Domenica 17 Aprile 2005 IV Domenica del Tempo di Pasqua

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1 Domenica 17 Aprile 2005 IV Domenica del Tempo di Pasqua LETTURE ANTIFONA D'INGRESSO Della bontà del Signore è piena la terra; la sua parola ha creato i cieli. Alleluia. PRIMA LETTURA At 2, Nel giorno di Pentecoste, Pietro levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: Sappia con certezza tutta la casa d'israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!». All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone. SALMO RESPONSORIALE Sal.22 RIT: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi il Signore mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. SECONDA LETTURA 1 Pt 2, 20-25

2 Carissimi, se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime. CANTO AL VANGELO Alleluia, Alleluia. Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. Alleluia. VANGELO Gv 10, 1-10 In quel tempo, Gesù disse; «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. ANTIFONA ALLA COMUNIONE E' risorto il buon pastore, che ha dato la vita per le sue pecorelle, e per il suo gregge è andato incontro alla morte. Alleuia. TRATTO DA: COMMENTI DON CLAUDIO DOGLIO 1 Lettura (At 2,14a ) Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! La prima lettura di oggi è la continuazione di quella della passata domenica. Nel giorno della Pentecoste Pietro,continuando a parlare ai suoi concittadini, riassume il loro

3 comportamento con una frase energica che non ammette repliche: Sappia con certezza tutta la casa di Israele,dice infatti, che chi avete ucciso è stato fatto da Dio: Signore. Gli interlocutori si sentono coinvolti nei fatti, riconoscono i loro peccati e all appello di Pietro molti giudei si convertono e si fanno battezzare nel nome di Gesù. Il popolo di Dio, destinato a raccogliere coloro che sono lontani, qui per lontani si intendono sia i pagani come quelli che sono vicini, ma non nella fede, (cioè voi ed i vostri figli), sta prendendo vita sotto l impulso dello Spirito Santo. Il versetto 36 contiene la confessione essenziale della fede cristiana: Dio ha costituito Signore e Cristo (Messia) quel Gesù che voi avete crocifisso. Gesù era messia e Signore prima della sua nascita (Lc 2,11), ma, attraverso la morte e risurrezione, prese possesso del suo trono alla destra di Dio e fu costituito Signore. Gesù è il Signore: è la formula originale della fede cristiana, la formula della prima ora, usata nella primitiva comunità cristiana palestinese. Gli uditori si commuovono perché è rinfacciata la loro colpa e chiedono cosa debbano fare. Ecco allora l invito alla conversione. Il pentimento/ conversione si manifesta nell accettare il battesimo, come avveniva quando esercitava la sua missione il Battista. Ora però il battesimo ha acquistato un nuovo significato e potere, che gli vengono dalla morte e risurrezione di Gesù. Il battesimo è amministrato nel suo nome e il battezzato entra a far parte della sua proprietà. La conversione è il primo indispensabile elemento che trasforma l intera prospettiva vitale del credente indirizzandolo al battesimo nel nome di Gesù, inserendolo cioè non in un rito di purificazione simbolica, ma nella comunione salvifica con il Signore. Dal battesimo, che è irruzione dello Spirito liberatore, scaturisce il perdono dei peccati e cioè la rottura con il male; è quindi un dono di Dio che sottrae l uomo al dominio del peccato. E così che il credente è penetrato dallo Spirito di Dio, è una nuova creatura, animata da un nuovo e soprannaturale principio vitale. E nato il nuovo popolo messianico che accoglie la Parola (v. 41). Lo Spirito, comunicato nel battesimo, è inteso qui come il principio interno che anima la vita della comunità cristiana e dei singoli membri che la compongono. Dio ha concesso la grazia del perdono. Ne beneficiano tutti coloro che sono chiamati da Dio e che corrispondono a questa chiamata confessando: Gesù è il Signore. Tale confessione li libera da questa generazione perversa, espressione che designa coloro che rigettano questa professione di fede e impediscono che altri la accettino. Quel giorno si convertirono circa 3000 persone: è qui messa in rilievo la forza irresistibile del vangelo, la presenza operante dello Spirito e la benedizione divina che si era diffusa su tutta la Chiesa. Il numero usato ha certamente un valore simbolico di benedizione divina. * Pentitevi : l invito di Pietro richiama la predicazione di molti profeti dell Antico Testamento. Come nella predicazione ai pagani ad opera di Paolo (17,29-31), anche qui il kerigma risveglia la consapevolezza del peccato e quindi lo stato d animo necessario per essere perdonati. Il pentimento implica il cambiamento e l orientamento del cuore verso Dio. 38. Battezzare nel nome di Cristo: tale modo di dire, più che riguardare forse la formula rituale del battesimo (cf. Mt 28,19), si riferisce al significato del rito stesso: professione di fede nel Cristo, presa di possesso da parte del Cristo di coloro che ormai saranno a lui consacrati. 2 Lettura (1 Pt 2,20b-25) Dalle sue piaghe siete stati guariti. L annuncio della Passione rivela ai cristiani la necessità di prendere ognuno, ogni giorno, la propria croce. Allo stesso modo Pietro, rivolgendosi qui agli scribi convertiti, li esorta a seguire l esempio di Cristo che, immune da ogni colpa, tutto sopportò in silenzio. Ricorda loro che questa è una necessità che sorge dall aver accettato il Cristo.

4 Gesù però non è presentato solo come un esempio, ma anche come colui che li ha salvati per una vita nella giustizia ed è diventato adesso la guida ed il guardiano delle loro anime, il pastore del gregge. La sofferenza ed il dolore, non causati dalla colpa di colui che li sopporta, ma provocati dalla professione di fede, ed il conseguente esercizio del bene, devono essere valutati come una grazia, come una occasione per l esercizio della fede e della costanza nella grazia ricevuta. Egli prese su di sé i peccati di tutti, sopportando quello che ciascuno doveva pagare. Con la sua morte il peccato fu fondamentalmente distrutto (Gal 3,13). Se i cristiani vogliono seguire l esempio di Cristo, devono tenere presente come egli affrontò e sopportò l ingiustizia e la sofferenza, sia fisica che morale. * Cristo non solo è presentato come il modello o l esempio dei credenti che soffrono ingiustamente, ma è colui che offre un fondamento ed un senso all esperienza della sofferenza. Dopo la citazione di Is 53,9 del v. 22 il brano descrive la passione di Gesù con espressioni riguardanti il servo sofferente tratte da Is 53,4-12, forse nella forma di una primitiva confessione di fede cristiana. La prima parte del brano illustra lo stile esemplare di Cristo nella passione (v ). 21. Perché ne seguiate le orme : la grazia di sopportare l ingiustizia (vv ) poggia sull esempio di Cristo. I cristiani maltrattati devono ricordarsi di Gesù crocifisso per i nostri peccati (3,18; At 2,23), innocente e paziente. Si pone in risalto la sua assoluta innocenza (v. 22); la non opposizione alla violenza, all ingiustizia ed il suo abbandonarsi a Dio che giudica con giustizia (= rettamente). Egli è il modello del giusto che rimette la sua causa a Dio (Ger 11,19-20). Di fronte alla sofferenza ingiusta la norma cristiana non propone una cieca passività,ma una resistenza attiva ispirata e guidata dall amore e dalla fiducia in Dio. Nella seconda parte (vv ) è sviluppato il significato salvifico della morte di Cristo per l umanità. Il ruolo di Dio salvatore nei confronti della comunità si rivela e si attua attraverso Gesù che si prende cura, ricerca e protegge gli uomini, singolarmente, uno per uno. La metafora cristologica di Gesù come pastore che si prende cura delle pecorelle sbandate è particolarmente significativa nel Nuovo Testamento e nell ambiente storico e sociale in cui è collocato; rivela la sollecitudine, l interesse, la tenerezza di Dio verso gli uomini. Cristo guida, conosce e protegge la sua comunità e ciascun componente di essa: non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato (Gv 17,12). Vangelo (Gv 10,1-10) Io sono la porta delle pecore Il vangelo di oggi, secondo Giovanni, si rifà all Antico Testamento, ad Ezechiele, che all epoca dell esilio aveva denunciato i cattivi pastori di Israele, quei capi che avevano fuorviato il popolo e parla poi dell annuncio che Dio fa di reggere il suo popolo mediante un nuovo pastore, il suo servo Davide. Riprendendo questa immagine sempre familiare nei paesi di tradizione pastorizia, Gesù si presenta come il buon pastore di cui aveva parlato l antico profeta. Gesù, dichiarandosi pastore delle pecore, la porta del gregge, il buon pastore, rivela se stesso come il Messia annunciato. Afferma di essere la porta, il punto di passaggio verso la vita e la libertà, la protezione contro le intrusioni del nemico. Allegoricamente egli definisce il discepolo con l immagine della pecora che ascolta la sua voce e conosce il suo pastore ed il pastore a sua volta conosce per nome, una per una, singolarmente, le sue pecore. Chi contesta la sua missione è un ladro del gregge. Mentre nei sinottici il tema pastorale sottolineava la cura per il gregge e la gioia della conversione (Lc 15; Mt 18), per Giovanni si tratta di una celebrazione della relazione personale e di intimità che intercorre tra pastore e pecora. Il pastore nell antico Oriente non era solo la guida del gregge, ma il compagno di vita in modo totale, pronto a condividere con le sue pecore la sete, le marce, il sole infuocato, il freddo notturno. Il vero pastore ha per ognuno una chiamata personale (ad una ad una), un messaggio specifico per ognuno (per nome); c è un dialogo di parola-ascolto (conoscono la mia voce) e cammina innanzi come una guida.

5 Gesù si rivolge qui ai capi giudei (più che ai farisei di 9,40-41), dominatori del popolo di Dio. Lo scopo dell autorità di Gesù è in funzione delle sue pecore. E una autorità che è servizio, preoccupazione per il benessere delle pecore alle quali si dedica senza riserve. Egli dà la vita per le sue pecore. L autorità che i farisei avevano in Israele non era legittima. Era una autorità spietata, basata sull interpretazione della legge, che opprimeva il popolo invece di liberarlo. In definitiva essi cercavano il proprio vantaggio e i propri interessi, non quelli del popolo. Gesù al contrario entra per la porta come pastore legittimo che si preoccupa delle pecore; non è venuto per servirsi di esse ma per servirle. E venuto perché abbiano la vita e l abbiano in abbondanza. Quando Giovanni scrisse il vangelo, molti credenti avevano ormai abbandonato l ubbidienza alla legge, così come era esposta dai rabbini. Le pecore non li seguivano. Coloro che non vengono nel suo nome presto o tardi andranno in rovina: le pecore non li accetteranno e non li seguiranno. Gesù è anche la porta delle pecore; devono accostarsi a lui e passare per lui, perché egli è la via della vera salvezza. È solo Cristo la porta che ci consente di entrare in comunione con il Padre. Cristo si propone quindi come il nuovo Tempio in cui si entra pienamente in comunione con Dio. Egli è la tenda di carne (Gv 1,14) della presenza divina ed è contemporaneamente la mediazione indispensabile (la porta, ed anche il ponte = pontefice massimo ) per raggiungere Dio. Il simbolo della tenda era di grande efficacia in considerazione del tipo di vita nomade del tempo. Come il pastore, anche il cristiano deve andare in cerca delle pecore smarrite, sbandate (i poveri, gli infermi, gli increduli, i piccoli e cioè i deboli nella fede), perché tutti possano riconoscere e seguire con verità colui che è la porta che introduce alla salvezza e alla vita. Continua il discorso della comunità come unione di fedeli che sono in un cammino di fede. Anche la fede del singolo non può essere solo una fede individuale, essa infatti nasce in un gruppo, è appresa da qualcuno, è ad imitazione di qualcun altro, è nutrita dalla Chiesa, sposa di Cristo, ed è inserita in un cammino di fede di comunità di fedeli che cresce con il crescere dei singoli e viceversa. Anche nella celebrazione della messa è tutta la Chiesa che si riconosce peccatrice davanti a Dio, e tutta insieme prega e rende grazie. È proprio la presenza unificante di Cristo, che si dona per tutti nel sacrificio eucaristico, che opera il miracolo di far diventare una comunità, una unità, un insieme di persone che, altrimenti, rimangono una massa, una folla anonima. TRATTO DA: