Vecchi e nuovi modelli di competitività territoriale
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- Chiara Castellano
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1 Vecchi e nuovi modelli di competitività territoriale Fase fordista Sistemi nazionali caratterizzati dalla concentrazione in poli industriali ad alta dotazione infrastrutturale (spesso coincidenti con le principali città ed aree metropolitane) Fase post fordista sistemi regionali di produzione e innovazione che accolgono o tentano di attrarre i nodi di grandi imprese globali sistemi locali e distretti di piccole e medie imprese che operano in nicchie di mercato in stretta relazione con risorse difficilmente riproducibili Cosa è un distretto industriale È un area in cui si trova un alta concentrazione di imprese e attività industriali operanti in un unico settore. In genere si riscontrano le seguenti caratteristiche: produzione legata ad antiche tradizioni industriali o a risorse materiali non riproducibili altrove; professionalità e mercato del lavoro specializzato diffusi nell area imprese di piccole dimensioni in rapporto competitivo tra loro; 1
2 Come funziona un distretto industriale Esempi di distretto industriale in Italia Distretti industriali di antica tradizione Biella e Prato : lana, tessile e abbigliamento Sassuolo: ceramiche per costruzioni Omegna: casalinghi e prodotti per la cucina Distretti industriali di più recente formazione Belluno: produzione e di occhiali Matera-Bari: mobili per il salotto Proto-distretti industriali in Sicilia Caltagirone e S. Stefano di Camastra: ceramica artistica 2
3 Il rapporto con le risorse territoriali nel modello distrettuale Debole distretti legati a prodotti innovativi (il salotto, gli occhiali) Medio distretti con forti tradizioni produttive ma i cui legami con le risorse territoriali sono andati attenuandosi (il tessile, la ceramica) Forte distretti la cui produzione è intimamente collegata alla trasformazione di materie prime locali (il vino, i prodotti agroalimentari, etc.) I punti di forza del modello distrettuale al modello della grande industria capacità di rispondere alle crisi industriali e alle mutazioni del mercato capacità di sviluppare innovazione e rapporti cooperativi tra le imprese (oltre che competitivi): accordi, politiche di marchio stretto rapporto con le istituzioni e la società locali: creazione di iniziative per la valorizzazione dell identità complessiva del sistema locale, infrastrutture, formazione delle risorse umane, etc. 3
4 L esportazione del modello distrettuale ai settori non industriali La diffusione e il successo del modello distrettuale in campo industriale hanno favorito la sua applicazione in maniera artificiale anche ad altri settori economici che negli ultimi anni hanno avuto grande espansione. In particolare ciò è avvenuto: nel settore del turismo culturale e della valorizzazione dei beni storici e ambientali nel settore dell agricoltura di qualità e del turismo rurale L attenzione al territorio nei nuovi modelli di turismo culturale visione complessa del bene culturale: non solo beni storico-monumentali ma anche apprezzamento di elementi rappresentativi della storia sociale delle comunità locali attenzione agli aspetti della cultura materiale: mercati storici, archeologia industriale, etc. rapporto tra bene culturale e ambiente circostante nella prospettiva della sviluppo ecologicamente sostenibile 4
5 L attenzione al territorio nei nuovi modelli di turismo rurale desiderio di natura e di spazi aperti come alternativa alla congestione delle grandi città lettura complessa e strutturale del paesaggio, non solo attraverso gli aspetti percettivi ma anche etno-antropologici e culturali (connubbio tra natura e cultura) apprezzamento delle produzioni tipiche e a carattere biologico possibile connubbio tra attività agricole e forme di accoglienza turistica alternativa ai modelli tradizionali (agriturismo) Le caratteristiche del modello distrettuale applicato al turismo culturale e rurale identificazione di un prodotto complesso (culturale, rurale) in grado di intercettare domande sofisticate sul mercato turistico organizzazione di reti di soggetti (pubblici e privati) per integrare le politiche settoriali e diversificare l offerta di prodotti locali costruzione di strumenti per la promozione dell identità locale (marchi territoriali per i prodotti, temi di fruizione per le risorse territoriali) politiche comuni per la formazione delle risorse umane destinate a gestire le attività turistiche 5
6 Gli effetti territoriali delle nuove forme di organizzazione distrettuale si attenua il dualismo tra le città come centri industriali e di servizio e la campagna a bassa densità demografica in favore di nuove configurazioni: 1. reti di città anche medie e piccole 2. urbanizzazione diffusa si attenua la differenza tra le politiche territoriali per le aree urbane e quelle per le aree rurali, entrambe rispondono alla necessità di integrare: 1. tutela e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali 2. creazione di servizi per gli abitanti con creazione di servizi per i fruitori esterni 6
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