3.9 UN CASO DI STUDIO DI MALTE E SUPPORTI: LA CASA DEL FAUNO

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1 3.9 UN CASO DI STUDIO DI MALTE E SUPPORTI: LA CASA DEL FAUNO I mosaici della Casa del Fauno di Pompei costituiscono senza dubbio un complesso di importanza chiave per comprendere le origini dei mosaici italici in tessere minute. Qui si trovano, infatti, un grande mosaico, raffigurante la Battaglia di Isso (PO 15), che con estrema probabilità deve essere stato realizzato sul posto e, per la prima volta nella penisola italica, si possono osservare emblemata realizzati su supporti della tipologia a cassetta e che, quindi, rimanevano in vista anche dopo la messa in opera nel pavimento (PO 19). Si è deciso di prelevare alcuni campioni dai mosaici della casa per conoscere la natura degli strati di sottofondo del mosaico della Battaglia di Isso e per capire se si potessero rintracciare, nei supporti degli emblemata, degli elementi che fossero indicativi della provenienza. Il mosaico della Battaglia di Isso si trova attualmente presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove è stato trasportato nel 1821, dopo essere stato asportato dalla sua collocazione originaria. All epoca, a Pompei, era in uso la pratica di operare lo stacco a massello dei mosaici e questo procedimento venne applicato anche al grande mosaico della Battaglia di Isso. Il mosaico esposto presso il Museo, quindi, non conserva solo lo strato più superficiale, cioè le tessere, ma anche l intera sequenza degli strati di sottofondo. Nell attuale allestimento, se si osserva il mosaico di lato si riesce, infatti, a vedere la cassaforma in legno che lo racchiude. Il prelievo è stato effettuato grazie all apertura di un tassello in corrispondenza dei bordi di una delle stuccature che colmano le lacune del 369

2 mosaico: grazie a questa operazione è stato possibile osservare, a partire dall alto, una sequenza di tre strati di malta, di cui il secondo e il terzo si presentano staccati. Da ciascuno dei tre strati è stato effettuato un piccolo prelievo. Per affrontare la caratterizzazione dei supporti è stato preso in considerazione l unico supporto della casa conservato nella sua collocazione originaria. Si tratta di un pannello di terracotta che ospitava, originariamente, un quadro raffigurante la lotta tra un leone e un serpente andato perduto a causa dell avanzato stato di degrado, poco tempo dopo la scoperta della casa. La pulizia del supporto, effettuata in occasione della realizzazione della documentazione fotografica, ha mostrato che, nella parte centrale, sopravviveva una piccola porzione della malta di allettamento (Figura 1). Il campionamento ha interessato, quindi, il supporto di terracotta e la malta (Tabella 1). Nome campione Descrizione Provenienza Scheda Pompei_F_Bcamp1 Malta di sottofondo, Pompei, Casa del Fauno, PO 15 strato n.1 esedra (37), mosaico della Pompei_F_Bcamp2 Malta di sottofondo, strato n.2 Battaglia di Isso Pompei_F_Bcamp3 Malta di sottofondo, strato n.3 Pompei_F_Lcamp1 Supporto di terracotta Pompei, Casa del Fauno, tablino PO 19 Pompei_F_Lcamp2 Malta di sottofondo Tab. 1 Tabella con l elenco dei campioni prelevati. 370

3 Fig. 1 Il supporto conservato presso la Casa del Fauno e, in basso, un particolare in cui si può notare il motivo a spina di pesce impresso prima della cottura dell oggetto per facilitare la presa della malta. Al centro era anche stata effettuata una scalpellatura per favorire ulteriormente l aggrappo. Questo espediente è stato efficace, infatti, si osserva che una porzione dell allettamento si è conservato. 371

4 3.9.1 La caratterizzazione a. Le malte della Battaglia di Isso La caratterizzazione delle malte del mosaico ha permesso di comprendere che, in realtà, gli strati di sottofondo sono due e non tre. I campioni 1 e 2 sono uguali e, quindi, si ritiene che si tratti di un unico strato di malta, forse applicato in due stesure, che si sono separate. Lo strato più superficiale (Pompei_Fauno_B_camp3), che corrisponde all allettamento delle tessere, è identificabile, come una malta carbonatica, con una scarsissima percentuale di aggregato. I campioni 1 e 2 sono costituiti da una malta ad aggregato carbonatico di colore beige. L aggregato è costituito da polvere di marmo e grani di calcite, entrambi di grosse dimensioni. Le dimensioni massime sono, infatti, pari a 1 mm: molto probabilmente questi grossi cristalli di calcite derivano dalla disgregazione dei marmi. Nell aggregato è possibile distinguere tra almeno due tipi di marmi: il primo è a grana medio grossa e non vi si riconosce alcun orientamento dei cristalli di calcite, mentre il secondo è a grana grossa con evidenti segni di orientamento dovuto a stress meccanico. Il rapporto legante aggregato è pari a 2:1. Sottoposti ad analisi termiche (Tabella 2), i campioni 1 e 2 mostrano un contenuto complessivo in calcite pari, circa, al 14% e in dolomite pari 5%. Si rileva, inoltre, la presenza di sali solubili (cloruri). Il campione 3, corrispondente all allettamento delle tessere, si caratterizza come una malta aerea, con un contenuto in calcite pari al 90%. Le analisi diffrattometriche (XRD) confermano la presenza della componente pozzolanica, infatti, nel campione 1, si osserva una ben evidente radiazione di 372

5 fondo legata ad un abbondante componente amorfa e/o criptocristallina. Le frazioni amorfe e criptocristalline sono dovute in parte alle parti vetrose della pozzolana presente come aggregato nella malte ed in parte ai silicati e silicoalluminati di calcio idrati che si formano per reazione durante la presa fra la calce (idrossido di calcio) e le parti vetrose delle vulcaniti. Tali composti hanno spesso una struttura amorfa o microcristallina, quindi difficilmente identificabili in diffrattometria X. La loro presenza contribuisce invece ad esaltare la radiazione di fondo. Campione Calcite Quarzo Plagioclasi Dolomite F_B F_B Tr. Tab. 2 Analisi termiche condotte su due campioni di malta = molto abbondante, ++++ = abbondante, +++ = poco abbondante, ++ = discreto, + = scarso, tr. = tracce b. La malta dell emblema e il supporto La malta prelevata dal supporto che ospitava il mosaico con il leone, sottoposta ad analisi termiche, risulta essere una malta resa idraulica dall aggregato, d tipo pozzolana o cocciopesto. Il contenuto complessivo in calcite è pari, circa, al 25%. Il supporto è risultato essere costituito da una terracotta a matrice anisotropa e, quindi, sottoposta ad una temperatura di cottura bassa. L osservazione del campione preparato in sezione sottile ha permesso di identificare le componenti dello sgrassante. Sono stati riconosciute vulcaniti a tessitura 373

6 amorfa particolarmente bollosa o porfirica a matrice vetrosa, feldspati, quarzo e leucite. Quest ultima costituisce un minerale diffuso nella regione vesuviana e, inoltre, la tessitura delle vulcaniti osservate nel campione si accordano con quello presenti a Pompei (Figura 2). 600 µm Fig. 2 Un immagine della sezione sottile del supporto osservata al microscopio mineralogico. Sulla sinistra è possibile osservare un grano nero, corrispondente ad una vulcanite a struttura porfirica. Queste osservazioni hanno quindi permesso di affermare che il supporto sia stato prodotto localmente. Questo dato è di grande importanza, poiché permette di dimostrare che la bottega autrice dei mosaici deve essere stata attiva localmente e, quindi, di escludere la possibilità che i mosaici siano stati importati dall Egitto o dalla Grecia. 374

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