4. I disturbi del pensiero spaziale.
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- Martina Carletti
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1 4. I disturbi del pensiero spaziale. Il pensiero spaziale consiste in una serie di operazioni spaziali complesse, eseguite sugli stimoli visivi e sulle rappresentazioni mentali di tali stimoli. In molti compiti spaziali complessi è richiesta la capacità di rappresentarsi mentalmente gli stimoli e di effettuare delle operazioni spaziali su tali rappresentazioni interne: ad esempio, ruotare mentalmente un oggetto, cambiare punto di osservazione ecc. La capacità di eseguire rotazioni mentali consiste nel poter ruotare mentalmente un oggetto (sia esso percepito o immaginato), al fine di risolvere problemi complessi. Entrambi gli emisferi sembrano coinvolti in questo tipo di capacità. Nei pazienti con una lesione a carico dell emisfero cerebrale destro il deficit della rotazione mentale potrebbe derivare dal fallimento nell operare su rappresentazioni spaziali. Nei pazienti, invece, con una lesione a carico dell emisfero sinistro potrebbe essere imputato ad un deficit nella generazione di adeguate immagini mentali. D altro canto, anche nei processi immaginativi, le diverse strutture cerebrali interagiscono, fornendo ciascuna il suo specifico apporto: ad esempio, nei processi di costruzione di immagini complesse, il lobo occipitale sinistro costituirebbe l interfaccia deputata alla trasformazione dei contenuti di memoria a lungo termine in rappresentazioni superficiali (le immagini mentali), mentre il lobo parietale destro consentirebbe la corretta rappresentazione delle relazioni spaziali tra gli oggetti e tra le parti semplici di ogni oggetto. Esiste quindi un parallelismo tra i processi percettvi e quelli immaginativi, che prevede che la corteccia occipitale sia deputata alla generazione di immagini mentali, mentre i lobi parietali siano coinvolti nei processi immaginativi riguardanti le relazioni spaziali tra gli oggetti. Un altra espressione del pensiero spaziale riguarda la soluzione dei labirinti, i quali non impegnano solo le rappresentazioni spaziali, ma anche la capacità di programmazione, la memoria a lungo termine ecc. Pertanto, i pazienti con lesioni frontali presenteranno, in questi compiti, difetti diversi da quelli con lesioni delle aree cerebrali posteriori. I difetti nella memorizzazione di un percorso ripetuto si osservano in pazienti con lesioni parietali alte di destra. 97
2 Non si può trascurare il rapporto del pensiero spaziale con la memoria a breve ed a lungo termine spaziale. I pazienti con lesione parietale destra non presentano disturbi di memoria a breve termine spaziale più marcati rispetto ai pazienti con lesione sinistra, ma presentano specifici difetti nei compiti di apprendimento spaziale. 98
3 Riassumendo ed integrando: Le abilità spaziali, intese come i processi cognitivi non verbali che permettono all individuo di interagire con l ambiente esterno quali, per esempio, il distinguere in categorie forme e oggetti o rappresentarne delle trasformazioni, come rotazioni, traslazioni, ingrandimenti e piegature, coinvolgono le funzioni mentali dell uomo sin dai primi anni di vita: recenti ricerche hanno dimostrato che anche i neonati sono in grado di codificare le informazioni spaziali riguardo a oggetti, forme, distanze e dimensioni. Questa comparsa precoce è ereditata dalla nostra storia evolutiva ed è caratteristica di tutte le specie dotate di movimento. In particolare nell uomo la capacità di pensare spazialmente si sviluppa e si perfeziona mediante l uso di sistemi simbolici riguardanti lo spazio, come il linguaggio, le mappe, i grafici e i diagrammi e l utilizzo di strumenti spaziali, come quelli per la misura. Il pensiero spaziale si esplica in relazione a una serie di operazioni complesse eseguite sugli stimoli visivi e sulle rappresentazioni mentali di tali stimoli. Tra le abilità che esso coinvolge si distinguono la percezione spaziale, ovvero la capacità di determinare relazioni spaziali rispetto all orientamento del proprio corpo, la visualizzazione, ovvero la capacità di cogliere il movimento e la dinamicità negli oggetti percepiti e di trasformarli in altri, e la rotazione mentale, intesa come l abilità di immaginare la rotazione di oggetti bidimensionali e tridimensionali. Come avviene nell ambito linguistico e in tutti gli ambiti dello sviluppo cognitivo, l evoluzione del pensiero spaziale procede lungo tappe fondamentali che ne definiscono e consolidano le conoscenze. In questo senso, non sorprende che la sua evoluzione nei bambini dipenda fortemente da significative esperienze spaziali, sia relative al piano del linguaggio sia relative a quello dell attività, e al contempo costituisca un ingrediente significativo non solo dei successi in matematica e scienze, ma anche delle capacità di gestire il complesso delle abilità linguistiche e logico-matematiche. Diversi studi recenti hanno dimostrato la presenza di competenze geometriche nei neonati e nei bambini molto piccoli: esperimenti mostrano, infatti, che essi sono capaci di identificare forme e oggetti e di codificarne le posizioni nello spazio. Ad esempio, è stato osservato che già all età di tre mesi i bambini sono sensibili alle relazioni spaziali sopra/ sotto e sinistra/destra, in riferimento al rapporto che sussiste tra un oggetto ed un altro singolo oggetto, e successivamente dai 6 o 7 mesi sono sensibili anche alla relazione dello stare tra, riguardante il legame tra un oggetto ed altri due di riferimento. A poco più di 6 mesi i bambini sono capaci, inoltre, di identificare le figure di quadrato e cerchio e di 99
4 ricordarne la posizione nello spazio. È intorno a questa età che essi formano concetti spaziali piuttosto fini: ci sono ricerche che evidenziano la sensibilità dei bambini nel cogliere la differenza funzionale che sussiste tra un contenitore ed un oggetto cilindrico senza fondo, sebbene questi oggetti siano molto simili dal punto di vista visivo. La comparsa della locomozione fra i 7 e i 10 mesi offre, inoltre, un ulteriore importante contributo al miglioramento della consapevolezza delle relazioni spaziali durante il periodo che va dai 9 agli 11 mesi. Tali ricerche mettono in luce che le nostre abilità di rappresentazione dello spazio hanno base nel sistema cerebrale e costituiscono un prerequisito cognitivo per lo sviluppo della codifica linguistica delle relazioni spaziali. Tuttavia è stato anche dimostrato che l uso del linguaggio guida l'apprendimento dei concetti spaziali. Durante un esperimento di laboratorio con bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni, sono state realizzate esperienze di forte esposizione al linguaggio spaziale, che riguardavano oggetti nascosti: si è osservato che bambini che ascoltavano specifiche etichette spaziali ( sto mettendo questo su/in/sotto la casella") erano maggiormente in grado di trovare gli oggetti, rispetto ai bambini che ascoltavano un riferimento generico della posizione ("sto mettendo questo qui"). E risultati analoghi sono stati osservati per bambini che venivano sollecitati dai genitori, mentre leggevano loro delle storie illustrate, ad osservarne immagini con specifiche indicazioni su forme e posizioni. Non solo, in altri esperimenti è stato mostrato che bambini in età prescolare, abituati all utilizzo di mappe, sono in grado di orientarsi nei corridoi di una scuola a loro sconosciuta: sono pronti a riconoscere la corrispondenza tra modello e spazio reale, a fare riduzioni in scala, ad effettuare rotazioni mentali di mappe rispetto allo spazio reale. 5. I disturbi visuo-costruttivi Consistono nell incapacità di produrre delle costruzioni tridimensionali o dei disegni bidimensionali, in cui l incapacità a generare un prodotto spazialmente ben organizzato non sia attribuibile ad aprassia* per singoli movimenti. Molti fattori sono implicati nella funzione visuo-costruttiva, tra cui l attenzione e la percezione visuo-spaziale, la memoria, i processi di organizzazione della risposta visuo-motoria e di controllo visuo-motorio. 100
5 * Aprassia: incapacità di compiere gesti coordinati e diretti ad un determinato fine, sebbene siano mantenute inalterate la volontà del soggetto e la sua capacità motoria. Aprassia ideativa: la disfunzione è nel processo di rappresentazione mentale del gesto o della sequenza dei movimenti da compiere > omissione/ uso erroneo/ errata localizzazione/ goffaggine/ perplessità/ errori. Aprassia ideomotoria: la disfunzione riguarda la traduzione del gesto dotato di significato in programma motorio per i singoli gruppi muscolari. Aprassia costruttiva: incapacità di produrre correttamente costruzioni tridimensionali o disegni bidimensionali, sia a memoria sia su imitazione o copia. Qui stiamo addentrandoci in un settore di elevata complessità, che, onestamente, trovo improponibile nella nostra realtà. Mi limiterò ad alcuni esempi (vedi figura alla pagina seguente) di prove, anche semplici, che possono svelare disturbi aprassici: dalla copia di figure geometriche al disegno di un cubo o di un disegno geometrico complesso quanto insignificante. 101
6 Dedicheremo ora un breve spazio ad una manifestazione patologica, che include più di un elemento di quelli sopra accennati. Mi riferisco alla c.d. CECITA CORTICALE e -marginalmente- alla SINDROME DI BALINT 102
7 C E C I T A C O R T I C A L E E un deficit visivo in cui si manifesta cecità a seguito (come suggerisce il termine stesso) di lesione delle aree visive primarie della corteccia cerebrale, situate nei lobi occipitali del cervello. La causa è traumatica o, più spesso, vascolare ischemica (nel territorio dell arteria cerebrale posteriore), con una lesione che -vista la contiguità anatomica delle aree visive destra e sinistra- è spesso bilaterale. Abbastanza comunemente, si assiste ad un recupero spontaneo entro la prima settimana, che avviene secondo un ordine tipico: Percezione di stimoli luminosi puntiformi. Sensazione di movimento. Contorni degli oggetti. Colori. Il grado di recupero è molto variabile da persona a persona (nei casi più gravi, non si assiste a recupero ed i sintomi possono restare invariati a distanza di anni). 103
8 E spesso presente un fenomeno (visione cieca) per cui il soggetto, pur non riuscendo a distinguere uno stimolo visivo, è in grado di localizzarlo nello spazio. La possibile spiegazione del fenomeno sta nell esistenza di un duplice sistema anatomico: 1. Un sistema deputato alla discriminazione degli stimoli visivi. 2. Un sistema che si occupa esclusivamente della localizzazione spaziale. 104
9 Oltre al deficit nelle funzioni visive, vi può essere anche una alterazione nella generazione e nel confronto delle immagini mentali visive. Per esempio, il paziente può rivelarsi incapace di valutare quale tra due animali abbia le dimensioni maggiori, o non riuscire a descrivere i dettagli visivi di un animale, sebbene riesca invece ad elencarne le caratteristiche funzionali. Quando il danno anatomico si estende (è la condizione più frequente) dai soli lobi occipitali alle porzioni contigue dei lobi parietali bilateralmente, si realizza il quadro clinico della Sindrome di Balint. E caratterizzato da 4 sintomi: 1. Aprassia dello sguardo: incapacità di compiere movimenti oculari volontari in direzione di un preciso bersaglio. Tipicamente, questi pazienti, quando viene loro richiesto di fissare un oggetto nel campo visivo, muovono gli occhi in tutte le direzioni, compiendo numerose scosse, sino a riuscire per caso a fissare l oggetto. 2. Atassia ottica: si manifesta con un evidente imprecisione dei movimenti, di uno o di entrambi gli arti superiori, finalizzati a raggiungere un oggetto o un punto nel campo visivo. Necessariamente, in assenza di deficit sia sensitivi che motori che possano esserne la causa. 3. Deficit attentivi: quello più frequente consiste nell incapacità di notare altri oggetti presenti nel campo visivo mentre se ne fissa uno (simultagnosia). Il disturbo dipenderebbe dalla difficoltà di sganciare l attenzione non tanto dalla posizione spaziale dell oggetto, quanto dalle sue caratteristiche strutturali (capacità intatta di riconoscere figure intere -come quadrati e triangoli- ma non quale di due oggetti è più piccolo o più corto). 4. Deficit di valutazione delle distanze degli oggetti: consiste nell incapacità di valutare la distanza di un oggetto dal proprio corpo e da altri oggetti presenti nel campo visivo, con difficoltà nel valutarne lunghezza, dimensioni e spessore. 105
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