operatori/famiglia Mariangela Piacentini

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1 Il dolore e il counselling operatori/famiglia Mariangela Piacentini

2 Un malato con dolore importante solitamente si presenta: prostrato completamente assorbito dal sintomo che annulla ogni altro aspetto della sua vita, compromettendo l autonomia, le relazioni, gli affetti.

3 Il dolore, sia che abbia un esordio acuto e drammatico, sia che si prolunghi faticosamente t nel tempo, è un sintomo che genera apprensione e sofferta partecipazione nei famigliari che si trovano spesso a dover assistere, impotenti, al suo progredire.

4 Le emozioni negative che si accompagnano al dolore fisico poco controllato, invadono tutto l essere che si viene a trovare in uno stato di dolore totale dove la sfera fisica e la sfera psichica si confondono in una totalità annientante.

5 Durante le situazioni di malattia grave, importante, i famigliari sono messi fortemente alla prova; arrivano spesso da storie di profonda solitudine e sofferenza spesso inascoltata, incompresi e disperati perché nessuno raccoglie le loro preoccupazioni, le loro angosce che riguardano sia la sofferenza del malato, sia la loro sofferenza.

6 La famiglia ha un suo equilibrio e una sua stabilità che, nella maggioranza dei casi, sono mantenuti anche a fronte di eventi critici, come la malattia, che determinano un momento di crisi nella vita famigliare per la necessità di un riadattamento, attraverso cambiamenti di riorganizzazione di ruoli e responsabilità.

7 Il valore fondamentale della famiglia consiste nelle relazioni,, che sono insostituibili. La malattia dipana il filo della storia famigliare e fa luce sulla natura delle relazioni

8 La famiglia ha sicuramente un ruolo di supporto per il paziente: rimane il sostegno per eccellenza. Ciò è atteso dal paziente, dalla famiglia stessa (in relazione all obbligo implicito nei legami famigliari) a e dal personale e sanitario (più incline ad aspettarsi e a sollecitare assistenza, che a riconoscere e ad accogliere la sofferenza dei famigliari).

9 La famiglia è, però, anche vero e proprio utente,, in quanto unità portatrice di bisogni ed emozioni che spesso rimangono inespressi, proprio perché l attenzione dei famigliari è rivolta al paziente, vissuto come più fragile, e perché sono difficilmente riconosciuti dagli operatori della salute.

10 Dobbiamo però ricordare che le reazioni dei famigliari incidono molto nel determinare le reazioni e l adattamento del paziente. Da ciò diventa importante il supporto ai famigliari da parte degli operatori

11 E utile e necessario capire chi ci troviamo davanti, attuando livelli di comprensione ed empatia. Occorre provare a pensarsi come facilitatori non invadenti perché la prima competenza utile è quella di saper stare dove l altro è.

12 La comprensione delle situazioni è la competenza più difficile e raffinata di chi assiste. Comprendere fa si che si sappia stare vicino quando è necessario, che si raggiunga l altro non solo attraverso le parole. Dove lui è (il famigliare), da lì mi muovo.

13 Diamoci il tempo di capire, per dare all altro la possibilità di fidarsi e affidarsi, di abituarsi a noi, ai nostri tempi e modi. E anche l altro altro, ha bisogno di orientarsi, adattarsi e comprendere. E importante ascoltare il loro bisogno e non pensare a quello di cui, secondo noi, avrebbero avuto bisogno.

14 Ascoltare l altro ci guida su cosa fare e cosa dire. Cogliere i segnali che la famiglia ci manda, entrare in empatia per evitare di aumentare lo stato t di frustrazione e di spossatezza. Il famigliare, adeguatamente coinvolto negli obiettivi da perseguire, costituisce spesso un importante ponte tra operatori e malato.

15 E necessario fare leva sulle energie positive della famiglia per creare con essa quella alleanza terapeutica così importante per la qualità di vita del malato e della famiglia stessa (prendersi cura con la famiglia, prendersi cura della famiglia)

16 Per il famigliare tutto il percorso di malattia, soprattutto di fronte a sintomi refrattari e devastanti come un dolore poco controllato, è pervaso da sentimenti ed emozioni, da un senso di impotenza e di colpa (sono responsabile) avvertito al massimo della sua intensità e dolorosità.

17 Dare informazioni i i e ascolto in modo non protocollato, ripeterle ogni volta che serve,lasciare spazio, permette ai famigliari di depositare il sentito, il vissuto, il temuto. Lasciare a pause di dse silenzio vuol uodeo dire offrire spazio a chi sta parlando in modo che possa esprimersi secondo i propri tempi nel dialogo.

18 Il silenzio i di chi intende ascoltare incide id sulla comunicazione di chi parla così come vi incidono le parole. Le pause di silenzio hanno una misteriosa solennità. Concedono alle frasi dette di riposare dal loro o significato, di riascoltarle in silenzio e di approfondirle nella loro eco, sia che dicano gioia, sia che dicano dolore.

19 Non spaventa solo il sintomo refrattario, non allarma solo il dolore non controllabile: i sentimenti che questi sintomi suscitano sono altrettanto invasivi, disturbanti, potenti.

20 Nei momenti di crisi l angoscia, l ansia, il senso di solitudine sono i sentimenti che la famiglia e il paziente conoscono. Cosa è necessario fare per aiutare la famiglia: - ascoltare ed aiutare i famigliari ad esprimere i sentimenti e le emozioni provate.

21 I sentimenti personali vengono spesso inibiti e taciuti, senza riconoscerne l importanza Riconoscere la famiglia come soggetto di sofferenza Accogliere, tollerare le possibili reazioni della famiglia Legittimare la famiglia su ciò che sente, dare uno spazio dove collocare le emozioni

22 Dare spiegazioni i i chiare e definite it sul significato dei sintomi del proprio caro Illustrare le modalità degli interventi farmacologici e non farmacologici La famiglia si trova spesso impreparata ad affrontare il problema I famigliari sono disorientati, soffrono, vivono sentimenti di frustrazione, di inadeguatezza

23 Occorre essere pienamente consapevoli della rilevanza che assume la qualità della comunicazione per le persone che affrontano momenti così cruciali dell esistenza. Se con il paziente ci si pone il problema del dire o non dire, con il famigliare solitamente, non si ha nessuna pietà.

24 Le parole inadeguate, o vissute come tali,sono come macigni che restano scolpiti nella mente e conservano una grande potenza negativa. Viceversa, le parole giuste al momento giusto, offrono un po di sollievo e a volte, costituiscono un aggancio di svolta.

25 Il counselling ha come finalità l ascolto, la comprensione empatica, la legittimazione del sentito, lo strumento è la relazione professionale d aiuto aiuto, le competenze e le abilità sono di tipo comunicativo e relazionale per starci ed esserci, per fornire informazioni, per supportare nei momenti di crisi.

26 L accudimento, i gesti di cura ripetuti e sapienti, il tempo trascorso con e per, la piena responsabilità assistenziale, rendono gli infermieri i primi e privilegiati interlocutori di pazienti e famigliari.

27 Stare vicino ai famigliari, non per sostituirsi a loro in quello che sta loro accadendo, ma per offrire una presenza, per proporre una alleanza che li supporti in ciò che stanno vivendo, è un apporto professionale spendibile per l infermiere.

28 Fare counselling può e deve diventare strumento di lavoro quotidiano dell infermiere infermiere, sempre più stimolato anche a farsi carico delle espressioni emotive, della sofferenza e dei vissuti di malattia del paziente e del famigliare.

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