Fig. 13 Pianta relativa alla prima fase edilizia del palazzo (XIV secolo).
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- Riccardo Damiano
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1 IL PRIMO ASSETTO EDILIZIO DEL PALAZZO. UNA STRUTTURA FUNZIONALE PRIMA CHE RESIDENZIALE IN STRETTO RAPPORTO CON IL SISTEMA GEOMETRICO GENERATORE DELLA CITTÀ 1. Il nucleo originario del Palazzo Pretorio, la cui edificazione si estende come vedremo per tutta la prima metà del XIV secolo, è delimitato dai pilastri ottagonali in arenaria, fondati su plinti troncopiramidali in conglomerato di malta, ciottoli e pezzame di pietre, fino a quota -220/270 cm dal piano di calpestio attuale. I pilastri sono di dimensioni omogenee e si alzano su basamenti quadrangolari (dimensioni 64x62 cm) sempre in arenaria; due soltanto (US 81 e 329) si presentano di dimensioni maggiori, con basamento rettangolare (cm 95x62 e 100x63 rispettivamente) e con plinti più ampi. Questa diversità è probabilmente da imputare a funzioni statiche, in due punti ritenuti critici per la costruzione dell'edificio (fig. 13). Tra pilastro e pilastro arcate in conci squadrati, sempr e di arenaria, impostate su capitelli quadrangolari dagli angoli smussati, sostengono una muratura analoga (US 1700), ampiamente rimaneggiata nel corso dei restauri degli anni '30. L'esterno del palazzo era pavimentato in ciottoli, almeno lungo tutta l'area successivamente segnata dal porticato più recente. Di questo acciottolato sono state conservate consistenti porzioni (US 1221, 1145, 1142, 754, 712, 719, 781, 865) che hanno permesso di evidenziare una sua messa in opera a quadranti, piuttosto irregolari, segnati da file di ciottoli di dimensioni maggiori, secondo un disegno non tanto collegato all'edificio, quanto, con maggiore probabilità, alla piazza circostante (fig. 14) (1). (1) Un piano pavimentale in acciottolato è stato individuato anche durante lo scavo della Porta Fiorentina (cfr. BERNARDI-CAPPELLI, 1983), pertinente alla fase d'impianto della porta stessa. 37
2 Fig. 13 Pianta relativa alla prima fase edilizia del palazzo (XIV secolo). 38
3 Fig. 14 Porzione di acciottolato (US 781) nell'angolo sud-ovest dell'area 800. Si nota il motivo a riquadri, segnato da ciottoli di maggiori dimensioni. La pavimentazione in ciottoli è stata rinvenuta anche all'interno, parzialmente nell'ambiente ad est della torre (A.4, US 244) e più integralmente negli ambienti 5 e 6 (US 460 e 621; fig. 15). Ciò può essere motivato o con la non creazione in queste due ultime aree, in fasi successive, di fosse biologiche (e quindi con la mancata asportazione del piano pavimentale) o, più probabilmente, con il fatto che queste aree esercitavano una funzione di passaggio tra esterno ed interno (una sorta di atrio o loggia) senza soluzione di continuità nella pavimentazione. I muri 82, 7, 205, 4, 65 definiscono quattro ambienti a piano terra (A.3, 2, 11, 12) chiusi verso l'esterno forse da portali in legno legati a stipiti in muratura addossati ai pilastri (2). (2) Ciò può essere ipotizzato sulla base del rinvenimento, sul lato nord del pilastro 606 (ambiente di ingresso del palazzo, parete ovest), di un lacerto di muratura in laterizi, successivamente coperto ed obliterato dal muro di tamponamento (US 614). 39
4 Fig Particolare dell'ambiente 6 (attuale stanza d'ingresso) nella fase trecentesca. 40
5 Fig. 16 II muro 616, attestato sul pilastro 606. Non mancano comunque esempi di ambienti porticati, aperti verso l'esterno, adibiti a funzioni diverse, nella tradizione dell'architettura civile medievale. In questo caso avremmo una distribuzione funzionale degli ambienti nel palazzo tra piano terra porticato ed adibito ad attività pubbliche e piano superiore per alloggio del pubblico ufficiale fiorentino (3), riunioni del consiglio della comunità, etc. La facciata del palazzo risulta essere in questa prima fase il muro 82, mentre, in una fase immediatamente successiva (sempre all'interno del XIV secolo) si ha uno spostamento in avanti, con la creazione del muro 616/661/463, attestato sui pilastri 606/408 (fig. 16). (3) Un podestà ed una piccola guarnigione controllavano la vita politica delle "terre nuove". Sugli aspetti più propriamente istituzionali e sull'interessante passaggio delle podesterie al vicariato, si veda ANTONIELLA, 1986, p. 11 e sgg. 41
6 A nord del palazzo resta dunque uno spazio destinato ad atrio, con pavimentazione ancora in ciottoli (US 621), con uno dei riquadri però segnato in laterizi (fig. 17). La soglia 622 da accesso alla parte interna, pavimentata in mattoni (US 623; fig. 18) analogamente alla zona di risparmio attorno al pozzo da acqua (US 459). Un secondo pozzo da acqua è nell'angolo sud-ovest del palazzo (US 350). 2. Prima di giungere alla definizione edilizia qui rappresentata, è ipotizzabile un'interruzione del cantiere, nel corso dei primi decenni del XIV secolo, come sembrano avvalorare alcuni strati di terreno, con residui carboniosi, rinvenuti all'interno e all'esterno (US = 139, A.2; US 1159) al di sotto della quota dell'acciottolato(4). In questi strati sono stati rinvenuti scarsissimi frammenti ceramici di acroma depurata, grezza, maiolica arcaica (forme chiuse) e frammenti laterizi, con evidenti tracce di fuoco (fig. 19). La supposta interruzione e l'eventualità di un episodio di distruzione ancora in fase di cantiere, trovano del resto una precisa cornice storica nelle vicende della "terra nuova" nel corso della prima metà del XIV secolo, quali l'assedio di Enrico VII (5). Più in generale la scarsità dei reperti pertinenti alla prima metà o ai primi due terzi del XIV secolo, confrontata con la ricchezza e la varietà del materiale delle fasi successive, sembra essere indice del fatto che ancora nel palazzo non si svolgesse una vita quotidiana organizzata o che comunque questa abbia subito pause ed interruzioni. 3. Un problema aperto resta quello della torre, il cui deposito non è stato ancora indagato. Di certo, la costruzione attuale è frutto di un rifacimento da collocare probabilmente nella prima metà del XV secolo, stando ad un documento del 1427 che attesta uno stanziamento di 500 fiorini d'oro «per fare la torre dell'orologio» (6). (4) Una simile stratigrafia è documentata anche al di sotto dell'acciottolato nell'area della Porta Fiorentina. Cfr. BERNARDI-CAPPELLI, cit., p (5) Sull'episodio cfr. DAVIDSOHN, 1960, IV, p. 666, secondo il quale l'imperatore fece dare alle fiamme e distruggere le opere di fortificazione. (6) ASF, Catasto 114, c Dobbiamo l'informazione a Giovanni Roncaglia che sta svolgendo indagini d'archivio specificatamente dirette all'acquisizione di dati sul palazzo e le sue vicende edilizie. 42
7 Fig. 17 Il riquadro in laterizi al centro dell'acciottolato della stanza d'ingresso. Fig. 18 Pavimentazione in cotto (US 623, ambiente 6) databile alla fine del XIV secolo. 43
8 Prima di questa ristrutturazione è probabile che sul fronte sud vi fosse un avancorpo, di alzato minore dell'attuale. La struttura del palazzo, per tutto il XIV secolo, risulta essere dunque direttamente collegata all'assetto urbano della piazza e della "terra nuova" nella sua globalità. In sintesi, il suo disegno è quello di un corridoio centrale, in asse con la direttrice nord-sud che attraversa la città, e formante un elemento di continuità architettonica ed urbanistica con la porta senese (o di S. Lorenzo, ancora oggi perfettamente conservata ed inglobata all'interno dell'oratorio di S. Maria delle Grazie) e con la porta di S. Andrea (oggi scomparsa) che si apriva verso i monti del Pratomagno (7). Ai fianchi del corridoio due corpi simmetrici, porticati ed aperti al rapporto con la piazza, ne definiscono la natura di struttura funzionale più che monumentale, di incontro e di attività più che di residenza (fig. 20). Il palazzo della "terra nuova" di S. Giovanni non si sovrappone al disegno urbano, né vi si inserisce in modo laterale, silenzioso; ma vi si pone al centro, dialogando strettamente con il sistema geometrico generatore della pianta stessa della città. 4. Il palazzo, nell'assetto originario, si estendeva in altezza fino ad una quota non molto diversa dall'attuale, pur se la conformazione e l'andamento del livello di copertura dovevano essere leggermente diversificati rispetto a quelli odierni (8). Ciò che al momento possiamo affermare con certezza, è che al di sopra della muratura in blocchi di arenaria (US 1700) le pareti perimetrali del nucleo originario proseguono con un paramento in ciottoli e pietre di fiume analogo alle murature del piano terra. Nelle stanze d'angolo nord-est e nord-ovest sono emerse, (7) Non è certa la presenza, già in questa fase, del grande arco, attualmente tamponato, cui si addossa la prima rampa della scala moderna, poiché gli stipiti sembrano impostarsi sulla rasatura del muro 82 ad una quota corrispondente a quella del pavimento in cotto a lisca di pesce, pertinente alla seconda fase edilizia (vedi cap. successivo). Non è esclusa però un'altra forma di apertura / accesso che mettesse in rapporto l'ambiente 2 con il porticato d'ingresso. (8) L'indagine a livello di sottotetto è attualmente in corso ed i risultati potranno dirsi completi solo nella redazione definitiva della ricerca. 44
9 Fig. 19 Lo strato 137 (ambiente 2) caratterizzato da laterizi frammentati, con tracce di fuoco. Fig. 20 Ipotesi ricostruttiva del piano terra del palazzo nella sua prima definizione edilizia, strettamente collegata al disegno urbanistico della terra nuova". 1. Palazzo d'arnolfo; 2. via principale; 3. Porta S. Lorenzo; 4. chiesa di S. Lorenzo; 5. chiesa di S. Giovanni; 6. Porta di S. Andrea. 45
10 Fig Prospetto della parete ovest della stanza d'angolo nord-est del primo piano; in evidenza la finestra trecentesca ed i diversi strati di intonaco. dalle operazioni di stonacatura attualmente in corso, due finestre con stipiti in blocchi d'arenaria sagomati. La finestra a nord-ovest è conservata solo per una piccola porzione di stipite; quella di nord-est è invece perfettamente conservata e mostra una copertura ad arco a tutto sesto, con chiave di volta sostituita da un rimpello in laterizi. L'attuale solaio del piano di sottotetto interrompe l'altezza della finestra a livello dell'arco di copertura. Le finestre si mostrano tamponate da mattoni e malta friabile giallastra; la loro obliterazione è da collegare alle successive ristrutturazioni del palazzo, che, con la edificazione del porticato esterno e la creazione di ambienti chiusi al di sopra delle volte a crociera, ne resero superflua la presenza (fig. 21). 46
11 Più interessante invece il restauro della chiave di volta, probabilmente danneggiata dallo stesso cedimento statico riscontrato nell'arco tra i pilastri 407 e 408, di cui parleremo più avanti. Sempre nell'ambiente d'angolo nord-est del primo piano, la vuotatura delle volte del porticato esterno ha messo in luce uno strato di intonaco (US 1072), steso al di sopra della muratura in ciottoli (US 1701), di colore grigiastro, riproducente, attraverso la pittura di linee ortogonali di colore bianco, l'aspetto e l'andamento del paramento in pietra sottostante (US 1700; vedi fig. 25). Si tratta del rivestimento murario pertinente al XIV secolo; lacerti dello stesso intonaco sono stati rinvenuti a livello del sottotetto, sui lati est ed ovest del palazzo. Le "finte pietre" disegnate hanno dimensioni diversificate (h. 30; largh. 40 cm / h. 20; largh. 60 cm), ma abbiamo visto come questa diversità si riscontri anche nella muratura 1700, imitata dall'intonaco. Questa soluzione in "finta pietra" trova precisi riscontri in murature coeve in varie parti d'italia e nell'iconografia; numerosi sono inoltre i restauri tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900 che ripropongono questo tipo di intonaco dipinto sulle facciate di palazzi privati o pubblici (9). (9) Per una simile soluzione si veda l'affresco di Domenico di Bartolo, La distribuzione dell'elemosine, nella sala del pellegrinaio dello Spedale di S. Maria della Scala (Siena) e la decorazione di un ambiente trecentesco veronese in POLICANTE-FENAROLI, 1987, p. 149 e sgg. 47
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