CAP I ASSUNZIONE DI SOSTANZE STUPEFACENTI

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1 Prefazione Questo lavoro intende offrire una panoramica completa (almeno nelle intenzioni) della normativa vigente in materia di sostanze stupefacenti o psicotrope nel suo excursus storico che ha visto l ultima tappa del suo processo evolutivo nel D.l. del n. 272 convertito nella legge n. 49 che ha profondamente innovato, anche sotto l aspetto sanzionatorio, la legge n La nuova normativa, intervenuta anche sul versante dell esecuzione penale, è chiaramente volta a favorire il recupero e la riabilitazione del tossicodipendente. Lo spunto di questo elaborato mi è stato offerto dall esperienza universitaria spagnola che ho vissuto partecipando al programma Socrates Erasmus che mi ha spinto a riprendere il filo del discorso in tema di droga confrontandolo con la normativa vigente in Spagna evidenziando gli impatti anche di natura culturale che le normative hanno nelle rispettive società. Il tema degli stupefacenti è di quelli complessi ed al tempo stesso insidiosi, come solitamente accade a quei settori normativi che intervengono su fenomeni allarmanti, delegando molto spesso alla funzione giurisprudenziale la soluzione della problematiche interpretative e di concreta applicazione. Non so se riuscirò nello scopo di essere chiaro nella mia esposizione, ma spero, al tempo stesso, di fornire un quadro di sufficiente informazione a chi voglia addestrarsi in una tematica così articolata, ricca e complessa come quella in oggetto. 1

2 CAP I ASSUNZIONE DI SOSTANZE STUPEFACENTI 2

3 1) Nozione di tossicodipendenza L attuale legislazione in materia di stupefacenti e di sostanze psicotrope non contiene una espressa definizione di sostanza stupefacente limitandosi ad indicare negli artt. 13 e 14 del d.l , n. 272 convertito dalla l , n. 49, le sostanze vietate o comunque soggette a controllo nelle due tabelle e precisamente tabella I, tabella II (sez. a, b, c, d, e) 1. La precedente normativa dettata dal DPR 309/90 prevedeva la ripartizione in sei tabelle e forniva i criteri che dovevano essere seguiti per l identificazione di ogni singola sostanza e la relativa inclusione in una delle tabelle. La vecchia legge, nelle tabelle I e III, ricomprendeva le droghe pesanti che sono in grado di produrre effetti sul sistema nervoso centrale e che hanno capacità di determinare dipendenza fisica o psichica nell assuntore: tra queste, l oppio e i suoi derivati; le foglie di coca e i suoi alcaloidi; le anfetamine ad azione eccitante sul sistema nervoso, etc. etc.. Nelle tabelle II e IV, la vecchia normativa, includeva le droghe leggere per le quali i pericoli di induzione di dipendenza fisica e psichica sono di intensità e gravità minori di quelli prodotti dalle sostanze elencate nelle tabelle I e III: tra queste la cannabis indica e i suoi derivati (hashish, marijuana) e i prodotti di corrente impiego terapeutico che, presentando nella loro composizione talune delle sostanze indicate nelle tabelle I e III possono presentare problemi di dipendenza. Nelle tabelle V e VI erano inseriti dei prodotti usati con finalità terapeutica che per il fatto di contenere talune delle sostanze di cui alle 1 Guida al diritto n. 12, 25 marzo 2006, pag

4 precedenti tabelle, possono dar luogo al pericolo di abuso ed alla possibilità di farmacodipendenza e che comunque era opportuno sottoporre a controllo da parte dell autorità amministrativa 2. La nuova normativa d.l , n. 272 convertito in l , n. 49 ha abrogato sostanzialmente la distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere, sicché gli stupefacenti sono raccolti in due tabelle delle quali la prima contiene le sostanze psicotrope in senso stretto, la seconda invece include i medicinali che contengono principi attivi stupefacenti. Secondo qualche autore una definizione sufficientemente precisa può essere trovata facendo riferimento a quella offerta dall Organizzazione Mondiale della Sanità secondo la quale vanno considerate come sostanze stupefacenti tutte quelle sostanze di origine sintetica o vegetale che agendo sul sistema nervoso centrale provocano stati di dipendenza fisica e/o psichica, dando luogo, in alcuni casi ad effetti di tolleranza (bisogno di incrementare le dosi con l avanzare dell abuso) ed in altri casi a dipendenza a doppio filo e cioè dipendenza dello stesso soggetto da più droghe 3. Viene definita droga o psicodroga ogni sostanza che, assunta in quantità relativamente piccola, è capace di modificare funzioni psichiche, nel senso di produrre stimolazione o depressione del sistema nervoso centrale o mutamenti nelle percezioni, nell ideazione, nell affettività, e, di conseguenza, è capace di modificare la tensione psichica, l umore, il pensiero, il ciclo veglia sonno. 2 In conformità con la Convenzione delle Nazione Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope adottata a Vienna il , ratificata e resa esecutiva in Italia con l , n. 328; il Ministro della Sanità vi provvedeva con decreto, di concerto con il Ministro di Grazia e Giustizia Giustizia ed il Consiglio Superiore di Sanità, come previsto dall art. 13 comma I d.p.r. 309/90. 3 Amato G. Droga ed attività di polizia, Roma 1992, pag

5 Si è anche sostenuto che possono essere considerate stupefacenti o psicotrope quelle sostanze che a) manifestano potenzialità lesive del funzionamento individuale e sociale dell individuo; b) quelle che sono suscettibili di uso e di abitudine voluttuari allo scopo di procurarsi effetti psichici di evasione dalla realtà; c) quelle che presentano attuale diffusione o pericolo di diffusione in un determinato contesto sociale 4. Talvolta si sono fatte rientrare nel concetto di droga tutte le sostanze psicoattive capaci cioè di agire sul sistema nervoso centrale e di alterare l equilibrio psicofisico dell organismo 5. Si considerano droghe le sostanze naturali o sintetiche, le preparazioni che le contengono e i loro derivati che, agendo sul sistema nervoso centrale, producono effetti psicoalteranti oppure effetti psicodepressivi o psicostimolanti insieme a probabilità di dipendenza psichica e/o fisica. Tre sono i tipi fondamentali di droghe: 1) psicolettici (psicodepressivi), ovvero sostanze che deprimono l attività cerebrale (barbiturici, oppiacei); 2) psicoanalettici (psicostimolanti), ovvero sostanze che eccitano l attività cerebrale (caffeina, cocaina, amfetamina); 3) psicodislettici (psicoalteranti), ovvero sostanze che determinano un alterazione nella percezione (cannabis, allucinogeni). Dall uso delle droghe possono derivare al soggetto conseguenze patologiche classificabili secondo quattro elementi fondamentali: 1) tossicità e cioè l abitudine ad assumere in modo più o meno continuato sostanze stupefacenti o tossiche di cui, ad un certo punto, non si può più farne a meno; 4 Bartone N., Iazzetti A., Izzo F. Stupefacenti e sostanze psicotrope, Napoli 1991, pag Garavelli M., Caselli G. Attività antidroga della polizia giudiziaria, Torino 1991, pag

6 2) tolleranza detta anche assuefazione; cioè per ottenere lo stesso effetto provato la prima volta occorre prenderne dosi sempre più abbondanti. Per questo i consumatori di droghe ne consumano sempre di più e sempre più spesso fino a superare una soglia oltre la quale non sono più in grado di vivere senza ricorrere alla sostanza; 3) dipendenza fisica e cioè lo stato patologico conseguente alla somministrazione ripetuta del prodotto che si manifesta qualora la manifestazione venga interrotta, con sintomi dolorosi (sindrome privativa o crisi di astinenza); 4) dipendenza psichica e cioè il desiderio smodato, qualche volta irresistibile, all assunzione della sostanza 6. Va sottolineato come molte droghe sono usate liberamente senza alcun controllo da parte delle autorità sanitarie o giudiziarie, come la nicotina (contenuta nel tabacco), l alcool e la caffeina (contenuta nel caffè e nel tè) altre, invece, sono incluse in speciali tabelle di controllo e possono essere utilizzate al solo scopo curativo sotto stretto controllo medico come ad esempio gli psicofarmaci; altre ancora non alcuna attività dal punto di vista medico ed il loro uso è totalmente vietato come ad esempio l eroina e la cocaina. In definitiva è possibile sostenere che non esiste una definizione unica e condivisa da tutti di che cosa sia realmente la droga. Al riguardo, comunque, si distinguono quattro ambiti di definizione: la definizione medica che, che considera droga tutte quelle sostanze che introdotte nell organismo ne modificano una o più funzioni; la definizione farmacologica, che riserva il termine droga ad una categoria di sostanze, non importa se naturali o artificiali, che vengono definite psicotrope, le 6 Giannelli G. Note sull <<uso terapeutico>> di sostanze stupefacenti, in Riv. It. Dir. e proc. pen., pag. 571,

7 quali agiscono, modificandola, sull attività mentale; la definizione legale, che è incentrata sulla presunta dannosità e pericolosità sociale delle sostanze; la definizione comune, che non ha alcun riferimento specifico e si basa su una serie di diverse ed incontrollabili informazioni e disinformazioni, i cui tratti specifici sono rappresentati dall assuefazione e dalla pericolosità 7. 7 Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, Roma 1988, pag. 9 ss.. 7

8 2) Imputabilità del tossicodipendente La nozione di imputabilità è posta dal codice penale all art. 85, il quale, dopo aver sancito il principio che Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile, stabilisce al 2 comma che E imputabile chi ha la capacità di intendere e di volere. L imputabilità costituisce una qualità, un modo di essere dell individuo, o meglio uno status della persona che coincide, secondo quanto afferma l art. 85 c.p., con la capacità di intendere e di volere concepita come sintesi delle condizioni fisio psichiche che consentono l ascrizione di responsabilità all autore di un fatto corrispondente ad una previsione legale e che rendono tale fatto un reato meritevole di tutela 8. La capacità di intendere si riferisce alla capacità del soggetto di rendersi conto del valore sociale delle proprie azioni, ossia il valore positivo o negativo che queste assumono in rapporto agli altri. Tale capacità manca, pur in assenza di una vera e propria malattia mentale, in tutte le ipotesi limite di sviluppo intellettivo così ritardato o deficitario da precludere al soggetto il potere di orientarsi nel rapporto con il mondo esterno. La capacità di volere, d altro canto, riguarda la capacità del soggetto di autodeterminarsi, controllando i propri impulsi e agendo secondo il motivo che appare più ragionevole o preferibile in base ad una concezione di valore. Esistono, infatti, delle anomalie psichiche per le quali, pure essendo normale il processo di comparazione dei valori, il 8 Pagliaro A. Principi di diritto penale, Milano, 2000, pag. 629 ss.; Fiandaca G., Musco E. Diritto penale, Bologna, 2000, pag. 287; Antolisei F. Manuale di diritto penale, Milano, 2000, pag. 607 ss.; Mantovani F. Diritto penale, PADOVA, 2001, pag. 667; Padovani T. Diritto penale, MILANO, 2001, pag. 171 ss.. 8

9 soggetto non riesce a volere in conseguenza, vale a dire in conformità del proprio giudizio. Affinché sussista l imputabilità è necessario che concorrano entrambe le capacità al momento della commissione del fatto che costituisce reato, altrimenti, se manca una sola di esse il soggetto non sarà imputabile, come accade quando egli possegga la capacità di intendere e non la capacità di volere, (ad esempio nel caso del piromane, mitomane, etc.), o, anche se più difficilmente, quando possegga la capacità di volere ma non la capacità di intendere 9. La disciplina relativa all influenza dell assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope sull imputabilità del soggetto che ha commesso il reato è contemplata dall art. 93 c.p. che rinvia agli artt. 91 e 92 c.p., nell'art. 94 c.p. e nell art. 95 c.p., che rinvia a sua volta agli artt. 88 e 89 c.p.. L art. 93 c.p. prevede l ipotesi e quindi la rilevanza penale del fatto commesso sotto l azione di sostanze stupefacenti e recita: Le disposizioni dei due articoli precedenti si applicano anche quando il fatto è stato commesso sotto l azione di sostanze stupefacenti. L art. 91 c.p. disciplina le conseguenze del fatto sull imputabilità del soggetto quando essa sia la conseguenza del caso fortuito o della forza maggiore e suona così: Non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva la capacità di intendere o di volere, a cagione di piena ubriachezza derivata da caso fortuito o da forza maggiore. Se l ubriachezza non era piena, ma era tuttavia tale da scemare grandemente, senza escluderla, la capacità di intendere o di volere la pena è diminuita. 9 Marini G. Imputabilità, in Digesto, VI, Toriono, 1992, pag. 253; Marini G., Portigliatti Barbos M. La capacità di intendere e di volere nel sistema penale italiano, Milano, 1964, pag. 47; Crespi A. Imputabilità, in Enc. dir., XX, Milano, 1970, pag. 772; Fiandaca G., Musco E. Diritto penale. Parte Generale, Bologna, 1996, 3 ed., pag

10 L ubriachezza cioè l intossicazione acuta di alcool esclude (se piena) o diminuisce (se parziale) l imputabilità soltanto se derivata da caso fortuito o da forza maggiore 10. Soltanto nel caso che l individuo, nel momento in cui ha ingerito l alcool (o la sostanza stupefacente v. art. 93 c.p.) non abbia voluto ubriacarsi, non abbia previsto di ubriacarsi e non abbia potuto nemmeno prevedere di ubriacarsi, si ha l ubriachezza accidentale, cioè dovuta al caso fortuito o a forza maggiore. Del reato commesso in stato di ubriachezza (o stupefazione) accidentale l individuo non risponde affatto (se si trattava di ubriachezza piena) o risponde con pena diminuita (se si trattava di ubriachezza semipiena ai sensi dell art. 65 n. 3 c.p.). Per sostanza stupefacente si intende quella che comunque composta produce in un determinato individuo effetti di eccitazione inebriante seguiti da obnubilazione della coscienza, stato crepuscolare, confusione o torpore o paresi mentale. Pertanto, la prova che una sostanza sia stupefacente è data dagli effetti prodotti o producibili su una determinata persona. Il combinato disposto dagli artt. 93 e 91 c.p. attribuisce rilevanza, sotto il profilo degli artt. 88 e 89 c.p., all intossicazione accidentale, cioè dovuta a caso fortuito o a forza maggiore. L art. 92 c.p. recita: L ubriachezza non derivata da caso fortuito o da forza maggiore non esclude né diminuisce la imputabilità. 10 Le indagini da svolgere per accertare se l ubriachezza è derivata o meno da caso fortuito o forza maggiore, sono le seguenti. Bisogna accertare se nel momento in cui ingerì l alcool l individuo: a) Voleva ubriacarsi (è da escludere senz altro l ubriachezza accidentale quando si accerti che il soggetto ha voluto ubriacarsi per festeggiare, ad es., una vincita al gioco); b) Prevedeva di ubriacarsi (perciò, nel caso prospettato è pure da escludere l ubriachezza accidentale quando si accerti che il soggetto ha esitato prima di bere appunto nel timore di ubriacarsi), Cfr., Codice Penale Carrabba E. F., Firenze, Laurus Ed., 1984, pag. 180 ss.. 10

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