VENTI: disseminazione anemocora

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Rita Lentini
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1 VENTI: disseminazione anemocora GENNAIO inverno estate inverno inverno estate estate LUGLIO estate inverno La radiazione solare che raggiunge la Terra si distribuisce in modo non uniforme sulla sua superficie creando differenze di temperatura che portano alla formazione dei venti. L energia che sprigiona i venti si genera per trasformazione diretta dell energia solare. La differenza di temperatura tra equatore e poli, che varia tra emisfero boreale ed australe al mutare delle stagioni, insieme alla rotazione del Pianeta, nota come effetto Coriolis, sono i due fattori che maggiormente influenzano la circolazione atmosferica.

2 VENTI: disseminazione anemocora Semi sensibili al trasporto del vento provenienti da Barro Colorado Island, Panama Immagine ottenuta con il radar SeaWinds dal satellite QuickSCAT Il vento è un importantissimo metodo di trasporto dei semi ed alcune piante hanno sviluppato elaborati apparati in grado di favorire la permanenza in aria del seme per più tempo possibile. I semi più leggeri possono essere portati ad altezze superiori ad una decina di chilometri e in occasioni di tempeste e venti molto forti possono raggiungere terre molto lontane. L immagine da satellite riporta con linee bianche la direzione e con colore la velocità dei venti sull Oceano Atlantico; ad est delle Bahamas è ben visibile un uragano caratterizzato da venti molti forti. L immagine è stata realizzata per interpolazione delle osservazioni fatte con il radar SeaWinds posto sul satellite QuikSCAT, che è in grado di misurare la direzione e la velocità del vento vicino la superficie terrestre con qualunque copertura nuvolosa e con risoluzione di 25 km,

3 CORRENTI OCEANICHE: disseminazione idrocora Corrente del Nord Atlantico Corrente del Golfo Acqua calda, dolce, poco profonda Acqua fredda, salata, profonda La circolazione delle correnti oceaniche influisce fortemente sul clima delle aree che si trovano a lambire. La diversa temperatura che caratterizza le correnti di provenienza artica ed antartica rispetto a quelle tropicali e subtropicali, determina una stratificazione all interno della colonna d acqua oceanica. Le acque più fredde e dense si dispongono al di sotto di quelle più calde e leggere che rimangono così più superficiali.

4 CORRENTI OCEANICHE: disseminazione idrocora Cocos nucifera L. Palma da cocco Fam.Arecaceae mod. da Collins, 2000 Esempio di disseminazione idrocora della Palma da Cocco (Cocos nucifera) che, grazie alle correnti calde dell area indo-malese-pacifica, ha potuto diffondersi in tutte le spiagge tropicali che si affacciano sull Oceano Pacifico.

5 CORRENTI OCEANICHE: disseminazione idrocora Temperatura, velocità e direzione di circolazione delle correnti oceaniche Distribuzione e permanenza pack, icebergs, condizioni di navigabilità delle acque artiche Carta della circolazione globale delle correnti oceaniche e della navigabilità delle acque artiche (1943) Carta della circolazione globale delle correnti oceaniche con precise indicazioni sulla navigabilità delle acque artiche legata alla presenza di icebergs ed alla estensione e permanenza temporale del pack. La carta, redatta nel 1943 dall American Geographical Society, è stata realizzata su un planisfero realizzato partendo dalla proiezione cilindrica di Mercatore, che accentua erroneamente l estensione delle masse continentali presenti alle alte latitudini.

6 CORRENTI OCEANICHE effetto clima d.c. Corrente del Nord Atlantico Corrente del Golfo Lo spostamento del limite delle acque artiche nel 1695 d.c., durante la piccola età glaciale ( ), e in una fase particolarmente calda nel ( ). Il limite delle gelide acque artiche risente dell azione mitigatrice della Corrente del Golfo Atlantica, la cui influenza è fortemente ridotta durante le fasi glaciali, come nel 1700 durante la piccola età glaciale, o intensamente favorita durante fasi particolarmente calde, come il periodo La piccola età glaciale (LIA: Little Ice Age), che durò, seppur in modo intermittente, dal 1300 al 1850, raggiunse temperature talmente basse nel nord Europa da far ghiacciare ripetutamente il fiume Tamigi a Londra.

7 MUTAMENTI CLIMATICI piccola età glaciale IPCC, 2007 Distribuzione delle temperature sulla superficie degli oceani durante l ultimo periodo glaciale avvenuto intorno al 1750 durante l era pre-industriale Distribuzione delle temperature sulla superficie degli oceani durante l ultimo periodo glaciale avvenuto intorno al 1750, durante l era pre-industriale, e noto come piccola età glaciale (LIA: Little Ice Age).

8 FASI CLIMATICHE FREDDE piccola età glaciale a.c. piccola età glaciale arcaica d.c. piccola età glac. altomedievale 1,8 M.a.-10 K.a. Pleistocene M.a. Eocene M.a. Devoniano-Carbonifero M.a. Ordoviciano-Siluriano M.a. pre- e Cambriano M.a. Proterozoico Durante la storia del nostro Pianeta si sono succedute numerose e importanti fasi climatiche fredde dovute all affermarsi di lunghi periodi glaciali (stadiali o pleniglaciali) intervallati a fasi temperate calde o comunque relativamente più miti (interglaciali o interstadiali). Il Pleistocene è stato caratterizzato da mutamenti climatici anche molto rapidi e, talvolta, di breve durata (secoli, decadi o anni), che si sono conclusi con l ultima era glaciale (Last Glacial Maximum) circa anni fa.

9 EFFETTO CLIMA cause astronomiche Eccentricità dell orbita Precessione equinozi Inclinazione dell asse di rotazione terrestre Understanding Earth fifth edition, 2007 Le variazioni climatiche a scala globale sul nostro pianeta sono legate a fattori astronomici che influenzano la quantità di radiazione solare che arriva sulla Terra: eccentricità dell orbita terrestre, inclinazione dell asse terrestre, precessione degli equinozi.

10 MUTAMENTI CLIMATICI temperatura Durante la storia del nostro Pianeta si sono succedute numerose e importanti fasi climatiche fredde dovute all affermarsi di lunghi periodi glaciali (stadiali o pleniglaciali) intervallati a fasi temperate calde o comunque relativamente più miti (interglaciali o interstadiali), che hanno portato a successivi cicli di espansione e ritiro delle calotte glaciali. Negli ultimi anni la Terra ha conosciuto otto principali fasi glaciali, a seguito di variazioni di temperatura globali di maggiore e minore intensità.

11 FASI GLACIALI: espansione dei ghiacci Durante l ultima fase glaciale pleistocenica terminata circa anni fa (Last Glacial Maximum) si ebbe una forte espansione dei ghiacci con un conseguente abbassamento del livello del mare pari ad oltre 100 metri rispetto al livello attuale.

12 ULTIMO GLACIALE: biomi Ricostruzione dei principali areali floristici durante l ultimo massimo glaciale pleistocenico Fasce vegetazionali presenti durante l ultimo massimo glaciale pleistocenico, che ha raggiunto il suo acme intorno a anni fa circa, ricostruite dai dati ottenuti dallo studio di campioni di pollini fossili osservati in sedimenti di bacini lacustri. La mappa è stata realizzata dal NOAA, National Oceanic and Atmospheric Administration U.S. Federal Government.

13 BIOMI Fasce vegetazionali Foreste pluviali Equatoriali Subtropicali Foreste sempreverdi Foreste di latifoglie Steppe a praterie Semi-deserti ad arbusti nani Foreste di aghifoglie Savane alberate Vegetazione alpina, tundra Deserti Distribuzione delle fasce vegetazionali a scala globale, cartografate su una rappresentazione afilattica del globo (proiezione Goodes Holosine), sulla quale sono state inserite le indicazioni schematiche delle diverse zone floristiche (modif. da Cappelletti, 1985). Si noti la maggiore ampiezza della fascia vegetazionale temperata verso il continente europeo rispetto a quello americano determinata dalla presenza della Corrente del Golfo che tende a mitigare le condizioni climatiche altrimenti più rigide.

14 FASCE VEGETAZIONALI Europa attuale Distribuzione delle fasce vegetazionali attuali nel continente europeo.

15 FASCE VEGETAZIONALI fase glaciale La notevole espansione delle calotte glaciali sul continente europeo durante l ultimo massimo glaciale, anche noto come Würm nelle Alpi e come Wisconsin in Nord d America, modificò l originale distribuzione delle fasce vegetazionali portando ad una dilatazione delle aree a tundra e steppa con contrazione delle zone a foresta.

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