.:: Messaggi dal Cielo ::. Crocifisso dipinto da S. Alfonso

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1 VIA CRUCIS DETTATA DA G E S Ù NEL VENERDÌ SANTO 1984 Questa Via Crucis fu dettata da Nostro Signore Gesù Cristo ad una veggente, affinché fosse messa in onda durante un apposita trasmissione radiofonica privata, come puntualmente avvenne il Venerdì Santo del Ripresentiamo questo Dono del Cielo, certi del bene che procurerà alle anime che devotamente e con le dovute disposizioni praticheranno questo santo Esercizio. Come si potrà vedere, certe stazioni furono commentate, per volontà del Signore stesso, da alcuni curatori della trasmissione. Crocifisso dipinto da S. Alfonso INTRODUZIONE ALLA VIA CRUCIS Dice il Signore che chi farà questa Via Crucis meditando sulle sue stazioni, se è già nel suo santuario interiore riceverà dal Signore l ispirazione per penetrare più profondamente in esso, per poi uscirne e fare un proficuo apostolato; se invece non è entrato ancora nel suo santuario interiore, riceverà la giusta ispirazione per potervi penetrare e diventare adoratore di Dio Padre in spirito e verità. Dice il Signore: Mi rivolgo a voi, figlioli, a voi tutti che siete rimasti ad ascoltarmi con umiltà e raccoglimento nel vostro santuario interiore, dopo che Io vi ho parlato della confidenza che l uomo deve avere in Dio per non soccombere alle adulazioni e alle pressioni del mondo, della carne e dello spirito del male, e di come egli debba prepararsi a rinascere a nuova vita se non vuole indurire il suo cuore ed ottenebrare la sua mente. Mi rivolgo a voi solo, non per favorirvi a- gli altri che continuo a chiamare alla vita dello spirito, ma perché voi che avete incominciato a costruirvi interiormente siete stati i soli capaci di aprirvi alla mia parola e accettandola l avete onorata nei vostri cuori. La parola del vostro Dio, voi lo sapete, è il buon seme che una volta entrato produce i suoi frutti di grazia. Questa accettazione della parola di Dio dentro di voi, però, se pur dice che voi vi siete liberati dai vostri mali più ingombranti, non prova che voi siete divenuti puri come dei fanciulli senza macchia. Infatti, per essere tali, bisogna essersi liberati non solo da tutti i peccati ma anche dalle scorie degli stessi, e perché ciò avvenga è necessario il diretto intervento di Dio. Eccovi dunque spiegato il mio gesto, che compì, con il lavaggio dei piedi nel giovedì della settimana santa, la settimana che voi ora vivete, la purificazione totale dell anima dei miei apostoli, affinché essi, dopo che Io li ebbi vagliati e trovati degni, potessero entrare nella nuova vita che è partecipazione alla mia vita divina. Io li trovai degni perché, ad eccezione di Giuda Iscariota, essi confidavano in Me ed erano umili. Anche voi, dunque, facendovi simili a loro, venite a Me affinché Io vi mondi interamente, e mondati, cioè rinati a nuova vita, vi possa mostrare nella contemplazione dei miei dolori le grazie sublimi che essi meritano ed elargiscono. Prima però di intraprendere insieme a Me la via dolorosa, fate una breve riflessione su questa purificazione che lavando le vostre estremità inferiori vi rende degni di camminare nella via che sale al Cielo e che Io stesso ho percorso per la vostra salvezza. UNA RIFLESSIONE SULLA LAVANDA DEI PIEDI È con amore e con gioia che accogliamo l invito di Gesù a riflettere sull insegnamento della lavanda dei piedi da Lui fatta agli Apostoli. Così come per gli Apostoli fu necessario essere mondati in quella parte bassa del corpo, prima di affrontare la via dolorosa delle ore successive, così per ogni uomo è necessario essere puri per poter iniziare la via dolorosa, e pur dolce, del Calvario. Infatti, l aver lasciato la via del peccato, l aver accolto con gioia la parola del Signore nel nostro cuore, non è ancora sufficiente: è necessario lasciarsi lavare completamente dalla grazia divina al fine di essere purificati anche nelle più piccole macchie in quanto esse impediscono di essere completamente suoi. Gesù, nell ultima Cena, lavò i piedi ai suoi Apostoli, la parte più bassa del corpo, quella che va fra fango e polvere, talora tra lordure, per significare la carne, la parte materiale dell uomo, la quale ha sempre delle imperfezioni anche se in alcuni casi sono talmente piccole che soltanto Dio le vede. Nell umiltà, quindi, è necessario accettare la paterna correzione che viene da Dio, e lasciarsi lavare abbondantemente, anche se

2 questo può provocare dolore, perché queste imperfezioni devono essere costantemente sorvegliate, affinché non abbiano a crescere ed irrobustirsi divenendo abito naturale, e combatterle costantemente per estirparle. I STAZIONE: GESÙ È CONDANNATO A MORTE Dice il Signore: Guardate alla prima stazione del mio Calvario, e vedendomi davanti al Pretorio, dopo essere stato schiaffeggiato al cospetto di Anna, suocero del sommo sacerdote Caifa, dite voi se la condanna del mondo di allora non assume proporzioni minori di quella del mondo di oggi. Infatti, Io dico: il mondo di oggi mi condanna con maggior asprezza di quello di ieri, poiché oltre a ridurre la casa del Padre ad una spelonca di ladri, vi chiama con le sue orribili profanazioni l abominazione della desolazione predetta dal profeta Daniele. Anche tu che in Me sei rinato a nuova vita subisci la stessa condanna e ricevi con Me li schiaffo dell ignorante, l ingiuria dell orgoglioso e l abbandono di coloro che per pura convenienza o per viltà passano dalla parte dell errore. Essi non sono migliori dei perversi, anzi, una volta vendutisi allo spirito del male, si accaniscono contro di te con un livore che vorrebbe annientarti, ma tu che stai, come Io fui, nell afflizione, sappi che è proprio in grazia di questa condanna del mondo che le porte del Cielo si aprono per te e il Padre che ti ha accolto tra i suoi, ti manda i suoi angeli affinché ti sostengano e ti difendano. Ora di tu, figlio mio fedele, dillo per i più piccoli che ti seguono, quale gioia si prova nel vedere il Cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere per il tuo conforto. Stabat Mater dolorosa juxta Crucem lacrimosa dum pendebat Filius Tanto importante è per i cristiani l aiuto, la protezione ed il conforto che Dio Padre invia loro attraverso i suoi Angeli, che lo stesso Signore Gesù li ebbe accanto a Sé durante la sua Esistenza terrena. In modo particolare, pensiamo all Angelo consolatore che assistette il Signore nell orto del Getsemani durante la sua terribile agonia. I santi Angeli, ed in particolare i nostri Custodi ai quali la Misericordia Divina ci ha affidato, sono coloro che salgono per portare dinnanzi al Trono della Divina Maestà le nostre offerte: preghiere e sacrifici, e che ridiscendono a noi per portarci quei doni dei quali il Signore Iddio vuole colmarci. Solo con gli occhi dello spirito noi possiamo vedere questi puri Spiriti creati dalla Divina Bontà e che empiono di lodi ineffabili il Paradiso, assistono ed aiutano gli uomini nel cammino della vita, consolano le anime purganti, scacciano gli spiriti infernali. Tuttavia, se anche non vediamo i nostri Angeli, ben ci possiamo rendere conto della loro attiva se pur invisibile presenza: chi di noi non è stato consolato nella tristezza da un pensiero, un moto del cuore, un consiglio, che improvvisi gli sono balenati in mente non si sa da dove; chi non è stato fermato dal compiere un azione disdicevole da un richiamo, un rimprovero paterno e materno insieme che gli è stato dettato nel segreto del cuore; quanti, poi, sono stati risparmiati da morte improvvisa che li avrebbe colpiti senza un intervento provvidenziale Se riflettessimo adeguatamente a quale dono ci ha fatto il Signore nell affidarci ad un Angelo custode affinché ci illumini, custodisca, regga e governi, saremmo meno ingrati verso Dio e più accorti nell agire quotidiano, onde meglio ascoltare le ispirazioni del nostro Angelo e meno disgustarlo con i nostri peccati. Soffermiamo spesso la nostra mente sul fine della vita, che è amare, lodare, riverire e servire Dio su questa terra, per poi goderlo eternamente in Cielo assieme a colui che, su questa terra, ci ha accompagnato nel viaggio di ritorno al Padre Celeste. Santi Angeli, pregate per noi. II STAZIONE: GESÙ È CARICATO DELLA CROCE Dice il Signore: Eccomi ora qui davanti a voi carico di tutti i peccati del genere umano, dai più piccoli ai più gravi e repellenti. Ci sono tutti: quelli dei vostri antenati, i vostri e quelli dei vostri parenti, amici e conoscenti. Il mondo poco si cura di questo mio grave fardello ed in quanto ai cristiani ormai vi hanno fatto l abitudine, dicendo in cuor loro, come disse apertamente Caifa, che è bene ed è giusto che un uomo paghi per tutti. Nessuno di costoro sopporta però la più piccola croce, e quando essa li raggiunge e cade su di loro, essi si lamentano, si irritano e sovente si ribellano a Dio, pur sapendo che il dolore e la morte sono la conseguenza del peccato. Io portai la Croce per liberarvi dalla schiavitù del peccato e anche per alleggerirvi delle vostre croci. Il dolore comunque non è estinto nel mondo, perché in verità senza dolore non c è vita. Sopportate dunque le vostre croci con pazienza, perché nella sopportazione riceverete dall Alto la luce, quella Luce che è la Sapienza di Dio e che vi farà vedere ogni cosa con gli occhi di Lui. Cujus animam gementem contristatam et dolentem pertransivit gladius III STAZIONE: GESÙ CADE LA PRIMA VOLTA Dice il Signore: Qui, voi Mi vedete piegato sotto il peso della Croce. Certo il carico era tremendamente pesante, ma Io sono caduto per donarvi con questo mio gesto di u- miltà la capacità di rialzarvi sempre dalle vostre cadute di peccato..:: ::: pagine di spiritualità ::

3 Non dite: Sono debole, non posso rialzarmi; perché in questo modo voi mancate di confidenza in Dio e peccate di superbia presumendo di potervi rialzare da soli. Volgete invece gli occhi a colui che può tutto e contristandovi delle vostre debolezze chiedetegli umilmente perdono di averlo offeso, e poi lasciatevi da Lui afferrare nella certezza che Egli vi risolleverà. Con questo esercizio voi imparate a stare in piedi senza più cadere, poiché acquistate la virtù della fortezza, e nello stesso tempo progredite nella virtù dell umiltà. O quam tristis et afflicta fuit illa benedica Mater Unigeniti! IV STAZIONE: GESÙ INCONTRA LA SUA SS. MADRE Dice il Signore: Guarda al quadro pietoso e sublime che hai davanti.qui viene rappresentato l incontro fra Me, il Salvatore, e la Madre mia santa. Se tu giungi fin quassù, puoi essere certo d incontrarla, e come confortò Me durante la mia caduta, che si compì a causa dei vostri peccati, affinché vi fosse di ammonimento, di correzione e di sprone, così conforterà voi, dopo che vi sarete ravveduti dai vostri mali. Quando poi arriverai in cima al monte, allora tu diventerai tra i figli della terra il suo figlio prediletto, poiché Io al lei ti ho affidato quando lei stava ai piedi della Croce ed Io su questa esalavo l ultimo respiro. Il tempo di mia Madre è sempre stato presente nel mondo, ma oggi è diventato più reale, e attende con trepidazione di sfociare esultante per il suo trionfo, trionfo del suo Cuore Immacolato che precederà il mio ritorno sulla terra. Riflettete su questo tempo, tempo che voi state vivendo, e qualcuno di voi qui presente faccia a parole una bella riflessione, affinché sia esaltato il Nome di mia Madre, sia di conforto ai suoi devoti figli e di sprone agli incerti e deboli. Quae moerebat et dolebat, Pia Mater dum videbat Nati poenas inclyti. Accanto al Redentore, vediamo sul Golgota la nostra Corredentrice. Martirio cruento che solo l Uomo-Dio poteva subire, quello di Gesù; martirio incruento, ma dolorosissimo e profondissimo, che solo una creatura purissima poteva sopportare, quello di Maria. Spinta da amore immenso per la sua Creatura, Maria SS. segue il suo Divino Figlio condividendone ogni dolore, insulto, oltraggio, spasimo. In piedi accanto alla Croce solleva - per quanto può - il suo Gesù agonizzante con la sua presenza di Madre, intercede per Disma il buon ladrone pentito, accoglie nel dolore più totale - la volontà del Figlio suo che la vuole Madre dei cristiani. Maria SS. è dunque la nostra Madre! Ogni madre, se non è snaturata, ama i propri figli, ma allora quale amore non avrà mai Colei che ha portato in sé l Amore stesso, Dio fatto Uomo? Andiamo dunque fiduciosi, corriamo da questa Mamma che ci attende, chiediamole di ottenerci da Dio tutte quelle grazie di cui sa che noi siamo bisognosi, chiediamole la grazia di un cuore puro che sappia amare Dio come Lei vuole che Lo amiamo, chiediamole la grazia di servire Dio su questa terra, costi quel che costi. Chiediamole, infine, la grazia che, passata questa vita terrena, possiamo essere con Dio per tutta l eternità, nella gioia ineffabile ed infinita del Paradiso. Ave Maria, madre di Dio e madre nostra! V STAZIONE: GESÙ È AIUTATO DAL CIRENEO Dice il Signore: Insieme alla mia dolce Madre, siamo giunti quasi senza fatica alla quinta stazione. Qui voi vedete in compagnia dell Uomo-Dio, sfigurato dal dolore e dalla fatica, l uomo terreno, Simone di Cirene, il quale, costretto a caricarsi sulle spalle la mia pesante Croce, finì per commuoversi nel vedermi sì mal ridotto, e intenerendosi per Me, si contristò delle offese che mi aveva arrecato, e a Me si convertì con umiltà e trasporto. La sua conversione fu salutare anche ai figli e dopo di loro a tanti altri. È bene parlare di quest uomo, che pur essendo uomo terreno, mantenne in vita la sua anima per la pietà che ebbe in cuore verso chi soffriva. Se anche tu ti ricorderai del tuo prossimo, e non certo per assecondarne i vizi o le malsane tendenze, ma per aiutarlo a rialzarsi dalle sue miserie, prima spirituali poi morali e fisiche, tu diventerai mio Cireneo e quello che avrai fatto ad uno di questi piccoli, sarà come tu l avessi fatto a Me. Quis est homo, qui non fleret Matrem Christi si videret in tanto supplicio? Il Padre Celeste avrebbe potuto dare sufficiente forza al Figlio affinché portasse la Croce fino alla cima del Calvario, ma preferì che per un tratto fosse un uomo ad aiutarlo: Simone di Cirene. Fu probabilmente la curiosità a spingere il Cireneo sul Golgota e lì, visto dal centurione Longino, fu da questi costretto a portare la Croce dietro al Signore Gesù. Felice sorte quella di Simone di Cirene: figura e primizia di una lunga serie di anime che, ad imitazione di Cristo, avrebbero nei secoli abbracciato la loro croce e calcato le orme del Redentore. Seguire il Signore carichi della croce, vuol dire non solo rinunciare al peccato e percorrere l erta e stretta via che ci conduce al Santo Monte di Dio, ma vuol dire anche compiere in noi ciò che manca alla Passione di Gesù Cristo, vuol dire condividerne, per quanto possiamo, l agonia, la condanna e la crocifissione, e questo ogni giorno della nostra vita terrena. Simone di Cirene, dopo l iniziale disappunto per dover portare la Croce, si commosse per la sorte dell Innocente e volentieri Lo.:: ::: pagine di spiritualità ::

4 aiutò; quest opera di misericordia valse a lui ed ai suoi figli la grazia della vita eterna. Anche noi, nelle vicende della vita, siamo caricati quotidianamente di croci e sotto di esse la nostra umanità si ribella. Guardiamo invece al Signore Gesù che, Innocente, portò la sua Croce sulla quale fu immolato per la nostra Redenzione, offriamogli le nostre croci che a paragone della Sua sono ben povera cosa. ChiediamoGli la grazia di poter portare con la dovuta rassegnazione la nostra croce e di poterlo fare nel miglior modo possibile, sicuri che, come fu per il Cireneo, per i meriti della Passione di Gesù Cristo anche le nostre piccole croci potranno essere feconde di grazie. Ave o Croce, unica speranza! VI STAZIONE: LA VERONICA ASCIUGA IL VOLTO DI GESÙ Dice il Signore: Ammirate la donna che piegandosi su di Me asciugò il mio volto, ricoperto di grumi di sangue, di sputi e di sudore. Ella aveva superato le difficoltà delle cinque tappe precedenti e cioè: la condanna del mondo, l accettazione delle sue croci, lo sforzo di correggersi nelle sue imperfezioni, l umiltà di riconoscere in mia Madre l unica Donna perfetta, ed infine lo sforzo di caricarsi oltre alla propria croce, anche quella degli altri, per sollevarli un po dal loro dolore e permetter loro di edificarsi. Dopo aver compiuto tutte queste azioni edificanti, per amore del suo Dio, ella poteva ora avanzare verso di Me, incurante della folla inferocita, senza badare al suo vociare e ai suoi insulti, per compiere quel gesto di sublime carità e di coraggio che le valse la mia ricompensa. Anche tu se amerai il tuo Dio al di sopra di tutte le creature e di tutte le cose, e il tuo prossimo come te stesso, riceverai nella tua anima la grazia della mia bellezza e con questo segno impresso dentro salirai certamente più in alto, per essere più vicino a Dio. Quis non posset contristari Christi Matrem contemplari dolentem cum Filio VII STAZIONE: GESÙ CADE LA SECONDA VOLTA Dice il Signore: Bene figlioli. Vi vedo ora più attenti, più riflessivi, meno corrucciati, e quindi meglio disposti ad avanzare. Se voi ora vi sentite più alleggeriti, è perché avete lasciato dietro a voi, dopo esservi rialzati dalla prima caduta, i peccati mortali. Adesso, davanti a questa mia seconda prostrazione sotto la Croce, voi capite che è a causa dei vostri peccati veniali che Io sono caduto per la seconda volta. Riflettete e ricordate quanto vi è stato detto sulla montagna delle nove rupi. Qui, davanti alla mia seconda caduta, voi vi trovate sulla settima rupe, e se voi vi libererete dei vostri peccati veniali, riceverete con il dono della carità la grazia di restare sempre nel vostro santuario interiore e di operare con vero profitto per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Pro peccatis suae gentis vidit Jesum in tormentis et flagellis subditum. Il peccato veniale è una violazione della legge divina, non così grave da privarci dello stato di grazia (come quello mortale), ma rimane pur sempre un offesa fatta a Dio. Veniale vuol dire perdonabile, ma per ottenerci il perdono per questi nostri peccati, il Signore Gesù cadde una seconda volta sotto la Croce, con tutto quello che ne seguì in spasmi, dolori, debilitazioni ulteriori che Lo portarono in breve alla terza caduta: la più terribile. Se furono i nostri peccati veniali a procurare al Signore tale sofferenza, è chiaro che devono essere ben brutti e da evitare! Gli autori spirituali ci dicono che il peccato veniale è un offesa a Dio, un ingiuria, un insulto a Lui; se da una parte esaltiamo Dio non le nostre labbra, dall altro facciamo l esatto contrario con le nostre azioni, disubbidendo alla sua santa Legge. Agli immensi benefici che ci fa il Signore, noi ricambiamo con un ingratitudine e così, invece di piacer- Gli, Gli procuriamo un dispiacere. È facile a questo punto capire come il peccato veniale abbia effetti fortemente deleteri per la nostra vita spirituale, perché ci priva del fervore e ci predispone al peccato mortale. Invece di aumentare l amore di Dio, aumenterà quello per il piacere cattivo, invece di salire, si inizierà a scendere, a scivolare a poco a poco fin giù nel peccato mortale. Invece di aumentare nello zelo per la gloria di Dio e nel fervore, ci intiepidiremo, rendendoci meritevoli della terribile sentenza divina riservata ai tiepidi: Conosco le tue opere, come non sei né freddo né caldo. Oh! fossi tu freddo o caldo: ma perché sei tiepido e né freddo né caldo, comincerò a vomitarti dalla mia bocca (Apoc. 3, 15-16). Detestiamo quindi i nostri peccati, anche quelli veniali, facciamo fermo proposito a Dio di non commetterne più, chiediamogli la forza di restargli sempre fedeli; meglio patire su questa terra qualsiasi pena, che perdere il Signore per tutta l eternità. VIII STAZIONE: GESÙ CONSOLA LE PIE DONNE Dice il Signore: Osservate quelle donne che piangono vedendomi ridotto in quello stato pietoso e dite voi se un tale dolore può avere la forza di penetrare nello spirito per lavarlo dalle sue impurità affinché sia fecondato dalla mia grazia, oppure non è quello un dolore superficiale, puro sentimentalismo umano, sterile ed anche dannoso? Le parole che Io rivolsi a quelle donne vi dicono che quello era un dolore infruttuoso. Infatti le creature pietose che voi vedete in questo quadro si contristavano sì alla vista del mio capo che, incoronato di spine, grondava sudore, del mio volto sfigurato dalle li-.:: ::: pagine di spiritualità ::

5 vidure, e di tutto il mio corpo lacerato dalla flagellazione e piegato sotto il peso della Croce, ma non si contristavano di ciò che aveva causato tale strazio, cioè non si contristavano dei loro peccati e di quelli dei loro figli dei quali erano responsabili. Quanti cristiani oggi si mostrano pietosi con le labbra ma non con le azioni! Quanti pregano con le labbra ma non con il cuore che resta freddo e quindi sordo ai richiami di Dio! Questi cristiani, è certo, non progrediscono nella via dolorosa, e se voi li vedete raffigurati nel quadro che ricorda la mia ottava fermata, è solo per ricordarvi che le esteriorità non vi giovano, anzi sovente vi sono di grave danno. Per questo Io vi esorto ad entrare in voi stessi, per essere solo creature spirituali poiché, come vi è stato detto, è lo spirito che vivifica, mentre la carne non giova a nulla. Vidit suum dulcem Natum moriendo desolatum, dum emisit spiritum. IX STAZIONE: GESÙ CADE LA TERZA VOLTA Dice il Signore: Qui voi mi vedete quasi supino sotto il peso della Croce. Questa visione di grande sofferenza vi dice che la caduta di coloro che sono giunti a questo grado di perfezione, anziché essere caduta di peccato è caduta di edificazione. Infatti questi perfezionati, che hanno accettato, per amor mio, di portare oltre alla loro croce anche quella degli altri, cadono per sollevare i più deboli dai loro pesi, permettendo così che essi si edifichino o anche solo che non si perdano. Costoro sono i veri Cirenei; Cirenei non per costrizione ma per amore verso di Me, il loro Signore, e ricevono la grazia di operare nel mio Nome, e nel mio Nome hanno il potere di cacciare i demoni, di sanare gli infermi, di risuscitare i morti. Siate anche voi Cirenei perfetti, come lo furono tutti i santi, e con questa visione di sublime carità cristiana ben impressa nei vostri cuori, salite dietro a Me fino alla decima stazione. Eja Mater, fons amoris, me sentire vim doloris fac, ut tecum lugeam. X STAZIONE: GESÙ È SPOGLIATO DELLE VESTI Dice il Signore: Voi che siete arrivati fin quassù, dopo che il mondo vi ha giudicati tanto obbrobriosi da condannarvi a morte, dopo che voi avere accettato per amor mio di sopportare la vostra e l altrui croce, rialzandovi sempre, prima dalle vostre cadute di peccato e poi da quelle provocate dal peso degli altri; voi, Io dico, potete passare, senza timore di fallire, attraverso a questa tremenda prova di spoliazione. Tutto vi verrà tolto. I pochi beni materiali che vi sono rimasti, gli affetti più cari, le amicizie, la stima di quelli che prima vi cercavano, la gratitudine di coloro che avete beneficato, la libertà di muovervi, di parlare, di difendervi, e pure la libertà di vivere. Sarete ridotti come Io fui, ad un verme, senza alcuna bellezza esteriore, ma Dio, dopo avervi svuotati di tutto ciò che è brutto ed imperfetto, vi riempirà di Lui che è la Perfezione e la Bellezza stessa. Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum, ut sibi complaceam. XI STAZIONE: GESÙ È INCHIODATO ALLA CROCE Dice il Signore: Osservate come Io, per amore degli uomini, dopo essermi lasciato spogliare d ogni bene Mi lascio pure immobilizzare ad una croce, cioè lascio che ogni mio membro sia trafitto e poi congiunto al palo. Così devi far tu di tutti i tuoi peccati: crocifiggili al legno sul quale Io morendo ho vinto il mondo, la carne ed il maligno. Se poi tu, figlio mio, comprendi questo sublime mistero approfondiscilo agli altri, affinché anch essi lo intendano e offrano alla Croce il vecchio Adamo, per vivere poi liberi nell uomo nuovo. Sancta Mater, istud agas Crucifigi fige plagas cordi meo valide. Col suo esempio, il Signore ci insegna che non si può risorgere a nuova vita se prima non si muore. Se vogliamo essere veri cristiani, occorre che imitiamo il nostro Divino Modello anche sulla Croce. Lì il nostro uomo vecchio deve essere infisso e morire, lì ogni nostra cattiva tendenza sia essa ereditata o acquisita -, ogni nostro vizio ed ogni nostro peccato devono essere inchiodati. Esaminiamoci con franchezza e senza scuse, riconosciamoci colpevoli di tutte quelle mancanze commesse violando la santa Legge di Dio, chiediamo a Lui perdono e facciamo proponimento di non più commetterne in avvenire. Quindi, uno ad uno, inchiodiamo queste nostre colpe sulla Croce, proprio come se le avessimo dinnanzi, guardiamole come fossero fetidi tumori estratti dal nostro corpo. Consapevoli del male fatto alla nostra a- nima e, maggiormente dell offesa recata a Dio sommo Bene, accettiamo di buon grado quanto di spiacevole la vita ci riserverà, in espiazione dei nostri peccati. Infine, chiediamo al Signore la grazia di morire al peccato, al mondo, alla carne e al demonio, chiediamogli di morire spiritualmente col nostro uomo vecchio onde poter risorgere, per Sua grazia, a nuova vita con l uomo nuovo tutto dedito alla gloria di Dio ed alla salvezza delle anime..:: ::: pagine di spiritualità ::

6 XII STAZIONE: GESÙ MUORE IN CROCE Dice il Signore: Eccovi alla presenza di Colui che dopo avervi amato fino all ultimo respiro reclina il capo e muore. Se tu vivi veramente questa mia agonia, e la vivi non solo a parole ma con il cuore aperto, cioè grato dell amore che Io ti ho dato, tu riuscirai, vincendo ogni tua resistenza, a morire al mondo e a te stesso. Adesso, dì tu che sei morto al peccato ed a tutti i diletti del mondo quale gioia tu scopri in te stesso. Dillo senza reticenze, perché ora che l orgoglio e tutti gli altri vizi sono stati crocifissi, tu sei un uomo libero. Infatti il vecchio Adamo è morto in te, e tu ora vivi in Me, ed Io in te, ed è questa fusione di vita che ti fa libero e felice. Tui Nati vulnerati tam dignati pro me pati poenas mecum divide. La libertà vera e lecita è la facoltà di muoversi nel bene; ora, come ci si può muovere nel bene, se si è ancora vincolati alle cattive passioni, ai vizi, ai peccati, ai difetti? Diceva un padre del deserto che per un uccellino è indifferente essere legato a terra da una grossa catena o da un sottile spago, visto che in entrambi i casi non potrà volare. Anche noi non saremo liberi di volare a Dio, non conosceremo la gioia di abbandonarsi nell oceano di beatitudine della SS. Trinità, se le cattive abitudini ci terranno ancora strette a loro, siano esse grandi o piccole. È necessario per poter divenire veri adoratori del Padre in spirito e verità, lottare coraggiosamente contro i nostri difetti cominciando dai più gravi e non smettere finché anche la più piccola radice di peccato sia stata estirpata. Si può ben capire che questo non è un lavoro breve ed indolore, ma è indispensabile. Lo spirito non è forse più del corpo? Il corpo nasce, muore e ritorna polvere, ma lo spirito rimarrà per sempre: o in Paradiso, beato, o all Inferno, dannato. Guardiamo a quante persone affette da gravi malattie corrono da medici e in ospedali, si sottopongono a lunghe cure costose e dolorose pur di guarire o anche solo di averne la speranza; eppure costoro fanno tutto questo per la loro vita terrena destinata, comunque, un giorno a finire Cerchiamo di essere logici, savi e provveduti e non lesiniamo fatiche, anche se dolorose, pur di guarire nello spirito. Il nostro Medico Celeste è Dio e, qual Padre Affettuosissimo, ci attende per sanare i nostri mali e colmarci, già su questa terra, di quella pace e gioia che il mondo non può dare. Una pace ed una gioia che né amico vero e sincero, né padre e madre, né sposo o sposa o figli, per buoni che siano, possono trasmettere. La felicità che deriva dal possedere Dio già da questa vita, è tale che chi la prova non può esprimerla perché eccede la capacità di comunicazione umana: è uno stato, un preludio, un assaggio che la Paterna Bontà Divina elargisce ai suoi figli (quelli che hanno saputo far morire l uomo vecchio) in attesa di averli per sempre con Sé nel Gaudio senza fine. XIII STAZIONE: GESÙ È DEPOSTO DALLA CROCE Dice il Signore: Davanti a questo spettacolo di morte, l uomo che è rimasto terreno, perché si è rifiutato di salire fin quassù con il suo spirito, pensa e crede che tutto sia finito, perché Colui che si diceva il Salvatore del mondo giace inerme nelle braccia di sua Madre. Stolto è costui e nella sua stoltezza la morte gli sarà compagna, ma voi che volete morire ai vostri peccati sappiate che giunti a questa meta, non solo siete salvi nelle braccia sicure di mia Madre, ma potete gloriarvi di avermi guadagnato, con l esempio della vostra immolazione, tante anime che, senza di voi, sarebbero andate perdute. Fac me tecum pie flere Crucifixo condolere, donec ego vixero. XIV STAZIONE: GESÙ È POSTO NEL SEPOLCRO Dice il Signore: Eccomi posto nel sepolcro dove rimango in silenzio per tre giorni. Tre è il numero perfetto e sta ad indicarvi che l uomo terreno, morto a se stesso e al mondo, trova nel mio Cuore il suo sepolcro dove si trasforma e prende nuova vita, per la Potenza del Padre, la Sapienza del Figlio e l Amore dello Spirito Santo. Egli sarà allora figura di Me stesso perché il Dio Trino abiterà in lui. Beato l uomo che raggiunge questa meta: tre volte beato poiché la Potenza del Padre lo renderà invincibile, la Sapienza del Figlio schivo ad ogni errore e quindi maestro di verità, e la Carità dello Spirito Santo, paziente, ardente, fedele fino alla morte, a onore e gloria di Dio, per la vittoria del bene sul male. Juxta Crucem tecum stare et me tibi sociare in planctu desidero..:: ::: pagine di spiritualità ::

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