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3 ISBN Il sussidio è stato curato da: Sorella GIOVANNA BETTIOL Coordinamento dei settori giovanili Silenziosi Operai della Croce Via di Monte del Gallo, 105, Roma Per segnalazioni o suggerimenti sul presente volume scrivere a: Edizioni Centro Volontari della Sofferenza Silenziosi Operai della Croce - Via di Monte del Gallo, 105/ Roma Tel Fax editoria@luiginovarese.org Tutti i diritti sono riservati. È pertanto vietata la riproduzione, l archiviazione o la trasmissione, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, comprese la fotocopia e la digitalizzazione, senza l autorizzazione scritta delle Edizioni CVS Edizioni CVS Roma Tipolitografia Trullo Via Ardeatina, Santa Palomba Roma Tel doc@tipolitografiatrullo.it Finito di stampare: Settembre

4 Spiegazione immagine copertina Dopo l'annuncio dell'angelo, Maria è inondata di Spirito e canta il suo Magnificat: "Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia...". Per questo diventa Lei il prisma che riflette nel mondo la misericordia del Padre in un arcobaleno che inonda tutta l'umanità. Spiegazione immagini TAPPA Le immagini esplicative delle tappe del sussidio sono caratterizzate principalmente da due semplici elementi: il mondo e la misericordia del Padre, il primo è una circonferenza mentre il secondo elemento, la misericordia, è espressa con l arcobaleno. Tutta l umanità è attraversata da tale grazia. In ogni tappa è predominante un colore dell arcobaleno che rappresenta uno degli aspetti della Misericordia: 1 TAPPA: Misericordia e tenerezza arancione Il mondo è un nido ed ogni uomo è un piccolo uccellino che sta aspettando affamato l arrivo della madre. Dio è mamma e non farà mai mancare ai suoi piccoli il cibo, arrivando anche a perdere la propria vita. Con pazienza e tenerezza, Dio non si stanca di donare Misericordia alle sue creature. 2 TAPPA: Misericordia e compassione giallo Se ben legato con il nastro della Misericordia il mondo può veramente diventare un dono di vera gratuità. 3 TAPPA: Misericordia e speranza verde Il regno di Dio inizia già in questa Terra e per noi credenti non c è tempo da perdere. Non ci stanchiamo di andare insieme ai fratelli verso la felicità vera che è in Cristo. 4 TAPPA: Misericordia e credere nella riconciliazione celeste Dio è un Padre instancabile nel tendere le sue braccia piene d amore al collo di un figlio lontano, per questo aspetta soltanto che il mondo ricambi il Suo tocco e non resti indifferente a tanto amore. 5 TAPPA: Misericordia e amore gratuito viola La misericordia di Dio pianta nel mondo il seme dell amore. Se avremo la pazienza di curare questo seme riusciremo a gustare i frutti di un albero rigoglioso. Solo così la gratuità, la pace e l amore regneranno nelle nostre vite. 2 (Antonio Pastucci)

5 Il Progetto Triennale del CVS si presenta come un pellegrinaggio vissuto con Maria la Madre di Gesù, modello di fede e di gioia (cfr. Lumen Fidei, n. 58). Con lo Spirito Santo, in mezzo al popolo sta sempre Maria (Evangelii Gaudium n. 284). Tale pellegrinaggio è iniziato con il Centenario della nascita del Beato Luigi Novarese ( ) e terminerà con il centenario delle apparizioni di Fatima ( ). Esso ci fa ritornare all essenzialità del nostro carisma (cfr. Statuto del CVS, Nota sulla spiritualità) e può aiutarci ad approfondire la preziosità del nostro impegno di risposta oggi alle richieste della Vergine Santa. Questo anno vuole essere caratterizzato da un cammino di rinnovamento, la proposta Pastorale non è, quindi, semplicemente un tema da approfondire o una luce che illumina il cammino dell anno liturgico. Vuole piuttosto essere una risposta decisiva e coinvolgente in modo da mettere in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione personale e per allargare il nostro apostolato. La Confederazione internazionale del CVS ci presenta l icona mariana: Maria donna e madre della preghiera. Attingendo nel cuore di Maria, dalla profondità della sua fede espressa nelle parole del Magnificat, la Chiesa rinnova sempre meglio in sé la consapevolezza che non si può separare la verità su Dio che salva... dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli umili (Redemptoris Mater, n. 37). In particolar modo, non dobbiamo dimenticarci che papa Francesco ha indetto il Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti. Ci sono momenti, dice il Papa, nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell agire del Padre. 3

6 Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende «di generazione in generazione» (Lc 1,50). E così la storia del mondo è come segnata da tre sguardi di Dio: - lo sguardo di Dio su Maria innanzitutto. In questo sguardo appare il vero volto di Dio che rivela anche agli uomini il suo volto misericordioso ed efficace; - lo sguardo di Dio dentro la storia umana. Uno sguardo che rivela ancora il volto misericordioso di Dio e soprattutto i suoi criteri sconvolgenti nell operare dentro la vita confusa degli uomini; - lo sguardo di Dio su ciascuno di noi. Sulle labbra di Maria la lode non è solo il canto esplosivo di una donna che avverte la singolarità della sua maternità, ma vuole dire a noi, quando siamo stanchi, scoraggiati, schiacciati dai problemi, di non temere; quando sentiamo il peso delle nostre debolezze, dei nostri peccati, Maria ci dice: Rialzati, va da mio Figlio Gesù, in Lui troverai accoglienza, misericordia e nuova forza per continuare il cammino. La scoperta del Dio della misericordia! E non si tratta solo della conoscenza adeguata di Dio, bensì dell accoglienza di un'azione che Dio svolge in noi, per cui diventiamo capaci di gesti misericordiosi. Il luogo di questa scoperta è la nostra vita, è la nostra esperienza. Crescendo diventiamo fonte di gioia, serenità, forza ed eroismo nella nostra vita e in quella di chi ci circonda. L'energia vitale che ci investe acquista forme nuove, giunge ad esprimersi in gesti inediti, in pensieri mai avuti prima. In questa scoperta, Maria ci accompagna in modo umile e generoso. 4

7 Struttura Sussidio Introd. Inizio anno Mt 11,28 Festa I tappa Avv./Natale Misericordia è tenerezza con Is 49,8-20 (Ott/Nov/Dic) Maria II tappa Tempo ord. Misericordia è compassione Mt 18,21-35 (Gen/Febb) con Maria III tappa Quaresima Misericordia è speranza con 1Pt 1,1-9 (Mar/Apr) Maria IV tappa Tempo Pasqua Lc 15,1-3. Misericordia è credere nella (Aprile/Maggio) riconciliazione con Maria V tappa Tempo ord. Misericordia è amore Fm 1,1-21 (Giugno) gratuito con Maria Struttura Tappa PASSWORD Obiettivo e spiegazione della tappa HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE È la Parola di Dio che illumina questo periodo. È una parte delicatissima questa, perché deve condurre lentamente il ragazzo, il giovane ad avvertire così importante la presenza di Gesù accanto a sé da sentire il bisogno di cominciare un'esperienza più da vicino con Lui. Per i bambini offriamo il testo riadattato e semplificato per una più semplice e immediata comprensione. 5

8 A PROPOSITO DI... Lectio per giovani e riflessioni per adolescenti PUNTA IN ALTO Costituisce la fase operativa della tappa. In essa si propongono alcune iniziative pratiche per stimolare la partecipazione attiva dei ragazzi. Nulla di vincolante per gli animatori, che, invece, possono ripensarla e inventarla, alla luce delle caratteristiche del proprio gruppo. ALLO SPECCHIO CON IL BEATO LUIGI NOVARESE Il beato Novarese si è lasciato prendere dall Amore, amore misericordioso e, proprio nell esperienza personale della malattia e di tante sofferenze, ha compreso il valore delle Beatitudini, fino a scoprire in esse la vocazione di apostolo dei malati. Ad ogni tappa verrà offerto un confronto con lui, che può aiutare a concretizzare l insegnamento di Gesù. PROVACI È importante che tutti entrino in se stessi e, con l'aiuto degli animatori, scoprano progressivamente le domande che nascono nel cuore. Si propongono alcune domande-riflessioni su cui discutere in gruppo per poi concretizzare il tutto in un gesto, una scelta, un comportamento. 6

9 (Appendice 1) ANCHE NOI VERSO CRACOVIA Un contributo per meglio comprendere cosa è la Giornata Mondiale della Gioventù, utile per i giovani che vorranno partecipare a questo evento mondiale nel luglio Vengono indicati indirizzi internet per approfondire nel tempo le tematiche e i contenuti della GMG stessa. (Appendice 2) PREGHIAMO INSIEME Il momento celebrativo può costituire un buono strumento per iniziare ogni nostro incontro o fare sintesi del percorso e consegnare esplicitamente al Signore l impegno di crescita del gruppo. Sono celebrazioni brevi, ma vogliono essere un momento solenne per il singolo e per il gruppo, da vivere, quindi, con molta accuratezza e partecipazione di tutti. 7

10 Diversamente da altri anni, vi sarà per questo anno pastorale un unico sussidio. Questo prevede che lo schema sia uguale per tutte le fasce di età. La cosa più importante ci sembra essere non tanto quella di offrire semplicemente del materiale, quanto quella di innescare dei processi formativi in linea con il cammino associativo e quello che la Chiesa ci chiede in questo momento. La proposta pastorale più che lo svolgimento di un tema, richiede la capacità di pensare in modo nuovo la pastorale giovanile. Si tratta di aiutare i giovani, gli adolescenti e i bambini, partendo dal punto in cui si trovano, a scendere in campo, a farsi carico del destino dei propri compagni, ed entrare nella storia. Un attenzione particolare vi chiediamo di darla ai BAMBINI, è importante far capire loro tutto, magari utilizzando altre modalità più idonee e adatte ai vostri gruppi. Al termine di questa breve presentazione e all'inizio di questa strada nuova che si apre dinanzi a noi, sentiamo forte il bisogno di affidare alla Vergine Maria, nostra Madre e Maestra, per intercessione del nostro Padre e Fondatore, il Beato Luigi Novarese, il cammino che tutti noi con entusiasmo ed umile fedeltà intraprenderemo con e per i nostri ragazzi. Buon lavoro e buon apostolato! 8

11 plurale di grazia, dal latino: gratia dai significati variegatissimi, fra cui amicizia, favore, piacevolezza, leggiadria, gratuità, e non ultimo gratitudine. Sì! Tante mani hanno collaborato e una grande quantità di sentimenti positivi si concentra in questa parola assolutamente comunissima. Quando si pronuncia un grazie, davanti anche al gesto più piccolo, si vuole mostrare la riconoscenza per un dono ricevuto, per un qualcosa di "non dovuto", la gratuità di un gesto. E la gratuità non è altro che lo spazio della sorpresa, dello stupore che rompe la logica del "do ut des". Grazie a tutti voi che mi avete sorpreso continuamente con la vostra collaborazione: a Antonio Pastucci per la grafica, a Letizia Ferraris per tutto, a sorella Angela Petitti per il suo aiuto, a Cristina Nebbia e Giorgio Bonfanti per le celebrazioni, a Chiara Maddalena per le attività, a don Cristian Catacchio per le lectio per i giovani, a don Massimo Masini per le lectio per gli adolescenti, a voi la mia riconoscenza per la vostra gratuità immediata! Sorella Giovanna Bettiol (per il coordinamento dei settori giovanili) 9

12 Facciamo Festa Proposta di introduzione del nuovo anno pastorale Venite a me... Io vi ristorerò (Matteo 11,28) Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero. Gesù invita le persone che incontra: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi ristorerò. Ha davanti al Suo cuore la gente che incontra ogni giorno per le strade della Galilea: gente semplice, giovani, bambini, poveri, malati, emarginati, peccatori Questa gente ha sempre rincorso per incontrarlo, per ascoltare la Sua parola, per ritrovare speranza e senso per la propria vita. Gesù ora li chiama a Sé: Venite a me, e promette loro sollievo e ristoro. A tutti noi Gesù ripete: Venite a me, voi tutti. Ma lo dice anche a chi ha tutto nella vita, ma il suo cuore è vuoto e senza Dio. Ci poniamo in cammino non come singoli, ma come gruppo. E, quindi, per prima cosa, vogliamo prendere consapevolezza di questo noi. Scegliamo di dedicare un tempo ampio a questo primo momento (di accoglienza e ascolto reciproco), che sicuramente ci aiuterà a vivere meglio la fraternità e a prepararci all incontro con la Parola di Dio. Ci conosciamo già tutti? C è qualche persona nuova? Se sì, perché è venuta? Chi le ha parlato di noi? Con quali aspettative arriva? E noi che cosa abbiamo fatto durante l estate? Perché abbiamo deciso di tornare a seguire questo percorso insieme? Quali sono i desideri con cui ci mettiamo in ascolto della Parola? 10

13 Si propone, all'inizio dell anno, di fare una grande FESTA. Festa dell'accoglienza, festa dell'incontro, festa della misericordia: tutto per svelare ai ragazzi che la fatica che fanno per costruire se stessi e il loro futuro può essere una festa se consentono ad un Amico grande e speciale, qual è Gesù, di affiancarsi sulla loro strada. Una festa in cui non manchino tutte le cose che piacciono ai giovaniragazzi-bambini (musica, pizza, patatine, ecc.). Ci potrebbe essere un primo incontro dedicato solo alla festa focalizzandosi su un simbolo (può essere valorizzata la copertina del nostro sussidio). In un secondo incontro si potrebbe iniziare il cammino di catechesi vero e proprio (con le indicazioni tratte dal sussidio). Se non è possibile fare due incontri, si potrebbero invertire le cose: iniziare con un breve momento di preghiera, continuare con la catechesi e terminare con la festa vera e propria. In occasione di questa festa di inizio anno, che riteniamo debba essere particolarmente significativa per il gruppo, è importante che ognuno si senta riconosciuto e atteso. Quando un luogo è accogliente, quando lo spazio è un invito, si sente il desiderio dì entrare in relazione con qualcuno. 11

14 PRIMA TAPPA _ Avvento/Natale (Ott/Nov/Dic) Aiutare a non avere paura della tenerezza Che cosa aggiunge la tenerezza all amore? Il tocco del gratuito, un sorriso, una carezza. Oggi la gente ha bisogno certamente di parole, ma soprattutto che noi testimoniamo la misericordia, la tenerezza del Signore che scalda il cuore, che risveglia la speranza, che attira verso il bene. Per esprimere la tenerezza di Dio, la Bibbia parla anche di viscere materne che fremono di compassione. Dio per Isaia è come una madre che non può dimenticare la sua creatura. 12

15 HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE (Isaia 49,8-20) Così dice il Signore: «Al tempo della benevolenza ti ho risposto, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l eredità devastata, per dire ai prigionieri: Uscite, e a quelli che sono nelle tenebre: Venite fuori. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l arsura né il sole, perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d acqua. Io trasformerò i miei monti in strade e le mie vie saranno elevate. Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente e altri dalla regione di Sinìm». Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato, le tue mura sono sempre davanti a me. I tuoi figli accorrono, i tuoi distruttori e i tuoi devastatori si allontanano da te. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si radunano, vengono a te. "Com'è vero che io vivo - oracolo del Signore -, ti vestirai di tutti loro come di ornamento, te ne ornerai come una sposa". Poiché le tue rovine e le tue devastazioni e la tua terra desolata saranno ora troppo stretti per i tuoi abitanti, benché siano lontani i tuoi divoratori. Di nuovo ti diranno agli orecchi i figli di cui fosti privata: "Troppo stretto è per me questo posto; scostati, perché possa stabilirmi". 13

16 Il Signore ha detto: al tempo della misericordia ti ho voluto bene e ti ho risposto, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho creato e ti ho fatto diventare uno strumento di alleanza per far rinascere la terra, per far dire ai prigionieri: uscite, per far dire a chi è nel buio venite fuori. Essi pascoleranno lungo tutte le strade e su ogni altura troveranno pascoli. Non avranno fame né sete e non avranno caldo perché io li guiderò verso le sorgenti dell'acqua. Il mio amore conquisterà tutti i popoli della terra! Perciò tutto il creato deve cantare di gioia perché il Signore consola chi lo ama e ci perdona quando sbagliamo! A volte diciamo: Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato. Ma così come una mamma non si dimentica mai del suo bambino, così il Signore non si dimentica di noi! E anche se una mamma si dimenticasse di suo figlio, Dio non potrà mai dimenticarsi di noi! Il Signore ha scritto il tuo nome sul palmo della Sua mano, così da vederlo sempre! Il Signore ti proteggerà sempre. A PROPOSITO DI Lectio per la meditazione Quante volte ho pregato con questa parola della scrittura del profeta. Che bello! Due immagini attraversano per dire la stessa dedizione e lo stesso amore: quella maschile del servo del Signore e quella femminile della madre che non dimentica il frutto delle sue viscere. L opera principale, essenziale della vita e delle relazioni divine è quella di dare la vita, questa potenza creativa si origina e viene condivisa proprio a partire dall intimità che non è sentimentale, ma assolutamente oblativa nei confronti degli altri, la cui fonte è l amore inenarrabile e assoluto che Gesù ha per il Padre: «Da me, io non 14

17 posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 5,30). Questa parola di Gesù, così assoluta e così divina, si incarna in un attenzione verso ogni umana necessità e infermità, proprio secondo quanto i profeti hanno sempre annunciato per correggere continuamente l immagine di un Dio disinteressato alle umane vicende. Il profeta Isaia sembra voler chiamare a raccolta l intero universo: «Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri» (Is 49,13). Siamo invitati a entrare in questo sguardo attraverso l ascolto della Parola e l accoglienza della nostra e dell altrui vita, cercando di non cadere nella stessa modalità con cui i farisei sembrano opporsi accanitamente e ottusamente al dono di una vita partecipata e condivisa, tanto da stravolgere lo stesso senso del sabato. Vi è un profondo cammino di conversione di quella che è la nostra visione di Dio: «Si immagina talvolta che Dio custodisca gelosamente un cielo colmo di riserve personali: di conoscenza, di vita, di potenza, di giudizio. Ci si immagina che queste riserve siano inaccessibili, ma non è così al contrario: il Padre si dona al Figlio e viceversa. In Gesù il Padre non conserva nulla di sé gelosamente». Ancora una volta la celebre immagine del profeta Isaia non solo ci rincuora, ma ci orienta: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). Questa splendida cura di Dio per la nostra umanità non fa che continuare l opera della creazione portata a compimento nel giorno di sabato, non come cessazione dell agire, ma come capacità di contemplazione nell agire, che permette di cogliere l armonia e la bellezza dei gesti di Dio. Non è forse questa la risurrezione? Sentire Dio come Padre e ogni persona come fratello e sorella in cui la gioia è continuamente accolta e condivisa. Cari ragazzi oggi ascoltiamo il secondo canto del servo del Signore che dona la vita per la vita del popolo deportato a Babilonia. Dio promette aiuto, assistenza, la cui missione non sarà solo quella di essere servo, ma di essere luce delle nazioni, per portare la salvezza a tutto il mondo, senza più distinzioni. MI vengono in 15

18 mente le parole di Gesù: io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina mai nelle tenebre. Il testo è la grande promessa del ritorno dall esilio, Dio fa un grande regalo, libera da ogni schiavitù. Dio vuole liberare anche me, oggi, dalle mie piccole o grandi prigionie, ma credo che possa fare questo? Spesso Gesù è bloccato nel donare le sue grazie e guarigioni dalla poca fede delle persone. Dio vuole fare della mia vita un capolavoro, non un compitino dalla sufficienza scarsa, ma da dieci e lode, prendo pennelli, colori e tavolozza per cominciare È proprio stupendo il duplice comando da annunciare ai prigionieri: uscite, venite fuori! Questa è anche la nostra vita: liberati per liberare, perdonati per perdonare, amati per amare. La nostra vita, ricorda Papa Francesco nell Enciclica Laudato Si è tutta connessa, le tre relazioni fondamentali con Dio, con i fratelli, con la terra, non si possono separare mai, la mia vita ha senso solo se è in relazione, da soli non si vive e non ci si salva, ma si vive e si accoglie la salvezza solo insieme. Dio promette a Israele un amore che va oltre i bisogni fondamentali dell uomo, un amore più grande della fame e della sete, un amore misericordioso che protegge, guida, e conduce alle sorgenti dell acqua viva. Gesù alla samaritana dice: io ho un acqua che chi la beva non avrà più sete, anzi fiumi d acqua viva sgorgheranno dal suo seno (in riferimento allo Spirito Santo cfr. Gv 4). Ovvero il Signore ci guida verso i sentieri dell acqua viva (bello sapere che Lui spiana la strada), perché possiamo dissetarci e diventare sorgenti di quest'acqua anche per i fratelli. Israele da popolo disprezzato, deportato, prigioniero, grazie all amore misericordioso di Dio che libera amando, diventa fonte d'attrazione verso i popoli lontani. Tutte le nazioni sono attirate dalla bellezza d'israele, dalla luce che emana. Questa luce è l'amore misericordioso di Dio, un amore forte, fedele, unico. Io so gustare la bellezza dell'amore di Dio e irradiare bellezza nella mia vita? I comandi, i precetti, i divieti non scaldano il cuore, non attirano nessuno, solo chi è amato può riflettere la luce dell'amore di Dio. La gioia del ritorno a casa, della liberazione, della consolazione coinvolge anche il creato, tutti sono invitati a lodare il Signore: dalla terra ai monti fino al cielo. Qual è il motivo della gioia? Perché il Signore consola il suo popolo, e ha misericordia dei suoi poveri. Stupenda questa immagine di un Dio che asciuga le nostre lacrime, e avvolge di misericordia ogni nostra miseria. Davvero siamo, piccoli, fragili, peccatori, poveri, ma...del Signore, apparteniamo a Lui, siamo suoi. 16

19 Nelle prove, nelle sconfitte, nelle umiliazioni Israele è tentato di Dio: Dio mi ha abbandonato. Dio assicura con l'immagine tenera di una madre: si dimentica una donna del suo bambino? Stupenda immagine di tenerezza, noi siamo un bimbo in braccio a sua madre. Dio per togliere ogni dubbio assicura: se anche una mamma si dimenticasse, io non ti dimenticherò mai. L'amore di Dio è più tenero, più forte, più fedele di una mamma. Questo mai dovremmo ripeterlo ogni giorno: Dio non si dimentica mai di me, mai, mai! Credeteci, ve lo dico io che sono la Mamma di Gesù! Pensavate che fosse finita qua, ci viene offerta un altra bellissima immagine che assicura la memoria continua di Dio verso Israele e verso noi: il nostro nome è scritto, disegnato sulle palme delle mani di Dio, un immagine bellissima per dire che è impossibile che Dio si dimentica di noi. Come le mani dei giovanissimi, adolescenti sono spesso scritte di appuntamenti, nomi preziosi da non dimenticare, così Dio ha il nostro nome scritto sulle palme, lo vede continuamente. Qualcuno potrebbe obiettare: ma Dio ha quasi 7 miliardi di nomi scritti sulle sue mani, come farà a ricordarsi di tutti? Il segreto dell'amore di Dio che è più grande dei nostri pensieri assicura: il nostro nome è scritto sulle palme di Dio nell'amore come se fosse unico al mondo. Per Dio noi siamo amati come figli unici, come il sole che scalda con i suoi raggi ogni uomo senza togliere nulla a nessuno. Israele è invitato ad alzare gli occhi, troppo fissi verso il basso, verso le proprie ferite, verso le proprie povertà. Così anche per noi, quando tutto sembra crollare, quando siamo tentati di guardare solo noi stessi, il Signore ci invita a guardare in alto, alzare lo sguardo verso Dio e verso i fratelli. Chi sono questi tutti che si radunano attorno ad Israele? Certamente i figli, ma nel versetto precedente si parla anche dei distruttori e devastatori, anche loro sono chiamati ad essere corona e ornamento d Israele? Per noi è ancora una volta un invito all universalità, alla salvezza offerta per tutti, alla gioia che può esserci solo se la salvezza c è per tutti. Questo è un invito ad andare a vedere la famosa lista nera, delle persone che ci hanno ferito, umiliato, fatto del male. Nessuno giochi al Santino più bravo, dicendo: Io sono in pace con tutti!. Il testo si conclude con una constatazione: Gerusalemme, Israele, è troppo stretto per accogliere tutta questa gente, bisogna ancora una volta allargare i confini del nostro cuore, dei nostri pensieri. Chiediamo questa grazia: di allargarci, di trovare posto per tutti, nel non rifiutare nessuno, non dire mai: amico non c è posto per te. Tutto nasce da come Gesù opera con noi: siamo mai stati rifiutati da Lui dopo essere ancora una volta caduti nel 17

20 peccato, nella debolezza? Come Gesù ha sempre trovato un posto per noi per consolarci nella sua misericordia, così spetta a noi, trovare un posto nella casa del nostro cuore: accolti per accogliere, amati per amare, perdonati per perdonare. Avvolti dalla tenerezza di Dio per ridonarla ai fratelli. PUNTA IN ALTO Una finestra sulla tenerezza Si propone al gruppo di costruire una finestra con un cartellone. Questa finestra avrà le ante spalancate in modo tale da poter vedere cosa c'è "fuori". Successivamente si chiede a ciascun ragazzo di scrivere o disegnare nella parte centrale un "segno" della tenerezza di Dio che riconosce nella propria vita (ad esempio le bellezze del creato, l'amore delle persone care, ecc ). Ne verrà fuori una finestra che si affaccia sul mondo della tenerezza che ci circonda. A fine incontro ogni ragazzo potrebbe pensare a come condividere la sua tenerezza con gli altri (ad esempio invitare un gruppo di amici a fare un pic-nic in mezzo alla natura). Durante l'incontro successivo si potranno condividere queste esperienze. Non ti scordar di me (per bambini) Si ritaglia una grande sagoma a forma di mano su cui ogni bambino scriverà il suo nome, così come Dio ha scritto sul palmo della sua mano il nome di ciascuno di noi. Appendiamo questa mano gigante in un punto ben visibile della stanza così da ricordarci durante tutto l'anno che Dio non può dimenticarsi di noi. Anche noi vogliamo prenderci cura dei nostri fratelli così come il Signore fa con noi: possiamo allora ritagliare delle piccole sagome a forma di mano su cui ognuno di noi scriverà il nome di un compagno del gruppo (per esempio quello dell'amico alla propria destra). Custodiamo questa sagoma prendendoci l'impegno di aver cura del nostro fratello! 18

21 ALLO SPECCHIO CON il Beato Luigi Novarese La Madonna è personalmente entrata l'11 febbraio 1858 nella vita dei popoli ed ai sudditi ed ai regnanti ha voluto indicare la vera via del progresso e della pace quella via che parte dal dato di fatto che siamo realmente fratelli, redenti dallo stesso piano d'amore di Dio e che affonda la sua stabilità sulle solide basi della carità. Meditiamo vicino a Maria Santissima l amore misericordioso di Gesù, che si immola per noi fino alla morte di Croce, e l amore della Madre nostra celeste, che ha accettato di essere la Corredentrice. Parole semplici da parte del nostro Fondatore, all inizio del cammino di lavoro di quest anno. Egli ci invita, semplicemente, a meditare (cioè pensare con amore) all amore misericordioso di Gesù in compagnia di Maria. Siamo capaci di stare in silenzio qualche momento e provarci? Così, nel silenzio, scopriremo che Gesù ha un cuore di tenerezza, Cuore dell Uomo-Dio, simbolo del Suo amore misericordioso verso di noi. E vedremo anche il Cuore della Madre di Gesù, come centro di tutti i doni ricevuti da Dio, capolavoro creato dall infinita sapienza dell Eterno Padre, simbolo degli affetti che la Vergine Immacolata nutre verso Dio e verso di noi. Il Cuore di Maria, come uno specchio limpido, riflette delicatamente per noi la tenerezza di Dio. Maria ci guida con tenerezza verso la Misericordia! 19

22 PROVACI!???... per prendere un impegno - Quante volte apro gli occhi e come Bernadette riesco a vedere ciò che indica la Madonna, e cogliere la bellezza dei gesti di Dio? - Quante volte mi faccio giudice delle negatività e, invece di darmi da fare, sto ai margini e faccio della critica una realtà, dimenticandomi della splendida cura di Dio per noi? - Lascio la porta aperta alla fede, mi fido, dò fiducia a Gesù, alle sue parole, al suo amore, che va sempre al di là delle mie aspettative? Mi sento amato, scelto, accolto come unico per un progetto grande? - Gesù ci invita a fare anche dei nemici un ornamento della nostra vita, attraverso il perdono. Cosa ne pensiamo di questi gioielli? 20

23 SECONDA TAPPA _ Tempo ordinario (Gen/ Feb) Rivedere la gratuità delle nostre azioni Siamo sollecitati dal testo biblico a ricomprendere uno stile di vita che stia lontano dal solo chiedere, ma si eserciti nelle capacità di dono. C è molta differenza, infatti, tra vivere rimanendo nella palude del tornaconto, e vivere con il cuore generoso. Regolare i conti, restituire, saldare il debito: sono i verbi di chi pensa al valore economico non solo in senso materiale, ma soprattutto nelle relazioni personali. Ci si crede sempre creditori, mai sazi e ogni cosa deve essere restituita. Avere compassione, lasciare andare, condonare: sono i verbi di chi si allena a comprendere che dare è più che ricevere e che, soprattutto, la dinamica della generosità senza calcoli riempie di pace. 21

24 HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE (Matteo 18, 21-35) Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: Restituisci quello che devi!. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me e ti restituirò. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello. 22

25 Gesù per spiegare ai discepoli cosa vuol dire perdonare, raccontò questa parabola. "Il regno dei cieli è simile ad un re che voleva regolare i conti con i suoi servi. Arrivò dal re un servo che gli doveva restituire 10 mila talenti. Ma questo servo non aveva tutti quei soldi e così il re ordinò che fosse venduto lui insieme alla moglie, ai figli e a tutti i suoi beni. Allora il servo supplicò il re dicendo: "Dammi ancora un po' di tempo e ti restituirò tutto!". Il re ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e cancellò il suo debito. Uscito fuori il servo incontrò un compagno che gli doveva 100 denari. Appena lo vide lo afferrò per il collo e mentre lo soffocava gli disse: "Restituiscimi quello che devi". Il compagno si buttò ai suoi piedi e lo pregò dicendo: "Dammi ancora un po' di tempo e ti restituirò tutto!". Ma il servo non lo ascoltò e lo face imprigionare fino a che non gli avesse restituito i soldi. Allora il re, che era venuto a sapere dell accaduto, fece chiamare il servo e gli disse: "Sei stato cattivo! Io ti ho cancellato il debito perché tu mi hai pregato, perché non hai fatto lo stesso con il tuo compagno?". E così lo fece imprigionare finché non avesse restituito i soldi che gli doveva. Così farà anche il Padre mio se voi non perdonerete di cuore i vostri fratelli." A PROPOSITO DI Lectio per la meditazione Cari figli miei non è facile perdonare, perché certi magoni continuano a bruciare il cuore. Ci sono persone che dicono: "Perdono, ma non dimentico!" Rancore, tensioni, opinioni diverse, affronti, offese, provocazioni, tutto questo rende difficile il perdono e la riconciliazione. Cerchiamo di meditare le parole di mio Figlio che parlano di riconciliazione (Mt 18,21-22) e che ci parlano della parabola del perdono senza limiti (Mt 18,23-35). Perdonare 23

26 settanta volte sette! Gesù aveva parlato dell'importanza del perdono e della necessità di saper accogliere i fratelli e le sorelle per aiutarli a riconciliarsi con la comunità (Mt 18,15-20). Davanti a queste parole di Gesù, Pietro chiede: "Quante volte devo perdonare il fratello che pecca contro di me? Fino a sette volte?" Il numero sette indica una perfezione. Era sinonimo, in questo caso, di sempre. Gesù va molto più in là della proposta di Pietro. Elimina qualsiasi possibile limite al perdono: "Non ti dico sette, ma fino a settanta volte sette!" Ossia, settanta volte sempre! Poiché non c'è proporzione tra il perdono che riceviamo da Dio ed il perdono che noi dobbiamo offrire al fratello, come ci insegnerà la parabola del perdono senza limiti. L'espressione settanta volte sette era un'allusione chiara alle parole di Lamech che diceva: "Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette" (Gen 4,23-24). Gesù vuole invertire la spirale di violenza entrata nel mondo per la disobbedienza di Adamo ed Eva, per l'uccisione di Abele da parte di Caino e per la vendetta di Lamech. Quando la violenza sfrenata invade la vita, tutto va male e la vita si disintegra. Ascoltate cosa dice la parabola del perdono senza limiti. Il debito di diecimila talenti gira attorno alle 164 tonnellate d'oro. Il debito di cento denari valeva circa 30 grammi d'oro. Non c'è paragone tra i due! Anche se il debitore insieme a sua moglie ed ai suoi figli si mettessero a lavorare tutta la vita, non sarebbero mai capaci di riunire le 164 tonnellate d'oro. Davanti all'amore di Dio che perdona gratuitamente il nostro debito di 164 tonnellate d'oro, è più che giusto da parte nostra perdonare gratuitamente il nostro debito di 30 grammi d'oro, settanta volte sempre! L'unico limite alla gratuità del perdono di Dio è la nostra incapacità di perdonare il fratello! (Mt 18,34; 6,15). La società dell'impero Romano era dura e senza cuore, senza spazio per i piccoli. Loro cercavano un rifugio per il cuore e non lo trovavano. Le sinagoghe anche erano esigenti e non offrivano un luogo per loro. E nelle comunità cristiane, il rigore di alcuni nell'osservanza della Legge portava nella convivenza gli stessi criteri della sinagoga. Oltre a questo, verso la fine del primo secolo, nelle comunità cristiane cominciavano ad apparire le stesse divisioni che esistevano nella società tra ricco e povero (Gc 2,1-9). Invece di fare della comunità uno spazio di accoglienza, si correva il rischio di farlo diventare un luogo di condanna e di conflitti. Matteo vuole illuminare le comunità, in modo che siano uno spazio alternativo di solidarietà e di fraternità. Devono essere una Buona Novella per i poveri. 24

27 Siamo nel discorso ecclesiale di Matteo al cap 18, le parole per la Chiesa di allora e per i poveri discepoli 2000 anni dopo. Un discorso che invita a farsi piccoli come i bambini per accogliere Gesù nei piccoli, nei poveri (Mt 18, 4-5), a essere fiduciosi nella misericordia del Padre che come un buon pastore va sempre in cerca della pecorella smarrita, perché tutti siamo preziosi ai suoi occhi (Mt 18,13-14), alla preghiera fiduciosa e unanime: Se due di voi si accorderanno su una cosa da chiedere il Padre mio la concederà, perché dove sono riuniti due o tre nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,19-20). Pietro fa una domanda al Signore su quante volte dovrà perdonare ad un fratello che ha peccato contro di lui. La legge ebraica prevedeva il perdono fino a tre volte, dopodiché si poteva mettere in pratica la legge del taglione, che consentiva la giusta riparazione (famoso occhio per occhio, dente per dente citazione?). Pietro vuole andare oltre la legge mosaica, e propone un perdono più raddoppiato: perdono fino a sette volte? Gesù propone per i discepoli di allora e la Chiesa di tutti i tempi, la legge del perdono illimitato: non ti dico fino a sette volte ma fino a settanta volte sette (Mt 18,22). Gesù spiega tutto questo con una parabola e vediamo che c è un re che volle fare i conti con i suoi servi. Un talento era circa 33Kg d argento, si sta parlando di una cifra impensabile, oggi si parlerebbe di molti milioni d euro. Non sappiamo come il servo abbia fatto questo debito immenso, di fatto il Signore sta parlando di una cifra enorme (oltre 60 milioni d euro d oggi?), impossibile a risarcire. La pena giusta era l essere venduti come schiavi non solo il debitore ma tutta la famiglia. Ancora una volta si sottolinea l aspetto relazionale del peccato, che coinvolge non solo chi lo fa, ma anche chi è vicino alla persona. Il servo debitore dell enorme cifra chiede pazienza, e propone una cosa impossibile: pagare pian piano il debito a rate. Questa proposta era davvero pazzesca, non bastavano quattro altre vite per risarcire un tale debito (come se un operaio che prende 1000 euro al mese, chiedesse di pagare a rate un debito di 100 milioni d euro!). Il servo con la faccia a terra, supplicando ha però l ardire di chiedere pazienza. Questo servo rappresenta tutti noi quando avvolti da una prigionia, proviamo a uscirne da soli. Un giovane nel tunnel dell alcol, della droga anche se leggera, nella dipendenza dal gioco, della bulimia o anoressia, del cellulare acceso notte e giorno con centinaia di 25

28 messaggi ogni ora, fin tanto che dice: posso smettere quando voglio, non ho bisogno d aiuto resterà sempre prigioniero. La sua libertà potrà trovare un alba nuova solo quando dirà a qualcuno: mi aiuti?. Così con Dio, non riusciamo a salvarci da soli, chi cade nelle sabbie mobili più si muove più sprofonda, l unica salvezza è un amico fuori che ci tende la mano. Per noi cristiani questo amico ha un nome e un volto: Gesù di Nazaret che ci tende continuamente la mano della sua parola e dei sacramenti. Il re sembrava spietato, ma è bastato mettersi in ginocchio, supplicare, proporre una soluzione impossibile, per aprirgli il cuore. Il dono va al di là della richiesta: il servo chiedeva di pagare a rate, il re condona quel debito sterminato. Gesù ci vuole rivelare il cuore del Padre, la sua misericordia va sempre al di là di ogni nostra immaginazione. Spesso dimentichiamo che noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio, non il contrario: Dio nella sua misericordia è più grande dei nostri calcoli, sempre troppo piccoli e stretti. Dopo il condono insperato e immeritato la scena si sposta fuori, dove il servo graziato, trova un altro servo come lui, che ha un debito piccolissimo nei suoi confronti, la paga di un giorno di lavoro (circa 60 euro odierni?). Il servo debitore si comporta esattamente come il suo collega: si prostra a terra, lo supplica, chiede pazienza, promette di pagar pian piano rate il piccolo debito. La finale sembra scontata, a chi è stata condonata quella fortuna, come non può perdonare una cifra così irrisoria? (60 euro vs 60 milioni di euro!). Invece no, davanti alle suppliche del servo, il cuore del servo graziato resta duro, freddo, incapace di ricordare, getta in prigione il servo debitore. Davvero solo chi ricorda la bontà di Dio, la sua misericordia, la sua pazienza nei confronti può donare perdono, misericordia, pazienza ai fratelli. Dobbiamo renderci conto sempre più in profondità del perdono che abbiamo ricevuto e imparare a gioire di questo perdono: l uomo contento riesce a perdonare, mentre non riesce quello triste. Allora, se siamo contenti dell amore di Dio, se capiamo che è così grande e immeritato da dover saltare di gioia, sentiremo i debiti degli altri non più così pesanti e insuperabili. Dimenticandoci invece dell amore del Signore, ci sarà difficile perdonare gli altri. Il re/padrone avvisato da alcuni amici dell ingiustizia consumata (com è importante, la preghiera di intercessione, il pregare gli uni per gli altri davanti al Padre! Un invito ad allargare la nostra povera preghiera spesso limitata ai nostri piccoli bisogni?), fa chiamare il servo spietato. Qui rivela il segreto della sua misericordia: egli ha condonato quel debito enorme perché lo aveva supplicato, non doveva anche lui aver pietà, restituire il perdono 26

29 perché lui per primo era stato perdonato? Non dovevi? : il perdono ricevuto diventa un dono da restituire, se non lo si fa, si rischia di perdere tutto (essere gettati in prigione). Stupisce un po la conclusione della parabola, perché il padrone non dimostra, almeno apparentemente, quell atteggiamento di perdono senza misura quale era stato presentato da Gesù, all inizio della parabola, essere la caratteristica del perdono di Dio. Ma il padrone, in realtà, non ritorna sui suoi passi: il debito resta condonato (il servo infatti non viene più venduto lui, con la moglie e i figli e quanto aveva). Lo stesso sdegno del padrone mostra l altra faccia del suo amore per l uomo: Dio si sdegna per la difficoltà dell uomo alla conversione, per il mancato riconoscimento che tutto gli è stato donato da Dio. L ira di Dio va letta come manifestazione dell amore di Dio ferito dall ingiustizia umana, come sdegno di fronte alla catastrofe del peccato. Dio non si manifesta solo come amore e tenerezza, ma anche come correzione e comando. In questo contesto, quale compito avranno allora gli aguzzini? Quello di far restituire il dovuto al padrone. E cosa è dovuto al padrone? Il debitore deve fare un cammino che lo potrebbe portare a riconoscere ciò che il padrone ha fatto per lui. Solo il riconoscimento del dono ricevuto può portare il debitore a perdonare di cuore ai propri fratelli. Dio non smette mai di chiamarci a conversione e in tutti i modi cerca la conversione vera di noi peccatori. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello. (v. 35) Così si conclude la parabola rispondendo a Pietro, al suo stupore per il dover sempre perdonare. Perché bisogna perdonare settanta volte sette, ovvero sempre? Perché il Padre per primo ci perdona così, e il nostro debito/peccato condonato è sempre infinitamente più grande rispetto all esiguità dell offesa ricevuta dal fratello. Vi è qui una concretizzazione della preghiera del Padre Nostro, quando si chiede: rimetti a noi i nostri debiti (peccati), come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Vogliamo essere perdonati? Cominciamo a perdonare ai fratelli. L esperienza del perdono diventerà fondamentale per la comunità cristiana che si caratterizza proprio dalla capacità di perdonarsi a vicenda, di portare i pesi gli uni degli altri, sapendo che il Signore ha portato i pesi di tutti. Il perdono nella comunità cristiana, è così essenziale che non può essere misurato, è importante come l ossigeno nell aria; al di fuori del perdono, la comunità cristiana non esisterebbe; dunque bisogna scegliere in modo radicale il perdono come regola di vita. 27

30 Così è nel matrimonio, così nell amicizia, in parrocchia, nel lavoro, nel gioco; chi non sbaglia mai? Per questo senza perdono non si può vivere, uno vale sempre più del suo peccato, della sua fragilità. Spesso identifichiamo l altro con la sua povertà, con il suo peccato: quello è un drogato, un alcolizzato, un ladro ecc., dimenticando che il peccato è sempre prigionia. Quello è sempre mio fratello, e grazie alla misericordia di Dio ha un nome e un volto, che è più forte e prezioso rispetto a ciò che in questo momento lo tiene prigioniero. PUNTA IN ALTO Per Dono (adatta anche per bambini) Si riflette nel gruppo su come il perdono sia proprio un regalo, un dono come dice la parola stessa. A volte ci viene chiesto ("mi perdoni?") altre volte no. Il perdono è un regalo che possiamo scegliere di fare a prescindere dalla richiesta. Allora invitiamo ogni ragazzo a pensare ad una persona (amico, familiare, fidanzato/a ) a cui non ancora ha fatto questo regalo. Con chi siamo ancora arrabbiati per quella cosa che è successa? Sarà proprio quella persona la destinataria del pacco regalo che costruiremo! Ad ogni ragazzo verrà consegnata una scatola di cartone che potrà decorare a proprio piacimento con del materiale (meglio se da riciclo!). Nella scatola potrà essere inserito un messaggio di perdono, una frase carina o un oggetto scelto dal ragazzo stesso. E se siamo noi a dover chiedere perdono a qualcuno??? Possiamo ugualmente costruire un pacco regalo ma vuoto o semplicemente contenente la frase "mi perdoni?" da consegnare alla persona a cui vogliamo chiedere scusa. Nel caso in cui uno o più ragazzi ritengano di non dover perdonare nessuno né di dover chiedere perdono a nessuno, possiamo proporgli di chiedere perdono a Dio (in fondo abbiamo sempre qualcosina per cui chiedergli scusa!) e quindi depositare il pacco regalo ben sigillato in Chiesa. Si propone di condividere l'esperienza durante l'incontro successivo. 28

31 ALLO SPECCHIO CON... il Beato Luigi Novarese Prima aspirazione fondamentale del Centro Volontari della Sofferenza: è una risposta al Messaggio che la Madonna ha rivolto a Lourdes e a Fatima: preghiera e penitenza, per ottenere il proprio rinnovamento personale, per la riparazione, per la conversione dei peccatori, per la pace nel mondo, per l'efficienza e l'efficacia dell'azione del Papa, dei Sacerdoti e della Chiesa. E impossibile considerare Maria Santissima al di fuori del piano della redenzione, come è impossibile considerare Gesù senza considerarlo nella sua offerta sul Calvario. Il Cuore di Maria Santissima è essenzialmente un Cuore Immacolato; il Cuore di Maria Santissima è essenzialmente un Cuore Addolorato. Queste parole del nostro Fondatore ci fanno pensare a quanto è forte il legame che c è fra Gesù e sua Madre, un legame di passione e di compassione. Per questo, dice ancora Monsignor Novarese, Maria, piena di compassione per l umanità, vedendola sull orlo dell abisso, dice: Per salvare l umanità sono venuta a chiedere la devozione al mio Cuore Immacolato. Insieme a lei, provando ad ascoltare ogni giorno le sue richieste, ci rendiamo conto che siamo coinvolti da Dio, in modo responsabile e libero, nella salvezza di tutti gli uomini. Maria ci mostra la strada, con compassione, della Misericordia! 29

32 PROVACI!???... per prendere un impegno - Cosa posso fare? Perdonare il fratello che pecca contro di me? - non ti dico fino a sette volte ma fino a settanta volte sette (Mt 18,22). Questo comando del Signore ci sembra impossibile da assolvere, come è possibile e perché sono chiamato a perdonare sempre, non è da sciocchi? - Scelgo la gioia o la tristezza? - Posso iniziare con osservare la regola numero 1 del CVS, e rispondere al Messaggio che Maria ha rivolto a Lourdes e a Fatima: Preghiera e Penitenza, oppure ho deciso che non ne vale la pena e preferisco dare in mano agli aguzzini questo mio fratello? 30

33 TERZA TAPPA _ Quaresima (Mar/Apr) Esercitarci a obbedire a Gesù Cristo Per quanto questo termine sembra limitare la nostra azione, tuttavia è essenziale per vivere da cristiani. Al di là di tutto, ciò che prevale è la compagnia e la direzione di Cristo: non siamo abbandonati, senza meta e senza speranza, senza coraggio e senza gioia. Anzi: obbedire alla Parola di Cristo, è sorgente inesauribile di ciò di cui il cuore umano ha veramente bisogno e che Pietro descrive nella sua lettera: gioia, amore, salvezza, benedizione, speranza viva perché proveniente dal Dio vivente. Scopriremo allora che la misericordia è speranza. 31

34 HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE (1 Pietro 1,1-9) Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli che vivono come stranieri, dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell'asia e nella Bitinia, scelti secondo il piano stabilito da Dio Padre, mediante lo Spirito che santifica, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi dal suo sangue: a voi grazia e pace in abbondanza. Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un'eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell'ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po' di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell'oro - destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco - torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime. Ciao, sono Pietro, apostolo di Gesù. Scrivo questa lettera per augurare la pace a tutti voi battezzati che siete perseguitati perché credete in Gesù Cristo. Sia benedetto Dio che con la sua bontà ci ha donato una nuova speranza. Infatti, grazie alla risurrezione di Gesù, anche noi sconfiggeremo la morte e avremo un posto in cielo. Cari amici, anche se adesso state affrontando dei momenti difficili, dovete essere gioiosi perché credete in Gesù anche se non lo avete mai visto. Chi crede in Gesù, infatti, è felice e con la sua gioia riesce a salvare tante anime! 32

35 A PROPOSITO DI Lectio per la meditazione Se vogliamo che l apertura della Lettera con un inno di poesia a Dio Padre sgorghi anche dal nostro cuore ci è chiesto di fare un bagno dentro la misericordia di Dio, dentro la fortuna che viviamo con il dono del Battesimo, dentro la certezza che la nostra vita dipende in tutto e per tutto da Cristo Gesù, nostra vita e salvezza. Dio Padre ha posto il suo occhio su di noi. Come posso descrivervi questa sensazione? Questa è una grande fortuna. Su di noi si è riversata la ricchezza della risurrezione di Gesù dai morti e per questo in noi c è la speranza la certezza dell eredità in vista della salvezza. La speranza è la capacità di orientarsi verso la gloria che è il nostro traguardo. L eredità non si corrompe, non marcisce, è custodita nei cieli e, come eredi, siamo custoditi nella fede. La salvezza è imminente, sta per essere rivelata. Pietro vuole incoraggiarci nella fede e confermarci nella bellezza di questa scelta: ci attende una magnifica eredità! Gesù Cristo voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo credete in lui. Egli conosce la beatitudine detta da Gesù: Beati coloro che credono senza aver veduto (Gv 20, 29). Io, Pietro e la prima generazione dei credenti, abbiamo visto e toccato Gesù. Voi, invece, gli avete creduto senza averlo visto. Questa beatitudine ci ricolma di gioia, ci fa esultare di gioia indicibile e gloriosa. E una gioia più grande di quella che si prova davanti all oro. Ma, come la gioia dell oro puro, è purificata nella prova, perché ogni profonda gioia è attorniata da sofferenza (come il dolore del parto o come il fuoco del crogiolo). La fede in Cristo è la vera gioia e questa produce come meta la salvezza delle anime. Anche la sofferenza del rimanere uniti e attaccati a Gesù nonostante la persecuzione, genera la fede. Il Salmo 63 dice questo desiderio di vedere il volto del Dio amato: O Dio, tu sei il mio Dio, all aurora ti cerco, di te ha sete l anima mia... Così nel 33

36 santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria (Sal 63 [62], 2-3). Pietro ci chiede di godere ora di questa profonda gioia. 1) Apostolo Pietro è apostolo di Gesù Cristo. Egli cioè è stato incontrato da Gesù Cristo, è stato da Lui salvato, cioè portato dalla vecchia vita prigioniera del male e della morte ad un'esistenza nuova, quella che noi conosciamo descritta nella Parola di Dio, una vita non più avvolta da prigionie negative e destinata alla morte, ma riempita dalla misericordia divina che incessantemente ci libera dal male e ci conduce verso la vita di Dio, quella vita che ha vinto la morte e che non conosce mai fine. Pietro dunque è stato mandato a proclamare e a comunicare tutto questo! Perché Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini e di tutte le donne della terra. Per questo il suo Vangelo, cioè la sua "Buona Notizia" deve essere portata a tutte le terre, a tutte le persone, a tutti i cuori. La missione di Pietro è contenuta nella parola "apostolo", che significa appunto "mandato", cioè mandato dal Signore con questo compito essenziale. Da Pietro e dai suoi amici, la Parola di Dio è arrivata fino a noi: sia benedetto il Signore che ha fatto questo per noi! Il primo versetto chiama i destinatari della missione di Pietro, che da lui hanno già ricevuto la Parola di Dio, e che dunque non si trovano più nella situazione precedente, ma che, per quello che hanno ricevuto, sono piccoli gruppi di persone sparse di qua e di là nell'immensità delle terre e nella diversità di lingue e culture, e condizioni politiche ed economiche. 2) Tre nomi dei cristiani Li chiama appunto con tre nomi che vorrebbero dire la loro situazione: essi sono "eletti", perché sono stati scelti dalla bontà del Signore a ricevere da Pietro e dagli altri apostoli le parole del Signore e la sua potenza di bene; essi sono "ospiti", nel senso che la loro appartenenza a Dio non è un diritto di natura o un loro merito, perché solo il Cristo è il Figlio di Dio, mentre loro sono, e lo sono veramente, "figli di Dio" (così sono infatti in modo esplicito e pieno tutti i cristiani), ma lo sono per un regalo ricevuto, appunto per un'elezione d'amore, per un regalo che non è giustificato da niente che essi abbiano fatto o meritato, ma solo per una decisione divina di salvezza e di vita nuova per loro! La terza parola che definisce questi primi cristiani è la "dispersione", in quanto loro sono come dispersi, cioè sparsi qua e là in mezzo 34

37 a tanti altri, persone, popoli e condizioni le più diverse. È un modo per dire la "Chiesa", che è appunto, nella sua realtà nella storia dell'umanità, una piccola comunità che vive la sua storia di amore e di vita nuova in mezzo alla moltitudine dell'umanità. Si tratta di stare nel mondo senza essere del mondo (Gv 17,11-16), nella consapevolezza di essere minoranza in un mondo indifferente spesso ostile. Non riusciamo più a riempire le piazze, fare crociate, far sentire la nostra voce (ma è poi così un male?), ma il mondo in cui siamo è il luogo della grazia di Dio, è il mondo che Dio ama (oggi come ieri, come sempre), ed in esso che siamo chiamati a vivere da discepoli di Gesù, manifestando la differenza cristiana, non una differenza culturale ma di vita. 3) Vita nuova Il v.2 descrive in poche e straordinarie parole la condizione nella quale i cristiani si trovano per il dono che hanno ricevuto da Dio per mezzo dell'opera di Pietro. Innanzitutto essi sono stati eletti "secondo la prescienza di Dio", cioè secondo una volontà e un progetto divino, che era collocato in Dio fin dal principio. Sapremo da altre parole della Scrittura che tale pensiero divino è precedente addirittura alla creazione del mondo: come se il mondo intero fosse stato creato per essere l'orizzonte nel quale Dio avrebbe giocato la sua grande avventura d'amore con l'umanità intera! Questa volontà di Dio si è compiuta in loro attraverso la "santificazione dello Spirito": vuol dire che Dio li ha chiamati e salvati e ha dato a loro la vita nuova attraverso l'azione "santificante" (cioè capace di condurre tutti e tutto dal male al bene, dalla morte alla vita, dalla solitudine all'intimità figliale con Dio) del suo Spirito, cioè del suo cuore. 4) Pregare è ringraziare La salvezza che abbiamo ricevuto dal Signore diventa preghiera di benedizione a Lui: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore...". Questo ci aiuta a ben comprendere non solo un dato importante della preghiera, e cioè il ringraziamento per tutto quello che Dio ci dona, ma anche il senso intero della nostra vita: noi benediciamo Dio che ci ha benedetti! La sua Parola è scesa a noi e ci ha portato pace. Ora noi "restituiamo" a Lui la benedizione che da Lui abbiamo ricevuto, sia accogliendo il suo dono, sia appunto benedicendolo per tale dono. La benedizione divina è scesa a noi; ora da noi sale a Lui per la sua gloria e in questo modo realizza la piena comunione d'amore tra Lui e noi! 35

38 Questo è il grande progetto di Dio: stabilire con l'umanità un rapporto d'amore pieno! Dice Pietro che Dio ci ha rigenerati "per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe". Come è importante togliere ogni dubbio e ogni scetticismo, che ci porterebbe a chiederci: ma non è tutto un'illusione? un inganno? un sistema di pensieri, di parole e di azioni, tutti destinati a "corrompersi", come ogni altra realtà che vediamo sottoposta al severo regime della morte? Esiste forse qualcosa che "non si macchia e non marcisce"? Vediamo anche le realtà più preziose destinate a perire e ad entrare nella dimenticanza, nel nulla! Dunque? Ecco il grande annuncio: questa speranza - questa eredità - "è conservata nei cieli per voi" (v.4). Il "per voi" potrebbe significare anche "per mezzo di voi"; ma per dire che qui convergono sia il dono divino per noi sia la nostra accoglienza del dono. Entrambi si raccolgono nella parola "fede" del v.5: "mediante la fede" si dice al v.5. La fede è qui presentata come il dono di Dio e la nostra nuova condizione. La fede è quella salvezza "pronta a rivelarsi negli ultimi tempi", e già presente nella storia di oggi, come quella potenza che ci custodisce nei doni che da Dio riceviamo. La fede quindi "anticipa" e realmente ci dona quella "salvezza" che alla fine sarà pienamente svelata. Dunque Dio ci ha fatto rinascere: a) in vista di una speranza viva; b) attraverso la risurrezione di Gesù. Dio ci custodisce: a) attraverso la fede; b) in vista della salvezza. 5) La gioia Molto bello il tema della gioia in una vita visitata e ferita da tante prove (v.6) diventa in questo modo immagine della Pasqua nella storia personale e comunitaria dei cristiani, allontanando il pericolo di guardare alla risurrezione solo come al "destino" della vita dopo la morte. La gioia infatti è qui il segno forte della vita nuova e della vittoria sulla morte che, con la sua risurrezione Gesù Cristo, Dio Padre ci ha donato. Ed è una gioia non di evasione, ma profondamente intrecciata a quelle prove che caratterizzano la vita umana e in particolare, come vedremo, la vita cristiana. Dunque, nella notte dell'esistenza risplendono la luce e la gioia della risurrezione. 36

39 PUNTA IN ALTO Caccia alla Speranza (adatta anche per bambini) Speranza vuol dire "tendere ad una meta". Non siamo ancora arrivati a questa meta, ma sappiamo che possiamo farcela! Una persona piena di speranza è quindi una persona ottimista! Ma come si fa a raggiungere questa meta? Nel nostro cammino ci sono tanti ostacoli ma come ci svela Pietro il coraggio, la fede e la gioia ci permettono di andare avanti verso il nostro traguardo. Per prima cosa si può chiedere ad ogni ragazzo di condividere con il gruppo una cosa in cui spera, un qualcosa di davvero importante che vorrebbe raggiungere (si può anche proporre di scriverlo su dei biglietti anonimi che poi saranno letti in ordine casuale). Poi si dà inizio ad una caccia al tesoro alla ricerca delle parole-chiave "amiche" della speranza (cioè il coraggio, la fede e la gioia). I ragazzi vengono divisi in due squadre, squadra A e squadra B. Le squadre dovranno affrontare delle prove al termine delle quali guadagneranno le parole chiave. 1 Prova: un concorrente per squadra verrà bendato e dovrà immergere la mano in una scatola contenente un impasto viscido (composto da farina, acqua e sapone). In ciascun impasto sarà immerso un oggetto che i concorrenti dovranno trovare e riconoscere al tatto. La squadra che per prima avrà indovinato l'oggetto conquisterà la prima parola chiave: coraggio. 2 Prova: ogni squadra sceglie due concorrenti. Iniziano a giocare i concorrenti della squadra A. Uno dei due ragazzi sarà bendato e dovrà camminare lungo un percorso ad ostacoli sotto la guida vocale del proprio compagno. Una volta raggiunto il traguardo toccherà ai giocatori della squadra B (ovviamente seguendo un percorso diverso dal primo!). Al termine della prova la squadra che avrà completato il percorso nel minor tempo guadagnerà la seconda parola chiave: fede. 37

40 3 Prova: un animatore ascolterà in cuffia delle canzoni che dovrà mugolare. La squadra che avrà indovinato il maggior numero di titoli conquisterà la terza parola chiave: gioia. Al termine della caccia potranno essere consegnati dei segnalibri con su scritto l'invito fatto da Papa Francesco ai giovani: "Non lasciatevi rubare la speranza". ALLO SPECCHIO CON... il Beato Luigi Novarese Tutto sta ad attentamente considerare di quali ricchezze uno intende arricchirsi: - C è chi si accontenta dei piaceri, una perfetta salute esuberante, che verrà meno con la morte; - C'è chi si accontenta di accumulare denaro e potenza, ricchezze che si lasciano con la vita; - C'è chi si accontenta invece di avere nessuna delle suddette ricchezze o di esse se ne serve unicamente ed in vista di accumulare le vere ricchezze, quelle che non si lasciano con la vita, che ci seguono anche dopo la morte e queste sono le vere ricchezze, che, purtroppo, talvolta sono le più trascurate. Noi siamo dei malati, persone che hanno la conoscenza del grande valore del dolore cristiano. Se Cristo è la chiave per la comprensione di quella grande e fondamentale realtà che è l'uomo, Maria SS.ma è CoLlei che, ci porge tale chiave e ci insegna ad accostarci a Cristo, e a restare con Lui in novità di vita e in novità di orizzonti. Queste brevi parole del nostro Fondatore allargano immediatamente i nostri orizzonti. Ma questa è spesso una caratteristica dei discorsi di Monsignor Novarese: non si ferma alle situazioni descrivendole così come sono, ma aggiunge sempre compiti di missione e panorami insospettati. 38

41 Questa è, indubbiamente, la funzione della speranza: impedire la tristezza passiva su una realtà che sembra chiusa e prospettare cammini in mezzo al deserto, finché non si raggiunge una meta. La chiave della speranza viva è Gesù Cristo, unico salvatore dell uomo. Ma, seguendo il suggerimento del Fondatore, riceviamo Gesù da Maria, con lo stesso amore con cui lei lo ha accolto in sé e lo ha accompagnato in tutta la sua esistenza. Maria che ci invita con speranza viva alla Misericordia! PROVACI!???... per prendere un impegno - Mi accontento dei piaceri personali? Di accumulare denaro e potenza? Oppure faccio il possibile per accumulare le vere ricchezze? - Cosa è per me la gioia? - Quali sono le vere ricchezze? La speranza, l eredità, la salvezza e il saper Volontariamente donare a Maria Santissima dolori e sofferenze? - Se Gesù risorto è con me perché rattristarmi, preoccuparmi per un brutto voto, per un amicizia infranta, per un incidente, per una non comprensione con i genitori? 39

42 QUARTA TAPPA _ Tempo di Pasqua (Apr/Mag) Dio mai si stanca di perdonarci, mai! Siamo sempre un po rattristati dai comportamenti dei due figli di questa parabola che racconta Gesù. Figli di un Padre sempre attento e generoso, uno sperpera e l altro trattiene. Questi due verbi ci fanno riflettere sull impostazione della nostra vita: l attenzione a non sprecarla in nessun modo, a non consumare i doni ricevuti, a non banalizzare il progetto di figlio che ho ricevuto nel Battesimo. Se riconciliare significa riportare all unità se stessi, comprendiamo che la prospettiva di una vita riconciliata è attenta a mantenere l unione con il Padre e la comunione con i fratelli. Questa tappa, inoltre, potrebbe anche aiutarci a rimettere in progetto la ricerca di una persona con cui fare direzione spirituale. 40

43 HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE (Luca 15, ) Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". Ed egli disse loro questa parabola: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo 41

44 padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". I discorsi di Gesù erano talmente belli che anche i peccatori si avvicinavano per ascoltarlo! I farisei e gli scribi parlavano male di Gesù dicendo: "Quest'uomo sta insieme ai peccatori e mangia con loro". Gesù allora raccontò questa parabola: "Un uomo aveva due figli. Il più piccolo disse al padre: "Dammi la mia parte di eredità" Il padre allora divise i suoi beni e diede al figlio piccolo la sua parte. Questo, dopo pochi giorni, partì per un paese lontano e spese subito tutti i soldi. Siccome non sapeva più come fare si mise a pascolare i maiali di un signore che abitava in quella regione. Avrebbe mangiato persino il cibo dei maiali ma non gli davano nemmeno quello! Allora rientrò in sé e disse: quanti servi in casa di mio padre mangiano molto più di me! Mi alzerò, tornerò da mio padre e gli dirò: "Padre ho peccato contro il cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi servi." Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e gli corse incontro commosso, lo abbracciò e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre ho peccato contro il cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio." Ma il padre disse ai servi: "Presto! Portare qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, uccidetelo, mangiamo e facciamo festa perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato." Così iniziarono a far festa. Il figlio maggiore nel frattempo si trovava nei campi. Quando tornò verso casa, sentì la musica della festa, allora chiamò un servo e gli domandò cosa stesse accadendo. Il servo gli rispose: "E' tornato tuo fratello e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso perché lo ha riavuto sano e salvo." Il 42

45 fratello maggiore si arrabbiò e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui gli rispose: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ti ho mai disubbidito e tu non mi hai mai dato un capretto per fare festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio che ha speso tutti i tuoi soldi, tu hai fatto uccidere il vitello grasso!" Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato." A PROPOSITO DI Lectio per la meditazione Quanto è grande mio figlio si lascia avvicinare da ogni genere di persone, compresi pubblicani e peccatori. Ciò suscita lo sdegno e il rimprovero di farisei e scribi, piuttosto comprensibile, visto che è un maestro e tale compagnia (per non parlare della condivisione della mensa), sempre disdicevole, era doppiamente scandalosa. La parabola che racconta per altro può essere vista come un commento all'espressione: "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi" (Lc 5,32). La parabola è una vera e propria risposta a queste critiche. La parabola è molto lunga e complessa per cui ci soffermeremo solo sui passaggi essenziali. 11 "Un uomo aveva due figli. I protagonisti sono due figli. 12 Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13 Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 43

46 In questi cinque versetti in modo stringato si tratteggia il ritratto del figlio minore: arrogante, egoista, spendaccione e interessato solo al divertimento. In realtà che i figli cadetti andassero a cercare fortuna altrove era comune in Palestina, terra povera e in cui al primogenito spettavano i 2/3 del patrimonio paterno. Resta vero però che l'atteggiamento del figlio minore è molto freddo nei confronti del padre e della famiglia in generale. La stoltezza del suo atteggiamento è poi posta in risalto dal repentino rovesciamento della situazione: ricco ha sperperato (il vero peccato di costui è proprio aver speso il patrimonio perdendo con esso la sua dignità di figlio e ogni diritto), povero, e in tempo di carestia, si trova un lavoro umiliante (ricordiamo che i porci erano animali impuri per gli ebrei, cfr. Lv 11,7) che non gli permette neppure di sfamarsi. Molto significativo era il fatto che nessuno gli dava nulla, la sofferenza di questo ragazzo sembra dovuta più alla mancanza di relazioni personali che a quella del cibo e delle cose. 17 Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Ma ecco un elemento nuovo: il figlio ritornò in sé, e riconosce il suo peccato, tanto che prepara una solenne dichiarazione per il padre, che esprime anche dolore e pentimento, sino al punto d'imporsi una punizione: "Trattami come uno dei tuoi salariati" dice dentro di sé. L'attenzione del figlio sembra puntata sulle cose più che sui rapporti, o meglio egli non considera il suo rapporto con il padre, se non in funzione del pane; per riaverlo basta essere un salariato, e questo stato è quello che egli sceglie per sé. In effetti con il suo atteggiamento questo giovane ha rifiutato di essere figlio, di dipendere dall'amore del padre e di riconoscere in questa situazione la sua vera dignità e ricchezza; ciò nel contesto dell'alleanza significa anche rompere i contatti con Dio (peccare contro il cielo). 20 Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Questo è il culmine di questa prima parte. Si passa dalle parole ai fatti: questo giovane appare molto coerente e dopo il buon proposito mette in atto quanto ha deciso. Dopo essere ritornato in sé ecco che si alza (anastas verbo sempre importante in quanto rimanda alla risurrezione). Ma a questo punto si 44

47 inserisce il personaggio del padre e la sua reazione imprevista impedisce al figlio di concludere il suo discorso; manca, "Trattami come uno dei tuoi salariati". Analizziamo l'atteggiamento del padre: lo vede quando è ancora lontano, sono atteggiamenti che denotano attesa, affetto, attenzione; ne ebbe compassione o meglio si commosse (il verbo greco rimanda alle viscere materne, un sentimento attribuito spesso Dio nell'a.t.; e gli corse incontro, altri atteggiamenti forti che descrivono il rapporto da persona a persona, e l'amore preveniente del padre, completati dall'accoglienza affettuosa: gli si gettò al collo e lo baciò. Ricordiamo che il bacio nella bibbia è segno di perdono (cfr. 2Sam 14,33). Al movimento di allontanamento del figlio (v. 13) corrisponde quello di avvicinamento del padre. La serie degli atteggiamenti del figlio minore può essere anche letta come una catechesi sulla penitenza e le tappe che devono segnare la conversione. Nonostante avesse ogni motivo per essere in collera con il figlio, questo padre lo accoglie in modo veramente caloroso e ci coglie di sorpresa. Non sarebbe stato più educativo rimproverare il figlio? Dove va a finire il rispetto per i genitori se costui la passa così liscia? 22 Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23 Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa. L'atteggiamento del padre indicato nel v. 20 ha un seguito ancora più imprevisto: egli imparte ordini ai servi e reintegra in pieno il figlio nella sua dignità. I particolari indicati al v. 22 sono molto significativi: non si tratta semplicemente di riportarlo alla condizione di agiatezza, ma di restituirgli lo status di figlio. L'abito lungo era segno di grande onore; l'anello di autorità (cfr. Gn 41,41s, la vicenda di Giuseppe); i sandali di libertà, poiché erano gli schiavi che andavano scalzi. L'interesse del padre non è centrato sulle cose, ma sulla persona del figlio e sulla relazione con lui. Anche il banchetto e la festa (argomento comune alle tre parabole del capitolo 15) acquista in questo contesto un senso profondo di comunione. Inoltre il tema della perdita/ritrovamento ottiene esplicitamente un valore aggiunto: egli era morto ed è tornato in vita dice il padre del figlio. La conversione (il cambiamento di direzione dato alla vita, prima indirizzato lontano e poi verso il padre) è una resurrezione ed è questo ritorno il motivo della festa. Per mio figlio Gesù la conversione è soprattutto gioia che sorge dall'incontro con Dio; infatti prendere coscienza del peccato significa aprirsi a Dio, all'incontro con 45

48 Lui. In questo modo Dio può riempirci dei suoi doni: la filiazione e la comunione. La gioia di Dio per la conversione dei suoi figli è un tema presente anche nell'a.t. (Ger 31,18-20; Os11,1-9 e altri) dove la misericordia divina non esclude nessuno nel giudizio escatologico. 25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". 28a Egli si indignò, e non voleva entrare. Inizia ora la seconda parte della parabola, quasi un'altra storia, in cui Gesù analizza l'atteggiamento del figlio maggiore, nel quale possiamo vedere rispecchiati farisei e scribi citati al v. 2, ma forse anche i credenti del primo secolo e forse anche voi, coloro che si ritengono giusti. Sorprendentemente il fratello maggiore entra in campo solo a questo punto (potremmo chiederci come mai il padre non abbia pensato ad informarlo: una festa senza i membri della famiglia pare un po' strana); egli si informa attraverso un servo; saputo il motivo della festa improvvisata se ne risente e si rifiuta di parteciparvi. Perché? Saranno i versetti successivi a chiarirlo; notiamo per ora che egli preferisce un rapporto servile a quello diretto con il padre (e il fratello). 28b Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ancora una volta è l'atteggiamento del padre quello imprevedibile e che dà una svolta alla vicenda. Egli, come al v. 20b fa il primo passo e va verso il figlio, esce verso di lui a supplicarlo, a pregarlo; un padre che non può essere certo solo umano quello descritto qui da mio figlio Gesù attraverso la penna di san Luca. Quale padre agirebbe in questo modo? Non avrebbe dovuto usare la sua autorità per costringere il figlio a partecipare al banchetto che lui stesso aveva ordinato? Questo padre ha sempre l'iniziativa, e pare molto desideroso di avere piena comunione con tutti i suoi figli; la sua preghiera sembra esprimere comprensione per i motivi del figlio maggiore. 29 Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". La risposta del figlio alla supplica del padre, il cui contenuto possiamo solo immaginare, tratteggia il volto di un servo. Egli dice letteralmente io ti servo da tanti anni e aggiunge non ho mai disobbedito a un tuo comando: è il ritratto del pio israelita! Eppure questo, rivendica il figlio, non gli ha 46

49 procurato neppure un capretto (anche lui è interessato alle cose), per far festa con i miei amici, i quali sembrano valere ai suoi occhi, più della comunione con il padre. Si capisce quindi dopo questa descrizione autobiografica il suo risentimento. Anche questo figlio dunque non sembra apprezzare il padre e il senso del suo vivere con lui; appare anch'egli come il fratello minore, più centrato sui beni paterni. Il rapporto con il padre, e sul piano religioso con Dio, è di carattere commerciale: do ut des, io ti do e tu mi devi dare. Un tratto interessante e molto umano, è l'uso degli aggettivi: sulla bocca del fratello maggiore non compare mio fratello ma tuo figlio, come a segnare una distanza e una volontaria cesura (mentre il servo aveva detto tuo padre e tuo fratello, v. 27). Egli significativamente non chiama mai suo padre con questo titolo. Il testo, che sembra rispendere le critiche dei farisei e degli scribi al v. 2, potrebbe anche rispecchiare la situazione delle prime comunità cristiane e la diffidenza di alcuni nei confronti di quanti si convertivano a Cristo dopo una vita pagana e magari. Come il figlio maggiore quanti sono rimasti nella casa del padre e lo hanno sempre servito fedelmente corrono il rischio di sentirsi creditori nei confronti di Dio e di avvertire come un torto la sua misericordia verso i peccatori. 31 Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; Il v. 31 ci svela un tratto essenziale del padre e della relazione che egli vuole intrattenere con i suoi figli e qui non ci pare difficile scorgere chi sia il Padre e chi i figli e il Figlio, considerando che Luca pone sulle labbra di nostro Gesù queste parole. Figlio, tu sei sempre con me: è questo il dato che da senso alla vita: l'amore personale del padre per il figlio, ciò fa si che tutto ciò che è mio è tuo, ossia crea una comunione che abbraccia tutte le dimensioni, da quella personale a quella materiale/economica. In questo testo non si può non vedere un rimando al rapporto di Gesù con il Padre suo; esso ci ricorda che l'essenziale per il credente è questa comunione con Dio, non i beni che ne possono derivare. Il rischio per l'uomo religioso e fedele è quello di sentirsi in credito con Dio e dimenticare la dimensione della gratuità e della gioia per questo rapporto di comunione, come pure ergersi a giudici dei fratelli. 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". Ecco ribadita la necessità di far festa e rallegrarsi per la conversione, il ritorno del fratello alla vita, ossia alla comunione con il padre. Il padre fa notare al figlio maggiore che si tratta del suo fratello e non solo del proprio 47

50 figlio. E' la logica dei tempi nuovi inaugurati da Gesù La conversione è da vedersi come un guadagno per tutti, non solo per il convertito: si comprende quindi e giustifica l'atteggiamento di Gesù verso i peccatori, che non è altro che quello del Padre, nascosto dietro il personaggio della parabola. Il racconto rimane aperto, è la provocazione che Luca ci rimanda: entrerà il figlio maggiore alla festa? La risposta spetta a te, a ciascuno di voi. Ciò che Gesù contesta ai giusti (senza mettere in dubbio la loro giustizia) è l idea che Dio si rallegri solo per loro e che il peccatore convertito, davanti a Dio, sia di gran lunga inferiore a loro. Se veramente hanno a cuore la giustizia di Dio e non solo la loro, devono partecipare alla gioia che Dio prova nella sua giustizia, che è offrire a tutti la salvezza. Al disappunto dei farisei che non capiscono il comportamento di Gesù, rispondono le tre parabole della misericordia (pecorella smarrita, moneta perduta, e Padre misericordioso): con esse Gesù lascia capire che nella sua persona si riflette fedelmente l amore di Dio, il Padre buono che si rivolge in modo diverso agli uomini, sempre però con lo stesso fine, quello di attrarli nell orbita della sua bontà. Il punto sottolineato è la gioia di Dio per la conversione del peccatore. L attenzione si concentra sulla gioia di Dio per la conversione del peccatore e non tanto sull azione del peccatore che si converte; si racconta, cioè, quello che prova Dio, non ciò che il peccatore deve fare. La novità del Vangelo è il comportamento di Dio, non anzitutto le modalità della conversione dell uomo. La domanda teologica (chi è Dio?) viene prima della domanda morale (cosa devo fare per obbedire a Dio?). Gesù invita a guardare le cose da un punto di vista diverso da quello che è abituale: non dalla parte del peccatore, ma dalla parte di Dio. Mamma mia che arroganza, il figlio minore pretende per sé l eredità del padre che non è ancora morto. Non gli spettava nulla, eppure il Padre lo lascia libero, chi ama non può mai costringere nessuno, ma solo amare di più. Quando c è un pensiero che ci porta lontano da Dio, bisogna fare le cose in fretta, senza pensarci troppo. Chi pensa invece, chi riflette, chi non si fa guidare solo dai propri sentimenti (rabbia, tristezza, delusione, euforia), vince la regola del mi sento/non mi sento, e si chiede: Gesù cosa pensa di questa situazione, di questa decisione? 48

51 Fin tanto che le cose van bene, fin tanto che paghi tu, tanti amici hai a fianco, nel momento del bisogno i falsi amici scappano in fretta. Il maiale è per gli ebrei simbolo di impurità. Pertanto l ordine di badare a una mandria di porci era un umiliazione grandissima. Addirittura sembra paralizzato, non riesce neppure a rubare le ghiande ai maiali per mangiare. Questo è il peccato, imbruttisce l uomo, toglie la bellezza dell essere creati a immagine e somiglianza di Dio: quando uno desidera il cibo degli animali è un animale anche lui La conversione, per il Nuovo Testamento, è abbandonare la propria arroganza verso Dio in qualsiasi modo possa essere realizzata in concreto, per rivolgersi a lui senza condizioni, in atteggiamento di fiducia e di obbedienza. Come tutto era iniziato in fretta, senza pensare troppo, la conversione inizia con pensare, rientrare dentro di noi. Com è importante pensare, riflettere, scrivere magari un diario giornaliero delle nostre emozioni, di ciò che abbiamo provato! Don Oreste Benzi ha messo la regola del diario ogni giorno per i ragazzi nelle comunità di recupero, perché non pensarci anche noi? Il pensiero non è il massimo: parte da un ragionamento, ho fame, chiedo scusa a mio padre, voglio essere accolto come servo, così il pane è assicurato. Però il ricordo di casa è già un primo passo. Non attendiamo la perfezione per iniziare una vita nuova! Cosa faceva il Padre? Lo aspettava! Stupendo questo sguardo di Dio all orizzonte della mia vita sempre lontana da lui e dai fratelli ma anche da me stesso! Il termine commosso ricorre qui e in due altri testi dell evangelista Luca: a 7,33 quando Gesù si commuove davanti al defunto figlio della vedova di Nain e a 10,33 quando il buon samaritano ha compassione dello sventurato caduto in mano dei ladroni. Il termine indica una commozione profonda che interessa tutta la persona; è l espressione della tenerezza materna (il termine ebraico fa riferimento all utero materno): il padre è al contempo madre. Da notare che per un ebreo adulto è vietato correre, ma Gesù vuole dirci che il Padre impazzisce di gioia per il nostro ritorno, non gli interessa infrangere le regole degli uomini, davanti alla possibilità di abbracciarci. Il figlio recita a memoria la sua formuletta (ma era pentito? Non sappiamo, di certo il padre non fa domande!), però l amore misericordioso del Padre non lo fa finire (manca trattami come uno dei garzoni). Il Padre grazie al sacrificio d amore di Gesù, non potrà mai trattarci come schiavi, ma sempre come figli amati, sempre! 49

52 Da notare la delicatezza del Padre: non vuole far entrare il figlio in casa come uno straccione, ma chiede per strada il vestito bello (non uno qualsiasi), l anello al dito (era il sigillo per contratti, come nostra carta di credito), e i calzari (solo gli schiavi andava scalzi). Da badante di maiali all essere rivestito come un principe, questa è la misericordia di Dio, ci lava, ci profuma, ci veste di una vita nuova, una gioia incontenibile da coinvolgere tutti in una grande festa. Tutto sembra esagerato, nessun padre terreno avrebbe fatto questo, Gesù ci dice che l amore del Padre è smisuratamente al di là di ogni nostro pensiero o idea. Unico scontento? Il vitello!!! Mi chiedo se questa gioia è vissuta nei nostri gruppi, nelle parrocchie, nelle famiglie al ritorno di un amico dopo tanto tempo. Il rischio è di chiedere tutte le carte in regola, le varie promesse, gli atti di pentimento. Dio Padre nella sua misericordia non chiede nulla e dona tutto. Sembra una cosa scontata, stava lavorando, di fatto il fratello maggiore non c era al ritorno del fratello minore. Spesso troppo impegnati nei nostri piccoli affari, non abbiamo tempo di interessarci delle vicende dei fratelli: diceva la venerabile Benedetta Bianchi Porro: La carità è abitare negli altri. Il fratello maggiore è sfortunato, s imbatte in un servo invidioso, che sottolinea solo lo spreco del vitello. Non gli parla della corsa del padre, della sua commozione, del suo abbraccio, della sua misericordia. Il fratello si arrabbia, non vuole entrare, si autoesclude dalla casa. Ecco la seconda uscita del padre, non sappiamo se è di corsa come col fratello minore, di fatto il Padre esce di nuovo, per lui non ci può essere festa se qualcuno è fuori dalla casa. Continuamente il Padre esce per cercarci, per spingerci in casa. Le parole dure sprezzanti del figli maggiore ci rivelano che anche lui era lontano da casa. Il fratello minore lo era anche sol corpo, lui solo col cuore, ma il risultato non cambia, non viveva da figlio ma da schiavo. I verbi servire, trasgredire, il termine comando, rimandano ad una caserma, ad un rapporto schiavo padrone: ma che idea aveva il figlio maggiore del Padre? Io che idea ho del Padre? Che idea ho dei fratelli che sbagliano? 1) Fratello La festa autentica ci sarà quando il figlio maggiore riconoscerà e accetterà l altro non come questo tuo figlio bensì come questo tuo fratello. Non basta essere rimasti nella casa del padre per partecipare al banchetto; non basta neppure non avere fatto nulla di riprovevole; occorre compiere un passo più avanti: perdonare, accettare l altro che ha sbagliato, ridargli fiducia e 50

53 possibilità di ricominciare. Tutto questo equivale a passare dalla logica umana a quella divina; passare da quello che forse tutti capiscono a ciò che attuano solo coloro che sono nel cuore di Dio. 2) Perduti ritrovati Conoscere il cuore di Dio è conoscere l amore con cui il Padre va in cerca di chi è perduto. Non dice disperso, ma perduto, perso, dato per perso. Di chi non conta niente, di chi è spesso oggetto del nostro: ma lascialo perdere!. I perduti della terra sono coloro che sono oggetto della ricerca di Dio. Il perduto è il misero che si è perso perché non sa autogestirsi; il perduto è il peccatore così grande che nessuno pensa che per lui ci sia possibilità di recupero; il perduto è il povero emarginato, il perduto primo sono io, perso in mille compensazioni (ghiande) che creano tristezze e prigionie. Ma il perduto ritrovato è la gioia del Padre. La gioia di Dio è per il ritrovamento di chi è perduto, di chi non risulta all anagrafe, di coloro di cui nessuno si cura e si ricorda. PUNTA IN ALTO La Torta della Relazione Si propone ai ragazzi di costruire una sorta di grafico a torta in cui i singoli spicchi indicheranno quanto tempo della loro settimana dedicano ai beni materiali (uso di telefono, computer, televisione, giochi, scelta dei vestiti, shopping, aperitivi, ecc ), quanto alle loro attività (scuola, compiti, sport ) e quanto alla loro relazione con Dio (preghiera, messa, attività con il CVS, catechismo ). Ora confrontiamo i due spicchi dei beni materiali e della relazione con Dio: quanta sproporzione c'è tra loro? Siamo come i due figli descritti nel vangelo di Luca che pensano più ai beni materiali che alla relazione con il Padre? Dopo un momento di discussione di gruppo si potrebbe proporre di ricostruire il grafico come segno di un impegno da prendere: come posso ridurre lo spicchio dei beni materiali per dare più spazio alla relazione con Dio? Con quali azioni concrete quotidiane posso farlo? 51

54 La Torta della Relazione (per bambini) Per i bambini si propone sempre una torta ma diversa! Iniziamo con il chiedere cosa fanno nella loro settimana: inizieranno ad elencare la scuola, lo sport, gli amici, il tempo speso al computer/giochi elettronici, il catechismo, la messa, ecc In un secondo momento dividiamo tutti insieme le attività che riguardano la "sfera materiale" e le attività che riguardano la relazione con Dio: scriviamole su due cartelloni diversi. Ora guardiamo le nostre liste e se fossero delle liste di ingredienti per cucinare una torta??? Quanti ingredienti avrebbe la torta dei beni materiali e quanti quella della relazione con Dio? Qual è tra le due la torta più "succulenta"? Probabilmente quella dei beni materiali! Ce la sentiamo davvero di preparare per il Signore una torta misera, casomai senza lievito o senza nemmeno una goccia di cioccolato??? Quali ingredienti possiamo aggiungere? A fine incontro sarebbe bello associare ad ogni ingrediente-relazione un ingrediente vero (farina, lievito, latte ) e creare una vera ricetta da cucinare, casomai insieme a mamma e papà o da portare al prossimo incontro del CVS! ALLO SPECCHIO CON... il Beato Luigi Novarese A Lourdes il messaggio di Maria Santissima, trasmesso da Bernadetta, invita incessantemente alla preghiera, alla penitenza, alla conversione, alla gioia dell'assemblea cristiana, in una parola ad una fede più operosa. A Lourdes tanti ammalati trovano, se non la guarigione del 52

55 copro, per lo meno un senso cristiano alle loro sofferenze, la pace dell'amore di Dio e l'accoglienza sollecita sei loro fratelli. Il dolore e la fatica del lavoro sono diventate mezzi di riconciliazione per mezzo di Gesù Cristo. Ognuno deve affrontare la sua lotta per raggiungere la maturità uguale a quella del Cristo: vittoria sul peccato e sulle conseguenze del peccato. Maria SS.ma ci addestra a valorizzare le negatività della nostra esistenza. Ella, infatti, fin dall'inizio del proprio inserimento nel piano della Redenzione, ci propone la sapienza della Croce, grande segno di riconciliazione di Dio con l uomo. Questa volta pensieri molto impegnativi, perché fanno mettere in gioco la capacità di prendere in mano tutto ciò che è ostacolo nella vita per farne motivo di crescita. Non si tratta solo di riconoscere la complessità della vita, ma di affrontarla come ha fatto Gesù, tutto trasformando in bene, perfino il dolore. Abbiamo una maestra competente in questo. Maria che ci addestra, ci rende abili, esperti e preparati nella lotta contro il peccato e le sue conseguenze. Con Maria sperimentiamo il dono della riconciliazione! PROVACI!???... per prendere un impegno Viviamo la Parola di Dio e impariamo ad essere più consapevoli degli inviti fatti da Maria: - Preghiera quante volte mi faccio pregare e supplicare e non sono disposto a mettermi alla Volontà del Padre? - Penitenza: quante volte sono disposto a fare sacrifici per il bene della comunità? - Conversione: quante volte sono disposto a tornare indietro, per capire in ciò che ho sbagliato e vedermi come un guadagno per gli altri? - Gioia: io sono chiamato ad essere la Gioia di Dio, della sua misericordia. Dio mi chiama, che faccio rispondo? 53

56 QUINTA TAPPA _ Tempo ordinario (Giugno) La fede diventa operante e l opera della fede è la carità, l amore gratuito San Paolo lo ricorda a Filemone e, in questo modo, invita anche tutti noi a mettere alla prova la fede personale per vedere a quanta concretezza ci porta. Il bene non può essere imposto, ma deve essere volontario, dice Paolo, può essere, anche, insegnato. 54

57 HO UNA BUONA NOTIZIA PER TE (Filemone 1,1-21) Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al carissimo Filèmone, nostro collaboratore, alla sorella Apfìa, ad Archippo nostro compagno nella lotta per la fede e alla comunità che si raduna nella tua casa: grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, perché sento parlare della tua carità e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi. La tua partecipazione alla fede diventi operante, per far conoscere tutto il bene che c'è tra noi per Cristo. La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, perché per opera tua i santi sono stati profondamente confortati. Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di ordinarti ciò che è opportuno, in nome della carità piuttosto ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene, lui, che un giorno ti fu inutile, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. 18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Io, Paolo, lo scrivo di mio pugno: pagherò io. Per non dirti che anche tu mi sei debitore, e proprio di te stesso! Sì, fratello! Che io possa ottenere questo favore nel Signore; da' questo sollievo al mio cuore, in Cristo! Ti ho scritto fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo. Al tempo stesso preparami un alloggio, perché, grazie alle vostre preghiere, spero di essere restituito a voi. 55

58 Caro Filemone, sono Paolo e ti scrivo dalla prigione. Sono stato infatti arrestato per aver predicato il Vangelo di Gesù. Quando prego per te, caro Filemone, ringrazio sempre Dio perché sento sempre parlare del tuo amore per tutti i cristiani e della tua grande fede in Gesù. Sono molto contento di sapere che il tuo amore aiuta tanti cristiani che si sentono in difficoltà. Ora voglio chiederti un favore per Onèsimo, il tuo schiavo che è scappato per seguire me. Onèsimo per me è come un figlio. Adesso te lo rimando e con lui ti mando anche una parte di me. Ti chiedo di non trattarlo più come schiavo, ma come un fratello perché anche lui è un cristiano come te. Se mi vuoi davvero bene accogli Onèsimo come accoglieresti me. Se ti ha fatto qualche torto perdonalo, se ti deve qualcosa pagherò io per lui. Ma ti ricordo che anche tu devi qualcosa a me: te stesso! Perché grazie a me sei diventato cristiano. Sono sicuro che ascolterai la mia preghiera, conto su di te! A PROPOSITO DI Lectio per la meditazione La lettera a Filèmone in realtà è poco più di un biglietto. Si tratta però di uno scritto prezioso, che la Chiesa degli inizi ha gelosamente custodito perché si tratta di un importante punto di riferimento nel tentativo di risolvere il complesso problema della schiavitù. Filèmone è un cristiano (addirittura un collaboratore di Paolo, Fm 1,1) probabilmente di Colossi, che aveva conosciuto Paolo a Efeso. Il suo schiavo, Onésimo, era scappato dal suo padrone e aveva cercato rifugio presso Paolo, il quale si trovava in carcere, 56

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