Il DM 367/03 e problematiche connesse con la sua applicazione pratica Alderano Manozzi

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1 Il DM 367/03 e problematiche connesse con la sua applicazione pratica Alderano Manozzi Il Decreto del Ministero dell Ambiente n 367 del 06/11/2003, di recepimento della direttiva comunitaria 76/467 e successive integrazioni, scaturisce dalla necessità di definire le corrette modalità per controllare l immissione di sostanze pericolose per l ambiente e, di riflesso, per la salute umana. Lo stato italiano, per non aver recepito nei termini previsti dalle suddette direttive, ha subito in data 01/10/98 una condanna dalla Corte di giustizia europea. Nulla da eccepire quindi sulla necessità - anzi il dovere di emanare una disposizione legislativa atta a tutelare la qualità ambientale dei corpi idrici superficiali (fiumi, laghi, acque costiere e mari). Nonostante ciò, analizzando il contenuto del D.M 367/03 - emanato in forma di Regolamento attuativo della disciplina riguardante le modalità di controllo e gestione delle sostanze pericolose - nel più ampio ambito normativo del D.Lgs 152/99, appaiono alcune oggettive difficoltà applicative dello stesso rispetto alla norma di base (il D.Lgs 152/99). In particolare le norme che disciplinano le sostanze pericolose sono riportate nel D.Lgs 152/99 agli artt. 34 e 52. Il comma 1 dell art. 34 stabilisce quanto segue: Le disposizioni relative agli scarichi di sostanze pericolose si applicano agli stabilimenti nei quali si svolgono attività che comportano la produzione, la trasformazione o l'utilizzazione delle sostanze di cui alle tabelle 3/A e 5 dell'allegato 5 e nei cui scarichi se accertata la presenza di tali sostanze in quantità o concentrazioni superiori ai limiti di rilevabilità delle metodiche di rilevamento in essere all'entrata in vigore del presente decreto o degli aggiornamenti messi a punto ai sensi del punto 4 dell'allegato 5. Le sostanze interessate dalle lavorazioni riportate nella Tabella 3/A dell All. 5 al D.Lgs 152/99 sono le seguenti: Cadmio Mercurio Pentaclorofenolo Aldrin, dieldrin, endrin, isodrin, DDT, Esaclorocicloesano

2 Esaclorobenzene Esaclorobutadiene 1,2 dicloroetano Cloroformio Tetracloruro di carbonio Tricloroetilene Percloroetilene Triclorobenzene Mentre le sostanze contemplate nella Tabella 5 All. 5 DLgs 152/99 (tenendo conto delle modifiche introdotte dal DM 367/03 al punto 12) sono le seguenti: 1 Arsenico 2 Cadmio 3 Cromo totale 4 Cromo esavalente 5 Mercurio 6 Nichel 7 Piombo 8 Rame 9 Selenio 10 Zinco 11 Fenoli 12 Idrocarburi di origine petrolifera persistenti 12bis Idrocarburi di origine petrolifera non persistenti 13 Solventi organici aromatici 14 Solventi organici azotati 15 Composti organici alogenati (compresi i pesticidi clorurati) 16 Pesticidi fosforati 17 Composti organici dello stagno 18 Sostanze di cui, secondo le indicazioni dell'agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC),è provato il potere cancerogeno Si può osservare come vastissima sia la gamma di attività industriali che producono, trasformano o utilizzano le suddette sostanze; basti ad esempio focalizzare l attenzione sulla voce 12 e 12 bis della tabella 5 (idrocarburi di origine petrolifera) per rendersi conto che

3 di fatto quasi tutte le aziende italiane sono interessate dalle disposizioni dell art. 34 e del suo regolamento di attuazione per le sostanze pericolose (il DM 367/03)! Dal punto di vista tecnico precisiamo che sembra arduo accertare l origine degli idrocarburi presenti in qualunque scarico e stabilire se si tratti di origine petrolifera o meno (naturale o di sintesi). Difficilmente infatti le tecniche analitiche previste dai metodi di analisi correntemente utilizzati per l analisi della acque (IRSA/CNR) possano esserci di aiuto. Nonostante ciò, da quanto sopra appare chiaramente che le sostanze pericolose individuate dal D.Lgs 152/99 non possano che essere quelle riportate nella Tabella 3/A e nella tabella 5 dell Allegato 5 allo stesso Decreto. Orbene la prima grande difficoltà oggettiva nell applicazione del DM 367/03 deriva dal fatto che questo comprende sostanze appartenenti a categorie differenti da quelle indicate nelle tabelle 3/A e 5 allegate al D.Lgs 152/99 (es. ammine aromatiche ed alifatiche, ftalati, fosfati organici, idrocarburi aromatici policiclici non cancerogeni). Nella tabella 1 sono elencate tutte le sostanze individuate dal DM 367/03 con i rispettivi standard di qualità. A ciò si deve aggiungere che la Direttiva europea 60/2000 direttiva dalla quale scaturisce il DM 367/03 - riporta, a sua volta, un elenco di sostanze prioritarie (Vedere tabella 2) in materia di acque che presenta difformità rispetto all elenco presente nell allegato A al DM 367/03 (es Cianuri) ed al D.Lgs 152/(99 (es. non riporta gli idrocarburi di origine petrolifera non persistenti).

4 La direttiva 60/2000 peraltro non attribuisce a queste sostanze valori numerici ma lascia agli stati membri il potere di definirli. L esperienza ci insegna che gli standard di qualità delle acque saranno diversi nei diversi stati non avendo ancora oggi la comunità europea un istituto centrale deputato a definire standard di qualità sulla base delle evidenze ecotossicologiche, analogamente a quanto avviene in altri paesi (vedi ad esempio EPA-USA). E legittimo quindi il dubbio di quali siano effettivamente le sostanze da sottoporre a restizione nell ambito della vigente legislazione in materia. Ne può essere corretto pensare che la difformità tra i parametri oggetto del DM 367/03 e quelli indicati nella Tabella 5 All. 5 del D.Lgs 152/99 possa derivare dal fatto che il D.Lgs 152/99 è antecedente al DM 367/03 in quanto quest ultimo, all art. 3comma 2, modifica proprio la tabella 5 dell allegato 5 al D.Lgs 152/99 e quindi, se il legislatore avesse voluto, avrebbe potuto apportate ulteriori modifiche alla tabella 5 tanto da renderla congrua con quanto disposto dalle direttive comunitarie vigenti (467/76 e 60/00). Se ciò non è stato fatto è segno evidente che non doveva essere fatto, ma questa situazione porta ad una difficoltà già nella individuazione delle aziende oggetto delle restrizioni allo scarico previste dall art. 52 del D.Lgs 152/99 in quanto ad una prima lettura dello stesso sembrerebbero rientrare nell art. 34 soltanto quelle aziende nei cui scarichi sia rilevabile (con metodi IRSA/CNR quaderni 100 ed n. 2) anche una soltanto delle sostanze indicate nella tabella 5 o 3/A dello stesso decreto. Con ciò si escluderebbero tutte le altre sostanze riportate in allegato A al DM 367/03 e la cosa sembrerebbe veramente illogica. Viceversa se volessimo considerare tutte le sostanze dell allegato A al DM 367/03 come elenco esaustivo delle sostanze pericolose oggi note ed il contesto legislativo nazionale ed europeo in cui si inserisce lo stesso decreto si supporterebbe in tal senso - saremmo di fronte alla difficoltà analitica della ricerca di queste sostanze in quanto i metodi di analisi di riferimento attualmente vigenti (IRSA/CNR) non contemplano gran parte delle sostanze indicate nell allegato A al DM 367/03. Si ricorda che la scelta del metodo di analisi da applicare per verificare se queste sostanze siano presenti è obbligata e di cruciale importanza in quanto è noto che esistono oggi tecniche analitiche d avanguardia capaci di rilevare quantità infinitesimali di sostanze nelle diverse matrici ambientali (si pensi ad esempio alla ricerca di composti organoclorurati - es

5 pesticidi PCB Diossine etc. - nel grasso degli animali polari) che, qualora applicate porterebbero probabilmente ad inserire gli scarichi di quasi tutte le aziende italiane nella categoria di quelle che presentano allo scarico sostanze pericolose. E di ciò il legislatore ne è ben cosciente tanto che all art. 34 del D.Lgs 152/99 indica chiaramente quali debbano essere i metodi di analisi da utilizzare metodiche di rilevamento in essere all'entrata in vigore del presente decreto o degli aggiornamenti messi a punto ai sensi del punto 4 dell'allegato 5. Metodiche che al punto 4 dell allegato 5 si ribadisce debbano essere circa i metodi analitici di riferimento, rimangono valide le procedure di controllo, campionamento e misura definite dalle normative in essere prima dell'entrata in vigore del presente decreto. Le metodiche di campionamento ed analisi saranno aggiornate con apposito decreto ministeriale su proposta dell'anpa. E la previgente legge 319/76 indicava chiaramente, in calce alle Tabelle A e C, Le metodiche analitiche e di campionamento da impiegarsi nella determinazione dei parametri sono quelle descritte nei volumi Metodi analitici per le acque pubblicati dall'rsa/cnr Roma, e successivi aggiornamenti. Allo stato attuale quindi l accertamento della presenza in un qualsiasi scarico di gran parte delle sostanze indicate in Allegato A al DM 367/03 risulta non eseguibile in quanto non sono stati definiti dall IRSA/CNR i relativi metodi di analisi; ne risultano ad oggi essere sono stati emanati appositi decreti ministeriali su proposta dell ANPA. Nonostante ciò, qualora nello scarico di una qualsiasi azienda fossero rinvenute le sostanze pericolose indicate nell allegato A al DM 367/03 di cui esiste il metodo di analisi IRSA/CNR (e si ricorda che per accertarne la presenza è sufficiente che queste siano presenti ad una concentrazione superiore al limite di rilevabilità analitica), questa potrà subire restrizioni nell autorizzazione allo scarico (concetto già espresso nell art. 52 D.Lgs 152/99 e ribadito dal DM 367/03) tanto da consentire nel corpo idrico ricettore il raggiungimento dell obiettivo di qualità previsto per il 2008 o il Non è difficile prevedere situazioni autorizzatorie completamente diverse nelle diverse province italiane, legate più alla diversa sensibilità ambientale degli enti locali che allo standard di qualità del corpo idrico ricettore.

6 Si ricorda infatti che anche quest anno soltanto in alcune città italiane lo smog fotochimico e le polveri sottili rappresentano un problema per la salute dei cittadini: quelle nelle quali gli inquinanti sono monitorati. Nelle restanti città l aria è perfetta! Ed analogo ragionamento potrebbe essere fatto per la qualità delle acque di balneazione, per la qualità delle falde acquifere etc.. La seconda difficoltà nell applicazione del DM 367/03 deriva dal confronto dei limiti prescritti dalle vigenti leggi italiane sui diversi tipi di acque. Effettuando una verifica incrociata (vedere tabella 3) si riscontrano incongruità difficilmente spiegabili da punto di vista tecnico. Se per alcuni parametri le difformità sono legate alla necessità di tutelare la salute umana minacciata dal fenomeno del bioaccumulo nella catena alimentare (es Cadmio, Piombo, mercurio, pesticidi clorurati), per altri parametri le differenze sono difficilmente spiegabili. Si veda, ad esempio, il caso dei Solventi aromatici, dei composti alifatici clorurati cancerogeni, dei Clorobenzeni, Fenoli e clorofenoli per i quali sono previsti per le acque sotterranee limiti inferiori a quelli ammessi come standard di qualità per le acque superficiali e costiere o limiti di accettabilità per le acque potabili superiori a quelli delle acque superficiali. Sarebbe interessante poter esaminare nel dettaglio le metodologie utilizzate per definire i limiti/standard di qualità per verificarne la loro congruità nel contesto generale dell obiettivo della tutela della salute pubblica e dell ambiente. Dott. Alderano Mannozzi (Biologo )

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