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1 Indice Contenuti digitali disponibili nell'espansione web, scaricabili e stampabili V unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna 2 Umanesimo e Rinascimento 6 1. L umanesimo italiano La riscoperta degli antichi e la filologia Lorenzo Valla e la riforma della filosofia L Umanesimo civile Il pensiero politico e la pedagogia L Umanesimo settentrionale: Erasmo da Rotterdam Il Rinascimento: platonismo, ermetismo e dignità dell uomo Cusano: l infinito e la tolleranza religiosa Il dominio di Ermete Platonismo ed ermetismo in Ficino Pico, la «dignità dell uomo» e la polemica antiastrologica Aristotelismo e naturalismo in Pietro Pomponazzi La nuova concezione delle arti e delle tecniche L arte Leonardo da Vinci tra arte e scienza Le tecniche Montaigne e la «miseria dell uomo» L eredità dell Umanesimo e del Rinascimento 34 Sintesi Autoverifica digitale 1. Valla, Critica dello stoicismo e dell epicureismo 2. Bruni, Che cosa studiare per raggiungere l eccellenza 3. Alberti, L uomo è nato per usare i beni terreni, impegnarsi nelle opere ed essere felice 4. Bruni, La gloria di Firenze 5. Erasmo da Rotterdam, La vita è come una commedia 6. Erasmo da Rotterdam, La guerra e la pace 7. Cusano, L infinito, la conoscenza e la dotta ignoranza 8. Ficino, Contro l astrologia fatalistica 9. Pico della Mirandola, La dignità dell uomo 10. Leonardo da Vinci, Contro il negromante e l alchimista 11. Montaigne, La miseria dell uomo e gli animali 12. Montaigne, Nuovi popoli, nuove culture intrecci Il neoplatonismo rinascimentale 36 Riforma protestante e Riforma cattolica Lutero La Riforma in Svizzera: Zwingli e Calvino La riforma radicale: gli anabattisti Controriforma e Riforma cattolica Riforma, Controriforma e filosofia Cattolici e protestanti oggi 52 Sintesi Autoverifica digitale 1. Lutero, Cristo nostra giustizia 2. Lutero, Promuovere l istruzione e la scuola 3. Calvino, Il consolante pensiero della predestinazione 4. Calvino, Unità e libertà nella Chiesa 5. Gli anabattisti contro la violenza e lo Stato 6. Il concilio di Trento approva la Vulgata e la vigilanza sui commentari biblici 7. Dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione analisi d i u n p r o b l e m a Lo spirito critico 54 Il pensiero politico Niccolò Machiavelli e l arte della politica Un nuovo sguardo sulla politica Un manuale di governo: Il Principe La libertà repubblicana: i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio La fortuna di Machiavelli Jean Bodin e il potere assoluto del sovrano La nuova sovranità e la ragion di Stato Ripensare la società: l utopia L Utopia di Tommaso Moro La Città del Sole di Tommaso Campanella Il giusnaturalismo e i fondamenti della comunità politica 71 Sintesi Autoverifica digitale 1. Machiavelli, Come evitare di perdere potere 2. Machiavelli, L utilità della storia 3. Machiavelli, Elogio dei fondatori di repubbliche e condanna dei fondatori di tirannidi 4. Bodin, La sovranità 5. Moro, La tolleranza religiosa 6. Campanella, La Città del Sole 7. Grozio, Diritto naturale e diritto civile 8. Pufendorf, Dallo stato naturale allo stato civile

2 VI Indice Tra magia e filosofia della natura La magia naturale Il naturalismo di Bernardino Telesio Giordano Bruno Vita e opere Filosofia e magia Religione e morale Tommaso Campanella Vita e opere Fisica e metafisica Religione naturale e cristianesimo L eredità del pensiero magico rinascimentale 96 concetti Macrocosmo e microcosmo 77 Sintesi Autoverifica digitale 1. Agrippa, Il mago e la magia 2. Telesio, La costanza e l uniformità della natura 3. Bruno, Universo infinito e mondi innumerabili 4. Bruno, Il nuovo concetto di materia 5. Bruno, Atteone, Diana e il «furioso» 6. Campanella, Il senso delle cose 7. Campanella, Il mondo come grande animale e come libro 8. Campanella, La Città del Sole unità 1 Verifica 100 UNITÀ 2 La rivoluzione scientifica 104 La rivoluzione copernicana Copernico La fine di un mondo Tycho Brahe e la distruzione delle sfere celesti Keplero La concezione dell universo in Bruno e Campanella Innumerevoli mondi in uno spazio infinito 116 Sintesi Autoverifica digitale 1. Copernico, La dedica del De revolutionibus a Paolo III 2. Copernico, L immobilità della sfera delle stelle fisse e la centralità del Sole 3. Copernico, Il moto della Terra 4. Copernico, La sfericità dell universo e della Terra 5. Rheticus, La maggiore semplicità 6. Copernico, I sette assiomi della nuova astronomia 7. Brahe, La negazione delle sfere celesti 8. Keplero, I cinque solidi regolari e la struttura geometrica dell universo Galileo La vita, le opere, il processo Nuovi strumenti e nuove stelle La verità della Scrittura e la verità della scienza Ipoteticismo, realismo, libro della natura Le maree: la prova fisica della verità copernicana «Sensate esperienze» e «certe dimostrazioni» Due nuove scienze Interpretazioni e polemiche 132 concetti Qualità primarie e secondarie 126 Sintesi Autoverifica digitale 1. Galileo, Le novità celesti Galileo, La Natura e la Scrittura Bellarmino, La tesi del Sant Uffizio Galileo, La verità copernicana Galileo, Il linguaggio della natura Galileo, Il rifiuto del principio di autorità Galileo, Conoscenza umana e conoscenza divina Galileo, Il canto della cicala Galileo, Il testo dell abiura 10. Galileo, L esperimento del piano inclinato Bacone Arti liberali e arti meccaniche Francesco Bacone Vita e opere La rivalutazione delle arti meccaniche Idola, logica, metodo Il rifiuto della magia La Nuova Atlantide: scienza e politica Ambiguità della tecnica Scienze galileiane e scienze baconiane La magia e la scienza: un alternativa e una scelta Le accademie e la tolleranza L idea di progresso 163 Sintesi Autoverifica digitale

3 VII 1. Gli idola La nuova logica Dedalo o le arti meccaniche Accendere una luce L araldo del nuovo sapere Scienza e politica nella Nuova Atlantide analisi d i u n p r o b l e m a La ricerca scientifica 170 unità 2 Verifica 174 unità 3 Cartesio: razionalismo e meccanicismo 178 Cartesio Vita e opere L albero della conoscenza La morale provvisoria La conoscenza e il metodo Io e Dio nel Discorso Io e Dio nelle Meditazioni Il dubbio e l argomento del sogno Il Dio ingannatore e il genio maligno Io sono, io esisto L io, l evidenza e la verità Dio esiste e non mi inganna Cera, cappelli e mantelli L innatismo L esistenza di Dio e il circolo vizioso La mente, il corpo e le passioni La natura e le sue leggi Il meccanicismo Che cosa ne è stato e che cosa ne è di Cartesio 208 concetti Razionalismo 184 Atomismo e corpuscolarismo 201 Sintesi Autoverifica digitale 1. Cartesio, La morale provvisoria Cartesio, Il cogito Cartesio, La corporeità Cartesio, La macchina del mondo: la formazione del Sole e delle stelle Cartesio, La «favola» Boyle, Eccellenza della filosofia corpuscolare o meccanica 222 intrecci Realtà e illusione nell arte e nella letteratura 224 unità 3 Verifica 228 unità 4 La ragione e l esperienza 231 Hobbes Vita e opere La filosofia naturale L antropologia La filosofia politica Dopo Hobbes 248 Sintesi Autoverifica digitale 1. La concezione della filosofia La sensazione come fonte della conoscenza L «ipotesi annichilatoria» I nomi e la verità Il riso e il pianto L antropologia negativa La creazione dello Stato Il significato della parola Chiesa e i rapporti tra potere civile e potere ecclesiastico 262 Locke Vita e opere La teoria liberale dello Stato La difesa della tolleranza Il Saggio sull intelletto umano Il rifiuto del dogmatismo innatistico Le idee e l esperienza Le parole La conoscenza e la probabilità Locke: non soltanto autore del Saggio sull intelletto umano 282 concetti Liberalismo 266 Empirismo 274 Sintesi Autoverifica digitale 1. La società politica La tolleranza La separazione tra Stato e Chiesa La mente è un foglio bianco L identità personale 290 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education, Milano

4 VIII Indice analisi d i u n p r o b l e m a La tolleranza 292 Spinoza Vita e opere La ricerca del sommo bene Una sola sostanza Libertà e necessità La conoscenza L etica La critica della religione Libertà politica e democrazia Spinoza e lo spinozismo 312 concetti Il diritto naturale come potenza 311 Sintesi Autoverifica digitale 1. Dio Il pregiudizio finalistico I miracoli Il diritto alla libertà La critica della politica utopistica 321 Newton Le verità di ragione, le verità di fatto e il principio di ragion sufficiente Dio e il migliore dei mondi possibili Leibniz: metafisico, matematico e logico 359 concetti «Appercezione»: dal francese al latino 348 Il calcolo infinitesimale 349 Teodicea e teologia naturale 358 Sintesi Autoverifica digitale 1. La lingua universale Necessità della collaborazione tra i dotti e i meccanici La sostanza semplice I corpi sono fenomeni ben fondati La fonte del male 369 c i t t a d i n a n z a e c o s t i t u z i o n e le parole della filosofia: Stato Tilly, Dalla frammentazione all unificazione statale 2. Koenigsberger e Mosse, Sovranità dello Stato e diritto divino dei re 3. Il Bill of Rights 4. Hobsbawm, La fine dello Stato unità 4 Verifica Vita e opere I Principia L Ottica Alchimia La religione di Newton e l Apocalisse L eredità di Newton 336 concetti Inerzia 326 Sintesi Autoverifica digitale 1. L assolutezza dello spazio e del tempo 2. Definizioni, assiomi o leggi del moto 3. Il rifiuto delle ipotesi Leibniz Vita e opere La caratteristica universale Ritornare al passato e confutare Cartesio Le monadi La teoria dell innatismo e il ruolo dell esperienza 351 unità 5 Religione, ragione, storia tra Seicento e Settecento 380 Dio, l uomo e la morale La nascita della moderna critica biblica Dio e il male Finalismo e materialismo Tolleranza e libertà di pensiero Il dibattito inglese sulla morale Mandeville e la favola delle api L origine dei sentimenti morali 397 concetti Libertinismo 384 Apologetica 384 Deismo 391 Sintesi Autoverifica digitale 1. Toland, Una religione senza misteri 2. L ateismo e il materialismo di un testo clandestino 3. Bayle, I diritti della coscienza errante 4. Mandeville, La virtù e l origine della civiltà

5 IX 5. Hartley, L origine dei sentimenti morali dall associazione delle idee L analisi dei sentimenti morali 1. Morale privata e virtù pubbliche 2. La storia della mente e la genesi dei sentimenti morali 3. La teoria del senso morale 4. Il primato della coscienza 5. Adam Smith e l etica della simpatia 6. Sviluppi e metamorfosi del dibattito sulla morale 1. Butler, La funzione della coscienza Pascal Lo scienziato e il credente La natura dell uomo 403 Sintesi Autoverifica digitale 1. La ragione e il cuore La relatività delle norme morali Grandezza e miseria dell uomo Noia e distrazione L incapacità di vivere il presente La scommessa 412 Berkeley Vita e opere La soggettività di tutte le idee L immaterialismo Dio e il mondo Una sfida al realismo 421 Sintesi Autoverifica digitale 1. Una nuova dimostrazione dell esistenza di Dio I vantaggi dell immaterialismo 425 Vico Vita e opere Mondo naturale e mondo storico La polemica anticartesiana L antica sapienza italica La storia: una nuova scienza I «bestioni», la «sapienza poetica», il mito L origine fantastica del linguaggio L arte dei «tempi umani» e la «logica poetica» dell umanità primitiva Corsi e ricorsi della storia Fortuna, sfortuna, attualità di Vico 446 Sintesi Autoverifica digitale 1. I tre autori: Platone, Tacito, Bacone Gli assiomi o «degnità» della nuova scienza della storia La «logica poetica» 451 unità 5 Verifica 453 unità 6 L età dei Lumi 456 L Illuminismo Ragione ed esperienza Critica della tradizione filosofica e religiosa Il deismo di Voltaire La tolleranza Sensismo, materialismo, ateismo Condillac: il sensismo e la critica dei sistemi metafisici La Mettrie, Helvétius, d Holbach: il materialismo Diderot: dinamismo della natura e ateismo Filantropia e divulgazione Il Nuovo Mondo L Enciclopedia La dimensione politica dell Illuminismo: riforme, progresso, utopia Montesquieu La vocazione riformatrice dell Illuminismo Utopie politiche La storia e il progresso L Illuminismo tedesco L Illuminismo italiano 495

6 X Indice 13. L eredità dell Illuminismo 496 Sintesi Autoverifica digitale 1. d Alembert, Arti liberali e arti meccaniche Voltaire, La religione naturale e il deismo Voltaire, La tolleranza e l insegnamento evangelico de Condillac, La statua di marmo de La Mettrie, L anima e il pensiero d Holbach, Teologia e morale Diderot, Le ipotesi e le congetture Diderot, Critica del cristianesimo Montesquieu, La libertà politica e la separazione dei poteri de Condorcet, I progressi futuri dello spirito umano Lessing, Religione naturale e religioni rivelate Beccaria, La pena di morte Diderot, La materia vivente 14. Ortiz, Immagini negative dei selvaggi 15. de Las Casas, Il selvaggio debole e mansueto 16. Diderot, L eros liberato 17. Lessing, I tre anelli Rousseau Vita, opere e personalità 513 Uno spirito tormentato 2. Progresso culturale e decadenza morale Lo stato di natura L origine della disuguaglianza Il contratto sociale 524 La «volontà generale» 6. Religione civica e religione naturale L educazione dell individuo L eredità di Rousseau 533 concetti Diritto naturale e «diritto razionale» 525 Contratto/Contrattualismo 529 Sintesi Autoverifica digitale 1. Incivilimento e corruzione dei costumi L uomo nello stato di natura L origine della proprietà e il contratto iniquo Il contratto sociale La volontà generale e i diritti dei cittadini La professione di fede del vicario savoiardo La società e la proprietà rendono malvagi 8. Dipendere dalle cose e dipendere dagli uomini 9. Il «buon selvaggio» 10. L uomo selvaggio e l uomo civile 11. Il concetto di libertà 12. La struttura della sovranità 13. La legge e il legislatore 14. La superiorità morale e civile della legge morale L incontro con il Nuovo Mondo. I filosofi e i selvaggi 1. Questioni teologiche e miti filosofici 2. Immagini ambivalenti Hume Vita e opere La natura umana e le leggi della mente Il problema dell induzione Lo scetticismo e il mondo della vita Le passioni e la vita morale I criteri del giudizio estetico Il problema della religione L eredità di Hume La riflessione sulla morale nell età di Hume. Adam Smith Virtù naturali e senso morale Adam Smith 568 concetti Credenza 551 Sintesi Autoverifica digitale 1. Hume, Il concetto di causa Hume, L idea dell io Hume, La simpatia Hume, La società e le virtù artificiali Hume, Il teismo razionale Hume, L origine delle nostre idee 7. Hume, La forza della consuetudine e l uniformità della natura 8. Hume, Le origini del politeismo 9. Hume, Superstizione ed entusiasmo 10. Hume, Religione e filosofia 11. Hutcheson, Il senso morale 12. Smith, Lo spettatore imparziale La Rivoluzione americana, la Rivoluzione francese e la filosofia 1. La Rivoluzione americana 1.1 Dalla dichiarazione d indipendenza alla Costituzione federale 1.2 Un «nuovo ordine mondiale»? 1.3 Che cosa c era di rivoluzionario nella Rivoluzione americana? 1.4 Problemi nuovi per la teoria politica 2. La Rivoluzione francese

7 XI 2.1 La virtù repubblicana 2.2 Robespierre 2.3 Conseguenze durature 2.4 Limiti e contraddizioni 2.5 Dilemmi 2.6 Reazioni alla Rivoluzione francese 1. La dichiarazione d indipendenza degli Stati Uniti d America 2. Jefferson, Il diritto degli uomini all autogoverno e alla felicità 3. La Dichiarazione dei diritti dell uomo e del cittadino 4. Robespierre, Virtù, democrazia e terrore 5. Robespierre, Il culto dell Essere Supremo come religione repubblicana analisi d i u n p r o b l e m a I diritti 578 La scienza del Settecento 1. L eredità di Newton 2. Le scienze della vita 3. La scoperta del tempo 4. La rivoluzione chimica 5. La Rivoluzione francese e la scienza 1. Voltaire, Vortici cartesiani e gravitazione newtoniana 2. Leclerc de Buffon, Il rifiuto della geologia biblica e il richiamo ai processi quotidiani di trasformazione 3. Lavoisier, La nomenclatura chimica e la nuova definizione di «elemento» unità 6 Verifica 582 unità 7 Kant e la filosofia critica 584 Kant Vita e opere Gli scritti precritici La svolta del Un nuovo inizio. La Critica della ragion pura Giudizi analitici e giudizi sintetici. La rivoluzione copernicana di Kant L Estetica trascendentale L Analitica trascendentale La Dialettica trascendentale Il regno della libertà. La Critica della ragion pratica Imperativo ipotetico e imperativo categorico Virtù e felicità Un nuovo ambito di riflessione. La Critica del giudizio Il giudizio estetico. Il bello Il sublime Il giudizio teleologico. L idea di finalità La politica e la storia Influenza del pensiero di Kant 630 concetti Puro 593 Trascendentale 594 L uso pubblico della ragione 628 Sintesi Autoverifica digitale 1. I giudizi sintetici a priori La rivoluzione copernicana Che cos è lo spazio Estetica e analitica trascendentali La deduzione trascendentale delle categorie Le idee della ragione La libertà come chiave di volta del sistema Virtù e felicità Bello e sublime Il concetto di organismo e il «Newton del filo d erba» Che cos è l Illuminismo L «insocievole socievolezza» Per la pace perpetua 660 analisi d i u n p r o b l e m a La virtù 664 intrecci Il bello, il pittoresco e il sublime 668 c i t t a d i n a n z a e c o s t i t u z i o n e le parole della filosofia: Lavoro I rapporti di lavoro e di proprietà nella Costituzione della Repubblica italiana 2. Il lavoro nella società della conoscenza (Carta dei diritti fondamentali dell Unione Europea) 3. Manetti, L agire umano 4. Ficino, Le arti umane 5. Weber, Il concetto di Beruf 6. Calvino, Il lavoro come vocatio 7. La Fontaine, Il contadino e i suoi figli 8. Kant, Il lavoro ha un valore formativo 9. Hegel, Il valore dell ingegnosità umana unità 7 Verifica 676

8 XII Indice unità 8 Idealismo e Romanticismo 678 Da Kant all idealismo. Fichte. Schelling Critiche all Illuminismo Hamann Jacobi Il dibattito sulla filosofia critica di Kant Reinhold Schulze Maimon Fichte L origine dell idealismo La dottrina della scienza Conoscenza e pratica nella Dottrina della scienza Morale e diritto: il completamento del sistema Il pensiero di Fichte dopo il L influenza di Fichte Schelling Dall Io alla natura La filosofia della natura La filosofia trascendentale La filosofia dell identità Filosofia della libertà e filosofia positiva L influenza di Schelling Oppositori dell idealismo Herbart Fries La stagione dell idealismo 716 concetti Idealismo 690 Porre, posizione 692 Assoluto 693 La dialettica fichtiana 694 Sintesi Autoverifica digitale 1. Fichte, L Io assoluto Fichte, La deduzione dello spirito finito come essenzialmente pratico Fichte, La libertà e la scelta tra realismo e idealismo Fichte, La libertà di pensiero Schelling, Filosofia della natura e filosofia trascendentale Schelling, La superiorità dell arte Schelling, Dio, la libertà e il male 729 analisi d i u n p r o b l e m a La libertà 732 Il Romanticismo Definizioni Classico e romantico. Schlegel e Schiller La filosofia romantica L individuo, il linguaggio e la storia: Herder Poesia e natura: Goethe Le individualità e le forme della loro espressione: Humboldt Poesia e natura: Novalis e Hölderlin Religione ed ermeneutica: Schleiermacher Vitalità della cultura romantica 753 concetti Ironia 740 Sintesi Autoverifica digitale 1. Schlegel, La poesia romantica 2. Herder, La nuova filosofia della storia 3. Goethe, La teoria dei colori 4. Novalis, L enciclopedia romantica 5. Hölderlin, La Grecia e la natura 6. Schleiermacher, L ermeneutica unità 8 Verifica 754

9 XIII UNITA 9 Hegel: lo spirito e la storia 756 Hegel Vita e opere Accostarsi a Hegel Gli scritti giovanili. Le religioni degli antichi e dei moderni Hegel polemista La Fenomenologia dello spirito: l itinerario della coscienza I caratteri generali della Fenomenologia La dialettica Dall astratto al concreto. Le «figure» della Fenomenologia La ragione Lo spirito Il senso del cammino fenomenologico La filosofia come scienza La logica La funzione della logica La logica del puro essere La logica dell essenza La logica del concetto La filosofia della natura. Meccanismo, vita, organismo La filosofia dello spirito Lo spirito soggettivo. Le origini della libertà Lo spirito oggettivo. Il mondo della politica e delle istituzioni Lo spirito assoluto. Arte, religione, filosofia Considerazioni generali Dopo Hegel 808 concetti Intelletto e ragione in Kant e in Hegel 767 Fenomeno/fenomenologia 770 Piccolo lessico hegeliano 772 La dialettica hegeliana 775 Spirito 781 Aufhebung 787 In sé, per sé, in sé e per sé 789 L «astuzia della ragione» 802 Sintesi Autoverifica digitale 1. Socrate e Gesù La scissione e il bisogno di filosofia Il vero e il falso La lotta fra le due autocoscienze e la morte come negazione astratta Il rapporto dialettico fra signore e servo La «coscienza infelice» La logica del divenire: «togliere», «conservare», «superare» La nascita dell idealismo nella nutrizione animale Il reale e il razionale L eticità: la famiglia, la società civile, lo Stato Il lavoro e la società civile Lo Stato, la sfera etica e la guerra Arte simbolica, arte classica, arte romantica Filosofia e storia della filosofia Divinità e razionalità nella storia universale Fede positiva e autorità 17. Lo spirito dell ebraismo 18. Gli errori della coscienza ordinaria e il lavoro della filosofia intrecci Le potenze oscure dell arte romantica 848 La scuola hegeliana La rottura fra giovani e vecchi hegeliani Strauss e la critica storica dei Vangeli La sinistra hegeliana L autocritica della filosofia e l appello alla prassi Il significato politico della polemica filosofica La potenza della dialettica e la «razionalità del reale» Feuerbach: critica della teologia e della filosofia speculativa La fine della Scuola 861 Sintesi Autoverifica digitale 1. Hess, L isolamento dell uomo nella società e le responsabilità della filosofia tradizionale Feuerbach, L uomo è l artefice e il contenuto della religione Feuerbach, La connotazione teologica della filosofia hegeliana Engels, Le divisioni nella scuola hegeliana, tra critica della religione e battaglia politica c i t t a d i n a n z a e c o s t i t u z i o n e le parole della filosofia: Diritto Diderot, Che cos è il diritto naturale 2. Kant, Il diritto può prescindere dalla libertà morale? 3. Hegel, Il diritto positivo e lo Stato 4. Kelsen, Il diritto è sempre un diritto positivo 5. Kelsen, Diritto e valori assoluti: quale rapporto? unità 9 Verifica 870 Indice dei nomi 874

10 2 U n i t à 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Un'epoca di grandi mutamenti Il periodo che va all incirca dalla fine del Trecento agli inizi del Seicento soltanto per una convenzione si può suddividere in una prima parte (l Umanesimo) e in una seconda (il Rinascimento). In modo altrettanto convenzionale, si può dire che con l Umanesimo l Europa si lascia definitivamente alle spalle il Medioevo. Il processo storico reale, come sappiamo, non conosce né interruzioni né ripartenze. Nella storia ci sono i grandi periodi di rottura, ma ovviamente i mutamenti non avvengono in un giorno, nemmeno nel caso delle rivoluzioni; queste svolte si manifestano inoltre in tempi diversi nei vari campi: l economia, la politica, l arte, la scienza, il costume; e il vecchio e il nuovo coesistono a lungo, non sempre in modo conflittuale. Termini come Medioevo, Umanesimo, Rinascimento o Modernità, dunque, sono utili perché semplificano il riferimento a certi periodi o contesti. Tuttavia bisogna sempre ricordare che non sono mai esistite epoche unitarie. Questo è particolarmente vero per l età dell Umanesimo e del Rinascimento: la varietà e vastità delle vicende storiche e culturali è tale che è inevitabilmente un po arbitrario tentare sia una sintesi sia una periodizzazione. È un periodo di grandi cambiamenti. Alcune date basteranno a darne un idea, oltre che a fissare alcuni punti di riferimento. Filosofia e cultura 1401 Leonardo Bruni propone il ritorno ai classici Brunelleschi, cupola del Duomo di Firenze 1440 La dotta ignoranza di Niccolò Cusano; Lorenzo Valla dimostra la falsità della Donazione di Costantino Battesimo di Cristo di Piero della Francesca 1452 De re aedificatoria di Leon Battista Alberti 1471 prima edizione del Corpus ermeticum tradotto da Ficino 1486 Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità dell uomo 1478 Primavera di Botticelli 1495 Ultima cena di Leonardo da Vinci Storia Concilio di Firenze 1454 la pace di Lodi garantisce all Italia un lungo periodo di stabilità 1450 circa invenzione della stampa 1453 caduta di Costantinopoli 1492 Cristoforo Colombo sbarca nell isola di San Salvador; fine della Riconquista e unificazione della Spagna 1498 Girolamo Savonarola viene arso sul rogo a Firenze

11 3 Le svolte fondamentali Intorno al 1450 l invenzione della stampa mette in moto una vera e propria rivoluzione nel mondo della cultura, dell apprendimento, della comunicazione; il primo libro, stampato dal tedesco Johannes Gutenberg, è una Bibbia in latino. Nel 1453 Costantinopoli cade in mano ai turchi, segnando la fine dell impero romano d Oriente. Qualche decennio più tardi, nel 1517, Martin Lutero dà inizio alla Riforma protestante, che in pochi anni, anche grazie alla rapidità nella divulgazione consentita dalle nuove tecniche tipografiche, rompe l unità del mondo cristiano. Le guerre di religione insanguineranno a lungo l Europa. Fra gli anni Sessanta e gli anni Novanta del Quattrocento si formano o si consolidano le grandi monarchie nazionali: la Francia, la Spagna, l Inghilterra. Nasce lo Stato moderno: la filosofia del diritto e la filosofia politica hanno ora una nuova realtà da studiare e su cui intervenire. Nel 1492 gli orizzonti europei si allargano: la scoperta dell America da parte di Cristoforo Colombo mostra uomini e cose mai visti prima, un Nuovo Mondo, in tutti i sensi. Si apre l età dei grandi navigatori e delle scoperte geografiche, che vede nel 1521 Magellano portare a compimento la circumnavigazione del globo. Nel 1543 l astronomo polacco Copernico espone la teoria eliocentrica; la sua opera, seppure inizialmente passata sotto silenzio, darà il via, molti decenni più tardi, a un altra rivoluzione, questa volta nella concezione dell universo: la Terra, e dunque l uomo, non è più al centro del mondo vedi Unità 2. Fra il 1545 e il 1563 il Concilio di Trento reagisce alla diffusione della Riforma con una propria Controriforma ; la cristianità è ora divisa in tre Chiese diverse: cattolica, protestante e ortodossa. La minaccia turca viene invece bloccata nella battaglia navale di Lepanto, quando nel 1571 la flotta cristiana sconfigge quella dell Impero ottomano. Nel 1600 il filosofo e frate domenicano Giordano Bruno, condannato come eretico dal tribunale dell Inquisizione, viene arso vivo a Roma. La formazione di una nuova classe intellettuale Nei capitoli che compongono questa Unità metteremo in particolare rilievo autori e opere che sfidarono quella che, per semplificare, possiamo definire la filosofia tradizionale insegnata nelle università; non dobbiamo però dimenticare che questa filosofia mantenne la sua vitalità molto a lungo e non era affatto un corpo di idee condivise conformisticamente da tutti. Certo, lentamente, la filosofia cessa di essere monopo Cappella Sistina di Michelangelo 1509 Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam 1513 Il Principe di Machiavelli 1516 Utopia di Tommaso Moro; Orlando furioso di Ludovico Ariosto; Trattato sull immortalità dell anima di Pomponazzi 1543 pubblicazione postuma del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico; Tavole anatomiche di Vesalio 1580 Saggi di Montaigne 1602 La Città del Sole di Campanella 1600 Giordano Bruno viene condannato al rogo dall Inquisizione Carlo V imperatore Concilio di Trento 1571 sconfitta dei turchi a Lepanto 1598 Editto di Nantes e fine delle guerre di religione 1517 Martin Lutero dà inizio alla Riforma protestante 1540 Ignazio di Loyola fonda la Compagnia di Gesù 1559 Indice dei libri proibiti; Pace di Cateau-Cambrésis

12 4 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna I centri della cultura umanistico-rinascimentale Londra Tommaso Moro Londra Delft Rotterdam Bruxelles Paesi Bassi Erasmo da Rotterdam Andrea Vesalio Ugo Grozio Kues Francia Montaigne Jean Bodin Angers Germania Niccolò Cusano Bordeaux Mantova Vittorino da Feltre Pietro Pomponazzi Mantova Ferrara Firenze Ferrara Guarino da Verona Roma Lorenzo Valla Firenze Coluccio Salutati Leonardo Bruni Poggio Bracciolini Leon Battista Alberti Marsilio Ficino Pico della Mirandola Niccolò Machiavelli Roma Napoli Cosenza Napoli Giordano Bruno Cosenza Tommaso Campanella Bernardino Telesio > I luoghi della filosofia Oltre alle università, tra Quattrocento e Cinquecento le corti diventano i nuovi centri di cultura: dapprima le corti dei signori italiani e la corte papale, poi le grandi corti dei re di Spagna, Francia e Inghilterra, che ospitano artisti, letterati, scienziati e filosofi. Tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo nascono e si sviluppano i cenacoli e le accademie, luoghi di scambio e discussione tra gli intellettuali. In particolare è attiva a Firenze l Accademia fiorentina o neoplatonica, fondata nel 1459 da Marsilio Ficino per volere di Cosimo I dei Medici. n lio delle scuole cattedrali e delle università. I filosofi non sono più necessariamente professori o appartenenti a ordini monastici o comunque persone legate al mondo ecclesiastico. Già dalla seconda metà del Trecento si viene formando, innanzi tutto in Italia, una nuova classe intellettuale: funzionari politici, cancellieri, segretari, burocrati, amministratori. Alla vita contemplativa e allo studio nelle università molti di loro preferiscono l impegno nell attività pubblica. Allo studio assegnano compiti civili, pedagogici, politici, anche di critica della società. La cultura dell Umanesimo e del Rinascimento Il ritrovamento di testi del pensiero antico andati perduti durante il Medioevo, la diffusione della conoscenza del greco, la nascita della filologia, un nuovo senso della storia, l amore degli umanisti per la cultura classica (i cosiddetti «studia humanitatis», cioè gli studi letterari, storici e filosofici) consentono dopo secoli di leggere Platone e Aristotele nella lingua originale e danno nuovo alimento al pensiero. È soprattutto Platone, le cui opere originali sono nel Medioevo praticamente sconosciute, a segnare la filosofia dalla seconda metà del Quattrocento alla fine del Cinquecento, anche se l aristotelismo continua a essere dominante nelle università. Deve molto al platonismo la grande fioritura culturale del Rinascimento. Ma, anche in questo caso, dobbiamo ricordare che non è possibile dire quando l Umanesimo ceda il posto alla nuova epoca. Oltre tutto, entrambi i termini si applicano in

13 5 modi diversi nei diversi contesti culturali e nazionali. Una cosa è l umanesimo di Petrarca ( ), che è considerato il primo umanista e influenzò a lungo la letteratura europea, un altra quello di Erasmo da Rotterdam ( ), che vive in un Europa molto cambiata e lacerata dalla Riforma protestante. Le arti Il Rinascimento fu anche il e le tecniche periodo in cui emerse una nuova concezione delle arti e delle tecniche (basti pensare a Leonardo da Vinci): si mise in discussione la contrapposizione plurisecolare tra arti liberali e arti meccaniche (le prime erano tradizionalmente ritenute superiori), si fece strada l idea che l arte dovesse giovarsi dell apporto delle scienze (in particolare della geometria), si venne rivalutando la ricerca empirica e l osservazione diretta delle cose, in contrapposizione all ossequio per l autorità degli antichi. Filosofia, controversie religiose e pensiero politico La Riforma protestante sconvolse l Europa cristiana, e le controversie teologiche che ne derivarono ebbero risvolti importanti anche per la filosofia. L iniziatore della Riforma, Lutero, voleva il rinnovamento della Chiesa e della cristianità, ma non poteva immaginare tutte le conseguenze che essa avrebbe avuto nella società e nella cultura. Anche i grandi rivolgimenti politici, soprattutto la nascita degli Stati nazionali, non potevano non influenzare in modo decisivo la riflessione filosofica. Se Niccolò Machiavelli, generalmente considerato il padre del pensiero politico moderno, vive nella realtà della piccola repubblica fiorentina o della signoria dei Medici, in altri paesi, soprattutto in Francia, la formazione delle monarchie assolute e di apparati burocratici e amministrativi impone alla riflessione dei filosofi problemi molto diversi. L unità del Sacro romano impero diventa col passare del tempo puramente nominale. Le grandi potenze, Francia, Spagna, Inghilterra, si contendono anche i territori aperti dalle grandi scoperte geografiche. Il Mediterraneo non è più il centro del mondo. Di ciò soffre soprattutto l Italia. > I generi filosofici Ancora a metà del Cinquecento il latino è la lingua dei filosofi e dei dotti, ma un secolo dopo le lingue nazionali conquistano pari dignità. È impossibile sottovalutare l importanza di questo cambiamento: il pubblico dei lettori, prima ristrettissimo, si amplia enormemente, anche grazie alle nuove tecniche di stampa. Allo stesso modo si diffonde anche l uso delle illustrazioni (di botanica, zoologia, anatomia), fondamentali per la divulgazione delle conoscenze. I protagonisti dell Umanesimo e del Rinascimento si occupano di filosofia, ma anche, di volta in volta, di politica, filologia, architettura, medicina, astronomia, fisica e meccanica. Con i Saggi (Essais) di Michel de Montaigne, usciti nel 1580 e nel 1588, nasce un genere che, accanto al trattato, avrà molta fortuna nei secoli successivi: il saggio, attraverso il quale l autore espone le sue riflessioni su uno o più argomenti in forma non sistematica. Tra Cinquecento e Seicento si sviluppa anche il genere letterario dell utopia, che critica la società del tempo e delinea un modello ideale di società. Il capostipite è Utopia (1516) di Tommaso Moro. n Fra magia e filosofia della natura Ma nel periodo in cui si forma l Europa moderna (e in cui si pongono le basi della nascita della scienza) la magia conserva un posto importante. Ed è anche il periodo della cosiddetta caccia alle streghe : fa impressione ricordare che in Europa l ultima donna accusata di stregoneria fu bruciata alla fine del Settecento, cioè dopo la Rivoluzione francese. Anche allora la magia era legata al mondo della superstizione, ma, a differenza di oggi, non era affatto confinata al sapere popolare: infatti, fu al centro degli interessi di grandi filosofi, come Giordano Bruno o Tommaso Campanella. Confrontarsi con la magia poteva essere un modo di svolgere una polemica anticristiana, ma anche di praticare quella filosofia naturale (come veniva chiamata allora) che per certi aspetti è l antenata della scienza moderna, nel suo aspetto di intervento sperimentale sulla natura.

14 6 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Umanesimo e Rinascimento N Introduzione el Medioevo la filosofia era un attività svolta soprattutto nelle università e nelle scuole cattedrali. Dalla seconda metà del Trecento, lentamente, le cose cominciano a cambiare: i filosofi non sono più necessariamente professori o appartenenti a ordini monastici o comunque persone legate al mondo ecclesiastico. Si viene formando, innanzi tutto in Italia, una nuova classe intellettuale: funzionari politici, cancellieri, segretari, burocrati, amministratori. Alla vita contemplativa e allo studio nelle università molti di loro preferiscono l impegno nell attività pubblica. Allo studio assegnano compiti civili, pedagogici, politici, anche di critica della società. È un grande cambiamento culturale. Il ritrovamento di testi del pensiero antico andati perduti durante il Medioevo, la diffusione della conoscenza del greco, la nascita della filologia, un nuovo senso della storia, l amore per la cultura classica (i cosiddetti studia humanitatis, cioè gli studi letterari, storici e filosofici) consentono dopo secoli di leggere Platone e Aristotele nella lingua originale e danno nuovo impulso al pensiero. La lettura degli antichi alimenta negli umanisti una rivalutazione delle possibilità dell uomo e delle sue opere: gli eroi e gli autori del mondo greco e romano diventano esempi di virtù da imitare. Sarà soprattutto Platone, praticamente sconosciuto di prima mano nel Medioevo, a segnare la filosofia dalla seconda metà del Quattrocento alla fine del Cinquecento, anche se l aristotelismo continua a essere dominante nelle università. È un Platone letto alla luce del neoplatonismo e riconciliato con il cristianesimo nella convinzione che le verità della filosofia, compresa quella pagana, facciano parte di una sapienza originaria, in cui erano anticipati o adombrati i contenuti, se non la lettera, della Rivelazione. Di questa sapienza fanno parte anche gli scritti cosiddetti magico-ermetici, perché allora attribuiti al mitico Ermete Trismegisto. Il Rinascimento sarà infatti anche il tempo dei maghi. Si comprende poco di questa straordinaria e complessa epoca se si dimentica che, per quanto strano possa sembrare oggi, allora il mondo della magia non era ai margini, ma al centro della grande cultura europea. Il Rinascimento è un epoca di grandi contrasti: dibattiti sull anima ma anche sull astrologia, esaltazioni delle capacità e della «dignità» dell uomo ma anche forme di scetticismo radicale, ricerca del vero nella contemplazione filosofica ma anche rivalutazione delle arti meccaniche e delle tecniche, della ricerca empirica e dell osservazione diretta delle cose. Tutti aspetti decisivi e gravidi di conseguenze.

15 Umanesimo e Rinascimento 7 1 L Umanesimo italiano 1.1 La riscoperta degli antichi e la filologia Perché in Italia L Umanesimo nasce in Italia. Le ragioni sono molte. Innanzitutto, in Italia si era sviluppata la civiltà dei comuni, la cui vita politica, culturale ed economica era vivacissima. Erano sorte scuole cittadine per la formazione di personale burocratico e politico, in cui si studiavano i classici come modelli per scrivere lettere, discorsi e altri documenti amministrativi. In seguito, con la nascita delle signorie, le corti attrassero gli intellettuali; spesso i signori svolsero un ruolo importante nel promuovere l arte, la cultura, lo studio. Inoltre, in Italia erano molte le testimonianze dell antico impero romano: monumenti, opere d arte, manoscritti, codici. Per la posizione strategica nel Mediterraneo, infine, l Italia deteneva il monopolio dei rapporti con i paesi del Medio Oriente, e quindi era un facile approdo per gli intellettuali dell impero bizantino. Intellettuali e funzionari politici Gli umanisti furono spesso funzionari al servizio di un signore: davano consulenza legale, scrivevano lettere ufficiali e compivano ambasciate. Alcuni furono al servizio della Repubblica di Firenze, come Coluccio Salutati ( ) e Leonardo Bruni ( ); altri operarono presso la curia pontificia: lo stesso Bruni, ma anche Pietro Paolo Vergerio ( ), Poggio Bracciolini ( ), Leon Battista Alberti ( ). Altri centri della cultura umanistica furono Napoli e le principali città delle signorie padane: Milano, Pavia, Verona, Mantova, Bologna, Venezia, Ferrara. > protagonisti Quattro grandi umanisti Francesco Petrarca ( ) fu non solo un grandissimo poeta, che con il suo Canzoniere ha rappresentato un modello per la poesia dei secoli successivi, ma anche un intellettuale nel senso più ampio del termine. Svolse compiti diplomatici per conto del Papato e successivamente di Giovanni Visconti, signore di Milano. Polemizzò con alcuni maestri universitari. Si dedicò alla ricerca delle opere degli antichi, scoprendo orazioni ed epistole di Cicerone. Era convinto che la lettura e il confronto con gli antichi fossero necessari per rinnovare la cultura. Criticò la fisica e le scienze naturali e ritenne che il sapere autentico e utile fosse quello che riguarda l uomo, inteso come creatura dotata di ragione, sentimenti e libertà. Questa figura di intellettuale, con le sue opere in latino e in volgare, divenne un riferimento fondamentale per la cultura europea dei secoli successivi. Coluccio Salutati ( ), nato a Stignano in Valdinievole (oggi in provincia di Pistoia), studiò a Bologna e si dedicò all attività notarile in diverse città prima di intraprendere la carriera politica a Firenze, dove fu per molti anni cancelliere del Comune. La carica non gli impedì l attività letteraria e la frequentazione dei circoli culturali del convento del Santo Spirito e della Villa del Paradiso, fatta costruire dalla potente e ricca famiglia degli Alberti vicino a Firenze. Tra le sue opere più importanti: La vita mondana e la vita religiosa (De saeculo et religione, 1381), Il fato, la fortuna e il caso (De fato, fortuna et casu, ), La nobiltà delle leggi e della medicina (De nobilitate legum et medicinae, 1400), Il tiranno (De tyranno, 1400). Leonardo Bruni ( ), nato ad Arezzo, fu per diversi anni al servizio del Papato e nel 1414 raggiunse papa Giovanni XXIII al concilio di Costanza. Fu per molti anni segretario della Repubblica di Firenze. Scrisse numerose opere, tra cui la Storia di Firenze (Historia Florentina), iniziata nel 1415, e l Elogio della città di Firenze (Laudatio Florentinae urbis, ), tradusse la Politica e l Etica nicomachea di Aristotele, gli Economici pseudoaristotelici, il Fedone, il Gorgia, il Fedro e l Apologia di Platone. Leon Battista Alberti ( ) fu un grande uomo di lettere e un importantissimo architetto. Lavorò presso la curia pontificia, a Firenze e presso i Gonzaga a Mantova. All opera letteraria affiancò l attività di architetto: a Roma, nella risistemazione urbanistica della città, a Firenze, a Mantova e a Rimini, dove tracciò il disegno del Tempio malatestiano.n RCS Libri S.p.A. - Divisione Education, Milano

16 8 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna L arrivo degli intellettuali bizantini in Italia La riscoperta di Platone Durante il Medioevo erano stati pochi gli intellettuali in grado di comprendere e tradurre la lingua di Platone e Aristotele. In Italia tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento giunsero a più riprese intellettuali bizantini che insegnarono il greco, alcuni su invito degli umanisti, altri al seguito dell imperatore Giovanni Paleologo durante il concilio di Ferrara nel 1438 (che proseguì il concilio iniziato a Basilea nel 1431) e quello di Firenze nel 1439 (in cui si tentò la riconciliazione tra la Chiesa occidentale e la Chiesa greca, divise da secoli), altri ancora dopo la presa di Costantinopoli (1453) da parte dei turchi. Tra la fine del Trecento e l inizio del Quattrocento arrivò in Italia Manuele Crisolora che insegnò a Firenze e a Pavia. Negli anni successivi arrivarono Giorgio Gemisto ( ), detto Pletone (parola dallo stesso significato di Gemisto, cioè pieno, ma dal suono simile a quello di Platone ); Giorgio Trapezunzio ( ), traduttore dal greco; Giorgio Scholaris (1405-post 1472), detto Gennadio; Teodoro Gaza ( ), giunto in Italia per il concilio di Ferrara e rimastovi come insegnante e traduttore; Giorgio Argiropulo ( ), insegnante di greco e traduttore; Giovanni Bessarione ( ), che fu vescovo di Nicea e poi cardinale. Grazie all insegnamento di questi intellettuali si cominciarono a leggere le opere di Platone e Aristotele nella lingua originale. Vi furono nuove versioni dal greco: Bruni tradusse l Etica e la Politica di Aristotele, il monaco camaldolese Ambrogio Traversari ( ) le Vite dei filosofi di Diogene Laerzio e i testi dei Padri della Chiesa d Oriente. La riscoperta di Platone era destinata ad avere una importanza decisiva soprattutto nella cultura del Rinascimento v. pp Nel Medioevo l opera completa di Aristotele fu conosciuta tardi risulta in circolazione soltanto tra la fine del XII e l inizio del XIII secolo ma Platone era noto solo attraverso un frammento del Timeo tradotto e commentato nel IV secolo dal neoplatonico cristiano Calcidio, o grazie a fonti di secon- Allievi di Raffaello, La donazione di Roma, (Roma, Palazzi vaticani, Sala di Costantino). L imperatore Costantino è inginocchiato davanti a papa Silvestro nell atto di offrire la città di Roma, simboleggiata da una statuetta dorata.

17 Umanesimo e Rinascimento 9 La filologia come ricerca della verità di un testo La confutazione della Donazione di Costantino Filologia e Sacre scritture da mano. Traduzioni latine del Menone e del Fedone compiute intorno alla metà del XII secolo avevano avuto scarsa circolazione. Nell impero bizantino, invece, la conoscenza di Platone non era venuta meno. Gli intellettuali bizantini diedero anche vita a una polemica sul primato di Platone o Aristotele, e su quale dei due sostenesse tesi vicine alle dottrine cristiane riguardanti la trascendenza di Dio, l immortalità dell anima, la Trinità. Con l Umanesimo nacque la filologia v. riquadro. Gli umanisti cercarono di ricostruire il testo originale delle opere antiche, di capire il significato di parole che nel tempo erano state usate in modo diverso. Ma la filologia non fu solo espressione di erudizione e di amore del passato: nella battaglia culturale in cui gli umanisti si impegnarono, la filologia divenne uno strumento di studio della verità delle tesi esposte nelle opere. Per fare questo, occorreva tenere conto che un testo era stato scritto in un determinato periodo storico, quando vigevano certi usi linguistici e non altri, quando erano circolanti alcune tesi filosofiche e non altre. Per gli umanisti la comprensione della verità del testo presupponeva insomma la comprensione del contesto intellettuale e della lingua utilizzata; in caso contrario, la comprensione era falsata. Bruni ad esempio sostenne che Aristotele era stato tradito dalle traduzioni latine e reso estraneo a se stesso. La filologia umanistica dimostrò la sua validità in un caso molto importante. Lorenzo Valla ( ) v. paragrafo 1.2 dimostrò nel 1440 che la cosiddetta Donazione di Costantino era un falso. Secondo questo documento, quell imperatore aveva donato al Papa l intero Impero romano d Occidente. Per secoli la Chiesa aveva fatto valere questo scritto come giustificazione del suo primato sul potere temporale dei sovrani. Valla dimostrò che non poteva risalire all epoca di Costantino, perché vi comparivano termini burocratici che non potevano essere in uso allora. Inoltre il testo dava per scontata la supremazia di Roma sulle altre Chiese, che a quel tempo non si era ancora affermata. Anche il Codice giuridico giustinianeo, che continuava a essere preso come riferimento per la legislazione, fu oggetto di indagine. Non rimasero immuni dallo studio dei filologi nemmeno le Sacre scritture. Vi fu chi trattò l Antico Testamento come una cronaca di eventi storici, suscettibile di analisi, correzioni e integrazioni. Sulla base dell originale greco, Valla corresse il testo allora circo- > collegamenti Filologia Fino all invenzione della stampa, poco dopo la metà del XV secolo, i testi venivano scritti a mano: perciò si parla di manoscritti. La forma a libro, cioè con pagine scritte sulle due facciate, piegate e tagliate in modo simile ai libri moderni, viene indicata con la parola codice (dal latino codex) e si contrappone all uso antico di papiri avvolti in rotoli (il volumen). Durante il Medioevo, la circolazione delle opere era limitata, perché occorreva trascriverle a mano, un operazione lunga, faticosa e costosa. Il copista era una vera e propria professione. Spesso si compilavano raccolte di frasi celebri, le Sentenze. A causa della difficile reperibilità delle opere, in molti casi le citazioni venivano fatte a memoria o riprese non dai testi originari ma da altre fonti. Le trascrizioni inoltre comportavano errori. Perciò i vari manoscritti di uno stesso testo contengono numerose varianti. Con l Umanesimo nasce la filologia, la disciplina che mira a ricostruire la forma originaria di un testo, liberandolo dagli errori di trascrizione, dalle aggiunte e dai rimaneggiamenti che si sono sovrapposti nel tempo: confrontando i manoscritti, il filologo cerca di stabilire il testo originale, in quella che si chiama edizione critica, l edizione che rende conto delle scelte sulla base della ricostruzione della tradizione testuale. A questo fine la filologia si avvale di strumenti molto diversi: dalla decifrazione dei manoscritti alla conoscenza delle lingue e del contesto storico. n

18 10 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Critiche alla cultura delle università lante del Nuovo Testamento. Tutto ciò non poteva non avere importanti conseguenze sulle questioni dottrinali, nelle quali molti umanisti, in primo luogo lo stesso Valla, furono quindi impegnati. Anche se molti umanisti insegnarono nelle università discipline come grammatica, retorica e filosofia morale, la polemica fra la nuova cultura umanistica e la vecchia cultura universitaria fu forte. Bersaglio degli umanisti fu Aristotele, ma soprattutto l aristotelismo: ai loro occhi era assurdo l ossequio verso un filosofo che, come scrisse Petrarca, era solo un uomo, per quanto grande, quindi non aveva potuto capire certe verità. Aristotele, disse Valla, non si era impegnato nelle opere civili che rendono grandi gli uomini. Sembrava anche assurdo che i teologi lo venerassero come un Dio e dimenticassero i Padri della Chiesa. 1.2 Lorenzo Valla e la riforma della filosofia Critiche alla filosofia L attacco al linguaggio della Scolastica Per molti versi Lorenzo Valla, diviso tra l insegnamento di retorica ed eloquenza e l impiego di segretario, prima presso Alfonso d Aragona di Napoli e poi a Roma come segretario apostolico, è il modello dell intellettuale umanista, in cui si uniscono attività politica, ricerca filologica, culto degli antichi e valorizzazione dell uomo. Valla esprime una netta condanna della filosofia del tempo e lancia un progetto di riforma. La filosofia, sostiene, ha perduto l originario amore per la sapienza e si è trasformata in una sorta di professione, degenerata nel mero commento dei testi altrui e nell uso di un linguaggio barbaro e rozzo, il cui tecnicismo serve solo a celare il vuoto del pensiero e a creare confusione. Perché non usare invece un linguaggio più vicino a quello corrente e nello stesso tempo più chiaro ed elegante? Occorre volgersi ad altri modelli, come Platone e Cicerone, che coltivarono sia l amore per il sapere sia quello per lo stile letterario. Valla sottopone a una critica serrata e a una vera e propria «potatura» il linguaggio tecnico della logica e della metafisica, sulla base di criteri grammaticali e di correttezza linguistica: termini come ens ( ente ) o haecceitas v. vol. 1, p. 577 gli sembrano «oscuri e barbari», anzi «in gran parte sciocchi». Dall uso incolto della lingua erano sorti termini a cui non corrispondeva nulla. Ad esempio, al termine ens, che giudica troppo astratto e privo di vero significato, Valla preferisce il più concreto res (cosa). Umanesimo e filologia l accedere ai testi in lingua originale Con l Umanesimo nasce la FILOLOGIA che consente di l comprenderli collocandoli nel contesto delle idee e della lingua utilizzata nel periodo storico in cui furono scritti la filologia sviluppa la consapevolezza storica

19 Umanesimo e Rinascimento 11 Una teologia libera dalla filosofia Neppure la teologia viene risparmiata dalla critica. Valla rifiuta le dispute teologiche tipiche delle università e propugna una teologia che esponga la Bibbia secondo i nuovi metodi filologici. Rimprovera ad Agostino e Tommaso di aver commesso errori per ignoranza del greco, lingua dell Antico e Nuovo Testamento. Rimprovera a Severino Boezio e Giovanni Damasceno di aver parlato da filosofi in teologia, introducendo la metafisica e la dialettica in un ambito dal quale dovevano restare fuori e fornendo così un pessimo esempio agli autori successivi. Per Valla, lo studio della Bibbia deve essere condotto senza l ausilio della filosofia aristotelica e delle sue interpretazioni universitarie. La teologia, come forma di sapere superiore, non ha bisogno della filosofia. Questo uso indebito non ha fatto altro che generare eresie. La filosofia non può pretendere di sostituirsi alla visione cristiana del mondo, la quale garantisce la vera felicità anche in questa vita Lettura L Umanesimo civile Primato delle discipline umanistiche Il contrasto tra vita attiva e vita contemplativa Gli umanisti non sono solo letterati: sono intellettuali spesso impegnati in funzioni politiche e vedono nella vita pubblica e nella storia un campo di realizzazione dell uomo. Per questo molti di loro arrivano ad affermare che lo studio del diritto e gli studia humanitatis, interessando direttamente la vita associata, abbiano maggior valore rispetto a quello della fisica e della medicina Lettura 2. Al centro di quello che si suole designare con il termine Umanesimo civile è il primato della vita attiva, cioè dell impegno nella vita pubblica, sulla vita contemplativa, dedicata solo allo studio, come nella vita monastica o nella ricerca solitaria della saggezza. L intellettuale può certo dedicarsi all introspezione, nel tentativo di trovare Dio dentro di sé, ma ciò non deve comportare l abbandono dell impegno nella vita civile, nelle opere, nel rafforzamento del vincolo di amicizia fra i cittadini, e perfino sostiene Bruni, strenuo sostenitore, insieme a Salutati, del primato della vita attiva nella ricerca della ricchezza, che è premio dell attività e costituisce un elemento di grandezza di una città. Naturalmente, questa concezione della virtù civica va compresa tenendo presente che stiamo parlando di un tempo in cui ancora pochissimi sapevano leggere e scrivere. Inoltre l atteggiamento di un Bruni aveva un senso là dove l intellettuale poteva partecipare alla vita politica. Infatti, a mano a mano che alle istituzioni repubblicane delle città italiane si sostituirono le signorie, nelle quali questa possibilità era ridotta, non pochi umanisti cercarono nella vita intellettuale una sorta di rifugio dagli egoismi e dai contrasti. Così, ad esempio, Poggio Bracciolini, che pure svolse numerose mansioni presso la curia pontificia e la Repubblica fiorentina, contrappose alla città reale la comunità dei dotti, alle leggi che servono a Masaccio e Filippino Lippi, La resurrezione del figlio di Teofilo, particolare, (Firenze, Chiesa del Carmine, Cappella Brancacci).

20 12 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Virtù contro fortuna Alberti e l uomo virtuoso Virtù e benessere tenere a freno la «plebaglia» la legge scritta nel cuore dei saggi. Il tema dell impegno mondano dell uomo non scompare, ma è accompagnato da considerazioni più pessimistiche. Nella Miseria della condizione umana (De miseria humanae conditionis, 1455) Bracciolini sottolinea il potere del fato sulle vicende umane e si chiede per quale ragione, se non per un destino incostante e malvagio, può essere terminata una grande civiltà come quella romana. La contrapposizione tra la virtù degli uomini e i beffardi disegni della sorte è un tema ricorrente nella cultura umanistica. Era ereditata dalla cultura romana, nella quale Fortuna era una divinità incostante, pronta a portare gli uomini in un attimo dal successo alla miseria e viceversa. Per gli antichi romani, però, Fortuna poteva essere domata dall uomo virtoso, una tesi che gran parte degli umanisti fece propria. Il termine «fortuna», dunque, non aveva il significato positivo che ha oggi, ma indicava gli eventi imprevisti che potevano opporsi ai progetti umani. La lotta contro la sorte era ritenuta una caratteristica dei grandi uomini. Solo grazie alla virtù l uomo può avere la meglio sulla Fortuna e sperare di rag- Miniatura tratta da un manoscritto francese del XV secolo (L Aia, Museo Meermanno-Westreenianum). La Fortuna era tradizionalmente personificata in una donna che muove una ruota attraverso la quale governa le alterne vicende degli uomini. giungere l eccellenza. Per Leon Battista Alberti ( ) la virtù trionfa sulla sorte avversa e fa approdare alla gloria. Gli uomini sono pienamente responsabili dei loro beni e dei loro mali. «Tiene giogo [cioè rende servi] la fortuna solo a chi se gli sottomette», scrive Alberti: è la mancanza di virtù a rendere forte il fato e mandare in rovina gli uomini. Per compensare la loro fragilità, gli uomini devono sviluppare le migliori tendenze della loro natura, facendo leva sulla forza d animo. La virtù, secondo Alberti, consiste nell azione morale e politica nella città e nelle relazioni umane. A essa si accompagna la ragione, che distingue gli uomini dagli animali. La virtù crea un mondo costituito da volontà giuste e opere oneste. La dimensione dell uomo è l impegno, perché l uomo non è nato per «marcire giacendo». È in questo modo, e non nell isolamento, che l uomo obbedisce veramente alla volontà di Dio e raggiunge la felicità. È evidente a questo punto che la virtù a cui pensano gli umanisti non è una virtù ascetica. Ad esempio, nei Libri della famiglia (1443) di Alberti la riflessione etica si intreccia con l aspetto economico. Alberti esalta l importanza della cura della «masserizia», cioè della proprietà terriera e della casa padronale, come un ambito in cui si sviluppa la virtù della moderazione. Nello spiegare come vadano gestite le ricchezze della casa, ripropone il tema stoico della indifferenza dei beni materiali: non conta il possesso, ma l uso che se ne fa. Perciò sia l avarizia sia lo sperpero vanno condannati. La ricerca del profitto è invece lodata, purché sia condotta con prudenza e onestà. Virtù e razionalità devono essere componenti dell agire umano in ogni ambito, anche in quello economico Lettura 3.

21 Umanesimo e Rinascimento 13 Rivalutazione della vita mondana e fiducia nelle capacità umane Attraverso riflessioni come queste si fanno largo nell Umanesimo temi in contrasto con quelli tradizionali della cultura cristiana: il motivo della fortuna e della responsabilità umana, che relegano in secondo piano quello della Provvidenza; la considerazione positiva della ricerca degli onori e della virtù civica, condannata dalla Chiesa come forma di vanità; la fiducia nelle capacità dell uomo e la valorizzazione delle opere, in contrasto con l immagine dell uomo debole, fragile, incapace che emergeva spesso dalla letteratura religiosa e con il pessimismo che pervadeva larga parte della cultura medievale. L uomo è chiamato a realizzare la propria natura, le proprie capacità, prendendo esempio dai grandi personaggi dell antichità. 1.4 Il pensiero politico e la pedagogia La libertà repubblicana Roma e Firenze Il tema della virtù pervade anche le riflessioni politiche degli umanisti. La virtù, come abbiamo visto, non è, per loro, solo individuale: è anche virtù civica. Essa è strettamente legata alla libertà, dunque alla forma di governo. La libertà esige infatti due condizioni: l indipendenza da poteri esterni e il regime repubblicano. Mentre la Roma imperiale era il modello a cui si richiamava l Impero romano-germanico, gli umanisti guardano alla Roma repubblicana. Il regime repubblicano permette a tutti di partecipare alla vita politica e di controllare i governanti. Come dice Bruni, i cittadini sono in questo modo liberi e uguali davanti alla legge e hanno la piena possibilità di sviluppare le proprie attitudini e la virtù. La forma di governo imperiale è invece additata come causa della decadenza dei valori. In Salutati e Bruni l esaltazione della repubblica comporta la celebrazione di Firenze, che eccelle tra le città italiane proprio grazie alla sua libertà e viene presentata come l erede dei valori della repubblica romana Lettura 4. Per difendere la libertà, i cittadini non devono rifuggire dall uso delle armi: il sempre più frequente ricorso degli Stati a milizie mercenarie è segno di decadenza della virtù civica. > storie Girolamo Savonarola e la crisi dell Umanesimo Molte idee dell Umanesimo vennero prese di mira a Firenze nello scorcio del secolo. Sul finire del Quattrocento, infatti, il frate domenicano di origine ferrarese Girolamo Savonarola ( ) insistette sulla necessità di una riforma dei costumi. Quando Piero dei Medici venne cacciato da Firenze, il frate divenne un punto di riferimento per la città: invitò alla penitenza e prospettò la minaccia della punizione divina; criticò l influenza degli autori pagani nella cultura del tempo. Non pochi intellettuali, tuttavia, si legarono a lui, vedendovi «un nuovo Socrate», anzi una guida ispirata da Dio per una nuova vita. Savonarola inserì nelle sue prediche un elemento nuovo, la riforma della cristianità guidata da Firenze, che sarebbe stata una sorta di nuova Roma. Tuttavia, l opposizione del Papato e la perdita del consenso di molti concittadini segnarono la fine di Savonarola. Scomunicato, arrestato e condannato a morte, fu impiccato e poi arso in piazza della Signoria. n Girolamo Savonarola arso sul rogo in piazza della Signoria a Firenze, dipinto anonimo del XVII secolo (Firenze, Museo di San Marco.)

22 14 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna I caratteri del principe Le scuole degli umanisti Vergerio: un nuovo tipo di educazione Utilità della retorica Come si vede, anche in politica il recupero dei valori del passato è un motivo ricorrente del pensiero umanistico, e non comporta affatto nostalgia e fuga dal mondo. Il modello delle repubbliche antiche, soprattutto Atene e Sparta, e della virtù civica che consiste anche nella difesa armata della libertà lascerà un impronta profonda nel pensiero politico successivo, da Niccolò Machiavelli v. pp a Jean-Jacques Rousseau v. cap. Rousseau, pp Quando però in Italia si passò dai regimi repubblicani a quelli signorili, gli scritti degli umanisti mutarono soggetto: Bartolomeo Sacchi ( ), detto Platina, che lavorò al servizio del Papato, Giovanni Pontano ( ), letterato e uomo politico operante a Napoli, il dalmata Francesco Patrizi ( ), professore di filosofia a Ferrara e a Roma, scrivono opere dedicate all educazione e alle virtù del principe. Impegnato nella ricerca della gloria, della fama e dell onore, il principe deve essere uomo di grande virtù, in grado di dominare la fortuna mutevole e ingannevole. Deve possedere sia le virtù cardinali della tradizione (prudenza, temperanza, fortezza e giustizia) sia le virtù cristiane (fede, speranza, carità). A queste si devono aggiungere virtù specifiche del principe, come la liberalità e la clemenza. Tale ideale politico verrà criticato da Machiavelli, che mostrerà le conseguenze dannose delle virtù intese in questo modo v. pp Ma nel frattempo i tempi erano cambiati: mentre in Europa si affermavano gli Stati nazionali, le signorie italiane faticavano a superare una dimensione locale: deboli e travagliate da dissidi, divennero spesso soggette all influenza di potenze straniere. Il fine umanistico del pieno sviluppo dell uomo ha conseguenze importanti sulla pedagogia. Nascono scuole per la formazione dei giovani, orientate prevalentemente allo studio della cultura classica e della retorica. In un secondo tempo gli umanisti sottolineano anche l importanza dell educazione fisica, che impedisce al corpo di perdersi negli ozi e prepara alle durezze della vita. Il pubblico a cui queste scuole si rivolgono è costituito in prevalenza da giovani delle classi abbienti: nobili, grande borghesia, figli di notai e funzionari pubblici. Tra le scuole più famose vi furono quella di Vittorino da Feltre ( ), a Mantova, e quella di Guarino da Verona ( ), a Ferrara. La scuola di Guarino era dedicata soprattutto allo studio del mondo classico, al latino e alla retorica. Agli studi umanistici si affiancava l esercizio fisico: la caccia, il nuoto, la ginnastica, la danza, che assicuravano lo sviluppo armonico di tutte le capacità dell uomo. La scuola di Vittorino, invece, chiamata la Casa gioiosa, era dedicata soprattutto alla retorica e alla filosofia. Oltre che ai figli del duca di Mantova, la scuola era aperta a giovani promettenti, anche con scarsi mezzi economici. Allo studio dei classici (anche greci) si affiancavano l esercizio fisico, la pittura, il canto e la lettura delle Sacre scritture. Secondo Pier Paolo Vergerio, che insegnò logica a Firenze e Roma prima di entrare al servizio del Papa e poi di re Sigismondo di Ungheria, è l istruzione impartita al giovane a garantire il raggiungimento della virtù e della sapienza. Nei Nobili costumi (De ingenuis moribus, ), opera che ebbe larga circolazione in Europa, spiega che si deve mirare non a un educazione specifica, come erano quelle del futuro ecclesiastico e del futuro nobile, ma all eccellenza universale (oggi forse diremmo allo sviluppo completo della persona ), istruendo sia nelle lettere sia nelle armi, sia nelle arti sia nelle attività pubbliche. Il programma di studio prevede la storia, la filosofia morale e l eloquenza. L uomo infatti opera nella società grazie alla padronanza della parola, grazie alla retorica, cioè all arte del ben parlare (la madre delle attuali tecniche di comunicazione).

23 Umanesimo e Rinascimento 15 2 L Umanesimo settentrionale: Erasmo da Rotterdam Diffusione dell Umanesimo nell Europa settentrionale La diffusione della nuova cultura attraverso la stampa Tipografi e stampatori: intellettuali raffinati Budé e il diritto romano Nell arco di qualche decennio la cultura umanistica si diffuse oltralpe, in Francia, in Germania, in Inghilterra. Il cosiddetto umanesimo settentrionale non fu una semplice copia di quello italiano: ne ereditò alcuni temi e alcuni caratteri tipici, come la valorizzazione dei classici latini e greci e la critica al sapere delle università; ma sotto altri aspetti, ad esempio nel pensiero politico, ebbe caratteri specifici. All origine vi furono i soggiorni di insegnamento degli intellettuali italiani all estero, soprattutto all università parigina della Sorbona, a Oxford e Cambridge. Inoltre, dal resto d Europa, come già nel Medioevo, arrivavano in Italia molti studenti soprattutto per apprendere il diritto romano che entravano in contatto con le nuove tendenze. Così avvenne nel caso di Rudolf Bauer (latinizzato in Agricola, ), che dallo studio del diritto passò a quello dei classici e, tornato in Germania, fu uno dei promotori della nuova cultura. La diffusione della cultura umanistica fu favorita da una rivoluzione tecnologica: l invenzione della stampa. Il primo libro stampato fu la Bibbia, a opera del tedesco Johannes Gutenberg (1400 ca.-1468) tra il 1452 e il Grazie alla stampa divenne possibile riprodurre un testo in molti esemplari, rendendone più facile e rapida la lettura. Vennero ben presto stampati e diffusi sia i classici della letteratura latina sia le opere degli umanisti. In pochi decenni nacquero tipografie in molti paesi. Tra le più importanti vi fu quella che l umanista italiano Aldo Manuzio ( ) aprì a Venezia. Manuzio diede alle stampe opere greche e latine, pubblicò Dante, Petrarca, scritti in volgare e testi di autori contemporanei. Per le scelte editoriali, il prestigio, i contatti e le collaborazioni, divenne un punto di riferimento per gli intellettuali di tutta Europa. Ancora oggi, probabilmente anche nel vostro personal computer, si usano i carattere tipografici detti aldini in suo onore. È superfluo sottolineare che l invenzione della stampa fu una delle più grandi rivoluzioni nella storia dell umanità, ma una considerazione è doverosa, perché riguarda i personaggi di cui stiamo trattando. Oggi si tende a immaginare il tipografo o lo stampatore come qualcuno che si limita a eseguire indicazioni altrui, tutt al più proponendo soluzioni grafiche. Marca tipografica di Aldo Manuzio. Il suo motto era festina lente, affrettati con calma, ed era rappresentato da un ancora con un delfino: l ancora stava a indicare la solidità, il delfino la velocità. Invece gli editori e stampatori di allora erano raffinati intellettuali, che componevano a mano i testi da stampare (in latino, greco, ebraico, oltre che nelle lingue volgari), a partire da manoscritti talvolta di non facile lettura. Erano nello stesso tempo studiosi, editori, direttori editoriali, redattori, manager e tecnici, e non di rado autori essi stessi, e pagavano personalmente le conseguenze della pubblicazione di testi sgraditi al potere. Come già gli italiani, gli umanisti settentrionali applicarono il principio di contestualizzazione dei testi al diritto romano e alle Sacre scritture. Il filologo francese Guillaume Budé ( ) dimostrò che il Codice giuridico di Giustiniano, ancora considera-

24 16 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Reuchlin e la Bibbia Il pensiero politico L edizione del Nuovo Testamento La difesa del libero arbitrio to fondamentale per il diritto, era in molte parti corrotto e inesatto, quindi non più affidabile. Questo atteggiamento, condiviso da molti altri intellettuali, comportò una maggiore attenzione per le leggi e le consuetudini affermatesi nei diversi paesi dopo l età romana. Anche la Bibbia venne letta per comprenderne il senso alla luce del contesto storico in cui era stata redatta. Venne messa in discussione anche la correttezza del testo: il tedesco Johannes Reuchlin ( ) dimostrò che la versione corrente si basava su trascrizioni greche che avevano interpretato in modo erroneo l originale ebraico. Ciò indusse a uno studio filologico dei testi e a un analisi dei contenuti, che costituirono uno dei fenomeni all origine della Riforma protestante v. pp Anche gli umanisti europei credevano che l uomo di cultura dovesse essere coinvolto nel governo, offrendo il contributo delle sue conoscenze. Si sottolineava così il rapporto tra sapere e azione politica. Tuttavia la maggior parte di loro non abbracciò il tema della libertà repubblicana tanto caro a Salutati e a Bruni, ma si concentrò sulla virtù del principe o sulla formazione dei suoi cortigiani e collaboratori. Questo si spiega anche con la diversità dei contesti politici: Inghilterra e Francia erano rette da un regime monarchico; la Germania era divisa tra principati sottoposti a un imperatore elettivo. Le conseguenze furono molto importanti per lo sviluppo del pensiero politico v. cap. Il pensiero politico, pp Il più importante tra gli umanisti dell Europa settentrionale fu l olandese Erasmo da Rotterdam ( ). In lui gli studia humanitatis alimentano un forte impegno per la riforma della morale e dei costumi, a partire dal recupero dei principi originari del Vangelo. Erasmo pubblicò una nuova edizione, filologicamente rigorosa, del Nuovo Testamento (1516), su cui si basano ancor oggi le traduzioni moderne. Quest opera, che gli diede grande fama, faceva parte di un progetto generale di ritorno ai testi e allo spirito originario del cristianesimo, oltre le sottili discussioni del mondo universitario, che giudicava sterili e anzi dannose. In teologia, Erasmo abbraccia una visione positiva del libero arbitrio: grazie a questo l uomo ha la possibilità di meritare la grazia divina. Tale idea della libertà uma- > protagonisti Erasmo da Rotterdam Nato a Rotterdam nel 1466, prima canonico agostiniano e poi prete, studiò a lungo teologia e frequentò l università di Parigi. Si trasferì in Inghilterra e a Oxford iniziò a studiare il greco. Dopo un soggiorno nei Paesi Bassi e in Italia, prima a Bologna, poi a Venezia e a Roma, tornò in Inghilterra, dove perfezionò la conoscenza del greco. Durante la guerra con la Francia fuggì per andare in Germania, dove divenne consigliere di Carlo d Asburgo, futuro imperatore, e iniziò a interessarsi Erasmo da Rotterdam in un dipinto di Hans Holbein il Giovane, XVI secolo (Parma, Biblioteca Palatina). al pensiero di Lutero e della Riforma, prendendone però distanza. Durante gli ultimi anni, in seguito alle vicende politiche, cambiò più volte residenza. Morì a Basilea nel Tra le sue opere più importanti vanno segnalati: i Proverbi (Adagia, 1508), Elogio della follia (Encomium Moriae, 1511), Istruzione del principe cristiano (Institutio principis Christiani. 1516), Il lamento della pace (Quaerela pacis, 1517). n

25 Umanesimo e Rinascimento 17 La critica della società Riformare la Chiesa dall interno na richiama la dottrina del vescovo Pelagio (IV-V secolo), e varrà ad Erasmo le dure critiche di Lutero e di Calvino v. pp Erasmo denuncia i mali del suo tempo. In uno scritto dal titolo provocatorio, l Elogio della follia (1511), tutto giocato sul registro dell ironia e del paradosso, mette in luce gli errori dei teologi, dei mercanti, dei monaci, dei nobili, dei giureconsulti e di ogni altra classe o gruppo sociale. È Follia stessa, una sorta di personaggio divino, che critica i comportamenti quotidiani di chi discute di anticaglie filosofiche, si affanna alla ricerca del denaro, pratica forme puramente esteriori di religiosità. Come in una sorta di rappresentazione teatrale, la realtà quotidiana si rivela follia, anche quando appare come saggezza Lettura 5. In questo mondo rovesciato viene preso per folle chi denuncia la follia dei comportamenti umani, chi predica il bene: folli diventano allora addirittura gli apostoli e Cristo stesso, che si fece mettere in croce per salvare l umanità. Il suo umanesimo cristiano portò Erasmo nel pieno del dibattito sulla riforma della Chiesa, ma in polemica con le posizioni dei protestanti. Egli infatti propugnava una riforma della Chiesa dall interno, per recuperare i valori evangelici originari Lettura 6 contro il formalismo dei riti e l intellettualismo delle dispute dottrinali. 3 Il Rinascimento: platonismo, ermetismo e dignità dell uomo Il ritorno di Platone in chiave neoplatonica Cusano, Ficino, Pico Come abbiamo visto, l intenso lavoro degli umanisti mise a disposizione degli uomini di cultura un materiale vastissimo e di straordinaria importanza. Del ritorno dei filosofi antichi beneficiò soprattutto Platone. Se si ignora il platonismo, non si comprende la grande fioritura della cultura del Rinascimento. La riscoperta e la diffusione di Platone sono certo legate, come abbiamo visto, all arrivo in Italia dei dotti bizantini v. p. 8, ma furono rese possibili soprattutto dalle traduzioni del filosofo Marsilio Ficino ( ). Tra il 1463 e il 1469, Ficino completò la versione latina del corpus platonico, aggiungendo commenti, introduzioni e riassunti. L opera completa di Platone fu pubblicata nel Ficino, comunque, non tradusse soltanto Platone, ma anche Plotino, Porfirio, Giamblico e Proclo. È importante ricordarlo per capire un aspetto fondamentale del ritorno di Platone: nonostante la possibilità di leggere direttamente, o in fedeli traduzioni latine, tutti i testi platonici, il Platone rinascimentale continuò a essere interpretato in chiave fondamentalmente neoplatonica. La grande influenza esercitata dal neoplatonismo nel Quattrocento è dovuta soprattutto, da un lato, a Niccolò Cusano (Nikolaus Krebs, detto anche Nikolaus von Kues, ), filosofo e teologo tedesco, divenuto cardinale nel 1448 e vescovo di Bressanone nel 1450, dall altro al già ricordato Marsilio Ficino. Legato per molti aspetti al neoplatonismo fu anche Giovanni Pico della Mirandola ( ). 3.1 Cusano: l infinito e la tolleranza religiosa La «dotta ignoranza» Il pensiero di Cusano, influenzato dalle correnti mistiche legate a Meister Eckhart v. vol. 1, p. 450, ma anche dagli studi matematici, è importante per le riflessioni, gnoseologiche, teologiche e cosmologiche, sul concetto di infinito, e per il posto che occupa nella storia della tolleranza religiosa. Nella sua opera maggiore, La dotta

26 18 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Il papa regge i cordoni della berretta di Niccolò Cusano perché cambi rotta e comunichi ai fedeli la luce della sua saggezza, incisione da un opera di Johannes Kymaeus Fuldensis stampata a Wittenberg nel 1539 ca. (Londra, British Museum). ignoranza (De docta ignorantia, 1440), Cusano sostiene che la ricerca della verità consiste nel «paragonare e nel mettere in proporzione l incerto con il certo»: si può esprimere un giudizio su ciò che ancora non si conosce soltanto mettendolo in relazione con ciò che già si conosce. Ma perché questo sia possibile occorre che ciò che è ancora ignoto abbia una qualche «proporzionalità», cioè un omogeneità, con ciò che è noto. L infinito, che non ha nessuna proporzione col finito, resta quindi del tutto ignoto. In questo caso non rimane che riconoscere la propria ignoranza. La forma più alta di sapienza è per Cusano la «dotta ignoranza», cioè la consapevolezza dello scarto ineliminabile tra finito e infinito, tra uomo e Dio: «Tanto più uno sarà dotto, quanto più si saprà ignorante». Dio, che è l infinito, il «massimo assoluto», ciò di cui niente può essere maggiore, è un «Dio nascosto», che rimane inaccessibile alle umane capacità di comprensione. L infinità divina può essere espressa attraverso l immagine, razionalmente incomprensibile, della «coincidenza degli opposti». In Dio, massimo e minimo coincidono. Infatti il massimo assoluto, cioè Dio, è in atto tutte le cose che possono essere, è ogni cosa e il suo contrario. Affermare, ad esempio, che Dio è luce equivale ad affermare che Dio è massimamente luce e, al tempo stesso, minimamente luce. Se non fosse così, il massimo assoluto non sarebbe in atto tutte le cose che possono essere. Per esprimere questa idea paradossale, Cusano si serve, da buon platonico, di immagini geometriche. Pensiamo, ad esempio, a una circonferenza massima, cioè di diametro infinito: coincide con una linea retta, cioè con il suo opposto, come mostra la figura qui sotto. Allungando gradualmente il diametro, la circonferenza si avvicina sempre più alla linea retta, tende cioè a coincidere con questa all infinito. La conoscenza «congetturale» Per usare un altro esempio geometrico, possiamo dire che la conoscenza umana sta alla verità come un poligono sta al cerchio in cui è inscritto: il poligono sarà tanto più simile al cerchio quanti più angoli avrà, ma non arriverà mai a essere uguale. La verità, nella sua «purezza», è «inattingibile» Lettura 7, quindi, afferma Cusano nelle Congetture (De coniecturis, degli anni ), la conoscenza umana è soltanto «congetturale», ipotetica. Ma riconoscere la natura congetturale della conoscenza non significa negare ogni validità alle pretese conoscitive dell uomo. Le congetture hanno origine dalla nostra mente, così come il mondo ha origine dalla ragione divina infinita. E la nostra mente, che è la «nobile immagine di Dio», partecipando

27 Umanesimo e Rinascimento 19 Se aumenta all infinito il numero degli angoli del poligono inscritto nella circonferenza, circonferenza e poligono tenderanno a coincidere, senza mai coincidere realmente. Per Cusano la scienza umana sta alla verità come il poligono sta al cerchio. La nostra conoscenza, quindi, è soltanto congetturale. Dio, l uomo e l universo La distribuzione della vecchia cosmologia secondo le sue possibilità della fecondità della natura creatrice, ricava da se stessa «enti razionali a similitudine di quelli reali». Per spiegare il rapporto tra Dio e l universo, Cusano usa tre concetti fonda mentali: «complicazione», «espli ca zione», «contrazione». Dio è la complicazione (il verbo latino complico vuol dire piegare, arrotolare ) di tutte le cose, cioè contiene in sé tutte le cose, così come l unità numerica è la complicazione di tutti i numeri, e il punto è la complicazione di tutte le figure geometriche. Dio è colui che complica tutto, in quanto tutto è in lui, ma è anche colui che esplica (il verbo latino explico vuol dire dispiegare, svolgere ) tutto, in quanto egli stesso è in tutto: tutte le cose sono in Dio e Dio è in tutte le cose. L universo è appunto l esplicazione di Dio. Ma l universo, che non esaurisce l infinita potenza divina, può essere definito un Dio «contratto»: Dio è il massimo assoluto, l universo è il massimo contratto, cioè presenta l infinito in forma contratta: ad esempio, l unità si contrae, cioè si individualizza, nella pluralità delle singole cose, l eternità nella successione temporale e così via. Come l universo è una contrazione di Dio, così ciascuna cosa è una contrazione dell universo. Ciascun essere, quindi, riassume Dio e l intero universo. Nelle Congetture, Cusano afferma che «l uomo è dio, anche se non assolutamente, perché è uomo». Ed è anche «un mondo, ma non è contrattamente tutto, perché è uomo». Queste dottrine portano Cusano a rifiutare completamente la cosmologia aristotelico-tolemaica. Se l universo è l esplicazione di Dio, deve necessariamente essere concepito come infinito. Certo, quella di Dio è infinità perfetta, mentre quella dell universo è, più che infinità, indefinitezza e indeterminatezza. Come sostiene Cusano nella Dotta ignoranza, sebbene non si possa propriamente dire che l universo è infinito, non lo si può neppure considerare finito, «perché è privo dei termini entro i quali sarebbe racchiuso»: infatti, non ha né un centro né una circonferenza. Contrariamente a quello che si è sempre pensato a proposito della Terra, è impossibile che esista un centro fisso e immobile: la quiete assoluta infatti spetta soltanto a Dio, quindi la Terra non può essere completamente priva di movimento. Al contrario, la Terra si muove, anche se non dà l impressione di farlo: questo dipende unicamente dal fatto che «siamo capaci di comprendere il movimento solo in relazione a qualcosa di fisso». Cusano finisce col rifiutare sia la tradizionale distinzione tra mondo sublunare (composto dai quattro elementi: terra, acqua, aria, fuoco) e mondo celeste (composto di etere), sia la tesi secondo cui la vita si troverebbe soltanto sulla Terra. Ritratto di Niccolò Cusano (Nikolaus von Kues), altare della cappella dell Ospedale di Kues, in Germania.

28 20 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna La tolleranza religiosa Nelle opere più propriamente religiose, le dottrine di Cusano portano a una difesa della tolleranza religiosa. Riflessioni come quelle contenute nell importante testo sulla Pace della fede (De pace fidei), scritto nel settembre del 1453, sono una risposta al problema del rapporto tra mondo cristiano e mondo islamico: la caduta di Costantinopoli a opera dei turchi, che segnò la fine dell Impero romano d Oriente, era avvenuta pochi mesi prima (maggio del 1453). Cusano fu tra coloro che pensavano che l unico modo per salvare la cristianità fosse la ricerca di un dialogo con i musulmani, nella speranza di una loro conversione o quanto meno di una convivenza pacifica. Tuttavia il programma di Cusano prevede non la tolleranza tra fedi diverse, ma il riconoscimento di un «unica religione nella varietà dei riti» (una religio in rituum varietate). Dio, che dona vita ed essere, è cercato dagli uomini in modi differenti e con riti differenti. La tolleranza di cui parla Cusano si riferisce ai riti, non al contenuto della religione, che è una sola (di fatto, quella cristiana), anche se i non cristiani non ne sono consapevoli. Fra il cristianesimo e le altre religioni vi è una «concordanza» su alcuni contenuti fondamentali: è dunque possibile intendersi, se non subito, cercando di farla emergere mediante argomenti razionali. È sicuramente un discorso di grande apertura, ma sarebbe eccessivo vedere nella posizione di Cusano un anticipazione di idee che si affermeranno solo molto più tardi. Ma questo nulla toglie al valore delle pagine cusaniane, che si inseriscono a pieno titolo nella storia della tolleranza religiosa. 3.2 Il dominio di Ermete Il Corpo ermetico e il Picatrix Il cosiddetto platonismo del Rinascimento fu un fenomeno molto complesso, in cui confluirono elementi diversi. Platone, infatti, fu interpretato soprattutto alla luce degli scritti ermetici, anche questi tradotti da Ficino. Si chiamano così perché attribuiti fino al XVII secolo a Ermete Trismegisto, figura leggendaria nata dall identificazione del dio greco Hermes con quello egiziano Toth, detto appunto Trismegisto (che in greco significa tre volte grande ). Questi scritti, a lungo ritenuti antichissimi ed espressione dell originaria rivelazione divina, risalgono in realtà al II-III secolo d.c., furono composti da più autori e sono una combinazione di platonismo e stoicismo. La loro antichissima origine fu radicalmente messa in discussione soltanto nel 1614 dal filologo Isaac Casaubon ( ), nato a Ginevra da genitori protestanti. Casaubon sostenne che gli scritti attribuiti a Ermete Nella tarsia marmorea del pavimento del Duomo di Siena, opera di Giovanni di Stefano (1488), è raffigurato al centro Ermete Trismegisto, che l iscrizione in basso definisce contemporaneo di Mosè. «La raffigurazione di Ermete Trismegisto nell edificio cristiano, così accentuatamente vicina all ingresso» è «un simbolo di come il Rinascimento italiano lo considerava e un preannuncio di quanto dovesse essere straordinaria la sua fortuna nel XVI secolo, e anche nel XVII, in tutta l Europa» (F. A. Yates).

29 Umanesimo e Rinascimento 21 Ermete prima di Platone erano opera di autori cristiani e non contenevano dottrine di un antico egiziano: si basavano invece in parte sugli scritti di Platone e in parte su testi sacri cristiani. Quello che veniva chiamato Corpo ermetico (Corpus hermeticum) è oggi un insieme di diciassette brevi trattati, in lingua greca, a cui si aggiunge l Asclepio (Asclepius), del quale si conserva soltanto la versione latina. A questi testi, di argomento teologico e filosofico, si aggiungono quelli di argomento più specificamente magico, alchimistico e astrologico, per la maggior parte tramandati ancora una volta sotto il nome di Ermete. Ma bisogna ricordare anche il celebre manuale di magia e astrologia noto col nome di Picatrix (composto nella Spagna araba alla metà dell XI secolo), che, sebbene non attribuito a Ermete, a Ermete si richiama insistentemente, e che fu ben noto a Ficino: non fu mai stampato, ma durante il XV e il XVI secolo ebbe grande diffusione manoscritta. Senza dubbio, la rinascita dell ermetismo teologico rafforzò l influenza dell ermetismo magico-astrologico. L interesse per la magia fu comune, oltre che a Ficino e a Pico, ad altri grandi filosofi dell epoca, come Bruno e Campanella v. pp Durante il Rinascimento si era convinti che Ermete Trismegisto fosse una persona realmente vissuta in tempi antichissimi e autore degli scritti di cui si è detto. Così infatti avevano ritenuto i principali Padri della Chiesa, come Lattanzio e Agostino. Agostino, ad esempio, aveva affermato che Ermete era vissuto molto prima dei filosofi greci e poco dopo Mosè. Per capire la grande influenza esercitata dall ermetismo nella cultura del Rinascimento è utile ricordare un aneddoto. Ficino aveva ricevuto l incarico di tradurre le opere platoniche da Cosimo dei Medici, signore di Firenze. Ma nel 1463 questi gli fece sapere che prima degli scritti di Platone avrebbe dovuto tradurre gli scritti di Ermete. Ficino si mise subito a lavorare: tradusse il Corpo ermetico (più precisamente, quattordici trattati, gli unici che gli erano noti), pubblicandolo nel Come ha scritto una grande studiosa dell ermetismo rinascimentale, l inglese Frances A. Yates ( ), «è una situazione straordinaria: ci sono, disponibili, le opere complete di Platone, ed esse debbono aspettare che Ficino abbia tradotto, sia pure velocemente, Ermete». Il motivo è che sia Cosimo sia Ficino credevano, dalla testimonianza dei Padri della Chiesa, che Ermete fosse molto più antico di Platone. E maggiore antichità significava, per Ficino e per gran parte dei suoi contemporanei, maggiore vicinanza alla Verità. Ha scritto ancora la Yates: «Il rispetto rinascimentale per tutto ciò che fosse antico, originario, remoto, e quindi più vicino alla verità divina, portava come conseguenza che il Corpus hermeticum venisse tradotto prima della Repubblica o del Simposio platonici». Così avvenne. 3.3 Platonismo ed ermetismo in Ficino Una filosofia religiosa La profonda influenza che Ficino esercitò sulla cultura del tempo è dovuta all attività di traduttore di cui si è detto. Fu in stretti rapporti con Cosimo dei Medici, che voleva far rivivere l antica Accademia platonica, e si impegnò nel recupero della grande tradizione platonica. Ficino la reputava una vera e propria missione, al punto che si considerò uno strumento della provvidenza divina. Era convinto che bisognasse ricomporre la divisione che si era consumata tra filosofia e religione. Fra i popoli antichi, gli stessi uomini erano stati al contempo filosofi e sacerdoti. Più tardi, invece, filosofia e religione si erano separate, col risultato che la religione era stata contaminata dall ignoranza e la filosofia dall empietà. Infatti, gli aristotelici, cioè quasi tutti i filosofi, rifiutavano la religione considerandola una «favola da vecchiette». Per Ficino, la suprema RCS Libri S.p.A. - Divisione Education, Milano

30 22 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Una perenne rivelazione I cinque gradi dell essere importanza della dottrina platonica consisteva nel suo essere una «filosofia religiosa» (pia philosophia): la religiosità era il tratto distintivo che faceva dell uomo l essere più perfetto del creato. In particolare, Ficino ravvisava una grande affinità tra la vera filosofia, quella platonica, e la vera religione, quella cristiana. La sua opera maggiore si intitola, significativamente, Teologia platonica (Theologia platonica, scritta negli anni e pubblicata nel 1482) ed è dedicata al problema dell immortalità dell anima, che, nel suo pensiero, fa tutt uno con il problema dell esistenza di Dio. Secondo Ficino, le sue traduzioni e commenti avrebbero dissuaso gli aristotelici dal considerare la religione una «favola». La traduzione ficiniana degli scritti ermetici ebbe una fortuna straordinaria. Nella dedica a Cosimo, Ficino enuncia, con estrema chiarezza, la tesi di fondo del suo pensiero: una perenne rivelazione del Verbo divino ha accompagnato il cammino dell uomo fin dalla nascita della sapienza ermetica nell antico Egitto. Ermete Trismegisto, «filosofo», «sacerdote» e «re», fu il primo anello di una catena sapienziale attraverso la quale la Verità giunse ai filosofi greci, a Platone, ai neoplatonici, culminando nel cristianesimo. Riconoscere la Verità voleva dire per Ficino rendersi conto che il mondo è una totalità strutturata ma unitaria, che ogni aspetto della realtà rappresenta un grado dell unitaria serie delle cose e che i singoli gradi di questa serie convergono verso l Unità : la molteplicità delle cose è riconducibile all Unità divina da cui promana e a cui deve tornare. Ficino individua cinque gradi dell essere. In ordine ascendente, sono: corpo (cioè la materia), qualità (cioè la forma, o principio formale, che conferisce ai corpi le loro proprietà particolari), anima, angelo, Dio. Al vertice della gerarchia vi è Dio, l unità che è la ragione della molteplicità. All estremità più bassa sta il corpo. Posta al centro, l anima che conosce se stessa, le cose divine e le cose naturali comunica sia con le cose superiori sia con le cose inferiori. Assolve così una funzione fondamentale: Domenico Ghirlandaio, L Annuncio dell angelo a Zaccaria del 1490 ca. (Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni). Nell affresco, Marsilio Ficino, il primo a sinistra, è ritratto insieme a Cristoforo Landino, Angelo Poliziano e Demetrio Calcondila. I gradi dell essere per Ficino congiunge gli estremi dell essere producendo l unità del mondo. Di conseguenza può essere chiamata «centro della natura», «intermediaria di tutte le cose», GRADI DELL essere Dio angelo ANIMA qualità (la forma) corpo (la materia) l ANIMA è «copula del mondo», ossia è intermediaria di tutte le cose

31 Umanesimo e Rinascimento 23 L anima e l amore Spirito, magia e astrologia Il rifiuto del fatalismo astrologico «catena del mondo», «volto del tutto», «nodo» e «copula del mondo». Essendo autosufficiente, vita e principio di vita, non può non essere immortale. Per Ficino, dunque, è la parte spirituale dell uomo, non l uomo nel suo complesso, il «grande miracolo» della natura, secondo l espressione di Ermete richiamata, come vedremo, anche da Pico. L attività con cui l anima assolve la sua funzione mediatrice è l amore. Le dottrine dell anima mediatrice e dell amore caratterizzano il platonismo rinascimentale. Nel De amore ficiniano ( ) la teoria dell eros platonico, inteso come forza grazie alla quale l uomo si eleva all Assoluto, viene inserita in una cornice cristiana. L amore consente l ascesa dell uomo a Dio, e l ascesa è possibile perché l anima ama già nei corpi l «ombra di Dio», negli animi la «similitudine di Dio», negli angeli l «immagine di Dio» e in Dio tutte le cose. L amore è la forza cosmica che lega il tutto, è «nodo perpetuo e legame del mondo». Riprendendo, infatti, un tema che ha avuto una grande fortuna e che risale al Timeo platonico, Ficino sostiene, soprattutto nell opera Sulla vita (De vita, ), che il mondo è un grande organismo vivente, un animale, anzi il più perfetto tra gli animali. Vive grazie a un anima che è in contatto con il corpo del mondo attraverso una sostanza intermedia, lo spirito, non diversamente da quanto avviene nell uomo. Su questo spirito, che, «presente e attivo ovunque», è «splendente», «caldo» e «vivificante», Ficino fonda la pratica della medicina magica, che ha l astrologia per ancella. Molti benefici naturali, infatti, che provengono sia dal corpo del mondo sia dall anima del mondo, possono essere ottenuti lasciando che lo spirito penetri in noi: «Il mondo vive e respira, e a noi è possibile assorbire il suo spirito», e ciò per mezzo del nostro spirito. Questo è «conforme per sua stessa natura» allo spirito del mondo e lo assorbe attraverso i raggi del Sole e di Giove. Tra «le medicine rinforzate da un certo sostegno celeste» e quelle «preparate senza tener conto degli astri» c è la stessa differenza che corre tra il vino e l acqua. Pur essendo fermamente convinto che gli astri esercitassero un influsso sul mondo terrestre, Ficino rifiutava una particolare versione dell astrologia, quella fatalistica. Qualche anno prima del testo Sulla vita, aveva scritto una Disputa contro il giudizio degli astrologi (Disputatio contra iudicium astrologorum, 1477), in cui sosteneva che i giudizi degli astrologi non sono né definitivi né necessari. Se affermiamo che «ogni singolo evento accade necessariamente», «per effetto delle stelle», scrive Ficino, commettiamo tre errori fondamentali. A Dio sottraiamo la provvidenza e la sovranità sull universo. Agli angeli togliamo la giustizia, accusandoli di far muovere «i corpi celesti in modo tale che da quei movimenti derivino tutti i misfatti degli uomini». Agli uomini, infine, neghiamo la libertà. Al centro della Disputa sta appunto la difesa del libero arbitrio Lettura Pico, la «dignità dell uomo» e la polemica antiastrologica La concordia universale Come vedremo alla fine di questo paragrafo, la condanna dell astrologia e la difesa della libertà dell uomo sono anche al centro del pensiero di Giovanni Pico della Mirandola ( ), che, insieme con Ficino, è il maggiore filosofo italiano della seconda metà del Quattrocento. Pico condivide con Ficino molti interessi, ma prospetta soluzioni talora molto diverse. È il caso della concezione della catena sapienziale, teologica e filosofica che da Ermete Trismegisto conduceva a Platone e Plotino e che concordava con il cristianesimo. In Ficino il recupero di questa antica teologia e del platonismo coincideva con una polemica antiaristotelica. Per Pico, invece, Aristotele è uno degli anelli della catena e parte integrante della tradizione teologica

32 24 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna La cabbala Il convegno del 1487 La «dignità dell uomo» concorde con il cristianesimo. Pico, così, prospetta una concordia universale delle dottrine. Il suo interesse per Aristotele e la tradizione aristotelica era forte, così come la convinzione che tra Platone e Aristotele vi fosse «una completa comunanza di significati»: considerando le loro parole non c era niente di più contrastante, ma considerando le «cose» (i significati) niente di più concorde. Nel tentativo di dimostrare l universale concordia dottrinale, Pico, a differenza di Ficino, si richiamò anche alla cabbala (dall ebraico qabbalah, che significa letteralmente ricezione ). Con questo termine si indica la tradizione segreta del misticismo ebraico, in particolare il movimento di pensiero diffusosi in Europa a partire dalla fine del XII secolo, in cui confluivano un aspetto teoretico, legato a un interpretazione allegorica del testo biblico, e un aspetto pratico, simile alla magia e basato sulla convinzione del potere sacro della lingua ebraica. Secondo Pico, la cabbala conteneva «non tanto la religione mosaica [l ebraismo] quanto la religione cristiana»: era addirittura la rivelazione di Dio a Mosè, poi tramandata oralmente di generazione in generazione e fraintesa dagli attuali ebrei, i quali, se l avessero letta bene, avrebbero capito di avere torto nel loro rifiuto del cristianesimo. La cabbala era in accordo anche con la filosofia di Platone. Vi è, infatti, un unica verità, quella cristiana, anche se espressa in modi diversi nei diversi testi in cui è depositata la vera sapienza. Pico così coltivò il progetto di un convegno, che avrebbe dovuto tenersi a Roma nel 1487, in cui proclamare solennemente la concordia dottrinale, cioè la convergenza di fondo sia delle diverse correnti filosofiche o teologiche, sia delle diverse fedi o religioni. A tal fine, l anno precedente aveva pubblicato le celebri Tesi (Conclusiones sive Theses DCCCC), una raccolta di novecento proposizioni, ricavate da fonti arabe, platoniche, aristoteliche, ermetiche e cabbalistiche, in cui sosteneva tra l altro la concordanza tra Platone e Aristotele, Avicenna e Averroè, Tommaso e Duns Scoto. Come discorso inaugurale al convegno, Pico aveva preparato una orazione (rimasta senza titolo e in seguito intitolata Sulla dignità dell uomo). Ma l intervento di papa Innocenzo VIII fece fallire il progetto, e l orazione rimase inedita. La commissione voluta dal papa analizzò le Tesi, giudicandone alcune eretiche o sospette di eresia. La difesa di Pico (l Apologia), pubblicata nel 1487, riuscì soltanto a irrigidire il papa, che istituì un tribunale di inquisizione per eresia. Pico si rifugiò così in Francia e, grazie all intervento di Lorenzo il Magnifico, riuscì a ottenere il permesso di risiedere a Firenze, dove rimase dal 1488 fino alla morte. L Orazione sulla dignità dell uomo (De hominis dignitate) è uno dei testi più importanti del Rinascimento. Pico riprende la definizione dell uomo contenuta nell Asclepio (uno dei trattati ermetici): «grande miracolo». L uomo è l unico essere del creato ad La dignità dell uomo può ascendere a un esistenza puramente intellettuale L uomo è l unica creatura che sceglie la propria natura: è artefice di se stesso può abbassarsi a un esistenza esclusivamente vegetativa o sensitiva

33 Umanesimo e Rinascimento 25 La polemica antiastrologica avere una natura indeterminata: soltanto lui ha la possibilità di scegliere la propria natura, di essere ciò che vuole. Non gli è stato assegnato un «posto determinato», né un «aspetto» suo proprio, né una «prerogativa» sua propria, affinché li ottenesse per libera scelta. L uomo può «degenerare» nelle cose «inferiori», abbassarsi dalla razionalità a un esistenza esclusivamente vegetativa o sensitiva, o al contrario «rigenerarsi» nelle cose «superiori», ascendere a un esistenza puramente intellettuale. La grandezza, il miracolo e la dignità dell uomo consistono quindi nel fatto che, unico tra gli esseri di tutto il creato, egli è artefice di se stesso. L uomo è pura libertà Lettura 9. Coerentemente con questa impostazione, Pico distingueva tra falsa scienza astrologica e astronomia (o astrologia matematica) e condusse una polemica molto aspra contro il determinismo astrale e la conseguente negazione della libertà umana. Questa polemica culminò nelle Dispute contro l astrologia divinatrice (Disputationes adversus astrologiam divinatricem), pubblicate postume (1496). Come Ficino, e come del resto tutti i suoi contemporanei, Pico non negava affatto che il mondo celeste esercitasse un influsso su quello sublunare. Ma con ciò intendeva semplicemente sostenere l esistenza di una causalità universale e uniforme dovuta alla luce, al calore e al movimento degli astri: considerati nei loro movimenti regolari e uniformi, gli astri sono cause fisiche universali. Sono non cause dirette dei fenomeni, ma cause distanti: gli eventi particolari, le vicende della vita umana, individuale e collettiva, non possono essere prodotte da queste cause universali, ma da cause prossime che operano nel mondo sublunare stesso. Secondo gli astrologi, la grandezza di Aristotele è causata dal cielo, dalla configurazione stellare sotto cui Aristotele è nato. Pico replica risolutamente: «Io lo nego». Non tanto per il banale motivo che molti altri uomini sono nati sotto gli stessi segni pur non essendo Aristotele, quanto per il fatto che, oltre al cielo che è causa universale, ci sono cause prossime proprie di Aristotele, da cui dipende la sua grandezza. L ingegno non gli proviene dall astro, ma da Dio, e il corpo non gli deriva dal Ritratto di Giovanni Pico della Mirandola, attribuito a cielo, ma dai suoi genitori. Gli astrologi commettono «un duplice errore»: infatti, fanno dipendere dal Michelangelo Buonarroti, XVI secolo (Firenze, Uffizi). cielo molte cose che non ne dipendono e pretendono di avere capacità di previsione. Come ha affermato lo storico della filosofia Eugenio Garin ( ), il testo antiastrologico di Pico fu «un gran fatto culturale», soprattutto perché sollecitava a «rendersi conto che l astrologia, che permeava dei suoi concetti il costume e la vita intera, era non tanto una tecnica della previsione, quanto una concezione generale della realtà e della storia». Questo testo «era un grande richiamo alla ragione e alla libertà dell uomo, e un atto di fede nelle possibilità della critica e dell indagine storica». Il dibattito sull astrologia finiva col collocarsi accanto all altro grande dibattito rinascimentale, quello sull anima e sulla sua immortalità, al quale presero parte da un lato Ficino e dall altro il maggior esponente dell aristotelismo rinascimentale, Pietro Pomponazzi.

34 26 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna 4 Aristotelismo e naturalismo in Pietro Pomponazzi La mortalità dell anima Fede e ragione La morale naturale La religione come «favola» La ripresa rinascimentale del platonismo non segnò la fine dell aristotelismo, che anzi continuò a dominare nelle università. I filosofi aristotelici proposero un immagine della natura intesa come ordine necessario retto da leggi immutabili. Il padovano Jacopo Zabarella ( ), che aveva studiato logica e filosofia naturale, parlava di una «natura universale», identificandola con «l ordine di tutte le cose» e considerandola sottomessa a leggi. Di ordine naturale aveva parlato anche, prima di lui, Pietro Pomponazzi ( ), che aveva insegnato a Padova e a Bologna. La sua importanza è legata al Trattato sull immortalità dell anima (Tractatus de immortalitate animae), scritto e pubblicato nel 1516, che affrontava con spregiudicatezza un argomento intorno al quale ruotavano temi filosofici e religiosi di più ampio respiro, come quello dei rapporti tra fede e ragione, tra cristianesimo e aristotelismo. Non per caso il libro fu bruciato pubblicamente a Venezia, e l autore denunciato per eresia. Pomponazzi afferma che l anima umana ha una dignità e quindi un «profumo di immortalità», ma sostiene che la questione dell immortalità dell anima (come del resto quella dell eternità del mondo) è «un problema neutro», nel quale cioè nessuna delle soluzioni possibili è decisiva. È infatti impossibile avanzare argomentazioni razionali che dimostrino in modo rigoroso la tesi dell immortalità o la tesi della mortalità dell anima. Tuttavia, per Pomponazzi, la mortalità dell anima è «più probabile». Discutendo criticamente Platone e i grandi commentatori di Aristotele, come Averroè e Tommaso d Aquino, Pomponazzi sostiene che la tesi mortalista è più conforme alla ragione, all esperienza e ai testi di Aristotele. L anima intellettiva dell uomo è superiore all anima sensitiva degli animali, in quanto è capace di conoscere il soprasensibile. Questa capacità, tuttavia, non dimostra la separatezza dell anima dal corpo, dato che, per conoscere, l anima ha in ogni caso bisogno delle immagini che dipendono dai sensi, dunque dal corpo. Pomponazzi sostiene quindi la tesi della separazione tra fede e ragione, giudicate ambiti distinti e incomunicabili. L immortalità dell anima è un articolo di fede: solo in quanto tale deve essere creduta, e può essere creduta anche dal filosofo che, per via razionale, l ha giudicata meno probabile della tesi opposta. Viene così in qualche modo riproposta la celebre dottrina della «doppia verità», attribuita all arabo Averroè ( ) e ai cosiddetti «averroisti latini» v. vol. 1, pp e , secondo la quale una tesi può essere contemporaneamente vera in teologia e falsa in filosofia, e viceversa. L obiettivo di Pomponazzi è affermare l autonomia della filosofia dalla religione. Il filosofo può liberamente indagare la realtà con i suoi strumenti, senza doversi subordinare all autorità della religione. La tesi della mortalità dell anima sembra scalzare i fondamenti della morale, ma per Pomponazzi non è così. La virtù è premio a se stessa. Nel virtuoso, che «è ricompensato dalla sua virtù e dalla felicità», «tutto è armonico: egli non teme niente, non spera niente, è invece costante nella prosperità e nelle avversità». Il vizio, invece, è punizione a se stesso. Non c è niente di più «infelice e funesto» del vizio. Nel vizioso «tutto è disarmonico: egli non è fedele a nessuno, neppure a se stesso, non è sereno». Non è quindi necessario supporre premi o pene in una vita futura. Sicuramente questo non è necessario per i filosofi: «Ci sono, infatti, uomini onesti e di natura così ben formata che sono spinti alla virtù soltanto dalla nobiltà della virtù e si ritraggono dai vizi soltanto per la loro sconcezza». Ma questi uomini sono un esigua

35 Umanesimo e Rinascimento 27 Il determinismo della natura minoranza. Per la massa è stato necessario parlare di «premi eterni» e, soprattutto, di «pene eterne» in grado di «incutere davvero paura», dato che gli uomini, se fanno il bene, lo fanno per paura di una pena eterna più che per la speranza di una ricompensa eterna. Non sono quindi da biasimare coloro che, essendo consapevoli dell «inclinazione umana al male» e avendo come obiettivo il «vantaggio comune», hanno decretato che «l anima è immortale, senza curarsi della verità, ma preoccupandosi soltanto della rettitudine, allo scopo di indurre gli uomini alla virtù». Non sono cioè da biasimare i politici, «medici delle anime», che si sono serviti delle religioni, che sono «favole», per governare i popoli. La tesi delle religioni come «favole» per governare i popoli è ribadita nello scritto Sugli incantesimi (De incantationibus), composto nel 1520, ma inedito. In quest opera Pomponazzi concepisce la natura come ordine necessario e regolare, da cui dipendono tutti i fenomeni, per spiegare i quali non occorre ipotizzare cause soprannaturali. La credenza nei miracoli è soltanto la conseguenza dell ignoranza delle cause naturali. Secondo Pomponazzi, tutti gli avvenimenti, comprese le azioni umane, sono determinati dagli influssi astrali: l osservazione degli astri consente dunque la conoscenza di «cose mirabili e stupefacenti», e l astrologia permette la conoscenza non soltanto del futuro, ma anche del presente e del passato. Dalle congiunzioni astrali dipende anche la storia delle religioni: il cristianesimo, come ogni altro evento e accadimento, ha avuto un inizio e avrà una fine. 5 La nuova concezione delle arti e delle tecniche 5.1 L arte Vile meccanico Arte e scienza Il Quattrocento e il Cinquecento non sono soltanto i secoli delle grandi discussioni sull anima e sull immortalità, sulla dignità dell uomo e sulle soluzioni per risolvere i conflitti religiosi, di cui si è sin qui parlato. Sono anche i secoli nei quali si fa strada una nuova concezione delle arti e delle tecniche che sarà decisiva per la nascita della scienza moderna v. pp L antica distinzione, o meglio contrapposizione, tra arti liberali (grammatica, dialettica, retorica, geometria, aritmetica, astronomia, musica) e arti meccaniche (ad esempio medicina, architettura, pittura) viene messa in discussione, in vista non tanto di un suo superamento quanto dell inclusione di alcune arti, come la pittura, nel novero delle arti liberali. Per secoli le arti meccaniche sono state presentate come forme inferiori di conoscenza, come attività indegne di un uomo libero. Ancora nel Seicento vile meccanico è un insulto: in un celebre passo dei Promessi sposi è proprio questa l offesa che il prepotente rivolge, provocandolo a duello, a colui che diventerà padre Cristoforo. Nel Trecento l arte era considerata come un abilità manuale e all artista si dava del tu come ai domestici. Quasi tutti gli artisti del primo Quattrocento provengono da ambienti artigiani, contadini e piccolo-borghesi: Paolo Uccello ( ) è figlio di un barbiere, Andrea del Castagno ( ) di un contadino. A partire dal Quattrocento, però, gli artisti non vengono più considerati come semplici artigiani, ma come intellettuali, e i loro trattati non assomigliano a quelli dei loro predecessori. Gli scritti tecnici medievali contengono istruzioni particolareggiate sul modo di lavorare, sono ricchi di ricette e precetti, ma non contengono la teoria. Come rilevò lo storico dell arte

36 28 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Le botteghe tedesco Erwin Panofsky ( ), i trattati medievali di architettura si limitano a fornire esempi di progetti e costruzioni, ma non mettono a disposizione del lettore una «teoria dell architettura», «concetti generali sulla cui base egli possa affrontare i problemi non previsti dall autore». Questo era invece il fine che si proponeva il grande umanista Leon Battista Alberti v. pp. 7-12, che diede inizio a una concezione scientifica dell arte secondo cui la matematica, come teoria delle proporzioni e teoria della prospettiva v. riquadro, è a fondamento dell opera tanto del pittore quanto dello scienziato. Nel trattato sulla pittura (De pictura, 1435) afferma che il pittore deve essere dotto in tutte le arti liberali, e in primo luogo deve conoscere la geometria; nel trattato sull architettura (De re aedificatoria, 1452, ma pubblicato nel 1485) l elogio della figura dell architetto e ingegnere diventa un elogio della tecnica, capace di spostare enormi masse d acqua, di traforare i monti, di prosciugare le paludi. Alle stesse conclusioni arrivò anche il celebre pittore Piero della Francesca (1420 ca.-1492) nel trattato sulla prospettiva (De perspectiva pingendi, 1475 ca.). In Italia, ha scritto lo storico francese dell arte André Chastel ( ), il Quattrocento è «il tempo delle botteghe, come ditte organizzate in piccole officine, con direttori e assistenti». Particolarmente importanti furono le botteghe fiorentine, come quella dello scultore e pittore Andrea del Verrocchio ( ), dove si formò Leonardo da Vinci, del quale parleremo nel prossimo paragrafo. Erano luoghi in cui si tentava di conciliare teoria e pratica, conoscenze teoriche e lavoro manuale. Erano attrezzati per lavori diversi e comprendevano falegnami, doratori, intagliatori. > collegamenti La prospettiva nel Rinascimento Con il termine prospettiva si intende la scienza che insegna come rappresentare gli oggetti tridimensionali su una superficie bidimensionale, da un determinato punto di vista. La prospettiva è legata alla rappresentazione dello spazio: alle diverse concezioni della prospettiva corrispondono altrettante concezioni dello spazio. Secondo lo storico dell arte tedesco Erwin Panofsky ( ), autore di uno studio fondamentale sulla prospettiva dal titolo La prospettiva come forma simbolica (Die Perspektive als symbolische Form, 1927), la prospettiva non è un semplice elemento tecnico dell opera d arte, ma «un momento stilistico»: considerando la prospettiva come una di quelle «forme simboliche» di cui aveva parlato il filosofo tedesco Ernst Cassirer ( ), Panofsky sostiene che «diviene essenziale per le varie epoche e province dell arte chiedersi non soltanto se conoscano la prospettiva, ma di quale prospettiva si tratti». Il termine prospettiva deriva dal latino perspectiva e quindi da perspicere (vedere chiaramente), e traduce il termine greco optikè, la scienza della visione. Nell Antichità e nel Medioevo non si distingueva tra ottica e prospettiva: i trattati di optikè e optica dei greci e dei latini e quelli medievali esaminano i fenomeni della visione, enunciandoli sotto forma di leggi, senza affrontare mai i problemi della rappresentazione artistica. Nel Rinascimento, da scienza della visione la prospettiva diventa scienza della rappresentazione artistica. La conoscenza delle leggi della visione continua ovviamente a essere considerata fondamentale, ma il riferimento a queste leggi serve soltanto come introduzione ai trattati prospettici, ricchi di esempi che illustrano regole e procedimenti della prospettiva. La prima formulazione della prospettiva si deve all architetto e scultore fiorentino Filippo Brunelleschi ( ), celebre per i suoi progetti, come quello della cupola del Duomo di Firenze. Ma la teorizzazione si deve al letterato e architetto Leon Battista Alberti ( ), che fu anche il primo autore ad affrontare il tema, centrale nel Rinascimento, della «città ideale». Sono particolarmente significativi, da questo punto di vista, i trattati dell architetto senese Francesco di Giorgio Martini ( ), in cui è delineata una concezione antropomorfica della città, modellata sulla forma del corpo umano. La città si pone come macrocosmo che presenta precise corrispondenze col microcosmo v. riquadro a p. 77 : la piazza corrisponde al ventre, il tempio al cuore, la fortezza al capo. Nell ambito della prospettiva, oltre agli scritti di Alberti sono fondamentali le opere di Piero della Francesca (1420 ca.-1492), di Leo-

37 Umanesimo e Rinascimento Leonardo da Vinci tra arte e scienza Un uomo poliedrico Teoria e pratica Influenzato dal neoplatonismo ma estraneo alla magia, che anzi criticò Lettura 10, Leonardo da Vinci ( ) rivolse il suo interesse a una quantità stupefacente di argomenti e di discipline, e consegnò le sue opere a una quantità altrettanto stupefacente di pagine manoscritte. Tra le molte altre cose, fu ingegnere, architetto, inventore e si occupò di anatomia, meccanica, architettura militare, geologia, idraulica. Ma fu soprattutto pittore: sono suoi celebri dipinti come la Vergine delle rocce, la Gioconda e Sant Anna. Fu al servizio di Lorenzo dei Medici, di Ludovico il Moro duca di Milano, di Cesare Borgia, di Giuliano dei Medici (eletto papa nel 1513 col nome di Leone X) e nel 1517 fu invitato da Francesco I re di Francia, che lo volle alla sua corte concedendogli piena libertà di dedicarsi agli studi. Il luogo della sua formazione non era stata l università, ma la bottega fiorentina del Verrocchio, dove aveva appreso i fondamenti di diverse arti, come la pittura, la scultura e l oreficeria. Nelle botteghe fiorentine quattrocentesche, come si è detto, si tentava di conciliare teoria e pratica, conoscenze teoriche e lavoro manuale. L opera di Leonardo è non per caso diventata il simbolo del superamento della contrapposizione tra arti liberali e arti meccaniche. Leonardo, che conosceva poco il latino e per niente il greco, si definiva provocatoriamente «omo sanza lettere», e contro i letterati, «recitatori delle altrui opere», difendeva la legittimità di trattare svariati argomenti nonostante la sua ignoranza dei testi letterari: la verità si scopre con l esperienza, non con l «altrui parola». È l esperienza la fonte Anonimo fiorentino, Veduta di città ideale, (Urbino, Galleria nazionale delle Marche). nardo da Vinci ( ) e del celebre pittore tedesco Albrecht Dürer ( ). La novità della prospettiva del Rinascimento ha scritto lo storico dell arte Giulio Carlo Argan ( ) nella sua celebre Storia dell arte italiana (1968) consiste in due aspetti. In primo luogo «si presenta come una scoperta e non come un invenzione: è ritrovata negli antichi, dunque rientra nell ambito della cultura umanistica, che vuol far rinascere la sapienza antica». In secondo luogo si presenta «come sistema unico e non come insieme di sistemi»: identificando prospettiva e ottica, «vi sono tante prospettive quante sono (e sono infinite) le condizioni del vedere: si può, ad esempio, mettersi davanti o sopra o al centro delle cose, guardarle secondo angoli e inclinazioni diverse»; considerando invece «la prospettiva come una rappresentazione razionale del reale o un concetto, questa pluralità non è più possibile». Secondo Argan, «il sistema prospettico del Quattrocento» consiste dunque nella «riduzione all unità di tutti i possibili modi di visione: il punto di stazione ideale è quello frontale, cioè quello che pone come contrapposti, ma paralleli, il soggetto e l oggetto». n

38 30 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Necessità e armonia della natura La pittura come scienza della conoscenza («la sapienza è figliola della sperienza»): «Se tu dirai che le scienze, che principiano e finiscono nella mente, abbiano verità, questo non si concede, ma si nega per molte ragioni; e prima, che in tali discorsi mentali non accade esperienza, senza la quale nulla dà di sé certezza». Ma allo stesso tempo Leonardo polemizza con i puri empirici affermando che «la natura è piena d infinite ragioni, che non furon mai in isperienzia». Non vi è scienza senza sapere matematico: «Nessuna umana investigazione si può dimandare [denominare] vera scienza, se essa non passa per le matematiche dimostrazioni»; affidarsi «alla pratica senza la scienza» sarebbe come pretendere di guidare una nave senza timone o bussola. Leonardo affermava così la tesi del necessario congiungimento di teoria e pratica. L esperienza e la matematica rivelano il carattere oggettivo della natura, che consiste nella connessione necessaria fra gli eventi. La necessità è infatti Disegno di Leonardo da Vinci ( ) raffigurante uno studio anatomico di mani, testimonianza dello scrupolo scientifico con il quale il pittore riproduceva ogni aspetto della natura, compreso l uomo (Castello di Windsor, Royal Library). «maestra e tutrice della natura», «freno e regola eterna»: «O mirabile Necessità, tu con somma ragione constrigni tutti li effetti a partecipare delle lor cause, e con somma e inrevocabile legge ogni azione naturale colla brevissima operazione [con il procedimento più breve possibile] a te obbedisce». La natura coincide con la necessità matematica. Comprendere la natura significa comprendere quella «proporzione» che si trova nei numeri e nelle misure, ma anche nei suoni, pesi, tempi, spazi. E la natura è regolata dalle stesse leggi che regolano gli organismi viventi, compreso l uomo, che è un «mondo minore», un piccolo mondo. Anche le emozioni sono trattate da Leonardo in modo rigorosamente naturalistico. Tutti gli ambiti naturali, dal corpo umano alle ramificazioni degli alberi, manifestano leggi proporzionali e armoniche. La creazione artistica, secondo Leo nardo, appartiene alle discipline scientifiche: alla pittura, in particolare, spetta il titolo di «scienza», com è ampiamente argomentato nel Trattato della pittura (compilato da un allievo su passi autentici del maestro e pubblicato per la prima volta nel 1651). Disprezzare questa, che è la regina delle arti, equivale a non amare né la filosofia né la natura: «Se tu sprezzerai la pittura, la quale è sola imitatrice di tutte le opere evidenti di natura, per certo tu sprezzerai una sottile invenzione, la quale con filosofica e sottile speculazione considera tutte le qualità delle forme: mare, siti, piante, animali, erbe, fiori». La riproduzione del mondo naturale presuppone vaste conoscenze matematiche, anatomiche, naturalistiche. La pittura è quindi «scienza e legittima figlia di natura» perché «è partorita da essa natura»; anzi, meglio sarebbe definirla «nipote di natura, perché tutte le cose evidenti sono state partorite dalla natura, dalle quali cose è nata la pittura», la quale in definitiva è «parente» di Dio.

39 Umanesimo e Rinascimento 31 Il pittore come «signore» del mondo Potendo ricreare la natura, il pittore appare dotato di poteri divini e «signore d ogni sorta di gente e di tutte le cose». Tutto è in suo potere: se desidera «vedere bellezze che lo innamorino» o «vedere cose mostruose che spaventino», è ugualmente libero di generarle; così come è libero di generare «siti deserti», di vedere dalle «basse valli» gli «alti monti», o dagli «alti monti» le «basse valli». Quindi, conclude Leonardo, «ciò che è nell universo per essenza, presenza o immaginazione, esso [il pittore] lo ha prima nella mente, e poi nelle mani, e quelle sono di tanta eccellenza, che in pari tempo, generano una proporzionata armonia in un solo sguardo qual fanno le cose». 5.3 Le tecniche Elogio della tecnica L anatomia e la pratica dell autopsia Nel corso del Cinquecento molti autori di testi filosofici, letterari e scientifici attribuiscono grande rilevanza alle opere, alla ricerca empirica, all osservazione diretta delle cose. Sostengono che i dotti devono rinunciare al loro tradizionale disdegno per il lavoro manuale, la pratica, e abbandonare una visione meramente contemplativa della conoscenza. Secondo il filosofo spagnolo Juan Luis Vives ( ), il dotto «non deve vergognarsi di entrare nelle officine ponendo domande agli artigiani e cercando di rendersi conto dei particolari della loro opera»; i contadini e gli artigiani conoscono la natura molto meglio di tanti rinomati filosofi. Secondo il celebre scrittore francese François Rabelais (1483/ ), lo studio dell opera degli artigiani è indispensabile a un educazione completa. L anatomista fiammingo Andrea Vesalio ( ) è autore di uno dei grandi testi della nuova scienza: La struttura del corpo umano (De humani corporis fabrica, 1543). L aspetto più importante di questo testo, che occupa un posto di primo piano nella storia dell anatomia, consiste nel rifiuto della tradizionale separazione, in medicina, tra teoria e pratica. Questa «deplorevole divisione» è la causa principale della decadenza dell arte medica. È oggi di moda un «odioso sistema» per cui «una persona esegue il sezionamento del corpo umano e un altra ne descrive le parti». Colui che si limita a descrivere «sta appollaiato su un alto pulpito come una cornacchia e, con fare molto sdegnoso, ripete fino alla monotonia notizie su fatti che non ha osservato direttamente, ma che ha appreso a memoria da libri di altri o dei quali tiene una descrizione davanti Incisione che raffigura il sistema muscolare umano, tratta dal De humani corporis fabrica di Andrea Vesalio (1543).

40 32 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna I trattati tecnici agli occhi». E colui che esegue il sezionamento non ha la capacità di spiegarlo agli allievi, dato che «ignora l arte del parlare». Il risultato è che «ogni cosa viene insegnata male, i giorni vengono sciupati in questioni assurde, e si insegna confusamente agli allievi meno di quanto un macellaio, dal suo bancone, potrebbe insegnare al dottore» v. immagine a p La letteratura quattrocentesca e cinquecentesca è ricchissima di trattati tecnici, che hanno la forma a volte di veri e propri manuali, a volte di sparse riflessioni sui procedimenti delle varie arti. Questi trattati, che contengono un appassionata difesa delle arti dall accusa di essere «indegne e vili», hanno dato un contributo molto importante all incontro tra sapere scientifico e sapere tecnico-artigianale e alla nascita della cooperazione tra scienziati e tecnici. Possiamo qui ricordare il trattato di metallurgia (Pirotechnia, 1540) del tecnico minerario senese Vannoccio Biringuccio ( ), che fu il primo libro a stampa su questo argomento; il trattato di mineralogia (De re metallica, 1556) del medico tedesco Georg Bauer (latinizzato Giorgio Agricola, ); il trattato di meccanica (Mechanicorum liber, 1577) del matematico Guidobaldo del Monte ( ); il trattato sulle macchine (Le diverse et artificiose machine, 1588) del matematico e ingegnere militare Agostino Ramelli ( ca.). 6 Montaigne e la «miseria dell uomo» Conoscenza dell uomo e conoscenza di sé I Saggi Scetticismo e rifiuto dei pregiudizi La grande eterogeneità del pensiero del Rinascimento è dimostrata in modo esemplare dagli scritti del filosofo francese Michel de Montaigne ( ). In polemica con il neoplatonismo di questo periodo, Montaigne capovolge il tema della dignità dell uomo e sostiene che è invece necessario parlare di «miseria» naturale dell uomo. «Sono uomo e ritengo che nulla di ciò che è umano mi sia estraneo»: questa sentenza del commediografo latino Terenzio (195 a.c.-159 a.c.), incisa con altre su una delle travi della biblioteca di Montaigne, che fu magistrato e sindaco di Bordeaux, condensa la riflessione filosofica dei suoi Saggi (Essais, ). Al centro dell opera troviamo il tema della conoscenza dell uomo attraverso la conoscenza di sé. Montaigne è convinto che «ogni uomo porti in sé la forma intera della condizione umana» e per questo ne tenta una descrizione attraverso la descrizione di se stesso, «esemplare assai mal formato», senza nessuna pretesa di «formare» l uomo dicendo come dovrebbe essere. In Montaigne è dunque preminente l intento non di educare, ma di osservare e analizzare la condizione umana. Montaigne inaugura il genere letterario del saggio, che si presenta come confessione autobiografica e permette di affrontare gli argomenti in modo problematico. La parola francese essai significava esercizio, prova, tentativo. A questo stile non sistematico di scrittura corrisponde una forma di pensiero che «mira alla varietà, senza freno e in modo tumultuoso», che nega ogni certezza e rifiuta il dogmatismo: «il mio stile e la mia mente scrive Montaigne vanno vagabondando insieme». I Saggi sono l opera non tanto di un filosofo in senso stretto quanto di «un filosofo non premeditato e fortuito». «Che cosa so?» (Que sais-je?): a questa domanda Montaigne, che aveva letto con cura gli Schizzi pirroniani di Sesto Empirico v. vol. 1, pp , affida il compito di esprimere il suo fondamentale atteggiamento scettico. È la presa di coscienza di una «ignoran-

41 Umanesimo e Rinascimento 33 Saggezza e «miseria dell uomo» La critica all antropocentrismo Montaigne e i cannibali za forte e magnanima», che lascia alla realtà i suoi misteri, nei confronti dei quali la ragione si rivela fragile e impotente: «se le forze umane fossero abbastanza salde e capaci per afferrare la verità con i nostri propri mezzi», ci sarebbe almeno una cosa creduta da tutti; accade invece che tutto sia dibattuto e controverso. Dato che l uomo non può andare oltre le apparenze, non resta che attenersi ai fatti così come si offrono nella loro immediatezza. Dobbiamo quindi rifiutare i pregiudizi e la superstizione e non «temere di far professione della nostra ignoranza». Michel de Montaigne in un dipinto di scuola francese della fine del XVI secolo (Chantilly, Musée Condé). Alla convinzione dell immutabilità e prevedibilità della condotta umana Montaigne contrappone l esigenza di una conoscenza concreta dell uomo, visto come pieno di incoerenze e contraddizioni. La filosofia ha la «prerogativa di mescolarsi ovunque», «insegna a vivere», è saggezza che non aspira all imperturbabilità degli stoici, ma accetta senza imbarazzo la sua mediocrità e la «miseria dell uomo», contrapposta alla dignità dell uomo di cui parlavano gli umanisti. Montaigne descrive i difetti e le debolezze dell uomo, che è «ondeggiante e vano», per costringerlo a conoscere e accettare la propria natura, occultata dall educazione e dalla cultura. In uno dei saggi più importanti, l Apologia di Raymond Sebond, Montaigne equipara l istinto animale alla ragione umana Lettura 11. Cerca di «guarire» l uomo dalla sua «malattia naturale», cioè dalla «presunzione» di sapere: l uomo, «la più calamitosa e fragile di tutte le creature e nel contempo la più orgogliosa», è un mistero a se stesso; e «chi non comprende se stesso che cosa può comprendere?». La ragione di cui si vanta, infatti, non è una guida infallibile, ma «presta verosimiglianza a fatti diversi»: «è un vaso a due manici, che si può prendere a sinistra e a destra», «è una spada a doppio taglio e pericolosa», «è una tintura data in ugual misura, o quasi, a tutte le nostre opinioni e usanze, di qualunque specie siano». Con l immaginazione e per vanità l uomo si pone «il cielo sotto i piedi» e si attribuisce «prerogative divine», nonostante percepisca con chiarezza di essere una creatura «attaccata e inchiodata alla peggiore, alla più morta e putrida parte dell universo, all ultimo piano della casa e al più lontano dalla volta celeste». La critica della presunzione dell uomo comporta una rivalutazione degli animali. Questi sono i «fratelli e compagni» dell uomo: come possiamo affermarne la «bestialità»? In realtà non facciamo altro che separare arbitrariamente noi stessi dalla «folla delle altre creature». Fra le creature che non abbiamo ragione di disprezzare Montaigne comprende le popolazioni del Nuovo mondo. Non le giudica secondo le categorie intellettuali e mora-

42 34 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna li europee, poiché considera positiva la varietà culturale dell umanità. Da umanista sottolinea la comune matrice umana di tutti i popoli, indipendentemente dalla loro origine: «Ciascuno chiama barbarie ciò che non fa parte delle proprie usanze». I selvaggi, pacifici e vigorosi, non sono inferiori né moralmente né intellettualmente, nemmeno quando sono antropofagi. Infatti, se paragonato alle torture e ai supplizi spesso inflitti per motivi religiosi in Europa, il cannibalismo di alcuni popoli non può essere giudicato abominevole; va, invece, considerato nella cultura in cui è nato, anche se questo non vuol dire giustificarlo. Dopo Montaigne, la riflessione sui selvaggi comporterà in non pochi autori una critica della civiltà europea e cristiana Lettura 12 e cap. L Illuminismo, pp L eredità dell Umanesimo e del Rinascimento Umanesimo e senso storico Umanesimo e umanismo L Umanesimo e la nascita della scienza moderna Rinascimento e rivoluzione scientifica L Umanesimo ha reso disponibili opere dell antichità classica che l Europa occidentale aveva dimenticato o non aveva mai conosciuto, e ha messo a punto un metodo filologico per leggere queste opere. Il recupero, la ricostruzione, la traduzione dei testi antichi si lega a un altro importante lascito: il senso storico. Gli umanisti sottolineavano infatti la distanza che separa il mondo contemporaneo dall antichità classica. Ma soprattutto l Umanesimo ha sviluppato un orientamento di pensiero che pone in primo piano i problemi della convivenza civile e della comunicazione fra gli uomini. L Umanesimo ha lasciato in eredità un accresciuto senso dell importanza dell uomo e delle sue possibilità, di contro a tutte le dottrine filosofiche, religiose o politiche, che lo mortificano o disconoscono la sua dignità. Per indicare questo atteggiamento generale, non confinato a quei secoli passati, si suole usare il termine umanismo. Ne è rimasta una traccia profonda nella distinzione, tuttora corrente, fra studi umanistici e studi scientifici : i primi rivolti allo studio delle espressioni letterarie, filosofiche, artistiche dell uomo; i secondi allo studio del mondo naturale. L enorme patrimonio di testi riscoperto dall Umanesimo ha influito sullo sviluppo culturale in molti campi. Vennero recuperate e tradotte anche opere matematiche, mediche, astronomiche, come i testi di Archimede e gli Elementi di Euclide, la cui lettura stimolò gli studi di matematica e di astronomia. La nascita della scienza moderna ha alle sue origini anche il confronto con gli antichi. Ad esempio, proponendo nel 1543 la teoria eliocentrica, l astronomo polacco Nicolò Copernico ( v. pp. 106 e segg. ), egli stesso un umanista, si richiamò al matematico e astronomo greco Aristarco di Samo (310 ca.-230 ca.), il quale aveva sostenuto che fosse la Terra a ruotare intorno al Sole e non viceversa: i suoi scritti erano stati tradotti nella seconda metà del XV secolo e venivano discussi nell università di Bologna, che Copernico frequentò durante un soggiorno in Italia. Alcune delle grandi componenti culturali del Rinascimento, ad esempio l ermetismo, non hanno mai smesso di esercitare un fascino profondo, e sono oggi tutt altro che scomparse. Ne parleremo in un altro capitolo v. pp È opportuno qui richiamare l importanza decisiva che alcuni stili di pensiero, emersi durante il Rinascimento, hanno avuto per la cosiddetta modernità. Tra questi spicca la nuova concezione delle arti e delle tecniche, che avrà una rilevanza capitale per la nascita della scienza moderna e del modo con cui, anche nel mondo contemporaneo, la scienza viene consi-

43 Umanesimo e Rinascimento 35 derata. A partire dal Quattrocento, in una discussione che si protrarrà in modo intenso fino al Settecento, troviamo un energica difesa delle arti meccaniche dall accusa di essere indegne di un uomo libero e un altrettanto energico rifiuto di far coincidere la cultura con le arti liberali. Questo implicava l abbandono della concezione della scienza come disinteressata contemplazione della verità. Nei trattati tecnici e nelle opere dei filosofi naturali si sostiene che il sapere è pubblico e collaborativo, si costruisce nel tempo grazie a diversi contributi individuali, ha come fine il raggiungimento di risultati che devono diventare patrimonio non dei singoli, ma della collettività. Affonda qui le sue radici la moderna idea di progresso. Tutti questi temi, affermatisi al di fuori della cultura accademica, saranno portati a consapevolezza filosofica dai grandi protagonisti della rivoluzione scientifica v. pp. 106 e segg.. letture 1 Valla Critica dello stoicismo e dell epicureismo (Del vero e il falso bene) 2 Bruni Che cosa studiare per raggiungere l eccellenza (A Battista Malatesta) 3 Alberti L uomo è nato per usare i beni terreni, impegnarsi nelle opere ed essere felice (I libri della famiglia) 4 Bruni La gloria di Firenze (Orazione funebre per Nanni Sforzi) 5 Erasmo da Rotterdam La vita è come una commedia (Elogio della follia) 6 Erasmo da Rotterdam La guerra e la pace (Chi ama la guerra non l ha mai vista in faccia e Il lamento della pace) 7 Cusano L infinito, la conoscenza e la dotta ignoranza (La dotta ignoranza) 8 Ficino Contro l astrologia fatalistica (Disputa contro il giudizio degli astrologi) 9 Pico della Mirandola La dignità dell uomo (Orazione sulla dignità dell uomo) 10 Leonardo da Vinci Contro il negromante e l alchimista (Contro il negromante e l alchimista) 11 Montaigne La miseria dell uomo e gli animali (Saggi) 12 Montaigne Nuovi popoli, nuove culture (I cannibali)

44 36 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna intrecci Il neoplatonismo rinascimentale 1 Il neoplatonismo nella cultura fiorentina del Quattrocento Ficino e il neoplatonismo rinascimentale Il tentativo compiuto da Marsilio Ficino di conciliare filosofia platonica e religione cristiana v. pp segna in profondità il neoplatonismo rinascimentale, una filosofia che avrà una vasta influenza sulla letteratura e sull arte del Cinquecento, fino a diventare, nella seconda metà del secolo, una moda letteraria. Le ragioni di questa rinascita del neoplatonismo sono legate alla specificità della cultura fiorentina in cui maturarono le teorie ficiniane. La dottrina platonica dell amore consentì di fondere la tradizione filosofica greca e la grande poesia di Dante e Petrarca, nel solco di quella spiritualizzazione del sentimento amoroso già presente nei due più importanti amori della letteratura italiana, quello di Dante per Beatrice e quello di Petrarca per Laura. Nella concezione ficiniana, infatti, l originaria teoria dell amore come graduale ascesa verso il bello viene riletta in chiave cristiana, vi sono due tipi di amore («due Veneri»), uno spirituale e «celeste», e uno terreno e «vulgare»: Siano dunque due Veneri nell Anima, la prima celeste, la seconda vulgare: amendue abbino lo Amore: la celeste abbia lo Amore a cogitare la divina Bellezza: la vulgare abbia lo Amore a generare la Bellezza medesima nella materia del Mondo. [ ] il primo Amore chiamiamo alcuna volta Iddio, perché egli si dirizza alle sustanze divine [ ] il secondo Amore chiamiamo sempre Demonio, perché e pare che abbia un certo affetto verso il corpo, col quale egli è inchinevole in verso la provincia inferiore del Mondo. E questo affetto è alieno da Dio, e conveniente alla natura de Demonii. [M. Ficino, Sopra lo amore ovvero Convito di Platone (1475), II 7, a cura di G. Rensi, Milano, SE, 2003] Botticelli e la «Venere celeste» Il neoplatonismo è alla base di opere come il Comento (composto tra il 1483 il 1486 e pubblicato postumo nel 1554) che Lorenzo de Medici premise a una sua raccolta di sonetti d amore, e la Canzone d Amore (composta nel 1486 ma stampata solo nel 1519) di Girolamo Benivieni ( ). Nel suo commento alla Canzone Pico della Mirandola allarga ancora di più l opposizione tra i due tipi di amore, «de quali l uno è bestiale e l altro umano». Elementi neoplatonici sono all origine anche di uno dei più famosi dipinti del Quattrocento, La nascita di Venere ( ), realizzato su committenza di Lorenzo da Sandro Botticelli ( ). La nascita della dea Venere simboleggia l armonia dell amore, che è la forza motrice della natura e nutre le qualità più alte dell animo umano. L amore porta progresso e sviluppo civile, poiché Venere, rendendo visibile la bellezza, è per gli uomini una fonte di liberazione dagli istinti più bassi. La sua nascita simboleggia la nascita della bellezza, ricercata dall anima entro se stessa «con un moto ascendente di conversione sopra le cose intelligibili», come scrive Ficino nel suo commento al Filebo di Platone. Il modello di Botticelli era la nascita di Venere descritta un decennio prima nelle Stanze per la giostra di Angelo Poliziano ( ): Giurar potresti che dell onde uscisse la dea premendo colla destra il crino,

45 intrecci Il neoplatonismo rinascimentale 37 Sandro Botticelli, La nascita di Venere, 1485 (Firenze, Uffizi). 1. Letteralmente, frutto. Il termine si riferisce al seno della dea. Si noti che coll altra il dolce pome 1 ricoprisse; e, stampata dal pie sacro e divino, d erbe e di fior l arena si vestisse; poi, con sembiante lieto e peregrino, dalle tre ninfe in grembo fusse accolta, e di stellato vestimento involta. [A. Poliziano, Stanze per la giostra, I 101, in Stanze, Fabula di Orfeo, a cura di S. Carrai, Milano, Mursia, 2003] nella descrizione il poeta inverte la destra con la sinistra. Il panteismo di Leone Ebreo 2 La ricezione cinquecentesca del neoplatonismo ficiniano Alla fine del Quattrocento la Firenze medicea è al tramonto e molti dei suoi protagonisti sono morti, ma i testi di Ficino, grazie anche alla recente introduzione della stampa, sono ormai noti in tutte le università e gli studia europei. Durante il primo decennio del Cinquecento vengono composte in Italia le opere che influenzeranno maggiormente la ricezione dell amore neoplatonico: Gli Asolani di Pietro Bembo ( ), i Dialoghi d Amore di Leone Ebreo ( ) e I tre libri d Amore di Francesco Cattani da Diacceto ( ). Se lo scritto di Cattani ( , ma a stampa solo nel 1561) costituì per il Cinquecento fiorentino la versione autenticamente ficiniana del neoplatonismo, gli sviluppi del pensiero di Leone Ebreo segnano la filosofia cinquecentesca fino a Giordano Bruno v. pp Nei Dialoghi d Amore (scritti forse in ebraico tra il 1501 e il 1506 e pubblicati in italiano nel 1533) egli interpreta la dottrina platonica in chiave panteistica, assegnando all Amore il ruolo di «anima del mondo» (anima mundi) all origine di tutte le cose create. Per Leone Ebreo la similitudine tra la creazione, che avviene per l unione di cielo e terra, e l amore tra uomo e donna è possibile poiché «l uomo è imagine di tutto l universo: e per questo li greci il chiamano microcosmos, che vuol dir piccol mondo». Ma la generazion degl inferiori viene dal cielo come da vero padre; sì come la materia è la prima madre ne la generazione; e di poi li quattro elementi, massimamente la terra, ch è la più manifesta madre. E tu sai che non manco pien d amore son li padri della generazione che le madri; anzi hanno forse amor più eccellente e perfetto [ ] movendosi il cielo, RCS Libri S.p.A. - Divisione Education, Milano

46 38 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Il modello dominante di Bembo padre de li generabili, nel suo moto continuo e circular sopra tutto il globo de la materia prima, e movendosi e mescolando tutte le sue parti, ella germina tutti li generi e spezie e individui del mondo inferiore de la generazione: sì come movendosi il maschio sopra la femina e movendo quella, ella fa figliuoli. [Leone Ebreo, Dialoghi d Amore, II, Bari, Laterza, 1929] La linea che tuttavia dominerà il secolo, in Italia e in Europa, sarà quella tracciata dall umanista Pietro Bembo nel dialogo Gli Asolani (1505). Dopo aver discusso le varie opinioni sull amore, l autore pone a conclusione la concezione neoplatonica ricondotta in ambito spirituale e cristiano. In Bembo ciò che muove l amore è il desiderio della bellezza, che si identifica, secondo il canone classico e rinascimentale già presente in Ficino («Veramente, come tutti i filosofi lo definiscono l amore non è altro che desiderio di bellezza. E la bellezza del corpo non consiste nell ombra della materia, ma nella luce e nella grazia della forma»), con la proporzione delle forme e con la grazia: 1. Allusione ai filosofi antichi, a cui si devono le prime definizioni dell amore. È verissima openione, a noi dalle più approvate scuole degli antichi diffinitori 1 lasciata, nulla altro essere il buono amore che di bellezza disio 2. [ ] Perciò che ella non è altro che una grazia che di proporzione e di convenenza nasce e d armonia nelle cose, la quale quanto più è perfetta nei suggetti, tanto più amabili essere ce gli fa e più vaghi 3, et è accidente 4 negli uomini non meno dell animo che del corpo. Perciò che sì come è bello quel corpo, le cui membra tengono proporzione tra loro, così è bello quello animo, le cui virtù fanno tra sé armonia; e tanto più sono di bellezza partecipi e l uno e l altro, quanto in loro è quella grazia, che io dico, delle loro parti e della loro convenenza, più compiuta e più piena. È adunque il buono amore disiderio di bellezza tale, quale tu vedi. [P. Bembo, Asolani, III 6, in Prose della volgar lingua, Asolani, Rime, a cura di C. Dionisotti, Milano, TEA, 1997] 2. Desiderio di bellezza. 3. Desiderabili. 4. Si presenta. L incontro fra neoplatonismo e petrarchismo L interpretazione bembiana dell amore neoplatonico non solo dava nuova linfa alla cristianizzazione del sentimento, ma, in quanto «desiderio di fruir la bellezza», conferiva una rinnovata dignità all innamoramento attraverso gli occhi, tema centrale della lirica duecentesca (Guido Cavalcanti: «Pegli occhi fere un spirito sottile, / che fa n la mente spirito destare, / dal qual si move spirito d amare»; Dante: «Ne gli occhi porta la mia donna Amore») e petrarchesca («Trovommi Amor del tutto disarmato, / ed aperta la via per gli occhi al core»), già sottolineato peraltro da Ficino: Queste due potenzie sono in noi due Veneri, le quali da duoi Amori sono accompagnate. Quando la bellezza del corpo umano si rappresenta agli occhi nostri, la nostra mente, la quale è in noi la prima Venere, ha in reverenza e in amore la detta bellezza come immagine dell ornamento divino, e per questa a quello spesse volte si desta. Oltre a questo la potenza del generare, che è Venere in noi seconda, appetisce di generare una forma a questa simile. Adunque in amendue queste potenzie è lo Amore: il quale nella prima è desiderio di contemplare, nella seconda è desiderio di generare bellezza. [M. Ficino, Sopra lo amore, cit., II 7] La spiritualizzazione dell amore Bembo lasciava cadere l opposizione ficiniana tra «contemplazione» e «generazione», concentrandosi invece, sul modello del Canzoniere di Petrarca, sul processo dell innamoramento e sul fine spirituale dell amore: È l animo di ciascuno quello che egli è, e non la figura, che col dito si può mostrare. Né sono i nostri animi di qualità, che essi con alcuna bellezza, che qua giù sia, conformare si possano e di lei appagarsi giamai. Che quando bene tu al tuo animo quante ne sono [le bellezze] potessi por davanti e la scielta concedergli di tutte loro e riformare a tuo modo quelle, che in alcuna parte ti paressero mancanti, non lo appagheresti perciò, né men tristo ti partiresti da piaceri, che avessi di tutte presi, che da quegli ti sogli partire, che prendi

47 intrecci Il neoplatonismo rinascimentale Pungolo. Castiglione e il neoplatonismo letterario 1. Soggetto. ora. Essi [gli animi], perciò che sono immortali, di cosa che mortal sia non si possono contentare. Ma perciò che sì come dal sole prendono tutte le stelle luce, così quanto è di bello oltra lei dalla divina eterna bellezza prende qualità e stato, quando di queste alcuna ne vien loro inanzi, bene piacciono esse loro e volentieri le mirano, in quanto di quella sono imagini e lumicini, ma non se ne contentano né se ne sodisfanno tuttavia, pure della eterna e divina, di cui esse sovengono loro e che a cercar di se medesima sempre con occulto pungimento 1 gli stimola, [sono] disiderosi e vaghi. [P. Bembo, Asolani, cit., III 17] L interpretazione dell amore platonico data da Bembo godette di una fortuna straordinaria in ambito letterario e, attraverso le sue Rime (1530), divenne il modello principale del petrarchismo cinquecentesco. La formulazione bembiana è alla base dell amore platonico teorizzato da Baldassar Castiglione ( ) nel Cortegiano (1528), una delle più fortunate opere dell età rinascimentale. I protagonisti del trattato sono illustri e dotti personaggi, che, in liete conversazioni, si dedicano al gioco di formare un perfetto «uomo di corte». Nel quarto libro viene interpellato sul tema dell amore lo stesso Bembo: nelle sue parole la dottrina neoplatonica dell amore si trasforma definitivamente in sentimento cristiano, che muovendo dalla bellezza divina spiritualizza l oggetto della passione mediante l amore platonico: Dico adunque che, secondo che dagli antichi savi è diffinito, amor non è altro che un certo desiderio di fruir la bellezza; e perché il desiderio non appetisce se non le cose conosciute, bisogna sempre che la cognizion preceda il desiderio. [ ] Di questi modi adonque [senso, ragione e intelletto] si po desiderar la bellezza; il nome universal della quale si conviene a tutte le cose o naturali o artificiali che son composte con bona proporzione e debito temperamento, quanto comporta la lor natura. Ma parlando della bellezza che noi intendemo, che è quella solamente che appar nei corpi e massimamente nei volti umani e move questo ardente desiderio che noi chiamiamo amore, diremo che è un influsso della bontà divina, il quale, benché si spanda sopra tutte le cose create come il lume del sole, pur quando trova un volto ben misurato e composto con una certa gioconda concordia di colori distinti ed aiutati dai lumi e dall ombre e da una ordinata distanzia e termini di linee, vi s infonde e si dimostra bellissimo, e quel subietto 1 ove riluce adorna ed illumina d una grazia e splendor mirabile, a guisa di raggio di sole che percuota in un bel vaso d oro terso e variato di preciose gemme; onde piacevolmente tira a sé gli occhi umani e per quelli penetrando s imprime nell anima, e con una nova suavità tutta la commove e diletta, ed accendendola da lei desiderar si fa. [Baldassar Castiglione, Il libro del cortegiano, a cura di G. Carnazzi, Milano, Rizzoli, 2000] Tiziano, Amor sacro e amor profano, 1513 (Roma, Galleria Borghese).

48 54 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Analisi d i u n problema Lo spirito critico un enciclica papale contemporanea Fede e ragione La Riforma protestante ha posto il cattolicesimo di fronte a una nuova concezione dei rapporti tra i fedeli e le Sacre scritture, sottolineando il contrasto esistente tra il libero esame (ossia l uso individuale della ragione nella lettura diretta della Bibbia) e l interpretazione ufficiale dei testi. Infatti Lutero ha contestato il diritto esclusivo dei teologi cattolici e della gerarchia ecclesiastica di interpretare le Sacre scritture. Tutto ciò ha prodotto una frattura e aperto una discussione, sui rapporti tra la teologia e la filosofia, che si è snodata attraverso la modernità ed è giunta ai nostri giorni. La Chiesa cattolica è tornata a più riprese su questo tema complesso e delicato, presentando il proprio punto di vista. Uno degli interventi più rilevanti al riguardo è senza dubbio rappresentato dall Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio. I rapporti tra fede e ragione (1998). In questo testo il papa sostiene che tra la teologia e la filosofia deve instaurarsi un rapporto all insegna della circolarità, in un alleanza fruttuosa, che può essere di giovamento tanto alla ragione quanto alla fede. Il rapporto che deve opportunamente instaurarsi tra la teologia e la filosofia sarà all insegna della circolarità. Per la teologia, punto di partenza e fonte originaria dovrà essere sempre la parola di Dio rivelata nella storia, mentre obiettivo finale non potrà che essere l intelligenza stessa di essa via via approfondita nel susseguirsi delle generazioni. Poiché, d altra parte, la parola di Dio è Verità, alla sua migliore comprensione non può non giovare la ricerca umana della verità, ossia il filosofare, sviluppato nel rispetto delle leggi che gli sono proprie. Non si tratta semplicemente di utilizzare, nel discorso teologico, l uno o l altro concetto o frammento di un impianto filosofico; decisivo è che la ragione del credente eserciti le sue capacità di riflessione nella ricerca del vero all interno di un movimento che, partendo dalla parola di Dio, si sforza di raggiungere una migliore comprensione di essa. È chiaro, peraltro, che, muovendosi entro questi due poli parola di Dio e migliore sua conoscenza, la ragione è come avvertita, e in qualche modo guidata, a evitare sentieri che la porterebbero fuori della Verità rivelata e, in definitiva, fuori della verità pura e semplice; essa viene anzi stimolata a esplorare vie che da sola non avrebbe nemmeno sospettato di poter percorrere. Da questo rapporto di circolarità con la parola di Dio la filosofia esce arricchita, perché la ragione scopre nuovi e insospettati orizzonti. [Lettera Enciclica di S.S. Papa Giovanni Paolo II, Fides et ratio. I rapporti tra fede e ragione, Casale Monferrato, Piemme, 1998, pp ] Per dialogare con il testo Comprendere e analizzare 1 Individua la tesi principale del brano. 2 Quali sono le implicazioni teoriche del sostenere che la parola di Dio è il punto di partenza di ogni verità? 3 Che cosa sono le «ragioni dei credenti»? 4 Come può la ragione «scoprire nuovi e insospettati orizzonti» attraverso la fede? Riflettere 5 «Credo per comprendere» (credo ut intellegam) o «comprendo per credere» (intellego ut credam)? Quali erano le posizioni dei più importanti teologi medievali sul rapporto tra fede e ragione? Ricostruisci i termini fondamentali del dibattito.

49 analisi di un problema Lo spirito critico 55 6 Secondo Giovanni Paolo II «lo scopo fondamentale a cui mira la teologia consiste nel presentare l intelligenza della Rivelazione e il contenuto della fede». Lutero sarebbe d accordo con questa concezione? Quali potrebbero essere le sue obiezioni? 7 Il magistero della Chiesa ha esercitato un influenza cruciale sulle coscienze europee nell età medievale e moderna e, nonostante il processo di secolarizzazione, continua a influenzare anche oggi l orientamento di molti fedeli, tanto che il filosofo liberale e laico Benedetto Croce ha scritto un testo intitolato Perché non possiamo non dirci cristiani (1942). Sei d accordo con Croce, o pensi che alcune cose fondamentali del vivere civile attuale siano state conquistate indipendentemente dalla tradizione cristiana, o addirittura in contrasto con questa? Oggi pochissimi in Italia leggono la Bibbia. Pensi che anche i non credenti dovrebbero leggerla? E lo stesso dovrebbe valere per i testi fondamentali di tutte le religioni? Motiva la tua risposta con argomenti che possano far riflettere anche chi non la pensa come te. confronto con il passato Il problema della conoscenza nel Cinquecento La ribellione all autorità La Riforma luterana ha cercato di smantellare le «muraglie» che la Chiesa cattolica ha eretto intorno a sé per salvaguardare la sua autorità indiscussa. Fra romanisti con grande abilità hanno eretto attorno a sé tre muraglie, da cui finora sono I stati difesi; così nessuno ha potuto emendarli, e in tal modo l intera Cristianità è miserevolmente caduta in basso. In primo luogo, quando li si volle costringere con l autorità secolare, essi stabilirono e proclamarono che l autorità secolare non aveva alcun diritto sopra di loro, ma che al contrario il potere ecclesiastico era superiore a quello secolare. In secondo luogo, quando li si volle riprendere servendosi della S. Scrittura, ribatterono non essere di competenza di alcuno se non del papa l interpretazione della Scrittura. In terzo luogo, quando si volle minacciare il papa con un Concilio, essi inventarono che nessuno ha potestà di convocare un Concilio, tranne il papa stesso. In tal modo ci hanno furtivamente tolto di mano tutte e tre le verghe onde restare impuniti e, chiusi dietro il sicuro riparo delle tre muraglie, compiono tutte le ribalderie e scelleratezze che noi ora vediamo. Per dialogare con il testo Comprendere e analizzare 1 Quali sono le tre «muraglie» a cui si riferisce Lutero? 2 Riassumi le critiche di Lutero espresse nel brano e inseriscile nel contesto delle sue convinzioni e della sua opera. Redigi un testo espositivo (max 15 righe) alla luce di quanto esposto nel paragrafo 1 del capitolo Riforma protestante e Riforma cattolica pp e nella Lettura 2. Riflettere 3 Sola gratia, sola fide, sola scriptura, «con la sola grazia, con la sola fede, con la sola Bibbia»: la salvezza si fonda sulla grazia, accolta dalla fede e rivelata attraverso la Bibbia. Lutero basa la sua riforma su questa convinzione. Prova a spiegare perché per Lutero è importante che ogni cristiano legga direttamente la Bibbia. Lutero consigliato dal demonio nell incisione di un illustratore cattolico. queste il monopolio dell interpretazione della Sacra Scrittura. [M. Lutero, Scritti politici, trad. it di G. Panzieri Saija, Torino, Utet, 1949, pp ] RCS Libri S.p.A. - Divisione Education, Milano

50 56 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna L ignoranza religiosa Lutero accusa i vescovi di preoccuparsi soltanto del rispetto formale dell ortodossia, mentre molti credenti vivono la loro fede in modo inconsapevole, senza conoscere né il Padre Nostro, né il Credo, né il Decalogo. Egli evidenzia l importanza di una formazione religiosa e, prima di tutto, dell istruzione necessaria per leggere i testi sacri. Riportiamo una parte della dedica che Lutero appone al suo Enchiridion o Piccolo catechismo (1529). La lamentevole, misera situazione recentemente conosciuta compiendo il mio ufficio di visitatore mi ha costretto a scrivere questo catechismo o dottrina cristiana in forma breve e semplice. Buon Dio, quanta miseria ho visto: l uomo del popolo, specialmente nei villaggi, non sa nulla della dottrina cristiana, e purtroppo molti pastori sono quasi inetti e incapaci di insegnare. Eppure devono tutti chiamarsi cristiani ed essere battezzati e partecipare ai santi sacramenti, ma non sanno il Padre Nostro, né il Credo, né il Decalogo. Vivono come il buon bestiame e i porci irragionevoli, e, dove ora è giunto il Vangelo, hanno bene imparato a far cattivo uso d ogni libertà. O vescovi, come vorrete rendere conto di ciò a Cristo, voi che avete lasciato il popolo errare tanto vergognosamente e non avete neppure un momento badato al vostro ufficio? Che non vi colpisca il giudizio per questo! [M. Lutero, Scritti religiosi, trad. it. di V. Vinay, Torino, Utet, 1967, pp ; traduzione leggermente modificata] Per dialogare con il testo Comprendere e analizzare 1 Quale drammatica situazione descrive Lutero? 2 Per quale ragione Lutero accusa i vescovi? E di che cosa li accusa? Riflettere 3 Lutero afferma che il popolo «ignorante» vive come «il buon bestiame e i porci irragionevoli». Prova a spiegare queste parole. La Chiesa riformata e la Chiesa cattolica nell immaginario di un protestante, Nel Cinquecento si ha una grande diffusione di fogli volanti, che illustrano le ragioni dei due schieramenti. Si tratta di veri e propri manifestini, ricchi di immagini, accessibili anche a chi non sa leggere. Spesso ne sono autori grandi artisti. È il caso del tedesco Lucas Cranach ( ), autore nel 1521 del famoso Passional (ovvero Antithesis figurata vitae Christi et Antichristi), un vero e proprio pamphlet per immagini giocato sulla contrapposizione polemica tra la vita di Cristo e quella del papa.

51 analisi di un problema Lo spirito critico 57 Lo studio e la comprensione della Scrittura L invenzione della stampa contribuisce alla diffusione della Riforma protestante e della Riforma cattolica; si assiste a vere e proprie forme di propaganda religiosa. Nasce una cospicua letteratura di pietà: catechismi, prediche, meditazioni, immagini sacre si diffondono in tutta Europa, insieme a edizioni popolari della Bibbia, tradotta nei volgari nazionali. Leggiamo la lettera dedicatoria della versione in volgare delle Scritture di Antonio Brucioli, un allievo di Niccolò Machiavelli. a quegli che dicono, sotto specie di pietà, che è cosa pericolosa mettere questa E luce [della Bibbia] avanti agli occhi de vulgari, per esservi cose difficili e oscure, le quali le semplici genti idiote non possono così bene comprendere, e che potrieno essere causa di fargli errare, dico primieramente che questi tali contendino con lo Spirito Santo che volle a semplici e idioti manifestare quegli alti secreti, giudicandone quegli più degni, non avendo le menti gonfiate di mondana sapienza. E rispondendo a quello che dicono de le difficultà che sono in esso Evangelio, dico che poche sono e di nessun pericolo alle semplici menti, le quali facilmente si rimettono ad altri in quelle cose che esse non intendono, ma bene di maggiore e più grave pericolo sono state sempre agli uomini greci e latini, che hanno malignando voluto sapere più di quello che bisogna sapere. [ ] Esclameranno forse alcuni essere indegna cosa che una donna, o un calzolaio parli de le sacre lettere, e quelle intenda leggendo, quando meglio è intenderle in simplicità di cuore che in elevazione di scienza, e udire parlare a simile anime semplici idiote della virtù dello Spirito che certi sommi maestri, che con la loro non sana filosofia maculano la parola di Dio. [ ] E perché non potrà venire al pasco di quel nostro gran pastore Gesù Cristo il mercante, il fabbro, il contadino, il muratore, il pescatore, i pubblicani e tutte le condizioni degli uomini e delle donne che furono fatte degne di udirle dalla bocca di Cristo? E non confesserà ciascuno che più capaci saranno gli uomini de le evangeliche predicazioni, ogni volta che possino in casa loro fra loro stessi, considerare essa Scrittura e, dopo la dichiarazione della predicazione, tornare a leggerla? [A. Brucioli, Lettera dedicatoria de Il Nuovo Testamento di Cristo Gesù Signore e Salvatore nostro, di greco tradotto in lingua toscana (1541); in A. Prosperi (a cura di), La storia moderna attraverso i documenti, Bologna, Zanichelli, 1974, p. 211] Per dialogare con il testo Comprendere e analizzare 1 Quali pregiudizi dell epoca vengono denunciati da Brucioli? 2 Perché Brucioli ritiene necessario che la lettura della Bibbia sia resa accessibile ai laici illetterati? Riflettere 3 Ricostruisci l argomentazione di Brucioli con l aiuto di uno schema. riflettere sui concetti 1 Elabora un testo che sottolinei i problemi posti dagli argomenti sviluppati nei brani di questo percorso (max 15 righe). 2 La Riforma protestante ha dato un grande contributo non solo alla cristianità ma all intera storia della cultura occidentale: mettendo in discussione l autorità della Chiesa come unica interprete legittima della parola di Dio rivelata attraverso la Bibbia e incitando ciascun credente alla lettura diretta del testo sacro, ha favorito lo sviluppo dello spirito critico. Condividi questo giudizio? Secondo te, nel mondo di oggi quali autorità esercitano un ruolo paragonabile a quello denunciato da Lutero? Quali sono queste autorità? E i giovani, in particolare, si comportano diversamente dagli adulti? Esponi le tue considerazioni in un testo (max 20 righe).

52 100 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna U n i t à 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Verifica Umanesimo e Rinascimento Comprendere, analizzare, sintetizzare 1 Analizza il contesto storico dell Umanesimo, con particolare attenzione ai concili di Ferrara (1438) e di Firenze (1439). 2 Quali sono i principali aspetti di novità dell Umanesimo rispetto al Medioevo? 3 Spiega l importanza della filologia per la cultura umanistica. 4 Spiega l importanza per la cultura europea del ritorno di Platone e del neoplatonismo. 5 Spiega com è concepito, nella cultura umanistica, il rapporto tra la virtù e la fortuna. 6 Riassumi la posizione di Erasmo in ambito teologico. 7 Spiega il senso delle espressioni: dotta ignoranza, coincidenza degli opposti, teologia negativa, complicatio/explicatio. 8 Illustra l idea di Dio di Cusano, soffermandoti in particolare sul concetto di «coincidenza degli opposti». 9 Rifletti su queste considerazioni di Cusano: «L uomo è un Dio, ma non assolutamente, perché uomo; egli è un Dio umano: egli è dunque il microcosmo, o un mondo umanizzato». 10 Spiega qual è, per Cusano, il ruolo dell uomo nell universo, e quale il suo rapporto con la natura. 11 Perché Cusano si serve di immagini ed esempi geometrici per esporre l idea della coincidenza degli opposti e il carattere congetturale della conoscenza? 12 Completa il seguente ragionamento: A. La conoscenza umana, secondo Cusano, deriva dalla capacità di istituire una proporzione, un rapporto, tra ciò che è noto e ciò che è ignoto. Dunque, secondo Cusano, si può conoscere solo ciò che è possibile rapportare. B. Per un uomo è possibile istituire rapporti solo tra grandezze finite. C. Dio è infinito. D. Pertanto, per Cusano, Dio Marsilio Ficino vuol fornire alla cultura occidentale i testi dell antica tradizione sapienziale in una lingua accessibile, ossia il latino. Quali sono i testi in questione? 14 Illustra la concezione dell anima di Marsilio Ficino, facendo riferimento alla teoria della scala degli esseri. 15 Spiega l idea di Ficino di anima come copula mundi. 16 Spiega qual è il ruolo dell amore per Ficino. 17 Illustra il significato culturale dell orazione Sulla dignità dell uomo di Pico della Mirandola. 18 Indica i motivi che portarono Pico della Mirandola a condurre una polemica contro il determinismo astrale. 19 Completa il seguente ragionamento. A. Tutte le creature che sono ontologicamente predeterminate non possono essere modificate nella loro natura. B. Ma l uomo non è, secondo Pico, ontologicamente predeterminato. C. Pertanto per Pico Individua i tratti significativi della teoria dell immortalità dell anima di Pomponazzi e spiega perché fu considerata eretica. 21 Spiega questa idea di Pomponazzi: «Il vizio è punizione a se stesso e la virtù è premio a se stessa». Chiarisci perché una tale posizione è in contrasto con la visione cattolica.

53 verifica 101 Confrontare 22 «Se tante difficoltà si oppongono al nostro desiderio di sapere, è chiaro che, perché non può essere vano il desiderio di sapere insito in noi, ciò che noi desideriamo sapere è non sapere. E se potremo pienamente raggiungere questo scopo, conquisteremo una dotta ignoranza. Tanto più uno sarà dotto, quanto più saprà di essere ignorante». Commenta questo pensiero di Niccolò Cusano. 23 Individua gli elementi platonici e neoplatonici presenti nel pensiero di Cusano. 24 Indica le differenze, a proposito del concetto di «emanazione», tra il pensiero di Plotino e quello di Cusano. 25 Il titolo dell opera principale di Marsilio Ficino è Teologia platonica. Perché Ficino accosta Platone al cristianesimo? 26 Confronta l idea dell uomo come copula mundi in Cusano e in Ficino. 27 Confronta la posizione di Pico e di Montaigne a proposito del rapporto tra dignità e miseria dell uomo. 28 Individua gli elementi aristotelici presenti nelle idee di Pomponazzi di anima e di universo. 29 In che senso, per il pensiero di Montaigne, è possibile parlare di critica all antropocentrismo? Riflettere 30 Tra l XI e il XV secolo la funzione dell intellettuale subisce notevoli mutamenti. Descrivi l evolversi del ruolo dell intellettuale nel Medioevo, nel primo Umanesimo e nell Umanesimo di corte. 31 Commenta questa espressione di Cusano: «un unica religione nella varietà dei riti». 32 Spiega il significato di homo faber, iniziando dal commento delle seguenti affermazioni di Giannozzo Manetti. Per approfondire questo tema puoi leggere anche Le parole della filosofia Lavoro v. pp : «Nostre, infatti, e cioè umane perché fatte dagli uomini, sono tutte le cose che si vedono, tutte le case, i villaggi, le città Sono nostre le pitture, nostre le sculture, le arti, le scienze, nostra la sapienza nostri sono infine tutti i ritrovati, che ammirabili e quasi incredibili, la potenza e l acume dell ingegno umano o piuttosto divino volle costruire ed edificare con una solerzia singolare ed eminente». [G. Manetti, De dignitate et excellentia hominis, III; trad it. di E. Garin, in E. Garin, Filosofi italiani del 400, Firenze, Le Monnier, 1942, pp. 238 e segg.] 33 Secondo te, è possibile perseguire oggi l ideale rinascimentale dell «uomo universale»? Sostieni la tua risposta con argomenti adeguati. Riforma protestante e Riforma cattolica Comprendere, analizzare, sintetizzare 34 Esponi e analizza le cause remote e le cause prossime della Riforma protestante. 35 Definisci il senso che le espressioni «sola gratia», «sola fide», «sola scriptura» assumono nel pensiero di Lutero. 36 Commenta questa frase di Lutero tratta dal De servo arbitrio: «E io dico che questa onnipotenza o prescienza di Dio riducono a zero il dogma del libero arbitrio». 37 Esponi la dottrina calvinista della predestinazione. 38 Che significato ha rivestito per la cultura tedesca la traduzione in tedesco dei Vangeli da parte di Lutero? Rifletti sul concetto di libero esame e sulle sue implicazioni. 39 Credere nella salvezza attraverso la grazia significa credere nella predestinazione o nel libero arbitrio? 40 In che cosa la riforma di Zwingli è più radicale del luteranesimo? Confrontare 41 Individua gli elementi di somiglianza fra il pensiero di Lutero e quello di Agostino di Ippona. 42 Confronta le posizioni di Agostino, Lutero ed Erasmo sul tema del libero arbitrio. Riflettere 43 L idea del libero arbitrio appartiene al mondo precristiano oppure è stata introdotta dal cristianesimo? 44 Rifletti sul rapporto tra politica e religione in relazione ai casi specifici di Enrico IV di Francia e di Elisabetta I d Inghilterra.

54 102 unità 1 Filosofia e cultura all inizio dell età moderna Il pensiero politico Comprendere, analizzare, sintetizzare 45 Individua i temi principali del pensiero politico di Machiavelli. 46 Spiega il concetto di «verità effettuale» espresso da Machiavelli. 47 Nei Sei libri della repubblica Jean Bodin sostiene una teoria della sovranità assoluta, unica e indivisibile. Illustrane i tratti significativi. 48 Bodin era un esponente dei politiques. Di quale corrente si tratta? 49 Chiarisci il senso che l espressione «ragion di Stato» assume nel pensiero di Giovanni Botero. La ragion di Stato può essere in contrasto con il bene pubblico? 50 Identifica i diversi significati del termine utopia, sia nell uso quotidiano sia nel linguaggio filosofico. 51 Spiega il significato dell espressione di Tommaso Moro «le pecore mangiano gli uomini», facendo riferimento al contesto storico-sociale di Moro. Tieni presente, in particolare, il fenomeno delle enclosures. 52 Esponi in modo sintetico come è organizzata l isola di Utopia secondo Tommaso Moro. 53 Spiega qual è la posizione di Tommaso Moro nei confronti della proprietà privata. 54 Descrivi la città utopica presentata nella Città del Sole di Tommaso Campanella. 55 Identifica l etimologia e il significato del termine giusnaturalismo. Fai poi un breve elenco dei principali esponenti di questa corrente. 56 Esponi brevemente i tratti fondamentali della teoria giusnaturalista. Confrontare 57 Confronta l utopia di Moro e quella di Campanella. Quali affinità e quali differenze sono riscontrabili? Riflettere 58 «Nell atmosfera del Quattrocento italiano e dunque di una nuova cultura rivolta più alla terra che al cielo, termini come buono o cattivo governo, e il come perseguire l uno evitando l altro, si erano diffusi e hanno permesso di mostrare come dentro il buon governo si promuovesse la felicità e dentro il cattivo l infelicità dei cittadini». [V. Andreoli, Perché siamo infelici, Torino, Einaudi, 2010, p. 111] Esplicita i riferimenti culturali contenuti in questo passo e rifletti sui legami tra politica e felicità. 59 Commenta l idea di Machiavelli secondo cui il Principe deve dedicarsi all arte della guerra soprattutto durante la pace. 60 La morale deve giustificare la politica? Rifletti su questo problema. Nella tua risposta confronta la posizione di Machiavelli e quella di Erasmo da Rotterdam, per il quale ogni azione politica deve basarsi sui principi della morale. 61 «Historia magistrae vitae»: qual è il significato di questa espressione di Machiavelli? Tra magia e filosofia della natura Comprendere, analizzare, sintetizzare 62 Elenca gli argomenti che Pico della Mirandola e Marsilio Ficino portano a sostegno della magia naturale. 63 Spiega, sulla base di quanto hai studiato, queste considerazioni di Leonardo da Vinci: «Prima farò alcuna esperienza, avanti ch io più oltre proceda, perché mia intenzione è allegare prima la sperenzia e po colla ragione dimostrare perché tale esperienza è constretta in tal modo ad operare; e questa è la vera regola come li speculatori delli effetti naturali hanno a procedere». (1513 ca.) 64 Leonardo considera la pittura una forma di conoscenza. Che cosa significa questa affermazione? 65 Esponi la concezione della natura di Telesio e spiega perché può essere definita monistica. 66 Elenca i principali meriti di Telesio nella storia della filosofia della natura. 67 La figura di Giordano Bruno ( ) incarna i tratti tipici dell intellettuale rinascimentale, impegnato a coltivare varie discipline e a confrontarsi con la produzione culturale dei principali centri europei. Riassumi le vicende più significative della vita di Bruno. 68 Indica il significato delle seguenti espressioni e contestualizzale nel pensiero di Bruno: panteismo, misticismo, magia, teorie mnemotecniche, studi cabalistici, neoplatonismo, teorie astronomiche.

55 verifica Bruno sostiene che «l universo è uno, infinito, immobile». Indica quali argomentazioni lo hanno portato a sostenere l infinità dell universo. 70 Spiega l espressione di Bruno «la natura è Dio nelle cose». 71 Individua le vicende significative della vita di Tommaso Campanella, spiegando in che modo la biografia di questo autore si può considerare un emblema del clima controriformistico. 72 Elenca le opere fondamentali di Campanella, specificando per ognuna il genere filosofico al quale appartiene. 73 Chiarisci qual è, per Campanella, il ruolo della filosofia nella vita dei singoli e delle comunità. 74 Illustra i tratti fondamentali della filosofia della natura di Campanella. 75 Spiega la teoria della conoscenza di Campanella. 76 Campanella parla di «sensus inditus» e di «sensus additus». Chiarisci la differenza tra le due espressioni e spiega in che modo l uomo può risalire dal dubbio alla coscienza di sé. 77 Secondo Campanella la religione è la spontanea tensione di ogni essere verso Dio, e la perfezione delle tre «primalità» dell essere (posse, nosse, volle). A partire da questa affermazione, analizza il concetto di religione naturale. Confrontare 78 Analizza i rapporti tra l aristotelismo rinascimentale e il pensiero di Telesio. 79 Individua somiglianze e differenze tra le concezioni dell universo di Bruno, di Cusano e di Copernico. 80 Bruno parla di una forza immanente all universo («mens insita omnibus»): quali affinità ci sono con la concezione stoica del logos divino? 81 Individua nel pensiero di Campanella gli elementi affini al sensismo di Telesio e al neoplatonismo rinascimentale. 82 Analizza le differenze tra la concezione dell anima di Aristotele e quella di Campanella. Riflettere 83 Partendo dalle seguenti considerazioni del fisico e studioso di storia della scienza Fritjof Capra (1939-), che considera Leonardo il primo scienziato moderno, delinea un ritratto di Leonardo, analizzando la sua creatività scientifica e la curiosità intellettuale, ed evidenziane il ruolo di figura emblematica del Rinascimento: «Cent anni prima di Galileo e Bacone, Leonardo da Vinci elaborò autonomamente un nuovo approccio empirico alla scienza che implicava il ricorso a un osservazione sistematica della Natura, al ragionamento logico e ad alcune formulazioni matematiche, ovvero alle caratteristiche fondamentali di quello che oggi è noto come metodo scientifico. Leonardo era ben consapevole di aprire una strada assolutamente nuova. Si definiva con umiltà un omo sanza lettere, ma lo faceva con una certa ironia ed era orgoglioso del suo nuovo metodo, considerandosi un interprete tra la natura e gli omini». [F. Capra, La scienza universale. Arte e natura nel genio di Leonardo, Milano, Rizzoli, 2007, pp ] 84 Commenta le seguenti considerazioni di Bruno: «Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco». Riflessioni sui temi di Cittadinanza e Costituzione 85 Il pensiero politico agli inizi dell età moderna è strutturalmente connesso al processo di nascita dello Stato moderno. Facendo riferimento alle tue conoscenze storiche (relative, in particolare, alla Francia, all Inghilterra e alla Spagna tra Quattrocento e Cinquecento) individua gli aspetti caratteristici di questa nuova forma istituzionale. 86 Elabora uno schema riepilogativo della forma istituzionale dei principali Stati europei attuali. Evidenzia le principali differenze strutturali tra lo Stato assoluto e lo Stato democratico. 87 Secondo Machiavelli per mantenere l unità dello Stato il Principe deve essere pronto, se necessario, anche ad azioni spietate. Rifletti su questo tema in riferimento al mondo contemporaneo. Riporta qualche esempio attinente al riguardo.

56 372 unità 4 La ragione e l esperienza cittadinanza e costituzione Per approfondire puoi trovare una scelta di letture in Le parole della filosofia Stato L uso corrente del termine Lo Stato, come normalmente lo intendiamo, è una formazione storica piuttosto recente, risultato di un processo lento e complesso. Il cosiddetto Stato moderno sorse infatti in Europa tra il XV e il XVII secolo e soltanto successivamente si è diffuso nel resto del mondo (in Africa, ad esempio, solo nella seconda metà del Novecento, con la decolonizzazione). Questo tipo di Stato è caratterizzato da un apparato politico, giuridico e amministrativo centrale, che possiede il monopolio della forza legittima all interno di un dato territorio e la esercita su un popolo entro i limiti di una costituzione per lo più scritta. Tra le varie definizioni dello Stato ricordiamo quella del grande sociologo tedesco Max Weber ( ), che si trova nella parte iniziale di una famosa conferenza, La politica come professione, tenuta il 28 gennaio 1919 a Monaco di Baviera su invito di una organizzazione studentesca indipendente dai partiti ufficiali: Che cos è uno Stato? Sociologicamente questo può definirsi in ultima analisi secondo un mezzo specifico che appartiene allo Stato come a ogni associazione politica: la forza fisica. [ ] E in realtà è giusto che sia così. Se vi fossero soltanto organismi sociali in cui fosse ignota la forza come mezzo, il concetto di Stato sarebbe scomparso e al suo posto sarebbe subentrato ciò che, in questo senso particolare della parola, potrebbe chiamarsi anarchia. Naturalmente, la forza non è il mezzo normale, né il solo di cui disponga lo Stato non vogliamo dire questo bensì è il suo mezzo specifico. [ ] Lo Stato è quella comunità umana, che nei limiti di un determinato territorio questo elemento del territorio è caratteristico esige per sé (con successo) il monopolio della forza legittima. [ ] Perché esso esista bisognerà dunque che i dominati si sottomettano all autorità cui pretendono i dominatori del momento. [M. Weber, Politik als Beruf (1919); trad. it. La politica come professione, in L etica della responsabilità, a cura di P. Volonté, Firenze, La Nuova Italia, 2000, pp ] L accentramento dei poteri Come si intendeva lo Stato nell età moderna Il problema della configurazione dello Stato e delle forme del potere riveste nell età moderna un importanza particolare, testimoniata da tutta una tradizione del pensiero politico, i cui rappresentanti più significativi sono, nel Cinquecento, Niccolò Machiavelli ( ) e Jean Bodin ( ). L oggetto dei loro studi è la tendenza alla concentrazione del potere nelle mani di un sovrano, che lo esercita direttamente v. pp Le strutture tipiche dello Stato moderno iniziano a delinearsi con il rafforzamento delle monarchie nazionali in Francia, in Inghilterra e nella penisola iberica, a partire dal XV secolo. In questi tre Paesi il potere tende a concentrarsi nelle mani del re. Si attuano pertanto una forte accelerazione e un perfezionamento degli strumenti di controllo

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