La storica piantagione di Boone Hall nel Sud Carolina Stati Uniti. ci racconta il tempo della schiavitù dei neri

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1 La storica piantagione di Boone Hall nel Sud Carolina Stati Uniti ci racconta il tempo della schiavitù dei neri

2 Dal viale, lungo 1.5 Km, si accede alla piantagione. Gli alberi vennero piantati nel 1743

3 Dai rami degli alberi Oak, che adornano il lungo viale di ingresso alla piantagione, pendono lunghi drappeggi di muschio

4 Il viale di piante secolari porta fino all ingresso della grande casa in stile coloniale del padrone della piantagione

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7 La casa è circondata da un vasto giardino

8 Parte posteriore della casa

9 Un visitatore speciale nel giardino della casa

10 L affumicatoio è il più vecchio edificio della piantagione e risale alla metà del settecento. Un fuoco era acceso nel centro e il fumo usciva da un foro nel tetto. Le carni erano appese in tralicci ed essiccate per la loro conservazione.

11 L interno dell affumicatoio. Le carni e il pesce erano appesi sui tralicci ed esposti al fumo per due settimane. Precedentemente erano state disidratate con sale per sei settimane. Così potevano essere conservate fino a due anni.

12 La piantagione è attraversata dal torrente Wampancheone che forma un sistema di lagune e paludi, dove i Boone Hall tentarono alla fine del seicento di coltivare il riso senza fortuna per la salinità delle acque

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14 La piantagione è attraversata dal fiume Wampancheone. Il traffico di uomini e merci avveniva attraverso il fiume. Si arrivava fino alla città di Charleston. Nel punto di approdo della piantagione si trovava anche il magazzino di deposito delle merci.

15 Lungo il viale si allineano nove capanne che sono gli originali alloggi degli schiavi. Erano, durante il periodo della schiavitù, molto più numerose. Formavano come un piccolo paese. Il tifone Hugo del 1989 le danneggiò gravemente. Sono state restaurate usando gli stessi materiali con cui furono costruite

16 Le capanne furono costruite intorno al Erano disposte in vista, a lato del viale di accesso, come segno di ricchezza

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19 Le case, di un solo ambiente, erano costruite in mattoni anziché in legno perché nella piantagione di Boone Hall vi era anche una fornace che produceva laterizi per l edilizia della regione.

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21 In una dimora, fatta di un solo locale, la promiscuità era la regola per famiglie numerose come quelle degli schiavi.

22 Nelle capanne che furono l alloggio degli schiavi è stata allestita una documentazione sulla loro vita nella piantagione. Alcune foto e testimonianze rappresentano dei documenti rari, alcune sono mostrati di seguito.

23 Anno 1780, avviso di vendita di 250 schiavi molto sani, sulla nave Bance. Si assicura che non c è pericolo che siano infettati da vaiolo

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25 << Le case degli schiavi sembravano una piccola città e c erano mulini per il mais, sgranatrici per cotone, concerie, telai per tessere panni. La maggior parte degli schiavi cucinava nelle loro case che chiamavano baracche. C era una prigione nel posto per metterci gli schiavi. >> Henry James Trentham, un ex schiavo così descrive una piantagione vicino a Camden, Sud Carolina

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27 La foto, tra le poche immagini che si sono conservate, riprende una vecchia coppia di schiavi della piantagione di Boone Hall prima della guerra di secessione, davanti alla loro capanna

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29 Nella metà del diciannovesimo secolo oltre il 90% degli schiavi viveva nelle aree rurali e la popolazione degli schiavi nelle città era costituita da circa il 20%. Nella città di Charleston nel Sud Carolina gli schiavi e i neri liberi superavano in numero i bianchi. Molti schiavi in città lavoravano come domestici, ma altri lavoravano come maniscalchi, falegnami, calzolai, fornai e in altri commerci. Gli schiavi di città avevano più libertà di movimento rispetto a quelli delle piantagioni e in genere avevano più occasioni di imparare. Inoltre avevano contatti con i neri liberi, i quali spesso li rendevano consapevoli della loro condizione di schiavi.

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31 Fannie Moore, un ex schiava del Sud Carolina, disse, intervistata nel 1938, che era vissuta in una baracca di legno di una sola stanza, con pavimento in terra. La sera teneva in mano una torcia fatta da un ramo di pino, così sua madre, che passava tutto il tempo nei campi, avrebbe avuto sufficiente luce per completare il suo lavoro di filatura e cucitura.

32 Il banjo era comunemente suonato dagli schiavi nei loro alloggi. Di origini africane, lo strumento prevedeva sia un accompagnamento melodico che di percussione per improvvisare versi. Sotto l apparente humor, gli schiavi criticavano e si burlavano della classe dei proprietari delle piantagioni.

33 Gli schiavi nel Sud Carolina preparavano dai semi della pianta dell Okra un sostituto del caffè. Le sue foglie erano anche usate come medicine calmanti che venivano confezionati in forma di impiastri caldi di pane o argilla, i quali erano applicati alle parti doloranti o infiammate del corpo. Le schiave donne a volte usavano l Okra per procurarsi un aborto, lubrificando il canale dell utero con i baccelli untuosi delle piante. Nell Africa ovest ancora oggi si usa l Okra per indurre l aborto, impiegando gli stessi metodi.

34 Non ho mai conosciuto cosa significa stare ferma. Ho lavorato sempre dalla mattina fino a tarda notte. Facevo tutto quello che fuori c era da fare. Lavorare nei campi, tagliare la legna, zappare il granturco, qualche volta fino a rompermi la schiena. Ho fatto di tutto, eccetto che "spaccare le rotaie ". Sara Gudger, ex schiava da Burke Country, Nord Carolina

35 Cresciuta in una piantagione di riso, Hagar Brown ha assistito a tutte le fasi della lavorazione. Alcune delle sue più franche memorie erano sulle percosse che gli schiavi subivano : << Se non avevi fatto il tuo lavoro, il guardiano brandiva la frusta, ti metteva sopra un barile, ti colpiva finché il sangue non scorreva giù >>

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37 Questo edificio, che oggi è un museo sulla storia della schiavitù, due secoli fa era il mercato dove avveniva la vendita degli schiavi a Charleston

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40 Nella guerra di secessione americana molti schiavi fuggirono e si arruolarono nell esercito dell unione, conquistandosi la libertà

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