Nautica sostenibile: come? di Mauro Zecca

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1 Nautica sostenibile: come? di Mauro Zecca ha circa Km di L Italia costa marina (di cui balneabili). È quindi logico che, fino ai primi decenni del secolo scorso, gran parte dei traffici commerciali nazionali si siano sviluppati lungo la costa, dove a fianco delle grandi imbarcazioni che si muovevano da e per i porti principali, molte imbarcazioni più piccole svolgevano navigazioni di piccolo e medio cabotaggio, trasportando merci e persone, facendo la spola tra porticcioli, ridossi, insenature e spiagge. Lungo la costa si sono sviluppate piccole e grandi storie di migrazioni, che hanno portato intere famiglie residenti in alcune città costiere, a vivere in altre località e a fondare nuovi agglomerati urbani, portando seco tradizioni, dialetti e cultura delle terre d origine. Molte rotte rivestivano anche un assoluta tipicità: come quella del legno, materiale per la costruzione delle imbarcazioni, che affluiva dall entroterra a Marina di Pisciotta, per essere trasportato a Torre del Greco dove si trovavano i cantieri navali. C erano anche la rotta del vino, quella dell olio, quella del grano e tante altre. Stanti queste premesse, navigare lungo costa dovrebbe quindi far parte della cultura degli italiani. Non è però così: dopo il disastro della Seconda Guerra Mondiale si aveva, di certo, altro a cui pensare e lo sviluppo della nautica da diporto è Il turismo nautico costiero e gli approdi a secco, un opportunità da non perdere iniziato solamente quando il boom economico degli anni 60 era già in atto da tempo. La piccola nautica è divenuta poi popolare grazie alla nascita delle prime industrie, all avvento della vetroresina come materiale costruttivo, e alla costruzione di motori fuoribordo sempre più piccoli, leggeri e potenti. L ascesa è durata fino a metà degli Anni 70, quando l introduzione dell IVA sulle imbarcazioni da diporto (6 luglio 1974) determinò una forte crisi economica del settore e la successiva morte del piccolo diporto costiero, poiché il mercato si era successivamente assestato sulla produzione di imbarcazioni di misura maggiore. Le nuove strutture portuali (riservate, per lo più, a barche di oltre 10 m di lunghezza) insieme allo sviluppo intensivo delle attività balneari, hanno poi ulteriormente compresso gli spazi dedicati alla nautica minore, costituita dalle imbarcazioni fino a 6/7 m (a vela o motore), sofferente da allora per la mancanza di un adeguato numero di strutture che permettano l utilizzo delle piccole imbarcazioni. Non si è stati molto lungimiranti, visto che la lentezza della ripresa, dopo l ultima crisi economica, sta determinando in questo periodo un cambiamento del mercato nautico, la cui clientela sta riposizionando la propria domanda su imbarcazioni di misura inferiore. 6

2 La piccola nautica, qui sopra un catamarano LH 20 della Sezione di Pomezia durante il periplo della Corsica compiuto nel 2008, può essere un incentivo per lo sviluppo del turismo locale, specie se appoggiato da infrastrutture come gli approdi a secco (in apertura) per le imbarcazioni minori Perché riscoprire il turismo costiero? Sono passati più di 40 anni da quando grandi pionieri come Franco Bechini e Mauro Mancini hanno insegnato agli italiani l arte e i piaceri della navigazione e del turismo costieri, raccontando le loro avventure e gli incredibili spettacoli dell Italia vista dal mare. In Italia, Paese che dovrebbe essere a vocazione turistica (e non lo è fino in fondo) manca l offerta di un turismo culturale, sostenibile e responsabile, che contenga anche un elemento d avventura da vivere sul mare. Un turismo attraente, per un pubblico dotato di un pizzico di spirito avventuroso e che, non più appagato dall attuale offerta nazionale, si rivolge prevalentemente all estero. La varietà del panorama delle coste, molto differenti dal punto di vista naturalistico, storico e architettonico, fa dell Italia vista dal mare uno spettacolo assolutamente unico, essendo ricche di siti archeologici, musei, monumenti, piccoli borghi, luoghi caratteristici e parchi naturali che potrebbero essere visitati via mare anziché via terra. Tutte queste mete potrebbero essere inserite in un articolata proposta d itinerari culturali, da percorrere con piccole barche, a similitudine di quello che avviene in Grecia, dove il campeggio nautico ha una grande diffusione, oppure, per le acque interne, in Paesi come Francia, Germania e Olanda. Lo sviluppo della piccola nautica e il movimento turistico da essa indotto, potrebbero (e dovrebbero) essere una risorsa per lo sviluppo turistico ed economico dei comuni costieri dove non esistono grandi strutture portuali, e dove sarebbe invece possibile realizzare, senza un grande impatto ambientale e con poca spesa, approdi a secco destinati alle piccole imbarcazioni. Il turismo nautico costiero ed il campeggio nautico, non soffrono dei ritmi frenetici imposti dalla circolazione automobilistica, e la possibilità di arrivare sulla spiaggia con la prua della propria imbarcazione dà al turista costiero la possibilità 7

3 d immergersi direttamente e completamente nella cultura e nelle tradizioni dei territori attraversati, approfondendone la conoscenza senza avere come interfaccia il marina privato o il grande porto, che a volte costituiscono delle isole che non rappresentano a sufficienza la realtà del territorio. Un adeguato programma di sviluppo potrebbe: 1) contribuire alla valorizzazione del territorio e del suo patrimonio, archeologico, paesaggistico, naturalistico, storico e culturale; 2) favorire il nascere di piccole attività commerciali (come il noleggio di imbarcazioni, i rimessaggi, i centri di assistenza, il campeggio non stanziale, l organizzazione di crociere in flottiglia); 3) essere di supporto ad attività esistenti, come bar, negozi, ristoranti, strutture alberghiere, che soffrono per la presenza, quasi esclusiva, di un turismo mordi e fuggi, di basso livello qualitativo, concentrato in un breve periodo dell anno e che spesso devasta il territorio; 4) offrire possibilità di lavoro a figure professionali (skipper, guida turistica) prima non presenti sul territorio; 5) essere un adeguato veicolo di aggregazione per i giovani e le famiglie. Proposte I comuni interessati allo sviluppo del diporto costiero, soprattutto quelli dove non esistono porti turistici, potrebbero favorire la realizzazione di strutture adeguate al ricevimento e allo stazionamento d imbarcazioni destinate al turismo costiero, tramite il recupero di alcune strutture già esistenti e non più utilizzate, oppure tramite il posizionamento di semplici canali di lancio e la costruzione di scivoli o porti-spiaggia, come quello di Motrone, attivo dal 1986, fortemente voluto da Franco Bechini (a cui è stato recentemente intitolato) e costruito con il contributo della rivista Nautica: queste strutture non hanno un grande impatto ambientale e non necessitano di grossi investimenti per la costruzione, né per la manu- Un immagine del Viaggio a ritroso sulle Rotte di Enea: Mauro Zecca, presidente della Sezione di Pomezia, assieme al sindaco di Canakkale, in Turchia, nei pressi delle rovine di Troia, durante un reciproco scambio di doni a gemellaggio fra le due città 8

4 tenzione, possono essere posizionate anche in aree non destinate alla balneazione (foci di fossi, canali o piccoli fiumi), dovrebbero essere destinate, prevalentemente, al transito e non allo stazionamento (max 72 ore). Sarebbe necessario implementare i servizi di collegamento delle zone di attracco o di atterraggio con i siti archeologici, i musei, i monumenti, i luoghi caratteristici, i parchi naturali collocati in prossimità della costa. È necessario realizzare, a livello regionale, una mappatura completa dei siti e delle strutture di accoglienza per le imbarcazioni, da racchiudere in una pubblicazione con l indicazione degli itinerari consigliati, che dovrà essere completata con l indicazione delle distanze e delle rotte da percorrere tra una struttura e l altra, le notizie sul tipo di navigazione, le caratteristiche dei fondali e delle coste, alcuni cenni storici, le informazioni generali sui siti e le località da visitare, sull artigianato, e sui prodotti tipici e gastronomici locali. Gli itinerari dovranno essere pubblicizzati a mezzo stampa, con la partecipazione a fiere, mostre e convegni e con i normali mezzi di promozione turistica usati dai comuni interessati. L esperienza della Sezione di Pomezia La Sezione di Pomezia svolge dal 2006 attività di escursionismo velico e campeggio nautico con piccoli catamarani a vela, da crociera costiera, non cabinati. Ha finora realizzato con successo i seguenti progetti, ai quali è stato fatto cenno nelle pagine della Rivista: Progetto AENE Viaggio a ritroso sulla Rotta di Enea (parte Italiana) da Torvaianica (antica Lavinium) a Porto Badisco (primo approdo di Enea in Italia) e ritorno; Progetto AE- NE Viaggio a ritroso sulla Rotta di Enea (rotta integrale) da Torvaianica (antica Lavinium) a Canakkale (Turchia città portuale vicino agli scavi di Troia); Giro di Corsica a vela (periplo della Corsica, con partenza e ritorno da Fiumicino); Giro di Sicilia a vela (periplo della Sicilia, con partenza e ritorno da Torvaianica); Le Cat d Azur La Costa Azzurra in catamarano, da Fiumicino a Hyeres (Francia) e ritorno. I catamarani della Sezione di Pomezia hanno percorso, in totale, oltre miglia nel Mediterraneo; gli equipaggi che si sono avvicendati lungo le rotte hanno registrato la presenza di oltre 200 giovani (e meno giovani) appassionati, i quali hanno potuto collegare le attività di crociera e di scuola vela a quelle della Nel 2009 la Sezione ha effettuato un altra crociera, in ambito nazionale, impiegando gli stessi catamarani utilizzati per AENE per effettuare il periplo della Sicilia, con partenza e ritorno da Torvaianica; nell immagine, la Scala dei Turchi, nei pressi di Porto Empedocle conoscenza storica, paesaggistica, archeologica, museale, culturale, artigianale e gastronomica dei territori lungo i quali si è sviluppata la navigazione. 9

5 Il Giro d Italia a vela del 2009 (nella foto la chiesa tardo gotica di Santa Maria delle Grazie, nei pressi di Portovenere), riconfermando la validità del turismo costiero, sfata la leggenda metropolitana secondo la quale i proprietari di piccole imbarcazioni sono dei potenziali evasori fiscali in incognito L esperienza di questi cinque anni ci ha dimostrato che l offerta di una vera e propria avventura, a portata di mano, da vivere navigando sullo stesso mare che ha rappresentato la culla della cultura Mediterranea, ha una forte attrazione, con alcuni aspetti da tenere in particolare considerazione. Nonostante i pochi mezzi e la difficoltà di pubblicizzare l attività, i partecipanti sono sempre aumentati di numero nel corso degli anni, come pure sono aumentate le proposte d itinerari e culturali che provengono dagli stessi partecipanti. Molti di questi, più giovani, si sono fidelizzati prendendo parte ai progetti che si sono svolti negli anni successivi alla prima partecipazione. I giovani che hanno partecipato sono stati i migliori sponsor dell attività, spingendo amici e gruppi di amici a partecipare negli anni successivi. L esperienza di partecipazione è stata, per tutti, molto aggregante, tanto da portare alla costruzione di rapporti di stabile amicizia tra giovani che si sono conosciuti per la prima volta a bordo e che, oltre ad aver imparato a lavorare in team, hanno avuto la possibilità di fare un percorso di apprendimento culturale e marinaresco comune: tali rapporti continuano anche a distanza di anni e nonostante, a volte, la lontananza. La vita comune, sia a bordo che a terra, ha favorito il dialogo, la conoscenza e la comprensione tra partecipanti di età diverse, con il conseguente aumento della tolleranza e del rispetto reciproco. Molti dei partecipanti si sono appassionati alle attività veliche, trovando una loro dimensione, diversa da quella sportiva o da quella della vela d altura, tanto da diventare degli esperti di navigazione costiera. 10

6 L ultima impresa ha visto gli equipaggi della Sezione, alcuni partecipanti immortalati nella foto ricordo, spingersi ancora all estero, nel 2010, con Le Cat d Azur, una crociera sulla Costa Azzurra, in Francia, con partenza da Fiumicino e rotta fino a Hyeres e ritorno La presenza delle nostre imbarcazioni lungo le coste italiane ed estere, ha suscitato sempre un notevole interesse, siamo stati avvicinati da molte persone che ci hanno chiesto come fare per poter, a loro volta, partecipare. La riscoperta del turismo nautico costiero, per la sua valenza sociale e culturale è perfettamente in linea con i fini istituzionali LNI, che per la sua storia, vocazione e diffusione sul territorio potrebbe assumere un ruolo di guida in questo campo. Le basi nautiche potrebbero, inoltre, costituire il primo nucleo di un sistema organizzato di approdi a secco lungo le coste italiane. Molte delle coste italiane, che abbiamo visitato sono, di fatto, quasi pronte (la Sicilia in particolare) per iniziare un programma di sviluppo del turismo nautico costiero, grazie soprattutto alla presenza delle nostre numerose basi nautiche. Sviluppare un attività di turismo nautico costiero (anche solo per quanto concerne la parte ricettiva) potrebbe creare una buona alternativa di crescita ed affermazione per molte strutture periferiche che per vari motivi (problemi logistici, assenza di strutture portuali, mancanza di competenze specifiche, concorrenza di altre associazioni o circoli, etc.) stentano a trovare risorse economiche per il proprio sostentamento, oltre che una collocazione precisa nel tessuto sociale cittadino. Come si è detto, il Turismo Nautico Costiero può portare sviluppo economico (soprattutto nelle piccole località) ed esserne i promotori può essere di grande aiuto nei rapporti con le autorità locali, costituendo sicuramente un titolo di merito. La stesso tipo di attività potrebbe essere, con eguale successo, riproposto per le acque interne, sulla base dello splendido lavoro effettuato dalla Sezione di Vicenza. 11