragione del sostanziale divieto di crio-conservazione, ammessa nella sola ipotesi di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna insorto successivamente alla fecondazione 2 / 5

3 ". Se la tutela dell'embrione, spiegano i giudici "non è assoluta ma si spinge fino al punto di assicurare concrete aspettative di gravidanza", allora la legge 40 con le norme in questione "non avrebbe dovuto escludere la possibilità di consentire l'accertamento delle molte variabili che accompagnano la vicenda della procreazione assistita, quali ad esempio la salute e l'età della donna interessata e la possibilità che essa produca embrioni non forti", ossia quelli che "si possono rivelare più idonei a realizzare il risultato della gravidanza e della procreazione". {mosimage}"i magistrati, come oggi i giudici del Tar del Lazio, fanno quello che i nostri politici spaventati e incompetenti non sanno più fare ". Con queste parole dure all'indirizzo della classe politica italiana, il ginecologo dell'università di Bologna Carlo Flamigni commenta la sentenza del Tar. Secondo il ginecologo, che fa parte anche del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), "la legge 40 può ancora essere salvata con cospicui rimaneggiamenti per trasformarla in una norma saggia e ispirata ai bisogni di chi soffre". Flamigni suggerisce anche alcuni nodi su cui intervenire. "Il divieto di donazione di gameti che potrebbe essere rimosso con regole stringenti simili a quelle dell'adozione. E per evitare intenti speculativi di tipo economico, affidando la pratica solo a strutture pubbliche ". Altri campi suscettibili di modificazioni potrebbero essere "quello che limita a tre il numero di ovociti fecondabili. Ma anche i 'no' alla crioconservazione. Si tratta di divieti che possono essere rimossi senza ipotizzare elucubrazioni di scienziati pazzi o diavoli". La decisione del TAR che rende illegittime solo le linee guida, di fatto, mina l intera impalcatura della Legge 40, contro la quale, peraltro, era insorto tutto il mondo laico e della scienza, perché su molti articoli della legge sulla procreazione assistita pende l accusa di incostituzionalit 3 / 5

4 à. L art. 6 di tale legge è in netto contrasto con l art. 32 della Costituzione Italiana secondo cui ne ssuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge e la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. E evidente, quindi, che non può esistere nessuna morale, della Chiesa o dello Stato, che possa invadere la sfera personale. La legge 40 lede la libertà e i diritti non solo delle donne ma di tutti gli individui. Colpisce la laicità dello Stato e, imponendo un unico punto di vista, non garantisce il pluralismo etico. {mosimage}mira a mettere in discussione l autodeterminazione femminile sancita dalla legge sull interruzione volontaria della gravidanza. Imbriglia la scienza, umilia la professionalità medica, ferma la ricerca e toglie così la speranza di guarigione per malattie incurabili. La legge sulla procreazione assistita approvata in Italia crea una situazione assurda. E la scienza che si ferma e ci lascia in una situazione arretrata rispetto agli altri Paesi. Una legge, quella sulla procreazione assistita, di cui bisogna liberarsi completamente, così come bisogna difender e la legge / 5

5 e, soprattutto, impedire con ogni mezzo di tutti i tentativi che offendono la dignità e la libertà individuale. Bisogna farlo per equipararci agli altri paesi europei e non, bisogna farlo come segno di civiltà. Così come, per le stesse motivazioni, bisogna evitare che le regole morali e principi etici possano essere dettati dalla classe ecclesiastica o politica di turno. 5 / 5

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