7.3 Gestione della fauna: caccia e pesca

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1 Relazione ambiente :4 Pagina 215 RELAZIONE SULLO STATO DELL AMBIENTE Gestione della fauna: caccia e pesca La caccia Il territorio della provincia di Lecco è suddiviso in quattro ambiti di gestione venatoria: l Ambito Territoriale di Caccia Meratese, nella porzione planiziale, il Comprensorio Alpino di Caccia Prealpi Lecchesi, il Comprensorio Interprovinciale di Caccia Penisola Lariana, nell area prealpina, e il Comprensorio Alpino di Caccia Alpi Lecchesi nella zona alpina. Nella Figura 7.5 vengono riportati i confini dei comprensori e dell unico ambito di caccia, mentre i colori evidenziano la densità dei cacciatori per comune, espressa come numero di cacciatori residenti per 1 ha di territorio agro-silvo pastorale. È evidente come nelle zone montane questa densità sia bassa e i cacciatori abbiano a disposizione un più ampio territorio dove esercitare l esercizio venatorio; viceversa, nella parte planiziale il grande sviluppo delle aree urbanizzate ha portato a ridurre notevolmente la superficie disponibile. Figura 7.5 Confini degli ambiti di gestione venatoria in provincia di Lecco 215

2 NATURA E FAUNA 7 Nel Grafico 7.12 viene riportata la variazione del numero di cacciatori autorizzati per le diverse forme di caccia: vagante in zona Alpi, per la caccia sia a mammiferi sia ad uccelli in zona Alpi; appostamento fisso, per la caccia ai migratori; le restanti forme. Il grafico mostra la riduzione numerica che interessa sia il numero totale di cacciatori residenti (linea continua) sia il numero dei residenti iscritti nei territori del lecchese (linea tratteggiata). Grafico 7.12 del numero di cacciatori per forma di caccia praticata, n cacciatori TOT (App. Fisso) PROV (App. Fisso) TOT (Zona Alpi) PROV (Zona Alpi) TOT (altre forme) PROV (altre forme) Per quanto riguarda gli abbattimenti, le specie maggiormente cacciate appartengono alla categoria dei turdidi migratori (Grafico 7.13). Queste specie mostrano negli ultimi anni una sostanziale stabilità, interrotta da fluttuazioni annuali, anche notevoli, come tipico nel caso della Cesena. Grafico 7.13 del numero di abbattimenti dei turdidi migratori, n abbattimenti Tordo Bottaccio Tordo Sassello Merlo Cesena Notevolmente fluttuanti sono anche i dati relativi agli abbattimenti della Beccaccia e della Quaglia; sono invece in crescita quelli della Cornacchia grigia mentre è rilevante la diminuzione di quelli dell Allodola, come si evince dal successivo Grafico

3 RELAZIONE SULLO STATO DELL AMBIENTE 211 n abbattimenti (linee continue) n abbattimenti (linee tratteggiate) Grafico 7.14 del numero di abbattimenti di altre specie migratorie, Beccaccia Allodola Cornacchia Quaglia Per quanto riguarda la fauna stanziale, il Grafico 7.15 mostra una sostanziale stabilità negli abbattimenti del Fagiano e della Starna, legati essenzialmente all annuale rilascio di soggetti provenienti da allevamento; pur essendo ripopolata, anche la Lepre comune è in decremento, mentre sono in leggera crescita gli abbattimenti della Volpe. n abbattimenti (linee continue) n abbattimenti (linee tratteggiate) Grafico 7.15 del numero di abbattimenti di alcune specie stanziali, Starna Lepre Volpe Fagiano I piani di abbattimento degli ungulati e della fauna tipica alpina (Coturnice e Fagiano di monte o Gallo forcello) sono determinati in base ai censimenti annuali. La fauna tipica alpina ha subito, negli ul- 217

4 NATURA E FAUNA 7 timi anni, notevoli flluttuazioni, portando in alcuni anni a ridurre o addirittura a non aprire il piano di abbattimento. Nel Grafico 7.16 sono riportati gli abbattimenti degli ultimi anni, effettuati nei due comprensori Alpi e Prealpi in cui è aperta la caccia a queste specie. Grafico Coturnice Gallo forcello degli abbattimenti di Coturnice e Gallo forcello nei comprensori Alpi e Prealpi, n abbattimenti Anche il prelievo degli ungulati è determinato annualmente da un piano di abbattimento, elaborato in base ai dati di censimento. Nel Grafico 7.17 sono mostrati i dati di abbattimento delle due specie numericamente più importanti, il Capriolo e il Camoscio. Il prelievo del Camoscio è abbastanza costante; l incremento degli ultimi anni è dovuto agli animali prelevati nella zona delle Grigne, dove precedentemente non si cacciava. Il decremento del prelievo del Capriolo è invece dovuto alla fase critica attraversata negli ultimi anni da questo ungulato. Grafico 7.17 degli abbattimenti di Capriolo e Camoscio, n abbattimenti 35 Capriolo Camoscio La pesca Per quanto riguarda la pesca, ai sensi della normativa vigente, il reticolo idrico provinciale viene suddiviso in acque di tipo A B C, in base alle caratteristiche delle acque e al popolamento ittico presente. Tale classificazione è illustrata nella Figura 7.6. Le acque di tipo A sono i grandi corpi idrici che, per le loro caratteristiche biologico ittiogeniche, ospitano popolazioni ittiche con densità in grado di sostenere attività di pesca professionale. Nel territorio provinciale le acque di tipo A sono: il Lago di Como, il Lago di Garlate, il Lago di Olgi- 218

5 Relazione ambiente :4 Pagina 219 RELAZIONE SULLO STATO DELL AMBIENTE 211 nate, il Lago di Annone, il Lago di Pusiano, evidenziati in verde nella cartina. Le acque di tipo C ospitano un popolamento ittico prevalente di specie ciprinicole; nel territorio provinciale le acque di tipo C sono: il Fiume Adda emissario, il Fiume Lambro, il Rio Torto, il Naviglio di Paderno, il Lago di Sartirana, evidenziati in arancione nella cartina. Le acque di tipo B sono quelle che per le loro caratteristiche chimico fisiche sono principalmente e naturalmente popolate da salmonidi; nel territorio provinciale le acque di tipo B sono tutti i torrenti ed il Fiume Adda immissario, evidenziati in blu nella cartina. Ovviamente si tratta di una classificazione di massima infatti lo stesso Lario sia per le sue caratteristiche chimico fisiche (temperatura, conducibilità, ph, concentrazioni di ossigeno e sali nutritivi), sia per le caratteristiche del popolamento ittico potrebbe essere classificato anche come acque di tipo B, infatti le specie più diffuse in termini di biomassa sono i salmonidi pelagici Coregone bondella e Coregone lavarello. Figura 7.6 Classificazione del reticolo idrico provinciale prevista dalla normativa in materia di pesca La pesca professionale Nel 1996 le Province di Como e Lecco hanno introdotto il libretto segnapesci per la pesca professionale, sul quale i pescatori di mestiere debbono indicare le catture effettuate quotidianamente, con l intento di seguire l evoluzione e la consistenza delle popolazioni e delle specie ittiche oggetto di pesca professionale. I dati forniti dai libretti del pescato consentono anche di saggiare la correttezza e l efficacia delle iniziative gestionali assunte e di intervenire tempestivamente in caso di situazioni che evidenzino criticità. Il Grafico 7.18 mostra l evoluzione delle catture effettuate dai 69 pescatori di mestiere (di cui attivi circa la metà) che operano sul Lario. I dati sono incoraggianti poiché il pescato professionale si attesta in media attorno alle 2 t/anno, stimando dello stesso ordine di grandezza il prelievo effettuato dai pescatori dilettanti, che singolarmente prelevano meno ma sono più numerosi, il prelievo raggiungerebbe le 4 tonnellate/anno ossia sarebbe prossimo alla capacità portante del bacino che è in funzione della disponibilità di nutrienti (fosforo) disciolti nelle acque. 219

6 Relazione ambiente :4 Pagina Grafico 7.18 delle catture effettuate dai pescatori di mestiere che operano sul Lario, pesce pescato (kg) NATURA E FAUNA Totale 16. Media Grafico 7.19 Specie ittiche oggetto di prelievo professionale, Altre specie 15% Persico 13% Agone 17% Coregone 55% Interessante è anche il dato riguardante le specie oggetto di prelievo professionale: il Grafico 7.19 mostra che i Coregoni (lavarello e bondella) solo le specie più pescate (11 12 t/anno), seguono l Agone (3 4 t/anno) ed il Pesce persico (15 2 t/anno). 7. Anno 22 Anno 29 Trote pescate (n ) Pioverna Troggia Caldone Gallavesa 1,9 22 n totale uscite ,8,7,6 n catture / uscita Varrone

7 RELAZIONE SULLO STATO DELL AMBIENTE La pesca dilettantistica I dati sulla pesca dilettantistica sono meno completi e precisi rispetto a quelli della pesca professionale: gli unici dati attendibili sono quelli desunti dai tesserini segnapesci, obbligatori per la pesca nelle acque di tipo B (torrenti). Nel Grafico 7.2 sono indicate le catture di Trota fario effettuate dai dilettanti negli anni 22 e 29 in cinque torrenti del territorio provinciale, con esclusione delle trote catturate durante le gare di pesca. L analisi dei dati consente di formulare le seguenti osservazioni: la maggior parte dei prelievi viene effettuata nel torrente Pioverna: circa metà delle catture di Trota fario effettuate ogni anno in provincia di Lecco riguardano questo torrente; ad eccezione del Troggia, per gli altri torrenti dal 22 al 29 si è avuto un sensibile calo delle catture; questo dato è imputabile ad una consistente riduzione del numero dei pescatori, infatti dal successivo Grafico 7.21, relativo a tutti i torrenti del territorio provinciale, si evince che nonostante il numero di uscite di pesca si sia dimezzato dal 22 al 29, il numero di catture per uscita è rimasto pressoché costante. 7. Grafico 7.2 Trote pescate (n ) Anno 22 Anno 29 delle catture di Trota fario effettuate dai pescatori dilettanti, 22 e Varrone Pioverna Troggia Caldone Gallavesa n totale uscite ,9,8,7,6,5 n catture / uscita Grafico 7.21 del numero di uscite di pesca e del numero di catture per uscita, ,4 Uscite di pesca Catture/uscita 221

8 NATURA E FAUNA I ripopolamenti e il Centro ittiogenico Marco De Marchi Negli ambienti delle acque interne una efficace gestione dell ittofauna deve essere perseguita attraverso una molteplicità di azioni, riconducibili sia ad interventi tecnici finalizzati al mantenimento e al miglioramento delle caratteristiche ambientali dei corpi idrici sia ad azioni più dirette verso le popolazioni ittiche. A quest ultima tipologia di interventi appartengono i ripopolamenti. Il Centro ittiogenico provinciale Marco De Machi, ubicato a Fiumelatte, in comune di Varenna, costituisce uno dei più grandi stabilimenti ittiogenici per le acque interne in Europa e il più antico in Italia (fine 18). Nell incubatoio, acquistato dalla Provincia nel 1999 e riattivato nel 22, dopo essere stato completamente rimodernato, vengono prodotte ed allevate diverse specie ittiche utilizzate nell attività di ripopolamento svolto dalle Province di Lecco e Como. Fra le più importanti si segnalano le seguenti specie: Coregone lavarello (Coregounus morpha hybrida), Trota fario (Salmo trutta fario), Trota lacustre (Salmo trutta trutta), Trota marmorata (Salmo trutta marmoratus), Salmerino alpino (Salvelinus alpinus), Temolo (Thymallus thymallus), Luccio (Esox lucius). Sono state messe a punto anche le tecniche per allevare altre specie, importanti dal punto di vista commerciale, come Persico Reale (Perca fluviatilis) e Alborella (Alburnus alburnus alborella) e altri pesci importanti per la conservazione della biodiversità in quanto rientranti nella Direttiva Comunitaria Habiat come: Pigo (Rutilus pigo), Savetta (Chondrostoma soetta), Lasca (Chondrostoma genei). La maggior parte delle specie è prodotta e allevata direttamente all interno delle strutture dell incubatoio fino al raggiungimento delle dimensioni adatte per la liberazione in natura. Oltre alla produzione di tutto il novellame immesso dalla Provincia di Lecco nelle proprie acque, preso l incubatoio sono analizzati i campioni di pesci appositamente marcati prima della loro liberazione e successivamente raccolti nel Lario una volta diventati adulti. In tal modo è possibile la verifica dell esito dei ripopolamenti effettuati e la valutazione degli effetti prodotti dalle immissioni sul popolamento ittico. La Tabella 7.12 riepiloga le specie mediamente prodotte e allevate nell incubatoio di Fiumelatte. Tabella 7.12 Specie prodotte ed allevate nel centro ittiogenico di Fiumelatte Specie N Lunghezza media (mm) Lavarello Coregonus morpha hybrida Lavarello Coregonus morpha hybrida Salmerino alpino Salvelinus alpinus Luccio Esox lucius Luccio Esox lucius maggiore di 3 Trota fario Salmo trutta fario Trota marmorata Salmo trutta marmoratus Temolo Timallus timallus Il Grafico 7.22 mostra il rapporto fra immissioni e catture di Trota fario, per tutti i torrenti della provincia, nel periodo 22-21: l andamento denota l assenza di correlazioni fra ripopolamenti e catture, questo dato è molto importante poiché indica che la produzione, ossia la capacità di produrre adulti di Trota fario, è svincolata sia dall entità dei ripopolamenti sia dal numero di uscite di pesca. 222

9 RELAZIONE SULLO STATO DELL AMBIENTE Grafico 7.22 n immissioni ,9,8,7,6 catture / uscita delle immissioni e delle catture di Trota fario nei torrenti della provincia, Immissioni Catture/uscita, ,4 Si precisa che il dato relativo alle catture per uscita deve essere considerato con molta cautela per i seguenti motivi: molti torrenti di pianura seppur classificati come di tipo B (compilazione del libretto obbligatoria) ospitano in prevalenza ciprinidi, pertanto in questi luoghi le uscite di pesca non riguardano la Trota fario bensì, ad esempio, il Vairone; spesso, subito dopo le gare di pesca, i torrenti interessati vengono frequentati da un consistente numero di pescatori per catturare le trote iridee rimaste, in questo caso le uscite di pesca non possono essere rapportate con le catture di Trota fario. Inoltre, non si possono paragonare dati riguardanti più anni poiché il numero di manifestazioni agonistiche varia ogni anno e, di conseguenza, cambia anche il numero dei pescatori che frequenta il torrente; può accadere che il pescatore pratichi il no-kill, in questo caso marca l uscita ma sembra che non abbia catturato nulla e di conseguenza l uscita pesa negativamente sullo sforzo di pesca; i dati riportati nei libretti non considerano le capacità del pescatore; purtroppo è acclarato che alcuni pescatori, non rendendosi conto dell importanza della corretta compilazione dei libretti, non collaborano omettendo di segnalare le catture. In ragione di quanto sopra esposto, le catture per uscita di pesca sono sicuramente superiori a quanto calcolato in base ai dati dei libretti segnapesci. Nella Tabella 7.13 sono indicate le immissioni effettuate dalla Provincia di Lecco nell anno 21. Specie Destinazione Stadio di accrescimento Provenienza Quantitativo (n.) Coregone lavarello Lario 4-6 cm Incubatoio * Coregone lavarello Lario mm Incubatoio 374.* Salmerino alpino Lario 6-9 cm Incubatoio (6 lago di Sasso) Trota fario Torrenti 6 cm Incubatoio 13. Tabella 7.13 Immissioni di specie ittiche effettuate dalla Provincia di Lecco, 21 Trota lacustre Lario 6 cm Incubatoio Trota marmorata Varrone - Pioverna 2 cm Incubatoio 6 Luccio Lago di Annone 1,6 1,8 mm Incubatoio 25.7 Luccio Lago di Olginate 4-6 cm Incubatoio 5. Temolo Torrente Pioverna cm Incubatoio 3.8 Temolo Fiume Adda 16 cm Incubatoio 1. Anguilla Lario 2-3 cm Acquistate 25 (Kg) *Compresi i soggetti immessi dalla Provincia di Como 223

10 Relazione ambiente 7 NATURA E FAUNA :4 Pagina Si può notare che l unica specie immessa che non è prodotta presso il Centro ittiogenico di Fiumelatte è l Anguilla (la specie non completa il proprio ciclo vitale in cattività). Evitando immissioni di specie ittiche provenienti dall esterno, si hanno maggiori garanzie sulla qualità dei soggetti introdotti e si ha la certezza di non inserire specie ittiche alloctone. Il Grafico 7.23 indica, nello specifico, la produzione delle specie di interesse per la pesca dilettantistica, ai valori indicati vanno poi aggiunti, per ogni anno, circa 4. individui di Coregone lavarello che sono di prevalente interesse per la pesca professionale n avannotti Grafico 7.23 della produzione delle specie di interesse per la pesca dilettantistica, Salmerino alpino Trota Fario Luccio Trota lacustre Temolo Trota marmorata Il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica alle colture agricole Euro Fra i vari compiti che, in campo faunistico, devono assolvere le province vi è anche l indennizzo dei danni provocati dalla fauna selvatica alle attività agricole e zootecniche. 15. Questa azione è uno strumento essenziale per ridurre il disagio provocato dalla fauna selvatica alle attività agro-silvo-pastorali. Infatti, attraverso l indennizzo dei danni materiali è possibile ridurre, se non Totale annuale Media 4 Tendenza 35 3 N casi Valori Casi

11 RELAZIONE SULLO STATO DELL AMBIENTE 211 eliminare completamente, alcune forme di ostilità verso la presenza della fauna selvatica che alcuni operatori possono maturare a seguito del ripetersi dei danni provocati dagli animali. In tal modo è possibile favorire la conservazione di alcune specie, siano esse rare e protette, portatrici di interessi strettamente naturalistici o, piuttosto, oggetto di prelievo venatorio. La Provincia non effettua invece il risarcimento dei danni provocati da incidenti stradali che vedano coinvolta fauna selvatica. Il risarcimento di questi danni è operato direttamente dalla Regione Lombardia. La Provincia di Lecco ha scelto di indennizzare non solo i danni denunciati dalle aziende agricole, ma anche quelli subiti da semplici cittadini, questo perché la mitigazione dei danni è di primaria importanza soprattutto ove l agricoltura è spesso già svolta in condizioni sfavorevoli, essendo le aree lecchesi coltivate ormai marginali alle grandi zone agricole lombarde e dove ogni danno arrecato alle colture, anche se singolarmente di modesta entità, assume per chi lo subisce un elevata valenza economica ed emotiva. Nel periodo che va dal 1997 al 21 compreso, la Provincia di Lecco ha accertato 324 casi di danneggiamento di cui 24 hanno prodotto danni economici significativi, intendendo con ciò quelli pari o superiori a 5. Nel complesso, i valori economici dei singoli danni sono estremamente variabili dipendendo gli stessi da numerosi fattori quali: stagionalità del danno, tipologia e quantità della coltura danneggiata, valore di mercato, località ecc. I danni variano da pochi euro fino ad un massimo di circa 17.. Il valore economico complessivo accertato nell intero periodo è pari a , con una media annuale di 1.368, con minimi di poco superiori a 2., come nel 1999 e nel 24, e massimi superiori a 15. come nel 1998 e nel 28, con una punta estrema superiore a 3. nel 22. Nel Grafico 7.24 sono illustrati gli andamenti del valore economico e del numero di casi accertati annualmente. Euro Grafico 7.24 Andamenti del valore economico e del numero di danni accertati annualmente, Totale annuale Media Tendenza N casi Valori Casi

12 NATURA E FAUNA 7 In generale, al di là delle normali fluttuazioni annuali, sia i valori economici accertati sia il numero degli eventi sono in aumento. Non vi è invece uno stretto legame fra il numero degli eventi annuali ed il valore economico complessivo dei danni, dato che si sono verificati sia anni con tanti eventi, ciascuno poco oneroso, sia anni con pochi eventi ma di valore economico elevato. La Tabella 7.14 riporta le specie che in provincia di Lecco abitualmente danneggiano le colture; tali specie possono essere distinte in tre categorie: specie largamente diffuse e con popolazioni numericamente stabili, come la Cornacchia grigia, che provoca danni in un vasto areale, di solito con esiti altalenanti in funzione dell andamento climatico e dell abbondanza di cibo reperibile in ambiti naturali; specie che provocano danni proporzionali alla loro densità, siano esse numericamente in espansione come il Cervo ed il Cinghiale, presenti in areali limitati ma dove causano sistematicamente danni in costante aumento, oppure in regressione, come il Capriolo, specie largamente diffusa nei territori montuosi ma i cui danni sono in netta diminuzione a partire dal 23, anno nel quale si inizia a registrare anche la diminuzione della densità della specie; specie ampiamente diffuse ma che provocano danni in modo saltuario secondo fattori non ben definibili, fra queste si possono elencare: Turdidi, Lepre, Coniglio selvatico, Tasso, Camoscio ecc. Tabella 7.14 Elenco delle specie che in provincia di Lecco sono responsabili dei danni alle colture Specie N casi % casi Valore % valore Cervo 12 31,4% ,6% Cinghiale 67 2,6% ,1% Cornacchia 45 13,8% ,7% Capriolo 33 1,2% ,1% Tasso 16 4,9% ,4% Volpe * 11 3,4%,% Coniglio 7 2,2% ,1% Lepre 7 2,2% ,1% Merlo 6 1,8% ,% Piccione 5 1,5% ,3% Camoscio 5 1,5% ,6% Muflone 5 1,5% 1.312,9% Storno 3,9% 6,4% Passero 3,9% 475,3% Turdidi 3,9% 358,2% Attività venatoria 2,6% 819,6% Fagiano 2,6% 258,2% Anatra 1,3% 258,2% Ghiro 1,3% 1,1% Faina 1,3% 57,% * nel caso della volpe, pur avendo accertato il danno non è stato possibile quantificarne il valore economico Dalla tabella precedente risulta evidente come le prime 4 specie siano responsabili complessivamente del 76% degli eventi dannosi per un valore economico pari a circa 92., equivalente a sua volta al 64% del valore totale accertato sull intero periodo; questa percentuale sale all 83% se calcolata nell ultimo quinquennio. Specie come il Cervo ed il Cinghiale, a partire dalla loro comparsa hanno provocato danni significativi quasi tutti gli anni anche se i danni da Cervo, immigrato spontaneamente nella provincia circa 18-2 anni fa, negli ultimi anni hanno entità piuttosto costanti mentre quelli da Cinghiale stanno crescendo molto velocemente dato che questa specie recentemente è stata immessa in modo abusivo in aree alpine ove vi è ancora presenza di agricoltura da reddito. Il Grafico 7.25 illustra gli andamenti del valore economico e del numero dei danni accertati a carico delle quattro specie principali (Cervo, Cinghiale, Cornacchia, Capriolo). 226

13 RELAZIONE SULLO STATO DELL AMBIENTE Grafico 7.25 Andamenti del valore economico e del numero di danni accertati annualmente a carico delle specie maggiormente responsabili, Euro Cervo Capriolo Cinghiale Cornacchia N casi Fra le specie sopra elencate non sono comprese la Nutria ed il Cormorano. La prima è un grosso roditore acquatico di origine sudamericana, importato in Italia 3-4 anni fa per allevarlo come animale da pelliccia; gli esemplari fuoriusciti o rilasciati dagli allevamenti si sono ben adattati al clima della Pianura Padana. Nelle aree vicine ai corsi d acqua la specie è divenuta estremamente comune e provoca danni enormi sia alle colture agricole sia alle opere di canalizzazione e di difesa idraulica tanto da indurre le regioni del nord Italia ad approntare drastici piani di riduzione numerica i quali, seppur in misura molto ridotta, sono eseguiti anche dalla Provincia di Lecco. Il Cormorano, invece, è una specie autoctona che si è notevolmente espansa in tutta Europa a partire da 2-25 anni fa. É una specie ittiofaga e se presente con popolazioni numericamente consistenti può provocare danni sensibili ai popolamenti ittici. Ciò accade anche nella provincia di Lecco, anche se il valore del danno non è accertabile, si è notato come il Cormorano incida in modo negativo su specie già di per sé in crisi, come l Alborella. Pertanto, a partire dal 211 la Provincia di Lecco attua un piano di contenimento del Cormorano, svolto in prossimità dei concentramenti invernali di Alborella. Anche la Cornacchia ha un comportamento tale da causare danni non solo alle colture agricole, ma anche ad alcune specie di volatili di interesse sia conservazionistico sia venatorio. Anche per questa specie, a partire dal 211, la Provincia di Lecco attua un piano di contenimento numerico. 227

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