Il Rito del Matrimonio

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1 1 Il Rito del Matrimonio Il 28 novembre 2004 è entrato in vigore l adattamento del Rito del Matrimonio. La parola adattamento è quella da preferire all altra giornalisticamente più conosciuta: Nuovo Rito del Matrimonio. L adattamento presenta delle caratteristiche che nel rito precedente non sono state sufficientemente evidenziate. Innanzitutto la natura ecclesiale della celebrazione del matrimonio. Questo mistero grande, come lo chiama S. Paolo (Eph. 5,32), non riguarda solo gli sposi, i parenti e gli amici, ma tutta la comunità ecclesiale. Non è un avvenimento privato da regolare a piacimento, ma deve essere espressione della comunità. L invito, pertanto, a celebrare le nozze nella propria Parrocchia, dove si è fatto un cammino di fede, dove si vive la propria spiritualità, dove si è inseriti nei vari gruppi o associazioni, e dove magari si è stati rigenerati alla fede con il Battesimo. E possibile la celebrazione in altre chiese non parrocchiali, purché siano aperte al pubblico ed abbiano la partecipazione di una qualche comunità, mai nelle cappelle private di ville o all aperto, dove il matrimonio risulta riservato ad una cerchia ristretta di fedeli. La natura ecclesiale è evidenziata dai riti d ingresso, dall accoglienza che il sacerdote compie ricevendo gli sposi in fondo alla chiesa, e recandosi processionalmente, accompagnato dai testimoni, dai genitori e dai ministrandi, al luogo loro riservato. Nell ammonizione iniziale, poi, il sacerdote rivolge ai fedeli l invito al coinvolgimento con gli sposi per una celebrazione attenta, devota e partecipe, consapevole che la nascente famiglia poggia sulla preghiera della comunità cristiana per la buona riuscita del matrimonio. Un altra caratteristica, sottolineata nei testi del rito, è la presenza viva ed efficace dello Spirito Santo nella coppia cristiana. Già la benedizione nuziale dopo il consenso, rivela l opera dello Spirito Santo nel matrimonio. La benedizione, infatti, è un atto di riconoscenza al Dio della creazione, è un invocazione fiduciosa dello Spirito nella cui forza si realizza il mistero. L imposizione del velo (velazione), già in uso nelle chiese cattoliche di rito grecobizantino, viene a richiamare maggiormente la presenza dello Spirito Santo, che avvolgendo gli sposi con la sua ombra dona loro una nuova comunione di vita. E così sottolineata la figura della terza Persona della Trinità, il parente povero, come lo definisce uno scrittore contemporaneo, per la disattenzione dei cristiani nei confronti dello Spirito Santo. Una figura che nella vita di coppia ha il compito della santificazione, di modellare gli sposi e renderli strumenti dell amore di Dio nella quotidianità della vita. La gradualità nel cammino di fede e nell esperienza della Chiesa da parte degli sposi, è la terza peculiarità dell adattamento del rito del matrimonio. La Chiesa prende atto che non tutte le coppie che si avvicinano al matrimonio hanno maturato un chiaro orientamento cristiano e che non vivono una piena appartenenza alla Chiesa. In questi casi ritiene opportuno consigliare la celebrazione del matrimonio nella liturgia della Parola, evitando la celebrazione eucaristica, e senza considerare il rito proposto una forma di seconda categoria. E invece una dimostrazione di rispetto verso gli sposi, specialmente se uno di essi si dichiara non-credente. Infine gli sposi, nell esprimere il consenso, diventano ministri della grazia di Dio, matite nelle sue mani, come si esprime Madre Teresa di Calcutta, di cui Dio si serve per scrivere una bella pagina della loro vita. Essi vivono la loro ministerialità nel matrimonio, partecipando alla processione al fonte per la memoria del Battesimo; nella venerazione della Parola di Dio, baciando la pagina evangelica; nella scelta delle diverse formule per esprimere il consenso. Ma il loro matrimonio non avrà il suo alto valore cristiano, se gli sposi non sapranno valorizzare nella vita di coppia e di famiglia la grazia che scaturisce dal sacramento, traducendo nei gesti e nelle parole della vita quotidiana, ciò che essi sono diventati in forza dell intervento dello Spirito Santo. Rinvigoriti dalla grazia sacra-

2 2 mentale, nel loro cammino di fede, avranno l aiuto per rafforzare la capacità di dialogo, di accettarsi reciprocamente, e di coinvolgersi sempre nella vita ecclesiale. Tra le novità che il testo contiene, sono previsti tre riti di matrimonio. Il primo, inserito nella S. Messa; il secondo inserito nella liturgia della Parola; e il terzo riguarda il matrimonio tra un battezzato e una parte non cristiana (quindi ad es. buddista, ebrea, musulmana.ecc.). Per le prime tre tipologie vi sono dei cambiamenti rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi, come la formula del consenso, dove il verbo accolgo sostituisce il verbo prendo, e viene inserita l espressione con la grazia di Cristo, assente nel precedente rito. Non si tratta di semplici adattamenti terminologici: dietro ogni cambiamento testuale c è un preciso studio teologico. Si è scelto infatti io accolgo te perché il verbo della formula latina accipere si traduce meglio in italiano con accogliere più che prendere. Gli sposi, dicendo io accolgo riconoscono che l altro non è un possesso ma un dono che viene dalla mani di Dio. L accogliere del matrimonio cristiano non è puro ospitare, ma accettare nella propria esistenza il dono di un altra esistenza, con la promessa di essere fedele sempre sostenuti dalla grazia di Dio, che è vittoria sulla morte, sull odio e sulla divisione. La possibilità di celebrare il matrimonio con o senza Messa, non significa matrimonio di serie A (con la Messa), o di serie B (senza Messa), come pure non deve intendersi un matrimonio con la Messa per i praticanti, e un matrimonio senza Messa per i non praticanti. La Chiesa invece è consapevole che oggi non tutti gli sposi arrivano al matrimonio nelle stesse condizioni di fede. Ci sono giovani che vivono la loro fede con intensità e coerenza evangelica, e ci sono giovani che scelgono di sposarsi in Chiesa perché, battezzati, ne hanno il diritto, ma non hanno fatto un cammino di fede, anzi da questa si sono allontanati fin dalla Prima Comunione o dalla Cresima. E auspicabile invece che gli sposi, aiutati dal sacerdote, valutino insieme quale rito scegliere, e accettino il matrimonio all interno della liturgia della Parola, riconoscendo di essere in cammino verso una fede matura e consapevole. L adattamento inoltre contempla l utilizzo per le letture del Vangelo di un numero ampliato dei brani della Bibbia: si è passati da 40 a 82, rendendo così più belle e partecipate le liturgie nuziali, sia quelle inserite nella Messa, sia quelle delle altre due tipologie. Fatta questa doverosa premessa, vediamo in dettaglio le novità che scaturiscono dalle tre tipologie di matrimonio. 1. Matrimonio nella celebrazione eucaristica. Il sacerdote può accogliere gli sposi alla porta della chiesa, e in processione, preceduto dai ministranti, si reca all altare. Seguono gli sposi, accompagnati dai genitori e dai testimoni, per disporsi al luogo preparato per loro. E una possibilità di accoglienza, non contemplata nel vecchio rito, ma che evidenzia i personaggi del matrimonio. Una prima novità importante è l inserimento, a questo punto, della Memoria del Battesimo, inizio della vita nuova nella fede, sorgente e fondamento di ogni vocazione. Con il ricordo del Battesimo gli sposi vogliono ringraziare Dio per il dono ricevuto e chiedere di rimanere sempre fedeli all amore a cui sono stati chiamati. Segnando prima sé stesso con l acqua benedetta, il sacerdote asperge gli sposi e l assemblea dei fedeli. Nella liturgia della Parola, la novità è nell arricchimento del lezionario, che contiene 82 brani, tra cui scegliere quelli più appropriati alla celebrazione. C è anche una novità gestuale: la venerazione dell Evangelario da parte non solo del sacerdote, ma anche degli sposi. Gesto che esprime il rispetto verso la Parola di Dio proclamata. Terminata la liturgia della Parola e l Omelia, si svolge la liturgia del matrimonio. Il consenso degli sposi è preceduto dall interrogatorio del sacerdote, circa la libertà, la fedeltà, l accoglienza e l educazione dei figli. Questa è la prima forma. Ma c è una seconda forma, totalmente rinnovata, in cui gli sposi dichiarano le loro intenzioni a sé stessi, pronunciando insieme l impegno ad amarsi e sostenersi l un l altro per tutta la vita, e ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà loro donare ed educarli secondo la Parola di Dio e l insegnamento della Chiesa. Gli sposi invitano poi i fratelli e le sorelle presenti a pregare con loro e per loro, perché la nascente fami-

3 3 glia cristiana diffonda nel mondo luce, pace e gioia. La manifestazione del consenso può esprimersi scegliendo una delle tre forme riportate dal rito. La prima, quella più conosciuta, così recita: Io accolgo te come mio/a sposo/a, con la grazia di Cristo, prometto di esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. La seconda forma la ritengo più coinvolgente ed espressiva, ed è un dialogo tra lo sposo e la sposa: Vuoi unire la tua vita alla mia, nel Signore che ci ha creato e redento? L altro risponde: "Sì, con la grazia di Dio, lo voglio", e insieme gli sposi proclamano: Noi promettiamo di amaci fedelmente nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di sostenerci l un l altro tutti i giorni della nostra vita. L inciso con la grazia di Dio ribadisce la sacramentalità del vincolo e che solo con la grazia del Signore gli sposi possono affrontare e superare le difficoltà della vita quotidiana. E una marcia in più che hanno nei confronti di coloro che scelgono il matrimonio civile o che hanno disatteso il dono del Battesimo. Nella terza forma, da u- sarsi nei casi di vedovi, anziani, o per altri motivi pastorali, il sacerdote richiede il consenso sotto forma di domanda: vuoi accogliere N.N. come tuo-a sposo-a nel Signore, promettendo di essere sempre fedele nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo-a, onorarlo-a tutti i giorni della tua vita? Gli sposi rispondono sì. Dopo la dichiarazione del consenso e la benedizione degli anelli, il rito del matrimonio prevede l incoronazione degli sposi, come segno della loro partecipazione alla regalità di Cristo. Questa consuetudine già esiste in alcuni luoghi dell Italia meridionale, e in quelle chiese cattoliche di rito greco-bizantino, come a S. Nilo a Grottaferrata, a Piana degli Albanesi e a Lungro in Calabria. Negli altri luoghi è possibile l incoronazione con il permesso dell Ordinario. Il sacerdote tenendo le corone nuziali, dorate, argentate o di fiori, sul capo degli sposi, con le braccia incrociate, incorona prima lo sposo e poi la sposa, dicendo: N.N. servo/a di Dio, ricevi N.N. servo/a di Dio come corona e prosegue O Signore, nostro Dio, incoronali di gloria e di onore. Le corone verranno tolte prima della benedizione nuziale. Per la benedizione nuziale il sacerdote può scegliere tra 4 preghiere. Accanto alle 3 formule già presenti nel precedente rito, ne compare una quarta, composta appositamente, che prevede l intervento dell assemblea con l acclamazione. Il testo accentua la lode trinitaria e sviluppa la supplica affinché gli sposi, segnati dal fuoco dello Spirito, diventino Vangelo vivo tra gli uomini, fino al giorno in cui potranno con i loro cari lodare in eterno il nome del Signore. Dopo la preghiera dei fedeli il sacerdote invita i presenti a invocare i Santi, specialmente quelli che vissero in stato coniugale, ricordando particolarmente S. Giuseppe, sposo di Maria, i Santi Gioacchino ed Anna, i Santi Zaccaria ed Elisabetta, Santa Monica, Santa Rita, Santa Giovanna Beretta Molla. Segue poi la liturgia eucaristica, dove si fa menzione degli sposi e della loro unione in Cristo nel sacro rito del matrimonio. Terminato il Padre Nostro, si può fare sugli sposi l imposizione del velo (velazione), segno di comunione di vita che lo Spirito, avvolgendoli con la sua ombra, dona loro di vivere. Anche questa consuetudine, in vigore dove esiste l incoronazione, si può esprimere nella liturgia del matrimonio sempre con il permesso dell Ordinario. I genitori e i testimoni tengono disteso il velo sponsale sul capo di entrambi gli sposi, per tutta la durata della benedizione. L ultima particolarità del rito del matrimonio nella celebrazione eucaristica è la consegna della Bibbia, al termine della lettura dell Atto di matrimonio. E un dono che il sacerdote offre agli sposi perché la Parola di Dio, che ha illuminato il cammino di preparazione e la celebrazione del matrimonio, custodisca e accompagni la vita della nuova famiglia, un dono che gli sposi testimonieranno nella quotidianità della vita. 2. Rito del matrimonio nella celebrazione della Parola. Il matrimonio nella celebrazione della Parola si preferisce nelle situazioni in cui gli sposi non hanno compiuto un cammino di fede, e nei matrimoni misti, con Ortodossi, Valdesi, Luterani, Metodisti, Anglicani, Battisti, cioè con quei fedeli che hanno il Battesimo valido, ma non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Le particolarità non differiscono da quelle del rito nella cele-

4 4 brazione eucaristica, quindi il rito segue lo schema della prima tipologia. E da sfruttare l abbondanza e la ricchezza dei Testi Biblici che mettono in evidenza l importanza del matrimonio cristiano nella storia della salvezza. Su queste letture il sacerdote preparerà l Omelia, approfondendo il mistero del matrimonio cristiano, la dignità dell amore coniugale, la grazia del sacramento e i doveri degli sposi. Una particolarità introdotta nel rito del matrimonio nella celebrazione della Parola è la possibilità di ricevere la Santa Comunione, dopo lo scambio della pace. Nonostante non ci sia liturgia eucaristica, la sensibilità della Chiesa si manifesta nel permettere ai fedeli che partecipano alle nozze di non privarsi del Pane di vita eterna. Il rito si conclude con la lettura degli articoli del Codice Civile concernenti diritti e doveri dei coniugi e, dopo la benedizione, con la lettura dell Atto di matrimonio, sottoscritto dagli sposi, dai testimoni e dal sacerdote, davanti al popolo o in sagrestia, mai però sull altare. 3. Rito del matrimonio tra una parte Cattolica e una parte Catecumena o non cristiana. Questo rito può essere celebrato in chiesa o in altro luogo adatto, sempre senza Messa. Il sacerdote indossa il camice e la stola ed eventualmente il piviale, e così vestito accoglie gli sposi. Se le circostanze lo richiedono, si può omettere l accoglienza, e si inizia la celebrazione con la liturgia della Parola. Dopo l Omelia sul Testo Sacro, opportunamente adattata ai compiti e alle condizioni degli sposi, il sacerdote interroga gli sposi e riceve da loro la manifestazione del consenso. Se si utilizza la prima forma, si omette l inciso con la grazia di Cristo, mentre non è permesso l utilizzo della seconda preghiera, quella recitata in forma dialogica. Se le circostanze lo richiedono, la benedizione e la consegna degli anelli si possono omettere. Se invece si mantengono, lo sposo/a dice: N.N., ricevi questo anello segno del mio amore e della mia fedeltà. Solo la parte cristiana aggiunge nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo inciso viene omesso anche nei matrimoni tra due battezzati, dei quali uno si dichiara non credente. Anche la benedizione nuziale può essere omessa, se le circostanze lo consigliano. Segue la preghiera dei fedeli e quella del Signore, Padre Nostro. Dopo la benedizione, il rito si conclude con la lettura degli articoli del Codice Civile e dell Atto di matrimonio. Vorrei ricordare che nella celebrazione della Parola tra una parte battezzata cattolicamente e una battezzata non nella Chiesa cattolica, non è possibile la celebrazione della Messa. Solo se le circostanze lo richiedono (celebrazione del matrimonio di domenica, e con il consenso dell Ordinario) è possibile il rito del matrimonio nella celebrazione eucaristica, così come prevede il n. 36 delle Premesse Generali. Per l ammissione alla Comunione eucaristica della parte non cattolica è necessario attenersi alla disposizione del Canone 844 del Codice di Diritto Canonico, par. 3, che così recita: I ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti della Penitenza, dell Eucarestia e dell Unzione degli infermi ai membri delle altre Chiese Orientali, (es. gli Ortodossi) che non hanno comunione piena con la Chiesa Cattolica, qualora li richiedano spontaneamente e siano ben disposti. Ciò vale anche per i membri delle altre Chiese (gli Anglicani della Chiesa Alta) i quali, a giudizio della Sede Apostolica, relativamente ai sacramenti in questione si trovino nella stessa condizione delle predette Chiese Orientali. Aggiungo che il par. 2 del medesimo canone permette ai fedeli cattolici di ricevere i predetti sacramenti anche da un ministro non cattolico. Così dice il canone: E lecito ai fedeli ai quali sia fisicamente che moralmente resti impossibile accedere a un ministro cattolico, ricevere i sacramenti della Penitenza, dell Eucarestia e dell Unzione degli infermi da ministri non cattolici, nella cui Chiesa sono validi i predetti sacramenti. Ho voluto riportare questo canone per dissipare la disinformazione che esiste sull argomento e tranquillizzare tanti cattolici che formano una famiglia cristiana con il matrimonio misto. Conclusione. Da quanto esposto si ha la felice impressione che l adattamento del rito risulti più ricco di contenuti e simbolismi, aiuti gli sposi a comprendere meglio il significato del matrimonio cristiano, li ponga nella condizio-

5 5 ne di non affrontare con superficialità il sacramento, e li responsabilizzi perché siano coscienti che essere sposati in Cristo vuol dire testimoniare il suo amore agli uomini e alle donne che incontreranno lungo il cammino. Solo allora il matrimonio avrà la sua valenza di sacramento e l adattamento del rito avrà raggiunto il suo scopo. Formulo l augurio che i Parroci e gli Operatori della Pastorale Familiare possano valorizzare il rito del Matrimonio nella preparazione immediata al Sacramento e considerarlo uno strumento prezioso di catechesi anche per il corso di preparazione. 21 gennaio 2005 Mons. Virgilio La Rosa Direttore Ufficio Matrimoni del Vicariato

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