Tutte le foto sono di Aldo Pavan. Coordinamento editoriale: Elisabetta Feruglio. Redazione: Jessica Basso. Grafica e impaginazione: Gianfranco Casula

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4 Nelle pagine precedenti: Miniatura con I quattro fratelli che si incontrano nella gioia, episodio tratto dal grande poema indiano Ramayana. Donne sulla riva del Gange a Rishikesh. Nelle pagine successive: I ghat di Varanasi all alba. Abiti di un sadhu stesi ad asciugare sul Gange ad Allahabad. Campi terrazzati nell alta valle del Gange presso Uttarkashi. Tutte le foto sono di Aldo Pavan Coordinamento editoriale: Elisabetta Feruglio Redazione: Jessica Basso Grafica e impaginazione: Gianfranco Casula 2005 MAGNUS EDIZIONI SpA, UDINE, ITALY Tutti i diritti di riproduzione, anche parziale, del testo e delle illustrazioni sono riservati in tutto il mondo. All rights of reproduction, in the whole or in part, of the text or the illustrations, are reserved throughout the world. ISBN

5 Aldo Pavan GANGE LUNGO LE ACQUE SACRE

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12 A U T T A R A N C H A L 1. Dai ghiacciai dell Himalaya P U N J A B Rishikesh Haridwar Gangotri 1 Uttarkashi Tehri H 2. Il fiume volta le spalle ai monti H A R Y A N A 2 Corbett N.P. Delhi 3. L incontro con l immensa pianura G a n g e 4. Le acque sacre di Varanasi Mathura Agra 3 U T T A R P R A D E S H 5. Nel piatto stato del Bihar R A J A S T H A N Y a m u n a Kanpur 6. Bengala, il Gange è l Hooghly? 7. Le mille mani del Delta I N D I A

13 o C I N A I T I B E T M A L A Y A N E P A L Katmandu S I K K I M BHUTAN Allahabad 4 Varanasi Sasaram G a n g e Patna Bodhgaya Sultanganj 5 Munger Malda Rajmahal B I H A R 6 Murshidabad Gaur BANGLADESH Dhaka H o g h l y Calcutta Ganga Sagar 7 Sunderbans

14 La vetta del possente monte Shivling illuminata dai primi raggi di sole. Ai piedi della montagna si adagia il ghiacciaio Gangotri, considerato la sorgente principale che dà vita al Gange_ A destra, antiche pitture ispirate al Ramayana, l epico testo il cui racconto è legato a doppio filo con il fiume Gange_

15 ARUN È SALITO FINO AL GHIACCIAIO DI GANGOTRI L incipit. Qui si è bagnato nelle acque che scendono dall Himalaya e ha pregato la madre Ganga, o Ganga Ma, il nome in sanscrito del Gange. La sua vita è un pellegrinaggio verso la santità. Naturalmente sempre a piedi. Domando: quanto ci vuole per andare dalla sorgente alla foce? Per percorrere i 2700 chilometri che separano le montagne dall oceano? Arun sorride. Non sa rispondere con certezza. Mesi, anni, dice. E mostra la camicia, troppo leggera per il freddo che fa qui, a più di quattromila metri di altitudine. Un maglione, ci vuole qualcosa di caldo. No!, sbotta. Non mi serve nulla. Quando sono davanti al fiume sono come un bambino che si scalda tra le braccia della madre. La meraviglia nasce così, tra questi anacoreti del terzo millennio. Una moltitudine in preghiera. Dalla fede ferrea. Soli di fronte a dio, nella ricerca della liberazione dal ciclo della vita. Il Gange, il fiume sacro di mezzo miliardo di induisti, dei fedeli della più antica religione del pianeta Terra, non è un semplice corso d acqua. Non ha la varietà e la lunghezza del Nilo, la ricchezza geologica del Congo oppure la storia di Tigri ed Eufrate. Per l anima indiana è molto di più: è il fiume dei fiumi, è un fiume-divinità. Nasce dalle montagne più imperiose della terra: fu Shiva a liberare, trattenendone la forza eccessiva, la potenza di Ganga, figlia maggiore del monte Himavat e cioè Himalaya. Il Gange è la Dea Madre che nacque da un gesto divino e che per questo è la via della preghiera. Già nei tempi vedici il Gange era sacro come lo erano tutti gli altri fiumi dell India. La sua preminenza si affermò solo più tardi nel Mahabharata quando lo si proclamò il miglior luogo di pellegrinaggio, affermando che chiunque vi si fosse bagnato avrebbe purificato sette discendenze. Il pellegrinaggio del sadhu, l uomo santo, che sale fino alla sua sorgente, oltre l ultimo tempio di Gangotri, è solo un simbolo. Con lui milioni di pellegrini, tutti gli anni, in ogni punto del fiume, si avvicinano al Gange per ottenerne benedizioni, per celebrarvi feste rituali o semplicemente per morirvi e far disperdere le proprie ceneri nelle sue acque benedette. Dalle gole himalayane il fiume scivola in fretta verso valle. Con irruenza bagna Rishikesh, concentrato di scuole di yoga e dei guru, e poi Haridwar, la prima città santa della pianura dove Vishnu ha lasciato la sua impronta. La piana gangetica che inizia in Uttar Pradesh è sconfinata. Le divine acque del Gange vengono imbrigliate per dare acqua ai campi e profanate dagli scarichi delle industrie e delle città che incontra lungo il suo cammino. Il fiume è la ciotola di riso di un miliardo di persone. La

16 metà degli indiani vive nel bacino del Gange, è il primato della densità più alta del mondo. I monsoni, nelle lunghe estati, scuotono il Gange dall abituale sonnolenza: il fiume straripa, invade strade e campagne, si riprende i suoi terreni. Gli indiani convivono con le ribellioni della loro divinità. Ad Allahabad il Gange accoglie le calme acque dello Yamuna, altro fiume considerato sacro dalla religione indù, che dopo essere stato quasi prosciugato a Delhi per rifornire d acqua la capitale indiana lambisce le mura del famoso Taj Mahal e del Forte Rosso di Agra. Varanasi si vantava di essere una città quando Roma era ancora un villaggio di capanne. Con i suoi ghat monumentali, è un grandioso affresco dolente e mistico del medioevo indiano. Non c è città che si affaccia al Gange che impressioni di più. Entra nelle ossa e non si fa dimenticare. Chi muore qui ascende immediatamente al paradiso. Moltitudini vengono a trascorrere gli ultimi giorni di vita aspettando il trapasso in una dolce idea della morte intesa come tappa intermedia e non finale. Nella regione del Bengala, il Gange si china di nuovo verso sud-est, dividendosi in numerosi rami. Quello maggiore incontra, settanta chilometri prima di Dacca, il Brahmaputra e forma con esso un unico corso d acqua denominato Padma. Questa fusione è immensa come un mare. Cento chilometri più a valle sfocia nel Golfo del Bengala, dando luogo al delta del Gange- Brahmaputra. È la regione degli uragani, delle tragiche inondazioni, della rassegnazione dell uomo rispetto alla forza della natura. Ma, prima di incontrare il Brahmaputra, il Gange si divide non appena avverte il richiamo dell oceano. Si spezza in grossi rivoli. Per gli induisti, il corso divino del Gange è il primo di questi rivoli, l Hooghly, che piega con decisione verso sud. E qui, quasi su una delle mille dita del delta del fiume, è sorta Calcutta, la megalopoli di quindici milioni di abitanti nel cui spazio si rapprendono emblematicamente le contraddizioni di tutto il subcontinente. È la tragedia dell Oriente e un concentrato di mali importati dall Occidente. Calcutta è la città limite. Oltre a essa si aprono il mondo incerto del delta e l infinito mare. Il sadhu Arun arriverà fin qui a guardare l oceano? Forse, ma per lui non sarà la fine del viaggio. A gennaio, i pellegrini che hanno seguito la vita del mitico fiume si imbarcano verso il tempio della dea Ganga, quello dell isola di Sagar. È l ultimo atto della purificazione.

17 Un tramonto sopra la fitta foresta che ricopre parte delle isole del delta del Gange. In questo territorio dai confini incerti e mutanti convivono l uomo e la tigre_ A sinistra, un altro episodio tratto dal Ramayana. Questi disegni provengono da Chamba, un importante centro di pittura pahari situato nella Ravi Valley, nel cuore delle montagne himalayane_