69 INCONTRO (13 Settembre 19 Settembre 2010)

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1 69 INCONTRO (13 Settembre 19 Settembre 2010) Giorno 19 del mese di Settembre, Domenica XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C) PENSIERO INTRODUTTIVO A che servono i beni di questo mondo e soprattutto a chi essi appartengono? Prima verità: tutti i beni di questo mondo sono del Signore. Noi non siamo proprietari. Siamo amministratori di beni non nostri. Seconda verità: tutti i beni di questo mondo devono essere amministrati per il bene di ogni uomo, nessuno escluso. Ogni uomo deve poter usufruire per la sua vita familiare, personale, sociale dei beni di questo mondo. Terza verità: ogni uso dei beni di questo mondo che eccede i bisogni propri della persona, o della famiglia, è un uso non buono, non santo, non giusto. È una amministrazione non secondo giustizia, perché non è secondo verità. Un esempio basta su tutti: l uso del cibo al di là della stretta necessità del corpo è un amministrazione disonesta, non onesta, non giusta. L obesità per abuso di cibo è peccato di gola. È vero peccato dinanzi a Dio e agli uomini. È vera ingiustizia. Con la virtù della temperanza, della sobrietà, della parsimonia, del risparmio in ciò che non serve al nostro corpo si può fare del bene illimitato, infinito. Sarebbe sufficiente eliminare i vizi dalla nostra vita e risolveremmo tutti i problemi della povertà, della miseria, della fame che è nel mondo. ANTIFONA D'INGRESSO Io sono la salvezza del popolo, dice il Signore, in qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò, e sarò il loro Signore per sempre. COLLETTA O Padre, che ci chiami ad amarti e servirti come unico Signore, abbi pietà della nostra condizione umana; salvaci dalla cupidigia delle ricchezze, e fa che alzando al cielo mani libere e pure, ti rendiamo gloria con tutta la nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo... PRIMA LETTURA Dal libro del profeta Amos (Am 8, 4-7) Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo le misure e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano. Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: certo non dimenticherò mai le loro opere. SALMO (Sal 112) Lo sguardo del Signore è sopra il povero. Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre. Su tutti i popoli eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria. Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra? Solleva l'indigente dalla polvere, dall'immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo. SECONDA LETTURA Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo (1 Tm 2, 1-8) Carissimo, ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla

2 con tutta pietà e dignità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l'ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo dico la verità, non mentisco, maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese. CANTO AL VANGELO Alleluia, alleluia. Gesù Cristo, da ricco che era, si fece povero, per arricchire noi con la sua povertà. Alleluia. VANGELO Dal vangelo secondo Luca (Lc 16, 1-13) In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona. SULLE OFFERTE Accogli, o Padre, l'offerta del tuo popolo e donaci in questo sacramento di salvezza i beni nei quali crediamo e speriamo con amore di figli. Per Cristo nostro Signore. DOPO LA COMUNIONE Guida e sostieni, Signore, con il tuo continuo aiuto il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti, perchè la redenzione operata da questi misteri trasforma tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore. IDEA DI CATECHESI Siamo amministratori, non padroni. Amministratori della nostra vita e di ogni bene che è stato posto da Dio nella sua creazione. La vita si amministra bene se è posta interamente nelle virtù, se è allontanata dai vizi. Superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia sono i cattivi consiglieri dell amministrazione della nostra vita. Ogni bene si amministra secondo giustizia se è usato per quel che serve. Oggi si amministra male la creazione di Dio. Nel cuore di molti c è una avidità insaziabile, una fame che non conosce alcuna sazietà. Ogni danno per cattiva amministrazione inferto alla natura si ripercuote inesorabilmente contro l uomo. Ogni ingiustizia contro la creazione si fa danno verso l uomo. Non verso colui che il danno ha provocato. Si fa danno verso tutti. Tutti soffrono per colpa di uno solo. È questa la nostra grave responsabilità nell amministrazione della nostra vita. Consegnare la nostra vita alla droga, all alcool, all insonnia della notte, al divertimento e allo spasso, al lusso, al vizio, al godimento provoca dei danni irreparabili che a loro volta diventano danni per l intera umanità. Siamo responsabili gli uni degli altri. Siamo amministratori gli uni della vita degli altri. Una decisione, un peccato non si ferma in chi la prende o in chi il peccato commette. I danni oltrepassano ogni frontiera, ogni ostacolo, ogni limite e diventano danni dell umanità intera. Siamo solidali, siamo una cosa sola nel bene e nel male. Questa coscienza dobbiamo

3 formare in noi e negli altri. Senza questa coscienza siamo distruttori della nostra vita e della vita dei nostri fratelli. È bene che ognuno lo sappia: non si possono godere i frutti dello Spirito Santo se non si appartiene allo Spirito Santo. Chi appartiene allo Spirito Santo non può appartenere al principe di questo mondo. È questa la prima legge dell amministrazione secondo verità della propria vita. VANGELO Dal vangelo secondo Luca (Lc 16, 1-13) 1 Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. L uomo ricco è Dio. L amministratore dei suoi beni è ogni uomo. Ognuno o in cose piccole o in cose grandi è amministratore dei beni di Dio. Questo amministratore è accusato presso il padrone di sperperare i suoi beni. C è un amministrazione che è condotta male. Non a beneficio del padrone, ma a suo danno. Si tratta di una cattiva amministrazione. Pensate: infiniti sono oggi gli uomini che amministrano la vita che Dio ha dato loro a danno, a rovina, per la morte e non per il bene. Si consegna la vita all alcool, alla droga, al piacere, al cibo, al gusto, al vizio per la propria morte e la morte delle persone che sovente sono e vivono con noi. Si tratta di vero sperpero dei beni di Dio, del più grande bene che il Signore ci ha concesso. 2 Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare. Il padrone interviene. Vuole porre fine a questa gestione disinvolta dei suoi averi. Chiede all amministratore che gli renda conto della sua amministrazione. Deve lasciare il suo ufficio o compito di amministratore. Anche questa è verità: c è sempre un giorno nella vita di ognuno di noi in cui il Signore ci chiama in giudizio. Ci chiama al rendimento dei conti. Questa verità è oggi negata da molti cristiani e maestri di cristianesimo. C è una cattiva, anzi pessima amministrazione della fede, della rivelazione, della stessa teologia, che fa spavento. I mali che questa cattiva amministrazione produce sono veramente incalcolabili. Per questa cattiva amministrazione si riempie la terra di infiniti guai e l inferno si colma di anime. Anche di questa cattiva amministrazione siamo responsabili dinanzi al Padrone della nostra vita. 3 L amministratore disse tra sé: Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. L amministrazione era per quest uomo l unica fonte della sua vita. Era il suo lavoro e la sua mercede.

4 A quale altro lavoro pensare per il futuro? A nessuno. Nessun lavoro reputa possibile per lui. Non può zappare la terra perché privo di forze. Non può mendicare perché si vergogna. Non c è futuro per lui? Non ci sono possibilità di sopravvivenza? Il pensiero del futuro gli fa trovare la soluzione giusta, anzi ottima. È però una soluzione di un uomo senza scrupoli. Si tratta di una soluzione disonesta. 4 So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Qual è questa soluzione disonesta? Farsi degli amici con i beni del suo Padrone. Saranno domani questi amici ad accoglierlo nella loro casa. Quest uomo usa i beni del suo padrone per il suo futuro. 5 Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone?. Pensata la soluzione, essa viene subito attuata. Chiama uno ad uno i debitori del suo padrone e ad ognuno gli fa falsificare la ricevuta a proprio vantaggio. 6 Quello rispose: Cento barili d olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta. Al primo gli decurta cinquanta barili di olio. Cinquanta sono guadagnati. 7 Poi disse a un altro: Tu quanto devi?. Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Al secondo decurta venti misure di grano. Venti sono guadagnati. E così dal primo fino all ultimo. Con questo stratagemma ognuno dei debitori del suo padrone viene fatto suo amico. Un amico è un amico per sempre. Nel momento del bisogno a lui si può ricorrere. Lui di certo aprirà la sua porta e ci renderà partecipe dei suoi beni. 8 Il padrone lodò quell amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Il padrone lode l amministratore disonesto. Non loda la disonestà dell amministratore. Questa distinzione è tutto in questa parabola. Perché lo loda? Lo loda perché è stato capace di pensarsi un suo futuro con i beni non suoi. Quest uomo usa i beni altrui per se stesso e li usa con intelligenza, scaltrezza, grande accortezza. Il padrone non loda la disonestà. Loda la scaltrezza. Infatti lo conferma la sua parola finale: I figli di questo mondo infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

5 Mentre i figli di questo mondo sono scaltri per il male, i figli della luce devono essere sapienti, accorti, intelligenti per il bene. Invece questo non lo fanno. A volte sembrano degli appisolati, dei perenni dormienti. Sembra che siano in perenne attesa di qualcosa che piova loro dal cielo. È questa la prima conclusione della parabola: Gesù vuole i suoi discepoli saggi, intelligenti, capaci di pensare, di agire, di decidere, di scegliere, di operare il bene, il meglio, l ottimo. Li vuole accorti, prudenti, intraprendenti. Non li vuole benevolmente appisolati, dormienti, abitudinari, pendolari nelle sue cose, oscillanti nel bene, incapaci di pensare e di decidere. Li vuole capaci di pensare un buon futuro per il suo regno. 9 Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Questa è la seconda conclusione della parabola: Gesù ci chiede di farci amici con i beni di questo mondo tutti i poveri della terra. I beni di questo mondo servono per un solo, unico scopo: prepararci il nostro futuro eterno. I beni non sono nostri sono di Dio. Tutto è di Dio. Ogni bene spirituale e materiale che noi possediamo. San Paolo sui beni di questo mondo insegna questa verità e riguarda in modo particolare i ricchi: Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, stimino i loro padroni degni di ogni rispetto, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. Quelli invece che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo, perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché quelli che ricevono i loro servizi sono credenti e amati da Dio. Questo devi insegnare e raccomandare. Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforme alla vera religiosità, è accecato dall orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la religione come fonte di guadagno. Certo, la religione è un grande guadagno, purché sappiamo accontentarci! Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,

6 che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio, il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l immortalità e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen. A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non essere orgogliosi, di non porre la speranza nell instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne. Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera. O Timòteo, custodisci ciò che ti è stato affidato; evita le chiacchiere vuote e perverse e le obiezioni della falsa scienza. Taluni, per averla seguita, hanno deviato dalla fede. La grazia sia con voi! (1Tm 6,1-21). Altro insegnamento di San Paolo è questo: Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele. A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode. Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto, perché impariate dalle nostre persone a stare a ciò che è scritto, e non vi gonfiate d orgoglio favorendo uno a scapito di un altro. Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l abbia ricevuto? E se l hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l avessi ricevuto? Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo. Vi prego, dunque: diventate miei imitatori! Per questo vi ho mandato Timòteo, che è mio figlio carissimo e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria il mio modo di vivere in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa. Come se io non dovessi venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d orgoglio. Ma da voi verrò presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto non già delle parole di quelli che sono gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente sanno fare. Il regno di Dio infatti non consiste in parole, ma in potenza. Che cosa volete? Debbo venire da voi con il bastone, o con amore e con dolcezza d animo? (1Cor 4,1-21). Tutto è dono. Se è dono deve servire per manifestare la gloria di Dio e per amare i fratelli.

7 Ora sappiamo a che cosa servono i beni di questo mondo e come vanno saggiamente amministrati. Questa legge vale sia per i beni materiali che per quelli spirituali. La carità, l elemosina, la solidarietà è la sola giusta legge per l amministrazione secondo verità e giustizia dei beni di Dio, di ogni bene di Dio. Non si fa il bene per filantropia. Si fa il bene per legge di vita eterna. 10 Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Ora Gesù dona la regola che serve per misurare la fedeltà in un uomo. Si parte dal poco. Se il poco è amministrato con somma fedeltà e il poco può essere per noi anche un misero soldo, con somma fedeltà saremo capaci anche di amministrare le cose importanti. Se uno sa amministrare i minuti con fedeltà, sa amministrare anche le ore, i giorni, gli anni, i secoli, l intera sua vita. Se uno è avvezzo asciupare i minuti, sciuperà di certo l intera sua vita. La fedeltà è totale. Uno non può essere fedele nel molto se è infedele nel poco. Uno non sarà mai infedele nel molto se è fedele nel poco. Vogliamo sapere qual è la nostra fedeltà nei doni di Dio? Esaminiamoci sul poco. È facile sapere se siamo fedeli nei pochi soldi, nei pochi minuti, nelle poche cose che abbiamo. Basta esaminarci su come mangiamo, come usiamo i soldi, come ci serviamo delle cose, qual è il rapporto con ogni più piccola cosa. Questa legge di Gesù è infallibile. La fedeltà nel poco manifesta la fedeltà nel molto. La fedeltà nel piccolo rivela la fedeltà nel grande. La fedeltà nel meno importante svela la fedeltà nelle cose più importanti. Osserviamo quale uso facciamo dei nostri minuti e scopriremo il grado della nostra fedeltà in ogni altra cosa. 11 Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? Ora Gesù estende la regola della fedeltà. C è una ricchezza disonesta. Qual è questa ricchezza disonesta? Quella accumulata solo per noi stessi. Quella non condivisa con i fratelli più poveri e bisognosi. Se non siamo fedeli in questa ricchezza e non lo siamo stati perché la possediamo, chi ci affiderà la ricchezza vera? Se noi vediamo una persona che è infedele a Dio nell uso delle cose di questo mondo, possiamo affidargli l amministrazione dei suoi beni eterni? Sciuperà questi come ha sciupato quelli. Si servirà male di questi come si servito male di quelli. Farà anche della ricchezza vera un uso esclusivo per se stesso. Sempre gli uomini della religione e della fede hanno usato ed usano la religione e la fede ad esclusivo servizio per il bene della propria persona.

8 Il Libro di Daniele ci rivela quest aspetto assai triste della religione: Il re Astiage si riunì ai suoi padri e gli succedette nel regno Ciro, il Persiano. Ora Daniele era intimo del re, ed era il più onorato di tutti gli amici del re. I Babilonesi avevano un idolo chiamato Bel, al quale offrivano ogni giorno dodici sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino. Anche il re venerava questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele però adorava il suo Dio e perciò il re gli disse: «Perché non adori Bel?». Daniele rispose: «Io non adoro idoli fatti da mani d uomo, ma soltanto il Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che ha potere su ogni essere vivente». «Non credi tu aggiunse il re che Bel sia un dio vivo? Non vedi quanto beve e mangia ogni giorno?». Rispose Daniele ridendo: «Non t ingannare, o re: quell idolo di dentro è d argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto». Il re s indignò e convocati i sacerdoti di Bel disse loro: «Se voi non mi dite chi è che mangia tutto questo cibo, morirete; se invece mi proverete che è Bel che lo mangia, morirà Daniele, perché ha insultato Bel». Daniele disse al re: «Sia fatto come tu hai detto». I sacerdoti di Bel erano settanta, senza contare le mogli e i figli. Il re si recò insieme con Daniele al tempio di Bel e i sacerdoti di Bel gli dissero: «Ecco, noi usciamo di qui e tu, o re, disponi le vivande e mesci il vino temperato; poi chiudi la porta e sigillala con il tuo anello. Se domani mattina, venendo, tu riscontrerai che tutto non è stato mangiato da Bel, moriremo noi, altrimenti morirà Daniele che ci ha calunniati». Essi però non erano preoccupati, perché avevano praticato un passaggio segreto sotto la tavola, per il quale passavano abitualmente e consumavano tutto. Dopo che essi se ne furono andati, il re fece porre i cibi davanti a Bel. Daniele ordinò ai servi del re di portare un po di cenere e la sparsero su tutto il pavimento del tempio alla presenza soltanto del re; poi uscirono, chiusero la porta, la sigillarono con l anello del re e se ne andarono. I sacerdoti vennero di notte, secondo il loro consueto, con le mogli, i figli, e mangiarono e bevvero tutto. Di buon mattino il re si alzò, come anche Daniele. Il re domandò: «Sono intatti i sigilli, Daniele?». «Intatti, o re», rispose. Aperta la porta, il re guardò la tavola ed esclamò: «Tu sei grande, Bel, e nessun inganno è in te!». Daniele sorrise e, trattenendo il re perché non entrasse, disse: «Guarda il pavimento ed esamina di chi sono quelle orme». Il re disse: «Vedo orme di uomini, di donne e di ragazzi!». Acceso d ira, fece arrestare i sacerdoti con le mogli e i figli, e gli mostrarono le porte segrete per le quali entravano a consumare quanto si trovava sulla tavola. Quindi il re li fece uccidere, consegnò Bel in potere di Daniele, che lo distrusse insieme con il tempio. Vi era un grande drago e i Babilonesi lo veneravano. Il re disse a Daniele: «Non potrai dire che questo non è un dio vivente; adoralo, dunque». Daniele rispose: «Io adoro il Signore, mio Dio, perché egli è il Dio vivente; se tu me lo permetti, o re, io, senza spada e senza bastone, ucciderò il drago». Soggiunse il re: «Te lo permetto». Daniele prese allora pece, grasso e peli e li fece cuocere insieme, poi preparò delle polpette e le gettò in bocca al drago che le inghiottì e scoppiò; quindi soggiunse: «Ecco che cosa adoravate!». Quando i Babilonesi lo seppero, ne furono molto indignati e insorsero contro il re, dicendo: «Il re è diventato giudeo: ha distrutto Bel, ha ucciso il drago, ha messo a morte i sacerdoti». Andarono da lui dicendo: «Consegnaci Daniele, altrimenti uccidiamo te e la tua famiglia!». Quando il re vide che lo assalivano con violenza, costretto dalla necessità consegnò loro Daniele. Ed essi lo gettarono nella fossa dei leoni, dove rimase sei giorni. Nella fossa vi erano sette leoni, ai quali venivano dati ogni giorno due cadaveri e due pecore: ma quella volta non fu dato loro niente, perché divorassero Daniele. Si trovava allora in Giudea il profeta Abacuc, il quale aveva fatto una minestra e aveva spezzettato il pane in un recipiente e ora andava a portarli nel campo ai mietitori. L angelo del Signore gli disse: «Porta questo cibo a Daniele a Babilonia nella fossa dei leoni». Ma

9 Abacuc rispose: «Signore, Babilonia non l ho mai vista e la fossa non la conosco». Allora l angelo del Signore lo prese per la cima della testa e sollevandolo per i capelli lo portò a Babilonia, sull orlo della fossa dei leoni, con l impeto del suo soffio. Gridò Abacuc: «Daniele, Daniele, prendi il cibo che Dio ti ha mandato». 38 Daniele esclamò: «Dio, ti sei ricordato di me e non hai abbandonato coloro che ti amano». Alzatosi, Daniele si mise a mangiare. L angelo di Dio riportò subito Abacuc nella sua terra. Il settimo giorno il re andò per piangere Daniele e, giunto alla fossa, guardò e vide Daniele seduto. Allora esclamò ad alta voce: «Grande tu sei, Signore, Dio di Daniele, e non c è altro dio all infuori di te!». Poi fece uscire Daniele dalla fossa e vi fece gettare coloro che volevano la sua rovina, ed essi furono subito divorati sotto i suoi occhi. (Dn 14,1-42). Ma anche il Vangelo ci manifesta questo uso cattivo della ricchezza vera che sono la fede e la religione: Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7 Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. Voi invece dite: Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c è nulla fuori dell uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall uomo a renderlo impuro». [ 16 ] Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall uomo è quello che rende impuro l uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall interno e rendono impuro l uomo». (Mc 7,1-23). Un cuore avido di guadagno disonesto rovina e manda in malora anche le cose più sante. 12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Altra regola per conoscere la fedeltà di un uomo è osservare come si comporta con la ricchezza altrui.

10 Se è infedele in questa ricchezza, affidargli la propria ricchezza è consegnarla ad una persona che in pochi istanti la sciuperà, la dilapiderà. Usate saggiamente queste tre leggi di Gesù noi saremo sempre in grado di conoscere se siamo fedeli o infedeli. Osservando ogni persona impareremo subito a sapere qual è la sua fedeltà o infedeltà dinanzi a Dio e agli uomini. 13 Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l uno e amerà l altro, oppure si affezionerà all uno e disprezzerà l altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». È questa la conclusione finale della parabola: nessuno pensi di poter servire contemporaneamente a Dio e alla ricchezza. Chi serve alla ricchezza avrà il cuore conquistato dalla ricchezza. Chi serve alle cose di questo mondo avrà il cuore conquistato dalle cose di questo mondo. Chi serve invece il Vangelo avrà il cuore conquistato dal Vangelo. Chi serve Dio avrà il cuore conquistato da Dio. Chi fa le cose del mondo difficilmente potrà fare le cose di Dio. PENSIERO CONCLUSIVO Ognuno è chiamato a fare la difficile scelta della sua vita. Ognuno può scegliere una cosa sola. Il cuore che pende per più cose è un cuore diviso. Un cuore diviso sarà conquistato dalla cosa meno faticosa, meno difficile, meno impegnativa, meno seria. Avendo il cuore conquistato da queste cose, farà anche le altre, ma le farà per necessità, le farà senza cuore, senza mente, senza spirito, senza volontà, senza impegno, senza dedizione. Se un prete ha il cuore impegnato nelle cose della materia, farà anche le cose dello spirito. Ma le farà in fretta, fuggendo, scappando, rincorrendo il tempo, non fermandosi mai un attimo per riflettere. Le farà perché costretto, ma non per amore. Le farà da distratto, non da persona attenta. Le farà con il cuore fuori della Chiesa e dell altare, perché i suoi pensieri sono altrove, sono nel mondo, perché lui è impelagato nelle cose della terra e degli uomini. La scelta è obbligatoria per tutti. A due padroni nessuno può servire. Non si può servire alla carne e allo Spirito. Non si può servire al vizio e alla virtù. Non si può servire all attenzione e alla distrazione. Non si può servire alla meditazione e contemplazione e al divertimento e svago. Non si può servire a Dio e alla ricchezza. Dobbiamo scegliere quale amministrazione vogliamo dare alla nostra vita. Tutto è dalla nostra scelta e dalla fedeltà ad essa. DIECI DOMANDE PER L APPROFONDIMENTO PERSONALE 1. Di chi sono i beni di questo mondo? 2. Chi è l uomo, ogni uomo, per rapporto ai beni di questo mondo? 3. Cosa fa l amministratore disonesto?

11 4. Cosa ammira di lui il padrone e cosa loda: la disonestà o la scaltrezza? 5. Perché i figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce? 6. Qual è la prima legge che Gesù dona per conoscere la fedeltà di un uomo? 7. Quale la seconda legge? 8. Quale la terza legge? 9. Perché non possiamo servire a due padroni? 10.Quanti peccati commetti tu ogni giorno nell amministrazione dei beni di questo mondo e anche dei beni spirituali? AFFIDAMENTO DELLA CATECHESI ALLA MADRE DELLA REDENZIONE Vergine Maria, Madre della Redenzione, Dio ti ha scelta e tu ti sei lasciata scegliere per tutti i giorni della tua vita. Alla scelta di Dio sei rimasta fedele per sempre, per tutti i giorni della tua vita. Sei stata fedelissima nelle più piccole cose e così sei stata fedelissima anche nelle grandissime cose, sempre, sempre, sempre. Donaci la tua stessa fedeltà e noi da questo istante inizieremo a servire solo al Signore come hai servito tu.

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