"IL SOGNO DI CORVO,,
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- Matteo Orlando
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1 "IL SOGNO DI CORVO,, Il Sogno di Corvo è rimasto fi n ad oggi, se non un punto nero, a1meno un punto d'interi'ogazione nell'opera di Domenico Rossetti. Che il Monti abbia salutato con versi il R -itor?'. ', d' A &trea, nessuna meraviglia : è sufficentemente nota la d\ lui versatilità politica; ma che il Rossetti, altrettanto fiero difensore dell'italianità di Trieste che vigile custode degli antichi privilegi. si fosse piegato all'a.dulazione servile verso chi, in quel momento, colpiva la città moralmente e materialmente, difficilmente si poteva spiegare_ E, infatti, queba composizione venne giudicata con i criteri piu opposti: per gli uni fu una prova di devoto attaccamento ali' Austria; per gli altri, un omaggio, ispirato dalle speranze, che i vincitori. di Napoleone avevano suscitato nell'alta Italia: per altri ancora, uno sla.ncio.dli riconoscenza per chi aveva liberato Trieste dal malgoverno francese. Si suppose anche una finta per allontanare i sospetti della polizia, onde poter poi, su base legalitaria, respingere gli attacchi sovversivi a Trieste. Ma la soluzione della vemata quae.ytio, la vera interpretazione del pensiero di Domenico Rossetti - e se occorre, la sua giustificazione - si trova proprio nell'opera stessa ; ma, aggiungo subito, soltanto nell'edizione originale, ch'è rarissima. Basti dire: che dellà pubblicazione furono vendute soltanto ventiquattro copie, clelle quali parecchiè erano incomplete causa un sbaglio d'impaginaziolle. '). Al contrario, comune è la ristampa fattane nel 1882, con larghissima tiratura. Ora, questa ristampa è, se non vogliamo dire una falsificazione, un'alterazione fatta per svisare il pensiero e l'intenzione clel Rossetti e che, purtroppo, riusci ad ingannare la buona fede dei lettori. Basta. una rapida scorsa per toglier ogni dubbio. Già H titolo sulla copertina è mutato in Il 30 settembre 1382 ') ; e il vero ehe si trova sul frontespizio, è modificato in Il Sogno di Corvo Bonomo. Iieditore (l'i. r. consigliere scolastico dr. L.) volle premunirsi, pare, contro le accuse d'arbitrio, ma temendo for~ che quel Soyno di Corvo potesse prestarsi a maligne interpretazioni, trasformò il soprannome in nome. Certò è che Il 30 settembre 1382 è il titolo pi6. appropriato alla nuova edizione, nella quale la d'edizione di Trieste è il soggetto principale, mentre il Sogno non è più che un pretesto coreografico.
2 (( IL SOGNO DI CORVO JJ 20., Bisogna riconoscere che il consigliere non trascurò nulla per mettere il lettore fuor di strada. Subito nella dedica, lo avverte che ((per quel sommo patriota... l'amore di Trieste e della gloriosa Monarchia Austriaca erano una cosa sola)). Segue una lettera, firmata dal consigliere, nella quale è detto : «... celebrando Trieste nel 1814 con insigne giubilo il ritorno a.j felice dominio austriaco. e volendo allora il Rossetti.dar nobile sfogo anche ai suoi sentimenti personali, credette di non poterlo fare in alcun altro miglior modo che rappresentando in azione drammatica. l'avvenimento del 30 settembre 1382 come la pietra fondamentale della prosperità di Trieste, altamente proclamando la fede e l'amore del vessillo austriaco... JJ e più innanzi : ccecco il perchè mi parve opportuno di evocare nel cinquantesimo anniversario della fausta d'edizione anche la venerata ombra dell'indimenticabile dott. D. Rossetti affinchè in tale memorando giorno ci ripeta quelle sapientissime sue parole, le quali nel 1882, mentre l'inclito Municipio gli prepara l'onore della statua, non a,vranno autorità minore.di quella che nel 1814 s'ebbero fra gli applausi universali». Quanto esatta fosse quest'ultima, affermazione lo vedremo in seguito; accontentiamoci per ora d'ammirare l'aeeortezza del consigliere, con la quale fa passar per ccpatriotiche)) le onoranze al Rossetti, che furono invece, come ognuno lo sa, una affermazione d'italianità. LA PRllPARAZIONE NON È FINITA Un rhvertimento al lettore, dovrebbe sostituire, secondo l'editore, cde.d otte annotazioni, di cui l'autore in ben ventiquattro pagine di stampa minutissima, corredò il suo lavoro»; ma non contiene che brevi cenni sulla storia di Triese, i quali devono far posto alle lodi tributate ai duchi d'austria. A pag. 11 incomincia la Prefazione del Rossetti che alla pagina seguente resta tronca, a metà d'un _periodo : «Ho assegnato a questa mia Azione drammatica il titolo ili Sogno di Corvo, cioè di Francesco Bonomo soprannominato Corro 1.>erchè di lui più d'altri io mi compiaccio»; manca il seguito : «a motivo forse di sua stranezza, ma più in virtù di una importante verità», tagliato d'all'i. r. consigliere, al quale non piaeeva altrettanto la verità. Venia.mo alla ristampa del libretto : il Prologo è completamente soppresso e i tre atti hanno una veste tipografica... direi quasi, giallo-nera. Tutti i versi che suonano omaggio ali' Austria o quelli che come tali si vollero interpretare; sono stampati in carattere grnsso e certe pa.role sono rese più solenni da maiuscole. Infine, come
3 204 CAR LO L. CURIEL detto, le note storiche sono omesse ; non per brevità, ma perché queste contengono e la vera essenza dell'opera e la chiave dell'enimma. Fu davvero un triste omaggio che il dott. L. rese al Rossetti, ristampando in quel modo l'aureo libretto. L'edizione alterata gravò sul giudizio dei posteri. Per ben comprendere il contegno del Rossetti, bisogna risalire àl La città, dopo quattr'anni di dominazione napoleonica, versava in tristissime condizioni. Le era stata imposta una taglia di 50 milioni di franchi, ridotti poi a 30; l'antico Consiglio dei Patrizi era stato abolito ; tolto il porto franco e qua;ii tutti i privilegi, e introdotte invece molte gravezze, fra le quali la leva militare. Il commercio era rovinato, strozzato dal blocco continentale, drula concorrenza degli altri porti e, soprattutto, dall'impossibilità di navigare. Sicché, quando il generale a ustriaco Lattermann entrò in 1'rieste (il 13 ottobre 1813), parve a molti, come disse il Rossetti, che la città fosse restituita «ajla libertà, alla pace, al commerciojj. La delusione fu pronta, grande e dolorosa : il 16, un proclama del generale dichiarava Trieste «città di conquistajj; il che significava che l'austria non le riconosceva piu le antiche prerogative munici pali, delle quali andava fiera, né i privilegi, sui quali si fondava il commercio. Invece d'un provvido soccorso che l'aiutasse a risorgere dalla rovina, nella quale l'avevano precipitata i cdiberatori dl'italia)), Trieste si vedeva ancora ferita nei sentimenti e nella vitalità dai nuovi liberatori. Il patriziato e la mercatura inviarono subito una deputazione all'imperatore, perché, porgendogli omaggio in nome della città, chiedesse il ripristinamento dello Statuto e del porto franco. A tale delicata incombenza furono nominati il vicario capitolare dell' Ar gento, il dott. Domenico de Rossetti, il Consigliere Francesco de Costanzo, assieme ai negozianti P. Oozzi e P. Renner ; ma il barone de Lattermann, avvertito che «erano tutti frammassoni, epperò gen te da non fidarsi e non animata da sensi di vera sudditanzajj, nop permise loro d'i proseguire oltre Lubiana. In seguito venne mandata un'altra deputazione a Vienna; ne fa~evano parte il dell'argento ed il Renner (questi un massone davvero), ma il Rossetti ne fu escluso'). Il solerte patriota trovò altri mo.di per far udire la sua voce. Si valse prima della Società del Gabinetto di Minerva, ch'egli assieme al dott. Lorenzo de Miniussi e al dott. Giovanni Vordoni aveva fondata nel l.809 e che in breve era divenuta il ritrovo intel lettuale di Trieste. Il Rossetti, dunque, invitò i soci a compor poesie e prose per festeggiare la restaurazione. Egli stesso, oltre ad un'ode, scrisse una Cantata, che venne musicata dal consocio maestro dl.
4 CC IL SOGNO DI CORVO )) 205 cappella Domenico Rampini. Il titolo, Minerva consolata, lascia trasparire l' intenzione dell'autore di esprimere la speranz;, fra le volatine liriche e le similitudini mitologiche, che l'imperatore volesse restituir Trieste allo statu quo ante. N ell'ad'unanza accademica del 28 gennaio 1814 seguì la declamazione dei versi e l'esecuzione della cantata, il sig. E nrico P etruccio, parte principale '). Le composizioni vennero raccolte in un opuscolo ed offerte alle autorità '). Quindici giorni dopo si presentava 'un'occasione migliore, di potersi rivolgere, cioé, non più ai! un circolo d'amici, ma ad un pubblico numeroso,.del quale avrebbero fatto parte le autorità. Il 12 febbraio cadeva il natalizio dell'imperatore e in tal ricorrenza vigeva l'uso di una cerimonia semi-ufficiale, abbandonata poi nel 1829 : s'illuminava il teatro, si poneva sul palcoscenico, in mezzo ad un gruppo di piante, il ritratto o il busto dell'imperatore e si eseguiva una cantata, scritta dal maestro di:i cappella o da un compositore di nome, come il Coccia, il Pavesi, il Paccini, il Generali. A tale spettacolo assistevano natura)'illente le autorità, incominciando dal governatore. Il Rossetti non si lasciò sfuggir l'occasione e scrisse Il Sogno d i Corvo, facendo preparare la musica analoga dal mo. Rampini. Non era una delle solite cantate a due o tre voci e coro, ma un'azione drammatica in tre atti, la quale richiedeva attori, cantan ti, ballerini, compa,rse e(] una speciale messa in scena. Ciò portava indubbiamente molte difficoltà con oé; ma ccnna Società di buoni Sudditi, e Cittadini>), che figurava promotrice della festa, e<colla cooperazione del Magistrato e Concessione delle Superiori Autorità», riusci a rappresental'e al Teatl'o Nuovo (oggi Teatro Comunale G. Verdi) l'allegoria rossettiana. «Onde rendere più splendida questa festa, scriveva l'osservatore, ') non si à usato risparmio nelle decorazioni, vestiario e macchine, che tutti sono nuovi, e tutti fatti appositamente per questa Rappresentazìone. I Professori d'orchestra... sonosi prestati gratuitamente. Il primo e terzo Atto fu recitato dalla privata Società filodrammatica; il secondo Atto all'incontro, venne eseguito dalla presentane Compagnia di Cantanti e Ballerini di questo Teatro)). Gl'interlocutori furono : la V erità, Chiaretta Stramanon ; Zuliani, Giuliano Anselmi ; Bonomo, pl'of. Giuseppe Lugnani ; Giuliani, Pietro Ant. Cerotti; Golalto, Enrico P etruccio; Petazzi, Pietro Anselmi ; Ugone, Carlo Abruzzi. I prezzi furono tenuti alti: Ingresso, fiorini uno ; sedie chiuse, 12 carantani ; Palchi, f. 2 per il 3.o ordine; f. 1 carantani 30 per il 4.o e f. 1 per il 5.o. L'incasso, detratte le spese, andò a favore dei soldati feriti.
5 206 CARLO L. CURIEL Vediamo ora il testo originale ') dell'azione drammatica. Nel prologo «la scena ra.ppresenta la piazza del Teatro nuovo di Trieste colla veduta verso la darsena, detta Mandracchio. Nel mezzo della piazza sta il busto dì S. M. l'augusto nostro Imperatore e Re Francesco [)). Ciò era nell'uso, ma quella sera poté sembrare alquanto strano, di veder la Verità (il prologo), fattasi il portavoce del Rossetti, declamar in presenza dell'imperatore certi versi, che in Realt,\ non a vrebbero dovuto suonar troppo graditi al di lui orecchio. Cogliamo subito una frase caratteristica : «Arna ed onora L'itala Patria e l'alemanna il Sire Augusto ll, nella quale riconosciamo quel Rossetti che scrisse che il Bottiger a veva preso «abbaglio qualificando Trieste per città tedesca: giacchè sudditanza e(] il reggimento di una città non può farle perde:re quella nazionalità e quella geografica situazione ch'ella ha naturalmente. Giacendo Trieste sull'adriatico ed al di qua delle Alpi, non può appartenere che all'italia, siccome anche per ogni altro riguardo vi appartenne mai sempre e vi appartiene tuttora 'hl. Nel Prologo c'è un avvertimento importante. L'autore richiama l'attenzione degli spettatori sul problema centrale, come si direbbe oggi: << Orsù, vierwi, Tergeste, Non ad udir d'artificiate laudi Copia fastosa, ma d'antica e vera Patria virtù e d'onor opre feraci. ll L'azione incomincia con un'esposizione storica delle condizioni precarie di Trieste nel 1382, prospettate nei dialoghi che fra loro tengono l'oratore veneto Zuliani, il vicedomo Burlo, i patrizi de' Giuliani e Francesco Bonomo detto Corvo. In quest'ultimo personaggio, del quale più che d'altri si com,piacqiie, il Rossetti certamente adombrò sé stesso, «calmo e sereno, dignitoso fra le ostilità degli uni ed i sospetti degli altri ')>). Basta leggere il monologo del ]Jatrizio, che rimasto solo, sembra trar la morale dai discorsi fatti: «Patri&, dolce pensier! Ohi nel profondo Dell'alma sua per lei non sente am-ore, E secondo ogni affetto non le pone, Uomo è pra1)0 e imbel. - Ma chi sua patr-ia Trova dovunque arridegli fortuna? Uomo è misero e vil. - O me felice, Oui l'altissimo diè quel core in petto Ohe a eostoro negò 1 - Me più beato Ohe peru1are ed ordire e compier seppi Pella mia patria il più felice evento, Dopo averle già un di scelte e dettate Leggi poche e benigne!... Ne' futuri Secoli ferrne' ancor queste ~taranno... Lq, patria libertà? - Sarà protetta. ))
6 «IL SOGXO DI COR\'O ll 207 Ecco il pensiero rossettiano. Il Bonomo si addormenta. Nell'atto secondo si svolge i] sogno..?il cespu~lio s'illu~ina e ne esce il Genio di Trieste, che, dubbioso, mcerto, conterloqmscej) : «Qui,?ove già d'interntinabil gue rra Dono,ufa1fsto facean oste e amico, Oggi aurora per nie sorge di pace, O tale solo il mio àesit- la pinge!» Sopraggiunge l' A11stria a tranqoillarlo; gli fa vedere la città «estesa e fabbrieata dall'uno all'altro dei Lazzaretti. Quantità di vascelli ingombra il porto e la rada. Sulle rive vedesi molto popolo in tutta attività. Le colline sono coperte di villeii; e gli predice un lieto avvenire : «Tu fra regni a 1ne soggetti Sempre libero sarai, E per opt e splenàet ai. Del tuo civico vafor.» E' chiaro abbastanza; ma una nota previene ogni possibile dubbio: «L'Austria. qui vaticina al Genio di Trieste, sebbene soggetta al suo dominio, godrà sempre l'antica sua libertà, talchè, ignara d'ogni peso di sudditanza, non ne godrà che i vantaggi ed il frutto. Così infatti fu in tutti i secoli ne' quali ella fu soggetta all' Austria. L'antica sna costituzione restò fino a' tempi di Carlo VI onninamente ferma, ed in va-riata. Ciò poi se fn cambiato, non lo fn che in parte e per maggiore utilità, come l'effetto Io dimostrò)) (p. 75). Segue un elenco <fui privilegi e delle franchigie concesse da Leopoldo I e da Giuseppe I. Come pegno, l'austria dà la sua sciarpa al Genio. Un'altra nota spiega il simbolo: essa allude all'«affetto veramente paterno ch'ebbero i Sovrani austriaci ~erso questa città... troppo manifeste sono le testimonianze ch'essi in ogni tempo ne diedero agli avi nostri in ciascuno quasi de' loro diplomi e privilegj... JJ e riporta un brano d'un diploma di Giuseppe I, che conferma i privilegi. Vengono Nettuno, Mercurio e la Fortuna, che alla loro volta promettono di protegger Trieste e donano al Genio i loro attributi, eccitandolo alla navigazione e al commercio. Ma, appena partiti, «annunzia l'orchestra l'avvicinarsi di una Divinità contrapposta.. E'.Neu:.esi con coro.ii Divinità sue compagne che la precedono. e geni malefici loro ministri che le fanno seguito. Il cielo si offusca e preparasi fiera burrascai>. Udite Nemesi: «Frena, stolto, il gioir. Nemesi ancora Evvi a tubar tuoi sogni. A:mioi i1wa110 Altri Numi ti fftr: in quell'orro, e In cu i gemesti, ripiom,bar dovrai Vittima ancor di guerra, Ed i-vi apprenderai Quant't felicità fugace in ter1 a.»
7 206 CARLO L. CUlHEL ~ Essa ordina ai suoi geni malefici di cct;ogliere in quanto possono al Genio di Trieste tutti i suoi attributi». Si noti che gli spogliatori (parola coniata proprio òa Napoleone!) si chiamano : Aff(Jll1,no, Dazic, T errore, Spia. E' chiaro che la scena simboleggia l'invasione francese, ma sembra che il Rossetti volesse ammonire nello stesso tempo l'imperatore, dipingendo la rovina di Trieste, perché priva de' suoi privilegi. Al Genio, dunque, rimane soltanto la sciarpa ; il che vuol dire : Napoleone ha potuto togliere a Trieste il commercio, la navigazione, la prosperità, ma non i diplomi e le franchigie concesse dall'austria. Mentre il Genio incomincia a disperare, compariscono all'improvviso Nettuno, Mero urio, la F'ortHna e l'a.1,stria, i quali consolano il Genio e gli promettono un lieto avvenire. Dopo un balletto di gioia, la scena si trasforma nuovamente e si vede il Bonomo nel momento di destarsi. Egli esclama : «A.imè, tutto fu sogno! O infelice Tergeste! io tue fortune Dunque vidi sognando; e di virt,u de. Di costanza, d'onore e d'alta fede PeU' Augusto.Signore, a cui ti doni Non 1,'iài à'omlwa ed m -1,si.on j'u9ace!» Ma, ecco, vien Giuliani ad annunziargli l'avvenuta dedizione; e vengono il Collalto e il P etazzi. Questi narra l'incontro con Leopoldo: <e Gli dissi, che donar volonterosu, sè voleva Tergeste al suo dominio, E vassallaggio a lui giurar perpetuo/ Ma quella conservando liber tade, Quelle trooohigie, istituzioni e leggi Ohe sacf'ate le fur da' secoli prischi, E ch'ebbe compre col suo sangue ed oro. )> E il Rossetti spiega nelle note : ((Questo messaggio giudicandolo nel tenore della convenzi-0ne conchiusa con Leopoldo, fu che Trieste volontariamente rendevasi suddita ali' Austria, ma c-0n patto di conservare i suoi privilegj e franchigie, e riserbando a' Sovrani del- 1' Austria il diritto di ritrarre le gabelle e dazj di transito, che da loro sarebbero per esser imposte)); e rispetto all'ultimo verso : ((essa. comp~ò con solenne contratto e stipulazione dal suo Sovrano la propria sovranità. I fatti storici giustificano questo verso, isolandolo anche da qualunque allusione a tempi meno antichil). Qneste note sono eloquenti. L'atto termina con l'entrata di Ugone conte di Duin-0 a testa delle milizie, e fra gli evviva del popolo, il Bonomo invita tutti «... a celebrar Tergeste, «L a già. infeuce ed or riso, ta patria.» L'intento dell'autore è manifesto: rammentare i diritti.di 'l'rieste non solo all'imperatore, ma anche ai Triestini stessi, perché se ne
8 (( IL SOGl\O lli CORVO ll 20', facessero forti e lo appoggiassero nella lotta per l'autonomia per la.ubertà del commercio. Il Rossetti non trovava inconciliabile una specie d'alleanza fra Trieste e l'austria. Trieste, libera città anseatica non avrebbe potuto esser una città guerriera come la Venezia d'un tempo, e la dura esperienza le aveva insegnato quanto abbisognasse di una valida protezione. L'Austria vittoriosa, ricca e forte, non solo poteva proteggerla, ma es~erle larga di quei favori, che di riflesso sarebbero stati poi di vantagggio a,nche per lo Stato. Il Ros setti dovette poi ricredersi, dinanzi al fallimento d'elle sue idee "). Anche Il Sogno di Corvo rimase soltanto un sogno; non trovò eco né a Vienna, né a Trieste. li 23 luglio 1814, l'austria annetteva le Provincie Illiriche e la città di Trieste vi rimase incorporata, senz'alcuna forma autonoma e senza autorità municipale. Il decreto stabili, disse il Rossetti qualche anno dopo, <de massime fondamentali dei danni che vennero, vengono e verranno alla povera Trieste)). ") Deluso, ma non vinto, il Rossetti scrisse in 40 giorni le Meditazioni dimostrando ampiamente quali fossero le antiche franchigie di Trieste, alle quali aveva a,:,c,:mnato nelle Nate storicke de Il Sogno di Corvo, e provandole con i diplomi e le carte pubbliche conservati nell'archivio civico (Vicedomineria) ; negava all'austria il.diritto di riguardare Trieste come città di conquista e chiedeva al Sovrano una nuova compilazione dello Statuto, nel quale fossero compresi i privilegi. La memoria, mandata al ministro Saurau, venne restituita, dopo alcuni mesi, senza una parola. Insuccessi e disinganni erano i frutti amari che il Rossetti raccoglieva dalla sua attività; ma non meno amari dovevano riuscirgli il disinteresse, l'incomprensione dei suoi concittadini, se lasciò scritto nel suo testamento che a lui ((toccò il destino di veder contrariato, impedito, deriso o frustrato ogni suo proponimento a decoro e vantaggio di questa patria)). Deriso nod è un'iperbole: ho sott'occhio uno scritto satirico di pugno di Lorenzo de l'iiiniussi, che si riferisce appunto alla Miner 'ua, consolata ed al Sogno di Corvo. Credo che perciò valga la pena di riportarlo integralmente, e anche perchè ci dà un saggio della vena sa.tirica déi «l'iiinervalbl, Cadice, li 29 Gennaio 1814 Secondo le lettere ricevute [dalla Terra del fuegol ") recente mente da Lima vi si stava preparando in quella città una festa particolare nel teatro dei burattini, noto sotto l'insegna antica d'un grand'uccellaccio alzato sopra tre ova "). Dicono che quell'insegna
9 210 CARW L. CURIEL sia stata- cambiata in una ghirlanda di rose con un'iscrizione meno.arrogante, che però gli attori del teatro sieno come prima burattini rigenerati. Il teatro è meno grande del teatro Girolamo di Milano "); i burattini però del medesimo, sebbene ve n' ha alcuni di più piccoli, la maggior parte sono più grandi di quelli del teatro -Girolamo. Quelli di Lima non capiscono nulla come quelli di Mi- 1ano, hanno però una qualità snperiore a questi ultimi, poichè tutto ciò che dicono lo dicono colla loro voce propria, essend'o addestrati mirabilmente dal loro impresario, che trovandosi nel paese in cui vi è gran copia di papagalli, ha il vantaggio _di saper trattare questi cari animalucci, che tanto divertono col loro cinguettare, sebbene poi presto annojano quando si si ricorda, che sono papagalli, e nul F altro che papagalli, e che rispondono quindi a dritto ed! a traverso ciò che imparano senza saper ciò che dicono. Non si sa, se i burattini di Lima abbiano raffinata l'arte di quelli di Milano, certo è però, che i primi, quanto tocca loro parlare, si alzano dalla sedia senza -.che si tiri alcun filo, recitano d?un tratto la loro parte, terminano con una bellissima cadenza e tornano da per se stessi a sedere, cominciando subito un altro a recitare, senza che vi sia necessario di.altro, che tutt'al più un cenno, o una chiamata o dimanda dell'impresario, il quale senz'altro sa ciò che deve recitare ognuno. Lo spettacolo che verrà rappresentato è intitolato, secondo gli.avvisi a Stampa, la Gacichieide storia della casa dei Gaoiclvi del Messico, oomposiziom poetiche dettate dall'impresal'io dei burattini di Lima Don Juar>- Bombastos y Spaccavientos Parabolanos. Questo poemetto è composto in vario metro per evitar la monotonia, come lo avvl.sa l'impresario medesimo: dal che dobbiamo giu {licare ragionevolmente, che il poeta americano si creda che i nostri Dante, Tasso, Ariosto, Milton, Pope, Klop8tock, wieland, Camoens, Alonso d'ercilla, e tutti gli altri poeti epici europei, e perfino gli.antichi Omero, Virgilio e C. sieno i poeti i più seccanti e monotoni,del mondo, giacchè scrissero i loro poemi da capo a piè nello stesso metro. Forse però anche, che non capiamo a sufficienza l'avviso.a stampa"), e che quel per evitar la Monotonia si riferisca all'asso,ciazione proposta, giacchè in detto avviso non vi è in questo luogo.alcuna interpretazione, talchè forse dovrà mettersi second'o l'inten zione dell'autore una virgola dopo la parola metro, e dovrà quiridi leggersi in questa maniera: «Queste composizioni di vario metro, cc (virgola) per evitar la Monotonia si stampano per Associazione J). In questa maniera si potrebbe salvare il credito dell'autore per il buon gusto. In fatti si crede effettivamente che questa sia l' inten ~ione dell'autore, giacchè è veramente una cosa monotona il dover,aspettare,,.eh.e.la gente venga a comprare in via ordinaria un Jiber-
10 (( IL SOGNO DI COR\'O)) 211 colo, quando si può evitare eccellentemente questa monotonia proponendolo per a.ssociazione, e quindi obbligando la gente a comprarlo senza saper il suo valore, e, come si dice, a comprare la gatta in sacco. Questo poemetto, che verrà stampato, e, come si osservò, per associau;ione, valerà, anzi per meglio dire costerà un d-olar le ass0dazioni però per la città di Lima non -saranno aperte che 'sino li 10 febbraio a. c. per gli esteri poi sino a tutto febbraio suddetto. Da ciò si deduce, che gli abitanti di Lima correvano a precipizio ad a.ssociarsi sino li 10 febbraio, per non perdere il vantaggio di potersi associare con un solo dola,r, giacché trascorsa quest'epoca possono correre il pericolo di acquistare l'operetta su qualche panchetto, o da qualche pizzicagnolo per pochi marvedis_ Vi sono poi degli speculatori, giaccbè di questi non manca.no mai, che sperano di potersi associare anche dopo li 10 febbraio, sebbene sieno abitanti di Lima, giacché potranno sempre dire, ~be non si associano per se stessi, ma per un estero "). Promette moltissimo il piano delle composizioni") esposto quasi in un prospetto nell'avviso suddetto ; poichè in esse vi si troverà di tutto un poco. Vi sarà verbi gra.,,,ia, una corona di sonetti contenenti delle quistioni critiche sui Proavi di Montezuma "), ciò che non può riuscire che arcipoeticamente; vi saranno dei decasillabi per le donne americane ; vi sarà un'ode alcaica per gli astronomi del Messico ; vi saranno dei tetrastici, che in Italia si nominano quartine ma in America tetrastici, in cui si farà vedere la caduta di Ataliba ") ; in somma vi saranno tante belle cose, che aspettiamo con impazienza l'arrivo d'el primo bastimento dall'america per dare ai nostri lettori una descrizione dettagliata di questa festa che occupa le conversazioni dì tutta la città di Lima. Cadice, ìi 14 febbraio La festa, che era stata annunziata il 29 scorso Gennaro nel N. 9 del nostro foglio ") ebbe luogo (jeri) neì teatro dei burattini di Lima, iè fu tenuta con tutta quella decenza e solennità cbe si richiede per una burattinata. Il concorso degli spettatori fu veramente piccolo,"), ciò si ascrive però con tutta ragione all'idea, ch'ebbero tutti, che sarebbe grande il concorso, e che quindi d-0vend-0vi essere gran calca sia meglio restare a casa per non farsi montare sui cali dagl'indiscreti spettatori_ Si ridusse quindi il numero degl'intervennti a ciréa una quarantina, o tutt'al più cinquantina di persone, composte in maggior pa-rte di donne, che sono tanto eccellenti nel decidere in materia di belle arti e scienze, in un greco
11 212 CARLO L. CURIEL ferravecchio, che per specolazioni mercantili si trasportò da Arta nella Grecia moderna nella città di Lima, in un fabbricatore di stufe, non già alla Franklin, ma di quelle di semplice terra, in alquanti membri d'una Società che si trova in qualche dissapore coll'impresario dei burattini, ed in un personaggio di rango, che intervenne per compliment o, ma essendo forse di cattivo gusto, sembrò d;'annojarsi e parti a mezzo spettacolo col pretesto di affari che con suo massimo dispiacere ne lo richiamano "). C ARLO L. CuRrnL 1 ) Così la copia che si t rova alla Biblioteca Civica e quella posseduta daj defunto E. de Erbotti. 2 ) Ii 30 Settembre 1382 / Azione drammatica J del / D r. Dome.tlA.oo cte Ro8seW I t;om1josta nel 1814 / per celebrare / il ritorno di Trieste ai felice dominio / di Sua Maest à, j l'augusto I mperatore d'austria / Nuova Edi7,ione. 'ltieste. Tipografia Tomaslch (p. p. 47). 3 ) Cfr. ATIILio T.n.IARO, S toria di Trieste, A. Stock, Roma, 1924, v. II, pp ) Cfr. L'Osservatore Triestino, Supplemento n. 15 dell's febbraio lsh, pp ~) Festa / del Gabinetto di Minerva in T1"iest e / per lo / ritorno d tillfl Patria ai felice dominio / di S.ua Maestà / l'imperatore dell'austria / Re di Boemia ed.urtgheria, / ecc. ecc. ecc. J Francesco I / nel di 2S di gennaio Tri ste. lmi1. Reg. privilegiata Tipografia governiale (pp., 58). I1 28 è aggiunto a penna. Cfl". ATTILIO GENTILLE, Il primo secolo aella Societa di Minerva. Trieste, G. Caprin, , pp. 27, 91, ) L'Osservatore Triestino, n. 17 del 15 febbraio 1814, pp Anche le notlzie 1}er,i~t; 1~ 0 :f ctg~t~ 1~1:!~ 0 d~~~~iioa / per festa t eatrale I dest inata a celebrare il ritorno ài f Trieste al felice dominio / di Sua Maestà / l' A.ug 1 usto lmveratore rl'a.ustria J Re d'ungheria e Boemia / ecc. ecc. ecc. J Francesco 1 J com,posta da I Domenico Rossetti nobile de Sca-nder, J Patrizio triestino, Dottore di leoue ed Atvccato, Membro deu' Acca(Wmia italiana, e dew Arcadia Romano-Sonziaca, / rnvprf; 1,entata nel Tea,tro di Trieste / per sofennizzare nel dì 12 febbraio del / il fa ustissimo giorno natalizio della / prelodata Maesta Sua / Hio dies vere mihi Jestus. Hor. lib. I. Od. 12. J Dalla Imp. Reg. privilegiata Tipografia governiale {pp. 84). 1 ) ll sepplcro di Wtnct;;elmann. Venezia, Alvisopoli 182.3, p ') Lo notò anche F ABIO Ousm in Appunti della Storia di Trieste. Trieste, Cappelli, 1930, p ) orr. ATTILIO TAMARO, Trieste, Roma, T iber, 1930, pp ; CESARE PAGNIN~, D. Rossetti secondo documenti inediti, nel Piccolo della Sera del 14 e 1.9 agosto ) Cfr. A'n'ILio T.,.M.\R"l, S toria di Tries.te, v. II, p ) Cancellato. 13 ) «Sotto la dominazione francese, intorno al 1809, si costituì altra società, colla sede in casa Gadola, sulla piazza omonima (ora Lwrgo Mazzini). 11 teatrinoera stato eretto secondo i disegni di P aolo Kandler, il quale con abilità d'artista ne dipinse anche le scene. Gli attori erano glovanettt. Fra questi va nom1nato quel Pietro Kandler che Poi si rese Ulustre.... Aveva a compagni d'arte i lr)ropri fratelll, le sorehe, un Mi.niussi, un Pietro Sandrini e le sore]le StramanOn. I struttore dram matico n'era il dr. Matteo cerutti. Il repertorio componevasi di drammi del Metastasio, delle commedie del Goldoni e del Sografì. II fiore della cittadinanza inter~ veniva alle rappresentazioni... In certe occasioni, oppure a scopo di beneficenza essi fecero più volte buona prova del loro talento e della abilità tmlle scene dej_ Teatro Grande.» (8ocieta Filarmonico-Drammatica. Memorie compilate pe1 curn di un socio filodrammatico. Trieste, Caprin, 1884). H) Gerolamo è la maschera matadora del minuscolo Teatro Milanese, oggi ancora delizia dei,bambini. 11 teatro godeva, si può dire, una fama europea, percbè diversi giornalisti stranieri gli avevano dedicato lunghi articoli ammirativi. Nel 1806 un «Mila.nese1> scriveva una lettera al Compilatore del Giornale Italiano, ~r rimproverarlo di non comprendere fra gli annunzi degli spetta.coli, quel teatro «che!la la maggior tnflnenza sui costumi del popolo». 1 s) Non mi fu possibile trovare una copia di questo l'l:vviso.
12 (< IL SOGNO DI COR\'O )) ) _La stampa del. libretto tardò molto. «Quest'Azione dr8.llllllatica è corredata da cop10se annotaziom storiche, e sarà successivamente stampata gtacchè la bre~ vltà del tempo non Io permise per l'odierna Rappresentazione» a~ertiva L'OsBervatore citato. L'esito fu disastroso: «come riferisce il Rossetti' nel congresso del 25 dicembre 1814, furono vendute 24 copie, ed i 20 fiorini ricavati furono elargiti a due in.va lidi» l (Ofr. A. GENTIi.LE, n primo secolo àella Società aena Minerva, p. 175). 17) Il Miniussi parla qui della pubblicazione Festa del Gabitw tto ài Minerva, nella qua~e si trovano anche un suo sonetto dialettale, una poesia tedesca e una auacreont1ca. 18 ) Allude probabilmente al sonetto del conte Girolamo Agapito Al oampo di batta.glia, nel quale è detto: «Quegli Augusti Avi suoi - che andar sotterra - Ombre guerriere...» (p. 44). 11 ) Pare siano sottintesi: una poesia del Medicus («W1e mii.tterlich Mhrender Bro8t entw6hnet») a p. 38 ; l'ode del Rossetti («Volge -la, Patria, e leva L'algosa antica f r onte Al ciel...») a p. 45: l'ode di Pietr'Antonio Ceruti («Qual rimbombo 1on.ta,n ai sente...») a il) ) Il foglio è, ben s'intende, L'Osservatore Triestino; ma la notizia si trovava certamente nel supplemento, che, disgraziatamente, manca alla collezione della Biblioteca civica. 21 ) «Il 12 febbraio, natalizio dell'imperatore, non vi fu alcuna 1llum1nazlone della città : ne fu incolpata l'autorità, perchè non l'aveva {(Ordinata». Alla rappresentazione di gala ci fn poca gente, anche percbè s'era chiesto 11 pagamento del biglietti in moneta metallica.» {A. TAMARO, Storia di Trieste, v. II, J>. 251). 22) Il BO'ITORA ~ rive ohe,d'azione drammatica, ipiù per il testo che per la musica del m.o Rampini (tuttavia lodata) ottenne successo di pretto entusiasmo» (Storia aneddotica documentata dei Teatro ComU'ttale, Trieste, Balestra, 1885, p. 87); ma egll troppo spesso lavora di fantasia quando i documenti sono muti. Così in questo caso: egll attinse le notizie riguardanti H Sogno (U Oorvo da L'Osse n.:atore Triestino; e questi si limita a lle seguenti parole: «La Poesia dell'annunziata Festa Teatrale è del slg. Dr. Domenico de Rossetti, e la Musica_ del sig. Ma_estro di Cappella Domenico Rampini». Viceversa abbiamo una testimonianza insospettabile, quella del direttore della polizia. Alle scene allegoriche riguardanti l'austria e l'imperatore, osservava, «non s'era avuto cbe un gelido applauso» (Cfr. A. T.ou.no, Storia di Trieste, v. II, o. 251). "la Porta Ori,mialett 5
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