Maggio eccomi. Seminario Arcivescovile di Siracusa

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1 ! Maggio eccomi Seminario Arcivescovile di Siracusa

2 2 - seminario@arcidiocesi.siracusa.it - C/C n SOMMARIO «Scenda su di noi, o Padre, il tuo Santo Spirito» Lettera di Mons. Giuseppe Costanzo, Arcivescovo... p. 3 Il prete, custode della soglia padre Luca Saraceno... p. 4 Avvolti dallo splendore della città eterna don Alfredo Andronico e don Michele Mangiafico... p. 6 Con la stola per servire Guido Scollo intervista don Francesco Antonio... p. 7 L esperienza della diaconia in Italia don Sébastien Harerimana... p. 8 «Da 440 anni in Diocesi» Aprile 2008 Flavio Cappuccio... p. 10 Qui riuniti con Maria Alessandro Genovese e Marco Serra... p. 12 Lettera aperta al nostro Vescovo... p. 14 Testimonianze di padre Giuseppe Mazzotta - Pina De Simone e Franco Miano - padre Matteo Pino... p. 16 Accogliere è lasciarsi accogliere Andrea Gallitto - Lorenzo Russo - Marco Politini... p. 17 Settimana di vita fraterna ad Augusta Salvatore Savaglia... p. 18 La libertà dei piccoli si fa abitare Sergio Vinci... p. 19 Un cinquantenne in Seminario Camillo Messina... p. 20 Un cammino di libertà lungo un anno Andrea Zappulla... p. 22 Esperienze estive del Seminario Francesco Maltese - Stefano Cappello... p. 24 Flavio Cappuccio IV anno p. Salvo dir. spir Andrea Zappulla IV anno Luca Gallina V anno Stefano Cappello III anno Lorenzo Russo I anno don Sebastien Harerimana V anno Andrea Salvo Savaglia IV anno Gallitto I anno Francesco Maltese II anno Maurizio Pizzo III Marco anno Serra V anno Sergio Vinci III anno Camillo Messina I anno Alessandro Genovese V anno Maurizio Casella V anno Marco Politini I anno Guido Scollo IV anno Non presenti in foto: padre Nuccio Amenta (economo), padre Roberto Campisi (direttore anno propedeutico), don Alfredo Andronico, don Michele Mangiafico e don Francesco Antonio Trapani (diaconi), Maurizio Alicata, Luca Germano e Marco Ramondetta (anno propedeutico) p. Luca rettore don Sylvere Nkunzimana V anno

3 «Scenda su di noi, o Padre, il tuo Santo Spirito, perché tutti gli uomini cerchino sempre l unità nell armonia, la terra diventi una sola famiglia e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore» (Orazione alla Prima Lettura della Messa Vespertina nella vigilia di Pentecoste). Carissimi, gli effetti del mistero pasquale si rinnovano nel cuore di ogni comunità di discepoli che, con la Pentecoste, accoglie il dono dello Spirito Santo. L azione dello Spirito continua a lasciare i segni della sua presenza nella vita di ogni cristiano: tiene viva in noi la memoria di Gesù Cristo e ci rivela il Padre che lo ha inviato. La preghiera che la Chiesa rivolge al Padre chiede per gli uomini l unità nell armonia, proprio in forza dell azione dello Spirito. Tale preghiera diventa, oltre che domanda, impegno per una nuova e affascinante chiamata, che desidero estendere anzitutto ai futuri presbiteri della Chiesa siracusana, perché imparino a diventare uomini di comunione, fautori della diversità dei carismi, costruttori appassionati dell unità della famiglia di Dio. La comunità del Seminario educa e forma a questo alto ideale evangelico, insegnando a fare della propria vita un servizio agli uomini e un canto di lode a Dio. Desidero pertanto chiedere a Voi l aiuto della preghiera e il concreto sostegno economico in favore del Seminario, perché tale ideale non resti solo buona intenzione ma plasmi tutta la vita. Domenica 11 maggio, solennità di Pentecoste, verrà celebrata in tutta la diocesi la Giornata del Seminario: un momento di riflessione e intercessione per i nostri seminaristi, che si preparano al sacerdozio, affinché diventino santi ministri del Vangelo e servitori generosi del popolo di Dio; un momento anche di stima e di affetto che si traducano in aiuto economico sempre necessario. Consapevole dell impegno profuso da ciascuno di Voi per la promozione e la cura delle vocazioni, imploro sul vostro lavoro l abbondanza delle benedizioni del Signore. 3

4 Seminario Arcivescovile di Siracusa Il prete, custode della soglia padre Luca Saraceno 4 Il titolo che definisce il prete come il custode della soglia necessita di una spiegazione che, data la desiderata semplicità e snellezza del presente giornalino, non sarà comunque nell ordine di una rigorosa e prudente scientificità. Faccio mia, per tale caratterizzazione, quanto viene indicato in alcuni passi dell Antico Testamento: il sacerdote era designato come custode della soglia del Tempio che se per un verso era chiamato ad accogliere i pellegrini che ivi giungevano, per l altro era preposto a poter entrare e depositare i preziosi tesori che venivano portati al Tempio (2Re 12,10, 1Cr 9,22, etc.). Perciò la concretezza del servizio sacerdotale si intreccia sin dalle origini con la sua categoria più squisitamente simbolica, così come il salmista canta: «stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende degli empi» (Sal 84,11) e «beato l uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia» (Pr 8,34). La custodia della soglia sta ad indicare il ruolo esercitato dal sacerdote sulla terra di confine tra l esterno e l interno, tra il popolo e Jhwh, tra l accoglienza dell uomo e la preghiera a Dio. È possibile trovar traccia della metafora della soglia anche nel Nuovo Testamento? Credo di sì, e proprio nella figura dei discepoli dopo la Resurrezione di Gesù, passati dalla paura alla franchezza dell annuncio evangelico, rimanendo nello squarcio della Pasqua. Mi colpisce particolarmente la figura del discepolo che Gesù amava il quale, nel mattino di Pasqua, correndo e giungendo sino all ingresso del sepolcro «chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò» (Gv 20,5). Il discepolo da Gesù amato rappresenta l uomo che abita la soglia, colui che si arresta davanti al mistero e che custodisce il tesoro prezioso nascosto nel sepolcro: l assenza di Gesù in quel luogo di morte! Il sacerdote del Nuovo Testamento, collaboratore dell unico Mediatore tra il cielo e la terra, è il discepolo che ha deciso di vivere sulla Porta che è Gesù Cristo, è il credente che ha assunto come propria la posizione

5 ...eccomi! di colui che sta nella breccia, nel gesto mediano di accogliere l arrivo del fratello e di entrare a contemplare il Dio dei viventi. A partire da questo proporrei allora senza per altro aver pretesa di alcuna originale novità di ripensare la figura del prete dei nostri giorni come a quella del custode della soglia. Essere uomini della soglia significa imparare l arte della fermezza e della precarietà come le due necessarie condizioni per la stabile mobilità e l agile saldezza, per l incontro accogliente dell uomo e la tenace sequela del Cristo. Il prete non può dimorare troppo dentro nei recessi del suo io, raccolto nella chiusura del proprio mondo e indisponibile all incontro, ma nemmeno troppo fuori per non disperdere la sua identità e disgregare la sua intimità: è chiamato a diventare uomo della soglia, la quale se da una parte garantisce l intimità della dimora, dall altro la apre alla sorpresa dell incontro. Stare sulla soglia significa porre l accento sul divenire, sull accadere e non sul divenuto, su quanto è già accaduto. Non c è molto tempo: il ritmo del viaggio è incalzante, il prete non è fatto per restare se non nell andare e non è fatto per andare se non rimanendo. Un pensiero sulla soglia non può essere un pensiero delle architetture rigide e definitive. Come un pensiero sul prete non può essere una rigida riflessione su un uomo già divenuto, sull immobile compimento di un esistenza ormai conclusa, quanto piuttosto una meditazione sul mobile divenire di una realtà viva, l accadere fluido di un mistero inesauribile. La soglia è un simbolo aperto: indica il luogo di passaggio, etimologicamente la pietra del pavimento, il suolo su cui poggia la porta e su cui batte ripetutamente la suola del sandalo. Un pensiero sulla soglia non potrà quindi essere cerebrale, ma prenderà in considerazione l uomo prete a partire dai suoi piedi, ovvero dal suo cammino, fatto di moto e di quiete, di partenze e di arrivi, di raggiungimento della soglia davanti a cui fermarsi e poi timidamente da varcare. La soglia è l immagine reale di un duplice ingresso: verso casa mentre si esce dal mondo e verso il mondo mentre ci si lascia alle spalle la porta di casa. Mai solo l una, mai solo l altra. Sulla soglia si può stare, aspettare, si può abitare e custodire, si può guardare e ascoltare, sperare e amare, credere e desiderare. Il prete, sulla soglia, attraversa e lascia attraversare: si fa lui stesso trasparenza, diventa lui stesso l attraverso che consente ad ogni uomo l accesso al Dio Trinità! Gli anni di formazione al presbiterato in Seminario cercano di preparare il giovane che vi entra ad abitare la soglia, a diventar trasparenza di Gesù servo, pastore e sposo, a rimanere nell apertura del mistero pasquale e tutto questo in quanto la Chiesa stessa si situa sulla soglia tra Dio e il mondo rimanendo nel mondo. E se la Chiesa è ministra del Vangelo, di una Buona e Bella notizia, occorre che ogni seminarista impari a percepire quanto lo stesso Vangelo sia universalmente rivolto ad ogni uomo, senza alcuna preclusione o esclusione. Il soggetto della storia non è certo la Chiesa, ma Dio nel suo rapporto col mondo: dunque sarà compito della Chiesa, e di ogni suo discepolo, mantenere aperto l invito che Dio rivolge ad ognuno. La chiesa si situa pertanto sempre sul confine e con lei, ogni prete che in e per lei esercita il suo ministero e vive autenticamente la sua vita di credente: chiamato ad una custodia del tesoro ricevuto e al contempo alla fantasia dell annuncio secondo vie nuove, dalla conservazione dell esistente certo all audacia dell avvenire incerto, sempre in bilico, nella sorprendente scoperta di non esser più e forse mai stato il custode della soglia ma d essere da sempre custodito dalla Soglia del mistero di Gesù Cristo. 5

6 Seminario Arcivescovile di Siracusa Con la stola 6 Avvolti dallo splendore della città eterna Durante quest anno pastorale le finestre delle camere di due dei nostri seminaristi non si aprono più sui panorami del mare e del barocco siracusano, ma sulle suggestive vedute di quella città che per molti secoli è stata considerata Caput Mundi, centro e capitale di tutta la Terra. Ospiti della Comunità dei Chierici Regolari della Madre di Dio, Alfredo e Michele hanno dato il loro momentaneo saluto alla città aretusea per continuare i loro studi a Roma e per prepararsi al loro ritorno con un bagaglio di esperienze maggiori che possano contribuire alle esigenze della diocesi. All ombra del Cupolone i due giovani seminaristi hanno intrapreso gli studi specialistici: Alfredo il corso di specializzazione in Teologia e Scienze Patristiche presso il Pontificio Istituto Augustinianum, Michele quello in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana. I primi mesi dei due sono stati d impegno per inserirsi nella nuova realtà culturale, comunitaria e pastorale della Capitale; non sono mancate le difficoltà, visto che quella romana è una realtà poliedrica di gran lunga diversa da quella siracusana. I mesi di gennaio e febbraio sono stati segnati dai primi esami che i due giovani si sono appressati a fare con trepidante audacia. Terminata la sessione di esami Alfredo e Michele hanno ricevuto dalla madre patria una notizia impor- don Alfredo Andronico e don Michele Mangiafico tantissima, i santi padri ne avevano decretato le sorti: l Ordinazione Diaconale. Una telefonata improvvisa aveva sconvolto uno dei loro soliti pomeriggi passati tra un libro di teologia e un the caldo preso discutendo dei massimi sistemi del mondo : il 25 Marzo avrebbero ricevuto il Sacramento dell Ordine desiderato e sognato da tanti anni. È avvenuto proprio così, i due seminaristi, che dopo le vacanze di Natale erano risaliti a Roma da Alfredo e Michele, vi sono risaliti dopo le vacanze di Pasqua da don Alfredo e don Michele, carichi di sogni e di speranze per il loro futuro personale e per quello della Chiesa di Dio che è in Siracusa. Oltre gli studi e le sudate carte alcune delle giornate romane dei due giovani diaconi sono trascorse in parrocchia; i due svolgono il loro servizio pastorale presso la comunità Santa Maria in Trastevere dove, seguiti dal parroco, don Matteo, e assieme ad altri educatori, si occupano della pastorale giovanile della parrocchia. Ci si può tranquillizzare sul fatto che i due non si annoiano non ne avrebbero il tempo tra una riunione, un uscita e un ritiro con i ragazzi le occasioni pastorali per arricchirsi non mancano. In tutto questo la comunità del Seminario è e resta presente: in primo luogo perché li accompagna e li sostiene con la propria preghiera e non solo, inoltre perché non fa mancare loro la certezza di sentirsi pensati e voluti bene da quanti per tanti anni hanno condiviso il medesimo cammino e i medesimi sentimenti. Come Israele in terra d esilio si arricchisce di sogni e canta il proprio desiderio di tornare al Signore, possano i nostri due diaconi arricchirsi di voglia di fare e tornare presto a operare nella terra da cui sono partiti per il loro pellegrinaggio Quest anno qui, l anno prossimo a Gerusalemme.

7 ...eccomi! per servire don Francesco Antonio Intervista a cura di Guido Scollo Giorno 25 Marzo alle ore nella Basilica Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa il nostro Arcivescovo Mons. Giuseppe Costanzo ha ordinato diaconi gli accoliti Alfredo Andronico, della Parrocchia S. Michele Arcangelo in Villasmundo, Michele Mangiafico delle Parrocchia Chiesa Madre San Paolo Apostolo in Solarino, Francesco Antonio Trapani della Parrocchia Sant Ambrogio in Buccheri, e poi Sylvère Nkunzimana e Sébastien Harerimana, entrambi della diocesi di Muiynga in Burundi. Nel corso della stessa celebrazione ha ordinato presbiteri i diaconi don Giuliano Gallone della stessa Basilica Santuario Madonna delle Lacrime e don Marco Pandolfo della Parrocchia S. Giovanni Apostolo ed Evangelista in Sortino. Certamente le emozioni da parte dei neo-ordinati e delle comunità lì presenti non sono mancate. Sentiamo cosa ha da dirci il novello diacono don Francesco Antonio. Don Francesco, riesci ad individuare nel giorno della tua ordinazione un immagine, una foto del cuore che possa fare sintesi di ciò che hai assaporato quel giorno? Quel giorno durante la celebrazione avevo di fronte a me il quadretto della Madonna delle Lacrime con sopra il Crocifisso: ciò mi teneva sempre presente la grazia per quanto stavo ricevendo in dono. A questa immagine si unisce quella dei miei compagni di seminario che, accanto a me, stavano ricevendo anche loro il sacramento dell ordine del diaconato. È stato bello non essere solo per questo passo, insieme con loro sentivo che eravamo tutti membri della Chiesa di Cristo. Quanto ti ha formato il Seminario nel servizio (nella διακονια)? Il Seminario è stato per me una palestra di vita. Mi ha dato l occasione di approfondire la chiamata al sacerdozio e di trovare ogni giorno il volto del Signore nei miei compagni di viaggio. Mi ha anche insegnato che bisogna cominciare a servire chi ti sta accanto e non stancarsi mai di fare del bene. Dopo sei anni di Seminario la vocazione al sacerdozio rimane sempre viva in te come il primo giorno? La mia vocazione si rinnova ogni giorno e il mio sì al Signore si concretizza nel quotidiano. Un padre focolarino diceva che bisogna essere aperti ogni giorno alle sorprese di Dio. È proprio vero, ogni giorno è Lui che mi dà la forza per servirlo con gioia in tutte le sorprese della vita che mi dona. Il Signore infatti mi dà la certezza di non essere lasciato mai solo, di camminare assieme a me e di amarmi nonostante il mio peccato perché Lui mi ha chiamato così come sono! Attualmente dove presti servizio pastorale? Trascorro i primi due giorni della settimana in Seminario per continuare a tenere vivo il legame con il luogo che mi ha formato. Il Mercoledì e il Giovedì mi trovo a Messina dove frequento il corso di licenza in catechetica, vivendo presso una comunità salesiana. Venerdì, Sabato e Domenica mattina presto il mio servizio pastorale nella Parrocchia Maria SS.ma Ausiliatrice di Canicattini. Qui mi occupo dei ragazzi e dei giovani di A.C. e partecipo ai vari incontri che si svolgono in Parrocchia. La Domenica pomeriggio torno nella mia Parrocchia d origine, Sant Ambrogio in Buccheri, che mi ha seguito lungo tutti questi anni. La Domenica sera rientro a casa, ad Augusta, per vivere alcuni momenti insieme alla mia famiglia. Grazie don, e buon servizio pastorale Grazie a tutti voi per tutto quello che avete fatto per me e ricordatevi che ognuno di voi vive nel mio ministero diaconale. Beh, certamente avremmo voluto fare più domande e sentire anche altri commenti (forse un po da tutti gli ordinati), ma lo spazio a nostra disposizione è veramente poco. Ora tocca a voi domandare e poi domandare e ancora domandare! 7

8 Seminario Arcivescovile di Siracusa L esperienza della diaconia in Italia I primi giorni di ministero sono stati caratterizzati dalla graduale scoperta di realtà nuove, ma hanno conosciuto anche momenti di imbarazzo per il non perfetto dominio della lingua italiana, specie durante le Liturgie. Peraltro, una cosa è l essere diacono in un Paese (il Burundi) caratterizzato da una notevole povertà e afflitto per lungo tempo dalla piaga della guerra civile, un altra è esserlo in un Paese, come l Italia caratterizdon Sébastien Harerimana 8 Sono diacono da nemmeno un mese e a me, originario del Burundi, è stato chiesto di raccontare come vivo il mio servizio diaconale in Italia. Che dire? Il diacono è il segno sacramentale di Cristo servo, ovunque egli sia. Tuttavia, tenuto conto che il diacono è sempre legato ad una comunità, dirò qualcosa prima sul giorno dell ordinazione poi sui miei primi passi nel ministero. non importa che io sia diacono in Burundi o in Italia: ha valore che il servizio a cui sono chiamato nella Chiesa sia la manifestazione di quell amore che si esprime nell umiltà, nell obbedienza, nella povertà Dei forti sentimenti che hanno turbinato nel mio animo durante la Celebrazione, uno ha dominato su tutti: la vicinanza dell assemblea dei fedeli che mi stava presen- tando all Arcivescovo per ricevere l Ordine del diaconato.

9 ...eccomi! zato, tutto sommato, da un relativo benessere. Altro è svolgere il ministero diaconale in questo Paese dove il senso del religioso è scarsamente avvertito, differente è svolgerlo in un Paese dove il sentimento religioso e il senso del sacro sono ancora molto sentiti. Ed ancora, ben diverso è esercitare il servizio da diacono in un Paese dove la famiglia conserva ancora la sua immagine tradizionale e la vita familiare non ha subito notevoli modifiche, ancor più diverso è prestare tale servizio in un Paese dove la famiglia spesso ha un solo figlio e i genitori lavorano quasi tutta la giornata fuori casa. E le esemplificazioni potrebbero ancora continuare L esperienza della Diaconia maturata in Italia rappresenta per me un dono della Provvidenza poiché, provenendo dalla Chiesa del Burundi, riesco ad acquisire un notevole senso ecclesiale e un forte amore per la Chiesa Universale; aspetti, questi, che mi inducono ad aderire più pienamente alla sua missione evangelizzatrice nel mondo. Ciò mi aiuta ad avere una viva percezione dei bisogni e delle urgenze pastorali del posto in cui mi trovo e mi dispone a portare la mia testimonianza di fede anche in altre culture. Tuttavia la sola conoscenza non basta, occorre che io attinga all Eucaristia, fonte di grazia per la diaconia cristiana, altrimenti rischierei di cadere nel volontarismo o nell attivismo. La grazia presente nell Eucaristia, traducendosi in amore e servizio, mi libera dall egoismo e nel contempo permette una verifica del mio servizio perché sempre si risolva in affettuosa ricerca dei bisogni concreti e via via nuovi delle persone e della società. Cristo servo, che si incarna fino in fondo nella condizione umana, operando in me mediante lo Spirito mi conduce per il suo stesso cammino di «incarnazione redentiva»; mi porta a comprendere che il servizio cristiano non consiste nel fatto che uno dà qualcosa all altro restandogli estraneo, ma è superamento dell alterità, è condivisione, è «gioire con chi gioisce, piangere con chi piange» (Rm 12,15). In fondo, non importa che io sia diacono in Burundi o in Italia, ha valore che il servizio a cui sono chiamato nella Chiesa sia la manifestazione di quell amore che si esprime nell umiltà, nell obbedienza (Fil 2,7-8), nella povertà (2 Cor 8, 9) e in quella totale disponibilità che arriva fino all immolazione nella condivisione piena delle gioie, dei dolori, delle esigenze e delle esperienze di ogni persona da qualunque Paese essa provenga (Rm 12,15; 1Cor 9, 19-23). 9

10 Seminario Arcivescovile di Siracusa «Da 440 anni in Diocesi» Aprile 2008 Flavio Cappuccio 10 I l 25 Aprile di quest anno il nostro Seminario raggiungerà l invidiata meta dei 440 anni, è un traguardo importante che rende manifesta la perenne vitalità della nostra Arcidiocesi e l attenzione che i Pastori succedutisi sulla Cattedra di san Marciano hanno dimostrato nei confronti del popolo santo di Dio affidato alle loro amorevoli cure. La nostra Arcidiocesi è sempre stata attenta nel recepire immediatamente le istanze proposte dalla Chiesa universale. In questo caso particolare facciamo riferimento al can. «Cum adolescentium» (Sess. XXIII, cap XVIII, 15 Lug. 1563) di quello che passò alla storia come il Gran Concilio ossia il Concilio di Trento. Con questo decreto i Padri Conciliari, coscienti che era necessario attuare una urgente riforma di tutto ciò che concerneva la formazione umana e spirituale dei futuri presbiteri, ordinavano a tutte le Diocesi di istituire il «Seminario vescovile» ove fossero accolti ed educati nelle discipline più elementari come leggere e scrivere (cosa che, naturalmente, oggi diamo per scontata) e in quelle più prettamente ecclesiastiche come la Teologia e la Morale, quei giovani che manifestavano una certa inclinazione per la vita presbiterale. Oltre a curare l aspetto formativo, il Seminario doveva anche educare religiosamente e moralmente i propri alunni. Per tale motivo si prescriveva la partecipazione quotidiana alla Santa Messa e l accostamento almeno mensile al Sacramento della Penitenza. Gli altri particolari, poi, sarebbero stati resi espliciti nel regolamento che ciascun Pastore avrebbe dovuto stilare per il Seminario della propria Diocesi. Il Vescovo che allora guidava la nostra Diocesi, mons. Giovanni Orosco Arzè ( ) recepì immediatamente quanto la Chiesa, mediante il Concilio, proponeva ed eresse il Seminario diocesano. Esso fu il primo Seminario di Sicilia e fra i primi al mondo, dopo quelli di Roma (1564) e Milano (1563). Don Salvatore Mineo, negli anni 60, effettuò un ottima ricerca storica sulle origini del nostro

11 ...eccomi! Seminario. Egli riporta due antichi documenti rinvenuti negli archivi della Curia risalenti l uno al 1567 e l altro al 25 Aprile In quell anno, dice il Mineo, si fece una colletta pro Seminario in tutta la Diocesi. Questo documento è di un importanza straordinaria per determinare la data di erezione del nostro Seminario che fu solennemente inaugurato il 23 Ottobre del Sono passati, perciò, 440 anni da quell evento assolutamente unico. Molte cose sono cambiate da allora, in special modo nel secolo appena trascorso, caratterizzato da un altro grande Concilio, il Vaticano II, che ha dato un forte impulso alla riforma degli studi e dell impostazione dei Seminari. È stato proprio in seguito a questa rinnovata Pentecoste che tutti i Seminari e fra essi anche il nostro, si sono aperti alle esigenze della Chiesa in un contesto, quello della società umana, in continua e perenne evoluzione. In Sicilia nel 1969 nacque lo Studio Teologico S. Paolo di Catania, espressione della comunione e della stretta collaborazione fra le Diocesi di Acireale, Caltagirone, Catania, Nicosia, Noto, Siracusa e per formare culturalmente e teologicamente gli studenti secondo lo spirito del Concilio Vaticano II. Anche questa è una novità assoluta, i nostri seminaristi non avrebbero più studiato a Siracusa ma a Catania. Si rendeva necessario perciò ripensare totalmente l impostazione del «Seminario maggiore». Avvenne così che il 7 Gennaio del 1970 gli studenti di Teologia con l allora rettore mons. Biagio Mezzasalma andarono ad abitare in un appartamento a Catania, sperimentando una nuova forma di Seminario. Nelle pagine di questo giornalino furono pubblicate le emozioni dei primi catanesi alle prese con problemi a loro del tutto nuovi come cucinare e tener pulita la casa e altre cose che contribuirono a rendere maggiormente responsabili coloro che vissero questo periodo di storia del Seminario. In quell appartamento i seminaristi restarono per un certo periodo di tempo. Dopodiché furono accolti ad Acireale, nel Seminario diocesano, e con l avvento del nostro attuale Arcivescovo, pur continuando a studiare a Catania, agli inizi degli anni 90 tornarono a Siracusa nella sede storica di piazza Duomo, che è tuttora la nostra sede. L esperienza di vita comune con i presbiteri del clero di Augusta, descritta molto bene in queste pagine da Salvo, ha però dato il via, fra noi, a un ripensamento di quella che è l impostazione tradizionale dell istituzione del Seminario. Ci si rende conto di come sarebbe necessario, per le attuali esigenze, perseguire questa via: seminaristi formati da gruppi di presbiteri che vivono insieme sicché sia davvero tutto il clero diocesano a prendersi cura della formazione dei futuri presbiteri e i seminaristi possano vivere già da subito quella che è la vera realtà delle Parrocchie e possano sperimentare in maniera più viva e vivace la fraternità presbiterale. Questa via rappresenterebbe uno straordinario arricchimento tanto per il seminarista quanto per il presbitero e, perché no?, anche per le nostre comunità parrocchiali. I tempi non sono ancora maturi? È ancora necessario ripensare alcuni aspetti? È probabile. Speriamo che in futuro si possa avere il coraggio di cambiare. Quello stesso coraggio che ebbe 440 anni fa il Vescovo Arzè nell introdurre in Diocesi quello che ora è l attuale «Seminarium Archiepiscopale». 11

12 Seminario Arcivescovile di Siracusa La cappella piccola del Seminario Alessandro Genovese e Marco Serra La cappella: luogo formativo per eccellenza dove il seminarista fa esperienza del Divino Maestro a cui conformarsi e da cui lasciarsi plasmare e orientare. 12 Fra i mesi di giugno e novembre dello scorso anno la nostra cappella piccola, per volere degli educatori e con il concreto sostegno dell Arcivescovo, ha subito un notevole restauro e un profondo rinnovamento. La cappella piccola è il cuore del Seminario, punto di riferimento centrale nella nostra giornata e nel nostro cammino di maturazione e di discernimento. Questa cappella fu già oggetto di interventi manutentivi tra il 1989 e il 1990, essendo rettore mons. Vincenzo Calvo. Fu egli che riorganizzò l ambiente: lo rimpicciolì e lo arricchì nel contempo con un pregevolissimo pavimento in ceramica di Caltagirone. Queste attenzioni verso il luogo di culto della comunità, che da sempre i responsabili del Seminario siracusano hanno avuto, esprimono il grande valore che si è dato alla cappella come luogo formativo per eccellenza dove il seminarista fa esperienza del Divino Maestro a cui conformarsi e da cui lasciarsi plasmare e orientare. Inizialmente sono stati avviati i lavori in muratura: dalla sistemazione del soffitto, completato con una volta a botte in gesso, alla tinteggiatura delle pareti con il nuovo impianto

13 ...eccomi! d illuminazione. Inoltre i recenti lavori hanno permesso di porre nella cappella gli stalli, creando così un vero e proprio coro. La disposizione e la scelta degli stalli vuole, in un certo senso, richiamare uno dei principi fondamentali per la formazione di un giovane al presbiterato: la comunione. Comunione, anzitutto, intima con il Signore: la cappella infatti è uno dei luoghi privilegiati per l incontro con il Dio vivo e vero presente nell Eucaristia e nella Parola. Comunione con i fratelli: la comunità che si raduna per la preghiera e la celebrazione dei Divini Misteri sembra che si abbracci attorno all altare, segno permanente del Cristo sacerdote e vittima, e all ambone, luogo per eccellenza della Parola di Dio. Questi due importantissimi luoghi liturgici sono nel nostro spazio liturgico due punti focali verso cui la comunità guarda con profonda venerazione così come la riforma conciliare ci ricorda. Sull architrave è stato collocato il Crocifisso bronzeo verso cui si orienta la preghiera corale della comunità. Anche la custodia eucaristica, sempre collocata nell antico altare tridentino in marmo intarsiato, è stata arricchita con il restauro della porticina che è stata ricoperta in foglia d oro e dove è stato inciso il simbolo eucaristico del pellicano richiamando l offerta di Cristo che sotto le Specie Eucaristiche si fa cibo per noi. Nuova invece la sede che, come gli stalli, è stata realizzata da una falegnameria di Corleone. In segno di gratitudine al nostro pastore Giuseppe è stato collocato nel posto del presidente lo stemma fuso in bronzo dell Arcivescovo. Scelta non propriamente liturgica ma che vuole ricordare a noi e a quanti in futuro utilizzeranno questa cappella lo zelo e l amore profuso da Mons. Costanzo verso il nostro seminario e non ultimo il concreto contributo che ci ha donato per la realizzazione di queste innovazioni. Ci piace inoltre sottolineare come anche la bellissima tela del XVIII secolo raffigurante la Immacolata tra San Carlo Borromeo e San Filippo Neri abbia acquistato una particolare posizione in questa nuova disposizione degli ambienti liturgici. La tela infatti, collocata sopra l ambone, spezza la corona di stalli quasi ad inserirsi in questo cerchio. Questa posizione ci ricorda il passo degli Atti: gli Apostoli erano assidui e concordi nella preghiera con Maria, la madre di Gesù. Questo quasi a dire che il giovane in seminario è invitato ad entrare nel cenacolo con Maria e, contemplando questo luogo tanto caro al cristiano, tende ad essere in comunione con i fratelli e a sentire la presenza vicina della Vergine Madre di Dio, modello di ogni vocazione, che nella nostra Chiesa locale ha manifestato la sua vicinanza con le lacrime. Il 27 novembre 2007 abbiamo avuto la gioia di riaprire dopo queste modifiche la nostra piccola cappella con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Arcivescovo che ancora una volta ci ha ricordato come la frequenza della cappella e quindi la preghiera sono necessarie ed essenziali nel nostro cammino di discernimento verso il presbiterato. 13

14 Seminario Arcivescovile di Siracusa Lettera aperta al nostro Vescovo 14 Caro nostro Padre Vescovo, nella lettera pastorale Benedetti benediciamo che Lei ha consegnato all intera Diocesi per l anno , ha rivolto il suo pensiero anche a noi seminaristi, definendoci così: «Penso ai nostri seminaristi: vengono da questo pianeta, sono figli di questo tempo, subiscono il fascino e il ricatto del mondo, e tuttavia non si sono lasciati abbindolare né sedurre, han preso in mano la loro vita e l hanno offerta al Signore, la loro libertà e l hanno consegnata con fiducia. Hanno detto al Signore: Eccomi, manda me. Ed eccoli in cammino, alla scuola del Vangelo, sull esempio di Paolo e con la protezione dei Santi, in particolare di Marciano, Sebastiano e Lucia». Il modo migliore per esprimere il nostro profondo e autentico sentimento di gratitudine è rispondere alla sua lettera con queste poche righe che ci permettono di restituirle ciò che le sue parole hanno provocato e suscitato in noi. In apertura della sua lettera pastorale, tracciando il cammino percorso dalla nostra Diocesi in questi anni, Lei ha scritto così: «In questi anni, poi, il Signore ci ha benedetto moltiplicando il numero dei chiamati al sacerdozio, che da 5 del 1990 sono ora diventati 23 nel Corso Teologico e 4 nel propedeutico. È un fatto che allarga il cuore e colma di speranza. Ci fa dire grazie al padrone della messe, e a quanti hanno lavorato con generoso impegno nel campo della pastorale vocazionale». Desideriamo rivolgere proprio a Lei il nostro grazie, perché se oggi la comunità del Seminario accoglie così tanti giovani è in gran parte merito suo. Lei ci ha educato alla fiducia nel Signore che mai farà mancare gli operai per la sua messe, alla certa speranza che si concretizza in una preghiera assidua, incessante con la quale chiedere con insistenza il dono di sempre nuove vocazioni. A tal proposito, come non ringraziarla per i primi giovedì di ogni mese, trascorsi in preghiera davanti a Gesù Eucaristia nella Chiesa di Santa Maria in Ortigia? Per noi è diventato un appuntamento atteso, un occasione speciale per pregare, insieme al nostro Vescovo che ci è padre e pastore, il Datore di ogni dono, Colui che ci ha scelto senza nostri meriti e ci ha condotti a cominciare questo cammino di discernimento e formazione. Ancora vogliamo ringraziarla per la sua attenzione e premura nei nostri confronti. La sua presenza, fisica e non solo, in Seminario è stata costante e preziosa, le sue esortazioni, le sue correzioni, i suoi incoraggiamenti numerosi e fondamentali per noi. Tanti i momenti belli vissuti insieme a Lei che meriterebbero di essere ricordati. Ma vorremmo soprattutto ringraziarla per gli incontri del Lunedì sera durante i quali, spiegandoci la Parola di Dio, ci ha raccon-

15 ...eccomi! tato le meraviglie che Dio ha compiuto per noi. E mentre ci ha aiutato a carpire cosa Dio ci volesse comunicare, ha condiviso con noi la sua storia, la sua vita, il suo incontro con Cristo morto e risorto, il suo sentirsi da sempre amato da Lui. Così abbiamo potuto vedere incarnato in Lei quanto abbiamo letto nella sua ultima lettera: «La Parola di Dio accompagna l uomo dalla creazione fino alla fine del suo pellegrinaggio terreno. Essa ne illumina la vita, indicandogli il cammino da seguire; suscita la fede e la nutre; alimenta la preghiera personale e comunitaria; stimola e verifica la riflessione teologica; consente all esegeta di scandagliare le profondità abissali dei disegni di Dio; fa conoscere ai santi e ai mistici il cuore del Padre». «Non sono al mondo per caso. La mia esistenza entra in un progetto scaturito dal Cuore del Padre. Dunque non devo temere. Devo fidarmi. Dall eternità io sono oggetto di un amore divino. Questa certezza ha guidato il mio cammino, ha fatto da leit-motiv di tutta la mia esistenza, illuminando i momenti bui e moltiplicando le energie nei momenti di sofferenza». Quanta serenità ci donano queste sue parole! Ma al tempo stesso ci invitano a riflettere sul nostro Eccomi, sulle motivazioni che ci spingono a seguire Gesù sulla via del sacerdozio. Ci aiutano a prendere coscienza della grande responsabilità che abbiamo nei confronti della Chiesa e del mondo. Ribadiscono a noi la necessità di donare tutta la vita senza trattenere niente, certi che non è su questa terra che dobbiamo attendere la ricompensa, ma nel tempo eterno in cui questo disegno divino sarà definitivamente compiuto. La ringraziamo perché numerose volte, con le sue parole e con il suo esempio, ci ha esortati a considerare la dignità della nostra vocazione e ad affrontare con serietà e docilità allo Spirito il nostro cammino di crescita umana, spirituale, intellettuale. Da Lei abbiamo anche imparato ad invocare incessantemente la materna protezione di Maria: «Il mio legame con Lei risale agli anni della mia fanciullezza, alla formazione religiosa in parrocchia, all esempio del mio vecchio parroco che si scioglieva in lacrime tutte le volte che parlava di Lei. L ho sentita sempre come sorella affettuosa e come madre tenera. Ho visto in Lei la maestra dell ascolto e il modello della sequela. A Lei affidai il cammino dell adolescenza. Alla sua intercessione e all azione interiore dello Spirito Santo affidai pure il lavorio di discernimento sulla mia vocazione». Lei ha detto a noi tutto questo con la sua stessa vita; ci ha sempre invitato a fissare lo sguardo di Maria che piange per attingere da quelle lacrime la speranza; ci ha convinti dell importanza del Rosario da pregare quotidianamente, con la coroncina in mano, così da sentire la presenza della Madonna che ci prende per mano e ci accompagna durante il nostro pellegrinaggio su questa terra; ha fatto riscoprire a noi la bellezza di volgere il nostro pensiero a Maria recitando quella giaculatoria tanto semplice quanto ricca di amore: Madre mia, fiducia mia! Questi sono soltanto alcuni dei motivi per cui vogliamo esprimerle la nostra gratitudine. La accompagni la certezza che per noi Lei è e sarà un esempio di vita, che i suoi insegnamenti fanno ormai parte del nostro bagaglio che porteremo con noi per sempre. E non dimentichi che siamo davvero felici di poterci dire suoi figli... e figli si è per sempre! Per tutto questo eleviamo il nostro canto di lode a Dio Padre di cui Lei è dono inestimabile: «Benedici il Signore, anima mia, lodalo ed esaltalo nei secoli, perché Egli è buono, paziente e fedele, perché eterna è la sua misericordia». Che Dio la benedica! La sua Comunità del Seminario 15

16 Seminario Arcivescovile di Siracusa Testimonianze di... padre Giuseppe Mazzotta L esperienza vissuta nella settimana trascorsa insieme, presbiteri e seminaristi, nel vicariato di Augusta è risultata veramente arricchente per tutti. La proposta del Rettore, che all inizio non ha mancato di suscitare qualche perplessità ed apprensione, data la storica separazione, quasi diffidenza reciproca, fra clero e seminario, si è rivelata veramente lungimirante. Ci si è ritrovati semplicemente insieme per una settimana, a condividere l impegno pastorale ordinario delle parrocchie, ma anche la mensa, la preghiera, il confronto, l incontro fra persone, le facezie. Subito sono caduti i pregiudizi reciproci, così frequenti; ci si è accolti ed accettati per quello che siamo realmente, superando gli stereotipi che fanno da comoda barriera per non lasciarsi coinvolgere nella vicenda dell altro. Soprattutto ci si è ritrovati, in fasi diverse, all interno di un unico progetto e di un unico cammino. Noi presbiteri nei seminaristi abbiamo rivissuto gli inizi, gli entusiasmi, gli ideali, le perplessità, le motivazioni del nostro impegno nella Chiesa; i giovani hanno visto prefigurato in noi in maniera concreta, spoglia di ogni edulcorazione, il futuro del loro servizio presbiterale. Una esperienza, certamente breve, ma preziosa perché ricca di profonda umanità. E della nostra umanità, innanzitutto, il Signore ha bisogno per continuare il suo cammino con gli uomini. Una esperienza assolutamente nuova che può aprire una via nuova. 16 Pina De Simone e Franco Miano* L esperienza di incontro realizzata con la Comunità del Seminario è stata per noi una bella e ricca occasione di condivisione. E questo almeno per tre motivi. In primo luogo si è trattato di un momento caratterizzato dalla semplicità e dalla immediatezza di uno stile essenziale, uno stile che è emerso subito dal ritrovarsi tutti prima intorno al tavolo della cena per poi pregare e discutere insieme. In secondo luogo questo momento è stato bello perché profondamente ecclesiale: la presenza del Vescovo e del Rettore del Seminario con tutti i seminaristi ha dato alla serata di presentazione e confronto sull AC e sul suo impegno oggi nella vita della Chiesa e della società il senso di una ricerca autentica nella linea di una piena corresponsabilità dei laici nella vita della Chiesa, una corresponsabilità che nasce proprio nella stretta unità con il Vescovo e con i sacerdoti, e si alimenta nel vivo di un dialogo ecclesiale che è per l annuncio del Vangelo agli uomini del nostro tempo. In terzo luogo ci è parsa una bella idea far incontrare i seminaristi con esponenti delle più importanti e significative aggregazioni ecclesiali, per far cogliere in concreto la pluralità dei doni che il Signore elargisce alla Chiesa oggi, attraverso gruppi, associazioni e movimenti: una pluralità che è significativa per le ricchezze di cui è portatrice e per il suo tendere verso l unità. Per tutto questo, e per tanto altro, siamo grati al Rettore del Seminario e al carissimo Vescovo. * di Pomigliano d Arco (Napoli, diocesi di Nola), sposi e genitori di Armando e Irene. Franco Miano è vicepresidente nazionale del settore adulti di A.C., professore associato presso l Università degli Studi di Roma Torvergata. Pina De Simone è presidente diocesano A.C., professore presso la Pontificia Facoltà Teologica dell Italia Meridionale di Napoli

17 Un respiro di aria fresca quel pomeriggio trascorso con i seminaristi. Tutto rimodernato nei corridoi e nelle camere; tutto accogliente e bello per chi, come me, vi aveva trascorso il tempo della sua formazione dal 38 al 50. I poco più di venti giovani, che giornalmente si devono recare a Catania per le lezioni di Teologia, erano molto attenti nell ascolto della mia esperienza, protrattasi dagli anni cinquanta ai nostri giorni, nel seguire la spiritualità del Movimento dei Focolari. È seguita la Celebrazione Eucaristica in una cappella, più piccola e più raccolta in confronto a quella dei miei tempi, ma che ora mi sembrava una sciccheria per la bellezza dei vari intarsi e ornamenti. Edificante la recita dei salmi, che mi...eccomi! padre Matteo Pino dava la sensazione di trovarmi fra religiosi benedettini. E poi la cena, piuttosto signorile a mio parere, per l addobbo del locale e le varie portate. Quanto era freddo, in confronto a questa sala, quel nostro refettorio e quanto scarso ciò che ci serviva per cena! Un bel ricordo conservo per i miei Superiori di quel tempo: i mons. Lanza, Musumeci, Rosso, Gozzo Ed in un punto trovavo quella sera armonia fra passato e presente: nella competenza dei superiori di quel tempo e di quelli attuali. Segno che la grazia di stato nella scelta dei superiori del Seminario da parte dell Arcivescovo funzionava allora, come funziona ora. Accogliere è lasciarsi accogliere Andrea Gallitto Lorenzo Russo Marco Politini L accoglienza in Seminario passa attraverso i piccoli gesti quotidiani e attraverso le attenzioni che i più grandi rivolgono ai più piccoli. Forti dell esperienza fatta l anno scorso al Propedeutico, viviamo oggi l inserimento nella comunità in modo più completo: l essere entrati già come piccola comunità in una più grande ci permette da un lato il coinvolgimento totale della vecchia comunità nella nuova, dall altro ci permette di superare le possibili incomprensioni a motivo della presenza del fratello di più vecchia data che capisce e reintroduce a pieno titolo nella comunità. È una sorta di tutela fra di noi, anche se in realtà non ce n è bisogno: ci sembra di essere qui da sempre, insieme a ragazzi che si conoscono da cinque anni e più. È questa la cosa più bella: i pochi mesi che abbiamo trascorso insieme agli altri hanno fatto in modo che si creassero già bei rapporti di amicizia, di dialogo fraterno ed aperto, ma anche momenti di incontro-scontro, cosa che è nella natura di ogni umana comunità. La nostra opinione conta come quella dei ragazzi di quinto anno, i nostri problemi sono anche i problemi degli altri così come le nostre gioie! A noi sono state affidate le attività vocazionali nella città di Palazzolo, dove una volta al mese andiamo ad incontrare i giovani, ciascuno in una Parrocchia diversa. Insieme a questo compito, già delicato, tra le altre responsabilità dateci singolarmente, come primo anno curiamo l attività di cineforum, le serate di fraternità, le serate culturali e guidiamo anche saltuariamente i pulmini per recarci allo Studio Teologico. Sono piccoli grandi impegni all interno della comunità, che ci fanno sentire utili agli altri e fanno crescere in noi il senso di responsabilità e di appartenenza. Inoltre, ognuno di noi è affidato ad un ragazzo del quinto anno, con il quale condividiamo la camera e a cui possiamo chiedere aiuto (senza limitazioni) nel nostro cammino: sono veri e propri angeli custodi per noi. A loro si aggiunge Camillo, il nostro fuori quota del primo anno, che da bravo cinquantenne ci fa anche da nonno meglio dire zio (scusa Camillo!), e che da quando lo conosciamo è sempre stato per noi eccezionale punto di riferimento. L accoglienza non è ancora finita, ma crediamo di essere già vicendevolmente a buon punto; infatti non è necessaria solo l accoglienza, ma anche il lasciarsi accogliere. Arricchiti dall esempio dei nostri fratelli maggiori, siamo ansiosi di poter accogliere anche noi i nostri fratelli più piccoli. 17

18 Seminario Arcivescovile di Siracusa Settimana di vita fraterna ad Augusta Salvatore Savaglia 18 Dal 10 al 16 febbraio scorso, la nostra Comunità del Seminario si è trasferita ad Augusta per un esperienza di vita fraterna con i sacerdoti di quel Vicariato e una settimana vocazionale nelle loro Parrocchie. Quartier generale di quei giorni è stato il Centro Utopia, che con prodiga ospitalità ha accolto e permesso la convivenza tra i seminaristi e i presbiteri. Abbiamo iniziato la settimana incontrando i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori, condividendo con loro un momento di riflessione sul dono della vita. Dopo aver pregato insieme ai sacerdoti le Lodi Mattutine, noi seminaristi abbiamo regolarmente frequentato le lezioni allo Studio Teologico San Paolo di Catania, mentre i pomeriggi ci hanno visti impegnati nelle Parrocchie di Augusta, Brucoli, Melilli e Villasmundo. Grazie all aiuto dei parroci, ci siamo inseriti nelle attività delle comunità parrocchiali, pregando con loro, incontrando i ragazzi del catechismo, confrontandoci con i giovani e i catechisti, visitando le persone ammalate semplicemente vivendo la vita affascinante e non sempre facile della Parrocchia. Tornati la sera al Centro Utopia, un po stanchi ma molto contenti, abbiamo vissuto dei forti momenti di fraternità. La lectio divina ci ha aiutato a mettere insieme le nostre riflessioni sul Vangelo della Trasfigurazione, trasformandole poi in preghiera comune. In due incontri, in particolare, abbiamo sperimentato la ricchezza del confronto fra noi seminaristi, ancora in formazione, e i presbiteri che svolgono il loro ministero all interno delle realtà parrocchiali. Momento di grande allegria è stato l incontro con i marittimi della Stella Maris, durante il quale, guidati da don Giuseppe Mazzotta, abbiamo conosciuto più da vicino le attività di carità e di aiuto umanitario svolte da questo valido organismo ecclesiale. Il venerdì, giorno in cui si ricorda in modo particolare la passione e la morte di Gesù, abbiamo pregato la Via crucis insieme con i giovani dei quattro paesi in cui svolgevamo servizio, aiutati nella preghiera dalla testimonianza di uomini e donne del nostro tempo che, come Gesù, hanno fatto della propria vita un dono. La nostra esperienza si è conclusa sabato sera con la Scuola della Parola tenuta dal nostro Arcivescovo nella chiesa di Cristo Re, ad Augusta. Tre sono le cose che, in modo del tutto speciale, custodisco di quei giorni. La prima è il senso di fraternità che abbiamo vissuto, il desiderio di ritrovarsi insieme non per fare qualcosa, ma per la gioia di vedersi, di dimostrarsi la vicinanza, di testimoniarsi l amicizia. La seconda è il modo in cui i nostri sacerdoti guardano noi seminaristi, le attese che ripongono in noi, le preoccupazioni nei nostri riguardi, la capacità di sapersi confrontare, la voglia di camminare insieme, ognuno con le proprie peculiarità di servizio alla Chiesa. La terza è l accoglienza che ci hanno riservato le Parrocchie, l attenzione che hanno avuto nei nostri riguardi, l amore con cui pregano per noi. In tre parole: fraternità, confronto, accoglienza. Tre facce di un unica piramide il cui fondamento è l amore fraterno e il cui vertice è Cristo. Tre sfumature dell unico disegno di unione tra noi e di comunione «col Padre e col Figlio suo, Gesù Cristo» (1Gv 1,3).

19 ...eccomi! La libertà dei piccoli si fa abitare «Se non saprete farvi come bambini nella novità del cuore e della vita non entrerete nel regno dei cieli» (Ant. al Sal 130 nella III sett. del Salterio) La Liturgia ci ricorda questa dimensione che l uomo si trova a vivere, quella cioè dell essere bambino nel cuore e nella vita. In questo anno di Seminario abbiamo preso in esame le figure di cinque bambini attraverso la visione comunitaria di alcuni film. Il primo film che abbiamo visto è stato Il ladro di bambini di Gianni Amelio. Un carabiniere, Antonio e due bambini, vittime del degrado della società che li circonda. Infatti la bambina, Rosetta, è costretta dalla madre a prostituirsi e il bambino, Luciano, vive nella consapevolezza di non poter fare nulla dinanzi a tutto ciò. Ad Antonio vengono affidati i due bambini per essere accompagnati in un istituto in Sicilia. Grazie a lui Rosetta e Luciano, maschera dell adulto non cresciuto, scoprono per pochi giorni la gioia del loro essere bambini. Un altra storia è quella raccontata dal film Il più bel giorno della mia vita di Cristina Comencini. È la vicenda di una famiglia della media borghesia che vive a Roma: ci si incontra la Domenica, raccolti intorno al tavolo ma nessuno dice di sé alcunché di significativo. Le cose essenziali sono abilmente occultate dietro un contegno apparentemente sereno, una voglia di passione urge sotto il ripetersi dei rituali di famiglia, chiede un posto di rilievo nella vita di persone che, votate al Sergio Vinci decoro borghese, l hanno programmaticamente espunta da ogni relazione. La situazione viene registrata dallo sguardo attento della piccola Chiara che sta per fare la 1 a Comunione. La piccola, cogliendo le angosce dei suoi familiari prega Dio perché la verità cada su di loro come una spada per recidere il nodo dei loro tormenti. Altra visione, il film Iris : una storia che racconta di Maria, una bambina di sei anni che, dimenticatasi del regalo da fare alla madre in occasione del suo compleanno esce di casa per acquistarlo. Non avendo i soldi si incammina per andare dal padre che lavora al faro e farsi dare da lui i soldi necessari per comprarlo. Questa storia, apparentemente semplice, vuole mostrare la realtà di tutti i giorni vissuta dagli occhi sereni e liberi della piccola Maria. Gli occhi dei bambini oltre a vedere il mondo con semplicità riescono ad amare con autenticità e quando c è un amore autentico e una vicinanza affettiva, è anche possibile che si sprigioni un energia capace di cambiare le cose. È questa la trama di un altro film: Il miracolo di Edoardo Winspeare. È la storia di Tonio, un vivace dodicenne salentino che un giorno viene investito dall auto di Cinzia che, spaventatasi, scappa senza prestare soccorso. Portato in ospedale il piccolo rimane in coma per qualche giorno prima di risvegliarsi. Nell Ospedale si ritrova casualmente nella stanza di un malato che sta avendo un attacco cardiaco, Tonio gli accarezza dolcemente il petto e l uomo si risveglia. Si grida subito al miracolo tanto che se ne interessa anche la tv nazionale. Un bambino riesce ad amare in maniera semplice ed autentica perché dotato di occhi trasparenti, cioè occhi limpidi e puri. Proprio per questo motivo è facile per lui poter chiamare Dio col nome di Padre. Questo pensiero si può ben adattare all ultimo film visto, Marcellino pane e vino, tratto dal romanzo di Jose Maria Sanchez Silva: nella Spagna dopo l invasione napoleonica un bambino, abbandonato in fasce, cresce in un convento, amorevolmente accudito dai frati, ma sente la mancanza di una vera famiglia; scopre in soffitta un Crocifisso al quale parla, porta giornalmente da mangiare e chiede di poter vedere finalmente la mamma: il Cristo lo accontenta portandolo con sé in cielo. I vari dibattiti susseguitisi alla fine di ciascun film hanno messo in evidenza la figura del piccolo, desideroso di conoscere e di accogliere con stupore il mondo che lo circonda. 19

20 Seminario Arcivescovile di Siracusa Un cinquantenne Camillo Messina uno sconvolgimento totale di cui tuttora mi meraviglio e che trova logica e fondamento solamente nella forza della vocazione che il 20 Il Seminario di Siracusa, che pur vanta una storia plurisecolare, non sembra annoveri nei suoi annali un fatto così singolare come quello che mi riguarda: l ingresso, quale seminarista, di un cinquantunenne. Se si considera che l età media degli attuali seminaristi è sui venti-ventidue anni, è evidente quanto sia marcato il divario tanto che tutti potrebbero essere miei figli, ma fortunatamente, quasi a livellare questa differenza generazionale, interviene la fraternità in Cristo. È però opportuno a questo punto che mi presenti: mi chiamo Camillo, sono nato nel (lontano) 1956 e, dopo la maturità scientifica, ho conseguito la laurea in giurisprudenza; in atto, sia pure in regime di tempo parziale, sono funzionario della locale Prefettura, dove dal 1979 vivo un esperienza lavorativa che ampiamente mi ha appagato. Qualcuno inquadrerebbe la mia chiamata come una vocazione adulta, ma io parlerei piuttosto di una risposta differita ad un appello rivoltomi da Dio negli anni settanta. Un appello che, siccome sconvolgeva i miei progetti, venne quasi subito (apparentemente) tacitato, ma il Signore in sordina continuava a lavorare e come la famosa goccia che con il suo fluire costante finisce con lo spaccare la pietra, così Egli, cinque anni fa, ha infranto alla fine le mie resistenze, creando dapprima una crepa e poi un autentico tracollo nelle mura difensive che avevo eretto. La crepa si è aperta nel 2003 quando ho chiesto al nostro Arcivescovo mons. Costanzo di poter iniziare il cammino per il diaconato permanente; il tracollo è avvenuto tra il 2006 ed il 2007 allorché gli ho chiesto di poter entrare in Seminario per il discernimento e la formazione presbiterale. È stata un autentica rivoluzione della mia vita che mai mi sarei aspettato potesse verificarsi così tardivamente; uno sconvolgimento totale di cui tuttora mi meraviglio e che trova logica e fondamento solamente nella forza della vocazione che il Signore si è degnato di rivolgermi, il quale, mentre chiama, sostiene nella fatica e nelle difficoltà, nelle incomprensioni e negli ostruzionismi.

21 ...eccomi! in Seminario Signore si è degnato di rivolgermi, il quale, mentre chiama, sostiene nella fatica e nelle difficoltà, nelle incomprensioni e negli ostruzionismi. Si è così verificato un cambiamento radicale per molteplici motivi e principalmente per il distacco dalla mia famiglia e segnatamente da mia madre - che alla veneranda età di ottantasette anni si è adattata a rimanere sola -, per gli studi, non agevoli da intraprendere ex novo, e infine per l ingresso in una comunità, le cui regole non potevano non comportare una sensibile limitazione nell indipendenza personale, cui tanto tenevo, poiché tempi e mete non sono più da me fissati. I molteplici impegni, poi, che ritmano la giornata di un seminarista (a partire dalla quotidiana levataccia per essere alle 6 ed un quarto in Cappella per le Lodi e la Santa Messa) ben si attagliano per un giovane dalle energie fresche, ma costituiscono un autentico tour de force per una persona matura, anche perché il passato con il suo carico di obblighi e di adempimenti da onorare fa tuttora sentire il suo peso. Al vertice di queste difficoltà vi è stata però l esigenza di dovermi inserire in una comunità costituita da giovani e pensata per giovani, la cui personalità è sostanzialmente in fieri. Debbo, però, riconoscere che effettivamente come affermò Giovanni Paolo II - lo stare con la gioventù rende giovani, facendo emergere energie insospettate. Così da un lato per una certa duttilità personale e la ferma volontà di lasciarmi guidare con docilità nel percorso formativo secondo la saggezza della Chiesa dall altro per il saggio equilibrio del rettore, don Luca Saraceno - che ha saputo contemperare le esigenze di mantenere chiare regole per assicurare un ordinata convivenza con la necessità di una mia qualche autonomia per ragioni di lavoro o familiari - ed altresì per la piena, franca e pronta accoglienza dei miei fratelli (minori) seminaristi mi è stato possibile un agevole e fruttuoso inserimento nella comunità, di cui è indice la nascita di rapporti amicali sinceri con tutti, sebbene, cosa peraltro naturale, più profondi con alcuni a motivo di affinità o di maggior occasioni di frequenza come con Flavio, il mio compagno di stanza e di esperienze caritas presso le Parrocchie di Maria Madre della Chiesa e del Pantheon di Siracusa. In conclusione, posso affermare che se l aver detto Eccomi al Signore mi costa giornalmente fatica, fisica e mentale, trovo nel Suo costante aiuto un segno di benevolenza che ampiamente mi sostiene e conferma. In quest ottica io vedo pure la ammissione all ordine sacro del diaconato e del presbiterato avvenuta il cinque gennaio scorso a pochi mesi dall ingresso in Seminario. Un aiuto, poi, che sì esprime anche nell affetto e nella stima di cui mi sento circondato nella comunità del Seminario, sentimenti che io ricambio di cuore vivendo lo stare insieme con questi compagni - un po fratelli e un po figli - come in una famiglia, in cui si condividono le gioie semplici - come le risate originate da qualche gaffe o le serate di fraternità oppure le varie ricorrenze (onomastici, compleanni ed anniversari) - e i dolori dalle malattie proprie, più o meno gravi, o dei familiari fino ai lutti. 21

22 Seminario Arcivescovile di Siracusa Un cammino di libertà lungo un anno Andrea Zappulla 22 «La sequela di Cristo un cammino di libertà», questo è il tema che ci ha accompagnati lungo gli esercizi spirituali che sono stati guidati da don Francesco Conigliaro (nostro docente di Teologia Trinitaria), tenutisi presso la villa San Metodio a Canicattini dal 24 al 28 settembre. Il 30 settembre abbiamo iniziato le nostre attività in Seminario e qui di seguito offrirò un resoconto di quelle che ritengo più significative. Il primo avvenimento, il 26 Ottobre, è stato l inaugurazione del corrente Anno Accademico presso lo Studio Teologico San Paolo a Catania. In questo giorno importante noi studenti abbiamo partecipato prima alla Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. mons. Mariano Crociata, neo Vescovo di Noto e successivamente alla prolusione tenuta quest anno da don Giuseppe Schillaci, docente di Ontologia ed Etica presso il nostro Studio Teologico. Un mese dopo, il 27 Novembre, il nostro Arcivescovo ha presieduto l Eucaristia nella nostra cappella piccola che, dopo essere rimasta chiusa per lavori durante i mesi estivi, ci è stata riconsegnata in una veste tutta nuova. Il 5 gennaio, durante il Pontificale dei Primi Vespri dell Epifania del Signore, celebrato in Cattedrale, i seminaristi Flavio Cappuccio, Stefano Cappello, Camillo Messina, Maurizio Pizzo e Sergio Vinci hanno ricevuto l ammissione all Ordine sacro del diaconato e del presbiterato; i seminaristi Salvatore Savaglia, Guido Scollo e Andrea Zappulla sono stati istituiti Lettori mentre i seminaristi Maurizio Casella, Luca Gallina, Alessandro Genovese e Marco Serra sono stati istituiti Accoliti. Al termine della Celebrazione abbiamo festeggiato in Seminario insieme con le nostre famiglie in un clima di gioia e fraternità. Altra data importante è stata quella del 25 marzo quando il nostro Arcivescovo, nella Basilica Santuario Madonna delle Lacrime, ha ordinato diaconi i seminaristi Alfredo Andronico, Sebastièn Harerimana, Michele Mangiafico, Sylvere Nkunzimana e Francesco Antonio Trapani, ed ha conferito l ordine del presbiterato a don Giuliano Gallone e a don Marco Pandolfo, che hanno poi presieduto la loro prima Messa rispettivamente il 29 e il 30 marzo nelle loro Parrocchie ed in Seminario il 31 marzo ed il 2 aprile. Ritorniamo alle attività e agli eventi interni vissuti quest anno. Ogni primo martedì del mese i seminaristi dei primi due anni si sono riuniti con il nostro Padre spirituale, don Salvatore Garro, per discutere sul tema della «spiritualità»; contemporaneamente i seminaristi di terzo, quarto e quinto anno si sono riuniti con il Rettore, don Luca Saraceno, per discutere sul tema della «carità pastorale». Le nostre attività non sono certo terminate qui, ci siamo incontrati varie volte per trattare il tema dell anno che aveva come oggetto la conoscenza dei diversi carismi presenti, come pluralità di movimenti nella nostra Chiesa dal momento che «il presbitero non ha l insieme dei carismi ma il carisma dell insieme». In questo contesto abbiamo avuto il piacere di avere tra noi i responsabili di alcuni movimenti ecclesiali:

23 ...eccomi! il signor Salvatore Morfino per il Cammino Neocatecumenale (9 ottobre), il giornalista Giuseppe Di Fazio per il movimento di Comunione e Liberazione (12 novembre), il signor Salvatore Martinez per il Rinnovamento nello Spirito (4 dicembre), i coniugi Miano per l Azione Cattolica (15 gennaio), i coniugi Fatuzzo per il Movimento dei Focolari (13 marzo), i coniugi Lavenia per l Agesci (8 aprile), infine incontreremo i coniugi Caramagno per i Cursillos di cristianità (6 maggio). I giovedì successivi ai vari incontri, abbiamo invitato dei parroci che hanno avuto legami ed esperienze personali con i singoli movimenti: don Marco Tarascio per il Cammino Neocatecumenale (11 ottobre), don Paolo Manciagli per il movimento di Comunione e Liberazione (15 novembre), don Paolo Pandolfo per il Rinnovamento nello Spirito (29 novembre), don Giuseppe Benintende per l Azione Cattolica (17 gennaio), mons. Pino Matteo per il Movimento dei Focolari (13 marzo), don Sebastiano Moncada per l Agesci (10 aprile). Incontreremo infine don Angelo Caligiore per i Cursillos di cristianità (8 maggio). Il quarto martedì di ogni mese è stato dedicato alla visione e al successivo commento di alcuni film: Iris, Il più bel giorno della mia vita, Il giardino segreto, Basta guardare il cielo, Marcellino, pane e vino, Il ladro di bambini, Il miracolo. Ma non è ancora finita! Ogni mese èstato a noi dettato il ritiro spirituale avente per tema la sequela, in relazione agli esercizi effettuati all inizio dell anno. Nell occasione abbiamo meditato con le riflessioni di don Salvo Randazzo (18 novembre e 16 dicembre), don Maurizio Aliotta (20 gennaio e 6 febbraio) e don Santino Fortunato (20 aprile e 25 maggio). Un altra attività che ha coinvolto però soltanto i ragazzi dei primi tre anni è stata quella del «Dialogo dei Seminari» tenutosi a Monreale dal 19 al 22 Ottobre, che quest anno ha avuto come tema «Rimanete in Me, alle sorgenti dell affettività». Questo tema è stato successivamente ripreso durante l incontro avuto con i sacerdoti di tutta la regione, facenti parte del Centro Gesù Buon Pastore, con la relazione tenuta nella nostra Cappella grande da don Amedeo Cencini il 20 febbraio. Un altra esperienza importante e coinvolgente è stata quella vissuta durante la settimana di convivenza tra i seminaristi e i presbiteri del vicariato di Augusta dal 10 al 16 febbraio. Con lo Studio Teologico San Paolo di Catania abbiamo vissuto il colloquio di spiritualità sulla figura di Santa Maria Maddalena di Firenze (6 dicembre) e il colloquio interdisciplinare sulla «Definitività delle scelte, oggi, nella Chiesa» (18 aprile). Non sono mancati i giovedì di fraternità e di cultura curati dai ragazzi di primo e secondo anno. Inoltre abbiamo avuto modo di incontrare ed ospitare in seminario Padre Stefano Berton, missionario saveriano, venuto da noi per la consueta visita annuale dei seminari (28-29 aprile). Caro lettore giunto a questo punto ti chiederai se le nostre attività siano terminate, in realtà queste sono solo le più importanti sufficienti a far comprendere la direzione del cammino compiuto dalla nostra comunità in questi mesi. 23

24 Esperienze estive del Seminario Francesco Maltese Stefano Cappello Carissimi lettori, anche quest anno di studi e di vita comune sta volgendo al termine e noi giovani seminaristi ci accingiamo a vivere le nostre esperienze estive, fonte di rinnovata ricchezza umana e spirituale. Nello spirito di condivisione siamo contenti di raccontarvi le nostre esperienze, diverse anno per anno. Vogliamo iniziare con l esperienza del campo di Azione Cattolica Giovani dove siamo chiamati a dare testimonianza delle nostre scelte vocazionali. Vivendo insieme ai giovani di Azione Cattolica le varie attività di formazione, i momenti di fraternità e di preghiera proposti all interno del campo, sulla base di un tema che varia annualmente, riscopriamo in noi stessi l essenzialità per poter cogliere la presenza di Dio nella quotidianità della nostra vita. Se attraverso l esperienza del campo di Azione Cattolica, siamo chiamati a rendere ragione della nostra vocazione attraverso la tecnica del racconto, con l esperienza del campo Agesci sperimentiamo i valori dello scoutismo che ci permettono di divenire consapevoli delle nostre scelte di vita soprattutto nel servizio degli altri e delle comunità di appartenenza, acquisendo così una maggiore responsabilità. Il predetto campo scout è preceduto da una serie di incontri preparatori con lo staff di comunità-capi vissuti nella dimensione del servizio. Altre esperienze ci permettono di incontrare il volto del Cristo sofferente nei fratelli malati. In questa prospettiva va letta l esperienza del Cottolengo dove siamo invitati a confrontarci con le sofferenze degli infermi e a renderci attenti alle loro esigenze. Un esperienza altrettanto significativa è quella del mese ignaziano che viene svolta in una comunità di Padri gesuiti. Tale mese prevede un lungo cammino spirituale nel corso del quale ogni seminarista è chiamato ad esaminare se stesso e a mettere ordine alla propria vita rendendola conforme alla volontà di Dio. Per completare il quadro delle esperienze facciamo cenno a quelle che vengono vissute presso la Comunità di Bose, che permettono attraverso lo studio il lavoro e la preghiera di maturare la nostra vocazione al sacerdozio e quella, prettamente missionaria, sperimentata in Albania che ci permette di vivere sul campo il servizio reso ai più piccoli. Un insieme, dunque, di esperienze che consentono di vivere la propria esistenza di futuri sacerdoti come un dono di sé agli altri!

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