IL GIORNALE BIBLIOTECA STORICA

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Giorgina Ferrara
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1 IL GIORNALE BIBLIOTECA STORICA

2 Renzo De Felice MUSSOLINI IL DUCE 1. Gli anni del consenso e 1996 Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino 2015, edizione speciale per Il Giornale Pubblicato su licenza di Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino Supplemento al numero odierno de Il Giornale Direttore Responsabile: Alessandro Sallusti Reg. Trib. Milano n.215 del Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo volume potrà essere pubblicata, riprodotta, archiviata su supporto elettronico, né trasmessa con alcuna forma o alcun mezzo meccanico o elettronico, né fotocopiata o registrata, o in altro modo divulgata, senza il permesso scritto della casa editrice.

3 Presentazione di Francesco Perfetti I L G I O R N A L E B I B L I O T E C A S T O R I C A

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5 Presentazione Tra la pubblicazione del terzo tomo della biografia mussoliniana di Renzo De Felice, quello dedicato a L organizzazione dello Stato fascista, avvenuta nel 1968, e l uscita in libreria nel 1974 della prima parte di Mussolini il duce, dedicata a Gli anni del consenso, passarono diversi anni. Ciò fu dovuto, probabilmente, al fatto che procedendo con una ricerca sempre più capillare della documentazione archivistica e affrontando, oltre che le vicende biografiche propriamente dette di Mussolini, il tema della trasformazione dello Stato De Felice aveva cominciato a rendersi sempre più conto del fatto che fosse necessario interrogarsi sulla «natura del fascismo» e sul rapporto tra fascismo e «mussolinismo». Nacque così il volume Le interpretazioni del fascismo (1969) concepito come «un momento di pausa e di meditazione del proprio lavoro storiografico». In realtà, la «pausa» e la «meditazione» erano apparse, a De Felice, necessarie perché, nella ricostruzione della biografia di Mussolini, giunto a trattare dell organizzazione dello Stato fascista, si era visto costretto a spostare il baricentro dell interesse storiografico dalla figura del duce al regime e a postulare un incontro ormai indifferibile con il problema della «sostanza» del fascismo. Lo studio, per esempio, delle «leggi fascistissime» o del depotenziamento del Pnf o, ancora, della «costituzionalizzazione» del Gran Consiglio, lo aveva portato a conclusioni diverse da quelle correnti che mettevano in discussione sia l immagine consolidata del fascismo e del regime come «blocco unitario» sia le interpretazioni che, in qualche misura, ad essa si rifacevano. Questo volume, insieme ai molti altri lavori su temi analoghi che egli pubblicò nello stesso periodo, ebbe importanza non solo in quanto prima ampia rassegna critica dei discorsi interpretativi sul fascismo, ma rivelò come il suo autore si fosse convinto sempre più che il fa-

6 II Francesco Perfetti scismo dovesse essere studiato come un fenomeno collegato alla storia italiana e a un preciso momento storico. Quando scrisse Gli anni del consenso, De Felice aveva ormai maturato, grazie anche agli studi sulle interpretazioni del fascismo e più in generale sul «fenomeno fascista», una visione del tutto nuova e originale. Il volume, che insieme al successivo tomo sarebbe stato al centro di violente polemiche culminate con l accusa di avere eretto un «monumento al duce», si presenta, anche dal punto di vista metodologico, innovativo: il taglio biografico tradizionale lascia il posto a un taglio nuovo, allarga la trattazione aprendo squarci su problemi e vicende, a prima vista esulanti dalla biografia di Mussolini, ma in realtà, per usare le parole di De Felice, indispensabili non solo per fornire «il necessario sfondo all azione politica mussoliniana», ma anche «per valutare quanto di tale azione rispondesse ad una precisa scelta dello stesso Mussolini e quanto fosse determinato da una diversa logica, insita nella realtà internazionale del tempo e come tale condizionata da tutta una serie di fattori tra i quali quello mussoliniano, fascista, italiano non era oggettivamente il più rilevante». Deriva da questa scelta metodologica, per esempio, l ampio e organico excursus sulla politica estera fascista, vista in collegamento sia con i problemi di politica interna a cominciare da quelli relativi alla stabilizzazione del regime e alla creazione o attivazione del consenso nel paese sia con l evoluzione caratteriale e, per certi versi, «ideologica» dello stesso Mussolini, il quale, sul finire degli anni trenta, sarebbe approdato al mito della «nuova civiltà» e della «missione», che, per portare avanti questo mito, avrebbe dovuto svolgere l Italia fascista. La pagine di questo volume dedicate al problema del «consenso» degli italiani al regime giungono a conclusioni all epoca in controtendenza rispetto alle opinioni consolidate e frutto di una lettura viziata da un antifascismo pregiudiziale e acritico ormai in gran parte condivise, anche a livello internazionale, dalla storiografia più avvertita. In sostanza, De Felice opera una vera e propria retrodatazione del consenso dal momento della campagna d Etiopia e della fondazione dell impero all intero arco di anni compreso tra la firma dei Patti Lateranensi e il In questo periodo il consenso al regime, secondo lo studioso, non raggiunge forse «le vette di entusiasmo e di esaltazione che avrebbe toccato nel 36» e che nessuno aveva

7 Presentazione mai messo in dubbio, ma è «più esteso e soprattutto più totalitario o, se si preferisce, meno venato di riserve, di motivi critici, di preoccupazioni per il futuro». L autorità statale non è «sostanzialmente messa in discussione dalla grande maggioranza degli italiani», il «modello morale» del fascismo viene «largamente accettato», la «politica del regime nel suo complesso» non appare «né pericolosa né irrazionale» e il «cittadino qualunque» che ha ancora relativamente pochi contatti diretti col partito che possano incidere sulla sua vita privata, è convinto che «i benefici, veri o presunti» procuratigli dal regime siano «nel complesso maggiori degli svantaggi». In sostanza, De Felice è convinto che il consenso, poco importa se attivo o passivo, interessi tutti gli strati della popolazione e abbia modo di manifestarsi in forme, forse meno vistose, ma più radicate in profondità di quelle che sarebbero affiorate, sulla spinta delle esaltazioni nazionalistiche per la conquista dell Etiopia e la proclamazione dell impero. È comprensibile come questa tesi suffragata anche dallo studio dell immagine fortemente positiva, che, pur con diverse sfumature, era andata formandosi all estero, di un Mussolini accreditato come «difensore della pace» e come uomo politico fattivo, realista e pragmatico potesse colpire i nervi scoperti di una storiografia ideologizzata e prigioniera di tesi preconcette. Francesco Perfetti III

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