MONTAGNE DI UNA VITA

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Rebecca Tonelli
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2 MONTAGNE DI UNA VITA

3 Art Direction Sergio Pappalettera /Studio Prodesign Progetto Grafico e impaginazione Daris Diego Del Ciello Art Director Copertina Francesca Leoneschi Proprietà letteraria riservata 2015 RCS Libri S.p.A. Milano ISBN Prima edizione: settembre 2015 Tutti i documenti e le immagini di questo volume sono pubblicati per gentile concessione della famiglia Bonatti. L editore ha fatto il possibile per reperire i proprietari dei diritti, rimane a disposizione per gli adempimenti d uso.

4 Walter Bonatti Montagne di una vita a cura di Angelo Ponta

6 PREFAZIONE di Angelo Ponta LE IMPRESE E IL RACCONTO Si è soliti dividere la biografia di Walter Bonatti in tre fasi: quella dell alpinismo, che va dal 1949 al 1965; quella del giornalismo d esplorazione, dal 1965 al 1978; e quella (un po ) più privata, ovvero gli anni trascorsi, fino alla morte, accanto a Rossana Podestà. Furono, in effetti, vite diverse, e chi scorre l iconografia avventurosa bonattiana se ne rende conto presto: dalle epiche foto in bianco e nero dell alpinista abbarbicato a un muro di roccia o ghiaccio, stravolto da una bufera o slanciato in arrampicata con chiodi e corde di canapa, si passa quasi d improvviso alle vivaci immagini dell esploratore a torso nudo, machete in pugno, immerso nel verde di una foresta o nei fumi di un vulcano, in un villaggio dell Amazzonia o nella capanna di un cercatore d oro. Cambiano radicalmente ambienti, colori e situazioni, come anche le suggestioni, le emozioni, i rimandi letterari. Quel che non cambia, come sappiamo, è lo spirito con cui Bonatti attraversa i suoi trent anni gloriosi di alpinista ed esploratore. Ma un altro filo corre lungo quei decenni e si prolunga ai successivi, caratterizzando l intera sua vita: quello della narrazione. Bonatti fu un comunicatore, sempre e da subito. Dal primo articolo pubblicato nel 1950 su Giovane montagna, dedicato alle Grandes Jorasses, alla salita sul Dru raccontata (e fotografata) per Epoca nel 1955, dimostrò presto di voler imparare l arte della scrittura non meno di quella dell arrampicata. E, prima di quanto si creda, iniziò anche la sua attività di conferenziere: sono del gennaio-febbraio 1956 le prime serate dedicate al Dru, e già dal 1958 gli incontri si fanno più numerosi: ci sono da raccontare il Cerro Torre ( 70 diapositive e filmati per un totale di 90 minuti, riportano le cronache) e il G4 ( 200 diapositive! ). 7

7 Poi la fama crebbe, le imprese si fecero innumerevoli, a quelle alpinistiche si aggiunsero le avventure attorno al mondo, gli articoli si trasformarono in libri. Ma le conferenze non cessarono mai: l ultima di cui abbiamo notizia è del 2010, l anno prima della morte. Bonatti girava l Italia (e non solo) con il suo proiettore e i rulli per le diapositive, modulando le proprie serate in funzione del tempo a disposizione, del pubblico, del tema: le conferenze più esaustive, quelle che comprendevano l alpinismo e l esplorazione, potevano toccare le 400 foto. Naturale, quindi, che Bonatti portasse con sé anche dei testi dattiloscritti, che gli servivano da traccia e da promemoria: quei testi, e quelle immagini, sono ancora nel suo archivio, e con un po di pazienza le conferenze di Bonatti possono quindi essere ricostruite. La più famosa fu senza dubbio Le mie montagne, titolo anche del suo primo libro (1961), le cui storie passarono in parte in I giorni grandi (1971, dedicato a Reinhold Messner) per essere poi riordinate, selezionate e fatte confluire in Montagne di una vita. La decisione di illustrare questa nuova edizione con le foto di quella conferenza è quindi motivata, oltre che dalla storia che le lega, dal desiderio e dal piacere di restituire agli appassionati di Bonatti un nuovo frammento della sua memoria. Le immagini di questo volume sono quelle che lui proiettava al suo pubblico, comprese le foto delle cime sulle quali aveva tracciato, a mano, i percorsi delle proprie scalate: per esempio, quello sul Pilone Centrale a pagina 209, il Cervino a pagina 280, il Dru a 111, le Grandes Jorasses a Dove possibile, in funzione di didascalie abbiamo utilizzato proprio le righe dei suoi dattiloscritti, battute sulla macchina per scrivere modello Everest K2, regalatagli a Monza nel 1954, che Bonatti usò per tutta la vita. Ne risulta una narrazione per immagini che corre parallela al testo del libro. Parallela, non sovrapposta: il racconto scritto ha ritmi e lunghezze diverse da quello della conferenza, e graficamente sarebbe stato penalizzante costringerli a coincidere. Per molte ragioni, che sarebbe superfluo riassumere qui, Bonatti nel 1965 decise che fosse tempo di respirare aria nuova, e di abbandonare l alpinismo. La fretta che lo spinse ad affrontare da solo il Cervino fu dovuta anche a questo: Walter voleva chiudere, il centenario era un occasione ghiotta, l inverno non sarebbe durato ancora a lungo, lo Yukon già lo attendeva... Si lanciò, e concluse con un exploit la storia delle sue montagne, delle montagne di una vita. I capitoli che seguono quell avventura, in questo libro, raccontano solo le ragioni di un addio, la cronaca di una serena cavalcata solitaria sull amato Bianco e di un escursione in Patagonia, oltre a una riflessione sul passato. Le montagne di una vita sono ormai, per Bonatti, quelle di una vita precedente. Senza rimpianti, senza nostalgie. 8

8 NOTA PER IL LETTORE Non tutte le storie che compongono Montagne di una vita furono portate da Bonatti in conferenza. Il drammatico Natale sul Monte Bianco, per esempio; ma anche al Pilastro Rosso di Brouillard e al Rondoy Nord furono dedicati solo pochi accenni. Per compensare tali carenze abbiamo inserito in alcuni capitoli le foto (provenienti sempre dall archivio Bonatti) che lui utilizzò in articoli, libri o in altre occasioni. In questi casi, le didascalie si trovano in fondo al volume, assieme alle note. Per il resto, si sono naturalmente conservati i titoli e la sequenza cronologica che Bonatti diede ai capitoli del libro originale: abbiamo solo accostato in un unica trattazione fotografica i due brevi testi introduttivi ( Preliminari e Gli inizi ) e le due scalate sulle Grandes Jorasses, per la continuità che questi racconti avevano anche in conferenza. 9

10 Prime arrampicate 1948

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