R E P U B B L I C A I T A L I A N A IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio. (Sezione Seconda Quater)

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Annibale Pepe
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1 N /2011 REG.PROV.COLL. N /2010 REG.RIC. R E P U B B L I C A I T A L I A N A IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Quater) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 4251 del 2010, proposto da: Condominio di via dei Coronari 61, rappresentato e difeso dall'avv. Antonio Francesca, con domicilio eletto presso Antonio Francesca in Roma, viale Bruno Buozzi, 109; contro Ministero Per i Beni e Le Attivita' Culturali, rappresentato e difeso dall'avvocatura Dello Stato, domiciliata per legge in Roma, via dei Portoghesi, 12; per l'annullamento del provvedimento della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per il Comune di Roma emesso in data , di diniego di installazione di un impianto ascensore interno il vano scala dello stabile condominiale; Visti il ricorso e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ministero Per i Beni e Le Attivita' Culturali;

registro generale 4251 del 2010, proposto da: Condominio di via dei Coronari 61, rappresentato e difeso dall'avv.

2 Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 12 luglio 2011 il dott. Alessandro Tomassetti e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO Con il ricorso in epigrafe regolarmente notificato e depositato, l odierno ricorrente impugna il provvedimento della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per il Comune di Roma emesso in data , di diniego di installazione di un impianto ascensore interno il vano scala dello stabile condominiale sito in Roma, via dei Coronari n. 61. In particolare, deduce il ricorrente che a seguito dell'esame del progetto di cui all odierno ricorso, la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Roma rilevava l'incompatibilità delle opere previste con la tutela dell'edificio, "in quanto la proposta installazione dell ascensore comporta l accecamento della parte centrale della vetrata d epoca in precario stato di conservazione (della quale è attualmente in corso il restauro conservativo) e la demolizione e il rifacimento ex novo di una delle arcate minori per consentire l accesso dalle nuove passerelle di sbarco ai piani, con conseguente pericolo di stabilità per l intera vetrata realizzata nel 1902, suggerendo, previa presentazione di uno specifico progetto in grado di fornire una chiara indicazione del piano e dell interno interessato, la possibile installazione provvisoria e reversibile di un ascensore a servizio del disabile da collocare su uno dei prospetti della seconda chiostrina. Deduce il ricorrente la illegittimità del provvedimento impugnato per violazione di legge ed eccesso di potere sotto vari profili.

FATTO e DIRITTO Con il ricorso in epigrafe regolarmente notificato e depositato, l odierno ricorrente impugna il provvedimento della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per il

3 Si costituiva in giudizio l Amministrazione resistente deducendo la infondatezza del ricorso e chiedendone il rigetto. Alla udienza del 12 luglio 2011 il ricorso è stato trattenuto in decisione. Il ricorso è infondato. In via preliminare va evidenziato il vincolo gravante sull'edificio posto in Roma, alla via dei Coronari n. 61, avendo il D.M. adottato in data 30 settembre 1957 ritenuto di particolare interesse ai sensi della l. 1 giugno 1939 n la casa con i suoi elementi decorativi. Dato atto di quanto sopra, vengono ora in considerazione le censure avanzate dalla parte ricorrente avverso la determinazione con la quale la Soprintendenza di Roma, in data 12 febbraio 2010, ha negato l autorizzazione alla realizzazione dell'impianto di ascensore richiesto ai sensi dell art. 21, comma 4, D.Lgs. n. 42/2004. Va innanzi tutto sottolineato che il quadro normativo di disciplina in materia di soggetti portatori di minorazioni fisiche si sostanzia nelle specifiche previsioni di cui alle leggi 9 gennaio 1989, n. 13 e 5 febbraio 1992, n. 104, articolate in dettaglio nella normativa tecnica di attuazione di cui al D.M. 14 giugno 1989 n. 236; tali disposizioni fissano specifiche caratteristiche da osservarsi in sede sia di progettazione e costruzione di nuovi edifici, sia di ristrutturazione generale di quegli esistenti, onde garantire idonee condizioni di accesso e di fruizione da parte dei soggetti che versano in situazione di minorazione fisica. L'art. 2 del richiamato D.M. n. 236 del 1989 qualifica, in particolare, come condizione di "accessibilità" dell'edificio "la possibilità anche per le persone con ridotta ed impedita capacità motoria e sensoriale di raggiungere l'edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza ed autonomia". Viene, quindi, identificata una qualità essenziale da cui devono essere assistiti gli edifici di nuova costruzione con destinazione abitativa, mentre per quelli esistenti l'art. 2 della legge

adottato in data 30 settembre 1957 ritenuto di particolare interesse ai sensi della l. 1 giugno 1939 n. 1089 la casa con i suoi elementi decorativi.

4 n. 13 del 1989 prevede la possibilità, anche in deroga alle norme sul condominio, di apportarvi modifiche a spese del portatore di handicap al fine di rendere agevole l'accesso. L'opportunità che le caratteristiche costruttive dell'edificio non si traducano in una lesione al diritto del portatore di handicap a svolgere una normale vita di relazione forma oggetto di specifica considerazione anche nei casi in cui l'immobile sia stato dichiarato di particolare interesse ai sensi della l. 1 giugno 1939 n In tale ipotesi, fermo restando il regime autorizzatorio per l'introduzione di eventuali modifiche, il diniego all'esecuzione dei lavori diretti al superamento o all'eliminazione delle barriere architettoniche può essere opposto nei casi in cui non sia possibile realizzare le opere senza un serio pregiudizio del bene tutelato (artt. 4, III comma, e 5 della legge n. 13 del 1989), con specifico obbligo per l'amministrazione di dare specificazione in caso di pronunzia negativa della natura e della serietà del pregiudizio, della sua rilevanza in rapporto al complesso in cui l'opera si colloca e con riferimento a tutte le alternative eventualmente prospettate dall'interessato. Osserva il Collegio che la determinazione con la presente impugnativa gravata non si dimostra inficiata sotto il profilo dell'insufficienza - o, comunque, dell'inadeguatezza - motivazionale per quanto concerne l'ostensione delle ragioni ostative ai fini della realizzazione dell'opera de qua con riferimento all'asserito pregiudizio da essa determinato alla complessiva configurazione dello stabile sottoposto a vincolo. Sotto tale profilo, infatti, la Soprintendenza ha correttamente rilevato nel provvedimento impugnato e ribadito nella nota prot del 15 giugno 2010 che le opere progettate non risultano compatibili con la tutela del vincolo sotto due profili: a) in quanto comportano l accecamento della parte centrale della vetrata d epoca; b) in quanto necessitano di opere di demolizione e rifacimento di

considerazione anche nei casi in cui l'immobile sia stato dichiarato di particolare interesse ai sensi della l. 1 giugno 1939 n. 1089.

5 una delle arcate minori con pericolo di stabilità della vetrata stessa (si legge, peraltro, nella nota prot. n citata che nelle osservazioni inviate al Condominio, dopo il preannunciato parere negativo comunicato dalla Soprintendenza, ai sensi dell art. 10 bis L. n. 241/1990, è stato erroneamente dichiarato quanto segue: - che la visione della vetrata all interno del vano scala restava inalterata mentre, al contrario, era inevitabile l accecamento dovuto alla struttura dell ascensore retrostante; - che le passerelle a sbalzo per lo smistamento ai piani erano solo due mentre dai disegni presentati era evidente che erano quattro; - che veniva considerato reversibile e di modesta entità un intervento che prevedeva ampie demolizioni di una esile struttura metallica che non avrebbe potuto essere ripristinata allo stato originario, dopo le demolizioni effettuate per consentire l accesso dell ascensore ai piani ). Occorre, peraltro, osservare come il vincolo imposto con D.M. del 30 settembre 1957 concerne non solo l'aspetto esteriore dell'edificio ma l intera casa unitamente ai suoi elementi decorativi con la conseguente valutazione, correttamente posta in essere dalla Amministrazione, in merito alla compatibilità delle opere da realizzare con la tutela degli elementi architettonici interni. In particolare, risulta indicato il danno che deriverebbe all'edificio dalla collocazione dell'ascensore nel cortile interno. Siffatto pregiudizio, infatti, consiste da un lato nell accecamento della parte centrale della vetrata d epoca e, dall altro, nella demolizione e rifacimento di una delle arcate minori con pericolo di stabilità della vetrata stessa. In definitiva il Collegio rileva l infondatezza del ricorso mentre sussistono giusti motivi per compensare fra le parti le spese di lite. P.Q.M. definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo respinge. Spese compensate.

6 Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 12 luglio 2011 con l'intervento dei magistrati: Angelo Scafuri, Presidente Stefania Santoleri, Consigliere Alessandro Tomassetti, Consigliere, Estensore L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 28/09/2011 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

magistrati: Angelo Scafuri, Presidente Stefania Santoleri, Consigliere Alessandro Tomassetti,

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ha pronunciato la presente

ha pronunciato la presente N. 06131/2016 REG.PROV.COLL. N. 00857/2016 REG.RIC. R E P U B B L I C A I T A L I A N A IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Prima Ter) ha pronunciato