L Italia postunitaria

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1 L Italia postunitaria Con l unità dell Italia rimanevano irrisolte alcune questioni: territori non ancora annessi (Roma e il Veneto), difficoltà di unificare il paese viste le tante differenze linguistiche-dialettali, la necessità di un unificazione amministrativa e legislativa. Tutto questo sommato alla morte di Cavour (6 giugno 1861), tra i principali artefici dell unificazione.

2 D Azeglio tornato primo ministro dovette affrontare la difficoltà di unificare un paese molto diviso tra il nord industrializzato e il sud arretrato. Inoltre erano presenti gravi problemi economici ed era diffusa la mortalità infantile. Il vaiolo imperversava nelle campagne ed era diffusa la malaria e la pellagra, a causa dell alimentazione povera di proteine. Tra il morirono 160 mila persone di colera, a causa delle scarse condizioni di igiene.

3 Nel nuovo parlamento italiano c erano due gruppi politici: la destra e la sinistra, definite successivamente storiche. I deputati erano eletti con un sistema elettorale censitario che permetteva il voto solo alla borghesia: circa 240 mila persone su un totale di 22 milioni. La destra storica era legata alla politica liberale di Cavour con tendente conservatrici. La sinistra storica era costituita da liberali riformisti, democratici e repubblicani.

4 Tra il 1861 al 1876 l Italia fu governata dalla destra storica. Fu unificato il sistema amministrativo, monetario, doganale, scolastico e giudiziario presente: era il centralismo statale. Furono create 59 provincie, subordinate al governo centrale, governate da un prefetto nominato dal governo. Ogni provincia era divisa in comuni con a capo un sindaco, nomato dal prefetto. Il primo ministro Bettino Ricasoli decise di estendere lo Statuto Albertino su tutto il territorio italiano: era la piemontizzazione.

5 Nel 1859 fu varata la legge sull istruzione che istituiva la scuola elementare gratuita di 4 anni, di cui 2 obbligatori. La responsabilità nella gestione delle scuole e nel reclutamento degli insegnanti era affidata ai comuni. Per quanto riguarda la politica economica fu unificato il sistema monetario con la lira; il sistema dei pesi e delle misure su unificato con il metrico-decimale.

6 Uno degli obiettivi principali era il pareggio di bilancio dello stato per risanare la pubblica finanza. Per raggiungere questo furono aumentate le imposte dirette e quelle indirette, che colpiscono i consumi alimentari; assai impopolare fu la tassa sul macinato, voluta dal ministro delle finanze Quintino Sella nel 1868: il pareggio di bilancio fu raggiunto nel 1876.

7 Nel Mezzogiorno persistevano gravi problemi che riguardavano l istituzione della leva militare obbligatoria, la condizione dei contadini e le gravi ingiustizie sociali causate dai latifondisti. Tra il 1861 e il 1865 si sviluppò il fenomeno del brigantaggio: contadini, pastori, legittimisti e filoborbonici, ecclesiastici appoggiavano bande per rapine e violenze.

8 Le prime rivolte scoppiarono nel 1861 in Basilicata, per poi estendersi in Campania, Molise, Abruzzo e Puglia. La risposta del governo all approvazione di una legge eccezionale nel 1863: soldati inviati per la repressione, l istituzione della legge marziale con processi sommari e condanne a morte. Nel 1865 a guerra finita si contarono briganti uccisi; il brigantaggio fu sconfitto ma le sue cause non furono risolte.

9 Nel 1866 l Italia scese in guerra al fianco della Prussia contro l Austria. Il conflitto fu breve e nel giugno 1866, con la vittoria tedesca a Sadowa, gli austriaci furono sconfitti. Nonostante l esercito italiano avesse subito due dure sconfitte, a Custoza e nella battaglia navale di Lissa, all Italia fu concessa l annessione del Veneto ma del Friuli. Così si concluse la terza guerra d indipendenza.

10 La capitale fu così spostata a Firenze, ma l obiettivo del governo era la conclusione del processo di unificazione con la conquista del Lazio e di Roma, territori dello Stato della Chiesa, protetto dalle truppe francesi di Napoleone III. Quando nel 1870 la Francia fu sconfitta dalla Prussia l Italia decise di attaccare: il 20 settembre 1870 un corpo di bersaglieri aprì una breccia tra le mura presso Porta Pia.

11 La città di Roma fu conquistata mentre papa Pio IX si rifugiò in Vaticano dichiarandosi prigioniero. Dopo un plebiscito il Lazio fu annesso e nel 1871 Roma divenne la nuova capitale. Il papa con la bolla non expedit del 1874 chiese che i cattolici non collaborassero con il governo. Quest ultimo però emanò la legge delle Guarentigie: il papa manteneva il controllo del Vaticano, del Laterano e di Castel Gandolfo. Inoltre fu assegnato un risarcimento in denaro, mai accettato da Pio IX.

12 Dopo le elezioni del 1876 la destra fu sostituita dalla sinistra storica al governo del paese: nuovo primo ministro divenne Agostino Depretis. Nel 1877 fu approvata la legge Coppino sull obbligo e la gratuità della scuola elementare e nel 1884 fu abolita la tassa sul macinato. Nel 1882 fu esteso il diritto di voto a persone; rimanevano esclusi donne, analfabeti e nullatenenti.

13 Dal 1878 il governo adottò una politica protezionista per tutelare l industria ma mise in crisi il settore agricolo, vista la concorrenza straniera. Nel 1882 Depretis adottò una politica trasformista: convinse esponenti della destra ad entrare nel governo. In questo modo venivano fatti scambi di favori e concessioni alle minoranze. Era il clientelismo.

14 Nel 1882 l Italia aveva firmato con Germania e Austria un intesa militare difensiva nel caso di aggressione straniera: la Triplice Alleanza. Inoltre iniziò la politica coloniale anche per l Italia: nel 1885 l Eritrea fu occupata ma nel 1887 fu bloccata la penetrazione in Etiopia. Intanto era salito al trono re Umberto I dopo la morte di Vittorio Emanuele II nel 1878.

15 Anche in Italia nacquero alla fine del XIX secolo le prime organizzazioni operaie per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro: nel 1891 nacque a Milano la prima Camera del Lavoro mentre nel 1892 fu fondato il Partito dei Lavoratori Italiani, poi chiamato Partito Socialista Italiano. Si iscrissero a questo movimento gli operai delle grandi industrie del Nord e i contadini della Pianura Padana. Le loro rivendicazioni venivano perseguite anche con lo sciopero.

16 Contemporaneamente in Veneto, Lombardia e in altre zone italiane alcune associazioni cattoliche fondavano società assistenziali, cooperative e casse rurali; queste attività erano sostenute da papa Leone XIII. In Sicilia invece nacque nel 1891 un movimento, i Fasci siciliani, che coinvolgeva artigiani, minatori e contadini contro il sistema di riscossione delle tasse. Essi organizzarono tumultuose agitazioni, poi represse con la forza nel 1894.

17 Nel 1887 divenne primo ministro Francesco Crispi, esponente della sinistra storica con un passato mazziniano. Rafforzò i poteri del governo e adottò una politica economica protezionista per garantire la grande industria. Inoltre allargò il diritto di voto per le elezioni amministrative e rese elettiva la carica dei sindaci. Nel 1890 fu approvato il Codice Zanardelli per l abolizione della pena di morte e riconobbe il diritto di sciopero.

18 Ma Crispi adottò una politica repressiva nei confronti dei movimenti dei lavoratori: prima con i Fasci siciliani e poi con il Partito Socialista, che però venne ricostruito nel Verso la Chiesa il governo adottò una politica anticlericale. La politica coloniale fu caratterizzata dal pieno controllo sull Eritrea, dall occupazione della Somalia ma anche dalla sconfitta nel 1896 ad Adua contro l Etiopia che rimase indipendente.

19 Si aprì così una crisi di governo e Crispi diede le dimissioni. Umberto I affidò la guida del nuovo esecutivo al marchese Antonio Di Rudinì, il quale affidò al generale Fiorenzo Bava Beccaris il compito di garantire l ordine pubblico. Nella primavera 1898 le numerose manifestazioni di Milano contro l aumento dei prezzi furono duramente represse con la forza, a colpi di cannone: 350 morti.

20 Le tensioni aumentarono ed ebbero come apice l assassinio di re Umberto I, colpito a morte il 29 luglio 1900 dall anarchico Gaetano Bresci durante una manifestazione a Monza. Saliva così al trono il nuovo sovrano Vittorio Emanuele III e si apriva il XX secolo, fatto di altre sfide per il nostro paese.