Il Castello di Gioia del Colle : nuove acquisizioni alla luce della documentazione dell arch. Angelo Pantaleo

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1 Il Castello di Gioia del Colle : nuove acquisizioni alla luce della documentazione dell arch. Angelo Pantaleo MAURIZIO TRIGGIANI Dei tanti esempi di fortificazioni di età medievale disseminati nella nostra regione quello di Gioia del Colle rappresenta una delle realtà più affascinanti e controverse, frutto evidente di come le ristrutturazioni, le manomissioni, i crolli ed i restauri possano alterare la fisionomia e la stessa storia di un edificio che affonda le sue origini nel Medioevo bizantino e normanno. Sono infatti degli anni immediatamente successivi al Mille le prime notizie che attestano della presenza di strutture fortificate a Gioia entro le quali nell anno 1002 venne accecato e bruciato il generale bizantino Giugurta fatto prigioniero dai ribelli di Mottola 1. Strutture che secondo alcuni storici locali sarebbero da individuare nella zona pianeggiante della collina a 357 metri a dominare la parte occidentale dell altura dove erano sistemate la case civili della città di Joha 2. Gli edifici del primitivo impianto potrebbero essere identificate con un monastero fortificato benedettino così come ipotizza A. Donvito nel suo saggio monografico sull argomento 3, ma non ci sono in tal senso fonti e dati certi. Più cospicue le notizie raccolte per il periodo normanno che vede protagonista a Gioia Riccardo Siniscalco, figlio di Drogone di Altavilla e fratello di Roberto il Guiscardo, che in seguito all alleanza militare con Boemondo e Ruggero si proclamò dal 1081 al 1115 signore dei territori di Massafra, Mottola, Castellaneta, Gioia, Putignano oltre ad alcune terre di Lucania e della provincia di Salerno 4. Coerente con la politica degli altri principi normanni il Siniscalco, dopo le prime conquiste militari, si dedicò ad una politica distensiva soprattutto nei confronti della chiesa suggellando la propria disponibilità con una serie di donazioni tra le quali lo stesso Castello di Gioia, donato alla Basilica di S. 1 D. Protonobilissimo, Notabilia de antiquitate civitatis Mutulae, in V. U Celiberti, Il Castellum Montis Joviae, dalle origini alla fine del secolo XII, in Archivio Storico Pugliese, XXI (1968), fasc. I-IV, pagg. 142 sgg. 2 F.P. Losapio, Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari, Palermo, 1834, c. 2, XXII, XXIII, XXIV, pgg A. Donvito, Il Castello di Gioia del Colle nella storia, nella leggenda e nell arte, Fasano su Riccardo Senescalco esiste una bibliografia piuttosto ampia. Mi limito a segnalare C. D. Fonseca, In Casali Rupto : una tappa della civiltà rupestre meridionale (secc. X-XIV), in Studi storici in onore di Ottorino Bertolini, I, Pisa 1972, pp ; M. Villani, Diplomi inediti di Riccardo Senescalco e Costanza d'altavilla per la storia della diocesi di Castellaneta e dell'insediamento cavense in Puglia, in Archivio Storico per le Province Napoletane, CVI (1988), pp. 7-31; utili anche i lavori di G: Guerrieri, Riccardo Senescalco signore di Mottola e di Castellaneta, in Archivio Storico Pugliese II (fasc. III-IV), ottobre 1895, pp , e Il conte normanno Riccardo Senescalco ( ) e i monasteri benedettini cavesi in Terra d'otranto, Trani

2 Nicola nel Una donazione fatta all istituzione dal momento che la chiesa barese doveva essere ancora ultimata sotto la guida dell abate, guarda caso benedettino, Elia. Infatti furono soprattutto i benedettini a beneficiare delle donazioni promosse dai Normanni all indomani della conquista dei territori meridionali ottenuti con cruente battaglie e crudeli scorrerie 6. Il Siniscalco, tuttavia, per quel che riguarda il castello di Gioia, se ne riservò l usufrutto dal momento che nostro labore et dispendium edificavimus 7. E qui si apre già un problema: in che cosa consistette l intervento normanno? Una ristrutturazione delle più antiche fortificazioni o una vera e propria riedificazione dell impianto castellare 8? Alla morte del Siniscalco, tra il 1129 ed il 1136, gli successero come feudatari di Gioia e di Acquaviva un tale conte Cornulo e Roberto Brizio 9. A queste notizie si aggiunge quella relativa a Guglielmo, figlio di Ruggiero II, il quale tra il 1134 ed il 1137 venne investito del titolo di Principe di Taranto nel cui territorio era compreso il castrum Johe 10. Da qui studiosi come Donvito sostengono che Cornulo e Roberto Brizio non fossero altri che semplici castellani 11. Durante il regno di Guglielmo il Malo fu feudatario di Gioia Roberto Persilingo al quale successe, sotto l altro Guglielmo, quello Buono, Roberto Sperlinto 12. Alla morte di quest ultimo nel 1178 fu suo genero Goffredo Gentile che amministrò il feudo e quindi il castello di Gioia ed ebbe come castellano un tale Giovanni Amatella 13. A tale periodo di relativa pace seguì un decennio tumultuoso all indomani della morte di Guglielmo il Buono avvenuta nel 1189 e per tutto il periodo del regno dell'imperatore Enrico VI Hoenstaufen consorte di Costanza di Altavilla e per questo legittimo erede dei possedimenti normanni. L imperatore soggiornò nel Castello di Gioia più di una volta 14. Intanto sua moglie Costanza, da Palermo, confermava nel 1195 la donazione fatta anni prima dal Siniscalco alla Basilica di S. Nicola del Castello di Gioia e vi poneva nel 1196 come castellano un tale Roberto Sulle fonti documentarie relative a Gioia del Colle vedi P. Cordasco, Appunti sulla documentazione notarile medievale di Gioia, in Gioia. Una città nella storia e civiltà di Puglia, III, Fasano 1989, pp Codice Diplomatico Barese, vol. V., n H. Houben, Tra Roma e Palermo: aspetti e momenti del Mezzogiorno medievale, Galatina R. Licinio, Castelli Medievali, cit. pp ; CDB, vol. V, cit. 8 G. Agnello, L architettura militare e civile nell età sveva, in Archivio Storico Pugliese, XIII (1960), p. 158; A. Prandi, Arte in Puglia, Milano A. Lucarelli, Storia di Acquaviva delle Fonti, Giovinazzo 1904, vol.i, p. 30; Codice Diplomatico Barese, vol. V. n G. Antonucci, Il Principato di Taranto, in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, 1938, fasc. II, p A. Donvito, op. cit. 12 G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni napoletani, I, Normanni, Napoli 1844, p. 527 e p Codice Diplomatico Barese, vol. V, n. 50, p. 145 e n Alcune fonti riportano da una a quattro volte. P. Thorau, Karte der Aufenthaltsorte, in Die Zeit der Staufer, Stuttgart, 1977, B. IV, tav Codice Diplomatico Barese, vol I., n. 65; Cod. Dipl. Barese, vol. VI, n. 2 2

3 Le notizie documentarie a riguardo del castello di Gioia del Colle non mancano nel periodo federiciano e poi angioino. Nelle strutture ancora normanne del maniero soggiornò, nel novembre del 1222, Federico II di ritorno da Brindisi dove aveva incontrato Giovanni di Brienne padre della sua futura sposa Iolanda 16. Le ristrutturazioni dovute all imperatore svevo, tuttavia, risalgono all indomani della Crociata, quindi dopo il 1229, e secondo alcune indagini storiche vi presero parte importanti architetti e scultori di età sveva. Abbastanza credibili sono i nomi di Finarro, o Minerro da Canosa, e Mele da Stigliano ricordati anche nel castello svevo di Bari, e che a Gioia probabilmente realizzarono due capitelli ora ubicati nell androne di ingresso, nella parte occidentale del castello 17. Successivamente inserito nello statutum de reparatione castrorum del , il maniero di Gioia ospitò la sfortunata Bianca Lancia, moglie dell imperatore e madre di Manfredi, imprigionata per gelosia dello svevo sotto la torre a sud est 19. E questa una delle due torri superstiti: l altra, ubicata nell angolo a sud ovest dell impianto pare, secondo Beatillo (1620) 20, essere stata edificata in seguito all arrivo della famiglia fiorentina De Rossi giunta in Puglia per far visita a Federico nel castello di Gioia dove l imperatore solea spesso dimorar per le caccie di animali selvatici che qui sono bellissime. Più tardi furono gli Angioini e poi gli Aragonesi a inserire aperture e finestre nelle cortine murarie, mentre dal 400 in poi il Castello divenne dimora gentilizia delle famiglie Acquaviva d Aragona ( ), De Mari 16 E. Winkelmann, Kaiser Friedrich II, Leipzig 1889, vol. I, p Per notizie più approfondite sugli architetti federiciani vedi: E. Bertaux, L art dans l Italie Meridionale, Paris 1904, p. 700 e sgg. 18 E. Winkelmann, Acta Imperii inedita, Innsbruck, 1880, p Riferimenti e riflessioni su questo oscuro e malinconico episodio della vicenda federiciana in : Bonaventura da Lama, Cronica de Minori Osservanti Riformati, Lecce 1724, p. 307; F. P. Losapio, Quadro istorico-poetico sulle vicende di Gioia in Bari, Palermo 1834, canto II, 34; A. Pantaleo, Il restauro del castello di Gioia del Colle (Analisi storico-artistica su fotografie di prima e dopo il restauro) 1909, ms. presso la Biblioteca Comunale di Gioia del Colle. 20 F. Beatillo, Storia di Bari, Napoli 1620, p. 133 che riprende una notizia riportata prima da V. Massilla, Cronache sulle famiglie nobili di Bari, Napoli 1881, opera inedita del 1567, p

4 ( ) e di Maria Caracciolo ( ) 21, sotto la quale, nel 1834, venne realizzato il primo restauro all angolo nord occidentale della Torre de Rossi che minacciava di crollare 22. In realtà l intero castello di Gioia ha richiesto interventi di consolidamento e restauro poi effettuati nel Novecento a seguito di sostanziali danni strutturali determinati con ogni probabilità dagli abbandoni seicenteschi e soprattutto dai terremoti registrati nel 1632, nel e nel Nonostante l intervento della principessa Caracciolo il castello, tra fine 800 e inizi del 900, versava in pessime condizioni come già ebbe a notare A. Haseloff nel 1904 rammaricandosi di come fosse ormai impossibile leggere le tracce dell antica magnificenza 25. Notevoli infatti erano stati gli interventi che avevano profondamente alterato soprattutto il profilo delle facciate deformate da immense porte e finestre che erano state praticate allo scopo di utilizzarne i locali per uso di botteghe e di abitazioni per le quali erano stati anche realizzati corpi architettonici addossati agli impianti più antichi. Tali alterazioni erano visibili soprattutto lungo le mura che si affacciavano sul cortile qui l antica magnificenza era stata devastata in maniera così radicale da rendere impossibile a chiunque di farsi un idea precisa dello splendore di quel tempo. Qualcuno lamenterà il triste quadro di questo cortile, che ha rappresentato in modo così evidente il basso livello della cultura pugliese dell era moderna ( ) 26. Queste note accompagnavano la soddisfazione per l importante intervento di restauro finanziato dal marchese O. de Luca Resta e affidato al solerte architetto Sig. Cav. Angelo Pantaleo, Ispettore per Monumenti e Scavi della Provincia di Bari. Costui tra il 1907 ed il 1909, sino alla scoppio della Prima Guerra Mondiale, eseguì lavori di ristrutturazione e demolizione di strutture fatiscenti e irrispettose 21 A. Donvito, op. cit. 22 come si legge su una lapide infissa sulla facciata. 23 G. Carano Donvito, Storia di Gioia del Colle, Putignano, 1966, vol I. p A. Pantaleo, op. cit., f A. Haseloff, Bericht uber das Kastell von Gioia del Colle an dem Kaiser Wilhelm II, 1909, ms. Bibl. Univ. Di Kiel, in A. Donvito, op. cit., pp A. Haseloff, op. cit. 4

5 dell antico maniero in modo determinato e lucido cercando di documentare lo stato precedente e successivo ai propri interventi con un adeguato corredo fotografico. Benché il Pantaleo non fosse immune dalla tentazione del restauro in stile, tuttavia, lasciò una significativa eredità documentaria concentrata in un diario di interventi conservato nella Biblioteca Comunale di Gioia del Colle. Attraverso le note di Haseloff, le fotografie ed i commenti alle immagini di Pantaleo è possibile delineare e, se necessario riscrivere le vicende storico e architettoniche del castello. La descrizione che lo studioso tedesco fece nel 1904 dell impianto è minuziosa ( ) il castello di Gioia del Colle è una costruzione oblungorettangolare che si raggruppa intorno ad un cortile. Conservati sono i lati di levante, di mezzogiorno e di ponente, mentre a settentrione un ala quasi interamente nuova forma la chiusura. Gli angoli del lato Sud fiancheggiavano le due poderose torri: delle due torri angolari a settentrione, come esse dovrebbero trovarsi in analogia ai castelli svevi non esiste invece alcuna traccia( ) 27. Ed è proprio la vicenda delle torri del castello uno dei punti più suggestivi e contraddittori relativi al maniero di Gioia del Colle. Secondo alcuni apprezzi seicenteschi 28 erano quattro disposte agli angoli dell impianto, ma già uno schizzo realizzato da Bernich nel ne riportava soltanto due e lo stesso Haseloff poneva in risalto questa particolare mancanza. Sono proprio le fotografie di A. Pantaleo e i suoi commenti a risolvere questo apparente dilemma. Riprendendo le riflessioni dello studioso tedesco che aveva già sottolineato come il lato settentrionale del castello fosse la parte maggiormente compromessa in seguito ad alterazioni, addossamenti e 27 A. Haseloff, op. cit. 28 H. Tangho, Apprezzo della Terra di Gioia, Napoli, 1640, ms. Bibliot. Nazionale di Bari, ff. XIII-XXXIX bis; G. Pinto, Apprezzo della Terra di Gioia, Napoli 1611, Biblioteca Nazionale di Bari, ff. XL-LII. 29 E. Bernich, Il castello di Gioia del Colle, in Corriere delle Puglie, 4 aprile, 17 maggio 1897; 9, 10, 11 ottobre

6 relativi crolli, Pantaleo fotografa l angolo nord-orientale del cortile e scrive questa fotografia presenta il lavoro di abbattimento del tamburo della scala posticcia. Il sorgere della torre normanna, l accesso al sotterraneo già pozzo 30. Forse, proprio in seguito agli abbattimenti degli edifici posticci, fu possibile rivelare il profilo, in parte diruto, di una torre quadrangolare, differente, per paramento murario lavorazione dei conci, alle altre due presenti lungo il lato meridionale del castello. Pantaleo la definisce torre normanna e non si limita a fotografarla dall esterno, fornisce una puntuale documentazione anche dei vani interni di questa zona del castello. Rileva infatti un caminetto al terzo piano della torre che data al 1200 e fotografa l antico pozzo mutato in sotterraneo. La breccia a sinistra, la porta d accesso attuale. La breccia in fondo mittente nel sotterraneo colmato della torre Normanna ( ) Alla sommità della breccia in fondo il canale collettore per 30 A. Pantaleo, op. cit. 6

7 immettere le acque. La costruzione è in pietra a paramento a vista assai meravigliosa 31 Insomma una prova dell esistenza di almeno una terza torre che a giudicare dalle fotografie e dai commenti di Haseloff e dello stesso Pantaleo presentava caratteri architettonici e murari diversi da quelli presenti nei masti del lato meridionale. Purtroppo un crollo verificatosi la notte del 5 agosto del 1929 coinvolse tutta la cortina settentrionale del Castello e la torre normanna scomparve per sempre. 31 A. Pantaleo, op. cit 7

8 Nonostante questi episodi distruttivi, tuttavia, le precise note del restauratore possono ancor oggi essere verificate soprattutto per quel che riguarda la zona sotterranea, corrispondente alla torre di nord-est, per alcune tracce murarie presenti lungo la cortina orientale del castello. Nei vani sotterranei ad una prima ricognizione appare evidente come i tratti murari regolari, apparecchiati con grande cura e già notati dal Pantaleo siano rimasti immutati benchè ancora non accessibili al pubblico. All esterno, invece, lungo il lato orientale la muratura presenta caratteri non del tutto omogenei testimonianza di interventi successivi sino alla realizzazione dei barbacani a rafforzare le strutture della torre normanna che già Pantaleo aveva fotografato e che quindi vennero costruiti probabilmente in seguito ai terremoti seicenteschi e settecenteschi o addirittura prima ancore in età angioina. Ed all età angioina può essere ascritta quell apertura a sesto acuto ora tompagnata che si apre lungo questo profilo orientale. Pantaleo, fotografando dettagliatamente questa zona aveva avanzato l ipotesi che si trattasse di aggiunte trecentesche al più antico impianto normanno e lo stesso Haseloff parlando in modo più generale del castello non esclude che potesse trattarsi di un intervento aragonese finalizzato ad armonizzare le varie parti di questo impianto castellare. 8

9 A questo quadro così complesso ed alterato già in età medievale e moderna, vanno di sicuro aggiunti gli interventi di restauro, quelli di Pantaleo dei primi del Novecento, ma anche quelli di R. De Vita nel 1969 che hanno ulteriormente modificato i caratteri del castello soprattutto lungo i profili esterni ovest e sud e nel cortile interno. Le libere interpretazioni di Pantaleo nella sistemazione della Loggia interna e nella riutilizzazione di lastre lapidee ritessute come elementi ornamentali nella nuova veste muraria del maniero, l intervento relativo all apertura del vestibolo nord occidentale probabilmente sistemato dopo i danni del 1929, la stessa sistemazione degli ambienti relativi alle torri De Rossi e Imperatrice, quest ultima dovuta allo stesso De Vita non hanno certo sciolto i dilemmi relativi al castello anzi Raffaele De Vita in una breve scheda relativa al castello di Gioia32 rileva, in seguito ad interventi di restauro, la presenza lungo il lato orientale di numerosi tratti della murazione del nucleo più antico del castello ( ) tali parametri sono costituiti di blocchetti minuscoli in pietra calcarea diversissimi per lavorazione e dimensione dai blocchi bugnati in carparo del resto della costruzione ducentesca 33. Pochi accenni in realtà al lato settentrionale, forse il più antico, ma anche il più compromesso dell intero castello, mentre una concordanza si rileva a proposito di questo lato orientale additato sia da R. De Vita, Castelli Torri ed Opere Fortificate di Puglia, Bari 1974 pp Ivi p

10 Pantaleo che da De Vita come una zona dove maggiormente sono presenti, anche se poco visibili le testimonianze legate ai primi secoli del castello. Aveva tuttavia ragione A. Haseloff quando scriveva saranno sicuramente delusi coloro i quali qui credettero di vedere risorgere un opera monumentale di arte sveva. Poiché, se finora il Castello di Gioia è stato trattato non solo dai Letterati locali, ma anche dalla scienza come costruzione sveva, proprio il restauro di Pantaleo nda- ha messo in evidenza o nella giusta luce tante particolarità, che mettono in forse l origine sveva ( ) Lo stile esuberante del Castello di Gioia, pervaso da reminiscenze arabe, non può essere messo in relazione col severo stile gotico di inizio delle tarde costruzioni di Federico II. Gioia non è un riscontro di Castel del Monte 34 Alla luce di tutte queste note appare evidente come il riscontro tra documenti, analisi storico critiche, documentazioni di restauro e stato attuale del castello mettano in rilievo discrepanze e difficili interpretazioni sulle vicende architettoniche del maniero di Gioia del Colle. Un impianto fortemente stratificato e significativamente alterato dagli interventi di età moderna e contemporanea. Se Haseloff riteneva ineludibili le cospicue modificazioni che furono apportate al castello da Angioini e Aragonesi, non meno significative sono le operazioni condotte da Pantaleo nella risistemazione in stile di alcuni particolari ornamentali e architettonici soprattutto relative al cortile interno. Inoltre tutta la parte settentrionale del castello, probabilmente quella maggiormente colpita da terremoti e crolli, oggi appare un autentico rebus, mentre si spera che significativi elementi possano emergere da auspicabili interventi di documentazione e restauro dell area relativa alla cortina orientale. Nonostante ciò già nel saggio di A. Donvito veniva proposta una ipotetica pianta di fase del castello che rilevava lungo la cortina settentrionale le strutture prenormanne e nelle cortine est e ovest gli ampliamenti realizzati in età normanna ed ulteriormente modificati in epoca sveva, mentre le torri meridionali venivano decisamente ascritte all età di Federico II ed ulteriormente modificate successivamente soprattutto durante il dominio degli Acquaviva d Aragona. Fasi che tuttavia non chiariscono alcuni nodi. L impianto prenormanno deve identificarsi con il castello bizantino dove si consumò l episodio di Giugurta? O potrebbe identificarsi con l insediamento, forse anche fortificato, benedettino del S. Salvatore de Joha? Inoltre l impianto normanno che il 34 A. Haseloff, op. cit. 10

11 Siniscalco orgogliosamente sottolinea nostro labore et dispendium edificavimus può intendersi come un vero castello cinto da alte mura e difeso da torri angolari o più semplicemente si trattò di un ampliamento delle strutture preesistenti? In realtà pochi sono i riscontri, quella fotografia di Pantaleo rivela la presenza di una torre quadrangolare nell angolo nord est che con ogni probabilità aveva una corrispettiva nell angolo opposto a nord ovest. Torre che almeno da quanto è possibile osservare rivela caratteri strutturali e costruttivi assimilabili all edilizia normanna trovando riscontri con altri significativi esempi come la torre normanna superstite del castello di Bisceglie 35. Poi ci sono le note dello stesso Pantaleo, riprese da De Vita relative alle murature rinvenute lungo la cortina muraria ad est che mostrano caratteri costruttivi differenti rispetto all edilizia sveva e angioina evidenziando un contesto storico-edilizio assimilabile all epoca normanna. A parte questo ben poco, un arco di scarico che affiora nell androne di ingresso a nord ovest e la realistica impressione di interventi di ristrutturazione e restauro che abbiano finito per riscrivere le vicende storico/architettoniche di questo castello. Infine le leggende legate all età sveva: quella della sfortunata imperatrice Bianca Lancia, già smentita da Haseloff, imprigionata dall imperatore nella torre sud est del castello e quella notizia riportata da Massilla e poi ripresa da Beatillo relativa alla torre di sud-ovest realizzata in onore o addirittura commissionata dalla famiglia fiorentina De Rossi in visita al castello di Gioia intorno al La torre fu al centro di particolari episodi di ristrutturazione a cominciare da quegli interventi promossi nell ottocento dalla principessa Caracciolo per rafforzare la struttura che minacciava di crollare e che sono tutt oggi visibili sul parato murario. A questi si aggiunsero gli interventi legati perlopiù alla sistemazione della sala del trono iniziati da Pantaleo e completati da De Vita negli anni 60, ed all occultamento delle strutture posticce realizzate durante il primo conflitto mondiale quando la torre divenne un punto di osservazione militare. Eppure si ha la sensazione, purtroppo assai difficile da riscontrare nei corpi architettonici e nei parati murari, che queste due torri possano essere state realizzate su precedenti strutture, relative con ogni probabilità all impianto normanno. Una suggestione dettata più dall osservazione dell impianto planimetrico del castello che dai rinvenimenti di tracce strutturali negli strati di fondazione che oggi sono occultati da solide strutture in laterocemento. Aveva ragione A. Haseloff quando accostava la buia storia del castello di Gioia a quella 35 A. Brusa, Bisceglie, in Itinerario Normanno in Terra di Bari I centri costieri, Bari 1985, pp ; F. Carabellese, Intorno a tre importanti documenti di Bisceglie della seconda metà del sec. XI, in Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere ed Arti, XIII (1896), pp. 49 e sgg.; R. De Vita, Bisceglie, in Castelli Torri ed Opere fortificate di Puglia, Bari, 1974, p

12 altrettanto misteriosa del castello di Sannicandro 36 con il quale il maniero qui preso in esame mostra più di un dato comune. 36 G.B. De Tommasi, Sannicandro di Bari Castello, in Restauri in Puglia , Fasano 1983, vol II, pp ; Idem, Le opere fortificate. Tra presidio e sviluppo del territorio: il caso del Castello di Sannicandro di Bari, in Per un ruolo delle opere fortificate nel territorio, Atti del Convegno Nazionale 1994, a cura di A. Calderazzio e G. Cataldo, Istituto Italiano dei Castelli Sezione Puglia, Bari 1997, pp

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