GESTIONE INTEGRATA DELLA POSIDONIA OCEANICA SPIAGGIATA IN CALABRIA

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1 1 GESTIONE INTEGRATA DELLA POSIDONIA OCEANICA SPIAGGIATA IN CALABRIA N. Cantasano Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo I.S.A.F.O.M., C.N.R., Rende (CS). Italia. cantasano@isafom.cs.cnr.it Riassunto Lo spiaggiamento delle foglie di Posidonia oceanica e la relativa formazione delle banquettes lungo le coste sabbiose della regione Calabria sono una delle difese naturali più importanti contro il fenomeno dell erosione costiera. La gestione delle biomasse vegetali spiaggiate in Italia è stata in genere realizzata attraverso la rimozione meccanica ed il trasferimento in discarica dei depositi fogliari presenti sulla linea di costa. Tale procedura, apparentemente semplice ed immediata, determina invece una sottrazione netta di sedimenti dalla spiaggia sabbiosa e provoca, quindi, un deficit nel bilancio sedimentario del sistema costiero, esponendo pertanto il litorale a rischio di erosione. La soluzione ideale consiste, invece, nel mantenere sul posto le banquettes onde garantire un bilancio sedimentario positivo, la protezione della linea di costa da processi erosivi e la valorizzazione turistica dei litorali regionali a maggiore vocazione balneare. 1. Introduzione Posidonia oceanica (Linnaeus) Delile, specie vegetale endemica del Mediterraneo, forma sui fondali marini del bacino, in condizioni ambientali favorevoli, estese coperture vegetazionali, dette praterie. Un tempo le praterie di Posidonia oceanica cingevano gran parte delle coste mediterranee come una sorta di barriera vegetale sommersa che circondava le nostre coste. Oggi si assiste, invece, alla graduale rarefazione delle praterie o nei casi più gravi alla loro definitiva scomparsa, come testimoniano varie aree morte di matte, nei siti originariamente occupati dagli erbari, spesso parzialmente ricolonizzate da prati a Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson, talora associati ad estesi popolamenti monospecifici dominati dalla specie Caulerpa prolifera (Forsskål) J.V. Lamouroux. In questi ultimi decenni il fenomeno della regressione e scomparsa delle praterie è divenuto sempre più grave lungo la fascia costiera italiana, maggiormente esposta alla pressione antropica, dove il 72% degli erbari risultano in regressione come evidenziato dai dati parziali, relativi a cinque regioni peninsulari italiane, del Programma Nazionale di individuazione e valorizzazione della Posidonia oceanica avviato nell anno 1989 dal servizio Difesa Mare del Ministero dell Ambiente e tuttora in fase di realizzazione (Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Si.Di.Mar., 2008). Il problema della rarefazione degli erbari mediterranei si riflette anche nella regione Calabria ed in particolare lungo le coste tirreniche calabresi dove il 62% delle praterie risultano in regressione (Cantasano, 2008). I dati fenologici rilevati ed in particolare l andamento del parametro relativo alla densità dei fascicoli fogliari delle praterie della Calabria tirrenica evidenziano, infatti, le condizioni generali di sofferenza cui sono soggetti i posidonieti mediterranei a conferma delle numerose segnalazioni di riduzione degli erbari riportate in letteratura (Augier e Boudoresque, 1970; Astier, 1972; Meinesz e Laurent, 1978b; Peres, 1984). Il quadro generale di grave crisi degli ambienti costieri del Mediterraneo, nell ambito del quale si inserisce anche lo stato di sofferenza delle praterie calabresi, suggerisce una visione globale del problema. Il progressivo degrado dei litorali italiani è divenuto, infatti, in questi ultimi anni un grave problema comune alla maggior parte delle coste italiane il 42% delle quali risultano in erosione (Consiglio Nazionale delle Ricerche, 1999). Tali condizioni di grave criticità ambientale sono particolarmente

2 2 evidenti lungo il perimetro costiero regionale della Calabria dove il 43% delle spiagge risultano in erosione (Gruppo Nazionale per la Ricerca sull Ambiente Costiero, 2006). La particolare posizione di questa regione, bagnata da due mari, il Mar Tirreno ed il Mar Jonio, per uno sviluppo costiero complessivo di 725 chilometri pari ad 1/5 del perimetro costiero nazionale, le attribuisce il primato assoluto tra le regioni peninsulari italiane ma, al tempo stesso, impone la risoluzione di diversi problemi connessi con la salvaguardia e valorizzazione della sua linea di costa. La difesa dei litorali, che rappresentano la zona di transizione tra ambiente terrestre e marino, diviene quindi impegno prioritario per le autorità politiche ed amministrative nazionali e regionali. Le condizioni dinamiche di equilibrio delle spiagge sabbiose sono determinate da due processi opposti e complementari: da un lato il trasporto di materiali solidi grazie all apporto sedimentario dei corsi d acqua che sfociano in mare, dall altro le perdite di sabbie e ghiaie litorali dal bacino costiero a causa dell idrodinamismo marino. In condizioni ideali di equilibrio dinamico i due processi si eguagliano e la spiaggia mantiene il proprio profilo costante nel tempo. In condizioni reali si verificano invece protendimenti o più frequentemente erosioni della linea di costa, che risultano in diretta correlazione con i quantitativi di materiali apportati dai fiumi o trasportati al largo, fuori dalla piattaforma litoranea, dall azione del moto ondoso e delle correnti. Se il valore degli apporti aumenta nel tempo si verifica il protendimento del litorale mentre nel caso opposto, ben più comune, si osservano i processi erosivi. Il bilancio sedimentario della spiaggia si compone di tre elementi essenziali: la spiaggia sommersa, quella sub-aerea e la duna costiera tra i quali si svolgono interscambi sedimentari tali da garantire l equilibrio ed il corretto funzionamento del sistema costiero. Il ciclo sedimentario tra spiaggia sommersa ed emersa inizia alla fine del periodo vegetativo delle praterie di Posidonia oceanica quando nel periodo autunnale le prime tempeste equinoziali staccano le foglie senescenti della pianta dai fascicoli fogliari e dai rizomi dell erbario (Mateo e Romero, 1997). La perdita fogliare può raggiungere valori ponderali di tonnellate di frammenti vegetali per ettaro di prateria (Medina et al., 2001) di cui il 5% viene esportato verso il sistema pelagico, il 70% rimane nelle intermattes della prateria ed il 25% circa viene trasportato verso la spiaggia subaeraea a formare le caratteristiche banquettes (Boudoresque e Meinesz, 1982). Nel corso del loro ciclo vitale, infatti, i fascicoli fogliari della pianta perdono un gran numero di foglie che vengono trasportate dall idrodinamismo del mezzo e spiaggiate sulle coste sabbiose dove formano estesi ed alti depositi fogliari capaci di proteggere la linea di costa dai processi erosivi. Le biomasse vegetali spiaggiate possono raggiungere nelle coste sabbiose piatte od in leggera pendenza spessori di due metri (Medina et al., 2001). Le banquettes svolgono, inoltre, un ruolo attivo nel trattenere grandi quantità di sedimento che rimangono intrappolate tra gli strati sovrapposti dei depositi. Tali ammassi fogliari ed i relativi accumuli di sedimento svolgono in seguito, nei mesi invernali a maggiore idrodinamismo, una preziosa ed importante funzione protettiva dei litorali sabbiosi contro l azione del moto ondoso e delle correnti e di conseguenza contro il fenomeno dell erosione costiera garantendo, quindi, il controllo del profilo naturale della spiaggia emersa. 2. La rete trofica costiera Le praterie di Posidonia oceanica, pur ricoprendo solo lo 0,2% dei fondali mediterranei per una superficie complessiva di miglia quadrate, assolvono ad un ruolo fondamentale per i delicati equilibri biologici del Mediterraneo. Questo complesso ecosistema, biocenosi climax dei fondi mobili dei piani infralitorali mediterranei (Ghirardelli, 1981), produce infatti grandi quantità di sostanze organiche che possono raggiungere nei mesi estivi livelli di produttività primaria molto elevati pari a 20 g.c./m²/g. Gran parte di questo flusso di

3 3 materia ed energia entra nel ciclo energetico attraverso la catena del detrito vegetale composta dai residui fogliari della pianta che si depositano nei canali e nelle intermattes della prateria. Il 50% circa di questa grande quantità di sostanze organiche prodotte dall erbario viene consumata all interno della stessa biocenosi, il 30% viene esportato al largo verso le acque pelagiche ed il residuo 20% viene trasportato dall idrodinamismo del mezzo verso la linea di costa (Cantasano, 2001). Le biocenosi delle praterie a Posidonia oceanica (PP) svolgono, quindi, una funzione essenziale per la produttività complessiva del sistema costiero dove svolgono un ruolo fondamentale nella circolazione della materia organica e dell energia tra i sistemi costiero, pelagico e terrestre tra i quali si stabilisce una stretta connessione trofica (Fig. 1). AMBIENTE MARINO NUTRIENTI AMBIENTE TERRESTRE BANQUETTES MACROBENTHOS MEIOBENTHOS MICROBENTHOS PP MESOPSAMMON BATTERI ETEROTROFI DETRITO VEGETALE NUTRIENTI Figura 1: Schema delle interazioni trofiche ed energetiche tra gli ambienti marino e terrestre. 3. Funzioni, struttura e dinamica delle banquettes Le banquettes rappresentano una potenziale fonte di nutrienti per le reti trofiche litorali e di conseguenza per la produttività costiera globale. Il materiale organico di questi depositi fogliari è composto per il 95% da foglie di Posidonia oceanica spiaggiate e per il residuo 5% da rizomi e macroalghe marine (Cantasano, 2009). La biomassa vegetale presente nelle banquettes può raggiungere valori variabili da 18 a 500 Kg.C./m²/banquette (Mateo et al., 2003). Questa grande quantità di materiale organico si accumula temporaneamente nelle banquettes dove in parte viene consumata dal mesopsammon delle sabbie composto da numerose specie di organismi detritivori terrestri, quali isopodi, anfopodi, coleotteri e ditteri ed in parte costituisce una preziosa riserva temporanea di carbonio, azoto e fosforo che ritornerà nelle praterie sommerse

4 4 al termine del ciclo biologico della pianta. Le biomasse vegetali spiaggiate non sono quindi materiale di scarto e/o di rifiuto ma costituiscono invece un prodotto intermedio essenziale nel ciclo biologico della pianta che dovrebbe chiudersi in mare. Le biomasse vegetali spiaggiate presenti lungo le coste del Mediterraneo sono, quindi, il risultato di un processo dinamico di formazione, crescita e distruzione delle banquettes ordinato nella seguente sequenza temporale: A) Formazione Ottobre: Prime tempeste equinoziali ed inizio del moto ondoso - distacco foglie da rizomi pianta sospensione foglie morte di Posidonia oceanica. e loro trasporto verso spiaggia sommersa. Novembre: Trasporto foglie morte di Posidonia oceanica da spiaggia sommersa a subaerea. B) Accrescimento Dicembre: Accumulo e deposizione foglie morte di Posidonia oceanica su linea di costa. Gennaio: Tempeste invernali ed incremento del moto ondoso > Crescita verticale ed orizzontale della banquette riduzione idrodinamismo. C) Erosione Febbraio: Inizio scavamento alla base frontale della banquette. Marzo: Erosione sedimentaria e formazione dello scalino nella banquette Inizio processo di riduzione dello spessore della banquette. D) Collasso Marzo: Rottura in blocchi e collasso in mare della banquette. Le banquettes sono strutture elastiche ma al tempo stesso molto resistenti al moto ondoso in quanto nel corso della loro formazione vengono eliminati gli spazi vuoti e gli interstizi tra le foglie e si riduce la conduttività idraulica dei depositi fogliari (Mateo et al., 2003). Si forma così una struttura compatta e resistente all idrodinamismo tale da contrastare il fenomeno dell erosione costiera (Fig. 2). Figura 2: La banquette di Punta Santa Litterata (Cs.). I depositi fogliari che si accumulano nei mesi invernali lungo le coste sabbiose del Mediterraneo sono costituiti da materiali organici rappresentati dalle foglie recise della

5 5 pianta e da materiali inorganici quali sabbie a diversa tessitura ed acqua. Il contenuto in sabbie presente nelle banquettes dipende proprio dalle dimensioni sedimentarie. Nelle spiaggie a granulometria grossolana caratterizzate da particelle aventi diametro superiore ad 1 mm., la quantità di sabbia intrappolata nelle banquettes è molto elevata mentre nelle spiaggie a granulomentria media e fine diminuisce sensibilmente. Dai risultati del progetto ARENA, condotto lungo le coste sarde, la rimozione di 100 metri cubi di banquette da spiaggie a tessitura grossolana provoca un deficit di 11,2 tonnellate di sedimento pari ad una perdita di 1,12 Kg. di sabbia per metro cubo di spiaggia (De Falco et al., 2006).Tali condizioni determinano un bilancio sedimentario negativo e di conseguenza l innesco di fenomeni erosivi a carico della linea di costa. Ne deriva la necessità di stimare le percentuali in peso ed in volume delle diverse frazioni organiche ed inorganiche presenti negli accumuli onde valutare il ruolo fisico delle banquettes nella dinamica costiera. I primi risultati della sperimentazione, condotta dall Assessorato alla difesa suolo e coste della Provincia di Livorno (Provincia di Livorno, 2006), dimostrano che il contenuto in sabbia nei depositi è molto elevato, variabile dal 37% (percentuale in volume) al 56% (percentuale in peso), e di conseguenza questi ammassi fogliari abbancati svolgono un ruolo essenziale nella protezione dei litorali sabbiosi per la stabilità della morfologia costiera. 4. Il problema e le sue soluzioni La pulizia meccanizzata delle spiaggie e la rimozione definitiva delle biomasse vegetali spiaggiate causa, tuttavia, la sottrazione di sabbie dagli arenili e di conseguenza un bilancio sedimentario negativo esponendo la linea di costa a rischio di erosione. Tali condizioni determinano anche un danneggiamento fisico della spiaggia e della vegetazione dunale pioniera. Questa desertificazione delle coste sabbiose provoca a lungo termine una modificazione del profilo naturale della spiaggia emersa consistente in un arretramento della linea di costa ed in una sua maggiore inclinazione. Da un punto di vista strettamente biologico le banquettes rappresentano una potenziale fonte di nutrienti ed una riserva temporanea di materia ed energia per le praterie sommerse a Posidonia oceanica. Le biomasse vegetali spiaggiate contengono, infatti, una quantità di carbonio organico variabile da 18 a 500 Kg. di carbonio per metro quadro di linea di costa (Mateo et al., 2003). La rimozione definitiva delle banquettes provoca, quindi, una sottrazione di elementi biogenici per i flussi trofici degli ecosistemi costieri ed in particolare di nitrati e fosfati nelle percentuali rispettive del 5,4% e del 1,2% rispetto alle esigenze trofiche della pianta (Romero et al., 1992; Mateo e Romero, 1997; Gacia et al., 2002). La rimozione meccanica e sistematica delle biomasse vegetali spiaggiate, a mezzo di pale meccaniche od escavatori viene effettuata dai comuni rivieraschi a maggiore vocazione balneare per esigenze turistiche legate alla fruizione antropica delle spiagge sabbiose. Tale pratica causa una perdita netta di sedimenti dalla linea di costa e determina gravi conseguenze sulla stabilità dei litorali innescando processi erosivi nelle spiagge esposte ad intenso idrodinamismo. Si ritiene quindi opportuno evitare trattamenti del genere od al massimo, nelle stazioni turistiche più antropizzate, effettuare interventi tardivi di dislocazione di tali cumuli nei mesi di Maggio Giugno, all instaurarsi cioè di condizioni anticicloniche stabili. Inoltre, in casi del genere, si deve rinunciare alla rimozione meccanica ma operare manualmente per evitare l asportazione diretta del materiale sabbioso. La soluzione al problema dovrebbe consistere nel lasciare tali depositi vegetali ai processi di trasformazione naturale mantenendo quindi sul posto le banquettes presenti od, in alternativa, nelle località più urbanizzate, lo stoccaggio a terra e lo spostamento degli accumuli nell anteduna costiero od in aree appartate adiacenti allo spiaggiamento, comunque sempre entro e non oltre il punto di

6 6 massima espansione dell onda. In tal caso, prima della movimentazione del banchetto, si deve procedere manualmente alla rimozione del materiale antropico onde evitare conseguenze di carattere igienico. Questi sistemi operativi garantiscono una reale ed efficace protezione della linea di costa da processi erosivi, una stabilizzazione del cordone dunale e consentono, infine, un notevole risparmio di risorse finanziarie eliminando i costi derivanti dalle operazioni di smaltimento e conferimento in discarica delle biomasse vegetali spiaggiate. Tali soluzioni sono state, del resto, confermate dalla circolare della DGPN del Ministero dell Ambiente del 17 Marzo 2006 (DPN/VD/2006/08123) riguardante la gestione delle biomasse vegetali spiaggiate la quale individua tre soluzioni alternative: la rimozione definitiva ed il trasferimento in discarica, lo spostamento degli accumuli od il mantenimento in loco delle banquettes. La prima soluzione viene esplicitamente sconsigliata perchè causa un asporto ingente di sabbie dalla zona litorale e modifica il bilancio sedimentario della spiaggia determinando un arretramento della linea di costa. La seconda soluzione viene suggerita solo in caso di incompatibilità tra gli accumuli e la fruizione turistica del sito ma deve essere comunque effettuata in tempi tardivi (Maggio, Giugno) e comunque evitando l uso di mezzi meccanici per la rimozione. La terza soluzione viene, infine, consigliata per favorire la protezione della linea di costa da processi erosivi e per un reale risparmio di risorse finanziarie. In tal caso occorre procedere ad una informazione pubblica capillare rivolta in particolare ai turisti a mezzo cartellonistica specifica volta a valorizzare la presenza delle praterie di Posidonia oceanica presenti nel sito e le stesse banquettes come modello di spiaggia ecologica in analogia alle cosiddette spiagge bio delle coste francesi (Boudouresque et al., 2006). In termini turistici la presenza congiunta delle banquettes e della prateria sommersa divengono, quindi, elementi di naturalità della zona costiera. Il risultato finale sarà una frequentazione turistica delle spiagge stabile e costante nel tempo. 5. Le nuove prospettive: il progetto G.I.P.O.S. Il progetto del C.N.R. I.S.A.FO.M. Sezione di Rende (Prot. n.131 AXIII/I) si propone di studiare il fenomeno dello spiaggiamento delle foglie di Posidonia oceanica lungo le coste del Parco Marino Regionale della Riviera dei Cedri. Si tratta del primo tentativo di affrontare il problema della gestione delle biomasse vegetali spiaggiate nella regione Calabria sulla base di precedenti esperienze condotte nel nostro paese in Toscana, Lazio e Sardegna. La linea di ricerca, denominata G.I.P.O.S., si propone di contribuire alla conoscenza del processo di accumulo delle banquettes sulle spiaggie sabbiose della regione ed allo studio della loro struttura onde valutarne il ruolo fisico e biologico nei processi erosivi in essere lungo la costa tirrenica calabrese. Il Parco Marino Regionale Riviera dei Cedri (Fig. 3) è un area di notevole interesse naturalistico e risulta caratterizzata dalla presenza di quattro siti S.I.C. (Siti di Importanza Comunitaria) localizzati nei fondali marini di Isola di Dino, Capo Scalea, Isola di Cirella e Diamante dove sono presenti alcune tra le più importanti praterie di Posidonia oceanica delle coste tirreniche calabresi. Le tre zone costiere del Parco, oggetto di tutela ambientale, sono: Isola di Dino (Praia a Mare), Isola di Cirella (Diamante) e Scoglio della Regina (Acquappesa). La linea costiera del Parco, compresa tra le località di Praia a Mare ed Acquappesa, si estende per 55,3 chilometri. Gli undici comuni rivieraschi della zona sono stati interessati nella realizzazione del progetto attraverso la compilazione di un questionario relativo alle segnalazioni di spiaggiamenti di Posidonia oceanica verificatisi nel periodo

7 7 Figura 3: Mappa geografica del Parco marino Regionale Riviera dei Cedri. Il programma si articola in tre fasi distinte e successive. La prima fase mira ad individuare le zone costiere, lungo la Riviera dei Cedri, dove si sono verificati eventi di spiaggiamento di Posidonia oceanica nel periodo e le relative modalità di trattamento realizzate dai comuni rivieraschi del Parco. La seconda fase consiste nello studio della composizione chimica e strutturale delle banquettes per valutarne il ruolo funzionale svolto nel bilancio sedimentario della linea di costa. Nella terza fase, infine, si analizzano le diverse tecniche di trattamento dei cumuli spiaggiati di Posidonia oceanica e si propongono, anche attraverso sperimentazioni condotte sul campo, le migliori soluzioni per una gestione razionale ed ecologica delle biomasse vegetali spiaggiate. Nei paesi costieri del Mediterraneo, infatti, i residui vegetali spiaggiati sono stati utilizzati nella produzione di compost per terreni e coltivazioni agricole. L utilizzo del materiale compostato, come fertilizzante, consente di migliorare il grado di umidità alla superficie del suolo, garantisce una migliore areazione dei suoli compatti ed aumenta la biodisponibilità di alcuni elementi nutritivi necessari nella coltivazione di specie ortofrutticole e nella vivaistica. Attualmente nel nostro paese sono state sperimentate tecniche finalizzate all utilizzo delle biomasse vegetali spiaggiate per la produzione di compost da utilizzare quale fertilizzante nei terreni agricoli (Seri et al., 2004; C.N.R. I.S.P.A., 2008), ma anche per la copertura delle discariche dei rifiuti urbani, per bonifiche agrarie, come ammendante e nella pacciamatura dei terreni per arricchire di sostanze organiche le superfici agrarie ed eliminare le piante infestanti. Il problema nasce dalla nostra legislazione nazionale che, in virtù del D.Lgs.n.217 del 29/4/2006, vieta

8 8 l uso dei residui spiaggiati di Posidonia oceanica come matrice compostabile in agricoltura. Il Consorzio Italiano dei Compostatori ha pertanto trasmesso all Unione Europea formale istanza per la revisione di tale decreto in seguito alla quale sarà consentito compostare i residui vegetali spiaggiati purché nelle miscele il materiale vegetale non superi il 20% del peso totale del compost e si dichiari la percentuale di Sodio totale e la quantità di Tallio che dovrà essere inferiore alle 2 p.p.m. s.s. (Centemero, 2008). Nel rispetto di tali valori limite e previo lavaggi ripetuti della biomassa vegetale in acqua dolce ed un periodo di compostaggio di circa 150 giorni, sarà possibile ottenere un compost misto nel quale il contenuto in metalli pesanti ed i livelli di salinità risultino molto bassi. Il materiale compostato sarà pertanto molto ricco in carbonio, azoto e fosforo, migliorerà le condizioni fisiche del suolo, ne aumenterà i livelli di PH e determinerà un aumento della biomassa microbica presente nel terreno. Si otterrà, così, un buon fertilizzante ed ammendante per le coltivazioni orticole ed in particolare del pomodoro, come evidenziato da studi sperimentali nazionali ed internazionali dai quali si evince un incremento della produttività agricola e nella resa commerciale dei prodotti. 6. Conclusioni Le biomasse vegetali spiaggiate sono quindi un prezioso bioindicatore che testimonia la presenza di estese praterie di Posidonia oceanica nel bacino marino costiero adiacente alle spiaggie emerse interessate dal fenomeno. La presenza dei depositi fogliari abbancati lungo le coste del Parco marino regionale della Riviera dei Cedri sono pertanto un segnale chiaro ed evidente di un mare sano ed in buone condizioni ecologiche. Le banquettes presenti su alcuni tratti della linea costiera del parco svolgono un ruolo meccanico e biologico fondamentale nel bilancio sedimentario ed energetico del sistema costiero e di conseguenza non possono essere considerate un semplice materiale di scarto o di rifiuto ma piuttosto una risorsa fondamentale per i delicati equilibri dell ecosistema costiero. Le tecniche e le modalità di gestione delle banquettes, dunque, devono evolvere dalla mera rimozione meccanica, con relativo trasferimento in discarica, al loro mantenimento sul posto per garantire una reale ed efficace protezione della linea di costa contro il fenomeno erosivo o, laddove possibile, il loro utilizzo come materiale compostabile in tecniche agronomiche sostenibili. Occorre infine rivalutare il ruolo ecologico dei banchetti di Posidonia oceanica, elementi di naturalità dei litorali calabresi, che dovrebbero divenire le spiaggie bio del perimetro costiero regionale ed essere quindi volano turistico per i comuni costieri a maggiore vocazione balneare. Bibliografia 1. Astier J.M. (1972). Regression de l herbier de Posidonie en rade des Vignettes á Toulon. Ann. Soc. Sci. Nat. Archeol. Toulon Var., 24: Augier H., Boudoresque C.F., 1970 Vegetation marine de l ile de Port Cross. La baie de Port-Man et le problem de la regression de l herbier de posidonies. Bull. Mus. Hist.Nat., Marseille, 30: Boudouresque C.F. e Meinesz A. (1982). Découvert de l herbier de Posidonie. Cah. Parc. Nation. Port-Cross, Fr., 4: 1-79.

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