RELAZIONE GENERALE TECNICO DESCRITTIVA

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2 PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER CENTRO REVISIONE LAVAGGIO AUTOMATICO GOMMISTA AUTO E VEICOLI INDUSTRIALI RELAZIONE GENERALE TECNICO DESCRITTIVA PREMESSA La presente relazione illustra i criteri e le scelte progettuali relative alla richiesta di autorizzazione per il cambio di destinazione d uso di un terreno agricolo in terreno destinato a insediamento produttivo per la realizzazione di un Impianto di CENTRO REVISIONE LAVAGGIO AUTOMATICO GOMMISTA DI VEICOLI INDUSTRIALI PUNTI DI FORZA DELL INIZIATIVA L iniziativa imprenditoriale, per collocazione e tipologia di attività presenta i seguenti punti di forza: Ricaduta occupazionale sul territorio, si è calcolata che a pieno regime la forza lavoro necessaria all attività assorba circa sei unità lavorative; Unicità e specializzazione dell iniziativa in ambito territoriale comunale; Delocalizzazione dell attuale sede imprenditoriale, collocata nel centro cittadino, consentendo il libero transito sia veicolare che pedonale. INSERIMENTO AMBIENTALE 2

3 La struttura produttiva dovrà sorgere su di un terreno di proprietà della Committente, nella Località Ventarola del Comune di Isola di Capo Rizzuto, individuato al Foglio di Mappa Catastale n 10, particelle 251 e 257, con una superficie fondiaria di mq 4.120,00 mq. e che trovasi nella piena disponibilità della stessa. L area di edificazione, libera attualmente dalla presenza di altre costruzioni sia civile che industriali, presenta condizioni 3

4 di buona accessibilità, in quanto risulta è servita da una strada comunale interpoderale con buona percorrenza. Il contesto geo-morfologico del sito, con particolare riguardo all accessibilità ed al dislivello rispetto ai piani stradali, ha suggerito l ubicazione sul terreno della struttura produttiva. CARATTERISTICHE DISTRIBUTIVE E DIMENSIONALI La proposta progettuale, come si evince dagli elaborati grafici, presenta: Caratteristiche distributive Il complesso strutturale risulta costituito da un unico corpo di fabbrica, con struttura di fondazione in conglomerato cementizio armato e struttura in elevazione in acciaio. La distribuzione funzionale degli spazi, può essere così riassunta: Struttura produttiva di forma rettangolare, nel quale trovano collazione i macchinari relativi alle lavorazioni previste; inoltre sempre all interno della stessa zona trovano sul lato destro della facciata principale trasversale gli uffici ed i servizi igienici della zona uffici, mentre sul lato sinistro sono stati previsti spogliatoi, bagni e sala mensa della zona produttiva; Ufficio reception all esterno del lato destro della facciata trasversale principale; Zona di revisione all esterno del prospetto longitudinale lato strada interpoderale; 4

5 Zona di lavaggio esterna al prospetto trasversale secondario della zona produttiva Zona parcheggi Standard urbanistici e caratteristiche dimensionali Per le dimensioni della struttura produttiva si è fatto riferimento agli standard urbanistici propri delle zone artigianali-industriali Classe D1 Area da sottoporre a piano per insediamenti produttivi, che presenta i seguenti indici: Rapporto di copertura: 25 % del lotto Numero di piani: 2 Altezza massima al pianto di gronda: 7.50 metri Distanza minima dai confini di proprietà: 7.00 metri. La nuova realizzazione, come si evince dagli elaborati grafici, rispetta con le sue dimensioni i parametri sopra esposti, in particolare: superficie coperta: mq < 1.30,00 mq Altezza al piano di gronda della struttura produttiva: 6.20 metri < 7.50 metri Altezza di colmo: 8.20 metri Altezza al piano di gronda della zona uffici: 3.00 metri Distanza minima dai confini di proprietà: 8.00 metri > 7.00 metri CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE La scelta dei materiali è avvenuta cercando di dare conferme e continuità alle scelte progettuali effettuate. 5

6 Il sistema portante del complesso è composto da una struttura in acciaio, costituita da pilastri e capriate, a doppia falda, dimensionati per sopportare i carichi di servizio previsti dalla normativa vigente in zona sismica. Le strutture di fondazione sono costituite da plinti di fondazione collegati tra loro da un reticolo di travi rovesce di forma rettangolare, ortogonali nei due sensi, al fine di contenere gli effetti indesiderati dei possibili cedimenti differenziati. La struttura di copertura del complesso produttivo è prevista in pannelli termoisolante con supporto esterno con 3 greche, interasse 500 mm, dell altezza minima di 40 mm e supporto interno microgrecato, distanziati tra loro da uno spessore variabile di isolamento, schiuma poliuretanica densità 40 kg/mc±10%, con giunto impermeabile dotato di guarnizione anticondensa e apposito sistema di fissaggio a vite, supporti in: acciaio zincato Sendzimir, spessore 0,5 mm: spessore pannello 40 mm. Le murature perimetrali, non portanti, saranno in pannelli monolitici termoisolante per pareti con supporto esterno e supporto interno microgrecato, distanziati tra loro da uno spessore variabile di isolamento, schiuma poliuretanica densità 40 kg/mc±10%, con giunto impermeabile dotato di guarnizione anticondensa e apposito sistema di fissaggio a vite, supporti in: acciaio zincato Sendzimir, spessore 0,5 mm: spessore pannello 60 mm. La pavimentazione della zona produttiva è stata prevista del tipo industriale, mentre per la zona uffici è prevista in gres porcellanato. I rivestimenti dei servizi igienici e dei locali docce sono in ceramica smaltata. 6

7 IMPIANTO IDRICO-SANITARIO Tale impianto rispetterà l esigenza prevista nella distribuzione di progetto, con particolare cura nelle soluzioni esecutive delle canalizzazioni, sia di alimentazione che di scarico. Lo smaltimento dei liquami avverrà attraverso il collegamento alla rete fognaria comunale; il collegamento avverrà mediante una condotta di scarico in PVC pesante del tipo corrugato, del diametro adeguato alla portata di scarico, che dovrà rispettare in ogni aspetto quanto prescritto dalla normativa vigente. Lo smaltimento delle acque bianche avverrà attraverso il collegamento alla rete fognaria comunale; la struttura sarà dotata di una vasca di prima pioggia e di un disoleatore con filtro a coalescenza di classe I. Per quanto riguarda l alimentazione idrica della struttura avverrà attraverso il collegamento alla rete idrica del distributore. L acqua calda sanitaria sarà prodotta mediante l installazione di un collettore solare costituito da piastra assorbente, serbatoio d'acqua incorporato con capacità non inferiore a l/mq 130, copertura doppia trasparente idonea per resistere agli agenti atmosferici, contenitore adeguatamente isolato; l integrazione sarà effettuata mediante l installazione di scaldacqua elettrici. IMPIANTO DI RACCOLTA ACQUE BIANCHE 7

8 Lo smaltimento delle acque bianche avverrà attraverso il collegamento alla rete fognaria comunale; la struttura sarà dotata di una vasca di prima pioggia e di un disoleatore con filtro a coalescenza di classe I. E prevista la realizzazione di un sistema di raccolta delle acque bianche mediante l utilizzo di caditoie in ghisa e tubazione in PVC pesante, che sarà indirizzata alla rete comunale, previo passaggio in una vasca di prima pioggia con annesso Disoleatore statico per oli non emulsionati di classe I. La gestione delle acque di prima pioggia è uno degli obiettivi primari ai fini della tutela dei corpi idrici ricettori. Tali acque, infatti, costituiscono il veicolo attraverso cui un significativo carico inquinante costituito da un miscuglio eterogeneo di sostanze disciolte, colloidali e sospese, comprendente metalli, composti organici ed inorganici, viene scaricato nei corpi idrici ricettori nel corso di rapidi transitori. Le acque di prima pioggia necessitano pertanto di opportuni trattamenti al fine di assicurare la salvaguardia degli ecosistemi acquatici conformemente agli obiettivi di qualità fissati dalle Direttive Europee 2000/60/CEE (direttiva quadro nel settore delle risorse idriche) e 91/271/CEE (Concernente il trattamento delle acque reflue urbane). In ambito urbano le sorgenti che causano l alterazione della qualità delle acque meteoriche di dilavamento possono essere distinte in sorgenti diffuse sul territorio (rete stradale, parcheggi, etc.) e sorgenti puntuali come nodi infrastrutturali e 8

9 piazzali di siti produttivi, nelle quali la tipologia di carico inquinante è fortemente vincolata alla specifica attività svolta. Normativa art. 113 del Decreto Legislativo 03 Aprile 2006 n 152 parte III (Disposizioni sulla tutela delle acque dall inquinamento) afferma che le acque vanno disciplinate Direttiva Comunitaria n 91/271/CEE (Trattamento delle acque reflue urbane) Direttiva Comunitaria n 91/676/CEE (Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia), entrambe recepite dallo stato italiano, affermano:...ai fini della prevenzione di rischi idraulici ed ambientali, le regioni, previo parere del Ministero dell ambiente e della tutela del territorio, disciplinano e attuano: a) le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento provenienti da reti fognarie separate; b), ecc.. Descrizione e Funzionamento Vasca di Prima Pioggia A causa delle interazioni tra precipitazione, atmosfera e superfici dilavate, particolare rilevanza ambientale assumono le cosiddette acque di prima pioggia: esse sono costituite dal volume d acqua meteorica di scorrimento defluito durante la prima parte della precipitazione. Tale frazione di pioggia è caratterizzata da elevate concentrazioni di sostanze inquinanti e richiedono particolari procedure di smaltimento. La necessità di avviare al 9

10 trattamento le acque di prima pioggia richiede la predisposizione di opportuni volumi di immagazzinamento, vasche di prima pioggia, che consentano di immagazzinare tali acque onde rispettare le ridotte portate che caratterizzano normalmente gli impianti di depurazione. Le cosiddette acque di prima pioggia vengono quantificate considerando un altezza di pioggia di 5 [mm] sulla superficie considerata. Il volume così ottenuto viene convogliato alla fase di depurazione, costituita da una o più vasche di accumulo e sedimentazione e da un trattamento specifico per la rimozione degli oli e degli idrocarburi. Le acque in eccesso (di seconda pioggia) vengono invece convogliate direttamente all uscita dell impianto tramite una tubazione di by-pass. Il trattamento delle acque di prima pioggia prevede un sistema di dissabbiatura e disoleatura. Le acque di prima pioggia vengono convogliate tramite un pozzetto di by-pass (separatore acque di prima pioggia dalle acque di seconda pioggia) in apposite vasche dette Vasche di prima pioggia. Il sistema di trattamento prevede 3 fasi distinte: 1. Separare tramite un pozzetto scolmatore le prime acque meteoriche, che risultano inquinate, dalle seconde; 2. Accumulare temporaneamente le prime acque meteoriche molto inquinate perché dilavano le strade ed i piazzali, per permettere, durante il loro temporaneo stoccaggio, la sedimentazione delle sostanze solide; 3. Convogliare le acque temporaneamente stoccate ad una unità di trattamento per la separazione degli idrocarburi. 10

11 Nella pratica corrente, le acque di prima pioggia vengono separate da quelle successive (seconda pioggia) e rilanciate all unità di trattamento (Dissabbiatori, Disoleatori, etc) tramite un bacino di accumulo interrato di capacità tale da contenere il volume d acqua corrispondente ai primi 5mm di pioggia caduta sulla superficie scolante di pertinenza dell impianto. Il bacino è preceduto da un pozzetto separatore che contiene al proprio interno uno stramazzo su cui sfiorano le acque di seconda pioggia dal momento in cui il pelo libero dell acqua nel bacino raggiunge il livello della soglia dello stramazzo. Nel bacino è installata una pompa di svuotamento che viene attivata automaticamente dal quadro elettrico tramite un microprocessore che elabora il segnale di una sonda rivelatrice di pioggia installata sulla condotta di immissione del pozzetto. Alla fine della precipitazione, la sonda invia un segnale al quadro elettrico il quale avvia la pompa di rilancio dopo un intervallo di tempo pari a 96 h meno il tempo di svuotamento previsto. Se durante tale intervallo inizia una nuova precipitazione, la sonda riazzera il tempo di attesa. Una volta svuotato il bacino, l interruttore di livello disattiva la pompa e il sistema si rimette in situazione di attesa. Dimensionamento Impianto di prima pioggia La quantificazione delle portate di pioggia riveste una importanza determinante per il dimensionamento dei collettori e delle relative opere di trattamento. Tale quantificazione può essere calcolata e verificata tramite diverse teorie e modelli. 11

12 Trattazione teorica per la determinazione dell afflusso meteorico con conseguente studio idrologico delle piogge intense. Il calcolo del volume delle acque di prima pioggia, può essere calcolo con uno seguenti metodi: a) Metodo del tempo di corrivazione; b) Metodo del tempo di prima pioggia; c) Metodo dell altezza di prima pioggia La determinazione del volume delle acque di prima pioggia in rapporto alle superfici scolanti, è stato ottenuto utilizzando il metodo dell altezza di prima pioggia. Attraverso i cataloghi dei costruttori si è determinata la dimensione della vasca idonea al volume richiesto, in particolare si è scelto una vasca avente le seguenti dimensioni utili ( L x B x H ): mm 7500 x 2500 x2500. L impianto per il trattamento delle acque di prima pioggia è stato specificatamente dimensionato sulla base del decreto legislativo n 152/06. 12

13 L impianto di accumulo acque di Prima Pioggia è realizzato con una cisterna a pannelli assemblate in base rettangolare, verificate per carichi stradali ed azioni sismiche secondo il DM 14/1/2008, completo di: accumulo e dissabbiatura della acque di prima pioggia, pozzetto di bypass prefabbricato in c.a.v, innesti di collegamento in pvc, solette di copertura prefabbricate in c.a.v.con ispezioni a passo d uomo e chiusini in ghisa di idonea classe. La cisterna è equipaggiate all interno con sensore di pioggia, valvola antiriflusso, elettropompa sommergibile trifase di sollevamento acque stoccate, regolatore di livello a galleggiante, quadro elettrico di comando a programmazione logica controllata (PLC). L impianto è dimensionato secondo nel rispetto del D.Lgs n. 152 del 3/4/2006. Impianto Disoleatore - classe1 Normativa 13

14 Gli impianti di separazione dei liquidi leggeri (ad esempio benzina, petrolio e derivati), detti comunemente disoleatori, sono attualmente regolamentati dalla norma UNI EN 858 parte 1 e 2. Essa raccomanda l impiego dei disoleatori per il trattamento delle acque di scarico in tutte le attività che producono reflui oleosi o dispongono di piazzali inquinati da residui oleosi per i quali sorge l obbligo del trattamento delle acque meteoriche di dilavamento. Rientrano in questa categoria le officine meccaniche, i distributori di carburante, gli autolavaggi, i depositi, i parcheggi di autoveicoli, le strade, ecc. Tutti i disoleatori della serie sono certificati sulla base delle risultanze delle prove previste dalle citate norme. In particolare: il calcestruzzo ed i ferri di armatura delle cisterne sono stati sottoposti alle prove specificate dal punto 8.1 della UNI EN con risultati conformi ai requisiti richiesti dal punto 6.2 della stessa norma; tutte le tipologie delle cisterne impiegate sono state sottoposte con esito positivo alle prove di tenuta all acqua specificate dal punto 8.2 della UNI EN 858-1; i dispositivi di chiusura automatica sono stati sottoposti alle prove specificate dal punto della UNI EN con risultati conformi ai requisiti richiesti dal punto della stessa norma; i diametri nominali delle tubazioni ed i volumi sono conformi ai limiti previsti rispettivamente dal prospetto 2 della UNI EN e dal prospetto 5 della UNI EN 858-2; le dimensioni nominali dei disoleatori sono state determinate sulla base di prove effettuate tramite le apparecchiature 14

15 specificate dal punto della UNI EN seguendo la metodologia di prova prevista dalla stessa norma. La scelta delle dimensioni nominali dei disoleatori per le specifiche applicazioni deve essere effettuata seguendo la metodologia di calcolo descritta dal punto 4.3 della UNI EN Descrizione - Funzionamento - Dimensionamento Il disoleatore provvede alla rimozione dalle acque delle sostanze fangose ed oleose mediante l impiego di una singola cisterna. Così equipaggiata la cisterna opera due processi: sedimentazione e separazione. Il primo è preposto alla separazione ed accumulo dei solidi sedimentabili (fango, limo, sabbia, ecc.), mentre il secondo provvede alla separazione ed accumulo delle sospensioni oleose (oli, idrocarburi, ecc.). Il disoleatore dispone di una valvola a galleggiante per la chiusura automatica in caso di eccesso di olio all interno del separatore. Il disoleatore è di classe 1 (separatore coalescente secondo la definizione della tabella 1 della innestato alla condotta di uscita dal separatore. Così conformato, il disoleatore opera come segue: Le acque da trattare si immettono nel disoleatore dove i solidi sedimentabili si depositano sul fondo mentre l acqua decantata e le sostanze leggere risalgono in superficie. L acqua chiarificata sottostante attraversa il filtro a coalescenza e si immette nella condotta di scarico. Durante l attraversamento del filtro le microparticelle 15

16 oleose sfuggite al galleggiamento e trascinate dall acqua coalescono, formando sospensioni più consistenti che si separano risalendo in superficie. Se lo spessore dello strato di olio galleggiante supera il limite previsto dalla norma ( punto UNI EN ), la valvola a galleggiante si chiude. Quando la cisterna è piena occorre provvedere alla estrazione e all allontanamento dell olio contenuto tramite autospurgo. Periodicamente è necessario effettuare il contro lavaggio del filtro con acqua corrente. Nelle condizioni di carico compatibili con la sua dimensione nominale, il disoleatore è in grado di rimuovere le sostanze oleose presenti nell acqua fino ad un contenuto dell olio residuo non superiore a 5 mg/l. 16

17 La scelta del disoleatore di classe I ( dotato di filtro a coalescenza ) consente di recapitare il refluo in corso idrico superficiale, in quanto è rispondente ai limiti più restrittivi della colonna 1 della tabella 3 D.lgs 152/06 ). L impianto di separazione idrocarburi di origine minerale (classe 1), è realizzato con cisterna monolitica a base circolare, prefabbricata in c.a.v. di classe Rck 40 Mpa, verificata per carichi stradali ed azioni sismiche secondo il DM 14/1/2008, completa di soletta di copertura prefabbricata in c.a.v. carrabili, predisposte per ispezioni a passo d uomo e chiusini in ghisa di idonea classe. Le cisterne sono equipaggiate con filtro a coalescenza rigenerabile, otturatore di sicurezza a galleggiante. L impianto è dimensionato secondo nel rispetto del D.Lgs n. 152 del 3/4/2006 art. 113 parte III, prodotto, controllato e certificato a norma UNI EN 858 e dotato di marcatura CE. 17

18 L impianto è idoneo al trattamento delle acque meteoriche contenenti idrocarburi di origine minerale. L impianto è costruito da azienda in possesso di Certificazione di Sistema di Qualità Aziendale UNI EN ISO 9001:2008 certificato ICMQ. IMPIANTO ELETTRICO L impianto elettrico sarà realizzato in conformità a quanto prescritto dalla normativa vigente per i luoghi aventi la predetta destinazione. L intero complesso industriale sarà dotato di una allaccio alla rete dell Ente Distributore; dal punto di ingresso, che sarà concordato con lo stesso Ente, partirà la linea interrata di alimentazione, protetta mediante tubazioni in polietilene a doppio strato corrugati all esterno, che raggiungerà il quadro generale posto all interno della struttura produttiva. Nell impianto elettrico saranno previste le necessarie alimentazioni per gli utilizzatori e per l illuminazione sia ordinaria che di emergenza. L impianto di terra generale sarà realizzato mediante l infissione nel terreno di un numero adeguato di picchetti in acciaio zincato, collegati tra loro mediante una treccia in rame nuda; ad esso si collegheranno tutti i collettori previsti IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE Previsto esclusivamente per la struttura che ospita gli uffici, sarà del tipo con unità esterna a volume refrigerante variabile, condensata ad aria, ad espansione diretta, del tipo ad inverter a pompa di calore, a gas 410A, collegabili fino a 5 unità 18

19 interne, quest'ultime del tipo a vista sia a pavimento che a soffitto IMPIANTO ANTINCENDIO L intera struttura produttiva sarà protetta con mezzi portatili di estinzione incendi. Le apparecchiature e gli impianti di estinzione saranno realizzati e installati a regola d'arte. Estintori Gli estintori portatili saranno conformi alla normativa vigente; il numero e la capacità estinguente degli estintori portatili risponderà ai criteri stabiliti al punto 5.2 dell allegato V al decreto del Ministro dell interno 10 marzo 1998 (Supplemento ordinario Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 1998), con riferimento ad attività a rischio di incendio elevato. Gli estintori saranno inoltre ubicati in posizione facilmente accessibile e visibile, distribuiti in modo uniforme nell area da proteggere, lungo le vie di esodo ed in prossimità delle aree e impianti a rischio specifico. Reti idranti L intera struttura produttiva sarà dotata di apposita rete idranti esterni secondo quanto nel seguito precisato. Per quanto riguarda i componenti degli impianti, le modalità di installazione, i collaudi e le verifiche periodiche, le alimentazioni idriche e i criteri di calcolo idraulico delle tubazioni, si applicano le norme di buona tecnica vigenti. Le caratteristiche prestazionali e di alimentazione sono quelle definite per la protezione interna dalla norma UNI con riferimento al livello di rischio 3. 19

20 La rete idrica antincendio è stata calcolata prevedendo la contemporaneità di utilizzo di quattro idranti idraulicamente più sfavoriti. L alimentazione della rete avverrà attraverso un gruppo antincendio costituito da una motopompa, da un elettropompa di riserva e dalla pompa pilota. Il gruppo antincendio preleverà l acqua dalla riserva idrica antincendio di seguito descritta. Riserva idrica antincendio Ad alimentare la rete antincendio dell intera struttura produttiva si provvederà per una riserva idrica da 120 mc di volume utile, costituita da quattro serbatoi interrati della capacità idrica cadauno di 30 mc. IMPIANTI DI RIVELAZIONE, SEGNALAZIONE E ALLARME Generalità Nella struttura destinata sarà prevista l'installazione di segnalatori di allarme incendio del tipo a pulsante manuale opportunamente distribuiti ed ubicati, in ogni caso, in prossimità delle uscite; inoltre sarà previsto impianto fisso di rivelazione e segnalazione automatica degli incendi in grado di rilevare e segnalare a distanza un principio di incendio. Caratteristiche L'impianto di rivelazione, segnalazione e allarme sarà progettato e realizzato a regola d'arte secondo le vigenti norme di buona tecnica. La segnalazione di allarme proveniente da uno qualsiasi dei rivelatori determinerà una segnalazione ottica ed acustica di 20

21 allarme incendio nella centrale di controllo e segnalazione, che sarà ubicata in ambiente presidiato. L'impianto consentirà l'azionamento automatico dei dispositivi di allarme entro tempi determinati: un primo intervallo di tempo dall'emissione della segnalazione di allarme proveniente da due o più rivelatori o dall'azionamento di un qualsiasi pulsante manuale di segnalazione d'incendio; un secondo intervallo di tempo dall'emissione di una segnalazione di allarme proveniente da un qualsiasi rivelatore, qualora la segnalazione presso la centrale di controllo e segnalazione non sia tacitata dal personale preposto. I predetti intervalli di tempo saranno definiti in considerazione della tipologia dell'attività ed i rischi in essa esistenti, nonché di quanto previsto nel piano di emergenza. Ai fini dell'organizzazione della sicurezza, l'impianto di rivelazione consentirà l'attivazione automatica delle seguenti azioni: chiusura porte tagliafuoco; disattivazione elettrica degli impianti di ventilazione e/o condizionamento ; attivazione dei sistemi antincendi automatici. Sistemi di allarme Generalità La struttura sarà dotata di un sistema di allarme in grado di avvertire le persone presenti delle condizioni di pericolo in caso di incendio allo scopo di dare avvio alle procedure di emergenza nonché alle connesse operazioni di evacuazione. Saranno installati 21

22 dispositivi ottici ed acustici in grado di segnalare il pericolo a tutti gli occupanti dell'edificio. La diffusione degli allarmi sonori avverrà tramite un sistema di altoparlanti. Segnaletica di sicurezza Saranno osservate le disposizioni sulla segnaletica di sicurezza: D.Lgs. n.81/2008 e s.m.i.. Sarà esposta idonea cartellonistica che riproduce le uscite di sicurezza e i relativi percorsi di esodo, i punti di raccolta e gli spazi calmi, l'ubicazione dei mezzi fissi e portatili di estinzione incendi, i divieti di fumare ed usare fiamme libere, i pulsanti di sgancio dell'alimentazione elettrica, i pulsanti di allarme. SISTEMAZIONE ESTERNA L area esterna sarà delimitata per due lati da una recinzione in conglomerato cementizio armato dell altezza di circa m 2.20; l ingresso al complesso produttivo è previsto per mezzo di due cancelli in ferro carrabili. Il piazzale dell intera struttura sarà: in parte del tipo industriale a spolvero eseguito con calcestruzzo a resistenza caratteristica, Rck 25 N/mm², lavorabilità S3, spolvero con miscela di 3 kg di cemento e 3 kg di quarzo sferoidale per m², fratazzatura all'inizio della fase di presa fino al raggiungimento di una superficie antisdrucciolevole ed omogenea; inoltre è prevista la successiva delimitazione di aree di superficie 9 a 12 m² realizzata con l'esecuzione di tagli longitudinali e trasversali, di profondità pari ad un terzo dello spessore complessivo della pavimentazione e larghi 0,5 cm, 22

23 successivamente sigillati con resine bituminose per uno spessore di 10 cm; in parte masselli di calcestruzzo vibrocompresso a doppio strato, a norma UNI 9065 parti I, II, III, compresa la stesa di un riporto di circa 3-5 cm di sabbia, il taglio e lo spacco dei masselli non inseribili interi, la compattazione dei masselli a mezzo piastra vibrante, la sigillatura a finire dei giunti fra singoli masselli costituita da una stesura di sabbia fine e asciutta: spessore 8 cm, base 20 cm, altezza 16,5 cm. La delimitazione dell area verde avverrà per mezzo di cordoli in calcestruzzo di colore grigio, delle dimensioni di cm 8 10x25x100, posati su letto di malta di cemento tipo 32.5, compresi rinfianco e sigillatura dei giunti. SUPERAMENTO ED ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE La progettazione dell edificio è stata improntata al pieno rispetto dei requisiti di adattabilità previsti dalla legge art. 82, comma 4 del D.P.R. 380/01 e s. m. ed i.. Dagli schemi progettuali allegati si evince che non sono presenti vincoli strutturali all interno della struttura tali da impedire la fruizione dei locali quali uffici, servizi igienici, disimpegni atti a consentire la rotazione di carrozzelle, e qualunque adattamento necessario a consentire il posizionamento di mezzi ausiliari per l utilizzo dei locali da parte di portatori di handicap. Tutte le porte hanno una larghezza minima di mt. 0,80 e consentono l accesso o la visibilità dei locali. 23

24 Gli interruttori ed i comandi principali sono posti ad altezza tale da essere raggiungibili da persone portatori di handicap non erette. Tutti gli accessi alla struttura presentano una pendenza inferiore all 8%; inoltre è previsto nell area di parcheggio un posto auto riservato ai portatori di handicap. CONCLUSIONI L intera progettazione è stata formulata ponendo particolare cura nelle scelte delle soluzioni architettoniche - strutturali e dei materiali, al fine di conseguire un inserimento plani - volumetrico che rispetti l ambiente nel quale sarà ubicato il complesso produttivo. Il Professionista Ing. Francesco LORENZO 24

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