[Estensore] Prof. Massimo Caratelli Membro designato dal Conciliatore Bancario e Finanziario

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1 composto dai Signori: Avv. Bruno De Carolis IL COLLEGIO DI ROMA Presidente Prof. Avv. Pietro Sirena Prof. Avv. Vincenzo Meli Membro designato dalla Banca d'italia [Estensore] Membro designato dalla Banca d'italia Prof. Massimo Caratelli Membro designato dal Conciliatore Bancario e Finanziario Prof. Avv. Marco Marinaro Membro designato dal C.N.C.U. nella seduta del 29/01/2013 dopo aver esaminato il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica, FATTO La ricorrente ha affermato: - che la banca resistente, in data 3 gennaio 2012, avrebbe provveduto al pagamento di n. 2 assegni bancari, dell importo di 2.150,00 ciascuno, senza aver previamente accertato che la firma di traenza apposta sui titoli fosse conforme allo specimen depositato; - che tale sottoscrizione sarebbe infatti risultata contraffatta; - che, in data 11 gennaio 2012, la ricorrente avrebbe sporto denunzia presso i Carabinieri dello smarrimento di un carnet contenente otto assegni; - che, a causa del comportamento negligente della banca resistente, sul suo conto corrente sarebbe stata illegittimamente addebitata la somma complessiva di 4.300,00. Sebbene la ricorrente non abbia espressamente formalizzato la propria domanda, dalla lettura complessiva del ricorso, nonché del reclamo che ha preventivamente sporto alla banca resistente, si desume che ella ha chiesto: - che la banca resistente sia condannata al pagamento di 4.300,00 a titolo di restituzione dell importo dei due assegni bancari di cui si è detto. Pag. 2/7

2 La banca ha resistito al ricorso, affermando: - che il ricorso sarebbe inammissibile a causa della mancata indicazione del petitum; - che, limitandosi a una esposizione dei fatti, esso non conterrebbe infatti una esplicita richiesta a codesto Arbitro; - che, in ogni caso, il pagamento dei due assegni bancari di cui si tratta, essendo stati tratti il 3 gennaio 2012 e avendo un importo inferiore a 5.000,00, sarebbe avvenuto mediante la procedura di c.d. check truncation, la quale consentirebbe alla banca girataria per l incasso di inviare alla banca trattaria un messaggio elettronico contenente le informazioni necessarie per la sua estinzione, anziché presentargli materialmente il titolo di credito; - che tale procedura sarebbe prevista da un accordo interbancario del 1 luglio 1993; - che le firme di traenza apposte sui titoli di cui si tratta recherebbero comunque il nome della ricorrente, alla quale sarebbero a un primo esame imputabili; - che, come risulterebbe dalla denuncia allegata al ricorso, la ricorrente non avrebbe correttamente custodito il proprio carnet di assegni, tant è che lo smarrimento di quest ultimo sarebbe avvenuto in luogo e data sconosciuti, ma certamente prima della negoziazione dei titoli di cui si tratta (avvenuta il 3 gennaio 2012); - che la ricorrente si sarebbe avveduta di tale smarrimento soltanto grazie alla segnalazione della banca resistente; - che la denuncia ai Carabinieri sarebbe in ogni caso tardiva e sarebbe stata comunicata alla banca resistente soltanto il 12 gennaio 2012; - che, nel tempo intercorso tra lo smarrimento del carnet e la suddetta denuncia, la ricorrente avrebbe pertanto omesso di verificare il possesso del proprio carnet; - che, anche nel caso di illegittima sottrazione dei titoli, il cliente sarebbe infatti obbligato a «custodire con ogni cura i moduli per assegni e i relativi moduli di richiesta», così come previsto nella sezione II, art.1, 2 comma del contratto di conto corrente; - che l art.1, 4 comma, del suddetto contratto di conto corrente prevederebbe che «il cliente sostiene tutte le perdite conseguenti all utilizzo illecito e o non autorizzato dei moduli per assegni». Ciò posto, la banca resistente ha chiesto: - che il ricorso sia dichiarato inammissibile per carenza del petitum; - che, in ogni caso, sia rigettato perché infondato. Pag. 3/7

3 DIRITTO In via pregiudiziale, la banca resistente ha eccepito l inammissibilità del ricorso perché privo del petitum, essendosi la ricorrente limitata a una succinta esposizione dei fatti. L eccezione è tuttavia infondata. Secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, infatti, «la nullità della citazione (o del ricorso introduttivo di controversie di lavoro) per omessa determinazione dell oggetto della domanda postula la totale omissione o la assoluta incertezza del petitum, inteso sotto il profilo formale del provvedimento giurisdizionale richiesto, e nell aspetto sostanziale, come bene della vita di cui si domanda il riconoscimento. Detta ipotesi non ricorre quando l individuazione del petitum così inteso sia comunque possibile attraverso un esame complessivo dell atto introduttivo del giudizio, non limitato alla parte di esso destinata a contenere le conclusioni, ma esteso anche alla parte espositiva, costituendo il relativo apprezzamento una valutazione di fatto riservata al giudice di merito, e non censurabile in sede di legittimità se congruamente e correttamente motivata» (ex plurimis, Cass. civ., sez. lav., 19 marzo 2001, n. 3911). Nel caso di specie, non sussiste una totale e assoluta incertezza del petitum del ricorso, poiché dal contenuto complessivo di tale atto, interpretato anche in considerazione del reclamo che lo ha preceduto, è agevole intendere che la ricorrente ha domandato a questo Arbitro la condanna della banca resistente alla restituzione della somma di 4.300,00, pari all importo complessivo dei due assegni bancari che costituiscono l oggetto della controversia. Venendo ora al merito, si deve premettere che, ai sensi dell art. 43, 2 comma, del R.D. 21 dicembre 1933, n.1736 (l. ass.), «colui che paga un assegno non trasferibile a persona diversa dal prenditore o dal banchiere giratario per l incasso, risponde del pagamento». Secondo un primo orientamento giurisprudenziale, si tratterebbe di una responsabilità oggettiva (ad es., v. Cass. civ. sez. I, 9 febbraio 1999, n. 1098; Cass. civ., sez. III, 8 novembre 2010, n ); secondo un orientamento giurisprudenziale alternativo, si tratterebbe invece di una Pag. 4/7

4 responsabilità basata sulla colpa (ad es., v. Cass. civ., sez. I, 3 aprile 1992, n. 4087; Cass. civ., sez. I, 11 ottobre 1997, n. 9888; Cass. civ., sez. III, 30 marzo 2010, n. 7618). Questo Arbitro ritiene di aderire al secondo di tali orientamenti giurisprudenziali. Trattandosi di responsabilità da inadempimento di un obbligazione contrattuale che la banca trattaria si è assunta nei confronti del traente, essa è pertanto liberata dall obbligazione di risarcimento del danno laddove dia la prova di aver adempiuto tale obbligazione con la diligenza tecnica che è richiesta dall art. 1176, 2 comma, c.c. In particolare, la diligenza che è richiesta a una banca nell adempimento delle proprie obbligazioni deve essere valutata con particolare rigore, perché è «qualificata dal maggior grado di prudenza e attenzione che la connotazione professionale dell agente consente e richiede» (Cass. civ., sez. I, 24 settembre 2009, n ). In un precedente analogo, questo Arbitro ha affermato quanto segue: «la banca, dunque, è ritenuta responsabile per aver pagato un assegno falsificato nella firma di traenza qualora la falsità sia riconoscibile dopo un diligente esame, ancorché a vista. Tali principî valgono non solo per l ipotesi in cui l assegno sia presentato dal prenditore direttamente alla banca trattaria, ma anche in quella - non è il caso di specie - in cui l assegno pervenga ad essa in sede di stanza di compensazione. In merito alla controversia in esame è di tutta evidenza che la difformità della firma rispetto a quella depositata dal cliente è rilevabile a vista, non richiedendo una indagine particolarmente complessa, e che dunque i responsabili della filiale avrebbero potuto rilevare tale difformità operando un mero riscontro tra lo specimen del cliente e la firma grossolanamente imitata apposta ai titoli all atto della presentazione» (decisione ABF, Collegio di Napoli, n.1621 del 2011). Nel caso di specie, questo Arbitro ritiene che il raffronto tra le firme di traenza dei due titoli di cui si tratta e lo specimen depositato dalla ricorrente metta in rilievo che la loro difformità era agevolmente rilevabile dalla banca resistente. Pag. 5/7

5 Questo Arbitro ritiene pertanto che la banca resistente non abbia dato la prova di aver adempiuto le proprie obbligazioni contrattuali nei confronti della ricorrente con la diligenza tecnica di cui all art. 1176, 2 comma, c.c. La banca resistente ha tuttavia obiettato che gli assegni bancari di cui si tratta sarebbero stati pagati mediante la procedura di c.d. check truncation, nella quale la presentazione materiale degli stessi sarebbe sostituita dalla ricezione di un messaggio elettronico inviato dalla banca girataria per l incasso e contenente i loro dati. L eccezione è tuttavia infondata. Si deve premettere che la procedura di troncamento dell assegno (c.d. check truncation) costituisce una forma semplificata di presentazione del titolo al pagamento, utilizzabile soltanto dalle banche alle quali l assegno sia stato girato per l incasso e soltanto per i titoli di modesto ammontare. Più precisamente essa consente alla banca negoziatrice di assegni circolari e bancari di richiederne il pagamento alla banca (emittente o trattaria) mediante l invio di un messaggio elettronico contenente le informazioni contabili relative al titolo necessarie per la sua estinzione. La trasmissione di questo messaggio alla trattaria sostituisce la presentazione dell assegno in forma cartacea o elettronica, la quale è invece prevista dalla legge (art. 31, 3 comma, l. ass.). Secondo tale procedura, pertanto, l assegno bancario non è inviato alla banca trattaria, ma è troncato presso quella negoziatrice e si presume che esso sia stato debitamente pagato: qualora la banca trattaria ometta di comunicare, entro il terzo giorno lavorativo dalla data di compensazione, il rifiuto di pagamento, le è definitivamente precluso di dare la prova che il pagamento non era dovuto e di richiederne pertanto l importo alla banca negoziatrice. Il limite di tale procedura, la quale, come la banca resistente stessa ha ricordato (p. 1 delle controdeduzioni), ha solo un fondamento negoziale, è dato dal fatto che essa non consente alla banca trattaria di verificare direttamente la regolarità formale della firma di traenza e la sua conformità allo specimen depositato dal traente. Ma ciò non può andare a discapito di quest ultimo. Secondo l orientamento già espresso da questo Arbitro, infatti, si deve rilevare quanto segue: «la check truncation comporta un vantaggio, nei termini sopra descritti, in capo alle banche, ma comporta altresì dei rischi Pag. 6/7

6 maggiori di quelli a cui si va incontro nel trattamento degli assegni secondo le procedure previste dalla legge (giacché la banca negoziatrice in relazione all assegno da incassare non invia il titolo ma trasmette soltanto un flusso di dati): è per questa ragione che l utilizzo della procedura in esame è stato limitato ai titoli di importo contenuto e le banche che hanno aderito all accordo hanno convenuto anche una forma di autoassicurazione. Il rischio non può esser fatto ricadere sul cliente, che a differenza della banca non trae da detta procedura alcun vantaggio in termini di snellezza e fluidità operativa. D altro canto, sulla banca incombe l obbligo di verifica dell autenticità della sottoscrizione degli assegni mediante raffronto con lo specimen; essa non può pretendere di sottrarsi convenzionalmente a detto obbligo, o, più precisamente, non può pretendere che la propria scelta organizzativa di avvalersi della procedura di check truncation valga a rendere legittima una clausola di limitazione dei diritti e delle azioni del cliente in caso di inadempimento oppure di adempimento parziale o inesatto dei propri obblighi. Una siffatta clausola sarebbe, infatti, comunque vessatoria ai sensi e con gli effetti di cui all art. 33, comma 2, lettera b) del codice del consumo» (decisione ABF, Collegio di Roma, n. 261 del 2010). Pertanto, in accoglimento del ricorso, questo Arbitro condanna la banca resistente al pagamento di 4.300,00. P.Q.M. Il Collegio accoglie il ricorso nei sensi di cui in motivazione. Dispone inoltre che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 7/7

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