Martedì della Parola Lectio biblica su Luca 5,1-11 Caltanissetta Cappella Maggiore del Seminario Vescovile 6 novembre 2012

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1 SULLA TUA PAROLA Martedì della Parola Lectio biblica su Luca 5,1-11 Caltanissetta Cappella Maggiore del Seminario Vescovile 6 novembre Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. 4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. 1. La folla e i pescatori Nel suo vangelo solitamente Luca presenta il Cristo come colui che ribalta le situazioni umane disperate. Gesù riesce ad entrare dentro le situazioni, anche le più perdute, e a trasformarle completamente. Sì, Gesù entra anche nelle dimensioni più oscure dell esistenza facendovi breccia: apre e abbatte le barriere proiettando la sua luce, facendo diventare quelle oscurità dimensioni di luce e le situazioni perdute situazioni salvate. Il racconto lucano della chiamata dei primi discepoli è diverso da quello degli altri evangelisti: lì non c è folla; tutto avviene in silenzio e solitudine, in MONITORE DIOCESANO 4,

2 ATTI DEL VESCOVO Lectio un rapporto a tu per tu fra il chiamato e il Signore. Qui la scena invece presenta molta gente in ascolto di Gesù. E Lui prima sta in piedi, poi quando sale sulla barca insegna stando seduto. Stare in piedi indica nella simbologia cristiana la crocifissione e la risurrezione. Ecco dunque: chi attira la folla non sono i discepoli, non è la Chiesa, è Cristo crocifisso e risorto, levato in piedi: «e la folla gli faceva ressa» (Lc 5,2). In greco Luca usa il verbo epikéisthai, che nel terzo vangelo appare solo due volte riguardando sempre la folla: qui fa ressa fisicamente su Gesù, mentre in Lc 23,23 farà ressa con la voce per gridare: «Crocifiggilo!». La folla rappresenta quelli di fuori, ebrei e non credenti. Ma questa folla ha sete di ascoltare la Parola di Dio, al punto da spingersi gli uni gli altri per ascoltare meglio! Dall altra parte coloro che prima degli altri dovevano essere lì ad ascoltare la Parola, cioè i discepoli, se ne disinteressano, pensano alle loro cose. Cogliamo allora questo contrasto fra il desiderio della folla che ha sete di Dio e l indifferenza dei pescatori che pensano soltanto al loro piccolo mondo: la loro barca, le loro reti... Gesù è subissato dalle folle, desiderose di ascoltarlo. Questo già dice che lo scopo della chiamata non si esaurisce nel rapporto maestro-discepolo, ma mira alle folle, perché nasce dall urgenza della loro ricerca della Parola. E Gesù non rimprovera quei pescatori davanti a tutti, capisce che sarebbe stato inutile. Allora quasi con un atto di prepotenza sale su una barca, entra dentro la situazione di quei pescatori, dentro i loro interessi, dentro il loro piccolo mondo, poi dice a Simon Pietro di scostarsi un poco da terra. Appena si allontanano, Gesù sedutosi (assume la posizione del maestro) si mise ad insegnare alle folle dalla barca. Luca non dice come altre volte che Gesù istruisce i discepoli; parla chiaramente delle folle come destinatarie della sua Parola. Gesù trascura i pescatori, a Lui interessa di più la gente, anche se è la stessa gente che poi farà ressa gridando «Crocifiggilo!». E insegna dalla barca di Pietro, potremmo dire «dentro la Chiesa», anche se questa è una Chiesa che bada solo ai propri interessi. Gesù da dentro la Chiesa dispensa la sua Parola e costringe Pietro e i suoi compagni a farsi uditori della Parola. 668 MONITORE DIOCESANO 4, 2012

3 Sulla tua parola 2. La notte del nulla Quando Gesù finisce di parlare dà un ordine a Simon Pietro: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca» (Lc 5,4). Ma questo pescatore di Galilea è amareggiato per la pesca infruttuosa. Dopo aver lavato le reti avrebbe voluto andarsene a casa, invece è costretto a sentirsi una predica fuori programma e a- desso riceve l ordine di gettare le reti in pieno giorno, quando è certo che non è possibile prendere pesci. Perciò risponde: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla» (Lc 5,5). Simone teme di essere preso in giro da tutto il paese se si mette a pescare in un ora in cui non si pesca, perché non c è nulla. «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte»: il verbo greco è kopiao, che in Atti degli Apostoli si riferisce alla fatica pastorale, cioè la fatica di annunciare il Vangelo. È la fatica di chi, pur avendo speso molte energie e avendo messo in opera tutte le proprie forze, non ottiene alcun risultato. Simone, inoltre, accentua lo scarto tra la fatica messa in campo e la totale assenza di risultati. Il testo geco, infatti, dovrebbe così essere tradotto in italiano: «Per tutta la durata della notte, pur avendo lavorato duramente e con forza, nulla abbiamo ottenuto». Gesù permette che Simon Pietro provi, a nome di tutta la comunità, la sofferenza dello scarto fra impegno e risultato, fra il tutto della fatica nella notte e il nulla da portare a casa di giorno. Simon Pietro è icona della Chiesa e di ogni credente che sperimenta la propria povertà, la propria insufficienza, il proprio nulla. Tutta una notte di fatica e sudore per uscire dalle tenebre con nulla in mano È la fatica di tirar su la rete che non serve a niente: gesti, parole, cose ripetute che non producono nutrimento. Nel nulla di quella fatica è condannata anche ogni sterilità umana, ogni ripetizione di gesti senza contenuto e senza verità: parole di cortesia senza cortesia, parole di gentilezza senza cuore, gesti di amicizia senza amore, liturgie senza fede MONITORE DIOCESANO 4,

4 ATTI DEL VESCOVO Lectio 3. La luce della Parola «Prendi il largo» (Lc 5,4): in greco troviamo il sostantivo bathos che significa profondità. Gesù, dunque, dà questo ordine a Simon Pietro: «Vai in profondità!». Il termine bathos in tutti e quattro i vangeli ricorre solo qui e nella parabola del seminatore, per indicare il terreno buono e profondo che porta frutti. Gesù allora vuole che Simone esca dalla sua superficialità, dall attaccamento del cuore alle piccole futili cose. Gesù desidera che Simone e i suoi compagni scavino nel loro cuore, vadano nel profondo di se stessi, proprio lì dove il Signore ha deposto il seme della sua Parola. «Prendi il largo e calate le reti per la pesca»: con queste parole, pronunciate in un momento drammatico e pesante di quella mattina sul lago, Gesù dice che in quel nulla c è ancora qualcosa da fare. E si tratta precisamente di a- scoltare la sua Parola. I pescatori non devono imparare di nuovo il mestiere della pesca, ma devono fidarsi di Gesù, buttarsi sulla sua Parola, agire con Lui, mettere Lui dentro il loro agire. È questo che mancava! La Parola di Gesù invita i pescatori a compiere ancora un gesto ripetuto tante volte nelle tenebre della notte. Ma ora la sua Parola li invita a ritrovare il senso delle cose semplicissime fatte in profondità con Gesù, a capire che non si tratta di scalare il cielo o di penetrare nel profondo della terra, ma di mettere Lui al centro e all origine del dire e del fare. Questo è il cammino che dal nulla di sé conduce al tutto di Dio e con Dio. Perché l uomo conosce Dio in profondità quando comincia ad essere se stesso, a prendere il largo, cioè a scavare nel suo cuore lasciandosi scavare dall acqua e dalla luce della Parola di Gesù e offrendo a Lui l omaggio della fiducia obbediente. E così Simon Pietro decide di rischiare ancora una volta, ignorando la fatica che lo opprime. Egli è l immagine del credente che supera la prova di fiducia, che cerca di non lasciarsi avviluppare dalla delusione e dallo scoraggiamento. E ricomincia ancora una volta. Perciò «sulla tua Parola getterò le reti» (Lc 5,5). In greco abbiamo «epì to remati sou»: non logos ma rema, cioè Parola come evento, Parola che si fa forza da sperimentare, Parola che crea una storia nuova. «Sulla tua Parola» indica l atteggiamento dell uomo credente e povero davanti a Dio, come recitano i Salmi di fiducia e, fra questi, in maniera tutta par- 670 MONITORE DIOCESANO 4, 2012

5 Sulla tua parola ticolare il Salmo 119: «Nella tua volontà è la mia gioia; mai dimenticherò la tua parola» (Sal 119,16); «Io sono prostrato nella polvere; dammi vita secondo la tua parola» (Sal 119,25); «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 119,105); «Tu sei mio rifugio e mio scudo, spero nella tua parola» (Sal 119,114); «Precedo l aurora e grido aiuto, spero sulla tua parola» (Sal 119,147); «Al mattino fammi sentire la tua grazia, poiché in te confido Insegnami a compiere il tuo volere, perché sei tu il mio Dio» (Sal 143, 8-10). Simon Pietro, fidandosi della Parola e volendo fare esperienza obbediente della Parola nella sua notte oscura, diventa immagine dell uomo che rischia se stesso con coraggio, riponendo il suo cuore nel cuore di Dio. Simone esce fuori dai calcoli e si butta e va al largo. Ecco, il vero uomo di fede è colui che sa rischiare, che perde in un certo senso la misura di sé e non fa ragionamenti di convenienza. Non il ragionamento, non i calcoli, non gli interessi ma l amore ci permette di buttarci e di saper rischiare con Gesù in obbedienza alla sua Parola. E la Parola del Signore ripaga la fatica di chi ha osato rischiare: «E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano» (Lc 5,6-7). Simon Pietro prende una quantità enorme di pesci, ma non se li trascina da solo con la sua barca, capisce che quella fatica va condivisa per non disperdere il frutto della pesca, anche perché per portare a riva i pesci ha bisogno dell aiuto degli altri. Simone davanti agli altri compagni fa un atto di u- miltà, ha bisogno di essere aiutato perché da solo non ce la fa. «E riempirono le barche al punto che quasi affondavano» (Lc 5,7). Il verbo riempire nel testo greco è syllambanomai che troviamo anche due versetti più avanti: «Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che e- rano insieme con lui per la pesca che avevano fatto» (Lc 5,9), letteralmente che avevano riempito. Questo è il verbo della pienezza, che nel vangelo di Luca ricorre solo tre volte; due volte nel nostro testo e una volta nel racconto dell annuncio dell angelo a Maria: «Ecco, concepirai un figlio» (Lc 1,31). Il verbo greco syllambanomai viene tradotto con concepire, letteralmente sareb- MONITORE DIOCESANO 4,

6 ATTI DEL VESCOVO Lectio be avere pienezza nel grembo prima vuoto. L ascolto della Parola permette a Maria di concepire il figlio Gesù e ai discepoli di riempire il vuoto e il nulla con la pienezza del frutto. Solo la Parola di Dio mette il cuore in gravidanza per partorire la vita e la verità di Gesù in noi! 4. Il peccatore pescatore Giunti a riva Simon Pietro, davanti a tutta quella folla, si butta in ginocchio ai piedi di Gesù dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore» (Lc 5,8). Egli riconosce davanti a tutti le sue mancanze. E mi piace ricordare qui la figura di Giovanni Paolo II, che ha avuto l umiltà e il coraggio di chiedere pubblicamente perdono per le colpe della Chiesa. E questo perché la conversione comincia proprio dal riconoscere le proprie colpe con coraggio e responsabilità. E in tale riconoscimento si ri-conosce il volto di Gesù, perché Lui si svela come il Signore che possiede la mia vita, che mi conduce ad esprimere pienamente me stesso. Gesù è il Signore della vita, della storia, della mia vicenda personale. È Colui nel quale tutto trova senso e pienezza. Avendo fatto esperienza della potenza della Parola, Simon Pietro riconosce la sua fragilità. È proprio vero: più sono vicino a Dio e più scopro di essere un peccatore! La potenza di Dio fa risaltare la mia debolezza, ma questa potenza redime anche la mia debolezza. «Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù»: è la reazione dell uomo affascinato e stupito dall irrompere del soprannaturale nella sua vita. L uomo davanti al divino percepisce la sua miseria e il suo peccato. Simone capisce che tra lui e Gesù c è una distanza infinita, per questo afferma: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». E Gesù esprime una grande delicatezza nei confronti di Simone: «Non temere cioè non aver paura di essere peccatore, non avere paura di riconoscere il tuo peccato davanti alla gente d ora in poi sarai pescatore di uomini!» (Lc 5,10). In greco c è il verbo zogrein, che significa prendere, catturare vivo. Questo verbo è usato nella traduzione greca dell Antico Testamento, la Settanta, per indicare coloro che in una battaglia vengono salvati dalla mor- 672 MONITORE DIOCESANO 4, 2012

7 Sulla tua parola te e lasciati in vita. Ciò che Gesù ha fatto e chiede ora a Simon Pietro è «salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10). S. Girolamo diceva:«in noi le leggi della natura sono cambiate. Infatti quando i pesci sono tirati fuori dal mare, muoiono. Ma gli apostoli ci hanno tirati fuori dal mare di questo mondo per farci passare dalla morte alla vita». Perché l amore di colui che segue Gesù è l amore per un mondo da salvare! Prima Simon Pietro era un uomo un po pieno di sé, ma ad un certo punto sa rischiare, sa buttarsi sulla Parola di Gesù. Ora riconosce la sua povertà e Gesù gli dà fiducia, proprio perché ha riconosciuto la sua fragilità ed ha avuto il coraggio di farlo davanti a tutti. Dinanzi alla capacità di saper rischiare per Dio, di essere umili nella verità al punto da riconoscere le proprie mancanze davanti a tutti, Gesù non ha dubbi. E affida la sua Chiesa proprio a Simon Pietro! Perché è l uomo che, passato attraverso il fallimento doloroso, ha raggiunto la piena coscienza del suo essere afferrato totalmente da Cristo. Simon Pietro capisce che amare vuol dire sempre confidare nella Parola di Gesù e non su se stessi. Egli riconosce la sua identità di peccatore grazie alla forza della Parola, che ora lo trasforma in pescatore di uomini, perché si lascia completamente attrarre da Dio. Entrando nel cuore di Pietro, concludo questa lectio pregando così: Signore, sono un fallito, però ti amo. Ti amo terribilmente fino alla follia, perché è l unico modo che ho e so di amare. Da tanti anni sto nelle tue mani, presto verrà il giorno in cui volerò da Te. La mia bisaccia è vuota, i miei fiori scoloriti e appassiti; solo il mio cuore è appassionato. A volte mi spaventa la mia fragilità, ma mi consola la tua tenerezza. Sono davanti a Te come una brocca rotta, e Tu con la mia stessa creta puoi farne un altra come ti piace. MONITORE DIOCESANO 4,

8 ATTI DEL VESCOVO Lectio La mia vita, come un flauto, è piena di buchi; ma prendila nelle tue mani. Che la tua musica passi attraverso di me e consoli e rallegri coloro che Tu mi hai affidato, perché sia per loro armonia e melodia nei loro passi stanchi. Amen. 674 MONITORE DIOCESANO 4, 2012

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