I numeri dell immigrazione

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1 I numeri dell immigrazione Alessio Menonna, Fondazione Ismu Settembre 2015 Sono oggi presenti all interno dell Unione Europea 35 milioni di stranieri regolari, senza includere la più difficile contabilità degli irregolari, su una popolazione di mezzo miliardi di abitanti, con incidenze per limitarci ai Paesi maggiori del 10% in Spagna e del 9% in Germania, poco più dell 8% in Italia, poco meno dell 8% nel Regno Unito, e del 6% in Francia. Ma questi ultimi due paesi, Regno Unito e Francia, scontano in realtà storiche e più diffuse acquisizioni di cittadinanza ed una pressione migratoria ultradecennale assorbita, con forti concentrazioni di persone con background da straniero nelle grandi metropoli, Londra e Parigi in primis, soprattutto nelle periferie; mentre al contrario si raggiungono valori minimi d incidenza di stranieri in Polonia e negli altri stati dell Est, decisamente inferiori anche solamente al singolo punto percentuale sul totale degli abitanti. In questo contesto, dai tempi ormai antichi, con i 900mila emigrati dall Italia nel solo 1913, un secolo fa, in soli dodici mesi una volta e mezzo il numero di sbarcati in Italia negli ultimi diciotto anni, già da almeno una ventina d anni abbondanti anche il territorio nazionale italiano è diventata piuttosto terra d immigrazione: in maniera massiccia con i tanti ingressi regolari dapprima per lavoro e oggi soprattutto per ricongiungimento familiare; e in maniera minore ma mass-mediaticamente più visibile e con maggiore impatto sulla politica e sulle istituzioni con gli ingressi non autorizzati via mare, con un reale vero boom nel , al ritmo di 170mila all anno nell ultimo biennio. Figura 1 - Numero di ingressi non autorizzati via mare negli ultimi 18 anni in Italia Fonte: elaborazione Ismu su dati Ministero dell Interno. Negli ultimi 18 anni, in particolare, sono così entrati in modo non autorizzato via mare in Italia 600mila migranti, e due di essi su tre hanno posto domanda d asilo. In un solo caso su dieci, limitandoci al 2014, a tali richiedenti asilo in Italia è stato riconosciuto lo status vero e proprio di profugo; in ulteriori cinque casi su dieci è stata comunque concessa la protezione umanitaria o sussidiaria; e in quattro casi su dieci c è stato un diniego, nascondendo quindi anche in queste migrazioni talvolta solo comprensibili motivazioni d ordine economico, o d attrazione per le possibilità di vita europee. E d altra parte dei 120mila migranti finora sbarcati in Italia nel 2015 il record quest anno, come coste d approdo, va senz altro alla Grecia ben pochi sono i siriani, solo 7mila, che invece hanno presentato ben 270mila domande d asilo in tutta Europa e sono presenti in quasi 2 milioni in Turchia e massicciamente anche in Libano. 1

2 Piuttosto in Italia, nonostante il tam-tam mediatico sugli sbarchi (e le giuste attenzioni sulle tragedie connesse e le politiche da attuare rispetto ai richiedenti asilo), con numeri in effetti crescenti ed importanti, ma spesso di persone destinate a proseguire altrove il proprio percorso migratorio, con ormai quasi 6 milioni di stranieri nel complesso presenti, regolari o irregolari, oggi si può parlare non paia paradossale o provocatorio piuttosto di una fase di stabilizzazione (con una minor attrazione migratoria complessiva, legata a più scarsi motivi lavorativi), regolarizzazione (con meno irregolari nel soggiorno rispetto al passato, come risulta dalle ricerche sul campo) e radicamento (con più famiglie, più minori, ed una crescente distribuzione territoriale anche al di fuori dei grandi centri industriali): nonostante l enfasi mediatica e politica sugli sbarchi in Sicilia, al di là delle assistenti domiciliari est-europee, in realtà quantitativamente il grosso dell immigrazione in Italia non è di single ma di famiglie, sempre più spesso con figli; non è al Sud ma nelle aree più centrali e produttive del Centro-nord, con una tendenza crescente a diffondersi anche altrove; non è irregolare nel soggiorno ma sicuramente (e in maggioranza anche nelle situazioni più critiche) regolare nel soggiorno, e semmai irregolare e talvolta sfruttata, anche con i fenomeni di caporalato nel contratto di lavoro. E la frontiera d ingresso è ancora più spesso quella Est, più spesso per ricongiungimenti familiari e sempre meno per motivi meramente economici (vista la crisi), e non quella Sud non autorizzata via mare; con rumeni e albanesi (coi grossi flussi rispettivamente degli anni 2000 e degli anni 90) ai primi posti per numero di presenze in Italia piuttosto che i marocchini (il cui flusso è stato storico negli anni 80), e poi sempre da Est cinesi, ucraini, moldovi, filippini, indiani e solo dietro gli altri stati africani. Con sei milioni di stranieri in Italia che sono pari a dieci volte il numero di persone approdate in modo non autorizzato sulle coste nazionali negli ultimi diciotto anni. Figura 2 - Residenti stranieri in Italia ai Censimenti del 1991, 2001 e Valori percentuali sul totale stranieri Fonte: elaborazione Ismu su dati Istat. Detto ciò, è indubbio che le attuali pressioni africane si faranno ancora maggiori in futuro. Ai 400 milioni di africani attualmente in età lavorativa nel proprio continente se ne aggiungerà un miliardo nel giro di mezzo 2

3 secolo: mediamente 20 milioni all anno di persone anche se la crescita sarà geometrica e non lineare che se non troveranno occupazione in patria potrebbero pensare di emigrare in Europa, se ne avranno le possibilità. in realtà non tutti emigreranno, anzi emigra sempre una piccola minoranza, tutto considerato. Piuttosto cambierà la geografia dei flussi: sempre meno dal Nord continentale e sempre più dal Centro-sud, Nigeria, Senegal, Somalia in maniera fortemente crescente, Camerun ma anche Gambia, Mali, Guinea e altri paesi che stiamo iniziando a conoscere, più che Tunisia o Egitto. 3

4 Figura 3 - Popolazione in età lavorativa nei Paesi dell Africa sub-sahariana in migliaia di unità, per età Fonte: elaborazione Ismu su dati Onu. Figura 4 Sintesi dell evoluzione dei maggiori flussi africani in Europa. Confronto tra la situazione odierna (a sinistra) e quella prevista per il (a destra) Fonte: elaborazione Ismu su dati Onu. 4

5 E per quanto riguarda l impatto sulle demografie nazionali di questi nuovi arrivi previsti, esso sarà al massimo di 17 nuovi arrivi africani annui ogni 10mila abitanti per Malta (oggi a 10 nuovi arrivi annui ogni 10mila abitanti), con la Spagna attorno ai 15-16, Francia, Regno Unito e Italia in posizioni intermedie e la Germania in quelle di retrovia con 3 soli nuovi arrivi africani annui previsti ogni 10mila abitanti. In altri termini una città come Cagliari (150mila abitanti) dovrebbe ospitare da qui al 2030 un centinaio di nuovi arrivi africani all anno per mantenere la media europea, un po di più per quella italiana e meno della metà per mantenere gli standard tedeschi; mentre la Sardegna intera si può aspettare flussi da un migliaio di africani all anno, stando così le cose. D altra parte le previsioni per i prossimi 15 anni, declinate a livello regionale, parlano di 50mila migranti in più in totale in Sardegna rumeni e cinesi, oltre che marocchini e senegalesi ai primi posti con un incidenza sul totale degli abitanti che passerà dal 2,7% attuale di stranieri al 5,8% del 2030 di popolazione con background straniero: pur senza considerare quanti tanti acquisiranno la cittadinanza italiana, un valore che pur in forte crescita sarà quindi ancora nel 2030 molto inferiore a quello medio italiano odierno. Dunque eventualmente se ci fossero volontà politica e possibilità lavorative, esiste l opzione di operare sulla riallocazione dei flussi migratori non autorizzati via mare in maniera più significativa verso la Sardegna che non verso altre regioni italiane già molto più coinvolte dal fenomeno migratorio, anche per eventuali opportunità di riequilibrio demografico con l immissione di popolazione giovane in un contesto mediamente anziano, e che in futuro sarà ancora più anziano. I diritti di riproduzione, pubblicazione e sfruttamento del presente testo sono della Fondazione Ismu (tel ismu@ismu.org). 5