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1 DIREZIONE ATTIVITÀ PRODUTTIVE Monitoraggio sull andamento delle imprese piemontesi 31 GENNAIO 2011 DATI AGGIORNATI SULLA CONGIUNTURA (PAG 2) E SULLE ESPORTAZIONI (PAG 8 ) Sulle ali dell export pagina 2 Piemonte: produzione in crescita, ma l occupazione stenta a ripartire pagina 8 L esportazione è importante pagina 11 Imprese piemontesi ieri oggi... e domani? pagina 16 Una cassa di risonanza SISTEMA INFORMATIVO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

2 2 Piemonte: produzione in crescita, ma l occupazione stenta a ripartire a speranza che la crisi finanziaria del 2008 non lasciasse lunghi effetti negativi sull economia industriale della nostra regione è ormai svanita. Lo shock negativo trasmesso dal settore finanziario alla domanda dei consumatori e alle aspettative di crescita degli imprenditori è stato veramente elevato, e persiste anche a distanza di svariati mesi, dai tragici momenti dell ottobre 2008, quando il blocco del mercato interbancario aveva messo in serio pericolo la solidità strutturale di tutte le economie occidentali. Per fortuna, la politica economica intrapresa congiuntamente dalle banche centrali di USA, UE e Regno Unito, nonché dai singoli governi dei paesi industrializzati, è riuscita ad evitare il grande crollo, anche se non ha bloccato lo spostamento della crisi dall ambito finanziario a quello dell economia reale. Le ultime indagini congiunturali sul Piemonte confermano che a due anni dal culmine della crisi finanziaria, l economia reale stenta a riprendersi. Le imprese hanno aspettative abbastanza positive per il futuro, gli imprenditori sono abbastanza ottimisti, ma non riescono ancora a trasformare tale ottimismo in decisioni di investimento nel presente. La ripresa è flebile e non è abbastanza robusta da far scattare negli imprenditori la voglia di nuovi investimenti nell aumento della capacità produttiva, evento che riuscirebbe a creare nuovi posti di lavoro e il riassorbimento dell occupazione precedentemente espulsa. Del resto, i dati sulla cassa integrazione confermano le difficoltà in cui navigano ancora le nostre imprese, con un elevata intensità di utilizzo della CIG, tanto in termini ordinari che straordinari, e con una punta di pessimismo sulle possibilità di rientro in servizio degli occupati nella cosiddetta cassa in deroga. È ancora presto per dare un giudizio definito se la strada intrapresa dall economia piemontese sia veramente verso il superamento definitivo della crisi globale. La congiuntura internazionale Nel quadro dell evoluzione della congiuntura internazionale si sta assistendo ad una lenta ripresa -inizialmente sostenuta dagli stimoli dei governi-, che si è manifestata con particolare forza soprattutto nell area asiatica e in alcuni paesi emergenti, in un contesto che, tuttavia, permane caratterizzato da forti squilibri. L economia internazionale è ritornata a crescere dalla seconda metà del 2009, proseguendo nei primi sei mesi del 2010, più intensamente del previsto, ma con andamenti diversificati e irregolari. Il rallentamento della crescita economica avvertito nella seconda parte del 2010, invece, è la conseguenza del venir meno degli stimoli fiscali, della conclusione della fase di ricostituzione delle scorte e delle continuate turbolenze finanziarie. Per quanto destinata a dissiparsi nei prossimi mesi questa fase di appiattimento della ripresa presumibilmente condizionerà l evoluzione dell economia anche nella prima parte del Per il 2010 si stima una crescita del Pil mondiale del 4,8% (-0,6% nel 2009). Nell Area Euro la dinamica (+1,7% nel 2010 a fronte del -4,1% nel 2009) è stata assai più lenta che negli Stati Uniti (+2,6% nel 2010 a fronte del -2,6 nel 2009), mentre è risultata decisamente forte l espansione nelle economie emergenti (BRIC). Il commercio mondiale, che ha ripreso ad incrementare a tassi sostenuti, è previsto crescere al di sopra dell 11% nel 2010, recuperando gran parte Continua la ripresa in Europa ad un ritmo previsto per il biennio intorno al 2% della contrazione subita lo scorso anno. In Europa, dopo la contrazione del Pil del 4,2% nel 2009, la Commissione Europea stima una crescita dell 1,8% nel La ripresa, inizialmente derivata da fattori temporanei, come la ricostituzione delle scorte o le misure di sostegno al settore auto, recentemente ha trovato sostegno in una robusta domanda delle esportazioni, che consentirà un ritorno alla crescita degli investimenti. Si è manifesta una ripresa della propensione a spendere da parte delle famiglie e un miglioramento generale del clima di fiducia, che risente degli effetti dell andamento produttivo sul fronte occupazionale: il tasso di disoccupazione, cresciuto fino a dicembre dello scorso anno, si è infatti stabilizzato nel corso del 2010 (su un valore poco al di sotto del 10%). Le tensioni inflazionistiche continuano ad essere piuttosto contenute, in assenza di pressioni sul lato della domanda. Forti incertezze derivano dalle tensioni finanziare conseguenti alla crisi di sostenibilità del debito pubblico in alcuni paesi europei, mentre i deficit pubblici sia nell Unione Europea sia nell area Euro, sono cresciuti sensibilmente nel 2009 per attestarsi al di sopra del 6% in rapporto al Pil (2% circa nel 2008), e il debito pubblico ha raggiunto la cifra record del 78,7% in rapporto al Pil (quasi 10 punti percentuali al di sopra del valore del 2008). E iniziata una fase di aggiustamento delle finanze pubbliche che dovrà condurre ad una diminuzione del deficit corrente: tuttavia l elevatezza del debito in numerosi paesi costituirà fattore di tensione in ordine alla sua sostenibilità finanziaria. La crescita in Europa è prevista continuare nel biennio ad un ritmo non dissimile rispetto al 2010 (attorno al 2%), recuperando, anche se lentamente, il terreno perduto durante la crisi.

3 3 L economia in Piemonte e in Italia tassi di variazione medi annui - su valori anni riferimento Piemonte La congiuntura in Italia Nei primi tre trimestri del 2010 il prodotto interno lordo è cresciuto dell 1%; i consumi hanno ristagnato in un contesto di indebolimento della fiducia dei consumatori (anche se a partire dal luglio scorso l indice appare in recupero) a causa delle preoccupazioni per l aggravarsi della crisi occupazionale e per la ripresa dell inflazione nella percezione dei consumatori. La produzione industriale è in ripresa dal II trimestre del 2009, dopo aver fatto rilevare una caduta di circa il 25% rispetto al massimo raggiunto nei primi mesi del Nella seconda parte dell anno la produzione è sospinta Italia Pil 0,8-1,5-6,2 1,2 1,0 1,1-1,3-5,0 1,1 0,8 Consumi famiglie 0,9-1,7-1,5 0,3 0,6 0,7-1,0-1,9 0,6 0,7 Investimenti fissi lordi 0,3-3,5-16,2 1,8 2,0 1,8-4,0-12,1 1,4 1,7 Consumi collettivi 2,2 0,8 0,4 0,1-0,2 2,0 0,8 0,6-0,2-0,3 Domanda interna 1,0-1,7-4,3 0,5 0,7 1,2-1,3-3,5 0,6 0,7 Valore aggiunto Agricoltura -0,1-0,2-4,1 5,6 3,0-0,6 0,9-3,1 1,2 0,8 Industria in senso stretto -1,0-6,6-18,7 4,7 2,2 0,3-3,6-15,1 4,0 1,9 Industria costruzioni 1,8-4,2-4,3-2,6-0,3 2,3-2,3-6,8-2,6-0,4 Servizi 1,6 1,2-2,9 0,9 0,9 1,4-0,4-2,6 0,9 0,9 Totale 0,8-1,1-6,7 1,3 1,2 0,71,2-1,2-5,5 1,3 1,0 Esportazioni (beni) 0,5-3,1-21,3 10,4 3,7 1,9-3,7-20,7 7,9 4,5 Importazioni (beni) 1,4-10,0-14,5 0,7 5,2 1,8-6,7-16,2 6,3 4,2 Fonte: elaborazione su Istat e Prometeia, ottobre 2010 dalla crescita della domanda estera a cui si è associato in seguito il contributo positivo del ciclo delle scorte. La dinamica degli investimenti, in forte contrazione nella media annua e ancora stagnante nel periodo più recente, risente del basso utilizzo della capacità produttiva e del peggioramento della redditività delle imprese, malgrado le condizioni del credito nei mesi recenti siano divenute più favorevoli. Occorre sottolineare che, nonostante il miglioramento nel corso del 2010, l ammontare della spesa per investimenti fissi nei primi tre trimestri dell anno è stata inferiore di oltre il 10% rispetto allo stesso periodo del La dinamica occupazionale ha continuato una tendenza negativa, facendo rilevare a settembre 2010 nove trimestri consecutivi di contrazione. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di un punto percentuale, passando da 7,5% nella media dei primi 3 trimestri del 2009 all 8,3% nello stesso periodo del L aumento della disoccupazione è stato particolarmente accentuato per i lavoratori immigrati e per i giovani, superiore nel Centro-nord rispetto al Meridione, dove la crisi occupazionale si è tradotta in una caduta del tasso di partecipazione. Dinamica della produzione industriale in Piemonte Primi 3 trimestri Variazioni sullo stesso periodo del 2009 elettricità / elettronica chimica, gomma e plastica costruzione prodotti in metallo tessile totale costruzione macchine altre manifatture alimentare mezzi di trasporto carta e stampa legno 3,8 2,9 1,9 1,1 7,2 6,9 12,9 11,0 9,2 17,4 21,0 Fonte: Unioncamere Piemonte

4 4 L economia italiana, notoriamente fragile nel contesto europeo, ha potuto vantare alcuni punti di forza nella fase acuta dell attuale crisi che hanno costituito un argine ad un più drastico peggioramento, come il contenuto livello di indebitamento di banche, famiglie ed imprese, l assenza di una bolla speculativa sul mercato immobiliare, la mancanza di squilibri strutturali nel settore finanziario e con l estero. Ciò non ha impedito che comunque si verificasse una considerevole contrazione dell attività produttiva, che ora stenta a ripartire, potendo contare pressoché esclusivamente sulla capacità del sistema produttivo di intercettare la ripresa della domanda estera. Nel 2010 il differenziale nella dinamica del PIL italiano rispetto alla media europea si è ridotto, ma consolida un divario negativo di crescita che perdura da tempo ed è destinato a mantenersi nei prossimi anni. Dopo la contrazione del 2009, i primi tre mesi del 2010 registrano una ripresa della produzione, dovuta soprattutto alle esportazioni, cresciute del 10,4% La congiuntura in Piemonte Le ultime indagini congiunturali sul Piemonte confermano che a due anni dal culmine della crisi finanziaria, l economia reale stenta a riprendersi con decisione. Secondo le stime Prometeia nel 2010 l economia del Piemonte è cresciuta dell 1,2% (segue alla contrazione record del -6,2% nel 2009). Dopo un calo del 4,3% nel 2009 la domanda interna si è moderatamente ripresa (+0,5%). I consumi sono rimasti stagnanti e gli investimenti fissi si stima siano cresciuti dell 1,8% (dopo una contrazione del 16,2% nel 2009). La ripresa della produzione si deve quindi alla dinamica delle esportazioni cresciute in termini reali del 10,4%, recuperando solo in parte il crollo del 21,3% subito nel L andamento del valore aggiunto a livello settoriale evidenzia un recupero pari al +4,6% nell industria, che segue alla forte contrazione (-18,7%) del Persiste la dinamica negativa nel settore delle costruzioni il cui valore aggiunto si stima nel 2010 in ulteriore calo del 2,6% (-4,3% nel 2009). Ha riflesso una contenuta espansione la produzione di servizi, il cui valore aggiunto è aumentato dello 0,9% (-2,9% nel 2009). La ripresa si diffonde nell industria Dopo una contrazione della produzione industriale, che Unioncamere stima del -15,4% per l intero 2009, i primi tre trimestri del 2010 si sono caratterizzati per una dinamica positiva: ciononostante la produzione industriale in Piemonte risultava a settembre scorso ancora al di sotto del 10% rispetto ai livelli massimi raggiunti prima della crisi. Il calo produttivo nel 2009 è stato di particolare rilevanza nel settore dei prodotti in metallo (-25%), seguito Occupati per settore e genere in Piemonte (x 1000) Periodo gennaio-settembre da quello della costruzione di apparecchiature meccaniche (-19,3%) e dei mezzi di trasporto (-18,8). Contrazioni inferiori alla media si sono rilevate nel tessile-abbigliamento (- Media 2009 Media 2010 Variazione % Settore di attività 13,8%) nella chimica e nelle produzioni in gomma e uomini donne totale uomini donne totale uomini donne totale plastica (-13,2%) e soprattutto nel cartario e nell editoria (-7,7%). L alimentare avrebbe invece confermato la sua minor sensibilità al ciclo generale Agricoltura ,6 6,2 0,1 Industria in senso stretto ,8-0,9 0,4 riflettendo un seppur debole aumento dei volumi Industria costruzioni ,1 30,6-6,1 produttivi (+0,9%). Totale industria ,8 0,9-1,2 Nei primi 9 mesi del 2010 un forte recupero produttivo Commercio ,5-10,0-9,2 ha caratterizzato il settore dell elettronica, dei prodotti Altri servizi ,0 2,8 1,2 in metallo, della chimica e del tessile-abbigliamento. Il Totale servizi ,1 0,3-1,2 settore dei mezzi di trasporto ha conseguito una crescita Totale dipendenti ,8 0,9-1,0 contenuta rispetto al 2009, con un profilo ce- Totale indipendenti ,7-1,1-1,5 dente nel terzo trimestre del Totale complessivo ,5 0,6-1,2 L indagine di Confindustria Piemonte presso gli imprenditori dell industria manifatturiera delinea un Fonte: elaborazioni ORML su dati Istat (indagine Forze di lavoro)

5 5 Permangono critici gli indicatori occupazionali e le prospettive di investimento Migliorano le condizioni di concessione del credito, ma la domanda di finanziamenti da parte delle imprese risulta ancora contratta progressivo miglioramento delle attese a partire dall ultimo trimestre del 2009 che si accentua nel corso del 2010, delineando tuttavia un quadro di sostanziale stasi per quanto riguarda l andamento della produzione e degli ordini mentre permangono piuttosto critici gli indicatori occupazionali e le prospettive di investimento. Anche la congiuntura del settore delle costruzioni nella Regione non manifesta segnali di ripresa. La rilevazione congiunturale sull artigianato realizzata dal Sistema informativo della Regione Piemonte nel primo semestre 2010 delinea un quadro denso di incertezze, criticità occupazionali e scarse prospettive di investimento. Gli indicatori della domanda e del fatturato restano fortemente negativi, a testimoniare il permanere di una situazione molto critica. Le performance dell artigianato manifatturiero sono risultate migliori che nei servizi, al cui interno occorre distinguere l andamento dei servizi alla produzione, allineati alla manifattura, da quello del ramo riparazioni e dei servizi personali, dove la risalita è stata appena percettibile. Sotto il profilo settoriale, la tendenza più rilevante è lo scambio tra settori legati al mercato consumer (che avevano resistito meglio nel 2009) e settori legati alle produzioni trainanti dell economia regionale, che avevano risentito in tempo reale gli effetti della recessione. Nel 2009, per effetto della crisi internazionale, le esportazioni di beni del Piemonte, secondo le statistiche sul commercio con l estero dell Istat, si sono contratte in valore del 21,8% rispetto all anno precedente, ma nei primi 9 mesi del 2010 hanno in parte recuperato, crescendo del 15,5% (per una descrizione più dettagliata si veda il paragrafo specifico nella presente pubblicazione) Migliora la dinamica del credito Secondo le informazioni della Banca d Italia sull andamento dell intermediazione creditizia in Piemonte, gli impieghi bancari hanno rallentato nel corso del La tendenza è proseguita nel I semestre del 2010, in misura più accentuata di quella nazionale, interessando soprattutto l industria manifatturiera. A fronte di un calo dei finanziamenti alle medio-grandi imprese, cresce moderatamente il credito erogato alle piccole imprese. Le condizioni di concessione del credito, divenute nella fase iniziale della crisi più restrittive, hanno subito un progressivo allentamento nel corso del 2009 e dei primi mesi del 2010: il mercato del credito bancario appare ora caratterizzato dall applicazione di maggiori spread da parte delle banche, mentre le restrizioni sulla quantità di credito erogato sono progressivamente venute meno in parallelo ad una più diffusa richiesta di garanzie. In presenza di condizioni meno restrittive di concessione del credito, si assiste tuttavia a una riduzione della domanda di finanziamenti da parte delle imprese, dovuta alla forte contrazione degli investimenti, mentre hanno agito in senso espansivo i fabbisogni di finanziamento di circolante e per la ristrutturazione del debito. Il credito alle famiglie ha fatto rilevare un contenuto aumento nell anno passato, con un ulteriore espansione nel I semestre del 2010, dovuta alla crescita dei mutui per l acquisto di immobili (crescita agevolata dalla diminuzione dei tassi di interesse). Si assiste inoltre ad un forte aumento dei prestiti con cessione del quinto dello stipendio che indicherebbe la diffusione di situazioni di difficoltà delle famiglie.

6 6 Le richieste di Cassa integrazione nel 2010 raggiungono 173 milioni di ore In sofferenza l occupazione Nel 2009 l occupazione media, secondo l indagine Istat sulle forze di lavoro, è diminuita dell 1,3% (25 mila occupati in meno), con una rilevante contrazione nell industria in senso stretto (-5,5% pari a 27 mila occupati in meno) a fronte di un andamento espansivo nelle costruzioni (+2,3%). L occupazione nei servizi è rimasta sostanzialmente stabile (-0,4%) con un espansione nel terziario commerciale (+2,3% pari a 6 mila occupati addizionali) ed una contrazione di circa 11 mila unità (-1,2%) negli altri servizi. Nei primi 9 mesi del 2010 si rileva una prosecuzione del trend negativo in analoga misura (e in accentuazione nel terzo trimestre): -1,2% rispetto allo stesso periodo del 2009 e 22 mila occupati in meno. Le rilevazioni Istat mettono in evidenza un progressivo rallentamento della caduta dell occupazione nel manifatturiero, che si trasforma in una crescita tendenziale nel terzo trimestre del Anche nei servizi extra commerciali si conferma una dinamica occupazionale in crescita. Appaiono invece in crescente sofferenza occupazionale il settore delle costruzioni e del commercio. La contrazione occupazionale rilevata in Piemonte, anche a seguito dell ampio utilizzo degli ammortizzatori sociali, è risultata nel 2009 di poco inferiore a quella rilevata a livello nazionale (-1,6%), allineata o inferiore a quella delle principali regioni del settentrione. Nei primi sei mesi del 2010 la situazione regionale denota invece un trend più negativo rispetto alla media nazionale e del Settentrione. Il numero dei disoccupati è risultato pari a 150 mila unità nella media dei primi tre trimestri dell anno in corso (rispetto a 130 mila nello stesso periodo del 2009), il tasso di disoccupazione è salito al 7,5% (era 6,5% nello stesso periodo del 2009). Cresce anche l area della cosiddetta disoccupazione allargata, che tiene conto delle persone che non rientrano nelle statistiche della disoccupazione, ma sono alla ricerca di lavoro o la cui ricerca risulta scoraggiata dall assottigliarsi delle opportunità. Secondo i dati divulgati dall Inps le ore di Cassa integrazione autorizzate in Piemonte nel 2009 hanno raggiunto quasi i 165 milioni. Da gennaio a novembre 2010 le richieste di Cassa integrazione sono ulteriormente cresciute raggiungendo i 173 milioni di ore (equivalenti ad oltre 100 mila occupati standard) con uno scambio fra la Cig ordinaria, in forte ridimensionamento, e la componente straordinaria e in deroga, entrambe in accentuata crescita. Le previsioni: migliora la produzione, persistono le difficoltà del mercato del lavoro Si prospetta un lento recupero dell attività produttiva: nel 2001 la crescita subirebbe un assestamento per riprendere una dinamica un po più sostenuta negli anni successivi (nella media dei prossimi 3 anni +1,4%) allineata alla dinamica nazionale. Il livello della crescita regionale dipenderà dal rilievo che le esportazioni assumeranno nella fase di ripresa dei prossimi anni. Nel caso del Piemonte, dopo il sensibile recupero avvenuto nell anno in corso, si prevede una dinamica sostenuta ma leggermente inferiore alla media nazionale e ad altre regioni di confronto. Il periodo di previsione si caratterizza per un lento recupero dei livelli produttivi dei settori manifatturieri, i più colpiti dalla crisi: il valore aggiunto industriale resterebbe a lungo al di sotto dei livelli pre-crisi (2007), denotando una perdita di potenziale produttivo,anche come conseguenza del basso profilo degli investimenti lordi. L evoluzione dei consumi seppur in ripresa risulterebbe decisamente de-

7 7 Il prossimo triennio si caratterizzerà come una fase di crescita senza occupazione. Il tasso di occupazione rimarrà stabilmente collocato al di sopra dell 8% bole (al di sotto dell 1%), riflesso di un andamento contenuto dell evoluzione del reddito reale disponibile delle famiglie. La crescita dipenderebbe quindi soprattutto dal recupero delle esportazioni. Il valore aggiunto dell industria delle costruzioni, ancora in contrazione nel 2011, riprenderebbe moderatamente nel biennio successivo. La dinamica dei servizi, risentendo del debole sviluppo dei settori industriali e della stagnazione dei consumi, presenterebbe un profilo espansivo molto contenuto. La debole evoluzione del PIL nella prossima fase di ripresa offrirà un limitato contributo alla dinamica occupazionale. Pertanto il prossimo triennio si caratterizzerà come una fase di crescita senza occupazione, a differenza di quanto avvenuto nelle precedenti fasi cicliche. Il tasso di disoccupazione, infatti, rimarrebbe stabilmente collocato al di sopra dell 8% nei prossimi anni, verosimilmente con una tendenza ad aumentare nel periodo di previsione, evidenziando una situazione di emergenza occupazionale in proporzioni che la Regione da anni non conosceva. Previsioni della produzione, degli ordini e dell occupazione - aggiornato a settembre 2010 (saldo % ottimisti-pessimisti) ,0 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV 10,0 0-10,0-20,0-30,0 occupazione produzione ordini totali -40,0-50,0

8 8 Dinamica delle esportazioni in Italia (Variazione % - periodo gennaio-ottobre 2010) 56,9 47,2 42,7 23,3 22,6 21,4 19,3 18,9 16,7 15,5 14,7 14,5 14,3 14,0 12,1 11,6 6,5 4,5 0,1-1,0-17,0 L esportazione è importante Sardegna Valle d Aosta Sicilia Lazio Puglia Umbria Trentino A. Adige Abruzzo Campania Piemonte Emilia Romagna Veneto Italia Toscana Lombardia Marche Friuli V. Giulia Liguria Molise Calabria Basilicata La situazione in Piemonte. Si consolida il recupero dell export La domanda estera riveste nell attuale congiuntura un ruolo determinante. La domanda interna infatti appare estremamente debole, compressa fra le difficoltà delle finanze pubbliche, appesantite da un elevato debito ed un deficit corrente cresciuto in misura considerevole per effetto della crisi, che impongono un severo controllo della spesa pubblica, mentre il profilo dei consumi interni appare piatto, per la debole evoluzione del reddito disponibile delle famiglie e l incertezza che domina sulle prospettive dell economia e del mercato del lavoro. Ancora una volta la ripresa dell economia italiana deve basarsi sulla capacità competitiva delle regioni esportatrici di agganciare la ripresa del commercio internazionale in corso. Il Piemonte, le cui esportazioni valgono circa il 25% del proprio valore aggiunto e oltre il 10% del totale nazionale, si colloca fra le regioni che stanno dando un contributo di rilievo alla difficile uscita dalla crisi. Il tasso di crescita dell export piemontese cresce nei primi 9 mesi del 2010 a ritmi superiori a quelli rilevati sia sul piano nazionale (+15,5% rispetto all anno precedente) che rispetto alle altre principali regioni esportatrici centro-settentrionali, se si esclude il Lazio (+23,3%). Se è motivo di soddisfazione rilevare come nel terzo trimestre del 2010 il valore delle esportazioni è risultato in Piemonte superiore del 14% circa rispetto al minimo rilevato un anno prima, occorre tenere conto che i livelli della domanda estera risultano ancora di un buon 10% circa al di sotto dei livelli raggiunti nella fase iniziale della crisi nel terzo trimestre del 2008, denotando un recupero solo parziale della quota di mercato e dei livelli di produzione. Alcuni dei comparti nei quali si erano manifestate le contrazioni più vistose, quelli che destinano gran parte della loro produzione ai mercati intermedi e ai beni di investimento, hanno fatto rilevare aumenti cospicui: è il caso dei prodotti in metallo cresciuti nei primi nove mesi del 2010 del 23% e dei prodotti del comparto elettronico (+15,5%). Pur sempre rilevante, anche se meno intensa rispetto alla media regionale, la crescita del valore esportato per le macchine ed apparecchi meccanici (+14,7%). La variazione positiva più consistente si rileva per i prodotti del comparto chimico farmaceutico (+27,8%): fra questi le variazioni più consistenti hanno riguardato ii prodotti della chimica di base (+39,4%) seguiti dalle vernici (+37,4%), quindi dai medicinali (+23%) Dinamica delle esportazioni in Italia e in Piemonte per trimestri (variazione % sullo stesso trimestre dell anno precedente) I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II II Italia Piemonte 70 Fonte: elaborazione su dati Istat Commercio estero

9 9 +21% l export nel comparto auto + 6,8% il settore alimentare +10,1 il tessile-abbigliamento. Inversione di tendenza anche per i settori cartario, legno altre manifatture e mobili e comparto gomma e plastica Esportazioni del Piemonte e dell Italia per settore. Gennaio - settembre 2010 (valori in milioni di euro) Settore di attività Piemonte Italia Var. % Piemonte Italia Agricoltura, silvicoltura, pesca ,2 19,4 Minerali da cave e miniere ,0 22,6 Alimentari, bevande ,8 9,1 Tessile, abbigliamento ,1 9,5 Prodotti in legno ,9 16,9 Carta e stampa ,4 15,5 Coke e prodotti raffinati ,2 56,6 Prodotti chimici e farmaceutici ,8 24,5 Gomma e materie plastiche ,8 16,6 Minerali non metalliferi ,6 10,8 Prodotti in metallo ,0 19,3 Computer, prodotti elettronici, ecc ,5 19,8 Macchine ed apparecchiature ,7 7,5 Mezzi di trasporto ,7 16,5 Altre manifatturiere e mobili ,2 12,7 Altri prodotti ,7-9,7 Totale ,5 14,3 Fonte: elaborazione Ires su dati Istat (dati provvisori) Consistente crescita anche per il comparto auto, che rappresenta il 21% dell export regionale, attestatasi al +16,7%, grazie ad una crescita del +27,4% della componentistica (che rappresenta quasi il 13% dell export regionale) e del +22,7% per le carrozzerie, ma soltanto del +9,4% per gli autoveicoli. Risultano nuovamente in ripresa le esportazioni nel settore aeronautico, a cui si associa la fortissima espansione delle vendite all estero di materiale ferroviario. Il settore alimentare presenta tassi di crescita positivi, ma più contenuti (+6,8%), scontando la minor ciclicità (era il settore che meno aveva risentito della congiuntura sfavorevole): la crescita in questo caso si deve soprattutto alla voce altri prodotti alimentari (+15,7%), un buon andamento si riscontra per i prodotti lattiero-caseari, mentre il comparto granaglie, amidi e prodotti amidacei, nel quale sono comprese le produzioni risicole, si distingue per una situazione di sostanziale stazionarietà. In controtendenza, i prodotti da forno determinano una caduta di oltre il 10%. Le bevande attestano il loro tasso di crescita in valore al +5,8%. Dopo una contrazione del 21,1% nel 2009, il tessile-abbigliamento nei primi nove mesi del 2010 cresce del 10,1%, grazie all espansione dei prodotti della tessitura e di maglieria, mentre l abbigliamento appare in sostanziale stabilità rispetto ai livelli del Nella tessitura sono le altre produzioni tessili a manifestare le dinamiche più favorevoli, rispetto alle tessiture tradizionali, mentre si distingue per un buon dinamismo il comparto delle filature (+12,5%). Invertono la tendenza negativa anche i settori cartario (+8,4%), del legno (+13,9%), le altre industrie manifatturiere e mobili (+24,2%) e il comparto della gomma e della plastica (+9,8%). Nei primi nove mesi del 2010 in Piemonte la ripresa dei ricavi delle esportazioni è stata nel complesso più intensa sui mercati extraeuropei (+23,4%), sebbene si sia registrata una crescita vigorosa anche sui mercati europei (+11,4%). Entrando in dettaglio si osserva il rilevante contributo offerto dalle vendite sul mercato tedesco, cresciute dell 11,6% e della buona performance su quello francese, con una crescita del 9,1%, sui quali si recuperano parzialmente le perdite subite nel 2009 (oltre il -20%). In ripresa anche i mercati belga (+21,8%) e spagnolo, che nel periodo considerato ha fatto registrare una crescita del +17,9%. Analogamente si riprendono anche le esportazioni verso le economie dell europa centrale e dei paesi baltici, che hanno patito in modo particolare la congiuntura negativa, mentre l export verso la Polonia, che aveva retto maggiormente all urto della crisi, si è distinto per un andamento positivo ma più contenuto, così come la Romania e la Bulgaria. Al di fuori dell area comunitaria, le esportazioni verso i paesi avanzati hanno risentito del miglioramento del clima congiunturale nel terzo trimestre del 2010: verso gli USA sono cresciute del del 21,4% mentre verso il Giappone hanno riflesso una contrazione, -2,9%, anche se in via di riassorbimento nel periodo esaminato. É nelle economie emergenti, e in particolare nel BRIC, che si sono create le situazioni più dinamiche: nei confronti della Russia, dopo il crollo subito nel 2009, si riscontra nei primi nove mesi del 2010 una consistente accelerazione (+28%), mentre si conferma un sostenuto rimbalzo nel caso del Brasile (+48%), in relazione al progressivo miglioramento dell economia.

10 10 Esportazioni del Piemonte e dell Italia per paese di destinazione. Gennaio - settembre 2010 (valori in milioni di euro) Paese Piemonte Italia Var. % Piemonte Italia Francia ,1 13,9 Germania ,6 16,6 Polonia ,3 5,6 Gran Bretagna ,0 20,5 Spagna ,9 18,3 UE ,4 13,8 Svizzera ,4 15,4 Stati Uniti ,4 19,0 Giappone ,9 5,1 Russia ,0 16,8 Medio Oriente ,8 14,9 Africa ,2 9,1 Brasile ,0 48,2 America Latina ,1 21,3 Nie ,4 19,0 Cina ,1 31,6 India ,8 22,0 Asia (escluso Giappone) ,4 22,5 Totale ,5 14,3 Fonte: elaborazione Ires su dati Istat (provvisori) Continua la crescita, +49,1%, per le esportazioni verso la Cina e del 24,8% verso l India, recuperando decisamente il terreno perduto nel Esportazione delle province piemontesi. Gennaio - settembre 2010 (variazione %) La situazione nelle province piemontesi. La dinamica favorevole continua a diffondersi nel territorio regionale Per quanto riguarda le province piemontesi, i primi nove mesi del 2010 fanno segnare un inversione generalizzata del trend negativo che aveva caratterizzato le loro esportazioni nel Si rilevano però differenze talvolta significative anche in funzione della diversa composizione settoriale dei rispettivi sistemi produttivi. A Vercelli e Cuneo, dove la riduzione nel 2009 era stata più contenuta, anche l espansione del 2010 appare meno forte rispetto alla media regionale, con valori compresi fra +12,8% di Vercelli e +8,8% di Cuneo. Alessandria (+29,6%), in primo luogo, Asti e Biella (rispettivamente +18,7% e +16,9%) fanno rilevare gli incrementi più vistosi. Novara e Torino si collocano In posizione intermedia, facendo rilevare una crescita, comunque apprezzabile, attorno al +15%. Settori Piemonte Torino Vercelli Novara Cuneo Asti Alessandria Biella VCO Agricolt., silvicoltura, pesca 10,2 41,5 4,9 5,7 6,5-2,8 15,9 17,8 21,9 Minerali da cave e miniere 26,0 13,3 24,9 128,3 21,1-72,5-23,3 963,9 45,3 Alimentari, bevande 6,8-1,8-2,3 39,6 8,3 7,9-0,2 5,7 2,0 Tessile, abbigliamento 10,1 2,9 11,8 9,7 4,7 39,8 4,7 13,9 20,9 Prodotti in legno 13,9 9,5 13,2-12,6 8,1 16,4 42,3-31,8 46,8 Carta e stampa 8,4 12,1-12,8 15,8-0,4 102,2 37,2-3,8 112,1 Coke e prodotti raffinati 15,2 13,9-20,5 15,5 82,9 12,4 10,8 250,7 - Prodotti chimici e farmaceutici 27,8 22,8 27,0 34,6 28,0-15,4 44,3 9,5-4,8 Gomma e materie plastiche 9,8 18,2 6,9 12,4-1,9 38,5 5,4 27,3-9,6 Minerali non metalliferi 14,6 5,4 17,2 28,1 17,3 12,3 28,3-9,5 37,3 Prodotti in metallo 23,0 14,4 42,7-24,5 6,7 22,2 63,4 34,6 22,9 Computer, prodotti elettronici, ecc 15,5 7,6 15,6 7,0 47,3 157,8 22,3 7,6 38,4 Macchine e apparecchiature 14,7 16,4 17,3 12,1 3,7 13,7 16,3 61,3 12,7 Mezzi di trasporto 16,7 16,0-6,7 36,8 21,2 28,9-8,6-7,7 52,2 Altre manifatturiere e mobili 24,2 21,1-0,6 12,5-1,1-5,8 41,1-11,2 69,3 Altri prodotti 16,7 7,4 0,6 9,4 13,7 9,6 47,2-0,5 218,6 Totale 15,5 15,0 12,8 15,6 8,8 18,7 29,6 16,9 13,6 Fonte: elaborazione Ires su dati Istat

11 11 Imprese piemontesi ieri, oggi... e domani? Il 70% delle imprese non supera i 5 addetti, ma pesa il 12% in termini di occupazione totale. Un terzo degli occupati lavora invece nelle 92 imprese più grandi del Piemonte 1 È sufficiente l'ingresso o l'uscita dall'archivio, la trasformazione, lo scorporo o fusione di anche una soltanto delle 92 grandi imprese industriali piemontesi perché venga influenzato l andamento dell intero comparto industriale Piemontese. Quante sono le industrie in Piemonte, quanti addetti occupano e in quali settori? Com era la situazione 10 anni fa e come si è evoluta nel tempo? Quante industrie nascono ogni anno e quante cessano la loro attività? Per rispondere a queste e ad altre domande, vi proponiamo il quadro sintetico che segue, tratto dai dati degli archivi ISTAT rielaborati dall Osservatorio delle Attività Produttive della Regione. La fonte principale dei dati è l Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA), che contiene le informazioni relative alle imprese e alle unità locali insediate in Piemonte (per maggiori informazioni si visiti il sito poi implementati con i dati provenienti dall INPS e dal Registro Imprese. Primo anno di crisi: il 2008 Nel primo anno di crisi, il 2008 (che è anche l'ultimo anno per il quale sono disponibili i dati ISTAT), le imprese industriali con sede in Piemonte sono in tutto poco più di e occupano addetti. Le unità locali presenti sul territorio regionale nell industria in senso stretto nel 2007 risultano essere e occupano addetti. Delle imprese quasi la metà (il 45.5%; imprese) non impiega lavoro dipendente. Comunque la dimensione delle aziende è generalmente molto piccola: quelle con più di 500 addetti sono appena 92 e quelle con addetti circa un migliaio. Il 70% dei (numero evocativo, almeno a Torino) non supera i 5 addetti, determina la maggior parte del lavoro di registrazione negli archivi (Istat, camera di commercio, ecc), ma pesa per appena il 12% in termini di occupazione totale. Un terzo degli occupati invece lavora nelle 92 imprese più grandi. Nelle tabelle successive si è deciso di escludere le imprese grandi dalle analisi. La loro esclusione è sostanzialmente irrilevante se si considera il numero di imprese. È fondamentale invece se si osserva il numero di addetti. Ma si tratta in sostanza di "case studies", che avrebbero determinato, da soli 1, le caratteristiche e le dinamiche dell'occupazione. La loro esclusione rende più omogeneo il dato sulle imprese e sul lavoro. Imprese e unità locali nell industria in Piemonte nel 2008 ASIA - senza dipendenti ASIA - con dipendenti Classe addetti imprese addetti imprese addetti freq % freq % freq % freq % , , , , , , , , , , , , , , ,0 > ,0 Totale , , , ,0 Vengono selezionate solo le unità classificate nell "Industria in senso stretto" (settori economici: estrazione di minerali; manifattura; produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua) e considerate "attive" almeno sei mesi.

12 12 Settore di attività economico, imprese con meno di 500 addetti nel 2008 ASIA - imprese Settore economico imprese addetti freq % freq % Estrazione di minerali 241 0, ,7 Alimentari, bevande e tabacco , ,5 Tessile, conciarie, cuoio, pelle , ,1 Legno, carta, stampa e altro , ,9 Petrolchimico, gomma e plastica , ,3 Lavorazione di minerali non metalliferi , ,6 Prodotti in metallo , ,2 I settori di attività I principali 5 settori industriali piemontesi (81% d imprese; 71% di addetti) sono: l alimentare (12.6% di imprese; 9.5% di addetti), il legname e i suoi derivati (22.3% di imprese; 13.9% di addetti), la metallurgia (24.7% di imprese; 24.2% di addetti), la meccanica (10.8% di imprese; 14.3% di addetti) e le macchine elettriche (10.9% di imprese; 8.7% di addetti). Macchine e apparecchi meccanici , ,3 Macchine elettriche , ,7 Mezzi di trasporto 646 1, ,3 Produzione e distribuzione di energia 343 0, ,2 Totale , ,0 La qualifica dei dipendenti L occupazione dipendente delle imprese industriali piemontesi risulta così costituita: 4.0% di apprendisti e contratti formazione e lavoro, 68.6% di operai, 26.2% di impiegati e 1.2% di dirigenti. All aumentare delle dimensioni d impresa si registra un calo degli apprendisti/cfl (14.4% tra le imprese con un solo dipendente; 1.3% nelle imprese con 100 e più dipendenti) e un corrispettivo incremento degli impiegati (17.3% tra le imprese con un solo dipendente; 29.9% nelle imprese con 100 e più dipendenti). Si nota inoltre una maggior rilevanza della classe dirigenziale (2.1% nelle imprese con 100 e più dipendenti contro lo 0.3% nelle imprese con un solo dipendente). Composizione delle imprese con dipendenti per qualifica professionale (2007) Imprese fino a 10 dipendenti Imprese con 100 e + dipendenti operai impiegati dirigenti apprendisti e cfl

13 13 Imprese e addetti con meno di 500 occupati andamento imprese Un po di storia. L evoluzione del comparto industriale dal 1996 al 2008 I dati relativi al 2008 possono apparire datati, ma se si osserva l'evoluzione degli ultimi 10 (e più) anni, l'informazione rimane comunque utile. L industria piemontese perde in 13 anni (dal 1996 al 2008) imprese (scendono da a ; -15.5%) e addetti (da a ; -12.2%). La contrazione addetti risulta pressoché costante nel tempo sia per le imprese che per gli addetti. Una diminuzione, dal 2002 al 2005, di circa imprese e addetti l anno con un rallentamento della contrazione nel 2006: -500 imprese e addetti imprese addetti e nel 2007: -100 imprese e addetti). Nel 2008 sembrano vedersi i primi effetti della crisi economico finanziaria sul mercato del lavoro industriale piemontese (in un anno -665 imprese e addetti). L 86% delle imprese perse nei 12 anni (6.400 su 7.400) ha meno di 5 occupati e 1/3 dei addetti persi nello stesso periodo provengono da imprese di medio - grandi dimensioni ( addetti). Il risultato di tale variazione è un aumento del peso relativo delle imprese di medie dimensioni sul totale (addetti medi per impresa: nel 1996=8.26; nel 2008=8.58). Si osserva una contrazione nel settore tessile e in quello delle estrazioni di minerali. Il settore alilmentare migliora a partire dal Soltanto il settore della produzione e distribuzione energia risulta sempre in trend positivo. Andamento per settore di attività Nel tempo si osserva una particolare contrazione nel settore tessile (-43.9% di imprese;-43.7% di addetti) e in quello delle estrazioni di minerali (-33.1% di imprese;-4.5% di addetti). Il settore alimentare dopo aver subito, negli anni passati, un forte ridimensionamento vede dal 2003 per gli addetti e dal 2006 per le imprese migliorare le proprie condizioni. Fa caso a sé il settore della produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua unico ad aumentare in modo rilevante nei 13 anni sia il numero di imprese (+20.4%) che quello degli addetti (+95.2% in imprese con meno di 500 occupati). Imprese e addetti con meno di 500 occupati, andamento per settore economico Settore economico imprese var% 08/ Estrazione di minerali , ,5 7,3 10,4 Alimentari, bevande e tabacco , ,5 6,0 6,5 Tessile, conciarie, cuoio, pelle , ,7 10,3 10,3 Legno, carta, stampa e altro , ,6 4,9 5,4 Petrolchimico, gomma e plastica , ,8 15,8 18,1 Lavorazione di minerali non metalliferi , ,9 7,9 9,0 Prodotti in metallo , ,1 8,1 8,4 Macchine e apparecchi meccanici , ,0 11,4 11,4 Macchine elettriche , ,6 7,0 6,9 Mezzi di trasporto , ,3 33,8 28,3 Produzione e distribuzione di energia , ,2 8,4 13,6 Totale , ,2 8,3 8,6 addetti var% 08/96 medi 1996 medi 2008

14 14 Andamenti provinciali Gli andamenti provinciali seguono le specializzazioni settoriali dei vari territori. La provincia di Biella, nel tempo fortemente specializzata nel settore tessile (quota di imprese tessili nella provincia: 40,4% rispetto al 8,4% regionale; quota di addetti: 69,6% rispetto al 10,1% regionale), subisce molto più di altre province la crisi in tale settore, con una conseguente contrazione sia nel numero d imprese (-30,9%) che in quello degli addetti (- 34,3%). Evento simile avviene nella provincia di Cuneo, caratterizzata da una forte connotazione e predisposizione per l industria alimentare (quota di imprese alimentari nella provincia: 19,4% rispetto al 12,6% regionale; quota di addetti: 19,6% rispetto al 9,5% regionale) che si avvantaggia del miglioramento nelle condizioni di tale settore fermando la contrazione delle imprese ad appena il 6,0% e mantenendo costante tra il 1996 ed il 2008 l occupazione industriale (0,0%). Imprese e addetti con meno di 500 occupati, andamento per provincia Provincia imprese var% 08/ Alessandria , ,3 7,2 8,0 Asti , ,8 7,3 7,5 Biella , ,3 10,6 10,1 Cuneo , ,0 7,6 8,1 Novara , ,4 9,3 10,1 Torino , ,5 8,4 8,6 Verbania-Cusio-Ossola , ,2 6,2 6,9 Vercelli , ,1 8,9 9,5 Totale , ,2 8,3 8,6 addetti var% 08/96 medi 1996 medi 2008 Nel 2007 si registrano nascite ed altrettante cessazioni d impresa Nascere e morire in Piemonte: nati-mortalità d impresa e sopravvivenza alla nascita Nel 2007 l archivio ASIA registra circa nascite e altrettante cessazioni d impresa alle quali corrispondono tassi di natalità del 7.2% e di mortalità del 7.4%. Il tasso netto di turnover è negativo dello 0.2%, mentre quello lordo è pari al 14.6%. Il 90% circa delle nascite e delle cessazioni è costituito da imprese con al più 5 addetti. Le imprese con un solo addetto rappresentano da sole più della metà delle imprese nate nel 2007 (53.7%) e le stesse registrano una nati-mortalità d impresa molto più elevata rispetto al totale (23.8% rispetto al 14.6%). Tali tassi porterebbero, in linea teorica, a un rinnovo completo delle imprese con 1 solo addetto in appena 8 anni. È molto più verosimile vi sia uno zoccolo duro d imprese stabili che con il passare degli anni tende ad aumentare le proprie dimensioni (uscendo così dalla classe 1 addetto), affiancato da altre imprese meno stabili e destinate ad uscire dal mercato. Vedere anche: 06 ottobre 2009 Statistiche in breve. La demografia d impresa ISTAT; 2005 Valutazione della sopravvivenza delle nuove imprese artigiane Ricerche & Progetti Regione Piemonte Osservatorio delle Attività Produttive La nati-mortalità d impresa è qui calcolata sui dati grezzi dell archivio ASIA mentre l ISTAT provvede a riaccorpare le imprese nate e cessate rispettivamente: nello stesso anno, nello stesso settore e con lo stesso numero di dipendenti.

15 15 Nati-mortalità d impresa nel 2007 per classe dimensionale (imprese con al più 500 addetti) Classe di addetti Tassi di natalità % di nate Imprese nate Tassi di mortalità % di cessate Imprese cessate Tasso netto di tournover Tasso lordo di tournover 1 12,1 53, ,8 51, ,3 23, ,5 34, ,4 37, ,8 13, ,9 6, ,8 5, ,1 7, ,1 4, ,1 4, ,0 4, ,9 0,6 19 1,5 0,3 10 1,4 4, ,6 0,4 12 3,7 0,6 17-1,1 6,3 Totale 7,2 100, ,4 100, ,2 14,6 Nel 2007, rispetto agli anni precedenti, il tasso di natalità risulta superiore (7.2%) e quello di mortalità inferiore (7.4%) Nel 2007, rispetto agli anni precedenti, il tasso di natalità risulta superiore (7.2%) e quello di mortalità inferiore (7.4%). Di conseguenza il tasso netto di turnover, benché ancora negativo (-0.2%), tende a ridursi nel tempo. Le imprese nate nel 2002 sono in tutto A cinque anni di distanza solo la metà di tali imprese (51.4%) è ancora attiva. Con il passare degli anni il tasso di sopravvivenza alla nascita sembra aumentare (tasso di sopravvivenza a 1 anno: nate nel 2002=86.6%; nate nel 2006=89.3%; tasso di sopravvivenza a 4 anni: nate nel 2002=57.3%; nate nel 2003=59.9%;). Nati-mortalità d impresa nel 2007 per anno (imprese con al più 500 addetti) Anni Tassi di natalità Imprese nate Tassi di mortalità Imprese cessate Tasso netto di tournover , , , , , , , , , , , , , , , , , ,2 Percentuali di sopravvivenza alla nascita per anno di nascita Anno di nascita Imprese nate % di sopravvissute ,6 74,4 64,5 57,3 51, ,6 76,0 67,1 59, ,1 76,6 67, ,5 76, ,3 sopravvivenza: a un anno a due anni a tre anni a quattro anni a cinque anni

16 16 Una cassa di risonanza Il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni in Piemonte. Ore autorizzate dall Inps, tutti i settori Ore autorizzate Cassa integrazione (migliaia) Occupati standard* * * Ordinaria Straordinaria Deroga Totale Nota: Il calcolo degli occupati standard equivalenti è puramente indicativo; si basa su un anno lavorativo di 46 settimane di 40 ore ciascuna (*) gennaio-ottobre Fonte: INPS - Osservatorio sulle Ore Autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (novembre 2010) 300 milioni di ore di cassa ordinaria, 406 milioni di ore di straordinaria e 320 milioni di ore in deroga Analizzare il fenomeno del ricorso alla cassa integrazione può essere utile per osservare in modo costante e tempestivo l andamento della crisi e valutare i suoi effetti sia sulle variabili economiche sia sui livelli di occupazione. In quest ultimo caso, in particolare, i lavoratori in cassa integrazione continuano generalmente ad essere considerati occupati dalle statistiche ufficiali sulle forze di lavoro. Il ricorso alla cassa integrazione rappresenta anche uno strumento che introduce una grande flessibilità (parziale, imperfetta, criticabile) nel mercato del lavoro e proprio nella parte più rigida di esso (occupati a tempo indeterminato, nell industria, nelle grandi imprese). Già durante le crisi del secolo scorso (ad esempio quelle del e del ) vennero autorizzate più di 500 milioni di ore all anno. Durante l'attuale crisi, in Italia, le sole ore di cassa integrazione ordinaria dell industria autorizzate nel 2009 sono salite a , cui bisogna aggiungerne altre di cassa integrazione straordinaria ed ancora ore di ordinaria edile (che però segue criteri differenti). Si tratta di dati rilevanti perché 915 milioni di ore di lavoro equivalgono indicativamente all impiego di quasi persone a tempo pieno per un anno. Nel corso dei primi 10 mesi del 2010 si riduce il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, ma cresce drammaticamente il ricorso alla cassa integrazione straordinarie ed in deroga: 300 milioni di ore di cassa ordinaria, 406 milioni di ore di straordinaria e 320 milioni di ore in deroga. Nel complesso quindi le ore autorizzate hanno superato il miliardo, equivalenti a occupati a tempo pieno per un anno Ore autorizzate di cassa integrazione (in migliaia) Fonte: INPS - Osservatorio sulle Ore Autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (maggio 2010) ordinaria straordinaria deroga Malgrado il tiraggio l aria è pesante Secondo i dati divulgati dall INPS le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate in Piemonte hanno superato quota 160 milioni nel 2009 e sono già a quel livello nel 2010 (nel 2008 erano più di 35 milioni). In unità di occupati standard questi valori equivalgono a circa addetti. Nel 2009 la maggior parte delle autorizzazioni riguardava la cassa integrazione ordinaria. Nei primi 10 mesi di quest anno le autorizzazioni sono attribuibili in prevalenza a CIG straordinaria e in deroga Sempre secondo l INPS molte delle ore concesse non vengono però utilizzate: la quantità di ore effettivamente utilizzate rispetto al totale delle ore richieste è definito come tiraggio della cassa integrazione. Fino a settembre 2010 è stato utilizzato il 61.54% delle ore autorizzate nel 2009 per la cassa ordinaria e il 71,83% per quella straordinaria e in deroga. Le ore autorizzate di cassa ordinaria sono diminuite: ma questa è soggetta a limiti, perché l azienda non può ricorrevi ad oltranza. La diminuzione delle autorizzazioni si presta quindi a letture diverse, soprattutto se interpretata in relazione alle ore di cassa integrazione straordinaria e a quelle in deroga (già più che raddoppiate), ai livelli della produzione industriale, alle chiusure di attività e ad altri fattori.

17 17 Va ricordato inoltre che le autorizzazioni complessive mensili non consentono di osservare l effettivo periodo in cui avviene (o dovrebbe avvenire) la sospensione dell attività (nel caso di cassa straordinaria il periodo autorizzato può essere molto lungo, mentre nel caso dell ordinaria la domanda è per periodi più brevi e ravvicinati nel tempo), né la dimensione dell azienda richiedente. In media circa metà delle persone in cassa integrazione dipende dalle 20 imprese maggiori (quelle con più di 250 addetti), il resto da piccole aziende I dati raccolti riguardano le domande di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO) pervenute (in copia) ai sindacati. Le domande riguardano le imprese del settore metalmeccanico (definito dal contratto di lavoro) della provincia di Torino. Le domande vengono raccolte con cadenza mensile (giungono giorno per giorno) e l arco di tempo per il quale è richiesta la CIGO è variabile (un giorno, una settimana, un mese, per esempio) e può riguardare un periodo sia precedente che successivo alla data di presentazione della domanda. Quindi si possono analizzare i dati facendo riferimento sia alla data (o al mese) in cui giunge la domanda, sia al periodo (es. settimana) per la quale è richiesta la sospensione del lavoro. Grandi variazioni per piccole stabilità Si è osservato più in dettaglio il caso delle domande di cassa integrazione ordinaria del settore metalmeccanico nella provincia di Torino. L istogramma presentato qui di seguito si riferisce alle domande pervenute tra il 1 febbraio del 2009 e il 30 aprile 2010 e illustra, settimana per settimana, il numero dei dipendenti per i quali è stata richiesta la cassa integrazione (valore massimo di persone in Cigo nel periodo considerato). Nel grafico i valori dei gruppi vengono cumulati. L andamento piuttosto variabile dei valori totali è determinato in larga misura dal comportamento delle poche imprese (stabilimenti) più grandi. A fine dicembre si contavano le domande per circa 600 stabilimenti: 580 per quelli con meno di 250 addetti e una ventina per quelli più grandi. Nelle imprese più piccole (fino a 250 dipendenti), dopo il calo osservato tra la fine di giugno e l inizio di settembre (agosto non è significativo), dopo i picchi dei mesi di aprile-maggio del 2009 si assiste, dalla fine dell anno, ad un tendenziale calo delle domande, che comunque coinvolgono ancora quasi addetti. In quelle più grandi la fine di aprile rimane piuttosto alta, sopra i dipendenti. L andamento della cassa integrazione nelle imprese più piccole è meno soggetto a rapide variazioni perché composto dalla somma di molte unità differenti. In media circa metà delle persone in cassa integrazione dipende dalle 20 imprese maggiori (quelle con più di 250 addetti), il resto da piccole aziende. Occorre quindi fare attenzione alle variazioni del dato complessivo, perché se, per ipotesi, in un mese le grandi imprese non chiedono, si dimezza il ricorso complessivo alla cassa integrazione, ma per i più piccoli la situa- Numero di addetti in CIGO per settimana. Domande di CIGO pervenute entro fine ottobre 2010, settore metalmeccanico, provincia di Torino 2oo settembre ottobre novembre dicembre gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre <= >1000 Fonte: elaborazioni su dati FIM CISL Torino

18 18 zione resta immutata. In altre parole, l andamento complessivo tende a confondersi con il comportamento di pochi grandi attori, con il rischio di perdere di vista i più piccoli. Il numero di imprese in cassa integrazione straordinaria per Crisi aumenta da circa 160 nel 2008 a circa 900 nel Una tendenza a dir poco straordinaria Le imprese autorizzate all utilizzo di cassa integrazione straordinaria osservate dalla Regione sono, tra il 2008 e fino a novembre 2010, quasi 1400 di (gli stabilimenti quasi 1600). I motivi all origine della richiesta di cassa integrazione straordinaria sono sostanzialmente due: la crisi e la ristrutturazione aziendale, anche se ormai si contano anche diversi casi di cessazioni di attività. I periodi autorizzati sono generalmente piuttosto lunghi. Le figure riportano, mese per mese, il numero di imprese per le quali è attiva la procedura (non le autorizzazioni avvenute nel mese). Il numero di imprese in cassa integrazione straordinaria per Crisi aumenta da circa 160 nei primi mesi del 2008 a circa 900 a partire da maggio 2010, arrivando a coinvolgere più di lavoratori. Il ricorso alle procedure straordinarie aumenta per tutto il 2009 ed i primi mesi del 2010, ma nel secondo semestre il numero delle imprese coinvolte e il numero di addetti interessati dal provvedimento tende a stabilizzarsi e (forse) anche a ridursi nell ultimissimo periodo dell anno. Imprese gen apr lug ott gen apr lug ott gen apr lug ott Addetti gen apr lug ott gen apr lug ott gen apr lug ott Fonte: Elaborazione su dati Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro (O.R.M.L.)

19 19 Artigiani nel tunnel della deroga I dati delle richieste di cassa integrazione in deroga, forniti dalla Regione, sono aggiornati fino a novembre del Le domande raccolte nel 2009 provengono da circa 4100 imprese, quelle nel 2010 da oltre Si tratta di aziende generalmente molto piccole (il 90% non supera i 20 addetti dipendenti). Il ricorso alla cassa integrazione in deroga aumenta nel corso del tempo (solo ad agosto viene sospeso per ferie). Il massimo del 2009, raggiunto a fine novembre (quasi 2800 imprese con dipendenti in Cig) viene abbondantemente superato nel nuovo anno, con una crescita continua che raggiunge i valori massimi a luglio con 22500addetti in cassa integrazione. Bisogna sottolineare che gran parte della cassa integrazione in deroga riguarda le imprese artigiane: circa il 65% delle aziende incluse nel data base regionale sono infatti iscritte all Albo Artigiani. Cassa integrazione in deroga. Andamento settimanale del numero di dipendenti in cassa integrazione dipendenti in Gig Fonte: Elaborazione su dati Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro (O.R.M.L.) imprese Imprese artigiane metalmeccaniche - dicembre 2009 Dimensione Imprese Autonomi Dipendenti Occupati > Totale Imprese che hanno richiesto CIG in deroga Dimensione Imprese Autonomi Dipendenti Occupati > Totale Occhio alle imprese invisibili Le imprese iscritte all Albo Artigiani che operano nel settore metalmeccanico sono meno di Al termine del 2009 occupavano dipendenti e lavoratori autonomi. La maggior parte di esse non utilizza lavoro dipendente, ma le aziende più grandi impiegano lavoratori subordinati. Le domande di Cassa integrazione in deroga del 2010 sono giunte almeno da imprese che a fine 2009 occupavano 9674 addetti di cui 7200 dipendenti Il numero di domande di cassa integrazione e la dimensione dell azienda risultano naturalmente correlati: più grande è l impresa, più frequente è la domanda Analizzando ad esempio le aziende con addetti si nota che il 33% (290 su 867) è a rischio cassa integrazione. Nel 2009 queste aziende occupavano circa 3300 dipendenti che, includendo i lavoratori autonomi, salgono a quasi di addetti; solo nell industria metalmeccanica artigiana. Ogni crisi aziendale rappresenta un passaggio molto delicato non solo per le imprese e i lavoratori coinvolti, ma anche per l ambiente sociale in cui

20 20 operano. Per questo motivo, anche le micro-aziende meritano tutte le attenzioni del caso: singolarmente quasi non si notano, ma insieme formano la massa di una impresa grande la cui crisi è degna delle prime pagine di un giornale. Se nei prossimi mesi non si osserveranno variazioni tendenziali del 10 e più per cento, difficilmente si riiuscirà a recuperare i valori pre-crisi entro fine del 2013 La figura mostra l'andamento decennale dell'indice generale della produzione industriale (corretto per i giorni lavorativi e destagionalizzato) Si nota il crollo della crisi e l'inizio della risalita. Attenti a quei numeri Dopo molti mesi di numeri negativi, finalmente le variazioni tendenziali degli indici ISTAT della produzione industriale sono tornati positivi. È sicuramente una buona notizia, ma non si perda di vista il valore assoluto dell indice. La variazione tendenziale (variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell anno precedente) continua a soffrire di quello che gli specialisti definiscono base effect. Ad esempio la variazione tendenziale dell indice della produzione industriale, corretto per gli effetti di calendario, del 6.4% di marzo 2010 si legava al -25.5% rilevato a marzo 2009 (e che a sua volta deriva da un sostanziale pareggio dell anno ancora precedente). Nel nuovo millennio e fino alla crisi, l indice destagionalizzato (2005=100) varia tra 100 e 110 Nel gennaio 2001 era 105.7, scende fino a 99.1 nello stesso mese del 2005, supera il livello 108 ad aprile Poi il crollo a 80, nel marzo Oggi (ottobre 2010) è risalito a 88, ma è ancora 18.7% rispetto al massimo del 2008: ancora un vero e proprio freddo polare, cui molti potrebbero non sopravvivere. E, se non si assisterà ad una ripresa più vigorosa (e gli ultimi mesi sono piuttosto fiacchi), di questo passo nemmeno alla fine del 2013 saranno raggiunti i valori pre-crisi, ammesso che si possa tornare a quei livelli. Serviranno cioè variazioni tendenziali a 2 cifre, altrimenti continuerà a far freddo e sarà meglio coprirsi. Indici generali della produzione industriale (base 2005=100), serie storica 1/2001 7/ giu dic giu dic giu dic giu dic giu dic giu dic giu dic giu dic giu dic giu dati corretti per gli effetti di calendario dati destagionalizzati Fonte: Istat - Indice della produzione industriale, maggio 2010, 9 luglio 2010

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