Corso di Studio in Scienze Motorie

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1 Corso di Studio in Scienze Motorie L ALLENAMENTO NELLA FASE SENSIBILE: FORMAZIONE EDUCATIVA E METODOLOGICA DELL ALLENAMENTO DEL BAMBINO VISTO COME IL PICCOLO PRINCIPE DI ANTOINE DE SAINT-EXUPERY Relatore: Prof. Ferretto FERRETTI Prof. Stefano GHISLENI Candidato: Massimiliano PERRELLI Matr. n Anno Accademico

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3 INTRODUZIONE Tutti i grandi sono stati piccoli, ma pochi di essi se ne ricordano cit. Antoine DE SAINT-EXUPERY Ho scelto come linea guida della mia tesi una delle opere più conosciute, il Piccolo Principe di Antoine DE SAINT-EXUPERY, un racconto poetico nato come libro per bambini pieno di metafore che in realtà affronta temi importanti e complessi come il senso della vita. Questo rende l opera un manuale per tutti; tutti siamo stati bambini, ma con il passare degli anni ce ne siamo dimenticati. Questa citazione è fondamentale per tutti gli allenatori/istruttori che vogliono formare umanamente e calcisticamente un bambino, soprattutto tra i 6 e i 12 anni, la c.d. fase sensibile. È essenziale formare un bambino sotto ogni aspetto, educativo o calcistico che sia; il bambino deve sentirsi valorizzato e deve valorizzare sé stesso come singolo e simultaneamente capire di dover valorizzare anche i suoi compagni in modo da creare un gruppo. Per questo è essenziale il supporto/apporto dell istruttore, il quale è giusto che abbia proprie ambizioni (soprattutto in un mondo competitivo come il calcio), ma non a discapito della crescita dei bambini. I bambini non devono essere il mezzo per far sì che l istruttore raggiunga il suo obiettivo (vincere una partita, il campionato o altro), anzi, è quest ultimo che deve fare da volpe/guida del suo giovane compagno. Nella formazione calcistica del bambino bisogna curare la parte metodologica dell allenamento tenendo conto dell aspetto educativo - sociale che il calcio può allenare nel bambino. Nel corso delle mie esperienze da istruttore dell attività di base ho conosciuto molti colleghi che non hanno mai allenato bambini in quanto sono passati direttamente al settore giovanile, denigrando l attività di base in quanto priva di competizione e di titoli in palio. Alcuni di questi allenatori, spesso, lamentano carenze nei loro giocatori, soprattutto in merito ad alcuni fondamentali tecnici nei quali i ragazzi risultano carenti. Io penso che probabilmente queste carenze siano dovute ad un percorso formativo non adeguato durante l allenamento della fase sensibile. Per tale motivo penso sia essenziale lavorare al meglio durante questa fase del bambino, così da far in modo di evitare o limare eventuali lacune tecniche creando automatismi nei 3

4 gesti fondamentali, cercando di accrescere la passione che il bambino nutre in questo sport, indipendentemente dal risultato o dalla categoria raggiunta o che raggiungerà in futuro. Per questo ho scelto il Piccolo Principe, perché sembrerebbe una storia per bambini di facile comprensione, ma in realtà è un manuale di educazione all etica, un opera filosofica, da comprendere oltre le parole. È importante guadagnare un posto importante nella vita di ogni singolo bambino che incontriamo in modo tale da creare in lui una figura amica che lo accompagnerà nel cammino della sua formazione calcistica, ma soprattutto, umana. 4

5 Ringraziamenti Desidero ricordare tutti coloro che hanno contribuito alla stesura della tesi con suggerimenti, critiche ed osservazioni: a i miei colleghi di corso Roberto, Matteo e Gabriele, con i quali è stato possibile confrontarsi sulle tematica riguardanti la mia tesi, ricevendo sempre suggerimenti ed osservazioni utili alla stesura della stessa; ai colleghi di campo Lorenzo, Piero e Valerio, con i quali, già prima del mio percorso universitario, ho avuto il piacere di affrontare tematiche inerenti il calcio e la sua importanza nella vita di un istruttore, ma soprattutto del bambino ; a loro va la mia gratitudine. Ringrazio il Prof. Ferretto FERRETTI, Relatore della tesi: innanzitutto per l insegnamento impartito tramite le lezioni del corso di Teoria e Metodologia dell allenamento nel calcio, grazie alle quali ho potuto ampliare la programmazione dell allenamento, sviluppando una visione più professionale all esperienza finora acquisita sui campi; utile anche il suo supporto e la massima disponibilità, celerità e professionalità dello stesso, il quale mi ha permesso di affrontare un argomento ricco di contenuti sotto diversi punti di vista. Un ringraziamento particolare va ai colleghi ed agli amici, nonché a tutti gli studenti/allenatori incontrati durante il percorso di laurea, i quali mi hanno incoraggiato o che hanno speso parte del proprio tempo per discutere delle tematiche oggetto di tesi. Ringrazio tutti i bambini incontrati durante questi anni in quanto l argomento trattato è stato da me analizzato proprio per il forte legame creato nel tempo con tutti loro, oltre a ringraziare le loro famiglie per aver diviso con me i loro figli e avermeli affidati per la loro crescita psico fisica - motoria ma soprattutto ludica. Un immenso ringraziamento è rivolto al Correlatore della tesi, Prof. Stefano GHISLENI: professore, allenatore, responsabile tecnico, per me durante il percorso di studi fondamentale grazie alla sua Casa del Bambino a dare un nome e forma all aspetto più importante quando si lavora su di un bambino: l AMORE. A lui è rivolto un ringraziamento speciale, Grazie Maestro. 5

6 Vorrei ringraziare le persone a me più care: i miei amici, la mia famiglia, mio padre Vito, mia madre Giuseppina, le mie sorelle, Rita e Dominga e mia nipote Diletta, a me sempre vicini nonostante la distanza geografica. Infine ringrazio i miei figli Maurizio ed Alessandro, grazie ai quali ogni giorno coltivo il mio ruolo di formatore/educatore/padre, commettendo molti sbagli, propedeutici al mio sviluppo professionale ma soprattutto personale. Come ultimo ringraziamento, vorrei dedicare la mia tesi a mia moglie Serena, senza la quale non avrei potuto coltivare questa passione, senza la quale non avrei potuto accrescere le mie conoscenze tra corsi, studi, partite ed allenamenti. Lei che rappresenta il mio allenatore in seconda, consigliere, avversario e ultrà. Senza di lei tutto questo non sarebbe possibile. Grazie per essere il mio Gol al 90 minuto GRAZIE 6

7 INDICE METODOLOGIA DELL ALLENAMENTO LA MOTRICITA NELLE FASI SENSIBILI Le capacità motorie Le abilità motorie Coordinazione motoria Movimento e postura LA DIDATTICA NELL EDUCAZIONE MOTORIA Obiettivi e contenuti educativi Le capacità senso-percettive Lateralizzazione Percezione spaziale, temporale e l educazione al ritmo Schemi motori e posturali di base STUDIO DEL PICCOLO ATLETA Le capacità coordinative e le caratteristiche fisiologiche nelle fasi sensibili La capacità aerobica Il metabolismo anaerobico Considerazioni fisiologiche e misure antropometriche nelle fasi sensibili Il profilo psico-motorio Le fasi sensibili di Martin LA METODOLOGIA DELL ALLENAMENTO NELLE FASI SENSIBILI Il metodo a fasi Esempi di allenamento Il FIFA11+ Kids e la propriocezione Gli Small Sided Games I test di valutazione la programmazione per fasce d età Gli strumenti dell allenatore CONCLUSIONI TEORIA E METODOLOGIA DELL ALLENAMENTO SISTEMI EDUCATIVI PER L INSEGNAMENTO DEL CALCIO IL PICCOLO PRINCIPE NEL CALCIO

8 2 - IL MAESTRO LO SVILUPPO COGNITIVO TEORIA DELL APPRENDIMENTO SOCIALE LA PEDAGOGIA DELL ERRORE L APPROCCIO CENTRATO SULLA PERSONA DI CARL R. ROGERS IL METODO NON DIRETTIVO NELLA RELAZIONE EDUCATIVA MODELLI TECNICI-EDUCATIVI Modello La Casa del Bambino Modello S.F.E.R.A LA MISTER CUP LA LEADERSHIP I FEEDBACK INTERVISTA AI PICCOLI PRINCIPI CONCLUSIONI SISTEMI EDUCATIVI BIBLIOGRAFIA

9 METODOLOGIA DELL ALLENAMENTO 1 - LA MOTRICITA NELLE FASI SENSIBILI Le capacità motorie Le capacità motorie possono essere considerate come le specifiche funzionali degli organi e apparati effettori del movimento (Sistema nervoso centrale, apparato locomotore), definendo le caratteristiche operative. Esse vengono ereditate da ciascun individuo in modo diverso e in ciascuno raggiungono un diverso grado di espressività in ordine alle stimolazioni alle quali vengono sottoposte nel corso della crescita. Le capacità motorie possono essere ricondotte a due grandi gruppi, le capacità coordinative e condizionali, ai quali vanno aggiunte la flessibilità e le capacità affettivo - cognitive. Le capacità coordinative dipendono dai processi neurofisiologici di regolazione dei movimenti, che consentono di apprendere, controllare, adattare e modificare l azione sulla base delle informazioni che pervengono all elaboratore centrale degli input sensoriali; esse sono quindi strettamente legate allo sviluppo e alle funzioni del sistema nervoso centrale. Le capacità coordinative si sviluppano attraverso la pratica degli schemi di base e l apprendimento delle prime abilità motorie, cioè attraverso le comuni attività della vita di relazione, il gioco, l educazione scolastica. La capacità condizionale o capacità organico - muscolari (velocità, forza e resistenza) sono fondate sui processi di produzione dell energia e, quindi, sull efficienza dei muscoli e dell apparato cardio-respiratorio. Una posizione particolare tra le capacità motorie è occupata dalla flessibilità, che esprime la possibilità di compiere movimenti di grande ampiezza, cioè con ampia escursione articolare. Essa è influenzata da fattori costituzionali, muscolari e coordinativi. In stretta relazione con le capacità motorie vanno annoverate anche le capacità affettivo - cognitive, che consentono all individuo la comprensione, il controllo e la modificazione delle situazioni esistenziali per un attivo adattamento dell ambiente; in queste rientra anche il fondamentale del desiderio di apprendere. Nelle fasi sensibili la partecipazione al movimento delle diverse capacità motorie è concomitante e solidale; solo in una fase più avanzata della crescita sarà possibile 9

10 stabilire nell espressione di un abilità motoria quanto prevalgono gli aspetti coordinativi o quelli condizionali. Per questo non vanno trascurate nella programmazione (per fasce d età) della didattica dell educazione motoria. Secondo Gallahue, è importante definire le quattro fasi principali dello sviluppo motorio del bambino: 1 a fase: dei movimenti e dei riflessi (da prima della nascita all ottavo mese); 2 a fase: dei movimenti rudimentali (dalla fine del primo anno e per tutto il secondo anno di vita); 3 a fase: dei movimenti fondamentali (dal secondo fino al sesto) - Tappa iniziale: tra il 2 e il 3 anno; - Tappa elementare: fino al 5 anno; - Tappa di maturità: fino al 6 anno. 4 a fase: dei movimenti sportivi (dal settimo anno): in questa fase si dovrebbe effettuare un lavoro più specifico in base allo sport praticato mentre nelle precedenti fasi è opportuno adottare una metodologia multisport. Per tanto è fondamentale seguire una programmazione ben definita secondo il livello cognitivo/tecnico di ogni bambino e seguendo la progressione didattica. Nei bambini di 5/6 anni è importante utilizzare proposte ludiche e proponendo un gran numero di attività motorie che permettano al bambino di conoscere il proprio corpo, lo spazio e il tempo, tornando un po a quello che una volta era il calcio di strada : i bambini a quest età dovrebbero camminare, saltare, correre, sedersi, afferrare, arrampicarsi, rotolarsi, raccogliere, tirare, calciare; in merito alla sfera emotiva dovrebbero divertirsi, accrescere la fiducia in se stessi, conoscere gli altri, socializzare, comunicare con gesti e parole; in merito allo spazio devono sapersi orientare nell ambiente rispetto le nozioni spaziali (fuori, dentro, avanti, indietro, sopra, sotto, ecc) e temporali (rapido, lento, veloce, prima, dopo, ecc). È importante la sensibilizzazione con l attrezzo (la palla) dandogli continui stimoli e conoscenze, valutando la velocità, il rimbalzo, il contatto con il piede, con le mani, con il corpo. Sarebbe utile utilizzare diversi tipi di pallone per genere e forma (palle da calcio, da tennis, da golf), stimolando sempre più il bambino. 10

11 1.2 - Le abilità motorie Le abilità motorie sono le forme più evolute, ma anche usuali, del movimento venendo coinvolte in maniera assai diversificata in tutte le attività dell uomo. Esse sono le azioni che il bambino impara a compiere per adattare il proprio comportamento a specifici problemi esperienziali, rappresentando in un certo senso un personale profilo motorio, legato alle caratteristiche neurofisiologiche e cognitive della singola esperienza. Queste abilità vengono quindi acquisite attraverso l apprendimento e vengono consolidate una volta che diventeranno un automatismo. Quindi le abilità motorie possono essere definite come la capacità di conseguire obiettivi di prestazione efficacemente, rapidamente e economicamente. Le abilità motorie devono tener conto dell interazione con l ambiente; infatti si distinguono in abilità aperte (influenzate dalla variabilità contestuale, dovendosi adattare ad un ambiente mutevole e difficilmente prevedibile, come nei giochi di squadra) e abilità chiuse (nelle quali l ambiente è stabile e con uno standard motorio ideale). Nelle abilità aperte si sviluppa il concetto di problem solving, in quanto ci si deve occupare di cosa faccio e come lo faccio (possiamo quindi definirle anche abilità cognitive); nelle abilità chiuse si perde il concetto di problem solving a discapito della qualità del movimento in sé e il controllo motorio (possiamo definirle abilità motorie) Coordinazione motoria Lo sviluppo e l organizzazione delle operazioni che presiedono al movimento hanno un espressione fenomenica, definita usualmente come coordinazione motoria. Essa potrebbe essere definita come la corretta esecuzione di un determinato programma motorio. A determinare la coordinazione intervengono in modo unitario le funzioni relative alla capacità di rappresentare i movimenti da eseguire e di ordinarli nella loro successione, alla parametrizzazione del movimento e al mantenimento delle posture, al riconoscimento della posizione delle parti del corpo, legato a discriminazione spaziale, lateralizzazione, percezione temporale. Il grado di coordinazione motoria 11

12 posseduto è pertanto definito dal livello di integrazione dei diversi fattori determinanti, che si esprime nella capacità di controllo dei movimenti. L evoluzione della coordinazione motoria è legata ai ritmi individuali di maturazione organica e psichica e alle opportunità di apprendimento. Questo rende difficile nell età evolutiva giudicare l esattezza della rappresentazione mentale di un movimento e la correttezza della sua esecuzione in termini assoluti; il grado di coordinazione di ciascun bambino è però definibile a un dato medio - statistico di correttezza esecutiva dei movimenti desunto per ogni età da ampi campioni omogenei di popolazione infantile. Nel bambino di 5 anni lo schema motorio del saltare non va oltre uno scavalcamento, dal momento che non si sono sviluppati ancora a sufficienza l equilibrio in movimento e in fase di volo e la lateralizzazione necessaria a controllare lo stacco. Una buona esecuzione dello stacco si osserva invece abitualmente in bambini di 6 anni. Secondo questa tesi il riscontro di una incoordinazione in un bambino dovrebbe far nascere il sospetto che siano mancati uno o più anelli della catena di esperienze motorie necessari a perfezionare la rappresentazione mentale integrata della struttura di quello schema di azione. È compito degli istruttori colmare quelle lacune, purché il livello di sviluppo psico-fisico e la capacità di apprendimento del bambino consentano l integrazione nel programma motorio degli anelli mancanti attraverso esercitazioni analitiche Movimento e postura La coordinazione dei movimenti volontari richiede un organizzata attività dei meccanismi posturali. La postura costituisce una precondizione per l effettuazione di qualsiasi movimento, il quale comporta un alterazione dello stato di equilibrio dell organismo, rendendo necessario l adeguamento del tono muscolare della restante parte del corpo. Per questo risulta essere importante il controllo posturale. La postura ed il movimento fanno parte di un sistema complesso, capace di rispondere alle esigenze ambientali, scegliendo la strategia di intervento più adeguata. Per movimento si intende la capacità di modificare attivamente e in modo reversibile la propria posizione nello spazio. Nell ambito della motricità bisogna fare una 12

13 distinzione tra motricità finalizzata, che comprende movimenti del corpo diretti verso l esterno, e motricità di sostegno, utile per mantenere un adeguato atteggiamento del corpo (postura). Se analizziamo nello specifico la motricità finalizzata, scopriremo che essa può comprendere tre tipi diversi di movimento: Movimento volontario, percepisco uno stimolo, seleziono, programmo, eseguo e controllo la risposta motoria ; Movimento riflesso, è la risposta automatica e involontaria in risposta a determinati stimoli; Movimento ritmico semiautomatico, che comprende i precedenti movimenti: infatti mentre l inizio e la fine del comportamento motorio sono sotto il controllo della volontà, la sequenza dei movimenti, dopo l avviamento, tende a proseguire in maniera automatica (es. camminare). Il movimento è l espressione meccanica di un sistema complesso, che modifica la posizione del corpo e/o delle sue parti in condizioni di equilibrio dinamico, integrando in modo solidale apparati e funzioni di natura strutturale, neurosensoriale e psico - emotivo. L ottimale distribuzione dei carichi e il mantenimento dell equilibrio in condizioni sia statiche che dinamiche si realizza tramite movimenti volontari o automatici, che, in base all intervento neurosensoriale, riducono i gradi di libertà dei sottosistemi che formano l apparato locomotore. Qualsiasi modificazione di un sottosistema determina una modificazione di altri sottosistemi in modo da garantire stabilità all intero sistema al variare delle condizioni dell ambiente. Da ciò emerge una definizione di postura, cioè l aggiustamento dell assetto spaziale tridimensionale dei segmenti corporei per realizzare condizioni di equilibrio statico e/o dinamico. 13

14 2 - LA DIDATTICA NELL EDUCAZIONE MOTORIA Obiettivi e contenuti educativi I traguardi di sviluppo che l educatore deve perseguire dovrebbero diventare obiettivi educativi e didattici dell attività sportiva conferendo al bambino la progettazione e attuazione di strategie motorie personali sempre più duttili ed efficaci di anticipazione delle strategie motorie altrui. I primi traguardi formativi nella fase sensibile dovrebbero mirare allo sviluppo delle capacità senso-percettive, degli schemi posturali e motori, della coordinazione globale e segmentaria (oculo-manuale, oculo-podalica, arti superiori e inferiori, ecc.), dell organizzazione spazio-temporale (vicino/lontano, sopra/sotto, prima/dopo, lento/veloce, ecc.) e l apprendimento di abilità motorie. Il compito dell attività sportiva, che dovrebbe viaggiare di pari passo con l attività di educazione fisica proposta nelle scuole, dovrebbe portare ad una alfabetizzazione sportivo/culturale tenendo conto del corpo (nel senso lato del termine, con espressione della personalità del bambino e le varie condizioni relazionali, comunicative, espressive ed operative) e del movimento (inteso sotto il profilo di linguaggio motorio, schemi motori e posturali). Le attività motorie devono contribuire a favorire lo sviluppo omogeneo di tutte le dimensioni della personalità: da quelle morfologico - funzionale a quelle intellettivo - psicologiche, affettivo - morali e sociali. È compito degli educatori/istruttori quello di realizzare le condizioni migliori per arricchire il repertorio degli schemi motori e posturali e ampliare il più possibile la base motoria di ciascun bambino, nel rispetto delle caratteristiche dello sviluppo individuale. Obiettivo didattico fondamentale dell educazione motoria è favorire e sviluppare le capacità coordinative generali e specifiche oltre alla: Percezione, conoscenza e coscienza del corpo: l immagine del corpo nei suoi diversi aspetti, la sua scoperta e l uso delle sue varie parti; Coordinazione oculo - manuale e segmentaria: implica la possibilità di risposte simmetriche nell interazione del bambino con l ambiente e la capacità di controllare la motricità degli arti superiori con oggetti in movimento o fissi; 14

15 Organizzazione spazio-temporale: può essere sviluppata nel ragazzo grazie a situazioni ludiche organizzate per la progressiva costruzione ed organizzazione dello spazio fisico-geometrico e relazionale e favorire l intuizione della successione temporale delle azioni. Lo sviluppo di tale capacità favorisce nel bambino, tramite l uso delle strutture motorie statiche e dinamiche in forma individuale o collettiva, l acquisizione di concetti relativi allo spazio, all orientamento, al tempo e alle strutture ritmiche; Coordinazione dinamica generale: si favorisce tramite situazioni di gioco ed attività inizialmente semplici con una crescita progressiva di difficoltà (con l aumentare dell età del bambino) per poi arrivare in modo naturale nei gesti tecnici dell attività sportiva, permettendo al bambino di raggiungere una motricità sempre più ricca e duttile. Per questo è importante, soprattutto nei più piccoli (4/5 anni) non specializzarli in ottica dello sport praticato, ma converrebbe puntare al multisport in modo da ampliare le conoscenze motorie ed il loro bagaglio motorio. Altri obiettivi da perseguire sono la capacità di equilibrio, combinazione motoria, orientamento, differenziazione dinamica, anticipazione motoria, fantasia. È importante, per influire positivamente, nella formazione del bambino praticare il tutto in forma ludica, variata, polivalente e partecipata. Ludica in quanto il bambino deve godere dell attività sportiva e non essere insoddisfatto per la sconfitta o felice per il trionfo; variata, in quanto permette di vivere diverse situazioni abituando il bambino ad una molteplicità di situazioni e annesse risposte; polivalente in quanto deve sviluppare più aspetti psico-motori del bambino evitando la specializzazione precoce e/o i rischi di uno sviluppo unilaterale; partecipata in quanto le proposte non devono rappresentare una monotona sequenza di esercizi ma devono sprigionare vari stimoli nel bambino per cercare di coinvolgerlo totalmente, cercando sempre di stimolare il bambino incoraggiandolo e gratificandolo e non di punirlo in caso di insuccesso Le capacità senso-percettive Le capacità senso-percettive sono collegate all attività degli analizzatori sensoriali e consentono di ricordare, analizzare ed identificare le informazioni visive (funzione 15

16 senso-motoria, semantica e di equilibrio), uditive (istruzioni verbali e strutture ritmiche), tattili (movimenti fini, gradualità degli impulsi di forza) e cinestetiche (schema corporeo ed equilibrio). Il comportamento integrato del bambino dipende dai segnali che trasportano informazioni all interno del sistema nervoso. Questi segnali vengono captati e codificati dagli organi di senso. Le informazioni sensoriali saranno interpretate solo se attivano un circuito neuronale che l encefalo sia in grado di distinguere da ogni altro all interno di un organizzazione mentale che dipenderà dalla maturazione sensoriale e dall esperienza del bambino. Per questo il bambino deve essere guidato dal processo educativo a trasformare il dato sensoriale in un informazione dotata di significato e dell annessa risposta. Sul piano motorio le operazioni di esplorazione, localizzazione e riconoscimento, che sviluppano la percezione della conoscenza del proprio corpo e dei rapporti spaziali e temporali, sono prerequisito della coordinazione motoria e dell acquisizione delle abilità motorie. Gli organi di senso hanno caratteristiche di ricettività piuttosto limitate e variabili per ogni individuo, in quanto ognuno di noi avrà un senso più sviluppato rispetto ad altri. Detto questo per la maggior parte dei casi l informazione viene trasmessa tramite la vista. Nell ambito motorio l informazione visiva è importante sotto due aspetti: il primo mira ad adeguare l azione motoria all ambiente tramite la valutazione delle distanze (funzione sensomotoria), il secondo è utile per leggere la situazione in vista di successive scelte operative (funzione semantica). Tutti gli atti motori sono fonti di una molteplicità di informazioni cinestesiche. Il contributo dei vari sensi all esecuzione del movimento varia in rapporto al livello di apprendimento e al tipo di attività. Solitamente si avrà un passaggio graduale dall informazione visiva a quella cinestesica, e nel caso dell ambito visivo, da una prevalente funzione sensomotoria ad una psicosemantica. Più saranno i canali percettivi attraverso i quali il bambino riceve informazioni e più sarà efficacie l azione motoria posta in essere da quest ultimo, in quanto acquisirà il senso del movimento. 16

17 Per questo l educatore/istruttore deve far in modo che i giochi, le esercitazioni, le proposte ecc. stimolino il più possibile il bambino così da far in modo che quest ultimo utilizzi diversi canali senso-percettivi. Molteplici sono le esercitazioni che si possono proporre per stimolare le diverse percezioni: Percezione visiva: utilizzando diverse forme od oggetti, colori, schemi motori che comprendano il lanciare, afferrare, calciare ecc ; Percezione tattile: contatto con l attrezzo da utilizzare (palla) con le diverse parti del corpo e le varie superfici (mani, piede, coscia, ginocchio), contatto con il terreno (rotolare, scivolare, capriole ecc.); Percezione uditiva: alternare i rumori, dare indicazioni specifiche ecc. È importante ampliare lo schema corporeo del bambino, il quale è costituito dal vissuto di quest ultimo e rappresenta il primo mezzo di relazione che gli permette di rapportarsi con gli altri, sviluppando pian piano la sua intelligenza. Sotto il punto di vista applicativo - didattico occorre sottolineare come le acquisizioni relative allo schema corporeo non possono essere disgiunte da quelle pertinenti alla lateralizzazione, all equilibrio, all orientamento spaziale, che procedono in maniera parallela. Ogni esercizio che implichi rapporti non abituali del corpo con lo spazio in situazioni sia statiche che dinamiche, compatibilmente con la capacità di controllo motorio dei bambini, tende a perfezionare la conoscenza che essi hanno del proprio io fisico, inteso come somma di percezione sensoriale, di categorizzazione cognitiva e di vissuto affettivo Lateralizzazione La lateralizzazione rappresenta la caratteristica umana legata allo sviluppo della corteccia celebrale, che presuppone la localizzazione di funzioni diverse tra i due emisferi cerebrali, per le quali uno è dominante sull altro: l emisfero dominante controlla l iniziativa motoria e delle funzioni simboliche (linguaggio, lettura e scrittura), mentre quello sub-dominante controlla la percezione spaziale. Solitamente per i destrimani l emisfero dominante è il sinistro e viceversa; in alcuni casi di ambidestrismo i due emisferi possono essere utilizzati pariteticamente nello 17

18 svolgimento delle attività quotidiane. Si tratta però di una situazione transitoria, che precede il definitivo stabilirsi della dominanza laterale, o di un mancinismo contrariato. Inoltre, esistono casi di dominanza crociata, tipo arto superiore destroarto superiore sinistro, che potrebbero rimanere invariati oppure evolversi in una dominanza completa di lato. Dal punto di vista motorio, la lateralizzazione porta ad una complementarietà di funzioni, per cui all arto dominante spettano azioni di slancio e di attacco, a quello complementare azione di difesa e appoggio: ad esempio se la mano dominante manipola, lancia e attacca, l altra porge, sorregge, equilibra e difende, o ancora mentre l arto inferiore dominante imprime la spinta nella partenza di una corsa, supera per primo gli ostacoli, calcia una palla, l altro arto inferiore stacca nei salti fa perno nelle rotazioni, dà appoggio nei lanci. Anche gli organi di senso sono soggetti alla lateralizzazione, inoltre lo sviluppo della dominanza laterale è un processo che inizia poco dopo la nascita e si conclude con la pubertà. È importante per l educatore sapere sin dall inizio la dominanza dell arto superiore e di quello inferiore: per far ciò basta chiedere al bambino di lanciare una palla, di palleggiare, di calciare ecc. Una volta stabilita la dominanza laterale si deve favorire con esercizi adeguati una presa di coscienza della lateralizzazione, facendo una discriminazione tra destra e sinistra, tramite la percezione delle differenze tra i due lati del corpo. Lo spostamento nello spazio di quanto acquisito in relazione al corpo rappresenta il momento finale di acquisizione della lateralità. Per rinforzare la lateralizzazione bisogna assecondare il naturale sviluppo del bambino, dandogli la possibilità di praticare giochi di libera espressione, c.d. giochi da strada, soprattutto nei più piccoli: esercizi di coordinazione dinamica, oculo - manuale e oculo - podalica, esercizi con l attrezzo (utilizzo della palla, scaletta/speed ladder, salto della corda), balzi mono/podalici, superamento di ostacoli (sopra, sotto, ecc), gioco della campana, galoppo, capriola e altri, dando libertà di scelta dell uso degli arti. 2.4 Percezione spaziale, temporale e l educazione al ritmo Lo spazio e il tempo non sono qualità del movimento, ma elementi del mondo fisico che differenziano le azioni in base alle loro variabilità. 18

19 Il principale obiettivo dell educazione motoria infantile è quello di iniziare il bambino ad uno spazio egocentrico, dove il corpo è l elemento di riferimento. L esperienza necessaria a riconoscere la presenza delle cose nello spazio e l esistenza dello spazio nel rapporto che esse assumono con il corpo si realizza attraverso il movimento. È importante definire e permettere al bambino di identificare la sua posizione nello spazio: Dentro - fuori: il bambino statico in una posizione si sposta andando ad occupare un altro spazio, es. stare in un cerchio ed uscire da esso, prendere una palla ferma in un cerchio e spostarla in un altro cerchio; Vicino - lontano: la percezione delle distanze passa dal concetto di toccare o meno un oggetto: es. posizionare vari bambini in modo sparso in uno spazio e chiedere loro di confrontare la distanza tra la loro posizione e quella di un compagno o il rapporto di distanza fra alcuni compagni; Sopra - sotto: questa dimensione viene percepita inizialmente in rapporto alla propria posizione nello spazio e, successivamente trasferisce il concetto al di fuori di sé, riconoscendo la posizione reciproca degli oggetti. Gli esercizi devono favorire questa evoluzione analitica: es. chiedere al bambino di mettersi sopra o sotto qualcosa, superando un ostacolo saltandolo o passandoci dentro; Davanti - dietro: la percezione di questa dimensione spaziale è dapprima legata alla vista di ciò che si ha davanti. Lo spostamento del corpo modifica i rapporti tra sé e gli oggetti, che assumono una posizione relativa a quella del bambino: es. creare uno spazio con diversi materiali (coni, cinesini, palloni) e far girare i bambini chiedendo di verbalizzare cosa c è dietro di loro, numerando un materiale piuttosto che un altro oppure chiedendo il colore di un determinato materiale piuttosto che un altro. Destra - sinistra: sviluppo della lateralizzazione e degli esercizi che la favoriscono. Queste attività didattiche rivolte alla percezione della dimensione spaziale devono essere utili per sviluppare l orientamento del bambino nello spazio. Molto utile organizzare dei percorsi motori con diversi ostacoli, affinando, in modo graduale, 19

20 singolarmente ogni tipo di orientamento (davanti-dietro, sinistra-destra, ecc) per poi passare, in modo graduale, a percorsi più complessi comprendendo i diversi movimenti. Per quanto concerne la percezione temporale, bisogna tener presente che il tempo è la misura dell intervallo tra eventi che si verificano in successione, mentre il ritmo è l aspetto qualitativo del trascorrere del tempo. Il movimento è un fenomeno che si svolge nello spazio e nel tempo. Il ritmo, invece, è una caratteristica fondamentale del movimento umano, al quale da armonia e coordinazione, favorendo l automatizzazione del movimento. Per questo è importante avere una buona percezione temporale, utile ai fini didattici. Nei bambini più piccoli è difficile definire la questione di tempo, si possono educare al ritmo tramite temi musicali ed esercizi percettivo - motori che andranno a stimolare la coscienza degli elementi temporali, sviluppando un ritmo personale. Parleremo in questo caso di orientamento spazio-temporale, che si svilupperà intorno a 8-9 anni, quando tutti i fattori esterni saranno interiorizzati dal bambino in una analisi mentale, su cui si baserà l anticipazione. Per la percezione temporale si dovrebbero proporre esercitazioni basiche integrate con sensazioni uditive/motorie: battere le mani, far rimbalzare la palla, ecc. potremmo così lavorare, inizialmente, su concetti come veloce, lento, piano, forte, lungo, corto, per poi passare, una volta che questi concetti saranno assimilati, all associazione contrastante di questi concetti (veloce/lento, piano/forte, ecc). Il movimento ritmico, invece, garantisce, come abbiamo già detto, la qualità l armonia del movimento. In molte culture il canto, la musica, accompagnano i movimenti del gioco, diventando parte integrante e favorendo la memorizzazione delle sequenze e delle regole: ne è esempio il calcio brasiliano, dove in questa cultura la musica ha un ruolo predominante. Questa abilità armonica riconosciuta nei calciatori brasiliani, analizzando i movimenti, fornisce loro un elevata abilità nel 20

21 possesso palla, nel gestire lo spazio, nel coordinarsi in modo ottimale assieme ai compagni, e favorendo una sincronia fra loro. D altronde anche nel campo del lavoro manuale si è dimostrato che la presenza di musica alleggerisce l intensità dell impegno fisico. Infatti, se il movimento è eseguito in modo ritmico, richiederà un dispendio energetico inferiore Schemi motori e posturali di base Tutti i bambini hanno un loro repertorio di movimenti fin dalla nascita, ereditari. Questo è un patrimonio di base, in quanto ad esso si aggiungeranno movimenti che verranno appresi nel corso della vita, anche per uno spirito di adattamento dell ambiente che lo circonda. L educazione motoria per il bambino si configura come un insieme di esperienze programmate per favorire lo sviluppo della più ampia base motoria possibile. Gli schemi di base, come abbiamo già visto, riguardano le posture e l esecuzione di movimento di tutto il corpo o di parti di esso. Maggiore sarà la stimolazione educativa, maggiore sarà la possibilità che gli schemi di base vengano utilizzati per affrontare e risolvere i compiti della vita quotidiana, consentendo l acquisizione di abilità e competenze motorie che rappresentano il modo di adattarsi all ambiente. La base motoria del bambino deve essere ampliata non solo sulla quantità, ma, soprattutto ampliando la qualità. Bisogna specificare che le unità di base del movimento maturano in maniera progressiva. I ritmi dell evoluzione cambiano da soggetto a soggetto in base alla diversa velocità dello sviluppo e al diverso livello di apprendimento. Il livello di sviluppo del patrimonio motorio di base definisce l età motoria del bambino, sulla quale dovranno essere misurate le strategie educative e i percorsi didattici. Importante il concetto di schemi motori dinamici, i quali sono caratterizzati dallo spostamento nello spazio dell intero corpo; rappresentano il risultato di movimenti parziali coordinati nel tempo e nello spazio, valutabili sotto l aspetto di durata, direzione, ampiezza, velocità, intensità, ecc. Gli schemi motori dinamici più importanti nel bambino sono: 21

22 Camminare: traslazione del corpo nello spazio tramite movimenti alternati degli arti inferiori, che poggiano sul terreno con la pianta del piede; piedi che in modo alternato sono a contatto con il terreno. Il modo di camminare del bambino aiuta a comprenderne la personalità. Correre: è l evoluzione dinamica del camminare, contraddistinta da una fase di volo tra i due successivi appoggi dei piedi, fase in cui il corpo è sospeso dal suolo. Correre risulta essere meno naturale del camminare, infatti potrebbero riscontrarsi carenze per ragioni sia strutturali sia funzionali, come un ritardo nella strutturazione della dominanza e del processo di lateralizzazione. Saltare: è una fase successiva al correre. Per sviluppare questo movimento bisogna aver sviluppato una capacità di coordinazione motoria, oltre agli equilibri statico-dinamici e dinamici, cosa che avviene tardivamente. Si inizia con saltelli sul posto dove il bambino, inizialmente, ha problemi dovuti principalmente alla fase di atterraggio data la scarsa stabilità, per poi passare al salto in corsa per chiudere con il salto di un ostacolo, cosa che risulta complessa in quanto è accompagnato da varie fasi di valutazione di avvicinamento all ostacolo e ad il suo superamento, rappresentando un impegno mentale. La stimolazione di questo schema dinamico diventa un mezzo per accrescere l esperienza motoria del bambino in funzione della lateralità, dell equilibrio in volo, di alcune forme di coordinazione, del senso ritmico. Lanciare e afferrare: legati al processo di lateralizzazione, alla coordinazione gambe busto - arti superiori, alla coordinazione oculo - manuale. Nell afferrare il movimento delle mani deve assecondare le informazioni che provengono dall analizzatore visivo, che con la crescita questo schema diventa volontario. Nel lanciare, alla coordinazione motoria, deve associarsi ad uno sviluppo di forza muscolare. Strisciare e rotolare: strisciare è uno degli schemi che prima si sviluppa nel bambino, anche prima del camminare. Il rotolare è una situazione non abituale, che favorisce la reattività in situazioni improvvise, la conoscenza di sé in movimento e in condizioni di equilibrio dinamico vario all interno del 22

23 movimento stesso e, cosa fondamentale soprattutto per gli sport da contatto, è importante per via del contatto con il suolo con le diverse parti del corpo, cosa che molto spesso limita i bambini rallentando la loro corsa per paura di cadere a seguito di un contatto. Molto importante, nell evoluzione dello schema motorio di base del rotolare è la capriola, esercizio che con il passare degli anni è stato via via dimenticato. È una delle prime acrobazie, delle prime skills, che il bambino apprende, o che dovrebbe apprendere. Come già detto è utile soprattutto negli sport da contatto, per abituare il bambino al contatto con il suolo, per farci amicizia. La didattica deve essere proposta in maniera progressiva, inizialmente da posizione passiva su di un tappeto di gomma, per poi arrivare a farla su di un campo da gioco per poi tornare in piedi, senza un aiuto esterno. Dopo aver parlato degli schemi motori dinamici, è bene parlare degli schemi posturali statico-dinamici, che riguardano i singoli segmenti corporei da semplici (flettere, addurre, abdurre, ecc) a quelli più complessi, come la circonduzione: movimenti del capo e del busto, del bacino, degli arti superiori ed inferiori. Molto utile per queste esercitazioni l apprendimento per imitazione, simulando un qualcosa che nella mente del bambino risulti concreto (la campana, lo spaccalegna, l aereo che vola, ecc). 3 - STUDIO DEL PICCOLO ATLETA Prima di iniziare qualsiasi tipo di attività fisico-motoria bisogna precisare che il bambino non è un piccolo uomo, e considerarlo come tale sarebbe un grave errore, come quello di proporre esercitazioni spesso utilizzate in prime squadre/settore giovanile pensando che questo anticipi i tempi di crescita tecnica. Il bambino ha intensità e quantità di carichi di lavoro differenti dall uomo, così come il linguaggio e la comunicazione da utilizzare sono completamenti diversi a seconda dell età. Ogni bambino ha un proprio talento, un proprio modo di porsi, di parlare, di ascoltare; ogni bambino ha sogni diversi, esigenze diverse. Ogni bambino ha una sua chiave di lettura. Potremmo trovarci di fronte un bambino tecnicamente portato per il calcio con una coordinazione sviluppata ed un bambino tecnicamente più indietro: è impensabile proporre a i due bambini lo stesso tipo di esercitazione senza arrecare 23

24 danno nella crescita del singolo; così come avremo bambini introversi e bambini estroversi: è impensabile avere una gestione affettiva e caratteriale simile per entrambi i bambini. Quindi le caratteristiche psico anatomo - fisiologiche del bambino sono importanti per capire come programmare l allenamento. Come già anticipato, e come affermato dal Prof. Sergio Dugnani, docente di Scienze del Movimento dell Università di Milano, due ragazzi su tre non riescono ad eseguire una capriola; questo è dovuto alla condizione di sovrappeso in cui, al giorno d oggi, si trovano i bambini e alla scomparsa di attività sportiva e del gioco da strada, che provoca un ritardo di sviluppo motorio, cognitivo e sociale nel bambino. Non praticando attività sportiva il livello di mineralizzazione delle ossa si abbassa, la muscolatura non sarà abbastanza tonica comportando danni a livello posturale. Bisogna tenere presente che nel corso dello sviluppo, nel bambino, le principali ossa dell apparato locomotore e di sostegno sono formati da cartilagine, e quindi in fase di ossificazione; le ossa sono particolarmente sensibili ai carichi meccanici; ogni bambino ha un suo carico di allenamento, determinabile in base all età biologica: che è diversa da quella cronologica in quanto, come già detto, ogni bambino ha un proprio tempo di crescita che può essere graduale o improvviso. L età biologica può essere stabilita tramite bone age (età ossea tramite esami clinici) o più semplicemente con il calcolo, approssimativo, dell indice di BMI (Body Mass Index) o indice di massa corporea: calcolabile tramite la formula: Risultato da utilizzare per individuare l età biologica dalla seguente tabella: Inoltre, ciascuna classe di maturazione (A1, A2, ecc) prevede diversi obiettivi in relazione allo sviluppo delle capacità motorie: 24

25 (tabelle estrapolate da: L allenamento fisico nel calcio Cap. L allenamento del calciatore in età evolutiva di Piero Congedo) È importante che il bambino rientri nel suo range perla sua giusta crescita. È importante avere obiettivi programmati per fasi di età, in modo da svolgere un allenamento coerente per la categoria che si allena. Per questo bisogna conoscere le fasi sensibili. Le fasi sensibili sono momenti di crescita dove il bambino è più sensibile, più propenso, a ricevere stimoli relativi ad un determinato aspetto come le capacità coordinative (fondamentali in una fase iniziale), la forza/potenziamento muscolare (successivo allo sviluppo), capacità cognitive (fondamentali in ogni momento), come si può evincere dalla tabella che segue: 25

26 Soffermandoci sulla categoria facente parte al campo studio (primi calci/pulcini), tra i 6 e i 10/11 anni (prima età scolare), in questo periodo avremo rapidi progressi della capacità di apprendimento motorio essendo il bambino molto vivace, con una limitata capacità di attenzione oltre ad un incremento delle capacità condizionali, che devono sempre essere allenate: il bambino, corre, salta, rotola, ecc e tutto questo comporta lo sviluppo di capacità condizionali come la forza, la resistenza e la velocità. È importante per un istruttore conoscere i limiti condizionali di un bambino utilizzando come misuratore l intensità che il bambino esprime in allenamento e valutarne il suo decremento. A questa età avremo una ridotta capacità anaerobica, quindi sarebbe poco utile proporre esercizi di forza statici, prediligendo esercizi di forza rapida o di resistenza alla forza rapida o prendere in considerazione un allenamento propedeutico alla forza con rapporto tra durata e recupero dovrebbe essere di 1:2. 26

27 Secondo il Prof. Piero Congedo la Classe A1 (6 11 anni) dovrebbe avere come obiettivi: Apprendimento e consolidamento schemi motori di base: strisciare, rotolare, afferrare, arrampicarsi, correre, lanciare, saltare; Apprendimento capacità coordinative: combinazione, differenziazione, equilibrio, orientamento, ritmo reazione, trasformazione. I metodi di allenamento, invece, dovrebbero comprendere: Giochi di scavalcamento, rotolamento, arrampicate, esercizi di combinazione mani-piedi; Salti ritmici con la corda, gare di raccolta e lancio frontale/dorsale, da in piedi, da seduti con la palla medica di 1/3 Kg); Giochi di opposizione. Importante la sensibilizzazione con l attrezzo (la palla): importante lavorare sul dominio palla. Il bambino a quest età è egocentrico, vuole un rapporto a tu per tu con la palla ed è giusto che questo avvenga, soprattutto se parliamo di bambini che per la prima volta si stanno affacciando a questo sport. Il bambino deve essere libero di sperimentare questo rapporto e di accrescerlo; deve scoprire le diverse superfici del piede che possono entrare a contatto con l attrezzo (pianta, collo piede, interno piede, tacco, ecc), cosa può fare con questo contatto (spostare la palla, passarla, calciarla, schiacciarla, alzarla, ecc); questi sono tutti gesti che con il passare del tempo devono diventare automatismi per il bambino, accrescendo questo rapporto fraterno che andrà a crearsi con la palla. È importante quindi che il bambino debba possedere o acquisire questi prerequisiti e schemi motori (camminare, correre, saltare ecc) soprattutto nella categoria Primi Calci, che poi si evolveranno in capacità coordinative speciali (come l equilibrio, orientamento spazio-temporale e differenziazione) nella categoria Pulcini. Bisogna tener presente che la preparazione fisica del bambino non deve essere copiata dagli adulti. Molto spesso istruttori di scuola calcio, soprattutto nel caso in cui abbiano una squadra dal valore tecnico elevato, tendono a proporre esercitazioni solitamente proposte ad annate di categorie superiori, anticipando i tempi ed eliminando il fattore gioco/divertimento e dando importanza ad una fase prettamente atletica con bambini che non hanno raggiunto la piena conoscenza del loro corpo e 27

28 il completo consolidamento degli schemi motori e delle capacità coordinative, anticipando i tempi e perdendo alcuni momenti di crescita della fase sensibile. L allenamento deve comportare si un accrescimento del bagaglio calcistico, ma dovrebbe mirare principalmente all educazione motoria per la crescita armonica e la padronanza del proprio corpo. Tutto questo dovrebbe essere proposto in forma ludica Le capacità coordinative e le caratteristiche fisiologiche nelle fasi sensibili La coordinazione nel bambino deve essere sviluppata ed allenata costantemente, e il periodo ideale è l età scolare corrispondente alle categorie Primi Calci/Pulcini. L apprendimento sarà più rapido se proposto in forma ludica e con diversi stimoli, accrescendo così il bagaglio motorio del bambino. Bisogna suddividere le capacità coordinative in Generali e Specifiche; rientrano nelle capacità coordinative generali: Apprendimento motorio: capacità di apprendere nuovi gesti e movimenti, malleabile durante l età scolare; Capacità di controllo motorio: capacità di controllare il movimento in funzione del movimento o dell esercitazione, si sviluppa tra i 6 e i 7 anni e migliora nel momento in cui il bambino recepisce i feedback del proprio movimento; Capacità di adattamento e trasformazione del movimento: capacità di adattare o trasformare il movimento prestabilito con inattesi e improvvisi interruzioni e/o cambiamenti di schemi motori altrettanto efficaci (capacità che si sviluppa in parallelo alle precedenti fasi). Tra le capacità coordinative speciali avremo: Capacità di accoppiamento e combinazione dei movimenti: capacità che permette di collegare tra loro le abilità motorie già precedentemente acquisite; Capacità di coordinazione oculo - muscolare: capacità del cervello di riuscire a compiere un movimento regolato da fattori esterni; Capacità di differenziazione spazio-temporale: è la capacità dell individuo di spostarsi nello spazio in rapporto con oggetti o persone circostanti; 28

29 Capacità di equilibrio: è la capacità di mantenere il corpo in una data posizione. L equilibrio è presente in ogni tipo di movimento, dinamico o statico che esso sia; Capacità di orientamento: capacità di muovere il corpo nello spazio e nel tempo; Capacità di ritmo: capacità che permette di organizzare i movimenti in maniera più armonica e fluida possibile, dato da un corretto dosaggio di tempi ed intensità; Capacità di reazione: capacità di rispondere agli stimoli con l azione motoria più rapida ed adeguata alle circostanze. Potremmo avere stimoli semplici (se già conosciuti) o complessi (se imprevedibili); Capacità di trasformazione: capacità di cambiare un azione prefissata. Bisogna, inoltre, tener presente che il bambino, sotto il profilo fisiologico, è diverso dall adulto: avendo dimensioni inferiori ed con organi interni di dimensioni più ridotte, tra tutti il cuore, che per compensare una più ridotta gittata sistolica, mantiene un battito più veloce (tra i 6-10 anni 95 batt./min circa) ed una frequenza cardiaca massima più alta (215 batt./min. circa); quest ultima resta costante durante la fase pre - puberale, con ciò, sembrerebbe, che non sia vincolante nel miglioramento dell attività aerobica. Bisogna fa presente che, nonostante la frequenza cardiaca massima sia alta, questa frequenza non compensa il basso volume sistolico. Inoltre, i bambini ricevono un più elevato volume di sangue arterioso ai muscoli rispetto agli adulti dovuto ad una elevata concentrazione di O 2 (ossigeno) tra sangue arterioso e venoso (DAV- Differenza Artero-Venosa). In merito ai valori di ventilazione massima bisogna tenere in considerazione che un bambino di 5-6 anni presenta valori come l/min rispetto ai l/min dell adulto, oltre ad essere caratterizzata da una minor profondità di respiro nel bambino, il quale necessita di un numero più elevato di atti respiratori. Infatti, durante l allenamento si potrebbe notare nel bambino uno stato di tachipnea, dovuto semplicemente ad alta intensità dell esercizio. 29

30 3.2 - La capacità aerobica Per quanto sopra, si può affermare che la capacità aerobica aumenta con l età. Secondo diversi studi (Bar-Or nel 1983 e Krahenbuhl, Skinner e Kort nel 1985) il miglioramento della capacità aerobica è simile fra donna e uomo, con lievi variazioni durante il periodo pre - puberale, dove il VO2max (massimo consumo di ossigeno) può avere incrementi di circa 190 ml/min fra gli 8 e i 12 anni, comportando un miglioramento di circa il 50%. Durante la pubertà le femmine (tra i 12 e i 14 anni) raggiungono il loro picco massimo di miglioramento della capacità aerobica, diversamente dai maschi, i quali migliorano fino all età di anni (Cerretelli). All età di 8 anni, in realtà, le bambine hanno un valore medio di VO2max di 50 ml/kg/min che scendi a 40 ml/kg/min verso i 15 anni. Questa differenza è dovuta soprattutto sono dovute alle variazioni corporee dovute all aumento della massa grassa nelle bambine, come conseguenza della maturazione. Secondo alcune ricerche, tuttavia, collegando i valori di VO2max con il volume muscolare degli arti inferiori, le differenze sono quasi nulle. Questo è confermato da lavori in merito al comportamento del VO2max/Kg, rapporto utilizzato come indice di potenza del lavoro. Secondo queste ricerche, se i bambini eseguono un allenamento aerobico 3/5 volte a settimana con un attività continua di almeno 30 minuti per 12 settimane, è probabile che si avrà un miglioramento della VO2max dal 5% al 25%. I bambini in età pre - puberale, sottoposti ad allenamenti costanti, riescono a migliorare il proprio VO2max, ma non sarà paragonabile al miglioramento dell adulto che effettua un programma di allenamento sulla resistenza aerobica. Con ciò si può concludere che l allenamento aerobico è allenabile durante la fase puberale, soprattutto nei maschi. Bisogna tener presente che, nel bambino, i miglioramenti della VO2max non debbano accrescere per via dell allenamento, ma devono essere dovuti ad un efficienza meccanico-coordinativa. Infatti, durante la fase pre - puberale si assiste ad un continuo e veloce aggiustamento della coordinazione motoria dovuta all aumento delle dimensioni corporee. 30

31 3.3 - Il metabolismo anaerobico Come già visto precedentemente, calciare, saltare, correre, afferrare, arrampicarsi ecc. sono fondamentali per il miglioramento degli schemi motori di base nel bambino, utili per un allenamento di tipo anaerobico. Potremmo dire che questo genere di attività possono essere definite come un comportamento psicologico oppure una predilezione per l attività anaerobica. Infatti, gli sforzi di breve durata sono limitati, diversamente da quanto potrebbe sembrare a primo impatto. La comprensione metabolica muscolare del bambino non è stata molto approfondita finche non se ne sono occupati nei primi anni 70 vari professori (Eriksson, Saltin, Gollnick), i quali iniziarono ad utilizzare tecniche di biopsia muscolare nei bambini. Inoltre, alcuni autori, suggerirono l esistenza di un potenziale rapporto tra metabolismo anaerobico muscolare e la maturazione fisica che, tuttavia, ad oggi non è sempre dimostrabile. La capacità di glicolisi anaerobica, nel bambino, è limitata fino all età post-puberale, in quanto c è un funzionamento limitato degli enzimi glicolitici. Infatti, secondo Eriksson, i ragazzi tra gli 11 e i 13 anni hanno la metà degli enzimi PFK (Phosfo Frutto Kinasi) rispetto agli adulti, limitando il metabolismo anaerobica del bambino, il quale potrà contare principalmente su quello aerobico. Inoltre i bambini presentano una bassa attività della LDH (lattato deidrogenasi), enzima utile al metabolismo dell acido lattico Considerazioni fisiologiche e misure antropometriche nelle fasi sensibili Bisogna tenere in considerazione che il metabolismo anaerobico e quello aerobico, nel bambino, non sono da considerarsi due entità separate, ma risultano essere in contatto tra loro sia nell età adulta che negli anni subito precedenti la pubertà. Ovviamente bisogna tener presente che l attività aerobica è quella maggiormente idonea all attività fisica del bambino nella fase pre - puberale, proponendo esercitazioni ludiche e divertenti che stimolino l apprendimento e tenendo presente le caratteristiche anatomo fisiologiche dei bambini: 31

32 Standard per la crescita staturo - ponderale Età Peso in Kg Altezza in cm 5 Da 19,67 a 21,44 Da 111,4 a Da 22,02 a 23,88 Da 117,4 a 121,9 7 Da 24,53 a 26,65 Da 123,4 a 127,6 8 Da 27,42 a 29,84 Da 129 a 133,1 9 Da 30,71 a 33,18 134,6 a 138,6 10 Da 34,02 a 36,59 Da 139,9 a 143,6 11 Da 37,52 a 40,57 Da 144,8 a Da 41,73 a 45,77 Da 150,5 a 155,5 A. Luciano, G. Zoppi, F. Bressani della cattedra di Pediatria Università di Verona È importante, già da bambino, monitorare il peso ed educandolo ad una corretta alimentazione, non per questioni di estetica, ma di salute. L eccessivo peso comporterebbe uno sviluppo non regolare, l insorgere di malattie (come l obesità e diabete). È importante che genitori ed istruttori collaborino monitorando l educazione alimentare del bambino fin da subito. È importante, durante la stagione sportiva, effettuare diversi bilanci di salute calcolando il BMI del bambino (almeno 3 volte durante la stagione sportiva). Bisogna tener presente che tra i 3/5 anni avremo un ingrossamento somatico, tra i 5/7 anni un allungamento strutturale e tra gli 8/11 anni avremo un aumento ponderale, sottolineando questo periodo ottimale per lo sviluppo della motricità Il profilo psico-motorio Bisogna tener presente che, se pur il calcio è uno sport di squadra, il bambino nei primi anni non accetta la presenza del compagno dato il suo stato di egocentrismo, non accetta il fatto di dover passare il suo giocattolo al compagno e quindi privandosi di esso. Per questo non si dovrebbe lavorare su concetti di tattica quando si lavora con bambini più piccoli, in quanto la presenza del compagno è vista come un potenziale nemico. 32

33 Nella categoria Piccoli Amici (6/7 anni) il bambino è esuberante, dinamico con una bassa soglia di attenzione. Per questo dovrebbero essere proposte esercitazioni quanto più ludiche catturando la loro attenzione prevedendo poche regole ma chiare. Per quanto concerne il tipo di attività, utile sarebbe la pratica del multi sport così da poter lavorare su più schemi motori di base e accrescere la capacità coordinativa del bambino e avvicinandolo alla conoscenza con l attrezzo (la palla) e alla sensibilizzazione del contatto con essa con le diverse parti del corpo. Nel corso del tempo il bambino inizierà a capire la presenza del compagno di squadra e la sua utilità nel gioco. Nella categoria Pulcini, invece, il bambino tenderà a socializzare, seguendo con più attenzione l istruttore in quanto viene individuato come la persona che potrà accrescere le sue abilità tecnico/calcistiche riconoscendo in lui la leadership e volendolo emulare e cercando approvazione da tale figura. Il momento gioco avrà come tema la sfida e l obiettivo di vincere contro l avversario sia come singolo e sia come squadra andando ad avere la consapevolezza che ha bisogno dell aiuto del compagno di squadra per vincere la sfida. Tutto questo deve essere manifestato da parte dell istruttore nel modo più sano possibile, senza avere preferenze su di un gruppo o su determinati bambini, facendo in modo che tutti i bambini possano vincere una sfida per sentirsi realizzati. Si potranno presentare esercitazioni analitiche e di tecnica individuale iniziando con il dominio palla e quindi perfezionando la sensibilizzazione con l attrezzo. Molto importante lavorare sulla bilateralità. Man mano che si va avanti con le varie fasi della categoria Pulcini, il bambino dovrà iniziare ad avere consapevolezza del concetto di spazio e orientamento delineando i concetti di attacco e difesa e sviluppando principi di tattica individuale e di tecnica di base, passando poi per lo sviluppo dell equilibrio e della rapidità Le fasi sensibili di Martin Come già detto, è importante tener presente le fasi sensibili, senza anticipare o tardare i tempi di crescita del bambino secondo il miglior margine di allenabilità e miglioramento nelle diverse età. Il bambino deve sentirsi gratificato e deve essere consapevole dell accrescimento delle sue abilità calcistiche e non. 33

34 Dopo vari studi, Martin sviluppò una tabella dove gli aspetti in considerazione sono le capacità coordinative, le capacità condizionali e quelle affettivo - cognitive. Secondo Martin le capacità coordinative devono essere sviluppate tra i 5/6 anni, è questo è utile per creare una base nel bambino per poi sviluppare tutte le altre capacità. In questa fase il bambino è come una spugna ed apprende al massimo delle sue capacità. Per questo è essenziale capire l importanza di questi momenti. In altre parole: la conoscenza delle fasi sensibili permette di avere il miglior risultato con la minima spesa oltre ad essere un continuo stimolo per il bambino in quanto si sentirà gratificato nel notare il suo miglioramento e non subirà stress funzionali o emotivi derivati da lavoro non idoneo o per via della frustrazione di non esserci riuscito. Inoltre bisogna sempre prendere in considerazione l età biologica del bambino, partendo dal presupposto che ogni bambino ha una diversa chiave di lettura e tenendo sempre a mente che il calcio è per tutti i bambini, e non solo per quelli più bravi. 4 - LA METODOLOGIA DELL ALLENAMENTO NELLE FASI SENSIBILI Metodologia e didattica sono alla base del processo di insegnamento. Non si può definire un metodo perfetto di insegnamento rispetto ad un altro. Ogni istruttore ha un suo metodo o si basa ad un metodo già esistente al quale apporta delle modifiche secondo le sue esperienze o secondo l ambito in cui si trova. Secondo il mio parere è importante quale metodo utilizzare, l importante è crederci. Bisogna tener presente che alla base di tutte le metodologie troviamo il metodo induttivo (dove l istruttore stimola il bambino senza fornire indicazioni precise lasciando a quest ultimo il compito di trovare una soluzione) ed il metodo deduttivo (dove l istruttore da indicazioni al bambino per filo e per segno mettendo all opera quanto vorrà che i bambini facciano e trasmettendo le sue conoscenze). Questi due metodi, per quanto sono contrapposti, rappresentano due facce della stessa moneta ed insieme sono molto utili: di solito si utilizza il metodo deduttivo nelle esercitazioni analitiche, mostrando al bambino il gesto tecnico e svolgere, mentre il metodo induttivo viene utilizzato nelle esercitazioni situazionali. 34

35 4.1 - Il metodo a fasi Il metodo a fasi è senza dubbio la metodologia più diffusa nelle scuole calcio italiane. Esso comporta la suddivisione dell allenamento in più fasi, rendendolo un metodo ad hoc per il bambino, in quanto viene data priorità alla parte ludica con un determinato obiettivo tecnico perseguito per tutta la durata dell allenamento. È proprio da qui che parte la programmazione dell allenamento: si individua un obiettivo tecnico generale (es. finta e dribbling o, meglio, guida della palla finalizzata al superamento dell avversario) e successivamente l obiettivo operativo (finta e dribbling frontale). Solitamente viene diviso in 5 fasi dove avremo: la parte di gioco iniziale (dove deve avere contenuto prettamente ludico), la parte di esercitazioni (dove andremo ad allenare) un gesto tecnico, parte situazionale (dove verrà applicato l obiettivo tecnico alla situazione di gioco), gioco a tema (partite vincolate da un giochino con finalità inerenti l obiettivo tecnico) e, in fine, partita. La durata di ogni fase è decisa dall istruttore, scelta che non deve essere rigida. L istruttore dovrebbe auto-valutare l efficacia dell esercitazione ed essere pronto ad intervenire al momento in caso in cui i risultati non siano sufficienti. Per questo l istruttore deve avere un ottimo senso di problem solving. È importante passare gradualmente da proposte facili per poi passare a quelle più complesse, prediligendo l aspetto ludico e inserendo il bambino al centro del processo. L organizzazione dello spazio di allenamento è rappresentata da più quadrati, all interno dei quali si cerca di passare da una fase all altra, utilizzando la stessa struttura ed andando a creare un area dove l istruttore entra in contatto con i bambini che occupano un determinato quadrato e questo favorisce lo sviluppo di una profonda relazione con ognuno di loro. Si cerca sempre di proporre i giochi di strada in quanto permettono di proporre attività libere utili alle richieste di adattamento fisico, affettivo, tecnico, educativo, tecnico emotivo e cognitivo. Bisogna precisare che: nel momento in cui la parte situazionale risulti difficile da capire per i bambini, si organizza un situazionale agevolato dove, dopo aver superato i primi ostacoli ed aver capito l esercizio, si potrebbe tornare sull esercitazione situazionale. 35

36 4.2 - Esempi di allenamento Nel corso delle mie esperienze ho sviluppato un tipo di metodologia organizzata a fasi. Queste fasi non sempre sono determinate e/o standardizzate. Spesso il numero di fasi dipende dal valore tecnico del gruppo allenato o dal livello cognitivo del gruppo. Nelle categorie Primi Calci/Pulcini, secondo le mie esperienze, i bambini calcisticamente più avanti sono coloro che hanno capacità motorio - coordinative sviluppate e un alto livello cognitivo. D'altronde, considerando il possibile sviluppo futuro, l aspetto motorio coordinativo e l aspetto cognitivo sono il preludio della parte atletica e tattica del calciatore del domani. Tutto queste deve sempre essere accompagnato da uno sviluppo della parte tecnica e della sensibilizzazione con l attrezzo, in quanto il calcio non deve essere solo aspetto atletico, ma è anche fantasia e conoscenza del saper fare con la palla. Tendenzialmente programmo una seduta di allenamento in 4 fasi, dove seguo una progressione didattica nell esercitazione avendo un obiettivo tecnico di base o di tattica individuale primario accompagnato da vari obiettivi secondari che comportino sviluppo sotto diversi aspetti, come, emotivo - relazionali, affettive, tattico, motorio. È importante anche lavorare sull economicità del tempo, eliminando il più possibile tempi di attesa troppo lunghi o file troppo lunghe, soprattutto in caso di gesti tecnici dove la ripetizione comporta l automatismo. Un concetto fondamentale è anche il lavorare ad un alta intensità e ritmo tenendo conto del limite di sopportazione di ogni bambino. Lavorare a ritmi ed intensità alte comporta una miglior condizione prestativa del bambino, tenendo presente che nel momento in cui il bambino dovesse fermarsi, deve fermarsi. Lavorando con questi concetti ho notato che la soglia di attenzione del bambino aumenta, ma è essenziale che l esercitazione non risulti monotona e inutile per il bambino. Inoltre bisogna tenere in considerazione il fatto che spesso i bambini arrivano al centro sportivo dopo aver passato un intera giornata a scuola e quindi psicologicamente stanchi, vogliosi di divertirsi e chiudere al meglio la giornata, perché l allenamento deve rappresentare innanzitutto una valvola di sfogo, un momento di educazione motoria e di formazione educativa. 36

37 Negli ultimi anni, avendo spesso bambini che arrivano al campo prima rispetto all orario di inizio, ho introdotto il culto della corda : il salto della corda comporta nel bambino molteplici benefici: resistenza, flessibilità, coordinamento, psicomotricità, prevenzione di infortuni, riflessi ed equilibrio. Tutto questo è unito al filo logico che ogni attività svolta da bambino dovrebbe avere: il Divertimento. La corda permette di lavorare su tutti questi aspetti portando il bambino ad auto-migliorarsi divenendo l allenatore si se stesso. Durante l anno calcistico organizzo mini tornei dove, con l aiuto dei genitori, ricevo video dei bambini impegnati a saltare la corda. Tra tutti gli aspetti sopradescritti, quello che più emerge è l autogestione dell esercizio, dove molto spesso, il bambino, utilizzando telefoni o computer, in piena autonomia, cerca skills da imitare, in piena autonomia. Inoltre, è chiaramente evidente la felicità ed il senso di realizzazione che i bambini raggiungono nel momento in cui riescono ad incrociare la corda mentre la saltano. Tornando alla seduta di allenamento, solitamente, divido la seduta di allenamento in 4 fasi: 1 a Fase: Attivazione - esercitazioni combinate di sviluppo delle capacità coordinative e tecniche; 2 a Fase: Esercitazione tecnica dinamica o analitica; 3 a Fase: Esercitazione situazionale, spesso questa fase potrebbe essere dilazionata in una parte Pre - situazionale o Agevolata, dove si propone un esercitazione meno complessa o con un avversario passivo, per poi passare ad un esercitazione più completa che proponga piccoli momenti di gioco il quanto più realistici possibili; 4 a Fase: Partita a tema/partita. Ogni seduta di allenamento viene da me denominata come Z1 (Zona 1) quando si lavora su di un concetto di costruzione dal basso, Z2 se si lavora su di un concetto di possesso palla e gestione del gioco e, in fine, Z3 quando la finalità dell allenamento è mirato alla finalizzazione in porta. Inoltre, spesso, eseguo allenamenti in Z1-Z2 37

38 quando lavoro su di un concetto di costruzione dal basso per poi arrivare al possesso palla o Z2-Z3 quando il possesso palla deve essere poi mirato a concludere l azione con il tiro in porta. Di seguito propongo una mia seduta di allenamento tipo dove, con un annata di Pulcini 2 anno, avevo come obiettivo il principio di tattica individuale dello smarcamento. Sono dell idea che è essenziale dare un nome ad ogni cosa spiegata e nel preparare il bambino da un punto di vista didattico spiegando concetti di gioco semplici (come palla coperta/ scoperta, zona luce/ombra, dentro/fuori, lungo/corto, caviglia dura/morbida, marco/copro ecc) in modo da essere agevolato nel corso della stagione nel momento espositivo dell esercitazione e andando a dare un nome e quindi a concretizzare un determinato concetto calcistico nel bambino. Nella 1 a fase di Attivazione strutturo esercitazioni combinate di sviluppo delle capacità coordinative e tecniche dove l obiettivo primario deve essere il Divertimento. È essenziale far coesistere la parte ludica con l obiettivo della seduta. Nella 1 a fase esposta, la seduta di allenamento era strutturata su principio di tattica individuale dello smarcamento, dove la partenza è data dalla chiamata dell istruttore il quale chiamerà prima un colore (rosso o blu) e poi un numero (che corrisponde al numero dei coni da 1 a 4). Le coppie di bambini per ogni lato dovranno da prima effettuare una corsa verso il cinesino del colore chiamato dall istruttore, per poi effettuare un cambio di direzione verso il numero di coni indicato per poi andare al cinesino del 38

39 colore in precedenza chiamato dall istruttore. È importante il momento sfida chiedendo ai bambini di arrivare prima della coppia avversaria. In questo modo si sfrutta il fattore di psicocinetica andando a lavorare anche sotto l aspetto cognitivo del bambino, oltre al senso di prevaricare sull avversario e di vincere insieme al suo compagno. Ho sviluppato molteplici varianti di questo esercizio come ad esempio quello di chiamare prima il numero e poi in colore del cinesino, come far correre i bambini a coppia effettuando una carriola. Un altra variante, molto ludica, sarebbe quella di mettere due bambini (uno per lato) che con la palla devono colpire gli avversari quando percorrono la zona dei coni. Questa esercitazione con tutte le sue varianti è molto apprezzata per i bambini oltre a lavorare su concetti di smarcamento, cambi di direzione, velocità, inoltre si potrebbe introdurre l utilizzo della palla per ogni bambino, nel caso in cui si volesse lavorare sulla conduzione. Nella 2 a fase di esercitazione di tecnica dinamica o analitica si andrà a lavorare sulla ripetizione del gesto o del principio in modo da renderlo in automatismo per il bambino, andando a correggere i tempi, le posture, il lavoro sulla bilateralità. In questa seduta (smarcamento) ho lavorato su un rombo dentro/fuori dove avremo due partenze a specchio con due giocatori che effettuano una corsa di smarcamento e due giocatori che effettueranno il passaggio. Al via dell istruttore i due giocatori con palla partiranno in conduzione verso il cono di fronte a loro per poi effettuare un cambio di direzione dove ci sarà il compagno che avrà effettuato una corsa di smarcamento per poi mettersi in posizione a specchio per ricevere il passaggio smarcandosi rispetto al cono per poi servire il compagno che si sarà smarcato a sua volta dal lato opposto rispetto a dove a ricevuto palla. In questo modo avremo due palloni che girano su i lati esterni del rombo. È importante, soprattutto per i bambini che effettueranno le corse di smarcamento, lavorare sul concetto di corro e guardo il 39

40 mio compagno, essenziale per lo smarcamento oltre alla distanza dal cono/avversario e alla postura del corpo per la ricezione e il passaggio; inoltre è importante, dopo aver effettuato il passaggio, attaccare forte lo spazio interno del rombo per tornare a posto. Importante lavorare sulla bilateralità facendo girare la palla sia in senso orario che antiorario permettendo di lavorare sia sul piede debole che su quello forte. Qui si può chiedere, inoltre, di effettuare, per coloro che dovranno eseguire la corsa di smarcamento, un contro movimento dentro/fuori. Nella 3 a fase di esercitazione situazionale bisogna far in modo che sia possibile portare a termine l obiettivo. Ad esempio: se nella seduta di allenamento il mio obiettivo è il tiro in porta, è poco utile inserire un 1vs1 prima del tiro in porta in quanto, statisticamente, andremo a diminuire le percentuali di possibilità di poter effettuare un tiro in porta; diverso è se l 1vs1 parte da una situazione di svantaggio per chi difende lavorando ad esempio su di un concetto di inseguimento dove la pressione dell avversario rappresenta un motivo per velocizzare la finalizzazione del tiro in porta ma non diminuisce le percentuali di portare a termine il tiro in porta. In questa seduta ho sviluppato un 3vs1+Portiere dove il giocatore in possesso palla inizia l esercitazione con una conduzione per poi giocare la palla ad uno dei suoi compagni, il quale dovrà evitare l eventuale intercetto dell avversario per poi appoggiare di nuovo la palla al giocatore che ha fatto partire l azione, contestualmente il giocatore che non ha ricevuto palla effettuerà una corsa di smarcamento per ricevere palla; in base al passaggio potrà andare in porta e calciare oppure trovare la profondità per poi crossare la palla. Ovviamente è essenziale permettere a tutti i bambini di poter provare tutte le situazioni, tra cui anche i portieri, dato che nel calcio moderno sono sempre più presenti nella costruzione di gioco oltre ad avere ottime abilità tecniche anche con i piedi. Le varianti sono molteplici come ad esempio quelle di chiedere 40

41 sovrapposizioni e contro movimenti. Il 3vs1 è motivato dal fatto che la superiorità numerica permette di poter avere più possibilità di portare a conclusione la costruzione dell azione. Inoltre, bisogna comunque porre obiettivi gratificanti per tutti, infatti, soprattutto quando strutturo esercitazioni di duelli, mi piace mettere delle porticine o delle mete dove chi difende, nel caso in cui dovesse recuperare la palla, ha la possibilità di poter effettuare il punto facendo gol/meta. Nella 4 a fase della partita/partita a tema, nel corso delle mie esperienze ho notato che le partite a tema sono utili a mettere in pratica l obiettivo della seduta, ma è importante poter dare la possibilità ai bambini della partita libera in modo da potersi esprimere al meglio senza limitarli. Nella seduta in esame la partita a tema potrebbe avere diversi temi: il gol vale doppio se preceduto da una corsa di smarcamento, oppure giocare con comodini esterni i quali dovranno cercarsi di smarcarsi in profondità per ricevere palla. Essenziale è lavorare sul servo il compagno e attacco lo spazio. In merito alla partita, che sia di allenamento o contro un avversario, è importante dare feedback positivi/stretti. L istruttore non dovrebbe telecomandare i bambini, limitandoli a quello che lui vuole e cercando di ottenere un risultato, la vittoria, a discapito di qualsiasi altra cosa. È importante fare domande al bambino, sia che l azione si sviluppi in modo positivo o in modo negativo. Ad esempio: se un bambino dribbla più avversari e fa gol, non gli si può contestare nulla, in quanto il gol e la massima esaltazione nel calcio, ma è importante affiancare al Bravo! una domanda come Cos altro avresti potuto fare?, lasciando il bambino una parte incognita alla quale lui deve dare un nome, interrogandosi e cercando di capire se oltre al gol avrebbe potuto far altro. Molto spesso capita che il bambino nelle azioni successive potrebbe effettuare un passaggio piuttosto che effettuare un tiro in porta. Questo è fondamentale in quanto non c è stato un comando diretto da parte 41

42 dell istruttore, il quale chiede solo se ci sono alternative all azione conclusa. Tutto questo è propedeutico alla creazione del giocatore pensante. In tutta la seduta di allenamento è importante l economia del tempo, cercando di concedere ad ogni esercitazione il tempo giusto, cercando di eliminare i tempi morti e prevedendo strutture dove il passaggio da una fase ad un altra si imposta spostando o togliendo qualche attrezzo senza dover costruire da zero una struttura, abbassando così soglia di attenzione e l intensità creata nell esercizio precedente. In tutta la seduta è importante la parte relazionare tra istruttore e bambino, dove cerco di avere un rapporto privo di punizioni o di rimproveri, ma cercando di far capire che l errore è fisiologico per la crescita. 4.3 Il FIFA11+ Kids e la propriocezione. Nel corso degli anni notevoli sono stati i cambiamenti apportati nel calcio: fondamentale è stato l apporto della scienza in quanto ha contribuito ad apportare i progressi fatti in termini di prestazioni e miglioramento delle condizioni di salute dei giocatori, soprattutto in ambito dilettantistico, anche a causa delle poche figure sanitarie professioniste, si è ancora carenti nella salvaguardia della salute dei calciatori, soprattutto nelle categorie più basse. Per questo motivo la Fédération Internationale de Football Association, ha lavorato all elaborazione del protocollo FIFA 11+. Si tratta di un programma completo di riscaldamento per prevenire infortuni nei calciatori dilettanti, sviluppato nel 2006 e promosso dalla FIFA a partire dal 2009 con la collaborazione del Oslo Sports Trauma and Research Center (OSTRC) e del Santa Monica Sports Medicine Foundation (SMSMF). Le evidenze scientifiche hanno 42

43 dimostrato l efficacia del programma nella prevenzione delle lesioni a carico degli arti inferiori e i benefici effetti sulla performance e sul riscaldamento. Qualche anno dopo è stato sviluppato il FIFA 11+ Kids, un programma di riscaldamento che prevede tre principali categorie di esercizi su coordinazione, stabilità del core e tecniche di caduta, dedicato ai giovani calciatori con età inferiore ai 13 anni. Uno studio in quattro paesi europei (con circa 4000 bambini coinvolti, da 7 a 13 anni di età) ha dimostrato che i bambini che svolgono FIFA 11+ avevano quasi il 40% in meno di infortuni rispetto ai loro coetanei che svolgono diversi tipi di riscaldamento e, inoltre, questo protocollo ha ridotto le lesioni gravi di oltre il 50% in quelle squadre che lo svolgono. Nel recente 5 marzo 2018 è stato pubblicato un articolo in cui 23 giocatori giovanili sono stati suddivisi in due gruppi (controllo e intervento). Il gruppo di intervento ha eseguito la FIFA 11+ per bambini 2 volte a settimana per 4 settimane; i gruppi di controllo hanno completato la loro normale routine di riscaldamento. Significative differenze tra i gruppi a favore dei giocatori di FIFA 11+ sono state trovate per il controllo posturale dinamico anteriore, posteromediale e posterolaterale, per l agilità di corsa, nell altezza del salto verticale e nella distanza di salto orizzontale. Quindi, i risultati principali di questo studio suggeriscono che solo 4 settimane di FIFA 11+ per bambini produce prestazioni fisiche migliori rispetto al riscaldamento tradizionale nei calciatori giovanili. Tutto questo rende il momento di riscaldamento utile sotto diversi profili mirati soprattutto nella prevenzione degli infortuni. Molto utile anche il concetto di propriocezione (dal latino proprius, appartenere a sé stesso) cioè il senso di posizione e di movimento degli arti e del corpo che si ha indipendentemente dalla vista. La si può dividere in senso di posizione statica degli arti e in senso di movimento degli arti. È questa una qualità fondamentale per il controllo del movimento e della stazione eretta. I recettori chiamati in causa in questa capacità di senso del nostro corpo sono i fusi neuromuscolari, gli organi tendinei del Golgi, i ricettori delle capsule articolari e i ricettori cutanei. 43

44 È importante eseguire un lavoro propriocettivo lavorando con esercitazioni mirando al fattore Gioco. Questo è essenziale per i bambini, i quali sono portati a giocare, perché attraverso il gioco possono conoscere la realtà e fare esperienze reali, ma nello stesso tempo, possono immaginare e immaginarsi in altri contesti e apprendere. Giocare è un azione che sta nel mezzo, come un cuscino fra realtà e fantasia (Winnicot) consente il passaggio consapevole al pensiero astratto. Utili sono i giochi d equilibri, i quali favoriscono lo sviluppo psicomotorio dei bambini. 4.4 Gli Small Sided Games Per Small Sided Games si intendono esercitazioni tecniche situazionali. Nascono principalmente da giochi di strada, dove bisognava adattarsi al contesto e all ambiente a disposizione, con spazi ridotti, con numeri diversi di giocatori, senza linea del fuori campo. Gli SSG sono permettono di aumentare la frequenza cardiaca, la concentrazione di lattato ematico e la percezione dello sforzo, aumentando l intensità dell esercizio rendendola come fosse una partita. Una delle prime varianti sono le dimensioni del campo, il numero di tocchi, la presenza del portiere e l incoraggiamento dello staff: un esercitazione senza portieri, con numero limitato di tocchi e incoraggiamento da parte dell istruttore comporta un alta intensità dell esercitazione. Bisogna tener presente, come detto più volte, che il bambino non ha le stesse caratteristiche dell adulto il quale ha caratteristiche fisiologiche bene diverse. Alcuni studi (Luhtanen et al., 2001) dimostrano che, in merito alla comprensione del gioco, le dimensioni del campo e il numero dei giocatori hanno un forte impatto e che esercitazioni con campi ridotti sono facilmente comprensibili dai bambini. Solitamente bambini con un livello cognitivo più basso hanno problemi a leggere le situazioni di gioco, comportando il loro allontanamento dall azione, lasciando a colore che sanno leggere l azione l incombenza di risolvere alcune situazioni tattiche. Tra l altro le dimensioni ridotte e il numero limitato di tocchi comporta che coloro che non risultano in possesso palla devono essere sempre attivi e pronti a ricevere palla o a recuperarla. 44

45 Gli SSG offrono lo sviluppo contemporaneo degli aspetti condizionali, tecnici e tattici e di collaborazione trai giocatori. Durante il periodo di lockdown, dove non è possibile effettuare esercitazioni che prevedano contatti o duelli; inoltre dato il periodo invernale, avevo esigenze di sviluppare un esercitazione dove i bambini fossero sempre in movimento, priva di duelli, con contenuti tecnici validi, ma soprattutto divertente. Così ho ideato un esercitazione sul possesso palla con l obiettivo di intercettare la palla. L esercitazione prevede due quadrati ognuno con un 3vs1 con comodino interno e due giocatori tra i due quadrati. Il primo obiettivo dei giocatori blu e quello di far un giro palla nel quadrato di appartenenza senza che il giocatore giallo intercetti la palla. Il secondo obiettivo e quello di trasmettere palla ai giocatori blu dell altro quadrato senza farsi intercettare palla da i due giocatori gialli centrali nella zona di intercetto, inoltre, la palla deve essere stata giocata da almeno due giocatori blu esterni e al comodino blu. Ogni squadra blu deve riuscire a trasmettere la palla in almeno 7 ; è importante la presenza dell istruttore il quale deve essere pronto a giocare subito una palla alla squadra blu opposta nel caso in cui l altra squadra blu ci metta troppo a trasmettere palla. Utile inoltre svolgere una gara a punti tra squadra blu (la quale farà punto in caso di completamento del passaggio senza intercetto) e la squadra gialla (la quale farà punto in caso di intercetto) in modo da incrementare la motivazione. Questo tipo di esercitazione è stata molto apprezzata dai bambini in quanto raggiunge livelli di intensità molto alta invogliandoli a dare il meglio nonostante l allenamento non si chiuda con una partita I test di valutazione Per poter effettuare un ottima programmazione,è importante verificare lo stato di sviluppo dei bambini, in modo che l allenamento proposto sia idoneo alle esigenze e 45

46 alle capacità del bambino. È importante proporre dei test nell arco della stagione sportiva almeno 3 volte, ognuno distante dalle altre per valutarne nel modo più oggettivo possibile il miglioramento. È importante che i test proposti nell attività di base comprendano attività motorio coordinative per i piccoli, test motori e tecnici per i Pulcini e test tecnici e condizionali per gli esordienti. Tra i test da proporre in tutte le categorie abbiamo: Percorso motori: il bambino parte dalla linea del via calciando verso la porticina davanti a lui larga 2m, dopodiché andrà a recuperare palla per tornare in conduzione fino alla linea del via e lanciare la palla con le mani provando a farla andare nel cerchio. Una volta lanciata la palla il bambino dovrà procedere nel percorso, da prima effettuando balzi monopodalici nei 4 cerchi per poi arrivare all asta effettuando un cambio di direzione e correndo all indietro fino alla seconda asta per poi effettuare un altro cambio di direzione, andare in sprint verso lo speed ladder effettuando 10 appoggi (uno ogni spazio) per poi arrivare alla porticina di fine, fermando il cronometro. In caso in cui dovesse sbagliare o il tiro con i piedi o il lancio con le mani, dovrà correre fino al cinesino a sinistra della linea di fine se avrà sbagliato uno dei due tiri, in caso in cui abbia sbagliato entrambi i tiri dovrà correre anche verso il secondo cono per poi tornare alla linea di fine e in quel momento sarà fermato il cronometro. Guida a 8: Sistemare 2 coni distanti tra loro 3 metri e un cerchio ad un metro da un cono con all interno un pallone. L obiettivo è quello di condurre la palla 46

47 tra i due coni formando un 8 per due volte. Il cronometro parte nel momento in cui il bambino tocca la palla e si ferma quando il bambino fermerà la palla nel cerchio. Rapidità: utilizzare uno speed ladder a 10 spazi e sistemare un cono per ogni estremità di essa distante 1m. Il cronometro parte al via dell istruttore; il bambino dovrà effettuare lo speed ladder per poi toccare con la mano il cono opposto e tornare indietro effettuando ancora la scaletta. Il cronometro si ferma quando il bambino tocca il cono di martenza con la mano. Test dei palleggi: contare il numero dei palleggi in un minuto. Il conteggio continua anche se la palla cade per terra. Ci sono diverse varinti: palleggi solo con il piede destro, solo con il sinistro, in modo alternato, con la testa, con diverse skills. È possibile effettuare test con valutazione soggettiva in merito ad abilità tecniche e capacità di gioco dando una valutazione da 0 a 5 avendo anche i ½ punti, dove 0 corrisponde a carenze del gesto tecnico mentre 5 corrisponde ad padronanza della tecnica. Con ciò è possibile valutare: Tiro in porta di collo piede: tirare in porta con palla ferma e di collo piede utilizzando una porta normale o una porticina valutando diversi aspetti come postura del corpo, rincorsa, piede di appoggio, ecc; Passaggio di interno piede: valutare scambi di passaggi tra compagni senza avversari; Guida della palla: valutare i diversi modi di conduzione del bambino; Colpo di testa: esercizio 1:1 dove un bambino lancia la palla e l altro deve colpirla di testa. Inoltre, trattandosi di attività di base, i test devono comprendere aspetti tecnici e di agilità/velocità (con e senza palla). Tra i test più diffusi troviamo: T TEST: agilità/rapidità prevede degli scatti di velocità con alternanza di momenti di accelerazione, decelerazione e cambi di direzione, il tutto cronometrato ed effettuato alla massima velocità individuale: il bambino, al via dell istruttore, dovrà effettuare uno scatto di 9,14m in avanti fino a toccare il cono posto davanti a 47

48 lui; successivamente, con passi laterali, dovrà correre verso il cono a destra distante 4,57m dal cono centrale per poi andare, sempre con passi laterali,verso il cono posto a sinistra del cono centrale, ora distante 9,14m, per poi tornare sul cono centrale e successivamente al punto di partenza in corsa all indietro. In base al tempo impiegato avremo un giudizio determinato dal tempo totale di percorrenza: < 9,5 per i maschi e <10,5 per le femmine avremo una valutazione ECCELLENTE; 9,5-10,5 per i maschi e 10,6-11,5 per le femmine sarà BUONO; tra 10,6-11,5 per i maschi e 11,6-12,5 per le femmine sarà NELLA MEDIA; infine, >11,6 per i maschi e >12,6 per le femmine avremo come giudizio SCARSO. È un test che va ripetuto più volte durante l anno rispettando sempre le stesse misure. Converrebbe proporlo a categorie di esordienti. T TEST con palla: agilità/rapidità e tecnica molto simile al precedente, con la differenza che qui avremo 4 palloni posizionati sul cappello della T distanti a 10/11m da una porta 3x2: il giocatore effettua uno scatto in avanti raggiungendo il cono centrale, si sposta lateralmente verso destra per poi calciare in porta la palla; successivamente con passi laterali si sposta verso il pallone all estrema sinistra per poi calciare in porta; continua sempre in corsa laterale verso il pallone all estrema destra e dopo aver calciato il terzo pallone, sempre con passi laterali, si porterà verso sinistra per calciare il pallone al centro per poi andare a concludere l esercizio con una corsa all indietro fino al punto di partenza. Al tempo cronometrato si 48

49 scalano 0,25 per ogni palla in rete. I due palloni a destra del cono centrale verranno calciati con il piede destro mentre i due palloni a sinistra con il piede sinistro. TEST DI HOFF: agilità/rapidità, tecnica e resistenza un percorso a circuito lungo circa 290m da eseguire con palla il quale comprende vari momenti di accelerazione, slalom tra i coni, cambi di direzione e conduzione all indietro, il tutto comportando momenti di difficoltà di gestione della palla andando, appunto, a valutare l aspetto prestativo e tecnico basato sulla guida della palla. Il giocatore dovrà percorrere più campo possibile nei 10 minuti di allenamento. Bisognerà condurre la palla per 12 metri per poi effettuare uno slalom tra 10 coni, per poi tornare a condurre superando 3 ostacoli e facendo passare la palla all interno degli ostacoli; successivamente si effettuerà un cambio di direzione di 90 ed una accellerazione di 30m per poi effettuare 6 cambi di direzione a zigzag per poi effettuare una conduzione all indietro per 10m per poi effettuare una conduzione in avanti di 15m ed effettuare un ultimo cambio di direzione di 90 per poi effettuare un accelerazione di 30m per poi arrivare al punto di partenza per poi ripartire. Ad ogni mesociclo bisogna trarre delle conclusioni per valutare se l obiettivo è stato raggiunto e così programmare il mesociclo successivo, valutando se continuare a lavorare sugli obiettivi non raggiunti o programmandone nuovi la programmazione per fasce d età Ogni attività di insegnamento deve avere una programmazione ben strutturata che prenda in considerazione il punto di partenza dei bambini e si conoscano gli obiettivi da raggiungere. L improvvisazione non è contemplata, soprattutto se parliamo di bambini, sotto ogni punto di vista. Il confronto (tra istruttore/istruttore, istruttore/responsabile tecnico, istruttore/psicologo della società) è concetto utile al miglioramento. Spesso mi capita di osservare allenamenti di altri istruttori e prendere spunto da loro, che siano più o meno esperti di me, perché credo che chiunque possa 49

50 proporre o ideare esercitazioni valide curate sotto ogni aspetto e che quello dell istruttore sia uno di quei compiti dove bisogna rubare il mestiere. È importante, da prima, avere un organizzazione societaria, dove verrà inserita la metodologia di insegnamento, gli obiettivi, la didattica e l organizzazione strutturale e logistica. Dopo di ché si dovrebbe stilare una programmazione in base alla categoria andando a programmare attività calcistica ed extra calcistica quali eventi, incontri con i genitori, feste con i bambini ed altro. È importante strutturare il raggiungimento di obiettivi nel tempo, esempio il mesociclo, e valutarne il raggiungimento o meno, effettuando un analisi critica, non sul raggiungimento o meno degli obiettivi del bambino, ma effettuandola su noi stessi, sull esercitazione proposta, sul modo in cui essa è stata proposta ed adeguata ad ogni bambino in quanto individuo singolo facente parte di un collettivo. Nella categoria Piccoli Amici 1 Anno, sono utili i giochi sportivi finalizzati allo sviluppo motorio, oltre dover sviluppare la capacità di saper stare e giocare in gruppo, sviluppo delle capacità motorie di base e miglioramento motorio attraverso il multi- sport. Nella categoria Piccoli Amici 2 Anno, bisogna avviare un processo di specializzazione degli schemi motori di base come condurre la palla, palleggiare, calciare, senza vincolare il bambino e cercando che si esso stesso libero di sperimentare il tutto al meglio, senza veri e propri obiettivi di tecnica specifica, accompagnandoli verso il gioco 5vs5. Bisogna tener presente che a questa età il bambino è molto piccolo oltre ad essere molto egocentrico. Per lui la palla è il suo giocattolo e in quanto tale non è sempre detto che voglia condividerla con gli altri. Per questo è la categoria migliore per poter allenare la sensibilizzazione con l attrezzo, diversamente dal passaggio. Nella categoria Pulcini 1 Anno, si potrà introdurre il concetto di abilità tecnica e la sua esecuzione. Miglioramento del gioco 5vs5 senza grossi vincoli collettivi, facendo in modo che il bambino dia libertà alle sue caratteristiche individuali e a i suoi talenti, i quali verranno approntati al gioco 7vs7. Nella categoria Pulcini 2 Anno, i bambini, dovranno avere una buona padronanza tecnica con doppia lateralizzazione e primi momenti di collaborazione e organizzazione di squadra. 50

51 Nella categoria Pulcini 3 Anno, invece, si dovrà incrementare la rapidità di esecuzione della tecnica e si potrà iniziare a lavorare su principi di tattica collettiva, oltre alla tecnica applicata in fase di possesso e di non possesso e posture. Iniziare a prendere coscienza di concetti quali marcatura e smarcamento, tutto questo senza limitare la loro fantasia. Si dovrebbe cercare di non specializzare il bambino nel ruolo ma cercare di individuare un attitudine (attacco, difesa, centrocampo e porta) Gli strumenti dell allenatore Molteplici sono gli strumenti in dotazione all istruttore: dal semplice cinesino alla scaletta, da cono all ostacolo. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di avere un collaboratore tecnico al quale affidavo alcuni compiti durante l allenamento, dal filmare la seduta d allenamento per poter valutare l esercitazione studiando sia i bambini che il mio operato (gesti, tono di voce, indicazioni e correzioni, ecc.), al valutare aspetti tecnici o ludici, fino al poterci dividere (soprattutto durante esercizi di tecnica analitica, in modo da poter far eseguire più volte il gesto tecnico). Oltre a strumenti da campo, è utile utilizzare anche strumenti in formato dati: è opportuno tener sott osservazione eventuali miglioramenti dei bambini, notando la loro crescita, sia fisica che tecnica, aiutandosi con numeri e grafici. Personalmente ho sviluppato un applicativo su programma Microsoft Excel dove ci sono diverse maschere: Una maschera riportante i dati anagrafici dei bambini ed eventuali indicazioni inerente il comportamento del bambino e il pensiero del genitore. 51

52 Una maschera con le caratteristiche fisiche, caratteriali, eventuali problematiche di salute o intolleranze, oltre a vari bilanci di salute e calcolo di BMI durante il corso dell anno per misurare le condizioni fisiche e poter eventualmente proporre ai genitori un intervento di un professionista quale pediatra e/o nutrizionista. Una maschera sullo schieramento in campo, dove vengono individuate le attitudini dei bambini, i punti di forza e i punti di debolezza, i ruoli dove è stato schierato ogni singolo giocatore e il piede preferito. 52

53 Una maschera con la programmazione e il numero di ogni allenamento in base al principio di gioco spiegato. Una maschera per ogni giocatore dove annotare ogni singolo dato tecnico, fotografico e anagrafico, in modo da aggiornare periodicamente le caratteristiche del bambino, divise in competenze offensive, difensive e di campo oltre ad individuare il rendimento periodico e i ruoli che potrebbe ricoprire, oltre a riassumere, alcuni dati riportati sulle precedenti maschere. 53

54 Oltre agli strumenti di cui ho parlato finora, è molto utile anche il file presenze dove segnare le presenze dei bambini agli allenamenti e alle partite il modo da programmare al meglio le sedute di allenamento. Oltre questo è essenziale programmare il mesociclo in base al gruppo che si ha: bisogna tener conto dell annata, dell età anagrafica, di quella biologica, delle esigenze di cui necessita ogni singolo bambino, da condizioni atmosferiche e sanitarie, tutto per poter organizzare una programmazione per fascia di età. Come già detto all inizio del capitolo, soprattutto nelle categorie di Piccoli Amici/Pulcini, sarebbe utile adoperare diverse attrezzature (oltre ai convenzionali cinesini), rendendo l allenamento più stimolante e più ludico, ovviamente cercando di avere un ottima gestione degli spazi e del tempo. 54

55 5 - CONCLUSIONI TEORIA E METODOLOGIA DELL ALLENAMENTO Nel corso degli argomenti trattati e data la mia personale esperienza, soprattutto in settori dell Attività di Base, nello specifico delle categorie Piccoli Amici/Pulcini è emerso che il motore che spinge l auto che trasporta i bambini verso l apprendimento è il gioco, senza limitare le voglie dei bambini, tra le tante quella di sperimentare e di capire che è un individuo singolo sempre in continua evoluzione con caratteristiche di spugna di esperienze calcistiche e non. È importante programmare allenamenti tenendo conto della fascia di età senza anticipare i tempi e senza specializzarli nel ruolo. È essenziale lavorare in progressione didattica individuando un obiettivo tecnico da allenare sul campo da gioco in un dato allenamento, partendo da una prima parte ludica, poi di tecnica analitica seguita da una parte situazionale (nel caso in cui fosse complessa aiutandosi con un pre - situazionale) ed in fine la partita. Per far questo è essenziale conoscerei limiti fisici, fisiologici e biochimici del bambino, premettendo che non sono piccoli adulti e quindi è improponibile proporre allenamenti da prima squadra. Abbiamo visto l importanza e l utilità di tutti quei giochi da strada dimenticati come la capriola, il salto della corda, arrampicarsi sugli alberi, la campana, la carriola e il multi sport siano utili per apprendere gli schemi motori di base. È stata affrontata l importanza dell aspetto coordinativo, il quale con il passare del tempo diverrà la preparazione atletica e tecnica del bambino, e l aspetto cognitivo, allenabile con esercitazioni di psicocinetica, aspetto che, in futuro, sarà propedeutico alla tattica, concetto non molto indicato da affrontare con queste categorie. Inoltre sono stati individuati i test da proporre ai bambini (quasi tutti comprendenti abilità motorio tecniche) oltre ad individuare gli strumenti e le attrezzature da me utilizzate ed utili a gestire al meglio la crescita tecnica, prestativa ed umana di questi bambini. 55

56 SISTEMI EDUCATIVI PER L INSEGNAMENTO DEL CALCIO 1 - IL PICCOLO PRINCIPE NEL CALCIO Ho deciso di utilizzare l opera di Antoine De Saint - Exupery per realizzare la mia tesi in quanto ho potuto dare un interpretazione a questo libro sotto diverse prospettive: ho letto questo libro quando ero bambino; ho letto questo libro quando ero adolescente, ho letto questo libro da adulto, interpretandolo sia come genitore e sia come formatore di giovani calciatori. L aspetto che più mi ha affascinato è proprio l interpretazione: ogni personaggio, ogni momento, ogni situazione ha un interpretazione. Altro aspetto fondamentale è la complessità latente di quest opera, ritenuta da molti un libro da bambini, mentre risulta essere un pilastro di molti programmi di studi filosofici. Dal Pilota al Re, dalla Volpe alla Rosa: dietro ogni relazione si nasconde un pezzo della nostra psiche. Probabilmente potrebbero esserci tante diverse interpretazioni ad oggi mai formulate, infatti come scriveva lo stesso autore, L essenziale è invisibile agli occhi. Sicuramente nel libro gli aspetti predominanti sono le Relazioni: esse si creano attraverso concetti di accettazione e di tolleranza, andando ad accrescere valori affettivi, come l amore e l amicizia. Per il Piccolo Principe è tutto nuovo; si trova ad affrontare un viaggio formativo che sarà utile per il suo processo di umanizzazione, il quale sarà sommerso da molteplici emozioni durante questo percorso. Importante l incontro con il Pilota, dal quale il Principe capisce quanto è importante essere bambini e quanto sia importante l accettazione da parte dell adulto del bambino, il quale dovrebbe assecondare le fantasie del bambino e non limitarlo o forgiarlo a suo piacimento. Crescendo, spesso, viene messa da parte l aspetto ludico e creativo, in quanto ritenuto inutile per la crescita dell individuo. È molto importante l incontro con il Pilota, in quanto viene creato un legame di amicizia dove, per la prima volta, il Pilota viene accolto dal suo amico il quale asseconderà le sue scelte. Sarebbe importante per ogni formatore/genitore capire questo, vedere il proprio paziente/studente/giocatore/figlio come il Pilota a 6 anni il quale avrebbe voluto 56

57 avere sostegno da parte delle persone a lui più vicine; avrebbe voluto che queste ultime lo avessero incitato a continuare con i suoi disegni. Importante anche l incontro con la Volpe: mentre la relazione Pilota/Piccolo Principe è paragonabile alla relazione Bambino/Adulto, la relazione tra Volpe/Piccolo Principe potrebbe essere riconducibile alla relazione tra pari, tra bambini. Ogni relazione amichevole è diversa da un altra, in base al tempo, all intensità che dedichiamo ad essa. L attaccamento che si sviluppa nella relazione è molto importante: la madre che assicura la sua presenza al bambino fa sì che il bambino si abitui a questo legame. È guadagnandosi la fiducia della Volpe, dedicandogli tempo e amore, che il Piccolo Principe crea aspettative al suo amico creando il legame di attaccamento. Non è una cosa tangibile, infatti, Non si vede bene che con il cuore, l essenziale è invisibile agli occhi ; questo è ciò che la Volpe dice al Piccolo Principe intendendo che non è ciò che vediamo delle persone che le rende speciali, ma il sentimento che proviamo nei loro confronti, un emozione intangibile agli occhi ma forte a livello emotivo da condizionare la vita di ognuno di noi. Ma per creare questo legame bisogna conoscere sé stessi per conoscere gli altri; bisogna ascoltarsi per imparare ad ascoltare. Fin da piccoli si cerca il bisogno di sicurezza e questo comporta la necessità di creare legami per cercare di non essere soli; è importante avere il pensiero rivolto ad una persona, perché vorrà dire che a sua volta questa persona ricambia il suo pensiero. È giusto avere un proprio individualismo (come affermava Vittorino Andreoli, membro della New York Academy of Sciences) ma è importante sentirsi indispensabili e responsabili per qualcuno. È importante vivere le emozioni e provare sentimenti. È importante vivere tutto questo con ottimismo: come succede al Piccolo Principe con la Rosa, il rapporto può arrivare ad un punto di rottura; punto di rottura che provocherà dolore/perdita, ma visto da un altra prospettiva comporterà un opportunità, una nuova occasione. Bisogna precisare, come già detto, che esistono molteplici interpretazioni di quest Opera, ed infatti la rottura con la Rosa potrebbe essere interpretata come separazione dalla dipendenza e non come rottura del rapporto; una sorta di metafora in cui il bambino/a si separa dalla mamma per continuare il suo viaggio. 57

58 Un altro personaggio fondamentale nel percorso di crescita del Piccolo Principe è il Re Monarca, il quale pensa di dominare l intero pianeta dove vive solo lui, avendo la certezza che tutti gli obbediranno. Essere sicuro di regnare su tutto, che sarebbe come dire che non regna su niente. Il Re rappresenta i bisogni dell uomo di avere l illusione del controllo, per mascherare il senso di paura e di impotenza. L Uomo Vanitoso è in cerca di ammirazione, risultando noioso e si accorge degli altri solo nel momento in cui gli viene ostentato un complimento, un segno di ammirazione, sottolineando la personalità istrionica di questo personaggio che il Piccolo Principe ammira, anche se non riesce a capire quale possa essere l utilità di questa ammirazione. L Ubriaco, che rappresenta i vizi e le fragilità dell uomo cercando di camuffarli invece di riconoscerli, accettarli ed imparare a controllarli, cosa che arreca malinconia nel Piccolo Principe. L Uomo d affari, così impegnato ed avido nel contar le stelle e così impegnato da non poter dedicare tempo al Piccolo Principe il quale non riesce a capire quale potrebbe essere l utilità di possedere tutte le stelle. Il Lampionaio, uomo ligio al dovere con i suoi comportamenti standardizzati e la voglia di rispettare le consegne impartite senza metterle in discussione e senza cercare soluzioni alternative. Il Geografo, mestiere molto interessante per il Piccolo Principe, ma questo interesse si vanifica nel momento in cui scopre che non ci sono esploratori su quel pianeta e che quindi in Geografo non sa nulla del suo pianeta. Il Geografo è importante in quanto fa comprendere al Piccolo Principe l importanza dei rapporti, specificando che i fiori sono effimeri, causando uno stato di tristezza nei confronti del protagonista il quale non può far a meno di pensare alla Rosa che ha abbandonato. Il Serpente, che pur essendo un simbolo di morte, nell opera ricopre un accezione positiva, il quale amplifica la visione del Piccolo Principe spiegando che a volte ciò che sembra un male serve a fare del bene, come la separazione dà la possibilità di fare nuove esperienze o di capire l importanza del rapporto. Il Controllore e addetto allo smistamento delle persone, secondo il quale l uomo è sempre in cerca di posti nuovi, senza sapere dove si trovi. Il Controllore ammette chela mente dei bambini è sia piena di buoni pensieri e carente di preoccupazioni, a 58

59 differenza dell uomo, il quale è sempre pronto a lamentarsi piuttosto che perdere tempo a trovare soluzioni o risposte. Il Mercante, che per risparmiare tempo assume pillole per diminuire la sete; il Piccolo Principe non capisce cosa farà il Mercante del tempo risparmiato, così come il Mercante non sa dargli una risposta, rappresentando la routine quotidiana dell uomo impegnato nella corsa contro il tempo, la frenesia, lo stress e l incapacità di inebriarsi dei piccoli piaceri quotidiani e provocando un senso di frustrazione. Ognuno di noi è stato bambino ma con il tempo ci si dimentica di esserlo stati, molto spesso si cerca di anticipare questa crescita andando a sopprimere il Piccolo Principe che è in noi e cercando di fare lo stesso con i nostri bambini, anticipando i tempi e puntando al successo. Durante il percorso del Piccolo Principe viene evidenziata la sua ingenuità, la sua la sua voglia di scoprire cose nuove ponendo domande; domande semplici alle quali, molto spesso, i vari personaggi non riescono a dare risposta, risultando così bizzarri e poco ligi alla realtà e alle cose piccole ma importanti che la vita può riservare. Quest opera è un dialogo tra un adulto ed un bambino, all interno del quale entrambe le parti percorrono una strada di crescita: il Piccolo Principe lascia la Rosa (la madre) e quello fu il primo passo per il viaggio che lo avrebbe riportato da lei, ma più arricchito di conoscenze. De Saint-Exupery vuole parlare all adulto, al bambino che risiede nell adulto, il quale, al giorno d oggi così come quando è stata pubblicata l opera, risulta essere interessato solo ed esclusivamente al suo tornaconto personale. 2 - IL MAESTRO Fin dai tempi dell antica Grecia, l uomo ha sempre lavorato sulla formazione e dell educazione del fanciullo; basti pensare alla Paideia, modello di istruzione scolastica del fanciullo, mirando anche al loro sviluppo etico e spirituale e per introdurli nella vita di tutti i giorni. Uno dei padri fondatori della Scuola Greca è sicuramente Socrate, il quale nel corso della sua vita ha sempre favorito il dialogo, non avendo mai lasciato ai posteri alcun tipo di scritto, avendo notizie in merito trasmesse da i suoi allievi, tra cui Platone. 59

60 Il metodo socratico è basato, quindi, sul dialogo come descritto da Platone: la maieutica, che letteralmente significa far partorire, nel senso di far nascere la verità dell interlocutore, considerando il fanciullo pieno. Sarà questo, quindi, il ruolo dell educatore/genitore/istruttore, aiutare il bambino a tirar fuori ciò che ha dentro di sé e che non può esternare in autonomia. Da qui il concetto di educare = trar fuori dal bambino e non considerarlo come un contenitore vuoto da riempire, riconoscendo il valore del bambino e aiutandolo a scoprire i suoi talenti. Per prendersi cura degli altri, però, bisogna prendersi cura di sé stessi e, quindi, conoscere sé stessi, il proprio io. Il processo educativo non è un trasferimento di conoscenza, ma è un percorso formativo sia per il maestro che per l allievo. Si può scegliere di educare all utile o educare alla virtù: nel primo caso si mira alla specializzazione e professionalizzazione, nel secondo caso si mira al processo di umanizzazione del bambino. Molto spesso, soprattutto in ambito sportivo, gli istruttori/allenatori educano all utile, anticipano i tempi, non cercano di raggiungere obiettivi della programmazione per fasce d età, specializzano i bambini ad un determinato ruolo, non danno la possibilità di esprimere i loro talenti, limitano la fantasia ed il divertimento, mirano a raggiungere un risultato tangibile. Educare alla virtù, invece, permette di creare l uomo buono, riconoscendo le potenzialità del bambino, lasciandolo libero di esprimersi in modo di auto-realizzarsi assumendosi le sue responsabilità; l istruttore dovrebbe essere un esempio positivo per il giovane atleta ricoprendo il ruolo di esseri etici. È importante la formazione scolastica dell istruttore, ma a quest ultimo serve un attitudine comunicativa; d altronde, come affermava Robert Baden - Powell, padre del movimento dello scoutismo Quando, nel vostro lavoro educativo, siete incerti sul modo migliore di trattare il bambino, risparmierete tempo, preoccupazioni, pensieri e vista se, invece di 60

61 studiare volumi di psicologia, consulterete la migliore autorità sull argomento: cioè il bambino, concetto espresso anche da don Milani. Bisogna costruire una relazione pedagogica, per far ciò devono avvenire quattro diversi incontri: l educatore con la propria interiorità, l allievo con la propria interiorità, l allievo con l educatore e l educatore con l allievo. Per ascoltare gli altri il maestro dovrà prima, quindi, ascoltare sé stesso; solo così potrà ascoltare gli altri. Tutto questo deve essere mosso da un motore: l amore. In conclusione: il maestro deve essere colui che partecipa al processo di umanizzazione del bambino, colui che si prende cura di sé stesso così da potersi prendere cura del bambino, mosso da un sentimento di amore verso il bambino, amore per il gioco, amore per l insegnamento. Deve essere autentico e trasparente, deve essere empatico, deve essere un esempio positivo, che non vuol dire perfetto. Deve riconoscere le vulnerabilità del bambino, le paure, le fragilità, i difetti, senza essere spinto dall esigenza di cambiarle. Deve essere pronto a mettersi in discussione e ad essere consapevole che questa relazione potrà favorire la crescita sia dell allievo che di sé stesso. 3 - LO SVILUPPO COGNITIVO Bisogna accompagnare il bambino attraverso il percorso di crescita, secondo i suoi tempi e tenendo conto di svariati fattori. Lo psicologo e pedagogista Lev Vygotskij tramite la sua teoria della zona di sviluppo prossimale (o ZSP), spiega come l apprendimento del bambino si svolga con l aiuto degli altri. Secondo Vygotskij, l educatore dovrebbe proporre al bambino problemi di livello poco superiore al suo attuale livello di competenza, in modo che il bambino, forzandosi, ed aiutato dall educatore, arrivi alla soluzione, estendendo le sue competenze. Così facendo la zona di sviluppo attuale del bambino si amplierà includendo (vedi immagine) sempre più la zona di sviluppo prossimale, quindi, riuscirà ad eseguire un compito in autonomia che prima non era in grado di eseguire. In questo modo si creerà una nuova zona di sviluppo prossimale. Così facendo si dà 61

62 la possibilità al bambino di acquisire gradualmente nuove capacità evitando il senso di fallimento. Contrapposto a Vygotskij, abbiamo la teoria di Jean Piaget (fondatore dell epistemologia genetica), secondo il quale la crescita avviene attraverso l incontro tra strategie innate e rapporto con la realtà. Egli suddivise lo sviluppo cognitivo del bambino in stadi (periodi o fasi), caratterizzando ogni stadio sulla base dell apprendimento di modalità specifiche ben definite. Piaget evidenziò quattro stadi: Stadio senso-motorio (0-2 anni): il bambino comprende in maniera limitata tutto ciò che lo circonda, escludendo i concetti astratti. Stadio pre-operatorio (2-7 anni): inizia a servirsi dei simboli, i quali hanno una somiglianza con oggetti ed eventi che essi sostituiscono. Si sviluppa, inoltre, il pensiero rappresentativo, più veloce e mobile di quello sensomotorio, rendendo possibile l acquisizione del linguaggio; in questa fase si manifestano dei deficit come: l egocentrismo, rigidità di pensiero/irreversibilità, realismo, artificialismo, finalismo e animismo. Stadio operatorio (7-12 anni): il bambino sviluppa la capacità di conservazione delle quantità numeriche, cosa che nella fase precedente era poco sviluppata. Stadio operatorio formale (12-14 anni): il bambino riesce a formulare pensieri astratti sviluppando il pensiero ipotetico-deduttivo. L idea di base della teoria di Vygotskij è che lo sviluppo della psiche è guidato e influenzato dal contesto sociale, quindi dalla cultura del particolare luogo e momento storico in cui l individuo si trova a vivere e che provoca quindi delle stimolazioni nel bambino, e si sviluppa tramite strumenti (come il linguaggio) che l ambiente mette a disposizione. Vygotskij effettuò esperimenti che lo condussero a risultati opposti a Piaget, il quale aveva una visione logica formale/matematica, partendo da un concetto di razionalità della psicologia: secondo Vygotskij il linguaggio è prima esterno e poi interno e si sviluppa attraverso l interazione sociale, per Piaget è l esatto contrario, e l accrescimento avviene per via dello sviluppo del pensiero. In merito al concetto di gioco, per Vygotskij la funzione primaria del linguaggio nei bambini e negli adulti è la comunicazione, dove quindi il primo linguaggio sarà 62

63 quello sociale, mentre Piaget sostiene il contrario, sostenendo che il gioco è la legge dell egocentrismo (almeno fino ai 7-8 anni). In conclusione, secondo Vygotskij il pensiero ed il linguaggio seguono due linee di sviluppo differenti: il linguaggio nel bambino si sviluppa per una funzione di utilità formale e successivamente diventa il linguaggio interiore, utilizzato dal bambino per sviluppare il pensiero; il pensiero, però, ha seguito un suo sviluppo: in parte si sviluppa e cresce grazie alle acquisizioni di linguaggio, in parte grazie ad altri stimoli come le immagini, i suoni e i problemi concreti da risolvere. Per Piaget, invece, il linguaggio compare solamente quando il pensiero ha raggiunto un determinato sviluppo: quando il bambino raggiunge lo stadio preoperatorio e compaiono le parole. Quindi per Piaget il linguaggio è una conseguenza dello sviluppo del pensiero, mentre per Vygotskij il pensiero e il linguaggio si sviluppano in modo diverso, pur influenzandosi a vicenda. Piaget e Vygotskij sono due tra i tanti autori che si sono occupati dello sviluppo cognitivo e le funzioni della mente, ma questi studi sono ampi e sempre in continua fase di ricerche, occupandosi di varie tematiche quali: stili cognitivi, funzioni specifiche della mente (memoria, percezione, attenzione, ragionamento), disturbi dell apprendimento, intelligenza e disabilità, studi di neuroscienza. 4 - TEORIA DELL APPRENDIMENTO SOCIALE Il passaggio dall approccio comportamentista verso quello del cognitivismo è stato segnato dalla teoria dell apprendimento sociale di Albert Bandura: questa teoria evidenzia come l apprendimento non implica il contatto diretto con gli oggetti, ma avviene tramite esperienze indirette, sviluppate attraverso l esempio di altre persone, sottolineando l impatto dei comportamenti di modellizzazione: fu fondamentale l esperimento della bambola Bobo, dove erano coinvolti bambini, sia maschi che femmine, tra i 3 e 6 anni, che inizialmente venivano portati in una sala con dei giochi. Bandura formo tre gruppi, ognuno di essi formato da bambini all interno di una sala giochi: Nel primo gruppo era presente un collaboratore di Bandura il quale con un martello picchiava la bambola Bobo; 63

64 Nel secondo gruppo (di confronto) l adulto giocava con qualsiasi gioco senza essere aggressivo con la bambola Bobo; Nel terzo gruppo (di controllo) non era presente nessun adulto. Successivamente i tre gruppi di bambini venivano condotti in una stanza con giochi neutri (automobili, animali, ecc) e giochi aggressivi (fucili, spade, bambola Bobo). Bandura notò come i bambini che avevano assistito al gruppo dove l adulto picchiava la bambola Bobo erano più propensi a manifestare comportamenti aggressivi sia verso altri bambini che verso oggetti, diversamente da quanto accadeva da i bambini presenti nel secondo e terzo gruppo. Questo dimostrò che il comportamento aggressivo dei bambini può essere modellato, cioè appreso per imitazione. Inoltre Bandura notò che il comportamento aggressivo è molto più intenso nei maschi che nelle femmine. I risultati dimostrano che non si impara solo in base a meccanismi del premio e della punizione, come sostiene il comportamentismo, ma anche attraverso l apprendimento osservativo. L apprendimento di Bandura, quindi, si basa sul concetto di modelling, cioè la modalità di apprendimento che si attiva quando un soggetto, che assume la funzione di modello, influenza il comportamento di colui che lo osserva. Collegata alla teoria dell apprendimento sociale troviamo l autoefficacia (selfefficacy) che unisce i principi del comportamentismo con quelli della deviazione cognitiva, dove l individuo è capace di simbolizzare l esperienza diretta, facendo previsioni su sé stesso che gli consentono di autoregolarsi. La capacità di auto riflessione consente alle persone di analizzare le proprie esperienze, di riflettere sui propri processi di pensiero, di generare nuove capacità di pensiero e di azione. La capacità di autoregolazione consente di dirigere e di motivare sé stessi tramite obiettivi e incentivi, in base a standard interni, restando autonomi a ogni altro fattore esterno. In conclusione, con autoefficacia si intende la convinzione di poter avere successo o di fallire in una prestazione. Con un basso livello di autoefficacia si associano spesso comportamenti di evitamento, basse prestazioni o insuccessi, mentre con alta autoefficacia, la possibilità di avere risultati soddisfacenti aumenta. Quindi chi persegue un obiettivo con tenacia ottiene prestazioni migliori rispetto a chi, pur se oggettivamente più capace, è consapevole di non riuscire. Infatti, Bandura affermava 64

65 Credere in noi stessi non ci assicura il successo, ma non credere ci assicura il fallimento. Nel corso della mia esperienza di istruttore di scuola calcio ho potuto appurare che il concetto di modelling di Bandura è fondamentale: nei bambini, il solo fatto di individuare un soggetto come suo istruttore di calcio, fa sì che quest ultimo venga messo sul piedistallo. Per questo in ogni singolo bambino nasce una visione dell istruttore come supereroe, esempio da seguire, genitore in campo. Se l istruttore è improntato sulla ricerca della vittoria, del far risultato, la squadra, così come ogni singolo bambino, saranno improntati nel raggiungere quel risultato. In caso di sconfitta nel bambino sorgerà un senso di frustrazione oltre a pensare di aver deluso il proprio istruttore: per questo l educatore non deve risultare perfetto agli occhi del bambino. L errore è fondamentale per la crescita del bambino. 5 - LA PEDAGOGIA DELL ERRORE Che l uomo debba riconoscere la sua ignoranza per raggiungere la saggezza, che la conoscenza sia un concetto indefinito che trova evoluzione nell errore e che colui che educa possa facilitare il rapporto dei suoi allievi con gli errori che commettono piuttosto che intervenire in modo punitivo ai fini di una correzione definitiva. L argomento era stato già affrontato nell Antica Grecia da Socrate, il quale aveva una visione educativa dell errore e non punitiva. Ma è solo dopo la prima metà degli anni novanta che si inizierà a parlare della Pedagogia dell Errore, grazie a Karl Popper e successivamente a Henry J. Perkinson: si inizia a parlare di criterio di fallibilità, come distintivo del processo cognitivo in contrapposizione ad un atteggiamento giustificazionista. Popper propone un approccio critico dove l errore diventa protagonista nel percorso di costruzione della conoscenza. Reuven Feuerstein sviluppò un programma di arricchimento strutturale agli errori, per sottolineare la loro funzione come fonte di pensiero critico consapevole. Questi test contenevano intenzionalmente errori. La natura oggettiva degli esercizi rendeva lo studio poco minaccioso per lo studente. Dopo aver acquisito una pratica sufficiente nell identificazione delle cause di errore su queste pagine, lo studente mostrava prontezza e la capacità necessaria per applicare lo stesso approccio critico al proprio lavoro. Così lo studente avrà consapevolezza che l errore non è da 65

66 considerare negativo e che conoscerlo aiuta a stare più attenti in quelle attività che ci mettono in difficoltà. Sapere di poter sbagliare aiuta il bambino a non temere il giudizio perché consapevole del fatto che tramite l errore la conoscenza aumenta. Il bambino che avrà dimestichezza con l errore, sia nel commetterlo che nel correggerlo, e osserva il suo simile che viene a trovarsi nelle sue stesse condizioni, si sente a lui vicino e legato per qualcosa che fa parte della loro natura e della loro formazione. La pedagogia positiva dell errore si realizza in due aspetti: Il primo è portare il bambino alla riflessione del suo apprendere e aiutarlo a controllare in modo positivo i suoi sforzi, i suoi insuccessi e le sue insicurezze; Il secondo riguarda anche l istruttore il quale si mette in discussione circa i propri possibili errori e su come riuscire a prevenire gli errori dei bambini, nei processi di insegnamento-apprendimento che attiva. L istruttore si interroga in rapporto al tipo di strategie da attivare per favorire il successo nell apprendimento, tramite processi di controllo differenziati a seconda delle difficoltà del compito di apprendimento. Infatti, come diceva Elon Musk la cosa più preziosa che puoi fare è un errore: non imparerai nulla dall essere perfetto. 6 - L APPROCCIO CENTRATO SULLA PERSONA DI CARL R. ROGERS È così che io vedo il bambino/a, il suo percorso di crescita e il ruolo che il calcio ricopre: ogni bambino/a dovrebbe essere visto come il Piccolo Principe: l allenatore, l istruttore, l educatore, il genitore, dovrebbe assecondare la fantasia, il voler giocare, il volersi divertire e garantire il diritto di essere bambini. Molto spesso si cerca di programmare/schematizzare la loro vita già a 6 anni, cercando di impegnarli in attività extra senza nemmeno accorgersi di opprimerli. I bambini hanno bisogno di trovarsi in un ambiente facilitante come è stato approfondito dallo psicanalista Donald Winnicott nello studio della relazione tra madre/figlio: secondo Winnicott le percezioni della madre precedono quelle del bambino il quale organizza le rappresentazioni su di sé in base ad esse. Questa considerazione è estesa a tutti gli ambienti in cui il bambino è coinvolto sin dalla 66

67 nascita, inizialmente ci saranno le relazioni con i genitori e successivamente con il caregiven, che assumeranno una funzione rilevante per la crescita psicologica, lo sviluppo sano e la formazione dell identità facilitate se ci si trova di fronte ad un ambiente facilitante rappresentato da persone mature e capaci di comprendere la crescita, i ritmi e la diversità del bambino. Il bambino ha bisogno di essere accompagnato attraverso il suo percorso di umanizzazione; accompagnato e non guidato. È molto importante il concetto di autorealizzazione, dell unicità e dell irripetibilità di ogni individuo, dello sviluppo delle risorse e di quel potenziale latente che ognuno possiede. Tra gli autori che contribuirono allo sviluppo di questa corrente conosciuta come psicologia umanistica, troviamo Abraham Maslow, che curò principalmente la realizzazione dei bisogni fondamentali organizzati in forma piramidale, e Carl Ransom Rogers, il quale si occupò della visione ottimistica di uomo, basata su elementi quali libertà, dignità e responsabilità individuale: la persona, secondo Rogers, è un agente attivo il cui destino non è segnato da condizionamenti biologici o sociali, ma è in grado di scrivere il suo futuro, libero di porre in essere le azioni e di affrontare le conseguenze. Viene così delineato l individuo libero, il quale non è più legato al suo passato, ma è incanalato nel presente con lo sguardo al futuro: avremo da qui l individuo che rappresenta un agente di scelte, responsabile e libero. Le emozioni e i sentimenti non sono più visti come debolezze o cose di cui disfarsi, ma bisogna prenderne consapevolezza e carpirne il significato. Nella visione di Rogers troviamo tre concetti di fondamentale importanza: Organismo: l individuo viene visto come una totalità tra mente e corpo, tra psiche e soma (facendo riferimento alle malattie psicosomatiche, che dimostrano della relazione tra vissuto psicologico e le risposte biochimiche dell individuo); Tendenza attualizzante: che spinge l individuo a sviluppare le sue potenzialità; Concetto di sé: percezione che l individuo ha di sé stesso. Rogers, a tal proposito, scrisse: Contemporaneamente all emergere della consapevolezza di sé, nel bambino si crea un bisogno di approvazione sempre più 67

68 profondo. Un bisogno al quale i genitori, o gli altri adulti che lo circondano, purtroppo, molto spesso non rispondono in maniera gratuita ma condizionata. Così facendo il bambino inizierà a reprimere parte della propria emotività, vivendo una incongruenza tra il sentire e l agire, che sarà alla base di malessere e disagio. Tale incongruenza può essere vissuta in due modi: parzialmente o totalmente. Nel primo caso l emozione viene percepita ma simbolizzata in modo distorto, e questo si traduce in forma di malessere. Nel caso in cui, invece, sia attuata una vera e propria rimozione della stessa, è facile che ciò provochi un vero e proprio disturbo a livello psicosomatico. Per Rogers, quindi, l individuo può soddisfare i suoi bisogni di auto-realizzazione solo quando il suo bisogno di riconoscimento positivo viene soddisfatto in maniera incondizionata dalle risposte provenienti dalle altre persone. Se così non fosse comporterebbe uno stato di ansia e di disagio in cui tale incongruenza potrebbe comportare una psicopatologia. In ambito psicoterapeutico, con Rogers l individuo non sarà più definito paziente, e quindi scrollando l ideologia di dover curare una malattia con l aiuto di un professionista, mentre sarà introdotta la definizione di cliente, andando a creare una relazione alla pari con il terapista, con il quale si percorrerà un cammino di crescita, senza mai sostituire il cliente nelle sue scelte: il cliente diventa così l esperto dei problemi del cliente, mentre il terapeuta lo aiuta nell accrescere questa consapevolezza. Secondo Rogers il pilastro della relazione terapeutica è la qualità della relazione che nasce tra cliente e terapeuta. Quanto formulato da Rogers contribuì alla nascita della Psicologia Umanistica. La Client-Centered-Therapy di Rogers, quindi, spostò il medico del centro della relazione ponendovi il cliente, il quale possiede in sé le risorse per l autorealizzazione: per raggiungere tale risultato, per Rogers, sono essenziali tre condizioni necessarie al raggiungimento dell auto-realizzazione: Autenticità, genuinità, congruenza: l atteggiamento del terapeuta deve essere autentico e trasparente; deve permettere il venir fuori delle emozioni e dei sentimenti del cliente senza censurarli e accettandoli. Può comunicare le sue emozioni, ma sempre in modo schietto e sincero. Quindi l educatore avrà un comportamento congruente quando in una relazione con l altra persona si 68

69 comporterà com è realmente, accettando le sue esperienze e comunicandole in piena onestà. Ovviamente il contesto socioculturale all interno del quale si sviluppa la relazione educativa condiziona l agire dell educatore. Accettazione positiva incondizionata: l educatore deve avere un atteggiamento propenso all ascolto e all accettazione del cliente, senza essere critico, incondizionato, facendo percepire che lo ama così com è, con pregi e difetti. D altronde l accoglienza come atteggiamento è l insieme delle reazioni cognitive, emotive e comportamentali attraverso le quali l educatore metacomunica apertura, attenzione, rispetto e comprensione nei confronti della singolarità dell educando il quale sperimenta, grazie a esse, una sensazione di agio e di benessere, come formulò la psicologa Anna Rita Colasanti. L educatore, quindi, deve accettare il cliente nella sua totalità: nascita, sesso, provenienza sociale, i suoi valori, il vissuto passato e presente, sentimenti, paure, speranze. Per poter assumere questo atteggiamento l educatore deve, dapprima, accettare sé stesso, essere aperto al cambiamento, possedere una personalità sana e matura e una capacità di superamento del proprio egocentrismo; deve conoscere i suoi punti di forza e di debolezza. Solo così l educatore avrà l opportunità di arricchire il proprio io e potrà aiutare il cliente. Empatia: deriva dal greco en = dentro e patheo = sentire. È tramite l empatia che si riesce a superare sé stessi, entrando a contatto con la persona che si ha di fronte, sotto un punto di vista cognitivo e affettivo: possiamo dire che l empatia permette di comprendere e sentire i sentimenti, le emozioni, i bisogni, i pensieri dell altro. Bisogna precisare che non deve avvenire una fusione tra l educatore e il cliente: il terapeuta sente quello che sente il cliente, vede quello che vede il cliente, ma rimanendo al suo posto senza sostituire l altro. L educatore deve essere una persona sensibile e ricettiva altrimenti farà fatica a cogliere le sfumature verbali e non del cliente. Sono questi i tre elementi che devono essere presenti in un contesto educativo facilitante che aiuti la crescita e favorisca l auto-realizzazione. In merito all empatia è opportuno evidenziare la ricerca effettuata dall Università di Parma, dove l équipe guidata dal neuro-scienziato Giacomo Rizzolatti, ha 69

70 individuato la presenza di neuroni specchio: cellule motorie presenti nella corteccia del cervello umano, le quali risulterebbero la causa di una serie di fattori del comportamento umano, tra cui l empatia. Secondo questa équipe i comportamenti empatici sono attivati dai neuroni specchio che hanno la funzione di rispecchiare le azioni dell altro e di predisporre colui che osserva ad imitarne il movimento. In questo modo i neuroni specchio permettono di capire che cosa sta facendo colui che ci sta di fronte senza ricorrere a un ragionamento complesso. Quando osserviamo ciò che sta facendo la persona che ci sta di fronte, nel cervello si attivano in maniera speculare dei neuroni come se si compisse personalmente quell azione, anche se in realtà non ha posto in essere quell azione, o come se avessimo le stesse intenzioni. Medesimo discorso vale per la dimensione emotiva, per cui quando il proprio interlocutore manifesta un emozione, nel cervello si attivano meccanismi come se si stesse vivendo in quel momento la stessa emozione; per questo i neuroni specchio sono fondamentali in quanto predispongono il sistema nervoso ad entrare in empatia con il proprio interlocutore. Grazie a queste scoperte sono emersi studi inerenti al collegamento delle tre dimensioni del cervello umano: quella visiva, motoria ed emotiva. Si iniziò così a dare importanza alle dimensioni motorie del comportamento umano. D altronde, come affermato dal neuro-scienziato Vilayanur S. Ramachandran, i neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia. 7 - IL METODO NON DIRETTIVO NELLA RELAZIONE EDUCATIVA È importante sviluppare questi atteggiamenti nella relazione educativa, in quanto questo porterebbe a molteplici benefici sia per il cliente e sia per l educatore, dove, quest ultimo, deve alimentare le sue motivazioni impegnandosi utilizzando un metodo non direttivo. La relazione che si viene a creare deve avere una durata che si protrae nel tempo, non può essere determinata con un numero definito di sedute; deve essere di qualità e non di quantità; deve avere un chiaro obiettivo che miri all autonomia e all autorealizzazione del bambino; deve esserci reciprocità da ambo le parti, senza secondi fini. 70

71 L atteggiamento non direttivo dell educatore comporta benefici sia nello sviluppo della personalità e sia nella comunicazione con l educando: infatti Rogers enunciò una capacità di ascoltare empaticamente, una congruenza o genuinità, l accettazione e l apprezzamento dell altro, quando sono presenti in una relazione, rendono possibile una comunicazione valida e un cambiamento costruttivo della personalità. Quindi, innanzi tutto è importante la presenza dei tre atteggiamenti (congruenza, accettazione incondizionata ed empatia) nella relazione tra educatore/terapeuta e bambino/cliente; il bambino, quando si sentirà pienamente accolto e non avrà timore di essere giudicato dell educatore, aprirà il suo cuore rendendo solida la relazione che si instaurerà tra loro. Il bambino deve sentirsi come un individuo libero, di esprimersi senza timore che qualcuno lo possa limitare in qualche modo. Il metodo non direttivo comporterà un processo di crescita del bambino andando a costruire via via la sua personalità anche grazie all incontro con l educatore. Secondo Rogers, diversi sono gli elementi che costituiscono questo processo di maturazione: la percezione della realtà, la libertà più disponibile alla propria esperienza profonda, la spontaneità e il mostrare il proprio essere, l accrescimento della capacità di amare quando c è gratuità e disinteresse materiale da parte dell educatore. Tutto questo porterà alla formazione di un individuo diverso da quello che era all inizio, prima della formazione del rapporto, avremo un individuo autonomo e libero. Quando il terapeuta agisce in modo empatico verso il proprio cliente avrà più possibilità di basare il rapporto sulla fiducia e il rispetto, valori che molto spesso sono assenti nella quotidianità del cliente, andando a favorire la visione che quest ultimo avrà nei confronti dell educatore, sentendosi libero di esprimersi in quanto il suo interlocutore è realmente interessato ai suoi pensieri, alle sue emozioni, alle sue paure. In questo modo il bambino, vedendo l interesse dell educatore nei suoi confronti, inizierà a capire che il suo Io è importante, che viene valorizzato dall altro e che quindi può e deve essere valorizzato da sé stesso, arrivando alla consapevolezza di dover prendersi cura del proprio sé. 71

72 Secondo Rogers, indipendentemente dal tipo di cliente (dal bambino a pazienti con malattie mentali), più ci sarà empatia da parte dell educatore, maggiore sarà la possibilità di attuare un apprendimento costruttivo. L empatia permette, nel caso fosse presente, di superare il senso di solitudine e di incomprensione, emozioni, purtroppo, sempre più presenti al giorno d oggi nei bambini, per via di problemi famigliari, economici o socio affettivi. L accettazione incondizionata positiva, invece, favorisce una migliore comunicazione tra bambino ed educatore; quest ultimo dovrà far in modo che il bambino sia felice, cercando di accrescere il suo senso di sicurezza interiore, costruendo la base dei concetti di resilienza, permettendogli di accettare emozioni e sentimenti che fino ad allora ha dovuto censurare per paura di non essere accettati dagli altri. Il bambino ha bisogno di sentire il calore umano che deve essere uno dei carburanti che alimentano il percorso formativo. Ha bisogno di sentirsi amato. Fondamentale la resilienza per il concetto di autorealizzazione, in quanto si riferisce al processo secondo il quale l individuo reagisce e non soccombe alle avversità e agli ostacoli che affronta nella vita. In merito al concetto di resilienza, il sociologo Stefan Vanistendael costruì la casita (= casetta) della resilienza. Nel modello di Vanistendael vengono riportati quei fattori che favoriscono i processi di resilienza del cliente, suddividendoli a seconda della loro importanza e dove l accettazione incondizionata rappresenta le fondamenta, mentre i bisogni di base rappresentano il suolo. Costruire la casita significa lavorare su di un concetto di autostima, di fiducia in sé stesso preparando il bambino a reagire di fronte alle avversità, concetto fondamentale per l autorealizzazione. Molto spesso il bambino è condizionato dalle persone che lo circondano, le quali lo vincolano e lo guidano su ciò che è giusto e ciò che non lo è, senza possibilità di riserva, non permettendo al bambino di provare sulla propria pelle tali emozioni e condizionando le sue azioni in base a ciò che potrebbe pensare le persone che lo circondano. Questo vincola in maniera lesiva il bambino, il quale agirà sempre 72

73 pensando a cosa gli altri penseranno di lui. Per questo nel modello di Rogers l accettazione incondizionata è importante, per questo, quest ultima, deve essere positiva. L atteggiamento di accettazione dell educatore fa si che il bambino si senti al sicuro da ostacoli o minacce che andrebbero a ledere la sua autostima e che si senta libero di esprimersi come meglio crede. L approccio non direttivo con un atteggiamento di accettazione incondizionata permette di dare una visione gratificante nel bambino in ambito dell insegnamento (scuola, scuola calcio ecc.), aiutando ad accrescere la loro creatività. In questo modo la fase di apprendimento dei bambini migliora notevolmente, dato che la capacità di lettura dei bambini migliorava in misura significativamente maggiore quando gli insegnanti esibivano un alto grado di comprensione che non quando si trovavano in classi in cui tale comprensione non esisteva. Questo permetterà di al bambino di avere una visione dell educatore/insegnante non come un impositore, ma come un aiuto, un facilitatore nel loro percorso di apprendimento, creando un ambiente stimolante sia per gli educatori che per i bambini. Altro aspetto fondamentale è la congruenza, la trasparenza, che l educatore deve mostrare al bambino, creando con quest ultimo un rapporto di fiducia. Il bambino in questo modo avrà coscienza che dall altra parte c è una persona autentica e quindi non avrà timore di nascondere le proprie emozioni. È importante che l educatore faccia capire al bambino che la sua figura non è una figura perfetta e che l obiettivo finale non deve essere quello di imitare l educatore, perché, in caso di insuccesso, questo potrebbe ledere l autostima del bambino; è importante, invece, far capire che chiunque può sbagliare e che anche l educatore può sbagliare e rendersi conto dell errore, solo così si potrà sottolineare l autenticità dell educatore agli occhi del bambino. Platone affermò: La conoscenza che viene acquisita con l obbligo non fa presa nella mente. Quindi non usate l obbligo, ma lasciate che la prima educazione sia una sorta di divertimento; questo vi metterà maggiormente in grado di trovare l inclinazione naturale del bambino. 73

74 8 MODELLI TECNICI-EDUCATIVI Metodologia e didattica sono alla base del processo di insegnamento. Non si può definire un metodo perfetto di insegnamento rispetto ad un altro. Ogni istruttore ha un suo metodo o si basa su un metodo già esistente al quale apporta delle modifiche secondo le sue esperienze o secondo l ambito in cui si trova. Secondo il mio parere è importante quale metodo utilizzare, l importante è crederci. Bisogna tener presente che alla base di tutte le metodologie troviamo il metodo induttivo (dove l istruttore stimola il bambino senza fornire indicazioni precise lasciando a quest ultimo il compito di trovare una soluzione) ed il metodo deduttivo (dove l istruttore da indicazioni al bambino per filo e per segno mettendo all opera quanto vorrà che i bambini facciano e trasmettendo le sue conoscenze). Questi due metodi, per quanto sono contrapposti, rappresentano due facce della stessa moneta ed insieme sono molto utili: di solito si utilizza il metodo deduttivo nelle esercitazioni analitiche, mostrando al bambino il gesto tecnico e svolgere, mentre il metodo induttivo viene utilizzato nelle esercitazioni situazionali Modello La Casa del Bambino L obiettivo è quello di creare un contesto facilitante per il bambino cioè un contesto dove il bambino i senta veramente libero di esprimersi e che gli consenta di manifestare la sua persona, di tirar fuori i suoi talenti quindi un contesto dove il bambino senta veramente genuinità, congruenza, incondizionata accettazione impositiva, comprensione empatica. Questo contesto si deve caratterizzare per il fatto che il bambino senta l amore. La Casa del Bambino è il luogo in cui il bambino si sente amato, accolto, compreso, accettato per quello che è, infatti, si entra nella casa non per essere cambiato ma per essere ciò che si è veramente. Rappresenta il contesto dove il bambino si sente amato, protetto, accolto e dove può provare, sperimentare, commettere errori perché gli adulti lo ameranno a prescindere proprio per la persona 74

75 che è, e negli errori che commette senza far vivere l errore come un fallimento della persona (senza incidere quindi sull autostima della persona) bensì come un elemento costitutivo di un corretto processo formativo. Proprio per questo motivo la casa è il contesto facilitante. La casa ha delle fondamenta e dei muri portanti che sostengono il tetto che rappresenta la centralità del bambino. Inoltre vi è una strada che porta fino alla casa e dalla casa verso il mondo esterno. La casa consente di mettere il bambino al centro. Affermare che il bambino è al centro del gioco del calcio significa mettere a disposizione del bambino un contesto facilitante, costruire la casa del bambino che gioca a calcio e quindi aprire la sua porta (l incontro) accompagnato dalla famiglia. Questo significa che la famiglia non va e non deve essere esclusa. Questo modello formativo richiede quindi un nuovo modo di essere (Rogers) e di agire (Thomas Gordon) dell allenatore. È un modello formativo che comporta una riforma del pensiero, una riforma della relazione, dell attività svolta dentro e fuori dal campo, comporta e richiede una trasversalità dei saperi (teocratici ed umanistici) infatti il processo educativo che si svolge all interno del contesto calcistico è un vero e proprio processo di umanizzazione che riconosce vero valore alle persone (maestro-allievo allenatore-giovane calciatore). È quindi un modello formativo che porta a dare attenzione alle competenze individuali e sociali del bambino, alla vita emotiva ed emozionale dell allenatore e del bambino. Questo significa che l adulto (genitore, educatore, allenatore, insegnante) si prende cura di sé per prendersi cura dell altro instaurando una relazione in cui si vede il bambino come una persona competente ma allo stesso tempo vulnerabile. La casa è costituita da: Le fondamenta : Rappresentata dal modo di essere dell allenatore. Riprendendo Rogers (approccio incentrato sulla persona) l allenatore si deve presentare in modo autentico all interno della casa accettando il bambino per come è senza cercare di cambiarlo dando quindi incondizionata considerazione positiva senza porre delle etichette sul bambino. l allenatore deve comprendere empaticamente il bambino. Significa quindi utilizzare un modello educativo platonico cioè un modello che porti l adulto a credere nella 75

76 relazione pedagogica in cui si deve svolgere l insegnamento della materia. Attraverso questo modello l allenatore non deve considerare il bambino come un contenitore vuoto da riempire (tipico del modello educativo informativo) ma come un contenitore pieno in potenza quindi come una persona che ha dentro di sé potenzialità, talenti che deve tirar fuori. Significa quindi considerare che la finalità del processo educativo calcistico che si realizza all interno della casa è sia educare alla virtù (formare l uomo buono quindi dell uomo virtuoso) sia contribuire alla formazione del giovane calciatore. La finalità quindi non è educare in modo esclusivo all utile, alla specializzazione, alla professionalizzazione che può portare a diverse conseguenze tra cui la demotivazione, perdita di curiosità nel rapporto con l allenatore (e quindi con la materia proposta dall allenatore), l impossibilità di incrementare l autostima, la fiducia in sé attraverso al proposta di esercitazioni che non portano ad un miglioramento tecnico ma che danno priorità alla tattica collettiva. Un altra conseguenza di tale approccio è una carenza tecnica e motoria dei ragazzi che giungono alla attività agonistica. Il modello platonico invece consente di far riferimento alla persona nella sua globalità, consente di far riferimento quindi alla persona e al giovane calciatore favorendo uno sviluppo di processo di umanizzazione che permette di riscoprire veramente il valore delle persone nelle relazioni. Questo può portare il bambino ad essere persone libere, autonome, responsabili e che si assumono la responsabilità delle proprie azioni cioè persone che affrontano le situazioni con spirito critico, con creatività, nel rispetto di sé stessi, nel rispetto degli altri e nel rispetto dell ambiente. L ambiente calcistico deve partecipare alla formazione di tale persona e non solo alla specializzazione. Il pavimento : La relazione pedagogica Maestro-Giovane Calciatore: La materia di insegnamento (calcio) deve essere inserita nella relazione pedagogica tra maestro e allievo. Questa relazione deve essere una relazione d amore, dove l allenatore si manifesta per il suo amore versi i bambini, per il calcio e per l insegnamento. È una relazione in cui i bambini si manifestano con la loro motivazione innata, curiosità che si può trasformare in voglia di sapere e che può quindi portare alla partecipazione del bambino stesso. Tale 76

77 curiosità si può trasformare in desiderio di sapere solo attraverso l incontro con maestri che sono posseduti dall amore e in presenza di materie interessanti come appunto il calcio. Solo così il bambino non perderà curiosità e motivazione. Un bambino a cui viene dato un pallone dimostra tutta la sua curiosità, motivazione, gioia. Quindi la risposta alla poca voglia del bambino deve essere cercata in altri aspetti tra cui l allenatore che deve essere carismatico e che deve proporre attività a misura di quella determinata fascia d età e non a bambini più grandi. Nella relazione si presentano i 4 incontri principali: a. L allenatore con sé stesso; b. L allenatore con il giovane calciatore; c. Il giovane calciatore con sé stesso; d. Il giovane calciatore con l allenatore. Al centro del processo formativo è posto il giovane che gioca a calcio. In altre parole, significa che la relazione pedagogica positiva tra maestro e allievo è prioritaria rispetto alla conoscenza della metodologia di allenamento. Tale relazione deve quindi consentire all allenatore di individuare le potenzialità, le competenze, i talenti insiti nel bambino. Deve inoltre permettere al bambino di esprimersi per quello che è liberamente senza il rischio di essere rimproverato severamente. Nella relazione l allenatore deve presentarsi in modo autentico, deve accettare, accogliere, il bambino per ciò che è e deve comprenderlo empaticamente. Deve ascoltare se stesso per poter ascoltare l altro, il giovane calciatore. Deve comprendere chi è, consapevole che è un essere con e noi siamo in relazione. Tutto questo porta, in un contesto facilitante, ad un circolo emozionale che porta ad aumentare la propria autostima, la propria fiducia in sé. Tutto questo comporterà anche ad un miglioramento tecnico. I muri portanti : 1. Life Skills: L Organizzazione Mondiale della Sanità propone dieci competenze individuali e sociali che, se sviluppate negli adolescenti e nei bambini, consentono di migliorare il benessere psico-fisico. Sono quindi competenze utili nella vita e nel calcio. l allenatore attraverso il suo modo 77

78 di essere, il suo modo di agire deve sviluppare nel giovane calciatore queste competenze individuali e sociali indispensabili nella vita e che si possono tradurre anche in obiettivi calcistici. Nel contesto educativo calcistico si deve pensare alla formazione della persona e alla formazione del giovane calciatore. il prendersi cura della vita emozionale-sentimentale del giovane calciatore avvicinerà le due persone protagoniste della relazione (allenatore - giovane calciatore) comportando una migliore conoscenza del bambino da parte dell allenatore e migliorerà l autostima e la fiducia in sé da parte del bambino. si viene quindi a creare questo circolo virtuoso che porta anche ad un miglioramento tecnico. L allenatore deve da prima svilupparle in sé stesso, o meglio deve continuamente migliorarle, e poi potrà rivolgersi al bambino cercando di promuovere tali competenze di vita nel ambino. 2. Intelligenza emotiva: l allenatore deve prestare molta attenzione alla vita emotiva e sentimentale del bambino, deve continuamente sviluppare la propria intelligenza emotiva e deve avvicinarsi con il cuore al bambino. Deve sviluppare la propria intelligenza emotiva per poi poter partecipare al processo educativo di ogni singolo giovane calciatore. tale processo deve portare ad aumentare, incrementare, l intelligenza emotiva del bambino. 3. Aspetto tecnico: Prima di parlare di metodologia dell allenamento è di fondamentale importanza introdurre il concetto di GIOCO sia quello regolato dall adulto sia quello gestito dai giovani calciatori che quindi potrebbero condividere la formulazione delle regole. Il gioco è un elemento intrinseco agli esseri umani (e anche agli altri mammiferi che apprendono attraverso il gioco). Il gioco richiede un sistema di regole, una ricreazione, la competizione, il poter vincere oppure perdere. Il calcio può essere definito un gioco regolato in cui dei giocatori gareggiano contro altri. È necessario avere anche presente dei principi della psicologia dello sviluppo e dell età evolutiva. Ci sono dei principi che riguardano le varie fasce d età al cui interno c è il singolo bambino che si presenta con la propria fragilità, talenti, potenzialità. Solo una volta compreso l importanza della relazione, di gioco, di psicologia evolutiva si può 78

79 proporre una programmazione per fascia di età, cioè stabilire quali obiettivi tecnici sono prioritari in ogni fascia d età, quali sono gli obiettivi che sono adeguati alla psicologia dell età evolutiva quindi all età del bambino (ad esempio il passaggio può essere considerato prioritario nei pulcini primo anno? O deve essere introdotto successivamente? Molto spesso gli allenatori dicono che il passaggio va introdotto in un secondo momento ma in realtà si vedono allenamenti che hanno spesso come obiettivo prioritario il controllo e il passaggio. Inoltre, il calcio (così come qualsiasi attività sportiva) dovrebbe essere considerato come una materia di insegnamento a scuola; gli allenatori, in qualità di maestri di calcio, dovrebbero conoscere gli aspetti teorici e pratici legati all insegnamento di questa materia. Dovrebbero anche essere consapevoli che la relazione pedagogica influenza l apprendimento tecnico. Se il calcio, lo sport in genere, è visto come un gioco, non è difficile individuare gli obiettivi educativi che si perseguono attraverso la ricerca del risultato agonistico. 8.2 Modello S.F.E.R.A. S.F.E.R.A. è un modello di analisi e un metodo di intervento sulla prestazione che trae origine dalla teoria costruttivista (un approccio psicologico in base al quale la realtà non può essere considerata come qualcosa di oggettivo, indipendente dal soggetto che la esperisce, in quanto è il soggetto stesso che crea, costruisce ed inventa ciò che crede che esista) e dalla pratica ipnotica ed è rinforzata da ricerche effettuate presso il Centro di Psicologia dello Sport dell ISEF-SUISM (Scuola universitaria interfacoltà in scienze motorie) di Torino su circa settecento atleti professionisti e dilettanti. Sviluppato dal prof. Giuseppe Vercelli (Responsabile Area Psicologica F.C. Juventus) e dal suo team all interno dell Unità Operativa di Psicologia dello Sport, del Centro Ricerche in Scienze Motorie dell Università degli Studi di Torino, è stato presentato alla comunità scientifica internazionale in occasione del XII IPPS World Congress of Sport Psychology (Marrakech, Giugno 2009). S.F.E.R.A. rappresenta il modello di riferimento, riconosciuto nel panorama 79

80 internazionale, per lo sviluppo della prestazione e dell intelligenza agonistica, da cui origina la procedura di S.F.E.R.A. Coaching. È attualmente applicato in diversi ambiti sportivi e professionali, tra i quali FISI (Federazione Italiana Sport Invernali), FICK (Federazione Italiana Canoa e Kayak), FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo), Juventus Football Club. In ambito accademico il modello S.F.E.R.A. è argomento di docenza all'interno della facoltà di Scienze Motorie dell'università degli Studi di Torino ed è stato insegnato all'interno del programma multidisciplinare della Bocconi di Milano. In ambito organizzativo e manageriale è utilizzato in importanti aziende in ambito formativo e come procedura di business coaching. Il modello S.F.E.R.A. è uno strumento che serve in un primo momento ad analizzare, fotografare lo stato mentale della persona in un determinato momento mettendo in evidenza i suoi punti di forza e le sue aree di miglioramento ed in un secondo momento diventa strumento operativo, con il quale si applicano svariate tecniche psicologiche per migliorare la prestazione. L obiettivo di tutto il lavoro mentale che si fa attraverso tecniche psicologiche è migliorare la prestazione sviluppando negli atleti l Intelligenza Agonistica che è quel tipo di intelligenza grazie alla quale l atleta è capace di prevedere ed affrontare in maniera efficace le sfide che gli vengono imposte dalla sua disciplina. Partendo dalle origini della specie umana, la storia dell'uomo è disseminata di sfide, che una volta vinte hanno permesso l'evoluzione. Vincere le sfide che la natura ha imposto all uomo non è stato frutto della casualità ma di una particolare attitudine, definita dal Prof VERCELLI, Intelligenza Agonistica, cioè l insieme di competenze comprese nella naturale tendenza dell'essere umano a progettare, affrontare, superare e prevedere le sfide con sé stesso, con gli altri e con l'ambiente. Il significato dell acronimo S.F.E.R.A: S come Sincronia: è la capacità di essere completamente presente a ciò che sto facendo nel momento in cui lo sto facendo. Sono in sincronia 80

81 ogni volta che penso all azione che sto svolgendo. La mia mente è concentrata su ciò che il mio corpo fa. Non sto pensando a niente altro. Per fare un esempio di pensieri indicatori di una scarsa sincronia: ho paura di sbagliare, chissà cosa diranno gli altri se non faccio bene. Pensieri di questo genere che ci fanno capire però che ogni volta che siamo in scarsa sincronia la nostra mente non si sta concentrando sul momento presente ma si fissa su pensieri che appartengono a cose passate o a cose che dovranno ancora avvenire. In ogni caso, il risultato è che il mio corpo è qui e sta giocando e la mia mente sta pensando ad altro. F come punti di forza: i punti di forza sono quelle cose di cui siamo assolutamente certi e sappiamo di poter usare a nostro vantaggio in ogni occasione. Riconosciamo nei nostri punti di forza ciò che fa la differenza rispetto agli altri. Ogni atleta ha sicuramente almeno tre punti di forza: uno fisico, uno atletico e uno mentale. Troppo spesso ci dimentichiamo di che cosa siamo capaci e ci concentriamo invece su tutto ciò che non sappiamo fare. Il campione è colui che è perfettamente consapevole delle sue aree di miglioramento e in allenamento si concentra sul potenziamento di questi limiti, ma quando scende in gara ha la straordinaria capacità di concentrarsi solo su ciò che sà fare bene, dimenticando per un attimo tutto ciò che non va. Avrà l allenamento successivo per concentrarsi sui suoi punti deboli; in gara si va solo con i punti di forza. Per fare degli esempi di pensieri che indicano una scarsa consapevolezza dei punti di forza: lui è più bravo di me, l altra volta ho sbagliato e quindi anche questa volta fallirò, non mi sento in forma sicuramente andrà male, sono troppo lento per riuscire a superarlo, non sono bravo nelle uscite fra i pali, i sicuramente sbaglierò il rigore.. Ogni volta che la nostra mente in occasione di una prestazione importante si concentra su ciò che non sappiamo fare, noi ci indeboliamo e abbiamo più probabilità di fallire. E come Energia: l energia è ciò che noi utilizziamo per svolgere un compito, per raggiungere un obiettivo, per muoverci e andare avanti. 81

82 L energia fisica è ciò che consente il movimento corporeo ma l energia mentale è altrettanto fondamentale. Quante volte ci siamo ritrovati a dover fare qualcosa senza averne molta voglia e ci siamo sentiti stanchi ancora prima di iniziare. Eppure magari non avevamo fatto in precedenza lavori che ci avevamo stancato in quel modo, eppure ci sentivamo stanchi. Questo è un esempio di poca energia. Al contrario invece può esserci capitato di svolgere un compito con tanto impegno e tanta passione da impiegare il 150% di noi. E alla fine, soddisfatti del risultato, ci sentivamo stanchissimi e privi di forze. Questo è un esempio di troppa energia che però porta allo stesso risultato che averne poca. L atleta sa che deve dosare in equa misura l energia per poter affrontare la prestazione nel migliore dei modi. È facile vedere una persona con un elevata energia perché tende ad essere molto dinamica, attiva, dominante, grintosa, loquace. Al contrario quando si dispone di poca energia si risulta poco dinamici, apatici, taciturni, sottomessi. Prova ad osservare il comportamento dei tuoi atleti prima di un gara importante: ci sarà chi è molto carico e spreca molta energia in cose inutili (es. parla molto di più, ride nervosamente, grida, aggredisce chi gli sta intorno, si muove costantemente, colpisce la palla con troppa foga e la manda fuori) e altre persone con un livello di energia più basso (es. stanno sedute e non si muovono, non parlano, non ridono con gli altri, sembrano quasi annoiate dalla situazione e si sentono stanche). R come RITMO: Quale è la differenza tra Energia e Ritmo? L energia è la dimensione della quantità, il ritmo è la dimensione della qualità. Immagina, ad esempio, di dover piantare un chiodo nel muro avendo a disposizione il miglior martello e il migliore chiodo possibile. Se hai poca energia non riesci a piantarlo, se ne hai troppa rischi di spaccare il chiodo nel muro. Il ritmo è ciò che genera il flusso giusto nella sequenza dei movimenti, la giusta alternanza tra il tenere il chiodo e il battere col martello. Fare le cose nel giusto ritmo significa saper alternare in modo equilibrato momenti di attività e momenti di pausa, seguendo quelle che sono le esigenze fisiologiche del nostro organismo. 82

83 Non rispettare il proprio ritmo vuol dire fare le cose troppo velocemente oppure troppo lentamente, generando in entrambi i casi delle sensazioni sgradevoli. Nel caso di un ritmo troppo veloce si ha la sensazione di non riuscire a stare dietro agli eventi, ci si sente affannati, di corsa, nei casi estremi in ansia. Quando si mantiene un ritmo troppo lento invece si ha la sensazione di non andare avanti, il tempo non passa più, ci si sente lenti e appesantiti, a volte perfino annoiati. A come ATTIVAZIONE: L attivazione ha a che fare con la passione che guida le attività che si svolgono; è il motore motivazionale. È la massima espressione della passione che ci permette di superare i limiti, di allenarci duramente, di proseguire anche nella sofferenza e di ricominciare dopo un infortunio. È quella forza interiore che alimenta, ogni giorno, il nostro sogno di atleti o di allenatori, indirizza il nostro comportamento, genera armonia ed equilibrio nel fare e nel dirigersi verso l esperienza desiderata. In questa dimensione vengono usati, al massimo livello e con naturalezza, entrambi gli emisferi del cervello. È una dimensione emotiva che si può descrivere in modo approssimativo ma chi vive lo stato di attivazione si sente pronto per fare ciò che deve fare. Lo fa con gioia, con divertimento, con passione e con motivazione. Per utilizzare il modello S.F.E.R.A. con i bambini dai 6 agli 11 anni, esistono almeno due modi per insegnargli le cose: spiegazione e dimostrazione. Il modo di guidare l allenamento, attraverso la comunicazione, il modo di spostarsi sul campo con i ragazzi, sono determinanti per concretizzare la S.F.E.R.A. Attraverso il modo di insegnare si può favorire, ad esempio, una maggiore o minore sincronia, oppure, attraverso ciò che si dice nello spogliatoio prima della partita è possibile sbilanciare o regolare l energia. I bambini copiano e imparano, iniziano a crearsi delle piccole sfere che cresceranno con loro e li accompagneranno nella pratica sportiva. Chi di loro continuerà, magari scegliendo la via dell agonismo, si ritroverà ciò che, attraverso il metodo di allenamento, gli si vuole insegnare. 83

84 Una volta che l atleta ha imparato il metodo S.F.E.R.A. può analizzare da solo l andamento dell allenamento o della gara e essere così consapevole del suo stato mentale, dei suoi punti di forza e delle sue aree di miglioramento. Per facilitare l apprendimento del metodo in questione si utilizza lo S.F.E.R.A. Mandala per disegnare la nostra S.F.E.R.A. rispetto ad una prestazione specifica. Per realizzare una S.F.E.R.A. personale in modo che, attraverso l azione pratica, possa memorizzare i vari passaggi. Potrebbe essere vista come una perdita di tempo privare del tempo alla parte tecnica per chiedere al bambino/atleta di colorare e completare una sfera rispondendo a domande. Questo lavoro, soprattutto nei bambini, se proposto nel modo giusto risulta estremamente divertente e stimolante. È sempre molto ben accetto da parte di un atleta, piccolo o grande che sia, riuscire a conoscere qualcosa di più di sé stesso e magari capire che cosa è stato ad influenzare negativamente una prestazione importante. Osservando il disegno colorato dal bambino/atleta, se l immagine della S.F.E.R.A. è completamente colorata si sta andando verso l obiettivo. Nel caso di alcune mancanze la similitudine più azzeccata sarebbe vedere la sfera disegnata come una ruota che si sgonfia e quindi bisogna gonfiare per ristabilire la prestazione. Si può usare questo metodo di autovalutazione una volta a settimana o ad ogni mesociclo. I fattori in esame possono essere individuati riuscendo così ad auto-valutarsi, in quanto, ci si può rendere conto cosa succede se, ad esempio, si abbassa il livello di sincronia, ascoltando e riconoscendo le sensazioni percepite nel corpo, i pensieri o eventualmente le immagini ritenute essere connesse al fattore. 84

85 9 LA MISTER CUP Nel corso delle mie esperienze calcistiche ho avuto la fortuna di incontrare tantissimi bambini, ognuno con una personalità distinta, ognuno con una propria chiave di lettura. Con ognuno di essi ho cercato di creare un rapporto basato sulla fiducia, sull accettazione positiva incondizionata cercando di entrare in piena empatia, senza mai giudicarli secondo il loro valore calcistico. In ogni gruppo, soprattutto nei più piccoli, spesso la soglia dell attenzione è bassa e spesso è difficile avere un organizzazione. Ogni bambino ha i suoi tempi. Durante i vari tornei, eventi e partite a cui ho partecipato con i miei bimbi, ho notato che il momento di massima esaltazione risulta essere la premiazione, la consegna della medaglia e soprattutto della Coppa che, in un primo momento, veniva da me consegnata al giocatore più meritevole per FairPlay nei confronto dei compagni, degli avversari e di chiunque fosse presente, tenendo anche in considerazione la parte calcistica. Nel corso delle settimane successive questa Coppa passava di bambino a bambino in base alle stesse caratteristiche anche durante le varie sedute di allenamento. In modo da aver premiato tutti entro la fine dell anno. Nella stagione calcistica 2015/2016 allenavo un gruppo di Pulcini 1 anno. Questo era un gruppo non molto omogeneo tecnicamente. Era caratterizzato dalla presenza di tre bambini definiti scarsi, in quanto tecnicamente carenti, macchinosi a livello coordinativo, ma soprattutto senza nessun tipo di motivazione. Questi scarsi nel corso di un intera stagione sportiva avevano avuto la possibilità di giocare solo due partite contro avversari che non fossero i loro compagni di squadra, venendo etichettati da tutti come inutili. Questi bambini erano stati tesserati tramite un progetto UNICEF in quanto gli stessi si trovavano in situazioni famigliari particolari e/o con problemi psicomotori. Ricordo ancora la prima partita, dove notavo l assenza di uno di questi bambini e chiedevo ai compagni di squadra se avessero notizie. Al ché ricevevo risposta dal bambino B.E., tecnicamente più avanti il quale mi diceva Mister C.J. è scarso, il mister dello scorso anno non lo convocava mai perché altrimenti non avremmo vinto, infatti ha giocato solo due partite lo scorso anno. Sentire quest analisi da un bambino di soli 9 anni mi ha lasciato incredulo, così come mi ha stupito la reazione incredula dei genitori nel vedere C.J. convocato per la partita dopo. Tenendo in considerazione le mie esperienze e l esigenza mia, ma soprattutto di questi bambini di essere accettati, 85

86 anche se scarsi, ho cercato una soluzione. Da qui è nata la Mister Cup. L idea è quella di creare una competizione mensile dove in ogni allenamento i bambini ricevevano dei voti per ogni singola esercitazione, avendo un voto per l esecuzione dell esercizio, l impegno, il modo di comportarsi nei confronti dei compagni e un voto generale. Oltre questo durante l allenamento veniva valutato anche l ordine negli spogliatoi pre e post allenamento ed alcuni punti bonus, come, ad esempio, l auto-voto decretato in autonomia dal bambino andando a sviluppare un concetto di autocritica. Ad ogni aspetto veniva attribuito un voto da 1 a 5. Nel corso del mese si stilava una classifica dove venivano premiati i migliori 3 classificati, i quali ricevevano una coppa come MVP con targhetta PERRELLI CUP - MVP di OTTOBRE - 1/2/3 Classificato. I giocatori classificatesi nei primi tre posti partivano con un punteggio negativo nel corso della PERRELLI CUP del mese successivo, in modo da dare la possibilità a tutti di poterla vincere. Tale iniziativa è stata subito apprezzata da tutti i bambini i quali, inizialmente,hanno manifestato un più elevato impegno da parte di ogni bambino, indipendentemente dal livello e voglia di vincere. Tale competizione è stata un arma molto forte nella formazione di questo gruppo. La gestione di tale iniziativa deve essere ben calibrata dall istruttore in modo da premiare tutti i giocatori e comunque, soprattutto nel primo periodo, premiando un giocatore già premiato precedentemente per dare un carattere di ripetibilità e per stimolarli a vincere ancora. Tale competizione, di base, vien mossa da un tipo di motivazione estrinseca, dove il 86

87 bambino vuole vincere per sentirsi il migliore, per sentirsi apprezzato. Questo risulta avere pro e contro nell apprendimento. Nel corso della stagione, però, ho notato un notevole impegno da parte di tutti i bambini, oltre una collaborazione tra loro, dove i bambini tecnicamente più capaci si mettevano a disposizione per aiutare il compagno più indietro, dove un errore commesso da questi ultimi è passato da un dai palla a me perché tu sei scarso ad un tranquillo, andrà meglio la prossima volta. Resterà sempre nei miei ricordi il momento in cui C.J. Il giocatore più scarso ha segnato il suo primo gol in partita contro una squadra avversaria con un tiro da fuori area, così come il successivo abbraccio dei compagni ma su tutti il momento in cui C.J. ha vinto la sua prima PERRELLI CUP e B.E., il giocatore più forte è stato il primo a gioire e ad abbracciare C.J. In merito al nome della competizione, ho utilizzato il mio nome per lasciare un qualcosa di materiale che faccia emergere un ricordo di me nel bambino. Da quella stagione in poi ho sempre utilizzato questa competizione avendo sempre gli stessi risultati sia a livello singolo che a livello di collettivo. Successivamente ho ideato competizioni come la PERRELLI SUMMER CUP e la PERRELLI CHRISTMAS CUP dove, durante le festività, inviavo video dove spiegavo ed eseguivo esercizi quali salto della corda, speed ladder, palleggi con la palla ecc, ed i bambini, con l aiuto dei genitori, mi inviavano diversi video, così da far in modo di tenerli sempre in movimento facendoli divertire. Ovviamente utile è stato l apporto della PERRELLI CUP nei periodi di LockDown dove è stato possibile proporre questo genere di attività essendo i bambini già propensi a questo tipo di esercizi. Uno studio pubblicato sulla Infant Behavior And Development Journal, dimostra che i bambini piccoli ricordano più le attività che vengono accompagnate da emozioni positive. Infatti, quando si 87

88 gioca con il bambino utilizzando gesti o diversi toni di voce, è più probabile che il bambino possa ricordare meglio quell attività. Secondo i ricercatori le emozioni positive che accompagnano la presentazione di uno stimolo hanno un effetto positivo che intensifica l attenzione e questo fa sì che aumenti la capacità di elaborazione e di memorizzazione dell informazione. In conclusione: dopo un lungo lavoro non c è nulla di meglio di essere premiati per quanto fatto, non solo con una coppa ma anche con la nostra approvazione (motivazione estrinseca) che si trasformerà in auto-gratificazione (motivazione intrinseca) per aver portato a termine un ottimo lavoro. 10 LA LEADERSHIP La leadership è un processo di influenzamento degli altri finalizzato a capire e creare consenso su cosa c è bisogno di fare e sul come fare in merito al processo di facilitazione degli sforzi individuali e collettivi, con lo scopo di raggiungere gli obiettivi condivisi (Yuki, 2006). I poteri di influenza sono le aree sulle quali l allenatore può esprimerla propria leadership e sulle quali ha la possibilità di dirigere e guidare il gruppo tramite: Il potere di orientamento (l allenatore guida il Giocatore che ne segue le indicazioni); Il potere d esempio (l allenatore fa da esempio con i suoi comportamenti e il giocatore si identifica in lui); Il potere di competenza (l allenatore è portatore di competenze preziose per il giocatore); Il potere di giudizio (l allenatore valuta le qualità, le prestazioni, i comportamenti di giocatori); Il potere di ricompensa (l allenatore con le sue scelte può gratificare il giocatore); 88

89 Il potere di deprivazione (l allenatore con le sue decisioni può frustrare il giocatore). Un leader deve essere se stesso, deve essere autorevole, giusto e inoltre deve combinare richieste con aiuti e deve creare situazioni di affettività. Il leader non deve commettere l errore di non riconoscere il ruolo dei membri di una squadra. Il ruolo è l insieme dei modelli di comportamento attesi, degli obblighi e delle aspettative che convergono su un individuo che ricopre una determinata posizione sociale. I ruoli possono essere formali (ruoli decisi, chiari e con aspettative chiare come allenatori, preparatori, difensori, attaccanti, ecc.) e informali (ruoli nascosti e spesso non dichiarati come leader, gregario, il simpaticone, ecc). Esistono diversi tipi di stile di leader: Stile direttivo: il leader dà direttive chiare, ascolta poco, non sollecita i contributi dei collaboratori, si aspetta un obbedienza immediata, controlla fiscalmente ed esige resoconti dettagliati e motiva a chi non aderisce alle sue direttive le conseguenze negative. Efficace nei compiti semplici e nelle situazioni d emergenza. Risulta inefficace quando il compito è complicato oltre al lungo periodo, in quanto i collaboratori non vengono valorizzati. Un esempio potrebbe essere intervenire in una discussione tra i bambini (dove agisco nell immediato); Stile autorevole: il leader definisce direttive precise e chiare per l organizzazione, senza lasciar dubbi su chi prende decisioni, richiede il punto di vista dei collaboratori sul modo di raggiungere gli obiettivi e ascolta le idee degli altri; inoltre convince articolando le sue ragioni delle sue decisioni evidenziando i vantaggi nel lungo periodo ed usa in modo equo feedback positivi e negativi. Efficace nei periodi di cambiamento dove il leader è visto come figura esperta, soprattutto se lavora in organizzazioni complesse e di ampie dimensioni con collaboratori neo inseriti, i quali han bisogno di essere guidati. Risulta inefficace quando il leader risulta essere poco credibile e il collaboratore ha molta esperienza e talento. Un esempio è il dimostrare il gesto tecnico, utilizzare feedback specifici in campo ed esporre le regole al gruppo con l inserimento di nuovi collaboratori. 89

90 Stile affiliato: il leader è attento alla popolarità personale, promuovendo relazioni amichevoli tra collaboratori, senza dare enfasi a direttive ed obiettivi. È attento alle persone ed al loro benessere evitando richiami e discussioni sulla prestazione. Ricompensa sia le prestazioni che le caratteristiche personali e talvolta viene accusato di eccessiva tolleranza. Questo stile risulta efficace se alternato ad altri stili e se i compiti rientrano in una routine e con prestazioni dei collaboratori adeguate, fornendo supporto ed integrando persone o gruppi in conflitto. Risulta inefficace se le prestazioni del collaboratore sono inadeguate e necessitano di feedback correttivi per migliorare il comportamento, in situazioni complesse e critiche dove si necessita di controllo e direttive chiare e soprattutto in ambienti dove i collaboratori non sono interessati ad instaurare rapporti di amicizia con i propri capi. Alcuni esempi potrebbero essere: caramelle/premi per i migliori, compleanni, la partecipazione dell istruttore nel gioco, momenti di condivisione, mediazione dopo una discussione, rituali e gesti. Stile partecipativo: il leader ha fiducia nella capacità di autogestione dei collaboratori, sollecitandoli a partecipare alle decisioni che influenzano il lavoro. Decide in base al consenso, organizza riunioni e momenti di confronto ascoltando i problemi dei collaboratori e, inoltre, da ricompense per le prestazioni adeguate e raramente dà feedback negativi. È molto efficace come stile in caso di presenza di collaboratori competenti coordinandoli. Se il capo è in dubbio sul da farsi si può avvalere dell aiuto dei collaboratori più competenti. Inoltre il capo stimola il lavoro di gruppo portandolo ad impegnarsi per perseguire gli obiettivi. Questo stile risulta inefficace in caso di crisi e con la presenza di collaboratori che mancano di informazioni cruciali che hanno bisogno di una stretta supervisione. Esempi possono essere: la video analisi con intervento dei ragazzi, inoltre il mister incentiva i ragazzi ad essere partecipativi tra loro. Stile battistrada: il leader, in questo caso, guida attraverso il proprio esempio, dove spesso risulta una figura solitaria dando poco supporto e scarse indicazioni. Ha standard molto elevati e da per scontato la comprensione da parte dei collaboratori e difficilmente delega qualcuno a 90

91 meno che non sia sicuro che il collaboratore rispetti i suoi standard. Limita le responsabilità degli altri ed è severo se i collaboratori non si adeguano ai suoi standard e interviene in prima persona nel caso in cui qualche collaboratore avesse bisogno, accumulando stress. È efficace in presenza di collaboratori molto motivati e competenti che hanno bisogno di poco coordinamento, dove si cerca di ottenere risultati in breve tempo e cercando di creare collaboratori simili al capo. È inefficace nel momento in cui il capo non è in grado di fare tutto da solo e deve delegare e se i collaboratori hanno bisogno di essere diretti e coordinati. L esempio più adeguato è il guidare attraverso l esempio. Stile coaching: il leader aiuta i collaboratori ad identificare i punti di forza, incoraggiandoli a stabilire obiettivi di sviluppo nel lungo periodo; inoltre aiuta i collaboratori a sviluppare strategie di pensiero che li portano ad essere più sicuri di sé stessi e più autonomi. Dà suggerimenti ed istruzioni usando feedback e può rinunciare ad ottenere alte prestazioni nell immediato a favore di obiettivi di crescita professionale a lungo termine dei propri collaboratori. È efficace come stile se i collaboratori percepiscono la differenza tra il loro livello di prestazione attuale e quello che vorrebbero raggiungere e quando ci sono collaboratori orientati all iniziativa, all innovazione ed allo sviluppo personale. Risulta inefficace se il capo ha carenze di competenza e se i collaboratori chiedono maggiori direttive e feedback ed in periodi di crisi. Alcuni esempi sono individuare i punti di forza e le aree di miglioramento del bambino, porre obiettivi a medio/lungo tempo e non solo nell immediato, feedback specifici (attraverso le domande) e l analisi video. Il leader perfetto dovrebbe utilizzare in modo misto tutti questi stile in base alle situazioni, al momento e ai collaboratori/bambini con i quali creiamo una relazione. 11 I FEEDBACK Il bambino può trarre giovamento dalla possibilità di avere un confronto con il proprio allenatore circa la qualità e l efficacia delle proprie azioni in campo, tramite i Feedback. 91

92 Il feedback, in italiano retroazione, indica il processo per cui l effetto risultante di un azione si riflette su un dato sistema per modificarne oppure correggerne opportunamente il funzionamento. In poche parole, il bambino compie un azione, il cui effetto sul campo (che implica la risposta, il commento, la valutazione del mister, oltre che l effetto della stessa) consente al giocatore stesso di valutarne l efficacia, apportando eventuali correzioni (di movimento, di postura, di modalità di calciare o di trattare la palla) in grado di modificarla positivamente. Esistono molteplici tipi di feedback, come: Feedback a sommario: correzione effettuata al termine di un blocco di allenamento. Feedback descrittivi : da preferire a quelli prescrittivi in quanto questi ultimi dicono che cosa fare (danno prescrizioni); i feedback descrittivi, invece, descrivono che cosa fare, lasciando spazio a immaginazione e autonomia decisionale. Feedback a domanda: esplicitati in forma interrogativa, stimolano l allievo ad auto riflessioni relative al proprio operato ( cosa hai fatto? come mai hai fatto quella scelta?in che modo alternativo avresti potuto comportarti?) Feedback a panino : la correzione negativa viene inserita tra due elementi positivi: buona azione! Non sei riuscito a eseguire al meglio il passaggio, ma l idea di gioco era assolutamente corretta! Feedback larghi positivi/larghi negativi: sono correzioni generiche in cui non viene specificato l oggetto della correzione; Bravo! No, così non va!. Feedback stretti positivi/negativi: sono i più funzionali in un percorso di apprendimento, in quanto sono contestualizzati e fanno capire in modo chiaro che cosa sia stato fatto bene/male dal ragazzo ; bel tiro! ottimo dribbling ecc. ecc. Feedback stretti sono correlati alla autoefficacia dell allievo e alla sua capacità di svolgere un compito determinato. 92

93 Feedback larghi sono in relazione con autostima, in quanto la correzione non è rivolta a una determinata situazione/compito, ma alla persona, nella sua globalità (di conseguenza da utilizzare con parsimonia, soprattutto in forma negativa) Quindi, come già detto, ogni azione che produce un effetto sull ambiente ha un effetto retroattivo sulla persona: ogni comportamento può quindi aumentare o diminuire la probabilità che quel comportamento accada ancora (Teoria del rinforzo). Inoltre, bisogna saper associare rinforzi (che possono essere tangibili, sociali, simbolici e dinamici). Bisogna tener presente che, affinché un rinforzo o una critica, sono efficacie si basano sul comportamento e non sulla persona. Secondo diversi studi dare feedback frequenti produce un overload di informazioni, creando una scarsa capacità di attivare feedback interni e problem solving; La frequenza dei feedback dipende dalla fase di apprendimento del giocatore e dalla complessità del compito. I feedback vanno sfumati per incoraggiare l autocorrezione. Sebbene la performance possa subire un decremento durante la riduzione della frequenza dei feedback, questo serve a potenziare il recupero dell informazione, serve durante la competizione e consente la trasferibilità. Inoltre, è importante evitare frasi che contengano non e devi oltre a dover dosare al meglio premi e punizioni: Premi: stimolano l emulazione del comportamento virtuoso, valorizzano un contributo/atteggiamento positivo e rafforzano l autostima. Se usati troppo, invece, o con poca convinzione, rischiano di perdere l efficacia positiva. Se usati senza meritocrazia, fanno perdere la fiducia nell istruttore. Punizioni: Sono uno strumento formativo se accompagnati di una motivazione, dando il senso del limite e del rispetto delle regole. Caso contrario, se usati per punire senza dare una motivazione o se usati per attaccare, si avrà l effetto opposto. 93

94 12 INTERVISTA AI PICCOLI PRINCIPI Per effettuare questa ricerca ho chiesto ad un campione di 50 bambini (compresi nelle categorie Primi Calci/Pulcini da me allenati sia attualmente che in passato) alcuni quesiti relativi alla loro frequenza dell attività sportiva: 1. Perché giochi a calcio? Perchè giochi a calcio? 3% 2% 7% Amo questo gioco/mi diverte Gioco di squadra 88% Gioca mio fratello Famoso È emerso che l 88% dei bambini intervistati giochino a calcio per il suo aspetto ludico oltre ad essere utile ad incontrare nuovi amici con i quali divertirsi. Il 7% vuole emergere e un indomani diventare calciatore, mentre la restante parte è mosso da un voler fare gioco di squadra o perché in famiglia c è il fratello maggiore che gioca nella stessa società e quindi per imitazione. 2. Cosa ti piace del calcio? Cosa ti piace del calcio? Fare gol Partita 33% 17% Vincere Duelli/finte/skills 24% Evitare il gol Triangolazioni 2% 7% 7% 5% Parare Rubare palla 2% 3% Gioco di squadra 94

95 A questa domanda il 33% ha risposto che il proprio desiderio di fare gioco di squadra e quindi avere sempre la palla a portata di piede ; il 24% ama giocare la partita, mentre il 17% vuole far gol. Tra il 5% e il 7% troviamo effettuare parate, duelli e sfide. Per chiudere la predetta domanda il 2/3 % dei bambini ama le triangolazioni, difendere palla ed evitare il gol (difendere). Anche qui si può evincere che l attività maggiormente preferita dai bambini è quella ludica, accompagnata da gratificazioni/premi generici (come vincere), ma soprattutto fare gol. 3. Qual è la cosa che ti piace di più della partita? Cosa ti piace del momento partita? 5% 24% 24% 7% 2% 7% 31% Passaggi/costuzione del gioco Fare gol Parare Contrasto Vittoria Duelli/finte/skills Divertirmi con gli amici Più del 50% dei bambini presi in considerazione predilige l aspetto agonistico - calcistico: infatti il 31% dei bambini vuole far gol mentre il 24% vuole vincere la partita; è importante segnalare che al pari della vittoria, il 24% dei bambini caso di studio amano la partita per il suo lato affettivo - sociale in quanto è un momento da condividere con i compagni di squadra e con il mister. Il 7% (rappresentato principalmente da portieri) vorrebbe essere determinante nelle parate al pari del 7% dei bambini che prediligono una costruzione del gioco ed un giro palla articolato da passaggi. Per concludere le preferenze del momento partita, il 5% predilige i duelli, le skills e le finte mentre il 2% dei bambini prediligono i contrasti. 95

96 4. Qual è la parte che ti piace di più dell allenamento? Cosa ti piace di più dell'allenamento? Tiri in porta 2% Partita 14% 5% 31% Saltare la corda 10% Duelli/finte/skills 2% 36% Allenamento specifico (tecnico, situazione, portieri, ecc) Giocare con i compagni Intensità Passando allo studio delle sedute di allenamento, premettendo che con tutti i bambini presi in esame ho lavorato con il metodo a fasi, chiedendo loro quale fosse il momento preferito dell allenamento, è emerso che il momento preferito è la partita con il 36% seguito dal 31% che preferisce esercitazioni che hanno come obiettivo tecnico il tiro. Il 14% dei bambini prediligono gli allenamenti specifici (allenamento dei portieri, esercitazione di tecnica generale e situazionale). Il 10% predilige i duelli, le finte e le skills. Allontanandosi dall aspetto calcistico, il 5% preferisce l allenamento per questioni affettivo sociali in quanto è il momento di incontro con i propri amici. In conclusione il 2% predilige l esercitazione a secco da me proposta nel pre allenamento per colore che arrivano in anticipo all allenamento, il salto della corda (affrontato nello specifico in questa tesi nella parte della metodologia dell allenamento). Inoltre il 2% predilige esercitazioni ad intensità elevata. Questo domanda dovrebbe essere posta ai bambini ciclicamente per avere indirettamente alcuni feedback sul contenuto delle esercitazioni proposte: per fare un esempio, ad inizio anno non tutti, inizialmente, sono entusiasti nel primo approccio con la corda, mentre a 2/3 mesi dall inizio dell attività sportiva, per alcuni bambini è 96

97 diventato un momento divertente e utile sotto il profilo condizionale e motorio coordinativo, utilizzandola anche nel tempo libero. Inoltre, secondo la mia opinione, il momento partita avrà sempre la maggior percentuale di preferenza, ma, sarebbe importante se nel corso della stagione sportiva la forbice tra partita ed altri momenti dell allenamento si riduca. 5. Cosa vorresti fare appena arrivi al campo? Cosa vorresti fare appena arrivato in campo? 10% 2% 5% 2% 7% 33% Palleggi Tiri Saltare la corda 10% Partita Duelli/finte/skills 31% Correre Parare Parlare con gli amici Ultima domanda posta ai bambini, ma non ultima per importanza è: cosa vuoi fare?. Anche in questo caso l aspetto tecnico calcistico supera il 50% delle preferenze: il 33% arriverebbe al campo da calcio e vorrebbe palleggiare mentre il 31% vorrebbe calciare. Il 10% vorrebbe fare subito partita mentre un altro 10% vorrebbe saltare la corda. Il 7% vorrebbe effettuare duelli con i compagni, il 5% (portieri) vorrebbe parare. Come ultimi risultati abbiamo il 2% dei bambini che vorrebbero correre e un altro 2% vorrebbe parlare con gli amici. 97

98 13 - CONCLUSIONI SISTEMI EDUCATIVI Come abbiamo visto, il mondo dell attività di base, soprattutto nelle categoria Piccoli Amici/Pulcini, non è facile da gestire. Proprio per questo la mia tesi si è basata sul Piccolo Principe, in quanto sembrerebbe una storia per bambini, di facile comprensione, ma in realtà è un manuale di educazione all etica, un opera filosofica, da comprendere oltre le parole. È importante guadagnare un posto importante nella vita di ogni singolo bambino che incontriamo in modo tale da creare in lui una figura amica che lo accompagnerà nel cammino della sua formazione calcistica, ma soprattutto, umana. Innanzitutto bisogna tener a mente che è fondamentale conoscere i propri bambini, organizzare varie sedute di allenamento, tenendo presente della programmazione per fasce d età, senza anticipare i tempi. È essenziale inquadrare una determinata metodologia di allenamento, essere convinti della sua efficacia e proporre l allenamento senza mai eliminare l aspetto ludico delle esercitazioni essendo, in un certo senso, il motore che alimenta la voglia del bambino. È essenziale, a mio avviso, conoscere il pensiero di Rogers, padre della Psicologia Umanistica, che con la sua Client-Centered-Therapy spostò il terapeuta dal centro della relazione ponendovi il cliente, il quale possiede in sé le risorse per l autorealizzazione tramite l autenticità, la genuinità e congruenza: l atteggiamento del terapeuta deve essere autentico e trasparente; deve permettere il venir fuori delle emozioni e dei sentimenti del cliente senza censurarli e accettandoli. Può comunicare le sue emozioni, ma sempre in modo schietto e sincero. Ma per far tutto questo deve conoscere sé stesso, ma la cura di se stesso richiede la conoscenza di sé. Ogni persona, infatti, si costruisce dentro di sé un muro invisibile per proteggere e nascondere oppure indossa diverse maschere per celare agli altri i propri i sogni. Spesso risulta pericoloso mostrarsi senza maschera. Importante il concetto di pedagogia, in quanto richiama il concetto di accompagnamento e porta a considerare non solo l esigenza della formazione, ma anche il modo di essere nella relazione. 98

99 Sono stati trattati argomento come lo sviluppo cognitivo, la figura del Maestro e il metodo non direttivo di Rogers. Sono state presentate due metodologie, quali La Casa del Bambino, sviluppata dal Prof. GHISLENI in collaborazione con lo staff dell AIC Junior e il modello S.F.E.R.A. presentato dal Dott. VERCELLI, metodologie ad oggi sperimentate anche da società professionistiche. Infine sono state analizzate domande proposte ad un gruppo di 50 bambini, dove è emersa la loro voglia di giocare, di stare con gli amici, dandogli il diritto di sbagliare e il dovere di apprendere secondo i loro tempi, senza bruciare le tappe. È emersa l egocentricità dei bambini, i quali non hanno necessità di costruire gioco ed essere un copia del Barcellona di Guardiola, del Liverpool di Kloop o della Juventus di Allegri. Loro vogliono la palla, vogliono conoscerla, toccarla con diverse parti del corpo, diventare amici con essa. Vogliono sentirsi apprezzati dal loro istruttore, indipendentemente dal loro livello tecnico, alto e basso che sia, senza essere giudicati. Tutto questo è essenziale per la loro formazione in quanto giocatori di calcio/sportivi, ma soprattutto per il loro processo di umanizzazione, e per la formazione dell Uomo/Donna che diventeranno un indomani. Chiudo il mio lavoro così come l ho iniziato, citando Antoine DE SAINT- EXUPERY: L essenziale è invisibile agli occhi 99

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