Laboratorio Fernandel 26
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- Leona Ferrari
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1 Laboratorio Fernandel 26
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3 Silvia Manzani Figli di uno stesso sesso Abbattere le barriere educative nei confronti delle famiglie omogenitoriali
4 A Violante, signorina anarchia. Perché Alice ha due mamme e non c è problema Copyright 2011 Via Col di Lana, 23 Ravenna Tel fax fernandel@fernandel.it ISBN:
5 «Dai ai bambini amore e poi ancora amore e ancora amore. E vedrai che crescerà un adulto meraviglioso» Astrid Lindgren
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7 Introduzione «I desideri dei bambini danno ordini al futuro» (Erri De Luca, Il giorno prima della felicità) Questo libro nasce da un mio ricordo personale. Una sera di parecchio tempo fa, quando ero ancora una ragazzina, al telegiornale si dibatteva di madri e padri omosessuali. Una nota psicologa sosteneva che per crescere bene, per avere uno sviluppo lineare, «un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà». Quelle parole si sono sedimentate nella mia testa, e sono rimaste lì per anni in attesa di una verifica, di un occasione che mi desse la possibilità di chiedermi se fossero davvero attendibili. L occasione è arrivata nel maggio 2010, con l organizzazione, da parte della facoltà di Scienze della formazione dell Università di Bologna, di un seminario dal titolo Bambini e bambine con genitori omosessuali. Appena venni a sapere del seminario, in me si accese una lampadina. Come in un déjà vu, la frase della psicologa ritornò a ronzarmi nelle orecchie. E anche se per una serie di impegni non riuscii a partecipare alla giornata di studi, cominciai ad avvertire il desiderio di approfondire l argomento. Così, leggendo, studiando, mi sono avvicinata a un tema a dir poco spinoso, soprattutto in un paese come l Italia. Questo libro, che non ha la pretesa di essere sperimentale, attingendo all ampia (e quasi tutta straniera) bibliografia esistente, smentisce le parole di quella psicologa. Nel primo capitolo ho cercato di inquadrare il fenomeno dell omogenitorialità sia in Italia che all estero, fornendo alcuni dati, spesso purtroppo 9
8 introduzione solo stimati, e spiegando le diverse tipologie di famiglie omogenitoriali. Ho provato, inoltre, a dare qualche spunto circa la necessità di non soffermarsi soltanto sulla forma di questi nuclei familiari, quanto piuttosto sulle relazioni che intercorrono al loro interno. Nel secondo capitolo ho approfondito le tematiche legislative che ruotano intorno alla genitorialità omosessuale, mettendo in evidenza le grandissime differenze, in termini di riconoscimento e tutela giuridica, che esistono tra i diversi paesi. L Italia, ancora una volta, emerge come un paese sostanzialmente impreparato ad accogliere un fenomeno che anche qui è in espansione, quello delle coppie omosessuali che crescono dei figli o decidono di averne. Nel terzo capitolo ho elencato le principali obiezioni che vengono mosse all omogenitorialità, nonché le più importanti sfide che emergono da questo fenomeno, confrontandole con le risposte che provengono dalle ricerche esistenti. La conclusione alla quale si giunge è piuttosto univoca, laddove non si intravedono danni di nessuna natura, né psicologica, né sessuale, né sociale, nei figli di coppie gay o lesbiche: si tratta di figli che crescono e vengono educati senza svantaggi rispetto ai loro coetanei, se non per il pregiudizio sociale, che rischia di esporli alle discriminazioni. Figli che, quasi sempre, crescono con una visione meno stereotipata delle differenze di genere, ma non per questo sono destinati a divenire a loro volta omosessuali. Figli che, se amati e seguiti, non soffrono di depressione, hanno buonissimi livelli di autostima e vanno bene a scuola. Nel quarto capitolo sono entrata nello specifico dei servizi per l infanzia, in particolare dei nidi. Utilizzando la preziosa collaborazione di due educatrici che lavorano a Casalecchio di Reno (Bologna) e la scarsa bibliografia esistente (testi per bambini, manuali per insegnanti), ho cercato di capire quali sono gli strumenti che hanno gli educatori per accogliere le famiglie omogenitoriali e per fare in modo che i bambini siano educati 10
9 introduzione ad accettare, capire e apprezzare la diversità. In particolare, ho fornito qualche strumento operativo pratico, qualche metodo di lavoro facilmente adottabile nei nidi d infanzia. Questo libro corona anche un percorso di studi iniziato per caso, per sfida, per voglia di mettermi in gioco. Lo fa trattando un tema irriverente, in controtendenza, che divide gli animi. Ho messo in queste pagine molta speranza: la speranza che per i grandi, ma soprattutto per i piccoli, domani sia normale vedere due mamme o due papà che vanno a prendere il loro bambino a scuola. In questo libro, infine, oltre la necessaria oggettività indispensabile all analisi delle fonti, c è anche molta passione. Quella per la pedagogia, che trattando di bambini, di educazione, di famiglie, non può che essere un po rivoluzionaria, mutevole, e guardare sempre al futuro. 11
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11 Primo capitolo Tanti modi di essere omogenitori: forme e numeri della gaia famiglia «La famiglia naturale non esiste. Non è mai esistita. La famiglia è di per sé una forma artificiale che gli esseri umani hanno costruito e riempito di senso» (Daniele Scalise, Lettera di un padre omosessuale alla figlia) 1.1. Una definizione affatto unanime Nel linguaggio comune, quello non specialistico, il termine omogenitorialità è entrato di recente, per lo meno in Italia. Non a caso si tratta di una traduzione adattata dal francese. Nel 1997 l APGL (Association des Parents Gays et Lesbiens) inventò a tavolino la parola homoparentalité per indicare «i contesti familiari nei quali almeno un adulto si definisce omosessuale ed è genitore di almeno un figlio» 1. Dietro l esigenza di adottare un termine che andasse a designare nuclei familiari senza nome non c era solo il bisogno di colmare un vuoto lessicale. La scelta conteneva infatti una chiara denuncia contro le discriminazioni legislative subite dagli omosessuali nella loro veste di genitori, e al tempo stesso forniva un alternativa al concetto di famiglie LGBT (acronimo che indica lesbiche, gay, bisessuali e transgender). In quel momento infatti la parola famiglia conteneva un accezione politica conservatrice. Parlare dunque di homoparentalité consentiva di prendere le distanze da un idea tradizionalista di famiglia per concentrarsi invece sulla genitorialità. 1. APGL, Petit guide bibliographique à l usage des familles homoparentales et des autres, APGL, Paris,
12 primo capitolo In realtà, soprattutto in Italia l introduzione del termine omogenitorialità non è considerato da gay e lesbiche come un evento che fotografa un fenomeno sociale rilevante quanto altre forme genitoriali. Anche all interno della comunità omosessuale non è infatti unanime la convinzione che la strada della genitorialità sia giusta e legittima. I pregiudizi che incombono sul fenomeno, e le ragioni contrarie sottolineate da parte dell opinione pubblica, incidono a tal punto sui destinatari che gli stessi omosessuali in molti casi credono di non avere il diritto né tantomeno le capacità di far nascere e crescere dei figli. Altrettanto diffusa, anche se dai contenuti decisamente diversi, è la critica che viene mossa al termine omogenitorialità, in quanto troppo assimilabile al concetto di famiglia classica fondata sulla procreazione. Gli studi sull omogenitorialità, peraltro intrapresi all inizio degli anni Novanta, dunque prima che il termine stesso venisse coniato, hanno segnato dal volgere del nuovo millennio un duplice cambiamento. Uno propriamente accademico riguarda le ricerche sull omosessualità, che dopo essersi occupate per decenni di identità e forme di mobilitazione collettiva, ora si avvicinano ai contesti sociali e familiari, quindi a una più marcata quotidianità. L altro è quello sociologico, quello delle sempre più visibili esperienze di genitorialità da parte di omosessuali e della corrispondente richiesta di riconoscimenti giuridici. Non è un caso che diversi autori parlino di baby boom riferendosi alla crescita esponenziale di esperienze genitoriali tra donne lesbiche verificatasi negli Stati Uniti a partire dagli anni Ottanta. Un boom che ha riguardato anche Olanda, Germania e Regno Unito, e che è indubbiamente legato non solo al moltiplicarsi della banche del seme ma anche all inseminazione autogestita. 14
13 forme e numeri della gaia famiglia 1.2. Le diverse tipologie Al di là delle sfide che le famiglie omogenitoriali si trovano a dover affrontare sul piano dell accettazione sociale, risulta difficile circoscrivere l ampia e complessa realtà della genitorialità non eterosessuale. Essa infatti si può manifestare in molti modi. La distinzione che gli esperti sono soliti operare contempla due macro-situazioni. La prima riguarda il caso in cui un figlio nato da una relazione eterosessuale si trova a vivere con la madre e la sua nuova compagna o con il padre e il suo nuovo partner. La seconda si riferisce invece alle esperienze cosiddette per scelta, dove il progetto di filiazione è frutto di una decisione deliberata dalla coppia omosessuale. Le strade per diventare genitori, in questo caso, sono quattro: 1. inseminazione con donatore conosciuto 2. inseminazione con donatore sconosciuto 3. maternità surrogata 4. adozione Margherita Bottino propone a sua volta un altra distinzione, quella tra genitorialità omosessuale, omogenitorialità e nuclei omogenitoriali 2. Se per genitorialità omosessuale si deve intendere qualsiasi adulto omosessuale con figli, con il termine omogenitorialità la studiosa indica i casi in cui il genitore omosessuale, pur essendosi dichiarato tale, non vive con i propri figli, siano essi stati concepiti all interno di una relazione eterosessuale o in altra forma. Solo con il concetto di nucleo omogenitoriale Bottino fa riferimento alle situazioni di convivenza tra il genitore omosessuale e i propri figli, insieme, ma non necessariamente, all eventuale 2. Cfr. Margherita Bottino, Genitori omosessuali, omogenitorialità e nuclei omogenitoriali, in Luca Trappolin (a cura di), Omosapiens 3. Per una sociologia dell omosessualità, Carocci, Roma,
14 primo capitolo partner. È su quest ultima esperienza che il mondo della ricerca si sta concentrando con sempre maggiore interesse. Anche qui però è doveroso effettuare una separazione, e così all interno della realtà dei nuclei omogenitoriali è utile considerare da un lato i nuclei ricomposti 3 e dall altro quelli pianificati. Un diverso modo di prendere in considerazione le famiglie omogenitoriali consiste nell associarle in una sorta di gioco di paragoni alle forme famigliari che fanno parte da più tempo dell immaginario collettivo: famiglie ricomposte, tradizionali, monogenitoriali, allargate. In questo senso la famiglia ricomposta si avrà quando i figli sono nati da precedenti relazioni eterosessuali seguite da una separazione o una vedovanza e poi da una nuova unione, questa volta omosessuale. La famiglia tradizionale sarà composta invece da figli nati all interno di una coppia gay o lesbica, a prescindere dal modo. Si parlerà infine di famiglia monogenitoriale nel caso di una lesbica single che ha avuto un figlio da un uomo con cui non ha più rapporti o che è diventata madre attraverso l adozione o la fecondazione assistita. Caso limite, ma non trascurabile, è quello in cui due coppie omosessuali oppure una coppia omosessuale e una terza persona progettino di avere un bambino e di gestire la genitorialità in modo condiviso. È lo scenario che Anne Cadoret definisce «cogenitorialità» 4, fenomeno che sfugge alle rilevazioni in quanto ricopre una posizione marginale nelle scelte genitoriali omosessuali. Si tratta, comunque, di un terreno aperto a molte- 3. L espressione famiglie ricomposte viene in realtà utilizzata anche in riferimento a situazioni che non riguardano direttamente l omosessualità: quelle, in sostanza, in cui dopo una separazione o un divorzio, uno dei due coniugi intraprende un altra convivenza, o si sposa, portando con sé, eventualmente, i propri figli. Per le implicazioni di questo travaso terminologico cfr. Margherita Bottino, Genitori omosessuali, cit. 4. Anne Cadoret, Genitori come gli altri. Omosessualità e genitorialità, Feltrinelli, Milano,
15 forme e numeri della gaia famiglia plici opzioni, legate da un solo minimo comune denominatore: l incontro di un uomo e una donna intenzionati a procreare. Uomo e donna che però, a differenza delle coppie eterosessuali, non vivono insieme, spesso non si conoscono o si conoscono a malapena, e devono negoziare strada facendo i loro statuti genitoriali. Non sempre, comunque, l uomo o la donna coinvolti nell inseminazione e nella gravidanza hanno intenzione di condividere con l altro artefice dell incontro procreativo la futura crescita e educazione del figlio. I partner dei due genitori biologici, inoltre, possono essere coinvolti oppure esclusi dal progetto genitoriale. Per Anne Cadoret la situazione più complessa all interno del vasto campo della cogenitorialità è quella, appunto, in cui entrambi i partner di ciascuna delle due coppie coniugali coinvolte desiderano diventare genitori. Gli elementi di complicanza riguardano in particolare il fatto che il desiderio di diventare genitori coinvolge tre o quattro persone: ecco quindi che la definizione dei confini e delle gerarchie del nucleo familiare diventa indispensabile. La struttura familiare, però, non dice abbastanza sulle famiglie omogenitoriali. Secondo Laura Borghi per esempio, risulta molto più utile il criterio processuale, laddove si va a studiare «il modo in cui le persone, indipendentemente dalla forma del contenitore che le racchiude, si relazionano tra loro, gestiscono i propri ruoli, negoziano le proprie distanze e vicinanze, fanno coesistere unione e autonomia, assicurano protezione e accudimento reciproco» Cristina Chiari, Laura Borghi, Psicologia dell omosessualità. Identità, relazioni familiari e sociali, Carocci, Roma,
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