LE TRASFORMAZIONI DEL PRIMO QUATTROCENTO

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1 LE TRASFORMAZIONI DEL PRIMO QUATTROCENTO Una seconda fase edilizia, molto incisiva, si ha nei primi decenni del XV secolo ed è caratterizzata da una serie cospicua di interventi di restauro e di ampliamento che trasformano in maniera decisiva l'assetto del palazzo (fig. 22). I fattori che determinano questa quasi totale revisione dello schema architettonico sono di due tipi: di natura statica e funzionale. I primi sono legati ad un chiaro cedimento della struttura, già evidenziato dallo scavo, che ha messo in luce i numerosi interventi di sostegno effettuati in questa fase e verificato nel corso delle fasi preliminari del restauro attualmente in corso, in occasione della stonacatura effettuata a livello del mezzanino in corrispondenza dell'arco tra i pilastri 407 e 408 (fig. 23). L'arco presenta infatti un vistoso slittamento tra due conci in pietra (in senso verticale) ed è da chiarire se si debba attribuire tale movimento ad una scossa tellurica o ad un cedimento del terreno di fondazione. Gli altri segni evidenti di instabilità ben leggibili ancora nell'edificio e risalenti a questa fase si hanno nei pilastri stessi, tutti spostati fuori piombo, senza però che si riscontrino danni nei forti plinti di fondazione (fa eccezione il plinto 340 che presenta lesioni verticali). A questi problemi si ovviò con la totale tamponatura delle arcate di piano terra, inglobando gli stessi pilastri, con la realizzazione, leggermente successiva, di scarpe di sostegno, riscontrate negli angoli sud-est (US 110) e nord-est (US 1503), e con la costruzione, nell'angolo tra i muri 7 e 65, di un contr af forte ( US 63) in un punto evidentemente critico per l'edificio. La maggior parte dei tamponamenti si fonda su archi di sostruzione poggianti su plinti di fondazione dei pilastri stessi (fig. 24). Fanno eccezione i muri 406, 405, 614, 607, le cui fondazioni poggiano direttamente sull'acciottolato (figg ). 48

2 Fig. 22 Pianta del piano terra del palazzo, relativa alla seconda fase edilizia (XV secolo). 49

3 Fig. 23 II movimento dell'arco tra i pilastri 407 e 408, documentato nella parte interna del palazzo, a livello del pavimento del mezzanino. Fig. 24 Uno deg li arch i di fo ndazion e d ei tamp onamenti, pog giante sui du e plinti laterali (area 800, US 882). 50

4 Fig. 25 Prospetto del lato est del palazzo, con gli elementi relativi alla prima e alla seconda fase edilizia. 51

5 Il palazzo, tamponato, viene completamente rivestito da un intonaco, di colore biancastro, che rende omogenee tutte le superfici, diversificate nei paramenti. Di questo intonaco, la traccia più consistente (US 1703) è stata rinvenuta al primo piano, nella stanza d'angolo nord-est, che ha conservato inoltre, lungo l'angolo nord (lo spigolo della facciata in questa fase) una decorazione di tipo geometrico, in verde, rosso e giallo, a rosette definite da riquadri (fig. 27) che trova un confronto diretto nella cornice di due stemmi inseriti nella facciata nord e rimasti parzialmente coperti dalla costruzione della loggia su Piazza Cavour (1). Il palazzo dunque muta il suo aspetto globalmente, ma non si rinuncia a mantenere un legame con la precedente definizione, ripristinando sul fronte nord un'area porticata, data dai tre pilastri centrali del futuro porticato esterno (US 1114). Questa operazione riceve una datazione relativa dal più recente dei due stemmi obliterati dalla loggia stessa (visibili in parete a livello della pavimentazione della loggia) appartenente a Battolo di Schiatta Ridolfi, vicario tra il settembre 1412 ed il febbraio E in questa fase di ristrutturazione anche funzionale del palazzo, legata, oltre che ai motivi di restauro statico, all'installarsi definitivo del vicariato in S. Giovanni Valdarno, che il palazzo viene munito di una rete organica di servizi igienici, attraverso la realizzazione di fosse biologiche a perdere, per la cui descrizione si rimanda al capitolo loro dedicato. Negli ambienti 6 e 5 viene abbattuto il muro 616; sullo strato di distruzione si imposta una nuova pavimentazione in cotto a lisca di pesce, rinvenuta parzialmente nell'angolo sud-est dell'a.6 (fig. 28) Tale pavimento doveva proseguire almeno nell'a.2, attraversando forse con una soglia in mattoni posti di coltello) il grande arco (attualmente tamponato) cui si appoggia la moderna scala di accesso ai piani superiori ( fig. 29). È in questa fase che l'ambiente 2 e lo spazio della torre formano sicuramente un unico stretto corridoio (2). (1) Si tratta degli stemmi di Bartolo di Schiatta Ridolfi settembre febbraio 1413) e Niccolo di Angelo di Belcaro Serragli (marzo - agosto 1410). (2) Tra questa ristrutturazione del palazzo dei primi decenni del '400 e la ricostruzione del muro 36 (si veda il capitolo successivo) nel 1651, che interrompe la continuità tra la torre e l'ambiente 2, si interpone un'operazione di modifica. 52

6 Fig.26 Ricostruzione del momento di ridefinizione edilizia del palazzo; la struttura primitiva ed i tamponamenti di nuova costruzione vengono uniformati da una superficie di intonaco omogenea. 53

7 Fig. 27 Stanza d'angolo nord-est (primo piano). In evidenza la successione degli intonaci e, in particolare, il cantonale decorato a rosette. Fig. 28 II lacerto di pavimentazione in cotto a lisca di pesce (US 610) rinvenuto nella stanza d'ingresso (ambiente 6). 54

8 Fig. 29 Il grande arco, oggi tamponato, che definiva a nord sul fronte principale, il lungo corridoio formato dalla torre e dall'ambiente 2. Anche all'esterno non è più in uso l'acciottolato; il piano di calpestio si innalza, con strati consistenti di terreno sabbioso di riporto, almeno nell'area est (area 1000) dove l'indagine è stata più esaustiva. interna che interessa il muro 65 ed il contrafforte 63. Questi vengono rasati (il muro parzialmente, il contrafforte in tutto il suo alzato) e all'angolo tra il muro 7 ed il muro 65 si imposta un cantonale (US 31) in conci d'arenaria a segnare un nuovo ingresso o un nuovo punto di comunicazione tra gli ambienti. Il corridoio tra la torre e l'ambiente 2 e sottolineato in alto da una cornice, un toro, senza soluzione di continuità. Alla base del cantonale è stato individuato il lacerto di una soglia in arenaria (US 82) la cui quota coincide con quella del pavimento in cotto a lisca di pesce (US 610), presente negli ambienti 2, 6 e, forse, nella torre. 55

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