Titolo: Piano di Salvaguardia del ciclo idrico integrato

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1 Titolo: Piano di Salvaguardia del ciclo idrico integrato Sommario: Il Piano di Sicurezza dell Acqua, introdotto dall Organizzazione Mondiale della Salute, ha lo scopo di garantire la salvaguardia di un sistema di approvvigionamento idrico, dalla captazione fino alla distribuzione al consumatore. 1. Normativa sul ciclo idrico integrato: stato dell arte L acqua e il suo utilizzo continuano a rappresentare un argomento di grande importanza per l opinione pubblica. Negli ultimi 20 anni l Unione Europea ha emanato alcune direttive finalizzate alla salvaguardia di tutto il ciclo idrico, dalla captazione della risorsa, passando per la sua distribuzione alle utenze fino a un corretto trattamento e successivo smaltimento nei corpi ricettori. Nello specifico, la Direttiva 98/83/CE, recepita in Italia con il D.Lgs. 31/01, ha introdotto i requisiti minimi per le acque potabili col fine di salvaguardare la salute umana. Successivamente, con la Direttiva 2000/60/CE, Direttiva Quadro sulle acque, l Unione Europea ha definito un approccio integrato per la salvaguardia del ciclo idrico, imponendo il raggiungimento di determinati standard ambientali per i corpi idrici. L ultimo degli standard da raggiungere, in ordine di tempo, con scadenza 22/12/2015, prevedeva il raggiungimento dello status di buono per i corpi idrici. In Italia tale direttiva è stata recepita dal D.Lgs. 152/06. Nell ottica di approccio integrato si inserisce anche la Direttiva 2015/1787/UE, la quale richiede una valutazione globale del rischio da applicare alla filiera idrico-potabile, sancendo di fatto l obbligo, per i gestori dell approvvigionamento idrico potabile, dell adozione del Piano di Sicurezza dell Acqua ( PSA o WSP ) così come definito dall Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ) nel L obbligo di adozione del PSA diverrà effettivo nel momento in cui anche l Italia recepirà la Direttiva 2015/1787/UE e ciò dovrà avvenire, salvo ricadere nelle consuete procedure di infrazione, entro 2 anni dalla entrata in vigore di tale Direttiva, ovvero entro il 27/10/2017. Le linee guida sul PSA dell OMS sono state introdotte in Italia dall Istituto Superiore di Sanità ( ISS ) nel 2014.

2 Il cambiamento principale introdotto dal PSA sarà quello di spostare l attenzione dal controllo retrospettivo sulle acque distribuite, alla prevenzione e gestione dei rischi nella filiera idropotabile. Si cercherà quindi di prevenire il manifestarsi di eventi potenzialmente pericolosi per la salute umana, piuttosto che intervenire una volta accaduto l evento. Nella Tabella 1 si riassume quanto brevemente descritto nel presente paragrafo. Tabella 1 Quadro riassuntivo della normativa in tema di ciclo idrico integrato Normativa comunitaria Normativa nazionale Argomento Direttiva 98/83/CE D.Lgs. 31/2001 Qualità delle acque destinate al consumo umano Direttiva 2000/60/CE & Direttiva 2013/39/UE D.Lgs. 152/2006 & D.Lgs. 172/2015 Quadro per l azione comunitaria in materia di acque Direttiva 2015/1787/UE Recepimento a livello nazionale entro il 27/10/2017 Introduzione del PSA Il PSA avrà quindi la sua utilità, considerando che recenti stime effettuate a livello europeo, includendo anche dati italiani, indicano che circa un terzo dei piccoli gestori dell approvvigionamento idrico potabile fornisce acque non pienamente conformi alle norme, visti anche i numerosi problemi con cui i gestori stessi devono confrontarsi durante le fasi di captazione, approvvigionamento e distribuzione (es. guasti, perdite, ecc.) (Figura 1). Figura 1 Distribuzione territoriale dei volumi di prelievi, trattamenti di potabilizzazione, immissione nella rete di distribuzione ed erogazione di acque per consumo umano ai punti di utenza (elaborazione dati Istat 2012). 2. Piano di Salvaguardia del ciclo idrico integrato 2.1 Piano di Sicurezza dell acqua Il PSA rappresenta dunque un piano strategico di salvaguardia della risorsa idrica, dalla captazione alla distribuzione finale alle utenze. Il precedente approccio era focalizzato sulla verifica di conformità del prodotto finito (D.Lgs. 31/01), ovvero una logica che prevedeva la sola verifica della qualità dell acqua al termine della rete di distribuzione alle utenze. Con l introduzione del PSA, si sposta l attenzione verso la realizzazione di un sistema globale di valutazione e gestione del rischio che copra l intera filiera idrica (OMS, 2004). In tal senso, nel 2014 l ISS ha elaborato, come già accennato, le linee guida, con l obiettivo di far implementare, dai gestori dei sistemi idropotabili italiani, un piano di prevenzione e controllo igienico-sanitario (Figura 2).

3 Figura 2 Schema del Piano di Salvaguardia del ciclo idrico integrato L applicazione di un piano di autocontrollo igienico-sanitario basato sui principi del PSA non è attualmente obbligatorio a livello nazionale per i sistemi di gestione delle acque potabili, sebbene disposizioni in tal senso risultino già in taluni Regolamenti Regionali (es. Il Regolamento della Regione Puglia n. 1 del 9 gennaio 2014, pubblicato sul B.U.R.P. n. 7 del 17 gennaio 2014 Supplemento, ha disposto, all art. 21.3, che i Responsabili di reti di distribuzione interna debbano garantire il mantenimento della qualità dell acqua ed elaborare il Piano di Sicurezza dell Acqua all interno degli edifici). Attualmente vige invece l obbligo di applicazione del sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), simile nella struttura al PSA, per le acque destinate al consumo umano (imbottigliamento, distribuzione contenitori acque e «chioschi dell acqua»). Passando alla struttura di un PSA, questo risulta articolato in più fasi di seguito riassunte: Fase 1 Preparazione e pianificazione: in tale fase si definisce il gruppo di soggetti che dovrà partecipare alla stesura del PSA, individuando responsabilità e autorità. Il gruppo dovrà possedere adeguata competenza ed esperienza sul tema; Fase 2 Valutazione del sistema e dei rischi: definito il gruppo di lavoro, si passa quindi alla descrizione del sistema idrico potabile, all identificazione dei potenziali pericoli che si possano presentare lungo l intera filiera idrica e alla relativa probabilità di accadimento. Successivamente si redige la matrice del rischio associando a ciascun potenziale pericolo precedentemente identificato, anche un entità del danno, correlato all eventuale accadimento. In questo modo, calcolati i valori dei rischi, sarà possibile definire una priorità di intervento in modo organico, lungo tutta la filiera idrica. Infine si individueranno le azioni di monitoraggio e controllo per verificare l attendibilità della matrice dei rischi e apportare, ove necessario, alcune modifiche in modo da giungere alla stesura definitiva; Fase 3 Revisione del sistema per il controllo dei rischi: determinati i rischi e la relativa priorità di intervento, il sistema di gestione della filiera idrica dovrà essere soggetto a revisione, definendo delle azioni correttive, effettuando dei monitoraggi per valutarne l efficacia, stabilendo delle procedure per la gestione dei vari aspetti individuati e, infine, fissando degli obiettivi di miglioramento; Fase 4 Attività di supporto, revisione e comunicazione: questa ultima fase, comune ai sistemi di gestione in genere, è necessaria per valutare il raggiungimento degli obiettivi prefissati e per stabilirne dei nuovi, nell ottica del miglioramento continuo, così come introdotto dal ciclo di Deming, e di un approccio proattivo e non coattivo. 2.2 Piano di Sicurezza igienico-sanitario

4 Il Piano di Sicurezza igienico-sanitario ( PSI o SSP ), complementa il PSA, costituendo insieme ad esso, il Piano di Salvaguardia del ciclo idrico integrato. Il PSI ha lo scopo di considerare i possibili effetti negativi sulla salute umana derivanti dalla porzione di ciclo idrico costituita da: convogliamento, trattamento e scarico delle acque reflue nel corpo ricettore finale. In tal senso rappresenta un piano strategico per l uso efficiente e sicuro della rete fognaria e dei sistemi di depurazione, con gli obiettivi primari di evitare la contaminazione delle risorse idriche potabili per via diretta e/o indiretta (es. sversamenti diretti di liquame fognario o migrazione di contaminanti attraverso il suolo) e di ridurre l impatto sulla salute umana (inalazione, ingestione, ), sulla flora e fauna e sull ambiente in generale. Il PSI viene implementato, all interno del proprio contesto di applicazione, in modalità del tutto analoga al PSA, così come descritto nel paragrafo precedente. Anche in questo caso, come già fatto per il PSA, l OMS ha redatto delle linee guida per lo sviluppo del piano.

5 BIBLIOGRAFIA OMS, Guidelines for drinking water quality, (2004); ISS, Lucentini et al., Linee guida per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello dei Water Safety Plan, (2014).

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