Il governo delle reti per lo sviluppo locale in Italia e in Europa
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- Giorgiana Spinelli
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1 Il governo delle reti per lo sviluppo locale in Italia e in Europa di Patrizia Messina patrizia.messina@unipd.it Padova, Aprile 2015
2 Dal Comune alle Reti intercomunali La globalizzazione dei mercati e l economia della conoscenza richiedono un profondo cambiamento delle forme di regolazione politica: dalla «piramide» alla «rete». Globale/Locale; Mobilità/stanzialità; Flussi/Luoghi Competitività tra territori che devono essere in grado di attratte risorse (umane, finanziarie, culturali ): - potenziare le funzioni, (es. mobilità e della logistica) che consentono di governare i flussi di area vasta - per creare un ambiente favorevole allo sviluppo.
3 dal Comune alla Rete urbana policentrica Il singolo Comune, da solo, può fare poco, mentre può fare di più se si associa ad altri Comuni (sostenibilità istituzionale). È l intervento coordinato di diversi attori a produrre effetti rilevanti sullo sviluppo del territorio. La dimensione del governo della rete induce a superare i limiti di una logica burocratica-amministrativa chiusa, limitata ai soli confini amministrativi, e richiede l attivazione di reti cooperative tra territori.
4 costruire reti urbane intercomunali Da un unico centro esclusivo (città murata) alla rete policentrica È la rete dei servizi che definisce gli «ambiti territoriali» di sviluppo, non i confini amministrativi - costruire relazioni di fiducia - attorno a un progetto di sviluppo condiviso - attraverso la produzione beni collettivi relazionali per lo sviluppo locale Comunità oggi è ciò che noi decidiamo di mettere in comune
5 Riordino territoriale: normativa nazionale COMUNI Obbligo per i Comuni sotto i abitanti di associare tutte le funzioni fondamentali (3.000 abitanti per la montagna) Forme giuridiche per associare le funzioni sono: Convenzione Unione di comuni (Ente locale di secondo livello) Centralità della figura del Sindaco: - I sindaci saranno la classe politica di base del governo locale e dell ordinamento democratico e costituzionale. - Sui sindaci si appoggia non solo l amministrazione comunale, ma anche l intera organizzazione territoriale di II livello (Unione di comuni, area vasta delle Province e governo delle Città metropolitane).
6 Obbligatorietà della gestione associata Alle Regioni spetta il compito di regolare questa materia con Legge regionale L obbligatorietà cambia le dinamiche dell associazionismo delle reti volontarie che hanno caratterizzato fin ora le forme associate (Unioni, Fusioni, Convenzioni). Per i piccoli Comuni sotto i ab diventa più conveniente la fusione per uscire dall obbligatorietà dell esercizio associato delle funzioni fondamentali comunali e scegliere poi cosa associare. L unione di Comuni è un ente di secondo livello a costo zero. Solo le unioni (o i comuni) di almeno ab. possono partecipare al governo dell area vasta (Province o Città metropolitane) grandi quanto i distretti o le IPA
7 Non solo spending rewiev I costi del non «fare rete»: Indice europeo di competitività regionale: Le regioni più competitive sono quelle che hanno una maggiore capacità di governo integrato del territorio (qualità dello sviluppo sostenibile)
8 Evoluzione del numero di Comuni in alcuni paesi dell Unione Europea Paese Numero di comuni 1950 Numero comuni 1992 Evoluzione numero di comuni Numero di comuni 2010 Evoluzione numero di comuni Milioni di abitanti 2010 Densità comunale 2010 (N comuni / mill abitanti) Regno Unito (-76%) (-16%) 62,5 6,5 Danimarca (-80%) (-64%) 5,5 17,8 Paesi Bassi (-36%) (-33%) 16,6 25,9 Portogallo (+0,7%) (+0,1%) 10,6 29,1 Grecia (-0,6%) (-94%) 11,3 28,8 Svezia (-87%) (+1%) 9,3 31,2 Bulgaria (-88%) (+3%) 7,4 35,7 Belgio (-78%) ,8 54,5 Finlandia (-16%) (-26%) 5,4 63,3 Italia (+4%) (-0,1%) 60,3 134,2 Germania (16.095) (-67%) (-49%) 3 81,8 146,9 Spagna (-12%) (+0,4%) 46,5 174,5 Media UE27 18,5 178,7 Lussemburgo (-7%) (-11%) 0,5 210,0 Austria (-42%) (+2%) 8,4 280,6 Francia (-5%) (-0,3%) 64,7 567,0 Rep. Ceca (-44%) (+0,9%) 10,5 595,2
9 Master in Governo delle reti di sviluppo locale a.a. 2013/2014 Costruire reti di città e city region: lo scenario europeo Fonte: NASA 2012 Fonte: Regione Veneto PTRC 2007)
10 «Economie in cerca di città» Lo svantaggio competitivo italiano (Calafati, 2009): «In Italia non ci sono più città, ma sistemi urbani in attesa di diventare città, nei quali le città storiche si sono dissolte [...]. L Italia ha urgente bisogno di un progetto di riorganizzazione spaziale, relazionale e istituzionale del territorio che ridisegni i confini e la struttura dei suoi sistemi urbani, trasformandoli in città efficienti». Prima che un problema di confini amministrativi, quindi, è alle funzioni urbane-metropolitane che bisognerebbe guardare. Un caso esemplare: in Veneto è l area della «città diffusa» o della campagna urbanizzata del Veneto centrale, riconosciuta come Functional Urban Area (OCSE 2012), una delle aree manifatturiere più grandi del mondo, che chiede da tempo di essere governata con un progetto di sviluppo strategico di area vasta, oggi ancora diviso tra oltre 200 comuni e 4 province.
11 Dare un governo alle AREE URBANE-METROPOLITANE: in Italia e in Veneto Master in Governo delle reti di sviluppo locale a.a. 2013/2014 Indice di metropolitanità (Studio Università Milano Bicocca, dicembre 2013). Area metropolitana: ad alta ed elevata concentrazione di funzioni (residenza, produzione, servizi) e flussi (persone e merci)
12 Quale governo della rete? problemi aperti: Le reti le fanno le persone. Ciò richiede un investimento nelle risorse umane e nella formazione delle competenze di management delle reti a favore di una cultura della cooperazione. Deficit di legittimazione democratica per le reti, come enti di secondo livello (Unioni, Province, Città metropolitane). Ciò richiede un cambiamento del concetto di rappresentanza politica (bastato ancora sulla stanzialità, residenza, cittadinanza) e un potenziamento delle forme di partecipazione pubblica che dia voce ai flussi (cittadinanza attiva e mobilità).
13 Quale governo della rete? Sostenibilità Politica e Istituzionale Non c è sviluppo sostenibile senza governo dello sviluppo, non c è governo dello sviluppo senza istituzioni Sostenibilità Politica: condivisione delle decisioni attraverso la partecipazione democratica e la mediazione del conflitto per il perseguimento di obiettivi strategici. Sostenibilità Istituzionale: capacità che un istituzione ha di sopravvivere nel tempo senza erodere le risorse a sua disposizione, senza dover ricorrere al supporto esterno, svolgendo le funzioni a cui è preposta.
14 La Sostenibilità Politica-Istituzionale e reti intercomunali Sostenibilità Istituzionale: - Gestione associata dei servizi intercomunali - Reti di Comuni e reti di Città (area vasta - metropolitana) Sostenibilità Politica: - Capacità di programmazione condivisa dello sviluppo (sostenibile) di un territorio; - Partecipazione pubblica come fonte di legittimazione degli Enti di II livello: Agenda 21 locale; IPA; GAL; CLLD Sostenibilità Politica (programmazione partecipata dello sviluppo) e Sostenibilità Istituzionale (gestione dei servizi come bene collettivo e relazionale) sono due dimensioni strettamente interconnesse che devono essere perseguite insieme
15 Per una cultura della cooperazione «a rete» Se vuoi andare veloce vai da solo. Ma se vuoi andare lontano devi andare in gruppo (proverbio africano)
16 Riferimenti per approfondimenti Master in Governo delle reti per lo sviluppo locale, Università di Padova ( Bolgherini S., Messina P. (a cura di), Oltre le Province. Enti intermedi in Italia e in Europa, Padova University Press, Annoni P., Dijkstra L., EU Regional Competitiveness Index 2013, Eurpean Commission, Bruxelles, Calafati A., Economie in cerca di città. La questione urbana in Italia, Donzelli, Roma, Messina P. (a cura di) L associazionismo intercomunale. Politiche e interventi delle Regioni italiane, Padova, Cleup, Messina P. (a cura di) Reti di impresa e reti di città, Padova Cleup, Messina P., Salvato M. (a cura di), Dalla città alle reti urbane, Cleup 2007.
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