Quando a scuola ci si esercita nel far del gruppo il soggetto che apprende
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- Silvio Bonetti
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1 Workshop n. 3 Quando a scuola ci si esercita nel far del gruppo il soggetto che apprende Introducono il tema e coordinano i lavori - Irene Camolese, Confcooperative - Franca Marchesi, Istituto Comprensivo Mazzi di Bergamo Negli ultimi anni alcuni approcci hanno assunto la prospettiva di fare dell esperienza del gruppo una dimensione importante di apprendimento e di fare del gruppo stesso il soggetto che apprende, superando la tendenza a considerare l apprendimento come fatto preminentemente individuale e a guardare il gruppo come variabile meramente organizzativa. Si pone attenzione alle connessioni tra aspetti del gruppo quali l appartenenza, l accettazione, l interdipendenza, la coesione e la solidarietà e i processi di apprendimento, lo sviluppo delle competenze, la maturazione affettiva. In questa dimensione di lavoro cooperativo, basato sull utilizzo delle intelligenze molteplici, va maturata una rilettura dei ruoli e delle strategie operative, nonché la ricerca di proposte pratiche per contesti diversi. Il workshop offre la possibilità di confrontarsi con esperienze caratterizzate da questa prospettiva di lavoro mettendone in risalto i fattori qualificanti.
2 Traccia introduttiva Il work shop si propone di esplorare il tema del gruppo inteso dapprima nella sua valenza socialerelazionale, poi come dimensione importante dell apprendimento. Si tratta di un percorso centrato innanzitutto sulla costruzione delle condizioni che rendano possibili per i ragazzi lo sviluppo di determinate competenze sociali; tali comportamenti consentono di accrescere un buon livello di cooperazione, basato sulla conoscenza e sulla valorizzazione delle risorse di ciascuno, sul rispetto, sull accettazione, sulla coesione e sulla solidarietà. Sono state identificate alcune parole chiave sulla quale si baseranno le narrazioni delle esperienze che all interno del work shop avranno lo spazio per raccontarsi: - identità, qui proposta in chiave di conoscenza di se stessi come presupposto importante per consentire l incontro e il confronto con l altro - appartenenza: ciascuno singolarmente è il risultato di diverse appartenenze che si riconoscono e si compensano nell incontro con l altro - ruoli: da un punto di vista sociologico ciascun gruppo vede al suo interno la presenza di persone che si attribuiscono e agiscono diversi ruoli. La conoscenza e la consapevolezza di essi e delle dinamiche che ne conseguono è un elemento importante per il lavoro sul gruppo - risorse del gruppo intese non come la somma delle singole competenze che ciascuno porta, ma risultato dell integrazione di esse e di co-costruzione di nuove e più ampie competenze. Dalla formazione del gruppo, l approfondimento si focalizza sul tema dell apprendimento: in quale modo il gruppo può diventare protagonista e promotore di apprendimento? Saranno brevemente proposti diverse tipologie di gruppi utilizzati di solito dagli insegnanti : - modalità di apprendimento di un gruppo eterogeneo (es. gruppo classe) - modalità di apprendimento di un gruppo omogeneo ( es. gruppo per livello, dal recupero al potenziamento) - modalità di apprendimento di un gruppo cooperativo ( es. gruppo di cooperative learnig) - modalità di apprendimento di un gruppo di pari/ coetanei ( es. peer education ) Le esperienze che all interno del work shop saranno presentate (seppur in maniera parziale per limiti di tempo) sono state scelte in base a un duplice criterio: da un lato il tentativo di proporre progettualità sviluppate o trasferibili su diverse fasce di età, dalla scuola dell infanzia alle secondarie di secondo grado. Il secondo aspetto intende richiamare il tema cardine del convegno, l impresa di comunità : pur nell esigenza di approfondire un tema specifico è importante non perdere l attenzione su progettualità pensate e realizzate da diverse agenzie educative, nel tentativo di creare rete intorno al tema dell apprendimento in un ottica di promozione della cultura intesa come riscoperta del piacere di apprendere e della capacità di fare pensiero intorno alle esperienze comuni. Per concludere è importante sottolineare che la trattazione del tema non sarà esaustivo, data la sua complessità. L obiettivo è quello di offrire uno spazio di confronto di esperienze diverse per stimolare una riflessione che continuerà all interno dei diversi ambiti di appartenenza. 2
3 Peer education Bergamo (BG) Ente titolare: ASL di Bergamo Ente gestore: Istituto G. Galli di Bergamo Anno di avvio dell esperienza: 2004 Destinatari degli interventi: ragazzi dai 14 ai 18 anni studenti delle scuole superiori - Referente: Elisabetta Sturiale - Ente: Istituto G. Galli di Bergamo - Telefono: Il progetto Peer education punta a riconoscere e a promuovere un ruolo attivo degli adolescenti, che diventano protagonisti consapevoli della propria formazione. L intervento in classe, da parte degli educatori fra pari, presuppone che essi abbiano acquisito delle specifiche competenze relazionali, e la capacità di crearsi un metodo di lavoro. Fin dall inizio, pertanto, anche attraverso l utilizzo di supporti metodologici forniti loro dai formatori, I ragazzi vengono messi nella condizione di riconoscere nel gruppo uno strumento in grado di facilitare, accelerare e moltiplicare i risultati che gli individui potrebbero produrre singolarmente. Quando i peer educators entreranno nelle classi svolgeranno un ruolo di Ttutor verso i propri compagni con la finalità di stabilire un rapporto biunivoco positivo di insegnamento-apprendimento, in modo tale che venga valorizzata la funzione educativa del gruppo-classe che diviene uno strumento di crescita e di cambiamento. I Peer educators utilizzeranno strategie diverse per coinvolgere il gruppo classe quali: lavori in sottogruppi, discussioni guidate, role-play, tecniche di brainstorming per perseguire i fini della peer education e dell apprendimento cooperativo. La naturale asimmetria dei ruoli (docente-discente) con la Peer education viene capovolta, attraverso un insegnamento/apprendimento a cascata che rende gli alunni insegnanti e l insegnante un facilitatore con la funzione di guidare le varie attività didattiche e di assistere gli alunni. 3
4 Abitare le storie (bimbi/e materna), Spazio di accoglienza (gruppo mamme) e Voci di storie (formazione insegnanti) Bergamo (BG) Ente titolare: Associazione di educazione interculturale Terrestorie Ente gestore: Istituto Comprensivo Mazzi di Bergamo Anno di avvio dell esperienza: 2006/2007 Destinatari degli interventi: bimbi/e dai 3 ai 6 anni, mamme dei bimbi/e, educatrici - Referente: Perraro Annachiara - Ente: Associazione di educazione interculturale - Telefono: terrestorie@yahoo.it La peculiarità di questo progetto è stata quella di lavorare nella creazione di un linguaggio comune, di pratiche comuni per portare, quello che spesso viene visto come un problema (cioè la massiccia presenza di stranieri nella scuola) a diventare una risorsa cui attingere autonomamente come gruppo classe, gruppo mamme e gruppo educatrici. Elemento centrale di lavoro per l associazione è stato il gruppo come luogo privilegiato per apprendere a stare con l altro e dove le risorse infinite che ogni diversità custodisce diventano le forze attive nel gruppo. Lavorare per il riconoscimento della diversità, delle molteplici appartenenze che ognuno è diviene per l associazione il punto di partenza di ogni progetto educativo. 4
5 Tecniche per fare gruppo San Mauro (TO) Ente gestore: Scuola Media Silvio Pellico Anno di avvio dell esperienza: 2002 Destinatari degli interventi: ragazzi di 1 Media - Referente: Ivana Pagnotto - Telefono: ivanamarcella.paganotto@istruzione.it Il progetto è stato avviato nell ambito dei laboratori a classi aperte che gli allievi scelgono liberamente. L intervento, gestito da insegnanti della scuola, si sviluppa per un intero quadrimestre, un ora la settimana. L obiettivo è quello di focalizzare l attenzione sul fare gruppo ed imparare alcune abilità fondamentali per la collaborazione sia nei sottogruppi di lavoro che nel gruppo - classe. L orizzonte ultimo è quello di agire, in qualche modo direttamente, sulle relazioni tra allievi, sul clima generale della scuola e sui processi educativi, in un ottica più allargata di prevenzione al disagio e a comportamenti bullistici. Si fa riferimento alla dinamica di gruppo ed al cooperative learning, utilizzando alcune delle tecniche specifiche in questi ambiti. Attualmente sono stati coinvolti il 75% degli allievi della sede centrale. 5
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